M20 Neue Nationalgalerie, new museum of 20° secolo berlino

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Univer sitĂ IUAV di Venezia - Dipar timento di cultur e del pr ogetto - Cor so di Laur ea Magis tr ale in Ar chitettur a e Cultur e del pr ogetto - A .A . 2016/2017

M20 Neue Nationalgalerie Nuovo Museo del 20° Secolo Berlino

Relatori : Roberta Albiero Giovanni Mucelli Studenti: Mattia Destro Fabio Montagner




Tr as f or m azioni Nel corso dell’Ottocento Berlino, divenuta ormai uno dei maggiori centri europei, cambiò il suo impianto urbanistico, soprattutto grazie agli interventi di Schinkel. Il principio fondante del suo lavoro fu quello di razionalizzare una città cresciuta per episodi contrapposti e parti mal connesse. Durante la seconda metà del secolo, la capitale fu investita dall’avvento della rivoluzione industriale, che comportò un necessario ampliamento del tessuto urbano: la città si espanse di pari passo con l’aumento demografico, furono costruiti nuovi edifici secondo moduli standard e di conseguenza la città assunse una struttura piuttosto razionale. Dopo questi primi interventi, Berlino assume le caratteristiche di una metropoli internazionale, cuore del nuovo Impero del Kaiser Guglielmo II. Dopo la prima guerra mondiale, con la Repubblica di Weimar, Berlino assunse lo status di metropoli europea alla pari di Londra, mantenendo sempre la sua trama razionale; si dovrà aspettare il Terzo Reich per avere un nuovo progetto di urbanizzazione. Fu Adolf Speer l’architetto incaricato da Hitler per ridisegnare Berlino per concretizzare quell’utopia che Hitler chiamava Welthaupstadt Germania (Capitale Mondiale) il cui fulcro progettuale fosse un asse di 5 km che tagliasse verticalmente la città da nord a sud, congiungendo la sudbahnhof alla Volkshalle, lungo il quale dovevano essere disposte tutte le grandi opere pubbliche rappresentative del Reich e le principali sedi delle sue funzioni amministrative. Questo imponente progetto rimase, però, incompiuto: fu realizzata solo una piccola 1940

1953


parte, che comunque intaccò quel tessuto stratificatosi negli anni. Dopo la Seconda Guerra Mondiale e i bombardamenti che colpirono Berlino, l’intera città fu distrutta, non solo fisicamente, ma anche dal punto di vista socio-culturale. Con la costruzione del Muro avvenne la reale frattura nel complesso tessuto urbano della metropoli. Tuttavia, mentre la parte Est rimase più arretrata sia economicamente sia socialmente, la parte americana subì una fase di grande sviluppo. Durante gli anni ‘50/’60 vennero richiamati gli architetti tedeschi che erano emigrati a causa della guerra e venne dato loro l’incarico di ricostruire la città, attraverso un nuovo piano non solo urbanistico, ma culturale e moderno. Il Kulturforum è stato uno degli interventi più importanti del dopoguerra. Situato al confine della Berlino Ovest, poco distante dal muro, questo nuovo centro culturale è la risposta modernista alla più classica isola dei musei della parte est, ideata da Hans Scharoun, e ricorda un antico foro romano rivisitato in chiave contemporanea. Si tratta di un complesso di strutture che abbracciano i vari ambiti culturali, dalla musica con la Berliner Philharmoniker, alla letteratura con la Berlin Staatsbibliothek, alla religione con la Chiesa di St. Matthäus-kirche, unico edificio ricostruito nello stesso luogo, così com’era prima dei bombardamenti, all’arte con la Neue Nationalgalerie di Mies. Progettato nel 1962 ed inaugurato nel 1968 la Neue Nationalgalerie è forse oggi una delle più importanti testimonianze di uno dei più noti esponenti del Movimento Modernista. Contrariamente al suo diretto “dirimpettaio” l’edificio della Philhar1989

2001


Francesco Venezia, La piana dei templi


monie , l’edificio di Mies risulta invece, se pur di grandi dimensioni, molto leggero ed elegante. Sviluppato su due livelli, l’edificio accoglie al piano inferiore seminterrato la collezione permanente, mentre nella grande sala vetrata superiore vengono turnate le temporanee. Mies lavora con superfici sia orizzontali che verticali, superfici che non incontrandosi, conferiscono all’edificio un senso di leggerezza e di estrema potenza espressiva. Le ampie superfici vetrate delle pareti esterne sono messe in contrasto con la copertura in acciaio a vista, che pare librarsi nell’aria. Quest’ultima è formata da un reticolo di travi in acciaio tra loro incrociate. L’edificio è idealmente un tempio rivisto in chiave moderna, come spiega bene francesco Venezia in un montaggio per la conferenza di Detroit: dove i templi dorici della piana di Paestum assieme ad un altro ‘tempio’, realizzato da Mies van der Rohe a Berlino nel 1968, la Neue Nationalgalerie. L’indicazione è chiara, la resistenza di un principio vecchio quanto l’architettura stessa che con forza si ripropone, rivive in nuovi materiali e tecnologie costruttive: crepidoma, colonne, architrave e cella, dalla pietra greca all’acciaio e vetro di Mies, da Paestum o Atene alla Berlino o alla New York del XX secolo.


Alberto Burri, Iron, 1961


St r ategie di pr oge t to Quasi trent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino, la condizione metropolitana appare oggi ancora complessa, una condizione implosiva, risultato di un processo di ricostruzioni per parti, e tempi diversi, che ancora oggi continua, a volte in modo positivo e a volte in modo meno efficace. Lo dimostrano vari elementi come la condizione della metropolitana, costituita di linee edificate in epoche storiche diverse e poi mai veramente unite, o l’incapacità di costruire un pensiero sul concetto della memoria, che preferisce ricostruire parti di città dov’erano com’erano prima della Grande Guerra, come Leipziger Plaz per esempio, proprio accanto a Potsdamer Plaz, simbolo della città riunificata, che però raccoglie una serie di edifici che non solo dialogano poco tra di loro ma si impongono nel contesto urbano con una maglia ottocentesca che, pur riprendendo il tessuto originale del luogo poco a che vedere con il vicino Kulturforum. Ed è proprio nel Kulturforum che si concentra il nostro lavoro, partendo da un concorso di progettazione bandito dalla fondazione Prussian Cultural Heritage per realizzare un museo del XX secolo, ampliando la Neue Nationalgalerie di Berlino, opera di Ludwig Mies van der Rohe. Il tema rappresenta per noi, oltre all’ampliamento della Neue Nationalgalerie nell’ultimo lotto rimasto inedificato del Kulturforum, anche l’occasione per connettere un tessuto urbano lacerato, disconnesso e realizzato per parti. Citando Aldo Rossi, “l’architettura non rappresenta che un aspetto di una realtà più complessa, di una particolare struttura ma nel contempo essa costituisce il punto di vista più concreto con cui affrontare il problema”. L’edificio tenta di segnare un tempo, un luogo e una città, aprendosi all’interazione con altre culture. Situato sull’ultima area libera disponibile del Kulturforum, il complesso architettonico completa la continuità spaziale dei fabbricati in una zona storica fra le più prestigiose di Berlino. Il punto di riferimento decisivo del progetto è la città. Il progetto nasce da una serie di forme fluide disegnate dai flussi che il quartiere ha generato negli anni. Quello che andiamo a proporre non è un edificio oggetto tradizionale, bensì un sistema, che dialoghi fra le parti del contesto, e l’abbiamo cercato di fare rompendo gli schemi del museo tradizionale, cercando di realizzare un edificio che portasse la città al suo interno, eliminando le facciate, e muovendo il suolo, spingendo dentro la città e fuori il museo.


Plastico di studio Scala 1:1000


L’idea tradizionale della facciata è abrogata tramite l’eliminazione delle convenzionali distinzioni tra alzato, copertura e giardino, lasciando il posto alla percezione di un sistema spaziale e visivo continuo. L’accesso al museo avviene come una sorta di osmosi attraverso la superficie del paesaggio costruito. L’edificio è caratterizzato da una forte spinta verso il basso, risultato delle pressioni e tensioni date dagli edifici e dal paesaggio circostante. La costruzione di un nuovo edificio in un tessuto comunque denso comporta delle riflessioni importanti, anche in considerazione del ruolo che questo avrà. La posizione e il ruolo di questo edificio è fondamentale allo scopo di completare il Kulturforum, esso si assume l’onere di creare una centralità, un luogo di arrivo e di collegamento tra le parti, un sistema che attraverso la compressione al suolo convoglia tutti gli spazi verso di se, in modo continuativo rispetto alla morfologia del luogo, in particolare in relazione al dislivello creato dalla “Piazzetta” del Kulturforum. Un edificio basso dunque, che non crea un fronte, ma una spazialità, una fluidità che leghi le parti, una sorta di “centrifuga”. Naturalmente un edificio basso che meglio si relazione con la Neue Nationalgalleri, e che con le sue forme cerchi una relazione tra questa e la filarmonica, due edifici molto significativi ma frutto di pensieri molto distanti, che comunque presentano delle affinità, entrambi sono caratterizzati dalla presenza di un podio molto imponente, in quanto essi sono degli oggetti assoluti, figli di un pensiero e di uno scopo molto diverso. L’apparente semplicità della Neue potrebbe far sembrare semplice una relazione di tipo volumetrico, ma sarebbe un errore perché porterebbe a risultati che mimano la Neue e né la valorizzano né la criticano. Un altro motivo che ci ha spinto a lavorare in questo modo è stato dato dallo studio degli esempi più significativi di complessi museali berlinesi, questi infatti per ragioni di ammodernamento ed espansione si sono tutti o quasi spinti in profondità, confortati anche dalla tecnica e dalla possibilità che il luogo consente. Spingersi nel sottosuolo anche per soddisfare la richiesta più importante e più logica del bando, ossia quella di collegare la Neue di Mies al nuovo edificio, l’unica soluzione plausibile infatti è stata quella di collegare i due edifici con un passaggio sotterrane sotto la strada che separa i lotti, completando così quel sistema di flussi e relazioni che plasmano il luogo nel tentativo di creare uno spazio urbano. L’organizzazione interna e le oscillazioni esterne sono riflesse, ma non rispecchiate, nella distribuzione verticale dell’edificio, dal livello


Plastico di studio Scala 1:1000


interrato dove si trovano le esposizioni permanenti, fino a quello delle esposizioni temporanee, dove lo spazio si sviluppano in orizzontale lungo un percorso che si eleva tra rampe espositive e gallerie. L’area di accoglienza generale è situata nel baricentro del museo ed è facilmente accessibile da tre ingressi, due mediante rampe, e quello principale dalla scalinata che scende dalla piazza antistante la filarmonica. Nell’atrio principale il visitatore è immediatamente immerso in uno spazio contemporaneo, costituito di altezze variabili e di elementi architettonici che si sviluppano in varie direzioni. Da qui il visitatore accede ai servizi principali: biglietteria, caffetteria, auditorium, bookshop ecc., e naturalmente il collegamento alla Neue Nationalgalerie. La lobby e la mostra temporanea sono pensati per essere degli spazi urbani, di passaggio, completamente lontani dal concetto di museo, questo anche per avvicinare il pubblico all’arte. All’interno dell’edificio il visitatore si trova in uno spazio estremamente libero che gli consente non tanto di visitare il museo, ma di vivere lo spazio nella libertà più assoluta, egli infatti può accedere liberamente o alla collezione permanente nell’ultimo piano interrato, o al circuito della temporanea oppure alla sala delle collezioni speciali situata all’ultimo piano nella galleria in policarbonato, o alla Neue Nationalgalerie. Non mancano gli spazi per il personale e per il magazzino, attraverso la biglietteria si accede ai locali di servizio del personale e agli uffici che si trovano su due mezzanini posti sopra alla caffetteria, mentre il magazzino al piano interrato è collegato dal montacarichi alla zona di caricoscarico, che facilitano un veloce rinnovo degli allestimenti. L’accesso all’auditorium avviene attraverso un foyer collegato all’atrio principale e all’ingresso, esso può anche ospitare eventi quali conferenze e proiezioni multimediali. I locali tecnici si sviluppano nella parte più a nord dell’edificio e si sviluppano su tutta altezza dell’edifico, collegando i vari piani attraverso un intercapedine nel muro perimetrale che a tratti funge anche per le uscite di emergenza. La vera sfida, quindi, non è disegnare una “magnifica scatola destinata a contenere magnifici oggetti”, ma definire i criteri per la visione dei manufatti. La visita deve essere qualcosa in più di una semplice passeggiata architettonica o museologica. Deve offrire esperienze intellettuali ed emotive; deve coinvolgere le persone. Il progetto tenta di creare una struttura con più fuochi di interesse, che permetta di vedere simultaneamente diverse tipologie di oggetti e culture. Lo


Nelle pagine precedenti: Plastico di studio con inserimento delle varie maquette di progetto Scala 1:1000


spazio è concepito come un sistema articolato composto da molteplici strati e cornici, non fruibile mediante un’unica modalità percettiva. Le esposizioni permanenti sono pensate in chiave strumentale, come un dispositivo complesso di informazione e formazione. Gli spazi della Permanente, anche per la loro posizione sono pensati come un cavò, un luogo che racchiuda gli oggetti preziosi, un ambiente caratterizzato da grandi spazi scanditi da profonde travi in calcestruzzo a vista alte 2 metri sorrette da setti di forme variabili ogni 12 metri e 24 metri. Le sale si sviluppano in un circuito tra le due corti che portano la luce all’interno degli spazi espositivi, che vengono interrotti da uno spazio alto 14 metri, che racchiude le opere di grandi dimensioni, una condizione questa espressamente richiesta dal bando di progetto. Alla permanente si accede percorrendo la rampa che separa le corti dell’edificio, dopo aver attraversato la grande galleria della Temporanea, un a grande navata alta 7 metri e larga 18, scandita da colonne ogni 12 metri verso le vetrate. La Temporanea si svolge attraversando lo spazio dell’edificio su rampe di pendenza variabile che costituiscono parte integrante dello spazio espositivo. In un circuito ininterrotto che riporta il visitatore alla Lobby, da dove può accedere allo spazio espositivo della sala superiore utilizzando il montacarichi o la scala. Come nella Neue Nationalgalerie le grandi corti sono accessibili dalla Permanente e raccolgono varie opere, esse sono visibili in maniera completa se il visitatore entra nel museo ma sono comunque fruibili dal passante che non entra nell’edificio, esattamente come nella Neue; questo è un tema fondamentale su cui si sviluppa il progetto, obbiettivo primario è attirare non tanto il visitatore museale, ma il passante, il cittadino comune che deve essere attratto dallo spazio e dalle opere. Al piano stradale il disegno del suolo ripercorre quello dei flussi, pavimentando le zone di passaggio e aggregazione e creando delle ampie superfici verdi tra di esse, disegnando un sistema che si innesti nel tessuto esistente, ancorando la nuova costruzione al contesto in maniera fluida e continua.



Maquette di studio: durante il processo di progettazione sono stati realizzati numerosi modelli di studio, anche con materiale di scarto, che sono serviti come strumento fondamentale per la concezione spaziale e volumetrica del museo.


Maquette di studio: nelle immagini si nota come la spazialità e il movimento delle forme si manifesta non solo nella piante e nella volumetria, ma soprattutto nella sezione, dove le rampe interne all’edificio danno forma allo spazio Scala 1:500



Maquette di studio: Nel modello si condensano tutte le soluzioni elaborate nei plastici di studio precedenti, dove il progetto dialoga con l’immediato contesto. Scala 1:500



Berlino Planimetria urbana Scala 1:5000



Planivolumetrico Scala 1:1000







Nelle pagine precedenti: Planimetria +40,40 m s.l.m Dedicata all’allestimento delle collezioni “speciali” Planimetria +36,00 m s.l.m Dedicata all’allestimento delle opere temporanee, e delle funzioni museali Le planimetrie sezionate a diversi livelli mostrano le relazioni con il contesto. Scala 1:500


In queste pagine: Sezione Scala 1:200


Vista dall’ingresso sud: Foto dello stato attuale Vista di inserimento progetto nel cotesto

del



Planimetria +31,80 m s.l.m Dedicata all’allestimento delle opere permanenti Sezione trasversale rivolta a sud Scala 1:500



Vista interna degli spazi a doppia altezza dedicati alle opere di grandi dimensioni, dove i percorsi espositivi si diramano in piĂš direzioni



Planimetria +26,40 m s.l.m Dedicata all’allestimento delle opere temporanee Sezione prospettica longitudinale rivolta a est Scala 1:500



Vista interna della galleria est dedicata all’ellstimento delle opere permanenti



Planimetria +19,80 m s.l.m Dedicata all’allestimento delle opere permanenti Prospetto longitudinale rivolto a ovest Scala 1:500



Vista interna della galleria est dedicata all’allestimento delle opere permanenti, dove le soluzioni architettoniche adottate regolano il sistema espositivo, scandendo lo spazio grazie al disegno delle profondi travi.



Sezione estratto

significativa,

La sezione trasversale mostra come l’uso dei materiali e della struttura si leghino alle soluzioni architettoniche enfatizzando l’articolazione del museo, dove l’uso di materiali posti nella parte interrata e quelli fuori terra siano nettamente distinti, come avviene nella Neue Natinalgallerie Scala 1:50

Sezione significativa



St r at igr af ie 1 -Diaframma in c.a. -Polistirene espanso estruso -Contro parete in c.a. 2 -Terreno vegetativo -Tessuto non tessuto -Platea di polietilene con vaschette di accumulo d’acqua -Membrana bitupolimera sinterizzata biarmata - anti radice -lamiera grecata di acciaio zincato -isolante termico in pannelli di vetro cellulare -solaio bidirezionale con elementi di alleggerimento in polietilene -Vano di integrazione impiantistica -Controsoffitto appeso con struttura in profili di acciaio zincato e pannelli di gesso cartonato 3 -Pavimentazione sopraelevata con struttura verticale modulare di acciaio a supporti regolabili, piastra a secco in cls e finitura in lastre di travertino posato a secco -Isolamento termoacustico in pannelli di lana di roccia -solaio bidirezionale di c.a. con elementi di alleggerimento in polietilene -Vano di integrazione impiantistica -Controsoffitto appeso con struttura in profili di acciaio zincato e pannelli di gesso cartonato 4 -Pavimentazione sopraelevata con struttura verticale modulare in acciaio a supporti regolabili, piastra a secco in cls e finitura in lastre di travertino posato a secco -Vano di integrazione impianti di climatizzazione -Isolante termoacustico in materassino di lana di roccia -Platea di fondazione in c.a. -Strato di livellamento in c.a. a basso dosaggio di cemento -Strato di tout venant -Terreno 5 -Pavimentazione esterna in lastre di travertino -Colla cementizia -Massetto di pendenza in c.a. alleggerito con polistirolo -Massetto armato in c.a. con casseri a perdere in polietilene -Strato di livellamento in c.c. a basso dosaggio di cemento -Strato di tout venant -Terreno 6 -Pannello di rivestimento di GRC -Struttura di supporto in profili di acciaio zincato regolabili -Isolante termoacustico in pannelli di lana di roccia -Struttura verticale di profili di acciaio IPE 800 -Isolante termoacustico in pannelli di lana di roccia -Struttura di supporto in profili di acciaio zincato -Doppio pannello di gesso cartonato 7 -Pannello sandwich di lamiera nervata coibentato con schiuma poliuretanica espansa ad alta densità -Struttura di supporto in profili ad omega di acciaio zincato per pendenza -Impalcato di lamiera grecata di acciaio zincato con getto in c.a. di completamento -Vano di integrazione impiantistica -Controsoffitto appeso con struttura in profili di acciaio zincato con pannelli di gesso cartonato


8 -Lastre di policarbonato con controllo solare a 10 camere -Profili sagomati strutturali di alluminio -Trave reticolare in profili chiusi 340x300 zincati e saldati -Profili sagomati strutturali di alluminio -Lastre di policarbonato con controllo solare a 10 camere 9 -Pannello di rivestimento di GRC per copertura -Struttura di supporto in profili di acciaio zincato regolabili -Intercapedine d’aria -Membrana bitupolimera sinterizzata biarmata -Pannelli di compensato fenolico -Struttura in profili di acciaio zincato IPE 200 -Struttura in travi di acciaio zincato alveolari IPE 800 -Vano di integrazione impiantistica -Isolamento termoacustico in materassino di lana di roccia -Controsoffitto appeso con struttura in profili di acciaio zincato con pannelli di gesso cartonato 10 -Pavimentazione sopraelevata con struttura verticale modulare in acciaio a supporti regolabili, piastra a secco in C.A. e finitura in travertino posato a secco -Impalcato in lamiera grecata di acciaio con getto in c.a. di completamento -Struttura in profili di acciaio zincato chiusi IPE 400 -Controsoffitto appeso con struttura in profili di acciaio omega zincati e pannelli di gesso cartonato 11 -Pavimentazione esterna in lastre di travertino -Colla cementizia -Massetto di pendenza in c.a. alleggerito con polistirolo -Platea in c.a. -Strato di livellamento in c.a. a basso dosaggio di cemento -Strato di tout venant -Terreno

Sezione significativa completa Scala 1:50


Maquette: Nel modello si condensano tutte le soluzioni elaborate nei plastici di studio precedenti, dove il progetto dialoga con la cittĂ nelle sue diverse parti. Scala 1:1000



Maquette Scala 1:1000



Maquette Scala 1:1000





Nella pagina precedente: Modello Il modello, con la sua morfologia, si rapporta le altimetrie del contesto. Scala 1:500 Modello con l’immediato contesto in vista zenitale. 1:500



Modello Scala 1:500



Modello: Sviluppo interno della spazialità espositiva e d’accesso. Scala 1:500



Modello Scala 1:500



Modello: Sviluppo interno e collegamento alla Neue Natinalgallerie. Scala 1:500



Modello: Sviluppo interno e collegamento alla Neue Natinalgallerie. Scala 1:500



B ibliogr af ia Karl Heinz Huter, Architektur in Berlin 1900 - 1933, Dresden, VEB Verlag der Kunst, 1987. Annegret Burg e Maria Antonietta Crippa, Berlino. Gli anni ‘80 tra modernità e tradizione, Milano, Jaca Book, 1991. Rita Capezzuto, Berlino. La nuova ricostruzione IBA 1979 - 1987, Milano, le Arti Grafiche Leva A & G, 1988. A cura di Massimo Del Vecchio e Daniela Fondi, Ricognizioni Berlinesi oltre il muro, Roma Edizioni Kappa, 2001. Thomas Kohler e Ursula Muller, Radically Modern urban planning and architecture in 1960s Berlin, Berlino, Ernst Wasuth Verlag, 2015. Pier Vittorio Aurelio, Marco Biraghi, Franco Purini, Peter Eisenman tutte le opere, Milano, Mondadori Electa, 2007. V. Pizzigoni, Gli scritti e le parole Ludwig Mies Van der Rohe, Torino, Enaudi. Josep Quetglas, Fear of glass: Mies Van Der Rohe’s Pavilion in Barcelona, Birkhauser - Publishers for Architecture, 2001. Laura Pavia e Mario Ferrari, Ludwig Mies Van Der Rohe Neue Nationalgallerie in Berlin, Bari, Lios, 2013 Joachim Jager, Neue Nationalgallerie Berlin Mies Van Der Rohe, Ostfildern, Hateje Cantz Verlag, 2011. Fritz Neumeyer, Ludwig Mies Van Der Rohe. Le architetture, gli scritti, Milano, Schira , 1996. Jean - Louis Cohen, Mies Van Der Rohe, France, Hazan, 1994. Peter Blundell Jones, Hans Scharoun, Londra, Phaidon, 1995.


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