VENEZIA Città d’Oro
FABIO MONTAGNER
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VENEZIA Città d’Oro
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enezia giace ancora dinanzi ai nostri sguardi come era nel periodo finale della sua decadenza: un fantasma sulle sabbie del mare, così debole, così silenziosa, così
spoglia di tutto all’infuori della sua bellezza, che qualche volta quando ammiriamo il suo languido riflesso nella laguna, rimaniamo incerti quale sia la Città e quale l’ombra (John Ruskin)
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L
a città di Venezia fin dall’antichità, con le sue
poco compresa è mal rappresentata, e il progetto venne ab-
molteplici caratteristiche e sfaccettature, attrae
bandonato.
affascina incanta.
Come per fondazione Masiero, i privati e le fondazioni hanno
l’architettura Veneziana è un perfetto connubio
avuto un ruolo importante, Querini e Olivetti non solo chi-
di funzionalità e scenografia, Piazza San Marco, il Canal
amano Scarpa, ma con questi interventi l’architetto pone le
Grande e molti altri, sono luoghi che dovevano sorprende-
basi per rafforzare e rielaborare il rapporto di amore e odio
re e mostrarsi in tutta la loro ricchezza e il loro splendore,
tra nuovo e antico, aprendo la strada a tutta una serie di in-
per esibire il potere economico della serenissima.
terventi di restauro non solo conservativo, ma innovativo e
una città complessa, diversa da tutte le altre, che nonostan-
all’avanguardia, e al tempo stesso irripetibile al giorno d’oggi,
te l’alternarsi di periodi di ricchezza e decadenza, ha sem-
creando un effetto a catena per il quale, i Restauri di Carlo
pre avuto la capacità di rinnovarsi, confrontarsi in modo
Scarpa che ad oggi hanno dai 60 ai 70 anni, sono diventati
irripetibile con il passato, creando un rapporto tra antico e
a loro volta patrimonio vincolato, intoccabile, mettendo in
nuovo unico nel suo genere, che ha dato i natali dello stile
contrasto le varie scuole di restauro.
veneziano, che non va inteso come un insieme di modelli
Altri esempi di progetti che si sono scontrati con la critica e
stilistici e architettonici, ma come appunto, la capacità di
che sono rimasti sulla carta sono l’ospedale di Le Corbusier e
continuo rinnovamento e rapporto con l’antico.
il palazzo della Mostra del Cinema di Louis kann.
proprio per questi motivi la città Lagunare ha sempre avu-
Il fascino di Le Corbusier per Venezia e noto, e si evince dai
to un particolare interesse per i maestri dell’architettura,
numerosi diari e disegni fatti nei viaggi in laguna. Le Cor-
in particolare quelle del 900.
busier venne chiamato per il progetto dell’ospedale nel pieno
Venezia però, è sempre stata una città diffidente ad aprirsi
della maturità della sua opera, e venne accolto con grande
troppo e ad accogliere idee “forestiere”.
entusiasmo. Il suo progetto è forse più Veneziano di Palazzo
Le cose cominciano a cambiare con l’apertura della Bien-
Ducale e delle Procuratie Nuove, riesce a unire città e Lagu-
nale di architettura e Arti visive, con la realizzazione di
na come mai nessuno era stato capace, non era un edificio,
alcuni padiglioni che daranno il via ad una serie di real-
ma un’estensione della città che dialoga con la laguna, una
izzazioni molto influenti, come il padiglione finlandese
commistione disfatti, acqua e luce mai visti prima, ma come
di Alvar Aalto e quello olandese di Gerrit Rietveld, che
per altri prima di lui, la città non era ancora pronta ad un
spingeranno nazioni come il Venezuela o i paesi scandina-
progetto simile.
vi ad incaricare Carlo Scarpa e Sverre Fehn per la realiz-
Stessa sorte tocca a Louis Kann dove, anche se al lido, in un
zazione dei loro padiglioni.
contesto diverso della città storica, propone un grandioso
il rapporto tra antico e nuovo a Venezia è controverso, da
edificio a ponte per la Mostra Internazionale del Cinema di
un lato è sempre stato propositivo e innovativo laddove
Venezia, un’altra occasione persa, che per decenni non verrà
si mostrava efficace, ma al tempo stesso fortemente con-
risolta.
servativo dove si trattava di toccare gli edifici simbolici e
uno dei vari esempi di edificio ex novo in centro storico è il
fortemente caratterizzati.
Condominio Cicogna di Ignazio Gardella alle Zattere.
Un esempio è il caso di fondazione Masiero, dov’è la
Una palazzina residenziale che nonostante sia un buon esem-
proposta di Frank Lloyd Wright venne fortemente contes-
pio di edilizia, non ne ha stimolato la diffusione, diventando
tata, forse peché
così un esempio isolato.
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Anche se sul finire del XX secolo e a cavallo del XXI sec-
in particolar modo alla Giudecca, dove vedono la luce impor-
olo, un progetto interessante è “Canareggio Town Square”
tanti complessi residenziali un esempio è firmato da Alvaro
di Peter Eisenman, dove il municipio di Venezia indisse
Siza, un esempio di buona architettura caratterizzata dall’uti-
un concorso internazionale su invito per progettare un
lizzo di materiali semplici, tecniche tradizionali e qualità
grande spazio pubblico aperto in città. Il progetto è parti-
degli spazi privati e pubblici, un buon connubio tra vivere
to dall’idea di un’architettura che inventa il proprio sito e
contemporaneo e tradizione.
programma. Invece di provare a riprodurre o simulare una
Sulla scorta dei successi e delle sconfitte del Novecento a
Venezia esistente la cui autenticità non può essere replica-
Venezia, è proprio il XXI secolo ad avere un vero e proprio
ta, il progetto costruisce un’altra Venezia fittizia. In questo
boom di grandi firme internazionali, basti pensare a Punta
caso, la struttura a griglia dell’Ospedale di Venezia di Le
della Dogana con finalisti i progetti di Tadao Ando e Zaha
Corbusier, progettata negli anni ‘40, fu ampliata e utiliz-
Hadid, al complesso Ex Area Junghans di Cino Zucchi alla
zata come struttura su un determinato sito. Questa griglia
Giudecca e al Fontego dei Tedeschi di Koolhaas.
è contrassegnata come un’assenza, una serie di vuoti, che
Mentre Cino Zucchi realizza ex-novo, Koolhaas e Ando
fungono da metafore per lo spostamento dell’uomo dalla
sono chiamati a confrontarsi con l’esistente e con il passato,
sua posizione di strumento centrale di misura. In questo
e anche se fortemente vincolati dalla soprintendenza, i loro
progetto, l’architettura diventa la misura di sé stessa. Uno
progetti rappresentano il concetto di venezianità sopracita-
degli studi sul tessuto urbano più interessati mai fatti sul-
to, soprattutto all’interno, dove le modifiche sono funzionali
la città di Venezia, ma come per molti altri progetti non
e contingenti ad un uso contemporaneo degli spazi permet-
riscosse il gradimento pubblico, restando solo sulla carta.
tendo comunque il dialogo tra antico e nuovo.
Gli anni ottanta del 900, portano a Venezia l’esigenza di espansione residenziale, che porta ad un a riqualificazione delle aree industrializzate della città,
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Ponte della Costituzione Il ponte di Calatrava
Santiago Calatrava Element of Venice, Rem Koolhaas
L
’8 agosto 2008, quasi otto anni dopo lo stu-
Scalzi di fronte alla stazione ferroviaria.
dio di fattibilità il Ponte della Costituzione
Una volta costruito il ponte ferroviario attraverso la La-
di Calatrava (Ponte della Costituzione) vi-
guna nel 1846, e subito successivamente ampliato per
ene approvato,
includere un ponte stradale (il Ponte Littorio inaugu-
l’arco centrale di 55 metri del ponte stesso quasi sfiorò
rato da Mussolini nel 1933, ora chiamato Ponte della
il Ponte di Rialto mentre venne trasportato dalla chiatta
Libertà), con il suo ampio garage nel quale i veneziani
lungo il Canal Grande con la bassa marea per la messa
dovevano parcheggiare le loro macchine, sarebbe stato
in opera.
logico connettere questi due hub infrastrutturali con un
Divenne chiaro, fin da subito, che il basso arco metal-
ponte.
lico del nuovo ponte, ricoperto da gradini in vetro e
Tuttavia, mettendo da parte per un momento la dis-
trachite, potrebbe quasi essere considerata una strada,
puta sul “fattore motiplicatoredi tempo e costi “di cui
data la sua inclinazione a livello, inoltre, il ponte po-
il nuovo ponte fu accusato (N.E. Vanzan Marchini), I
trebbe persino sembrare il naturale ampliamento della
veneziani sorprendentemente considerano ancora il
Strada Nuova, creatanel diciannovesimo secolo a nord
Ponte della Costituzione (utilizzato da ventiduemila
della città.
persone al giorno) un insulto alla loro città inciampare
È sorprendente, infatti, che un nuovo ponte proprio su
sui suoi gradini.
questo asse non venne costruito negli anni ‘30, contemporaneamente alla posa del Ponte degli
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LCV. Uffici del Tribunale di Venezia Infrastruttura abitata C+S associati web.cipiuesse.it
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l progetto è una partecipazione vincente a un
Il materiale dell’edificio è un tipo preossidato di rame
concorso internazionale. L’edificio è un innesto
TECU. Il rame a Venezia è il materiale con cui sono
nella complessità del sistema urbano veneziano
costruiti tutti i tetti degli edifici istituzionali (religiosi
di fronte a Piazzale Roma, lo spazio di accesso
e laici). In questi progetti, materialità e forma diventa-
alla città di Venezia, allo stesso tempo diventa l ‘”in-
no una metafora che rappresenta l’istituzione: la casa
frastruttura” che porta una fabbrica esistente del IXX
della giustizia è un grande tetto monomaterico che
secolo (Ex-Manifattura Tabacchi) ad un uso contem-
accoglie i cittadini all’interno di uno spazio illuminato.
poraneo. La dimensione dell’edificio si misura sull’enorme vuoto di Piazzale Roma di fronte al ponte di Santiago Calatrava, sul lato opposto, un enorme spazio alto a cinque livelli funge da “ingresso urbano” illuminato dal tetto come tutti gli edifici ex industriali esistenti, questo spazio interno verticale, aperto all’ingresso gratuito durante il giorno, ospiterà, a livello del suolo, i servizi commerciali che consentiranno di migliorare e restituire al cittadino un grande spazio pubblico, fungendo anche da ingresso alla sequenza di spazi pubblici che sarà riacquistato dal futuro restauro degli edifici esistenti. Il nuovo volume ha una forma semplice, archetipica e compatta, derivante dalla manipolazione della tipologia di edificio industriale veneziano e dal collegamento con lo skyline degli enormi parcheggi. Un cantiliver lungo cinque metri su Piazzale Roma diventa l’ingresso: un’enorme ombra che attira i flussi di persone in orizzontale nel nuovo sistema urbano e in verticale lungo una scala lineare o ascensori che si distribuiscono a tutti i livelli. La scala lineare è progettata parallelamente all’elevazione di fronte all’edificio del parcheggio San Marco, permettendoci di progettare tale elevazione come una punteggiatura di piccole finestre che disegnano una luce naturale speciale all’interno.
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Teatrino di Palazzo Grassi Tadao Ando Tadao Ando vol 2, Francesco Dal Co, Milano Elecra, 2010
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bicato nel giardino di Palazzo Grassi, il Teatrino fu istituito come teatro all’aperto nel 1951, quando lo stabile venne restaurato.
Sebbene non si tratti di una struttura di particolare valore culturale, la Sovrintendenza per i beni architettonici di Venezia non consente di demolire ed edificare ex novo. Il progetto prevede dunque di restaurare le vecchie mura esterne del fabbricato, conservandone intatto l’aspetto, e di inserirvi un cubo in cemento adibito ad auditorium. La copertura si configura come una terrazza a gradoni pavimentata con una varietà di marmo bianco utilizzata spesso in questa regione (la Pietra d’Istria). L’obbiettivo è quello di una ricostruzione delle memorie sedimentate nel luogo attraverso l’architettura contemporanea, punteggiatura di piccole finestre che disegnano una luce naturale speciale all’interno.
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Punta della Dogana
Tadao Ando Tadao Ando vol 2, Francesco Dal Co, Milano Elecra, 2010
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ncuneata alla confluenza del Canal Grande e
L’apparente cautela dell’architetto nei confronti delle
del Canale della Giudecca, e affacciata sul ba-
preesistenze, che si spinge fino all’esibito rifiuto
cino di San Marco, la serie di costruzioni che
a interagire con il manufatto antico, porta Ando
costituiscono l’organismo della Dogana da
ad intraprendere un lavoro di lima che, lasciando
Mar si pone come il punto di riferimento cardinale
immutata la concezione generale del progetto, si
per chi giunge via mare al bacino marciano.
concentrerà su pochi specifici elementi.
La riconversione museale dello storico comples-
L’elemento fondante del progetto è il recinto in
so di proprietà dello stato costruito ne XV secolo
cemento armato che Ando pone al centro della
comincia nel 2007 con l’attribuzione dell’incarico a
Dogana, al quale si arriva attraverso un percorso
Tadao Ando da parte di Francois Pinault, l’incarico
dapprima concepito secondo modalità elaborate
richiedeva il consolidamento strutturale dell’edi-
per suggerire, più che per mostrare, al visitatore
ficio pericolante e l’allestimento al suo interno di
la presenza delle aule vuote degli antichi magazz-
una galleria espositiva per l’arte contemporanea
ini e – ma soltanto da ultima – quella del muro in
dopo aver provveduto a dotarlo di un sistema per la
cemento armato, l’accesso ai quale sempre filtrato
protezione contro l’acqua alta. Attraverso un attento
da un diaframma.
restauro filologico Ando riporta alla luce le appar-
La moltiplicazione dei varchi segue una logica
ecchiature murarie in laterizio e le travature lignee
mirata a scongiurare la possibilità, per il visitatore,
dei soffitti nascoste dagli interventi successivi, le
di intravedere il contenuto della sala successiva: nel
poche modifiche apportate riguardano l’introduzi-
recinto, ora, ci si imbatte senza preavviso e poi si è
one di alcuni elementi architettonici volti a valoriz-
obbligati a girarvi intorno per scoprire l’accesso.
zare il fascino degli ambienti e a conferire maggiore risalto alla singolarità dell’edificio.
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Negozio Olivetti Carlo Scarpa Novecento, architettura e città
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el 1957 Carlo Scarpa venne scelto da Adriano Olivetti per la realizzazione di un negozio adibito alla vendita dei prodotti del marchio, concepito piu
come vetrina che come una reale rivendita. Il luogo prescelto è uno spazio al piano terra delle Procuratie Vecchie, all’angolo con la Corte del Cavalletto, e si sviluppa per una profondità di 21 m e una larghezza di 5 m, con un’altezza di 4 m. Carlo Scarpa ricava tre vetrine rettangolari con cristalli montati a vetro d’orologio, due su Piazza San Marco e una sul lato. Il prospetto laterale, rivestito di lastre di pietra d’lstria, è caratterizzato da alcune vetrine più piccole e una porta a scomparsa rivestita anch’essa in pietra, affiancata da una grande lastra a spacco con scolpito il marchio Olivetti. L’interno, dal sofisticato pavimento in tessere di pasta di vetro, ospita nell’atrio una vasca di pietra nera con un bronzo dorato di Viani. Una scala in pietra d’Aurisina, collocata nella porzione centrale dello spazio, conduce al soppalco definito da due passerelle sospese, rivestite internamente in legno. Le pareti al pianterreno sono trattate con pannelli stuccati con bordi in legno. Le macchine da scrivere erano esposte su pochi piani di appoggio collocati vicino alle vetrine. Lo spazio venne restaurato nel 1984 da Giuseppe Davanzo e, dopo la recessione del contratto da parte dell’Olivetti nel 1997, venne occupato da una galleria d’arte e parzialmente modificato. Nel 2011 il negozio è stato restaurato e riportato alle condzioni originarie dalle Assicurazioni Generali e affidato al FAI.
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San Marco Il palcoscenico di Venezia
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ui Venezia. Piazza San Marco, concentrazione aggraziata e brillante di epoche successive: Procuratie Vecchie, Procuratie Nuove, San Marco
romanica (‌); il Campanile, questo favoloso campanile (‌); il Palazzo Ducale sui suoi pilastri. Tutte le tecniche, tutti i materiali. Ma ciascuno dei costruttori che si sono succeduti ebbe fede nella propria avventura. Le Corbusier
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Fondaco dei Tedeschi Rem Koolhaas
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l restauro di OMA del Fondaco dei Tedeschi
uno scavo attraverso la massa esistente, liberando
del XVI secolo a Venezia è completo. Com-
nuove prospettive e svelando ai suoi visitatori la vera
missionato dalla famiglia Benetton nel 2009
sostanza dell’edificio, come un accumulo di auten-
per trasformare l’edificio di 9.000 mq in un
ticità.
grande magazzino.
Il progetto - composto sia da architettura che da pro-
OMA ha terminato il suo lavoro e trasferito l’edificio
grammazione - apre la piazza del cortile ai pedoni,
a DFS per il loro allestimento al dettaglio.
mantenendo il suo ruolo storico di “campo” urbano
Costruito per la prima volta nel 1228 e situato ai
coperto. Il nuovo tetto è stato creato dalla ristrut-
piedi del Ponte di Rialto di fronte al mercato del
turazione dell’attuale padiglione del 19 ° secolo, in
pesce, il Fondaco dei Tedeschi è uno degli edifici più
piedi su un nuovo pavimento in acciaio e vetro che
grandi e riconoscibili di Venezia. Fu utilizzato come
si libra sopra il cortile centrale, e dall’aggiunta di una
stazione commerciale per i commercianti tedeschi,
grande terrazza in legno con una vista spettacolare
una dogana sotto Napoleone e un ufficio postale sot-
sulla città. Il tetto, insieme al cortile sottostante,
to Mussolini. Raffigurato da Canaletto e altri mae-
diventerà un luogo pubblico, aperto alla città e ac-
stri e fotografato innumerevoli volte come lo sfondo
cessibile in ogni momento.
impressionante ma anonimo del ponte di Rialto, il
Nuovi ingressi all’edificio sono creati da Campo San
Fondaco si erge testimone muto dell’era mercantile
Bartolomeo e Rialto; gli ingressi esistenti nel corti-
veneziana, il suo ruolo diminuì con il progressivo
le, usati dai locali come scorciatoia, sono stati man-
spopolamento di Venezia.
tenuti; sono state aggiunte scale mobili per creare
Due volte distrutto da un incendio e ricostruito (nel-
un nuovo percorso pubblico attraverso l’edificio;
la sua forma attuale nel 1506), manipolato nel 18 °
le stanze sono consolidate in modo da rispettare le
secolo, e quindi soggetto a una serie di interventi
sequenze originali; elementi storici cruciali come
architettonici radicali nel 20 ° secolo per ospitare
le stanze d’angolo rimangono intatti. Alcuni aspetti
l’ufficio postale centrale sotto il regime fascista, il
dell’edificio, perduti per secoli, sono stati resuscita-
Fondaco incarna tranquillamente La brutalità seg-
ti: le pareti delle gallerie torneranno ad essere una
reta di Venezia. Quasi interamente ricostruito con la
superficie per affreschi, riapparendo in forma con-
moderna tecnologia del calcestruzzo negli anni ‘30,
temporanea.
il Fondaco è un palinsesto storico di sostanza mod-
Il Fondaco dei Tedeschi aprirà le sue potenzialità
erna, la sua conservazione abbraccia cinque secoli di
come destinazione principale e punto di osservazi-
tecniche costruttive. Indipendentemente dalla storia
one sia per i turisti che per i veneziani; un grande
dei suoi adattamenti (torri rimosse, cortile coperto
magazzino urbano contemporaneo che mette in
da vetri, finestre aggiunte, struttura ricostruita ...) e
scena una vasta gamma di attività, dallo shopping
dall’obiettiva mancanza di autenticità della sua strut-
agli eventi culturali, alle riunioni sociali e alla vita
tura, il suo status giuridico di “monumento” (con-
di tutti i giorni. Il rinnovamento di OMA, sottile e
cesso nel 1987) vietava quasi ogni modificare.
ambizioso, continua la tradizione di vitalità e adat-
Lo schema di rinnovamento di OMA si basa su un
tamento del Fondaco, la sua conservazione è ancora
numero finito di interventi strategici e dispositivi di
un altro capitolo della storia illustre e multi-strato
distribuzione verticale che supportano il nuovo
dell’edificio. Evita ricostruzioni nostalgiche del pas-
programma e definiscono una sequenza di spazi e
sato e demistifica l’immagine “sacra” di un edificio
percorsi pubblici. Ogni intervento è concepito come
storico.
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Fondazione Querini Stampalia Carlo Scarpa, Mario Botta Novecento, architettura e città
L
’intervento di Carlo Scarpa alla Quer-
A sinistra dell’atrio si accede alla sala dove insisto-
ini Stampalia ebbe inizio alla fine deg-
no le porte d’acqua; qui il passaggio viene arretrato
li anni Quaranta, ma si concretizzò nel
e innalzato rispetto alla quota originaria, per con-
1959 quando l’allora direttore Giuseppe
sentire alla marea di penetrare senza sommergere il
Mazzariol richiese I ‘intervento dell’architetto per la
pavimento.
sistemazione del piano terra e del giardino del
La sala per le conferenze sono divise da questo
Palazzo.
spazio attraverso una vetrata a tutta altezza. In orig-
La biblioteca, al primo piano, necessitava di un ade-
ine il soffitto era a stucco verde e viola, mentre il
guato ingresso, di uno spazio fruibile all’esterno, di
pavimento a fasce di pietra alternata a cemento
una sala conferenze e di uno spazio espositivo; era
prosegue ancora oggi verso il giardino interno.
evidente la necessita di risolvere il problema dell’all-
II rivestimento delle pareti è dato da lastre di traver-
agamento costante del piano terreno.
tino appoggiate su staffe, per permettere di attaccare
Il primo intervento riguardò lo spostamento dell’ac-
le opere d’arte, e alternate a fasce verticali illuminate
cesso da una calle laterale al fronte principale, af-
e orizzontali in ottone. Il giardino è caratterizzato da
facciato su un rio e su un piccolo campiello, con la
un tratto erboso sopraelevato e delimitato in parte
costruzione di un nuovo ponte di ferro, ottone e leg-
da una piccola canaletta che parte da un labirinto
no di teak. Questa struttura poggia a lato delle due
in alabastro, prosegue lungo condutture in cemento
porte d’acqua che vennero mantenute chiuse da due
e finisce al di sotto di una vana da pozzo. Interven-
cancellate in metallo.
ti successivi furono realizzati ad opera ai Valeriano
Il pavimento del piano terra venne rialzato e le pare-
Pastor e Mario Botta.
ti rivestite di materiali diversi attraverso delle staffe che consentivano l’aerazione dei muri portanti.
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Condominio Cicogna Ignazio Gardella Novecento, architettura e città
S
ituato su di un lotto d’angolo tra la Fonda-
ani percepiti.
menta delle Zattere e la Calle del Zucaro,
L’ultimo livello è arretrato rispetto alla linea di fac-
il fabbricato si sviluppa per sei piani nella
ciata. La struttura è disposta secondo spine perpen-
parte centrale e per quattro nel corpo dove
dicolari alle facciate, rendendo possibili sequenze di
si trova l’ingresso, che tenta di raccordarsi all’altezza
finestre continue sul prospetto.
della chiesa.
L’edificio ospita quattro appartamenti per pia-
La questione delle altezze sembra molto importante
no mentre al pianterreno sono collocati i locali di
nella composizione che vede nel progetto due scelte
servizio. Lo zoccolo è costituito da lastre di Bian-
decisive: attaccare alla gronda del fabbricato basso
cone di Vicenza come anche i parapetti dei balconi,
il balcone, come a proseguirne l’altezza, e porre un
le cornici delle finestre e la cornice della gronda.
parapetto lungo tutto il penultim piano, come fosse
Tutti i fronti sono intonacati con coccio pesto.
un grande cornicione, abbassando il numero dei pi19
Santa Maria Gloriosa dei Frari
L
a basilica, a croce latina, è un classico es-
il transetto, mentre le navate laterali sono divise dal-
empio dello stile gotico, che potremmo
la centrale da sei coppie di grossi piloni coronati da
definire «francescano» perché, evitando
capitelli, a due ordini con foglie a uncino, sui quali si
lo sfarzo di guglie, pinnacoli ed archi ram-
impostano le volte a crociera cordonata.
panti, sottolinea l’armonia, la bellezza e la semplic-
La quinta coppia, all’ingresso del coro, è a piloni
ità delle linee. Sconosciuto è il nome dell’architetto
trilobati. Nell’abside centrale, ai piloni circolari si
anche perché, nel 1369, molti documenti preziosi
sostituiscono degli eleganti pilastri polistili. L’im-
ed antichi bruciarono nel furioso incendio che dis-
pressione di altezza è attenuata dal doppio ordine
trusse gran parte del convento ed intaccò parte della
di “catene” rivestite di legno, mentre la spaziosità è
chiesa.
delimitata dalla presenza dell’artistico coro posto al
La grandiosa facciata della basilica è tripartita da
centro della chiesa.
pilastri ridotti a semplici lesene di tardo stile goti-
Di stile romanico, il campanile, raggiunge i 70 metri
co. Nella parte centrale sopra il portale alla sommità
ed è il più alto di Venezia dopo quello di S. Marco.
dell’arco ogivale, s’appoggia il Cristo risorto di Ales-
Dalla sommità si gode uno spettacolo raro di tutta la
sandro Vittoria (1581), mentre, a sinistra, s’innalza
città e delle isole della Laguna. Fu iniziato dal vene-
la Vergine col Bimbo e, a destra, S. Francesco, statue
ziano Jacopo Celega (1361) e terminato dal figlio
di Bartolomeo Bon (poco dopo il 1430). Nella lu-
Pier Paolo nel 1396. L’interno è a due canne, legate
netta è quasi illeggibile l’affresco di Gaetano Zom-
da una rampa che serviva a portare in alto il materi-
pini (sec. XVIII) che rappresenta l’Immacolata tra
ale per la costruzione; sono come due campanili uno
gli angeli. In corrispondenza delle navate, si aprono
dentro l’altro, alleggerito, quello di dentro, da grandi
tre rosoni circolari in pietra bianca d’Istria. Quello
finestre a tutto sesto, mentre piccole monofore las-
di sinistra, bianco, reca nella cornice scolpita il le-
ciano penetrare all’interno una tenue luce.
one di Venezia e il giglio di Firenze per indicare la
È tutto in cotto, eccetto le pietre bianche che divido-
cappella interna dei Fiorentini; quello di destra, un
no i tre ordini, le colonne, gli archi della cella cam-
po’ più piccolo e bicromo, reca scolpita la figura di
panaria e le colonnine della loggia sovrastante. Nel
S. Antonio, segnalando che all’interno c’è la cappella
1490 fu danneggiato da un fulmine e modificato nel-
omonima.
la cuspide terminale ancora presente: al posto della
Dodici poderose colonne, simbolo degli apostoli,
piramide di piombo, simile a quella del campanile
sostengono il “cielo” della basilica, formato da travi,
di S. Marco, venne costruito l’attuale coronamento a
costoloni, chiavi di volta con figure, vele ed ogive,
tamburo poligonale.
che s’intrecciano, si superano e si rincorrono armonicamente. La chiesa, a forma di croce latina, ha tre navate con transetto. Le sei cappelle absidali, a pianta poligonale, si estendono su tutto
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Gallerie dell’Accademia Carlo Scarpa, Tobia Scarpa Novecento, architettura e città
L
’intervento di Carlo Scarpa alle Gallerie
La necessità di ottenere una maggiore superficie es-
dell’Accademia si protrasse per quattordi-
positiva e la semplicità della scelta dei materiali han-
ci anni in diverse fasi. L’architetto venne
no costituito le linee guida dell’intervento.
chiamato già prima della fine della Sec-
Vennero costruiti i quattro nuovi lucernari all’inter-
onda Guerra mondiale per realizzare un nuovo ed-
no dell’annessa chiesa della Carità, foderati all’inter-
ificio per le opere del Museo. La mancanza di fon-
no in iuta per distribuire la luce naturale.
di costrinse a limitare Il’intervento ad un restauro
Dal 1950 il restauro coinvolse i serramenti e i sup-
delle sale allestite nel primi del Novecento. I locali
porti espositivi; dal 1952 Scarpa si concentrò sull’ac-
vennero ridipinti, vennero ricostruiti i pavimenti in
cesso alle gallerie.
terrazzo, sostituiti gli infissi con dei nuovi in ferro e legno, e venne studiata la collocazione delle opere.
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Collezione Peggy Guggenheim
superato il proprio per grandezza e magnificenza. Non è neppure noto come il nome del palazzo sia giunto ad associarsi ai leoni. Sebbene si narri che nel giardino veniva una volta tenuto un leone, è più probabile che il nome derivi dalle teste di leone in pietra d’Istria che decorano la facciata al livello dell’acqua. Alla fine del 1948 Peggy Guggenheim acquista Palazzo Venier dagli eredi della viscontessa Castlerosse. Vi dimorerà per i successivi trent’anni. A partire dal 1951, e fino al 1979, anno della sua morte, Peggy Guggenheim apre il palazzo e la collezione al pubblico. Nel 1980 apre la Collezione Peggy Guggenheim sotto la gestione della Fondazione Solomon R. Guggenheim, cui Peggy Guggenheim aveva donato sia il palazzo che la collezione. La lunga e bassa facciata in pietra d’Istria di Palazzo Venier dei Leoni, le cui linee sono ammorbidite
P
dagli alberi del suo giardino interno, forma una piacevole cesura nella marcia solenne dei palazzi che alazzo Venier dei Leoni è un edificio in-
si affacciano sul Canal Grande dall’Accademia alla
compiuto, noto come il palazzo non fini-
Basilica della Salute.
to, iniziato nel 1748 su progetto dell’ar-
Il museo espone la collezione personale di Peggy
chitetto Lorenzo Boschetti, il cui unico
Guggenheim, che comprende capolavori del Cub-
altro edificio a Venezia è la chiesa di San Barnaba.
ismo, Futurismo, Pittura Metafisica, Astrattismo
La magnifica facciata classica avrebbe fatto da con-
europeo, scultura d’avanguardia, Surrealismo ed
trappeso all’opposto Palazzo Corner, con triplici ar-
Espressionismo Astratto americano, di alcuni dei
cate che a partire dal pian terreno avrebbero strut-
più grandi artisti del XX secolo. Il museo espone
turato i piani nobili superiori. Non si conoscono le
inoltre sia opere donate alla Fondazione Solomon
precise circostanze che portarono il palazzo a rima-
R. Guggenheim, per la sua sede veneziana, dopo la
nere incompiuto.
morte di Peggy, che prestiti a lungo termine da parte
Probabilmente i soldi a un certo momento vennero a
di collezioni private.
mancare, oppure, come si narra, la potente famiglia
Nell’ottobre 2012 ottanta opere di arte italiana, eu-
Corner, che viveva nel palazzo di fronte, si oppose
ropea e americana del secondo dopoguerra sono en-
alla costruzione di un edificio che avrebbe
trate a far parte delle collezioni della sede veneziana della Fondazione Solomon R. Guggenheim.
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Scala del Bovolo (Contarini) La Scala a chiocciola più imponente e pregevole di Venezia
N
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ella sua lunga esistenza il Palazzo, le
rettangolare.
cui vicende attraversano cinque sec-
Sia all’interno, che all’esterno del fabbricato, sono
oli di storia veneziana, ha conosciuto
ancora rilevabili i caratteri gotici più antichi: sulla
diversi proprietari. Molti sono stati
facciata rivolta verso San Marco si conservano lacer-
gli inquilini che hanno vissuto, non sempre nel lus-
ti di una ricca decorazione con motivi floreali e bril-
so, negli ambienti di questa “casa fontego” di eviden-
lanti colori, a cui successivamente la monumentale
te gusto tardo-gotico.
scala si è venuta ad accostare.
Verso la fine del Quattrocento il Palazzo si arric-
La facciata principale sul rio di San Luca conserva
chisce di una “bizzarra e leggiadra” scala a chioccio-
quasi integralmente la sua originale sembianza tar-
la (in veneziano “bovolo”, da qui l’appellativo) voluta
do-gotica.
da Pietro Contarini, rampollo appartenente alla po-
Testimonianza diretta e sicura della cronologia, è la
tente famiglia Contarini del ramo di San Paternian
presenza della scala nella pianta prospettica di Jaco-
che nel Trecento si era potuta fregiare dell’alto onore
po de Barbari: prova che i lavori di ristrutturazione
di aver dato un doge, Andrea Contarini, alla Sereni-
si erano svolti piuttosto velocemente e che nell’anno
ssima Repubblica. Ed è proprio nel xiv secolo che si
1500 si erano ormai conclusi.
collocherebbe la costruzione originaria dell’edificio.
Nel secolo scorso il Palazzo venne adibito ad affit-
L’importanza del Palazzo, che non ha alcun affaccio
tanze da Arnaux Marseille, detto “il Maltese”, che vi
sul Canal Grande, è ascrivibile alla posizione privi-
aveva aperto una locanda (la “Locanda della Scala”),
legiata che occupa nel tessuto urbano: esso infatti è
da cui il nome, tuttora mantenuto, della calle che
equidistante da Rialto, cuore economico, e da San
porta al campiello del palazzo, “battezzata”, per l’ap-
Marco, cuore politico di Venezia.
punto, calle delle Locande.
Approfonditi studi stilistici sono concordi nell’at-
Voce popolare suggerisce che il Marseille, person-
tribuire il progetto della Scala del Bovolo a un ar-
aggio avventuroso e singolare, sia stato l’ispiratore
tigiano locale individuato nel veneziano Giovanni
di Corto Maltese, il celebre protagonista dei fumetti
Candi e agli stessi anni si possono datare anche i
di Hugo Pratt (1927-1995). Un ospite della locanda,
lavori di trasformazione che interessarono il cortile
l’astronomo tedesco Tempel, conducendo le sue os-
interno con l’apertura di logge.
servazioni col telescopio sulla cima della torre – la
Questo insieme di interventi sono la testimonian-
“terrazza”, conosciuta anche con il nome del “Bel-
za del lento diffondersi in Laguna di un più spic-
vedere”– scoprì la cometa C/1859 e la nebulosa di
cato gusto rinascimentale, “innestato” in città per il
Merope delle Pleiadi.
tramite di artisti e maestranze toscane approdate a
Nel 1849, anno a cui risale il lascito testamentario
Venezia. La sequenza di logge sovrapposte risolve
di Domenico Emery, la proprietà viene vincolata
l’elemento di raccordo fra la torre e l’adiacente pala-
alla Fraterna dei poveri di San Luca, che assiste-
zzo che si sviluppa su quattro piani – oltre al piano
va i bisognosi della parrocchia. Da quel momento
terreno – ed è il risultato della fusione di due corpi
la storia dell’edificio si lega strettamente a quella
edilizi: un blocco trapezoidale costruito attorno a
dell’assistenza veneziana, che vede oggi l’I.R.E. come
una corte centrale (il nucleo
proprietario e utilizzatore dell’immobile, insieme al
più antico), cui venne aggregato un corpo a pianta
Comune di Venezia.
25
Basilica del Santissimo Redentore Andrea Palladio
26
C
ostruita nel XVI sec. per celebrare la
La chiesa è originariamente destinata ai Padri
liberazione della città da una terribile
Cappuccini, che ne determinano sia l’impianto
pestilenza, è uno dei maggiori esempi
planimetrico secondo il modello dei Francescani
di architettura sacra palladiana. L’in-
osservanti (di cui i Cappuccini costituiscono una
terno, semplice ma imponente, è a croce latina. Vi
filiazione) sia la scelta di rifuggire l’uso di marmi
si possono ammirare opere di Jacopo Tintoretto, A.
e di materiali pregiati, preferendo mattoni e cotto
Vivarini, Paolo Veronese.
anche per la realizzazione dei bellissimi capitelli
Nell’estate del 1575 scoppia a Venezia una terrib-
all’interno della chiesa. Nel rispetto della griglia
ile epidemia di peste che in due anni provocherà
funzionale dei Cappuccini, per la definizione della
50.000 morti, quasi un veneziano su tre. Nel
planimetria Palladio riflette a fondo sulle strutture
settembre del 1576, quando il male sembra invin-
termali antiche (in un rilievo delle terme di Agrippa
cibile dagli sforzi umani, il Senato chiede l’aiuto
è possibile ritrovare molti degli elementi che car-
divino facendo voto di realizzare una nuova chiesa
atterizzano la pianta) come fonte delle sequenze di
intitolata al Redentore. Scegliendo rapidamente fra
spazi che si susseguono armonicamente una dopo
diverse opzioni circa forma, localizzazione e pro-
l’altra. La pianta deriva infatti dall’armonica com-
gettista cui affidare la costruzione, nel maggio del
posizione di quattro cellule spaziali perfettamente
1577 si pone la prima pietra del progetto palladia-
definite e diverse fra loro: il rettangolo della navata,
no. Il 20 luglio successivo si festeggia la fine della
le cappelle laterali che riprendono la forma a nar-
peste con una processione che raggiunge la chiesa
tece, la cella trifora composta dalle due absidi e dal
attraverso un ponte di barche, dando inizio a una
filtro di colonne curve, il coro. Una volta definite
tradizione che dura ancora oggi, con la tradizionale
con precisione tali figure, Palladio studia soluzioni
Festa del Redentore, tra le festività più sincera-
raffinate per accompagnare il passaggio dell’una
mente sentite dai veneziani. La Festa del Redentore
dentro l’altra, ricercando un’armonica fusione del
cade la terza domenica del mese di luglio, gior-
tutto. La facciata del Redentore costituisce l’esito
nata in cui si svolgono le sante messe, la funzione
più maturo delle riflessioni palladiane sui fronti di
solenne presieduta dal Patriarca e la processione
chiesa a ordini intersecati, a partire da San Fran-
religiosa.
cesco della Vigna. Questo genere di facciate prende
La notte del sabato che precede la festa ha luogo un
origine da riflessioni sulla vitruviana Basilica di
fantasmagorico spettacolo pirotecnico che attrae
Fano sin da Bramante all’inizio del secolo.
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Ca’ d’Oro
L
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a Ca’ d’Oro è un’antica residenza nobile
aumentate notevolmente dopo questa donazione.
del 15° secolo. Giovanni e Bartolomeo
La Ca’ d’Oro è un edificio noto a Venezia, si trova
Bon costruirono questo edificio nel 1442
nel quartiere di Cannaregio che si affaccia sul Canal
commissionati dal Procuratore di San
Grande. Il suo nome deriva dal fatto che in origine
Marco Marino Contarini. Questo splendido palazzo
alcune parti della facciata erano ricoperte con fini-
veneziano è un buon esempio del cambiamento del-
ture in oro, facendo parte di una complessa policro-
lo stile da gotico a rinascimentale. I trafori in mar-
mia che purtroppo si è persa nel corso del tempo.
mo del primo e secondo piano e i parapetti delle fin-
Tuttavia, questo edificio è considerato uno dei mi-
estre e balconi, mostrano chiaramente gli elementi
gliori esempi del gotico veneziano.
del tardo gotico, mentre il colonnato rivolto verso il
Attualmente la Ca’ d’Oro, dopo un accurato restauro,
canale e piccole finestre quadrate sulla parte destra,
è stata trasformata in un museo e ospita una prezio-
permettono di vedere le forme rinascimentali.
sa collezione d’arte appartenente al barone Giorgio
Le cornici e le merlature, con le loro forme aggra-
Franchetti.
ziate e delicate, seguono il gusto locale veneziano
In questa dimora in stile gotico veneziano si posso-
e sono state successivamente imitate. Il palazzo è
no ammirare dipinti della scuola veneta, come il fa-
incompleto, manca l’ala sinistra e questo produce
moso San Sebastiano di Mantegna, alcune opere del-
qualche asimmetria della facciata. L’edificio è stato
la scuola toscana e di quella fiamminga, meravigliosi
acquistato anni più tardi, nel 1894, dal barone Gior-
bronzetti e sculture rinascimentali. La Ca’ Duodo,
gio Franchetti, che nel 1916 lo donò allo Stato italia-
annessa alla Ca’ d’Oro, ospita una notevole raccolta
no. Le collezioni d’arte del palazzo sono
di ceramiche rinvenute nella laguna di Venezia.
Portale dei Tolentini Carlo Scarpa
I
l progetto complessivo della chiesa e del con-
l’immobile e avviò alcuni lavori (ad opera del gen
vento si deve a Vincenzo Scamozzi, che lavorò
io civile).
per i committenti padri Teatini fino al 1599;
Le opere di ristrutturazione dell’intero complesso
il complesso fu poi portato a termine (1602)
si svolsero tra il 1960 e il 1965, con il progetto e la
dagli stessi Teatini.
direzione dei lavori dell’architetto Daniele Calabi e
Il convento è tipologicamente riconoscibile dagli el-
dell’ingegnere Mario Bacci.
ementi che lo compongono: chiostro con porticato
Nel 1985 l’area dell’ingresso, acquisita per cessione
su pilastri, celle su tre lati del primo piano, refettorio
gratuita nel 1979, fu trasformata, su un progetto di
posto al margine del chiostro.
massima di Carlo Scarpa, con la direzione dei la-
Il secondo piano ha spazi di più ampio respiro e
vori dell’architetto Sergio Los e il calcolo strutturale
un raro esempio di percorso aereo cinquecentesco,
dell’ingegnere Carlo Maschietto.
forse ideato dallo Scamozzi.
Il consiglio di Facoltà incarica Sergio Los nel 1983
Il convento fu chiuso per leggi napoleoniche nel
di realizzare il progetto di Scarpa per l’entrata IUAV,
1810, e da allora conobbe svariati usi: caserma per
al quale avevo già lavorato durante la collaborazione
tutto l’Ottocento, distretto militare dopo la prima
con Carlo Scarpa negli anni 1964 - 1971.
guerra mondiale, contenitore ad uso del conte Volpi
Attraverso una sistematica ricostruzione filologica
durante il periodo fascista.
degli studi e dei disegni che Scarpa aveva sviluppato
Nel 1952 alloggiò gli alluvionati del Polesine.
nei dieci anni dal 1966 al 1976, Los ha potuto predis-
Nel 1958 il demanio dello stato, proprietario dell’ex
porre il progetto esecutivo e fare la direzione lavori.
convento, mise a disposizione dello Iuav 29
Progetto di edilizia popolare in Giudecca Alvaro Siza, Aldo Rossi, Carlo Aymonino 1983 - in corso
I
l progetto di rigenerazione urbana di Cam-
All’esterno ha linee semplici, un’altezza di tre piani
po di Marte risale al 1983 a Venezia, quando
al piano terra senza sporgenze ma caratterizzata solo
IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) de-
da semplici finestre in tipico stile veneziano e da un
cide con il comune di avviare un processo di
balcone ruotato di 90 °.
miglioramento urbano e architettonico, prevedendo
All’interno, quattro scale, ognuna con ascensore,
la formulazione di un progetto di edilizia popolare
garantiscono l’accesso a 32 appartamenti di diverse
nella parte orientale della Giudecca. Il concorso in-
dimensioni.
ternazionale è stato vinto dal progetto urbano di Al-
Una cura speciale è stata dedicata ai dettagli materi-
varo Siza, scegliendo Aymonino, Rossi, Moneo e lui
ali e funzionali: ci sono pavimenti in legno, finiture
stesso la progettazione di singoli edifici.
di qualità, riscaldamento e trucchi per l’usabilità
Il primo passo del processo furono gli edifici
delle persone con disabilità in tutte le stanze.
Aymonino e Rossi.
La realizzazione di questa prima parte dovrebbe
Quello di Aymonino è a forma di H, ha 4 piani ed
seguire la seconda, che includerà altri 19 alloggi:
è accessibile tramite due ingressi, due scale e due
l’interesse per la prosecuzione di questo lavoro è
ascensori: comprende diversi tipi di alloggio, tutti
confermato anche dalla decisione di ospitare il Padi-
con un magazzino a disposizione. La copertura tra-
glione portoghese (a cura di Nuno Grande e Rober-
sparente a forma di piramide consente di illuminare
to Cremascoli) alla 5 ° Esposizione Internazionale
gli spazi di servizio (corridoi, scale) e garantisce un
di Architettura de “La Biennale di Venezia”, proprio
passaggio semi-pubblico coperto all’esterno.
all’interno del cantiere del progetto Siza, nella sper-
L’edificio Aldo Rossi si conforma a forma di U roves-
anza di ribadire la necessità del completamento della
ciata - osservando le facciate - con 4 piani e un piano
riqualificazione urbana.
sottotetto, come al solito nelle architetture abitative di Rossi: la copertura dei due edifici è a volta, realizzata con lastre metalliche curve. Le terrazze praticabili mettono in collegamento due edifici, che caratterizzano le forme dell’organismo architettonico. All’interno, gli appartamenti sono suddivisi in 45, 66 e 95 m², di cui due attrezzati per disabili: l’attenzione speciale per le persone a mobilità ridotta è sottolineata dall’adattabilità di ogni spazio. Il terzo intervento, appena in parte realizzato, è realizzato dall’architetto portoghese Siza: l’edificio in marmo bianco collega la sua forma agli interventi degli architetti italiani e stabilisce con loro un rapporto di quartiere formale e dimensionale.
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Giardini della Biennale Sestriere Castello
S
ede tradizionale delle Esposizioni d’Arte della Biennale fin dalla prima edizione nel 1895, i Giardini sorgono verso il margine orientale di Venezia e furono realizzati da
Napoleone, agli inizi dell’Ottocento. Fu il successo ottenuto dalle prime edizioni della Biennale (oltre 200.000 visitatori nel 1895, oltre 300.000 nel 1899) a dare il via nel 1907 alla costruzione dei padiglioni stranieri, che si aggiunsero al già edificato Padiglione Centrale. I Giardini ospitano oggi 29 padiglioni di paesi stranieri, alcuni di questi ideati e realizzati da celebri architetti, ad esempio il padiglione dell’Austria di Josef Hoffmann, il padiglione dell’Olanda di Gerrit Thomas Rietveld o il padiglione della Finlandia, un prefabbricato a pianta trapezoidale progettato da Alvar Aalto.
Padiglione Italia Giardini della Biennale, Castello, Venezia Guido Cirili, 1914; Duilio Torres, 1932 ll primo intervento sul prospetto del Padiglione Pro Arte risale al 1914 con la sostituzione dei propilei costruiti alla fine del secolo precedente da Marius De Maria. La nuova facciata presenta due torrette laterali, che verranno poi demolite nel 1928, e un fronte leggermente curvo caratterizzato da decorazioni geometriche attorno al portale d’ingresso e sul cornicione dell’attico. Il linguaggio è moderno e con evidenti rimandi allo stile secessionista. La cupola della grande sala principale venne ridisegnata a cassettoni da Gio Ponti nel 1928, anno in cui venne modificata anche la complessa planimetria interna. Nel 1932 l’edificio divenne Padiglione Italia e, in questa occasione, si provvide all’ennesima ricostruzione, aggiungendo quattro colonne e un sottile attico che filtrano la curvatura del prospetto e lo trasformano in una sorta di portale. Negli anni successivi furono redatti molti progetti di ricostruzione ma senza arrivare mai ad uno definitivo; si realizzarono solo piccoli interventi, come il giardino di Carlo Scarpa, per ovviare alla densità dell’intero complesso.
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Sistemazione del Monumento La Partigiana V.le dei Giardini Pubblici, Castello, Venezia Carlo Scarpa e Augusto Murer, 1968 Carlo Scarpa venne chiamato a progettare la collocazione della Scultura della Partigiana, opera di Augusto Murer del 1964, dopo la distruzione del precedente monumento in seguito ad un attentato. Scarpa realizza una piccola darsena composta da una serie di pilastri di cemento a sezione quadrata con testate in pietra d’lstria che emergono dall’acqua a diverse altezze; al centro di questa struttura colloca una piattaforma galleggiante in cemento con rivestimento in rame su cui poggia la scultura di Murer. Prima che fosse rimosso il galleggiante a causa del suo malfunzionamento, la piattaforma si spostava seguendo i movimenti delle maree.
Padiglione dell’Olanda Giardini della Biennale, Castello, Venezia Gerrit Thomas Rietveld, 1953-1955 ll padiglione olandese si trova di fronte al padiglione centrale e venne ricostruito nel 1953 in sostituzione di quello svedese costruito nel 1912. L’edificio ha pianta quadrata ed è caratterizzato da un’organizzazione spaziale interna suddivisa da pochi setti murari e da un percorso espositivo continuo. Le diverse altezze dei volumi che formano l’edificio consentono un’illuminazione naturale attraverso lucernari verticali schermati da brisesoleil che diffondono la luce.
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ll padiglione dei Paesi Nordici Giardini della Biennale, Castello, Venezia AA. VV. L’edificio ha una superficie espositiva di 400 mq libera da appoggi interni ma racchiusa da due pareti continue e cieche. Si distingue per la particolare copertura costituita da due ordini di travi in cemento armato disposte ortogonalmente; la tamponatura é costituita da pannelli di laminato plastico e fibra di vetro agganciati all’ordine superiore. La fitta trama di putrelle si interrompe soltanto in corrispondenza delle preesistenze arboree ma tenute nel progetto.
Padiglione del Libro Giardini della Biennale, Castello, Venezia James Stirling, Stirling Wilford Associates, 19891991 Dopo che il padiglione del libro d’arte progettato da Carlo Scarpa venne distrutto da un incendio, furono allestiti dei prefabbricati per alcuni anni fino al 1989, quando si decise di provvedere alla realizzazione di un nuovo padiglione stabile. L’edificio è costituito da un piccolo ingresso sovrastato da un locale tecnico e da un’unica lunga sala a tutt’altezza dalla pianta rettangolare con una lunghezza di 30 m, e si conclude con una parete curva. La struttura è in metallo con un setto esterno in calcestruzzo fino ad un metro d’altezza, che lascia spazio poi ad una grande vetrata. La copertura sporgente a falde, che si conclude con un lungo lucernario esteso per tutta la lunghezza, è retta da capriate in metallo ed è esternamente rivestita da lastre di rame, mentre l’interno ha una finitura in tavole di sequoia. In generale la forma del padiglione, anche per la presenza di un camino cilindrico sopra all’ingresso, ricorda quella di un battello.
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Padiglione della Finlandia (ora Islanda) Giardini della Biennale, Castello, Venezia Alvar Aalto, 1955-1956 Il piccolo padiglione smontabile venne creato come soluzione temporanea per la Finlandia prima che venisse realizzato il Padiglione dei Paesi Nordici. ll progetto di Alvar Aalto venne donato all’Accademia Finlandese delle Arti nel 1955. L’edificio ha pianta trapezoidale con copertura sorretta da capriate con la parte centrale ribassata avente la funzione di riflettere la luce dei lucernari. All’angolo opposto all’ingresso, dove si trova l’accesso secondario, è collocato un patio racchiuso dai vertici di due delle tre grandi strutture triangolari in legno capovolte che caratterizzano i lati del padiglione. I colori del padiglione erano originariamente il blu e il bianco nazionali.
Padiglione del Venezuela Giardini della Biennale, Castello, Venezia Carlo Scarpa, 1953-1954; 1956 ll padiglione del Venezuela si suddivide in tre spazi distinti. Dal patio di ingresso, lungo 21,80 m con struttura in ferro e rivestimento in legno, si accede al primo ambiente, detto Sala dei disegni, coperto da una soletta cava in cemento armato con decorazioni a rilievo a righe sostenuta da sei pilastri in acciaio. La stanza è chiusa verso la laguna da un pannello fisso e può essere isolata dal patio d’ingresso attraverso pannelli opachi traforati e un più grande pannello rotante di 6 m con struttura in ferro, rivestito esternamente da asticelle di legno bruciato e spazzolato e all’interno da panforte bianco. Gli altri due spazi hanno impianto simile ma dimensioni diverse, struttura in calcestruzzo a vista esternamente e sono caratterizzate da aperture a nord in cristallo, che girano dalla parete minore sul sortito.
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Giardino delle Sculture Giardini della Biennale, Castello, Venezia Carlo Scarpa, 1951-1952 ll giardino delle sculture venne costruito all’interno del padiglione Italia come parte del tentativo di adeguare l’edificio alle esigenze museografiche in continua evoluzione. A questo scopo vennero demolite alcune sale minori e fu creato uno spazio che fungesse da passaggio e luogo di soste interno al padiglione. Vennero mantenute le pareti perimetrali private dell’intonaco e venne costruita una pensilina in cemento armato con perimetro curvilineo, sorretta da tre pilastri con sezione a mandorla rivestiti di intonaco rosa, conclusi con una sfera di acciaio. La forma dei pilastri consente di ricavare delle vasche per delle fioriere al di so to della pensilina. La pavimentazione è costituita da lastre di calcestruzzo lavato, su due piani, mentre ai lati vennero collocate delle aiuole e una vasca con muretti in malta a vista.
Padiglione del Brasile Giardini della Biennale, Castello, Venezia Amerigo Marchesin, 1956-1957 Il padiglione del Brasile e situato di fronte all’esedra di Del Giudice, al di là del Rio dei Giardini; é formato da due volumi distinti collegati da una galleria aggettante in facciata costituita da una trave a C rovesciata in cemento armato a vista. Il percorso interno si snoda attraverso la galleria che funge da cannocchiale all’esedra, a cui è collegata attraverso un giardino tropicale. Il progetto originario di Enrique Mindlin, Giancarlo Palanti, Wamyr Amaral prevedeva la sostituzione del ponte sul rio con un altro che si fondesse con l’edificio. Questa costruzione, sopraelevata rispetto al giardino, avrebbe consentito una migliore visuale della chiesa di San Pietro di Castello e inoltre avrebbe potuto essere totalmente smontabile e riposizionabile.
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Grazie a Dio sono qui! È il paradiso delle città e una luna sufficiente a far impazzire metà dei salvataggi della terra con i suoi puri lampi di luce sull’acqua grigia di fronte alla finestra; e sono più felice di quanto non sia mai stato in questi cinque anni - davvero felice - felice come probabilmente non sarò mai più nella mia vita. Mi sento fresco e giovane quando il piede poggia su queste strade e i contorni di San Marco mi entusiasmano. Grazie a Dio sono qui! (John Ruskin) magna aliquam erat volupat.
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FABIO MONTAGNER
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