Elementi di Economia Politica- Cap8

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L’oligopolio. L’oligopolio è quella forma di mercato caratterizzata dalla presenza di poche, grandi imprese. In questa situazione per determinare il comportamento ottimale della singola impresa non si può prescindere dalla reazione delle altre: va quindi elaborata una strategia che tenga conto delle possibili risposte dei concorrenti. Ad esempio, un’impresa in oligopolio potrebbe considerare la possibilità di ridurre il prezzo di vendita del suo bene, per attrarre nuovi clienti e aumentare i suoi profitti. La variazione dei profitti dipenderà dalla risposta dei concorrenti: se questi non modificano i prezzi l’impresa che li riduce aumenterà il numero dei suoi clienti1 e i suoi profitti2; se le altre imprese riducono i prezzi in modo proporzionale l’impresa potrebbe non essere in grado di aumentare le vendite in modo sufficiente ad aumentare i propri profitti3. La strategia ottimale dovrà dunque tener conto di tutte le possibili reazioni dei concorrenti.

Lo strumento tipicamente utilizzato per lo studio dell’oligopolio è basato sulla teoria dei giochi, che richiede l’individuazione delle possibili strategie per tutti i soggetti partecipanti al gioco, e il calcolo dei risultati derivanti da ogni possibile combinazione di strategie differenti. Nel caso di un mercato formato solo da due imprese, il cosidetto duopolio, possiamo riformulare l’esempio precedente come in figura 8.1. Le strategie a disposizione dell’impresa A sono quella di ridurre il prezzo (R) o di lasciarlo invariato (N). Nella prima riga della matrice scriveremo i risultati derivanti dalla strategia R, nella seconda riga i risultati della strategia N. L' impresa B può anch’essa lasciare invariato il prezzo (N) o ridurlo (R), e i risultati delle rispettive strategie saranno riportati nelle colonne della matrice. La matrice individua dunque quattro possibili situazioni finali, per le quali vanno calcolati i risultati, in termini di aumento dei profitti, sia per l’impresa A che per l' impresaB. Dividiamo ogni cella della matrice in due triangoli: nel triangolo in alto a sinistra di ogni cella 1

Le vendite aumentano per due motivi: 1) la riduzione del prezzo attira nuovi consumatori sul mercato, e (2) la riduzione del prezzo rende più competitiva l’impresa rispetto ai suoi concorrenti, modificando la distribuzione delle quote di mercato a favore dell’impresa che ha ridotto il prezzo. 2 Ricordiamo che una riduzione del prezzo comporta un aumento dei ricavi solo se la domanda del bene è elastica. 67


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scriveremo il risultato per l’impresa A, nel triangolo in basso a destra il risultato per l' impresaB. La prima possibile soluzione è che nessuna impresa modifichi il prezzo (cella in basso a destra), e quindi nessuna impresa abbia variazioni nelle vendite e nei profitti. Supponiamo ora che l’impresa A riduca il prezzo di vendita, mentre B lo mantenga invariato (cella in alto a destra): l’impresa A vedrà aumentare il valore delle sue vendite, e sottrarrà clienti a B. Possiamo ipotizzare che per A si registri un aumento dei profitti pari a 110, e per B una riduzione nei profitti pari a 90. Supponiamo invece che l’impresa A lasci invariato il prezzo, a fronte di una riduzione nel prezzo di vendita del concorrente (cella in basso a sinistra). Ora sarà l’impresa A a veder ridurre le sue vendite, con una riduzione nei profitti pari a 100, mentre l' impresaB aumenterà le vendite, con un aumento nei profitti pari a 120. Se invece tutte le imprese riducono i prezzi le loro quote di mercato resteranno invariate, ma la riduzione del prezzo attirerà nuovi consumatori sul mercato, con un aumento nei profitti pari a 10 sia per l’impresa A che per B (cella in alto a sinistra). La matrice dei possibili risultati costruita in figura 8.1 è chiamata matrice dei payoffs. Come si individua la strategia ottimale per l’impresa A? Confrontiamo i risultati che si otterrebbero a seconda della reazione dei concorrenti, ossia confrontiamo i payoff per l’impresa A in ogni colonna della matrice. Immaginiamo che le altre imprese riducano il prezzo di vendita (prima colonna). In questo caso A aumenta i suoi profitti di 10 se riduce il prezzo, e ha una perdita di 100 se lascia il prezzo invariato: se l' impresaB riduce il prezzo di vendita, all’impresa A conviene quindi ridurre il prezzo. Consideriamo ora il caso in cui l' impresaB non riduca il prezzo (seconda colonna). Ora l’impresa A vede aumentare i suoi profitti di 110 se riduce il prezzo, e ha profitti invariati se non lo riduce: quindi anche in questo caso all’impresa A conviene ridurre il prezzo. In queste situazioni si dice che l’impresa A ha una strategia dominante di riduzione del prezzo. Una strategia è dominante per un giocatore se è preferibile qualunque sia il comportamento dell’altro giocatore. Consideriamo ora la strategia ottimale per l' impresaB. Se l’impresa A riduce il prezzo (prima riga della tabella) B avrà un aumento dei profitti pari a 10 se riduce il prezzo, e una perdita pari a 90 se lo lasciano invariato: in questo caso conviene a B ridurre il prezzo. Se invece l’impresa A lascia il prezzo invariato (seconda riga della tabella) B avrà un aumento nei profitti pari a 120 se riduce il prezzo, e profitti invariati a prezzi invariati. Anche l' impresaB ha dunque una strategia dominante di riduzione del prezzo, e l’equilibrio che si viene a formare sarà quello individuato nella casella in alto a sinistra in figura.

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Nel caso in cui tutte le imprese riducano i prezzi, le vendite aumentano per ogni impresa solo per l’ingresso di nuovi consumatori sul mercato. 68


8. L'oligopolio

Notiamo che, nella situazione di equilibrio finale di questo esempio, entrambe le imprese hanno aumentato il proprio benessere, ossia il valore dei loro profitti. Questa soluzione, tuttavia, non è generalizzabile.

Consideriamo ora lo stesso problema per imprese che operano in un mercato a domanda molto rigida, per cui la riduzione del prezzo di vendita attrae un numero veramente esiguo di nuovi consumatori sul mercato. La matrice dei payoff corrispondente potrebbe essere quella riportata in figura 8.2. Ora una riduzione dei prezzi effettuata da tutte le imprese riduce i profitti di 20 (cella in alto a sinistra). Il lettore può ripetere il ragionamento fatto in precedenza, per l’individuazione della strategia ottimale di ciascun giocatore, e controllare che anche in questo caso si ha una strategia dominante di riduzione del prezzo per tutte le imprese, e quindi l’equilibrio finale del gioco corrisponde ad una perdita pari a 20 per tutti i giocatori. L’esempio riportato in figura 8.2, basato sul cosidetto dilemma del prigioniero4, è uno dei più interessanti per lo studio dell’oligopolio, in quanto evidenzia i problemi legati alla mancanza di coordinamento tra le strategie di imprese concorrenti. Se le imprese potessero accordarsi per evitare una riduzione dei prezzi, infatti, si troverebbero entrambe in una situazione più vantaggiosa. Le imprese oligopolistiche sono spesso portate a colludere, ad accordarsi tramite un cartello: un esempio importante è dato dall’accordo tra i maggiori produttori di petrolio, che negli anni ’70 si accordarono per limitare l’estrazione del petrolio greggio in modo da farne salire il prezzo di mercato ed aumentare i propri profitti.

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Il dilemma del prigioniero può essere riportato in questi termini: due individui vengono arrestati perché sospettati di un grave crimine, per il quale la pena è di 10 anni di carcere, e vengono rinchiusi in celle separate senza possibilità di comunicare. Il giudice ha prove solo per condannarli a 5 anni di carcere per un reato minore, e propone a ciascuno di loro separatamente di confessare il grave crimine. Se solo uno di loro confesserà avrà una riduzione di pena di 6 anni, ma se entrambi confessano la riduzione di pena sarà solo di due anni. Il lettore può verificare che entrambi i prigioneri hanno la confessione come strategia dominante, e quindi sconteranno ciascuno 8 anni di carcere anche se, non confessando, avrebbero ricevuto solo una pena di 5 anni. 69


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Nel caso in cui le imprese di un oligopolio formino un cartello, il mercato assume caratteristiche simili al monopolio, con i problemi che si sono visti in termini di benessere collettivo5. Per questo motivo gli accordi tra imprese, espliciti o impliciti, sono spesso vietati o regolamentati dalla legge. Tuttavia, ogni partecipante ad un cartello ha un forte incentivo a rompere gli accordi stipulati, in quanto sa che otterrebbe un consistente vantaggio a danno degli altri partecipanti al cartello. Gli accordi di cartello sono quindi instabili per loro natura, e la loro stabilità dipende, in particolare, dalla durata temporale dell’accordo - o, se si preferisce, da quante volte il gioco viene ripetuto - e dalla reputazione dei partecipanti al cartello. Se il gioco non viene ripetuto i partecipanti non hanno un incentivo sufficiente ad accordarsi, in quanto sanno che se un’ impresa rompe l’accordo non ci sarà modo di “punirla” per il suo comportamento. Se viceversa il gioco viene ripetuto più volte si crea la premessa per un accordo tra i giocatori, tale da evitare situazioni complessivamente svantaggiose6.

Lo studio del comportamento strategico in oligopolio si è molto sviluppato in anni recenti, e viene di norma approfondito nei corsi di economia industriale: il lettore interessato può far riferimento alla bibliografia per ulteriori approfondimenti.

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Nell’esempio in figura 8.2 il minor profitto delle imprese corrisponde ad una spesa inferiore per i consumatori, e il prezzo di mercato più basso genera anche un aumento nel surplus del consumatore. 6 Più precisamente, un accordo è possibile se il gioco viene ripetuto un numero infinito, o ignoto, di volte. Se il gioco dovesse ripetersi per un numero T di volte, i giocatori avrebbero un incentivo a rompere l’accordo alla sua T-esima replica. Sapendo ciò, nasce un incentivo a rompere l’accordo alla T-1-sima ripetizione, e così via all’indietro nel tempo, rendendo non credibile un accordo. 70


8. L'oligopolio

Esercizi 1.

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Elementi di economia politica

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