Enrica Passoni

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ENRICA PASSONI



Enrica Passoni

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Disegni, dipinti, carte, collage ,foto, materiali di recupero, installazioni, per riconnettere i fili spezzati del senso e ritrovare una nuova attitudine all’attenzione. Un tentativo di condividere orizzonti di mondo rianimando il dialogo tra differenze interrotto dalle contraddizioni del presente. L’irriducibile opacità dell’Altro restituita dalla superficie riflettente dell’Io, una pratica artistica pronta al confronto con il silenzio e l’assenza oltre i vuoti tra le pieghe di oblio e memoria. L’apparizione dell’immagine si staglia su uno sfondo di assenza: la verità richiede pazienza di ascolto e tempi di attesa. L’equilibrio minimalista delle forme e la rarefazione dei segni è l’autoritratto della dignità dell’umano rivelato dal volto sempre mutevole dell’Altro.

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CA PASSONI

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Presenze

20x23, stampa fotografica su velina, 2017

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Presenze

20x20, stampa fotografica su velina, 2017

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Presenze

20x23, stampa fotografica su velina, 2017

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Presenze

20x25, stampa fotografica su velina, 2017

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Relazioni

29x40, stampa fotografica su velina, 2017

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Presenze

20x23, stampa fotografica su velina, 2017

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Presenze

20x27, stampa fotografica su velina, 2017

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Presenze

20x27, stampa fotografica su velina, 2017

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Camminamente

20x20, stampa fotografica su velina e pastello, 2016

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Camminamente

20x20, stampa fotografica su velina e pastello, 2016

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Figure

35x28, tecnica mista su carta da parati, 2014

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Figure

35x28, tecnica mista su carta da parati, 2014

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Figure

120x140, olio su tela, 2015

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Figure

80x100, olio su tela, 2015

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Noi, gli Altri Solo gesti calmi, pacati e precisi, colmi di attenzione verso forme evocative, concentrati su ogni istante sospeso, mentre la mente abbraccia con unico sguardo il tempo vibrante nei fili mossi da un vento nascosto. Le carte di Enrica Passoni ospitano uno spazio dove il concettuale incontra il poetico, una zona di massima sensibilità per un’arte precisa, sorvegliata, che sfugge alle pressioni del non necessario. La medesima attenzione è rivolta verso l’anima delicata trattenuta in forme antropomorfe che rifiutano di essere nominate. Sono curve modulate su sviluppi ondulati e varianti filiformi indecise tra astrazione e stilizzazione. Nelle visioni di Passoni, si mostra una naturale eleganza di linee floreali mosse da energia fotosensibile: narcoanalisi e fotosintesi di forme arricchite dall’intuito vitale orientato verso una luce sempre presente ma mai abbagliante. Il rispecchiarsi nei contorni solo accennati, il rispettarsi di forme tra loro non congruenti. Corpi senza occhi che vedono senza bisogno di guardare: anime senza riguardo per amarezze e delusioni. Pensieri in forma di segni che si protendono senza proteggersi dalle infiltrazioni della vita. Il pudore di lutti solo intuiti e mai dichiarati. Incontri che rivivono in forme solo suggerite, volti volutamente non riconoscibili, ma indimenticabili. Identità criptate, emozioni rivissute grazie ad un codice di accesso sempre personale e segreto. Noi, gli altri che rinunciano a divenire se stessi nello specchio della differenza. Come vibrazioni di acque arrese sulla sabbia. Ospiti inattesi di luoghi dove ovunque è altrove. Tessuti di sovrapposizioni di segni ondulati, tracce di corpi oltrepassati, mai rinnegati, rianimati. Richiamati da tutti i possibili lati, da tutti i lati del possibile. Ombre di corpi allineati in un dispiegamento di linee in disposizione frontale. Foreste di essenze e presenze in ordine non casuale, senza reticenze né indulgenze. Una cartografia delle regioni del corpo, delle ragioni dell’umano, della provincia dell’uomo. Una lettura in filigrana, per tracce sottocutanee e pulsioni che scivolano dalla vita rimanendo intrappolati nelle tessiture di sottilissimi strati di carta. Impronte prelevate dal mondo e trasformate in ritmi decorativi che sconfinano nelle pieghe delle sottilissime fibre di carta. Ritagli di vita, che si combinano in strisce fluttuanti in un cielo di carta. Ripetizione differente di moduli, in cicli infiniti di combinazioni di strutture e sequenze tra accordi di 36


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lirica leggerezza e intervalli di pause colorate, analogie, biforcazione di forme, ed incontri di profili mai perfettamente coincidenti. Quello di Enrica Passoni è un mondo osservato con limpida innocente chiarezza, una visione assopita ma ad occhi aperti, dove ogni singolo gesto ispira contrasti silenziosi, legami solo accennati, dissonanze non palesate. Disegni sull’acqua e brevi condensazioni di suggestioni pronte ad evaporare prima di cristallizzarsi nella memoria. Soli e sinuosi, simili a torsi metafisici, modelli di gesso per infinite esercitazioni, disegni ritagliati su contorni che non cingono mai completamente, che rimangono aperti sull’incertezza, interrogandosi sulla reale consistenza della figura, sulla vera esistenza della persona. Collage, papier collé, in un mondo clandestino di sans papiers, di intrusi dell’anima, di non invitati, di false carte di identità o di identità di cartone. Labirinti di Passoni, dove vagano soggetti disorientati, stilizzati ma non stigmatizzati, apolidi intrappolati senza certificati di appartenenza. Altri, di nessun luogo certo, di tutti i luoghi incerti. Giochi di proiezioni di ombre di figure, che riempiono di densità nascosta la parte irriducibile del sé, in un ritmo di simmetrie, rimandi e ribaltamenti tra polarità opposte di pieno e vuoto, sempre alla ricerca di quell’Altro indispensabile e costitutivo dell’Io. L’essenza è l’assenza sembra suggerirci l’artista, nell’indicare un possibile affiorare di senso sulla superficie dei molteplici strati intessuti per nascondere le chiavi di accesso al significato. Presenza mentale, forse orientale, rifugio della mente, rilassamento profondo capace di generare forme allusive sulle pareti dell’immaginazione. Passoni sa che il mondo si fonda su una microfisica di rapporti tra entità sottilissime, di scambi continui tra silenzi taglienti, di tentativi di decifrazione dell’Altro, sempre irriducibile e impenetrabile ai confini della differenza. Sono slittamenti tra anime dissonanti, tentativi di secessione da se stessi che, travalicando le proprie certezze, cercano di risalire all’origine per sciogliere l’enigma dell’Altro. Vulnerabili, circoscritti da contorni che non tornano, esposti a misure inesatte. Antropometrie composte proiettando impronte di corpi, prelievi viventi come contorni circoscritti da un’aura di presenza resa fossile sulla tela. Tracce di vita trasferite direttamente sulla superficie del quadro per divenire ombre fedeli 37


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ed indelebili. Contenitori di simulacri, piccole cellette che conservano icone private innominate, divinità personali, familiari, angeli di passaggio, memorie che si compongono come alveari, moduli composti in uno sviluppo architettonico spontaneo che raccoglie, preserva, custodisce piccole sopravvivenze di sacro. La pratica artistica di Passoni sa allestire un teatro di segni piani, un fondale di uno spettacolo di ombre cinesi fatte di illusioni bidimensionali. Non è la forma prospettica rinascimentale dove la terza dimensione è costruita a mezzo di una illusione sapientemente costruita, ma al contrario, è un mondo dotato di profondità a cui viene sottratta la terza dimensione comprimendola nell’artificio di una superficie piana a due sole dimensioni. Nelle opere dell’artista monzese l’apparente fissità delle geometrie viene resa mobile grazie ad un movimento interno di attraversamento e sconfinamento lungo gli assi di direttrici decorative che taglia la pienezza delle figure e ne attraversa i contorni generando un dinamismo che mette in discussione l’unità stessa della forma compiuta, stagliata e riconoscibile nella configurazione percettiva. Grazie a questo dispositivo le relazioni simboliche di figura-sfondo perdono la propria unità ed univocità rappresentativa, il proprio stabile baricentro percettivo e si aprono ad essere vissute in una piena libertà musicale fatta di motivi dominanti e contrappunti che le attraversa secondo melodie che evaporano dalle forme rendendo possibile l’evasione dalla gabbia della forma cristallizzata e conchiusa in se stessa. Si libera perciò una infinita musica decorativa in modo di arabesco sfuggente che si insinua e trascende le forme rappresentate nelle forme di un alfabeto sconosciuto. Figure umane disposte secondo un modello di scrittura di note musicali prima dell’adozione del pentagramma come immagini di uomini-nota accordati tra loro secondo segni di notazione musicale. Un viaggio visivo oltre le apparenze, proseguendo oltre il contorno, in una tessitura alternata di figure sopra carte da parati, oltre le proiezioni mentali sulle pareti interne della mente. I legami di associazione mentale fluttuano in un libero automatismo esplorativo che trascende la grammatica di lettura della forma. Figure umane filiformi, con il capo inclinato come accennando a una cerimonia di inchini orientali, senza peso, consapevoli della natura transitoria della propria identità migrante verso nuove anime. Già altre. Vittorio Raschetti 38


Enrica Passoni

Enrica Passoni (1953) vive e lavora a Monza dove concentra la sua attività espositiva. Dipinge, scolpisce e si occupa di performance, Attraverso tele a olio, carta e matita, collage, fotografia, materiali di recupero (legno,fil di ferro, scatole di cartone), dà vita e restituisce vita alla mancanza di condivisione, di intimità che lei sente nella realtà contemporanea e nella sua vita. Figure senza visi né corpi, figure senza sguardi che illuminano o oscurano un volto,contorni umani, risolti con pochi e definiti tratti, che delineano una mancanza. A gruppi, a coppie o sole queste figure appaiono come una proposta di relazione con il mondo, sia quello esterno che intrapsichico. Dalle sue opere non percepiamo un pessimismo senza via di uscita, ma una tristezza fiduciosa di ciò che potrebbe essere e di ciò che dovrebbe essere. L’artista e l’opera come creatori di un mondo possibile, speranza e apertura fanno riferimento a quelle terre amiche così difficili da esplorare, raggiungibili solo attraverso l’essenzialità nella vita e nel segno artistico. Dal 1999 in poi è attiva con numerose personali a Monza in luoghi di prestigio come Villa Tornaghi e Villa Reale. Nel 2017 partecipa all’AAF di Milano, da cui scaturirà la collaborazione con ExpArt Studio&Gallery.

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