FIGINI-POLLINI | VIA HARAR | MILANO

CASA AD APPARTAMENTI DUPLEX 7, via harar 20153 mi, milano italia N. 45° 28’33.62” E. 9°7’1.51” luigi figini | gino pollini

a cura di: domenico tirrito | lorenzo visentini | ezio zupelli STORIA DELL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA Titolare: Giovanna D’Amia Tutor: Arch. Stefano Vazzana 3

INDICE

LUIGI FIGINI GINO POLLINI

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QUARTIERE INA

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CASA AD APPARTAMENTI DUPLEX

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ALLOGGI DUPLEX

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ARCHIVIO CIVICO DI MILANO

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BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

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LUIGI FIGINI GINO POLLINI Esponenti di primo piano del razionalismo italiano, impegnati nel campo della progettazione alle diverse scale, Luigi Figini (1903-84) e Gino Pollini (1903-91) hanno costituito il sodalizio più duraturo e produttivo in quella vicenda che ha visto l’architettura italiana affermarsi nel dibattito internazionale tra gli anni trenta e il secondo dopoguerra. Prima della guerra, oltre alle opere dal carattere più spiccatamente dimostrativo (casa elettrica, 1930; villa-studio per un artista, 1933), ha inizio quella collaborazione con Adriano Olivetti che si protrarrà sino a tutti gli anni cinquanta e produrrà opere di altissimo livello. Dopo la guerra, l’affermazione professionale di Figini e Pollini, associata ai numerosi edifici realizzati nel centro di Milano e per i nuovi quartieri nella corona urbana, si accompagna all’impegno in campo culturale, nelle associazioni, nelle riviste e nell’università, con gli incarichi conferiti a Gino Pollini a Milano (1964-68) e a Palermo (1969-78).

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QUARTIERE INA Il piano Ina-Casa (Istituto Nazionale per le Assicurazioni) iniziò con la legge numero 43 del 28 Febbraio del 1949; lo scopo era quello di favorire il rilancio dell’attività edilizia, oltre all’assorbimento di un alto numero di disoccupati e alla costruzione di alloggi per le famiglie a basso reddito. Il piano seguiva precise direttive, che si ricollegavano e facevano propria, la tendenza architettonica prevalente in quel periodo in Italia del Neorealismo architettonico, cioè di un legame stretto con la tradizione, che portava ad una reinterpretazione dei temi razionalisti basata sulla coerenza compositiva dei materiali, delle scelte tecnologiche, dei particolari architettonici, delle interpretazioni sociologiche e psicologiche dell’ambiente costruito e dello spazio architettonico esistente e storico. Il quartiere Harar-Dessié, realizzato durante il primo settennio INA, rappresenta una chiara presa di posizione da parte della cultura architettonica razionalista nei confronti delle trasformazioni insediative del dopoguerra, in particolare risulta fondamentale il punto di vista degli architetti Figini, Pollini, Ponti, ai quali è stato affidato l’incarico nel 1951, si pongono in polemica contro la decisione di esiliare il quartiere rispetto alla città consolidata.

I progettisti si confrontano con una nuova scala del fenomeno urbano riprendendo le ricerche d’anteguerra sulla “città funzionale”: l’edificazione viene concentrata in pochi edifici multipiano per consentire di liberare il suolo e realizzare ampie aree verdi; le vie di grande traffico vengono allontanate dagli spazi di vita, dove sono previsti esclusivamente percorsi riservati ai pedoni; grande importanza viene attribuita al soleggiamento e all’aereazione degli alloggi, nove edifici lineari (case estese orizzontalmente multipiano o grattacieli orizzontali, li definirono Figini e Pollini in un’intervista pubblicata su “Edilizia Popolare” nel 1959), alti cinque o sei piani e disposti ortogonalmente a coppie, delimitano una serie di insulae di case unifamiliari a schiera, attorno a un’area centrale destinata al verde e ai servizi di quartiere. La composizione “turbina” degli edifici alti si appoggia sul cosiddetto “asse vitale del quartiere”, un percorso pedonale parallelo alla via Dessiè, che collega la fermata del tram con il centro di vita dell’insediamento.

Su questo percorso si apre la grande area verde centrale nella quale sono previsti l’asilo nido, la scuola elementare e le attrezzature sportive.

Al di là dell’evidente e scontato riferimento alle proposte urbanistiche di LeCorbusier, la disposizione a “turbina” degli edifici e l’asse pedonale

che struttura l’insediamento sono chiaramente riferibili al dibattito allora in corso, ampiamente documentato dalla pubblicistica, sui caratteri dei nuovi insediamenti nelle aree di espansione e in particolare alle esperienze di pianificazione presentate dal gruppo olandese nell’ambito dei CIAM del secondo dopoguerra. Anche il piano del 1949 per Pendrecht, che Bakema aveva illustrato al congresso di Hoddesesdon nel 1951 (Figini e Pollini non erano presenti ma ebbero occasione di conoscere il progetto), propone un impianto planimetrico costruito su una geometria a “turbina” rigorosamente ortogonale e sulla ripetizione di pochi elementi in linea; al suo interno, la variazione è ottenuta attraverso la giusta apposizione di case alte e case basse. Figni Pollini e Ponti elaborano questa soluzione introducendo il tema del contrasto tra un tessuto continuo, fatto di cellule a uno o due piani, e di edifici lineari più alti, secondo una logica che anche Libera stava utilizzando nel coevo progetto per il Tuscolano a Roma. All’interno del piano, Figini e Pollini sviluppano e realizzano tre progetti: quelli per un edificio a ballatoio con edifici in duplex e per alcune insulae, tra il 1951 e il 1955 e quello per il centro sociale tra il 1955 e il 1958.

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CASA AD APPARTAMENTI DUPLEX L’edificio a ballatoio è orientato da nord a sud ed è costituito da tre serie di alloggi in duplex sovrapposti più un piano terreno porticato, in parte destinato alle cantine (dato il rischio di infiltrazioni non fu possibile realizzare piani interrati). Figini e Pollini si misurano con la tipologia a ballatoio studiando una sezione dell’alloggio su due livelli, con soggiorno passante e parzialmente a doppia altezza, che consente di non aprire alcuna finestra sul percorso di distribuzione (l’illuminazione è comunque assicurata da un’apertura posta al livello superiore della doppia altezza e dalle finestre sul lato opposto). Il disegno della sezione, con una figura umana che si affaccia sulla doppia altezza e guarda verso lo stadio di San Siro, diventa l’elemento chiave del progetto.

zione di tessiture dalla grana differente, che già compariva nell’edificio di Via Broletto del 1948.

Ora le membrature del telaio diventano più esili e, il luogo di un unico modulo ripetuto, ne compaiono tre, corrispondenti alle dimensioni del vano scala e dei diversi tagli degli alloggi. Il tema del telaio, che segnala un desiderio di continuità con il rigorismo del razionalismo d’anteguerra, viene riformulato: da strumento misuratore diventa elemento di modulazione della luce. L’esito è un sapiente dosaggio di ombre: quella più ridotta, proiettata dal telaio in calcestruzzo sulla superficie più arretrata, intonacata a calce; quella più pronunciata della loggia sulla quale si affaccia la zona pranzo degli alloggi; l’effetto semiopaco del pannello del brise-soleil, inserito nella maglia del telaio con effetto di riduzione di scala.

L’edificio, che si estende in lunghezza per circa 150 metri, è organizzato in tre segmenti, con le scale d’accesso ai ballatoi poste al centro di ciascuno, all’interno del corpo di fabbrica. Il prospetto nord è impaginato secondo uno schema a fasce orizzontali, nel quale domina l’elemento del ballatoio, ripreso dalla sequenza dei balconi appena aggettanti in corrispondenza del livello superiore della doppia altezza (accessibili solo dalla porta finestra del bagno). Nel prospetto sud viene marcata la scansione modulare del telaio strutturale, realizzato in calcestruzzo a vista. Su questo lato, l’involucro esterno dell’edificio si sfalsa, creando uno scarto tra il telaio e il volume edificato che restituisce la misura della doppia altezza del soggiorno. Viene qui ripreso un tema, il reticolo strutturale esibito in facciata e modulato attraverso la sovrapposi-

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ALLOGGI DUPLEX Elemento caratteristico del progetto è la soluzione dell’alloggio duplex. Esso non ha nessuna finestra che affaccia sul ballatoio di passaggio.

Il soggiorno-pranzo è costituito da un ambiente passante che si affaccia sui due fronti Nord e Sud usufruendo così della doppia orientazione e di un’efficacissima areazione trasversale. Tale ambiente ha un’altezza di 5.35m e in parte di 2.30m. Una scaletta interna di legno porta alla camera e al bagno situati al piano superiore.

Sono presenti 84 alloggi di cui 24 con 55,80mq di superficie, 24 con 68,90mq di superficie, 18 con 70,00mq di superficie, 16 con 75,40 mq di superficie e 2 con 87,00mq di superficie. (testo tratto da “relazione di progetto” Dott. Architetti L. Figini G. Pollini)

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balcone

salotto

cucina

ingresso

pianta primo livello 51

camera matrimoniale

studio

bagno

pianta secondo livello 53

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ARCHIVIO CIVICO DI MILANO

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prospetto est

prospetto ovest

prospetto sud

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pianta di sottoportico lato est

pianta piano tipo inferiore

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sezione

sezione trasversale appartamento 63

particolari costruttivi fronte sud 65

BIBLIOGRAFIA “Domus” 270/maggio 1952, pp.9-10 “Casabella continuità” 253/luglio 1961, pp.46-47 “Casabella” 451-452/ottobre-novembre 1979, pp.42-43 VITTORIO SAVI, “Figini e Pollini”, Electa, Milano 1980, pp. 36-37 VITTORIO SAVI, “Figini e Pollini”, Electa, Milano 1990, pp. 62-67 VITTORIO GREGOTTI, GIOVANNI MARZARI, “Luigi Figini Gino Pollini : opera completa”, Electa, Milano 1996 SACCHI A., “Le abitazioni”, Hoepli, Milano 1978 G. GRAMIGNA, S. MAZZA, “Milano, un secolo di architettura milanese”, Hoepli, Milano 2013, pp. 272-273

SITOGRAFIA Figini L., Pollini G., coordinatori (1951-1955) Quartiere Harar. A cura di Lucchini M. Milano. www.ordinearchitetti.mi.it/it/mappe/itinenerari/ edificio/635/20-la-casa-popolare Linee guida di progettazione quartiere. (1950) Milano. www.sites.google.com/site/quartiereharardessiemi/lineeguida-di-progettazione-1950 Ponti G.(1950) Piano urbanistico per l’Unità-quartiere INA-casa Harar Dessiè. Milano. www.giponti.org/it/archivio(scheda-dell’opera/ dd_161_6007/piano-urbanistico-per -l’unità-quartiere-ina-casa-harar-dessie

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