Il primo evidente carattere dell'opera di Nazzaretto risiede certamente nella dimensione del tutto poetica che questa subito afferma. Il suo lavoro infatti nasce da una osmosi attiva, una libera circuitazione di suggestioni tra due piani strutturali della sua sensibilità, il piano di cultura materiale e di oggettualità materica e quello dell'immaginario fantastico-fabulistico . La dimensione del lavoro di Nazzaretto d'altra parte è essenzialmente autobiografica nel senso che nasce da un'esperienza concreta del suo vissuto metaforico. Non è dimensione autobiografica in termini di confessione, quanto come una comunicazione di segni, simboli e personaggi vissuti, dunque come coscienza di sè e del mondo. La misura temporale implicita nel lavo-
ro di Nazzaretto non risulta di tipo lineare quanto piuttosto di tipo circolare. Per l'artista il tempo non ha direzione, ma si riavvolge in una specie di centralità ciclica. Il suo problema non è la restituzione di un tempo naturale, ma anzitutto l'affermazione di una atemporalità poetica sul fondamento addirittura di un anaturalità esuberante. La favola di Nazzaretto esce dal tempo per costituirsi messaggio attraverso la dilatazione immaginativa in un messaggio di infinitezza extradimensionale. Guardate questi trenta personaggi liberamente disseminati nel parco. Sono quasi tutti in bronzo salvo due in acciaio e uno in resina plastica. Sono estrosi, leggeri e nello stesso tempo inesorabilmente pesanti. Sembrano far parte di un Corteo mitico, di una strana processione di militanti verdi ante-litteran dove Peter Pan si incontrerebbe con la bambola Barbie, il Cantore della Sinagoga con Il Cavaliere dell' Apocalisse, la Venere con il Giullare. Manca forse Pinocchio
all'appello, però ci sono tante donne e madonne, ballerina, passeggiatrice, annunciazione, maternità... Questa umanità uscita dai racconti medioevali e dalla iconografia rinascimentale di un parco genovese, un vero e proprio vocabolario di ecletticismo post-moderno. La favola si presenta come una sintesi di riferimenti culturali diversi e diversificati, lo sono in quanto vengono filtrati dall'immaginazione del loro autore. Nazzaretto è un uomo di oggi e le sue metafore favolose si inseriscono nel profilo uomano del nostro ambiente urbano. La favola dei tanti personaggi liberi nel parco si sviluppa all'immagine delle pulsioni collettive della nostra civiltà: è una favola immemorabile e aggiornata, portata all'esatta dimensione di uno spazio verde cittadino. Il parco diventa il territorio della favola. L 'esatta efficacia del talento di Nazzaretto si manifesta attraverso la collocazione di tutti i protagonisti intorno all'ombelico del-
l'operazione, il suo segnale, il suo simbolo: la fontana. La fontana è una installazione complessa di cinque figure in bronzo e dello stesso soggetto in vetroresina. Queste figure di tre metri di altezza sono i testimoni della logica e della fluidità del messaggio. La memoria di Nazzaretto è anche la nostra, e tutti i soggetti della sua favola di bronzo esprimono un so gno collettivo di felicità e di libertà nello spazio verde. Questi folletti umani e animali sono il prodotto del "potere verde" nello spazio-tempo della sua operazione poetica Nazzaretto ha saputo dare il potere all'immaginazione libera.