Richiami Parma 2020 Fabrizio Da Prato
Con il patrocinio di
Richiami Parma 2020 Fabrizio Da Prato
Dipinti negli spazi delle pubbliche affissioni di Viale Toschi Parma,15-30 Settembre
Testi critici a cura di: Alice Barontini Fotografie: Stefano Tommasi, Giorgia Madiai, Caterina Salvi Video: Carlo Carmazzi, Darim Da Prato (operatore video) Grafica: Caterina Salvi
In collaborazione con: GALLERIA D’ARTE PIETRASANTA
Con il contributo di:
Italia
Richiami Parma 2020 Fabrizio Da Prato
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INDICE Saluto dell’Assessore alla cultura del Comune di Parma
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Richiami di Alice Barontini
pag. 7
Opere
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Appunti di Viaggio
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In Studio
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L’affissione
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Dialogo con Fabrizio Da Prato
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Biografia
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Mostre
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Dopo Pistoia nel 2017 e Palermo nel 2018, il viaggio di Fabrizio Da Prato ha toccato Parma, in questo inimmaginabile 2020 che ha rappresentato, per la nostra città, il primo dei due anni di una Capitale Italiana della Cultura senza ombra di dubbi inedita. Ed il primo pensiero che si presenta alla mente di fronte al progetto di un artista che sceglie di affiggere le sue opere negli spazi normalmente impiegati per gli annunci pubblicitari è che l’operazione di Da Prato abbia avuto a Parma un che di profetico, abbia anticipato la necessità di ripensare gli spazi della cultura, così gravemente colpiti dalla pandemia. Un cortocircuito comunicativo, quello perseguito da “Richiami Parma 2020”, che suona come una nuova forma di interpellazione allo spettatore occasionale, al passante, chiamato ad esercitare la sua capacità di osservazione in luoghi di solito predisposti alla distrazione, al messaggio fulmineo, al consumo dell’immagine. Ho attraversato varie volte, durante questa esposizione, viale Toschi, uno spazio scelto non a caso per questo progetto, uno spazio che unisce la stazione – il luogo di passaggio per eccellenza – al centro della città, approdando al punto in cui l’omonimo istituto d’arte e la sede dell’Accademia Nazionale di Belle Arti si fondono con gli spazi del Complesso Monumentale della Pilotta. Ho incontrato così le opere di Da Prato, ispirate al tema della biodiversità, un tema che ha così fortemente a che fare non solo con una delle più urgenti battaglie culturali di questi anni, ma anche con il tema di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020-21 e cioè il Tempo, che chiede ed aspetta un’attenzione e una cura che lega la dimensione della tradizione con le responsabilità del contemporaneo. Il viaggio, dunque, l’incontro con la natura e con le comunità, con la terra e con il lavoro e poi l’arrivo in città, nello spazio della negoziazione tra tempi sociali diversi che l’arte può provare a tenere insieme, nello spazio di una pubblicità diversa, che torna alla sua forza etimologica e ci sorprende, tutt’a un tratto, richiamandoci, osservandoci. Michele Guerra Assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili del Comune di Parma
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RICHIAMI. Negli ultimi anni Fabrizio Da Prato ha realizzato operazioni artistiche lasciandosi ispirare dai territori, con una chiara predilezione per le città di volta in volta nominate capitali italiane della cultura. Lo ha fatto - in maniera libera e indipendente - prima con Pistoia (2017), poi con Palermo (2018) e ora con Parma (2020). Con il tempo, anzi, questo binomio tra azione artistica e città italiana assurta a simbolo della cultura sta assumendo per lui una progettualità sempre maggiore, al punto che ogni anno l’artista ne segue con curiosità la nomina, interpretandola come una sorta di appuntamento al buio, un’occasione, un pretesto di attualità per ingaggiare un dialogo serrato e stimolante con un nuovo territorio, riflettendo al contempo sul concetto contemporaneo di “cultura” nel nostro Paese. Il leitmotiv che lega le esperienze artistiche finora portate avanti all’interno del progetto “Richiami” è ben collaudato: l’artista realizza in studio una serie di opere pittoriche ispirate a un determinato territorio e le fa affiggere per un arco di tempo prestabilito in alcuni spazi dedicati alle pubbliche affissioni, tutti precedentemente individuati e regolarmente acquistati. Il tempo di gestazione delle opere è molto lungo e spesso costringe l’artista a vedere la sua creatività scontrarsi con alcune sfide tecniche e limitazioni burocratiche, che diventano tema ironico e sotterraneo di certi lavori. Le opere restano così esposte a imprevedibili sollecitazioni esterne (smog, eventi meteorologici, usura del tempo, azioni dei passanti…) per un prefissato periodo di tempo, terminato il quale possono venire oscurate da nuovi manifesti pubblicitari che ristabiliscono lo status quo dell’abituale paesaggio urbano. Vista nel suo insieme, l’operazione risulta molto complessa e articolata, sfuggendo a un’univoca definizione e ponendosi come un concentrato ibrido di arte effimera, azione artistica urbana, esposizione pittorica, installazione site specific, atto performativo collettivo in grado di coinvolgere non solo il personale
addetto alle pubbliche affissioni, gli operatori video, i fotografi chiamati a testimoniare l’azione… Ma anche i passanti che, transitando davanti alle opere, contribuiscono inconsapevolmente alla loro realizzazione, rendendole un organismo dinamico e in continuo divenire. Su questa base comune si innesta il tema di ogni operazione che, a differenza del modus operandi, muta sulla base delle suggestioni suggerite di volta in volta dal territorio con cui l’artista decide di confrontarsi. Se per Pistoia l’attenzione di Da Prato si era concentrata sull’architettura e il concetto di terzo paesaggio e per Palermo era stata invece la multiculturalità il tema portante dell’intera operazione, con Parma i confini tematici si fanno più flebili e sfocati, abbracciando una periferia di sentimenti ed emozioni che connettono il territorio parmense direttamente al vissuto intimo e privato dell’artista. Attraverso svariati viaggi, infatti, Da Prato inizia a ripercorrere fisicamente, temporalmente e mentalmente le stesse strade che da bambino faceva col nonno, quando dalla Garfagnana (dove ancora oggi vive) si dirigeva in Emilia Romagna per comprare prodotti tipici e salutare anziani amici di famiglia che, ormai, non ci sono più. Durante questi viaggi, l’artista cerca di ricucire la frantumazione tra io e noi lavorando su temi come la memoria, il ricordo, la ricerca dell’identità, usando due piani distinti eppure comunicanti: il suo passato e quello, collettivo, di Parma. In un’epoca dominata dalle individualità, il lavoro di “Richiami Parma 2020” si configura così come una sorta di percorso reale e simbolico, la cui aspirazione è quella di riappropriarsi delle radici per creare una sorta di contraltare al senso di sradicamento che domina la società contemporanea. Da Prato, in particolare, resta affascinato dal bacino delle zone periferiche e montane di Parma, in cui trova un terreno proficuo su cui seminare idee, coltivare riflessioni, mettere insieme piccoli frammenti di narrazione attraverso il linguaggio pittorico che, con la sua
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liquidità, si presta a legare elementi, tecniche e tematiche diverse, suggerendo correlazioni, corrispondenze e, appunto, “richiami”. Da Prato, in particolare, concentra la sua attenzione sul mondo dell’agricoltura e dell’allevamento, puntando i riflettori sulle minoranze d’eccellenza, su prodotti spesso sconosciuti alla massa che sono tuttavia tipici del territorio, autoctoni, portatori di cultura locale. Lo fa trasportando nel centro cittadino, in Viale Toschi, le storie raccolte attraverso le strade tortuose dell’Appennino Tosco-Emiliano, rispolverando detti, dialetti, modi di dire appartenenti alla cultura popolare… Mettendo sotto i riflettori saperi e mestieri artigianali da preservare, antiche razze di animali da custodire, varietà vegetali autoctone quasi abbandonate a causa della selezione industriale che privilegia criteri di resa economica, produzione, resistenza e standardizzazione, spesso a discapito della biodiversità. Da questa serie di esperienze scaturiscono lavori suggestivi e onirici, come Pom Salvategh, ispirato all’incontro con la bevanda del “melichino” che risveglia nell’artista celati ricordi legati all’infanzia o Ven D’Pom, una tecnica mista dal sapore dichiaratamente pop. Il possente impianto grafico e cromatico di Tomaca, suggerito dalla forma iconica e dall’estetica stimolante del pomodoro costoluto di Parma, si scontra con la delicatezza e l’evanescenza del dittico Lana e La Pegra ed Cornì, dove l’artista celebra la pecora cornigliese, un’antica razza autoctona parmense a rischio d’estinzione, la cui esistenza viene evocata dalla lana pregiata ma ancora poco valorizzata. Suadente e di impostazione volutamente decorativa è Fen, a dialogo con il più fotografico Fen Mazèngh, che esplora il mondo desueto dei campi lasciati incolti. Raggiungono invece punte di astrazione i due lavori Pit e Pit al, ispirati al piumaggio del tacchino di Parma e Piacenza; qui le umili e inutili ali del tacchino sono state allestite per quindici giorni negli spazi di affissione posti proprio davanti alle monumentali e poderose ali della Vittoria di viale Toschi. Smaccatamente ironico, infine, Pierluigi Gozen da Razza: Pierluigi - un maia-
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le “nero di Parma” - viene proposto dall’artista come la star sulla copertina di un rotocalco patinato, con tanto di titolo in oro dipinto a caratteri Bodoni. In tutta l’installazione, l’effetto ricercato è stato quello di una sorta di cortocircuito percettivo e cognitivo: uno spaesamento nel vedere in centro città una serie di manifesti pubblicitari sostituiti con opere d’arte grafico pittoriche ispirate al mondo agricolo montano, il cui unico fine è quello di esistere e – auspicabilmente - incuriosire, invitare a rallentare, creare dialogo… Un lavoro orgogliosamente local, ironicamente a Km0, che sfrutta il supporto fisico delle pubblicità - quasi sempre portavoce di realtà massificate e globalizzate - per proporre valori antichi da salvaguardare, sollecitando una coscienza critica nel pubblico. Oggi le opere di Da Prato non ci sono più fisicamente e hanno di nuovo ceduto il posto alla pubblicità, mettendo in scena la loro essenza effimera e precaria. Si è trattato di un sacrificio artistico - un dono - immolato sul tempio della strada per stabilire un contatto ampio, non elitario, con le persone che vivono ogni giorno il territorio. Il loro ricordo resta tuttavia intatto nella mente di alcuni passanti, nelle documentazioni fotografiche, nei video, nei post social, in questo stesso catalogo…L’arte diventa così qualcosa che attraversa la vita e perdura non solo nei luoghi convenzionali ad essa deputati ma soprattutto nei mutamenti, anche provvisori, che riesce a generare. Alice Barontini
OPERE
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La Pecora e la Città (pecora Cornigliese). File digitale con cui è stato realizzato il manifesto. 11
Fen Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 12
Fen Mazengh Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 13
Pierluigi Gozen da Razza Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 14
Gozen Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 15
Lana Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 16
La Pegra ed CornĂŹ Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 17
Al Pit Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 18
Pit Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 19
Vèn d’Pom Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 20
Pom Salvategh Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 21
TomĂ ca I Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 22
TomĂ ca II Tecnica mista su carta blueback, cm.140x200 Affissione viale Toschi, Parma 2020 23
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di
appunti
Viaggio
Parma rappresenta un esempio di eccellenza per i suoi prodotti alimentari conosciuti in tutto il mondo. Oggi questo sapere si fa portavoce di un enorme valore economico e disegna il territorio. Parma vista dall’alto degli obbiettivi satellitari è una macchia chiara di forma circolare frastagliata in un mare di rettangoli verdi che si intarsiano tra chiari e scuri. L’antropizzazione del territorio dall’alto presenta una dimensione che è impercettibile dalla visione a dimensione umana. Febbraio 2020 … Parma non è lontana da casa mia, dalla Garfagnana, a nord-est, superato il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano si scende in una terra collinare ricca di paesaggio meraviglioso fino alla pianura....Oggi Parma non è lontana 9 luglio 2020 Ancora in viaggio sull’Appennino Tosco Emiliano per realizzare le mie opere pittoriche al posto della pubblicità a Parma che è la capitale dell’alimentazione. Durante i miei viaggi visito luoghi di cui parlava mio nonno e incontro persone che vivono in maniera industriosa le antiche origini del cibo e della cucina 15 agosto 2020 Durante le mie incursioni lungo l’Appennino tosco emiliano e nei dintorni di Parma sono entrato più volte in contatto con il dialetto. Molti anziani parlano in dialetto, ma anche tanti giovani custodiscono questo antico patrimonio linguistico…Una parlata viva, spontanea, ricca di storie e di suoni evocativi distillati con semplicità a tavola, tra amici, durante una chiacchierata…Il dialetto ha acceso in me connessioni e rianimato richiami sopiti. Con Filippo, per esempio, ci siamo messi a parlare subito del “vén d’ pom” e di come si pronuncia in dialetto… All’istante quel gioco sinuoso di suoni vocali mi ha affascinato. Una volta a casa, nel descrivermi l’esatta fonetica, Filippo mi ha mandato una piccola foto di un vocabolario dialettale. Così, oltre al suono, ho scelto il carattere che userò nel mio lavoro: un bel Bodoni consumato... Che meraviglia. 27 agosto 2020 Di Parma ho visitato soprattutto la zona appenninica: periferica, laterale. Uno degli incontri più sorprendenti è stato con il tacchino di Parma e Piacenza, tacchino del Ducato. Questo animale mi incuriosisce: è affascinante quanto sia meravigliosa la sua bruttezza. Qui, in dialetto, lo chiamano “pit”. 29 agosto 2020 “Transumanza” è un termine che ricorre spesso nei miei ultimi lavori su Parma. Mi piace l’idea di far migrare immagini tipiche delle zone montuose in un contesto urbano. Mi affascina pensare al viaggio che io stesso ho più volte compiuto dalla Garfagnana a Parma come a una sorta di passaggio temporaneo, un cammino culturale in un nuovo territorio. 4 settembre 2020 Ma quanti pomodori esistono? Quante varietà? Durante i miei viaggi ho scoperto il pomodoro Riccio di Parma che, dentro al rosso vivo della polpa, custodisce una storia da raccontare. Carlo Rognoni (1828-1904) fu l’agronomo parmigiano che per primo sperimentò e introdusse nella rotazione agraria la coltura del pomodoro… 7 settembre 2020 Il momento dell’affissione ha sempre qualcosa di magico. Si stabiliscono connessioni, il lavoro assume un valore corale e performativo. Le opere, finalmente, vengono allestite e tutto si rivela. 15 settembre 2020 L’arrivo dell’autunno in Viale Toschi crea un’ambientazione particolarmente suggestiva per le mie opere di “Richiami Parma 2020”. Il tema dell’effimero, infatti, ne esce ulteriormente rafforzato. Per due opere, in particolare, mi sono ispirato alla pecora Cornigliese, una specie originaria dell’Alto Appennino parmense le cui origini risalgono al ‘700: i Borboni, infatti, fecero incrociare le pecore della zona di Parma con altre della Spagna, per ottenere capi in grado di produrre una lana pregiata. Oggi la pecora Cornigliese è a rischio estinzione, “custodita” da pochi allevatori. Gli allevatori devono pagare lo smaltimento della sua lana come rifiuto speciale. 26 settembre 2020 26
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in Studio
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l’Affissione
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Dialogo con Fabrizio Da Prato di Alice Barontini, 23 Agosto 2020
“Richiami Parma 2020” è un’operazione artistica site specific che inserisce l’arte al posto della pubblicità. Per quindici giorni, infatti, quattordici opere d’arte di grandi dimensioni, realizzate con pittura e tecnica mista su carta per manifesti pubblicitari, vengono collocate in spazi per le pubbliche affissioni regolarmente acquistati in Viale Toschi, nel centro di Parma, città nominata “Capitale Italiana della Cultura 2020+21”. I dipinti, precedentemente realizzati in studio e affissi attraverso il lavoro del personale adibito, sono opera di Fabrizio Da Prato, artista molto attivo soprattutto in Toscana, da sempre interessato ad instaurare un dialogo dinamico e concreto con il territorio, utilizzando l’arte come strumento privilegiato di riflessione antropologica e sociale. Ultimamente Da Prato ha lavorato seguendo in maniera autonoma alcune delle Capitali Italiane della Cultura, sostituendo di volta in volta la pubblicità con dipinti veri e propri, realizzati specificamente per l’ambiente selezionato per accoglierli: prima le strade di Pistoia, poi Piazza Tarzanà a Palermo, ora Viale Toschi a Parma. L’aspetto effimero, l’uso di spazi non convenzionali, il valore performativo delle varie operazioni sono le cifre distintive che accomunano le diverse installazioni ma ogni lavoro resta unico e irripetibile, traendo spunto e linfa vitale dalle tematiche che ogni città suggerisce di volta in volta all’artista e arricchendosi del contesto con cui le opere finiscono col dialogare. Per Parma, in particolare, l’artista si è ispirato al tema della biodiversità, realizzando frequenti viaggi lungo l’Appennino Tosco-Emiliano dove ha incontrato razze autoctone custodite da appassionati allevatori, antiche varietà di ortaggi, saperi sull’orlo dell’oblio, dialetti e tradizioni che parlano di un passato prossimo ma sempre più sfocato. Un mondo sommerso, laterale e sottile che per quindici giorni entra nel cuore di Parma, manifestandosi con forza sotto forma d’arte. Fabrizio, cosa rappresenta per te “Richiami Parma 2020”? Se dovessi sintetizzare con due parole sceglierei: “cugini” e “quotidianità”. Cugini perché sono nato e vivo in Garfagnana, la terra Toscana che confina con l’Emilia Romagna. A dividere queste due aree geo-politiche è l’Appennino, una catena geo-grafica da sempre teatro di scambi. Ho sempre viva la sensazione di essere vicino al territorio parmense ma poi, come si varca il crinale, tutto cambia: il paesaggio, il clima, la cultura…“Quotidianità”, invece, perché Parma rappresenta per me quello che in realtà questa città simboleggia un po’ per tutto il resto del mondo, ovvero la vasta produzione di cibo sotto la bandiera tricolore. 38
Per me è quotidianità. Perché negli ultimi anni, per realizzare le tue operazioni artistiche, hai seguito alcune Capitali Italiane della Cultura? Prima Pistoia, poi Palermo, ora Parma… L’opportunità è arrivata per caso, nel 2017, grazie al progetto “Viero per L’arte”. In quell’anno Pistoia era stata nominata “Capitale Italiana della Cultura” e così, essendo toscano, è nata l’idea di proporre per l’occasione una serie di opere d’arte inserite al posto della pubblicità. Si tratta di un tema su cui, in realtà, avevo già lavorato in passato anche se non in maniera così strutturata. Questo esperimento è proseguito poi l’anno seguente, con Palermo. Parma rappresenta la terza esplorazione artistica
delle città nominate “Capitali Italiane della Cultura”. Man mano che il progetto matura con gli anni, mi interessa e mi incuriosisce sempre di più l’idea di osservare dentro le “micro” aree e ampliare la visuale per capire il panorama più ampio, la macro cultura che percorre il nostro sistema paese. Poi, ovviamente, c’è la voglia di esporre le mie opere private a un pubblico che vive la sua quotidianità senza l’aspettativa di trovarsi di fronte a opere d’arte. Questa cosa, in particolare, mi affascina tantissimo: donare bellezza inattesa in un contesto in cui si parla di cultura. Immergermi in quello che diventa per un anno il simbolo della cultura italiana e rielaborarlo secondo le mie percezioni. Cosa significa per te inserire l’arte al posto della pubblicità? Vedere i miei lavori affissi al posto della pubblicità ha indubbiamente una grande potenza. Mi interessa osservarli mentre invertono il flusso prestabilito della comunicazione pubblicitaria. Le pubblicità impattano molto a livello estetico e, in generale, sono inserite senza alcuna cura per il paesaggio circostante, urbano e non. Richiami invece è pensata per dialogare e inserirsi nel contesto in cui è installata. L’’estetica, in questo caso, vuole onorare il concetto. Ho pensato alle mie opere per Parma cercando equilibrio, armonia, decoro. L’idea di mettere dipinti unici e site specific al posto di manifesti pubblicitari mi piace: è un dono che mi va di fare a centinaia di passanti, che possono usufruirne come no. Di questa operazione mi attrae soprattutto l’aspetto effimero. La vivo come un sacrificio, nel senso di offerta, di tributo.
larmente acquistati e l’intera installazione gode del patrocinio del Comune di Parma. Questo, anzi, è un aspetto che tieni sempre a precisare. Esatto. Uno dei molti aspetti su cui voglio riflettere è proprio il rapporto tra cultura e burocrazia. Lo faccio con opere effimere, destinate a scomparire materialmente ma non mentalmente. Qual è il filo rosso che caratterizza il tuo percorso artistico e come l’operazione “Richiami Parma” si innesta su di esso? L’interesse per la strada e per i territori sono un aspetto comune a gran parte dei miei lavori. Poi c’è il fatto del potersi appropriare delle opere nella dimensione del ricordo, della registrazione e della memoria. Questa è una caratteristica di tutte le varianti di Richiami. “Richiami” sta assumendo i connotati di una trilogia: “Richiami Pistoia 2017”, “Richiami Palermo 2018”, “Richiami Parma 2020”. In pillole Pistoia mi ha suggerito una riflessione artistica sul territorio antropizzato, Palermo sulle stratificazioni culturali e Parma sulla biodiversità. Si, l’idea della trilogia si sta consolidando: 3P. In che modo ti sei rapportato a Parma per realizzare le tue opere? Che rapporto hai instaurato con questa città e cosa ti ha colpito di più? Ho viaggiato molto, sia fisicamente sia attraverso l’uso delle mappe digitali. Diciamo che, prima della realizzazione dell’installazione, ho assaporato Parma per un anno intero, pandemia compresa.
Perché hai scelto Viale Toschi per inserire i tuoi lavori? Che tecnica hai usato per le opere di Par- Ho girato molto prima di compiere una scelta, non è stato facile individuare cartelloni strategima? Fondamentalmente mi sono lasciato una gran- camente significativi e disponibili. Viale Toschi è de libertà. Ho mischiato scelte che vanno dal interessante perché si percorre a piedi in 5 minureportage di viaggio alla grafica, dalla fotogra- ti ma pure in auto o con mezzi pubblici ed è una fia alle tecniche di stampa e pittura, dalla grafi- via importante per arrivare in centro dalla stazioca alla stampa a getto di inchiostro laser, dalla ne centrale. Fiancheggia un torrente e su quefotocopia alla serigrafia, passando attraverso sta strada si trovano scuole come l’istituto d’arte la pittura acrilica e l’affissione…Con Richiami (che io stesso ho frequentato a Lucca) e il liceo mischio, contamino, sperimento…Uso diversi artistico. Nei paraggi c’è anche il museo Bodomedia per raccontare storie. Poi, con la fluidità niano, la Galleria Nazionale di Parma, l’ingresso al centro della città attraverso il palazzo della Pidella pittura unisco tutto. lotta. Insomma, una via importante e frequentaL’arte di strada nasce come non autorizza- ta. I cartelloni disponibili installati sono tutti della ta. Le tue opere, invece, vengono inserite dimensione di 2 metri per 140, una dimensione in spazi per le pubbliche affissioni rego- godibile a misura umana. 39
Quanto hai lavorato a questa operazione e in che fasi si è sviluppata? Le prime foto dei sopralluoghi sono datate gennaio 2020; ricordo che era appena morta mia madre e il mio stato d’animo era frantumato. La città, dai primi viaggi, mi è apparsa subito piacevole, molto sobria, molto borghese. La periferia estremamente differente: una folla di capannoni e a tratti nebbia e terra priva di vita arata, percorsa da auto e camion su strade ben protette dal mondo rural/industriale. Lì, in periferia, c’era uno spazio di affissioni che mi interessava tantissimo. Un ambiente surreale, un parcheggione semiabbandonato. Eppure non sono riuscito mai a capire chi amministrava quegli spazi. Così ho ripreso le ricerche e seguendo il torrente Parma sono arrivato in città. Solo a febbraio io e Giorgia Madiai, che mi segue nelle mie follie, abbiamo deciso di contattare gli uffici preposti alle affissioni e, dopo svariati dialoghi, abbiamo avuto accesso alla mappatura delle affissioni pubbliche. Mi sono illuminato nel vedere una mappa con tutte le postazioni tradotte in posizioni geografiche ben distinte. Questa è solo la prima fase, quella della ricerca degli spazi. Una fase comunque fondamentale trattandosi di un lavoro site specific. E la ricerca dei soggetti pittorici? Quella è la fase 2: la scelta dei contenuti. In realtà è sempre stato abbastanza chiaro il tema, a causa della fama di Parma. Ricordo che una delle prime foto scattate nel mese di novembre 2019, nel primo sopralluogo, ritraeva un cartellone dove si leggeva PARMA CAPITALE ALIMENTARE. Da quel cartellone ho iniziato a indagare e progettare.
tazione nelle strutture industriali. Dalla Garfagnana ho osservato la parte finale di strada che porta a Parma Centro, con i capannoni che disegnano un paesaggio occludente e la retrostante campagna che ogni tanto compare, scompare, ricompare in un ritmo costante sull’asfalto kilometrico. Tutto questo osservare inizialmente mi spingeva a intraprendere un lavoro sul paesaggio industrializzato e sui suoi prodotti. Poi però, attraverso il viaggio e il ricordo, mi sono ritrovato a descrivere, a raccontare e a richiamare ciò che ho visto in passato, ciò che ho vissuto, ciò che è rimasto. Ho iniziato a percorrere il più possibile le strade che potevano condurmi da casa mia a Parma ed è stato lungo questo percorso che ho trovato gli stimoli maggiori. Chi hai incontrato lungo il tuo viaggio? Le prime visite sono state ad alcuni produttori, custodi di biodiversità creativi, passionali, innamorati, fantasiosi, orgogliosi. Incontrarli, dialogare con loro, entrare in un certo tipo di mondo, acquistare i prodotti, scoprirli, mangiarli è stato linfa vitale, sostentamento, gioia, energia per il mio lavoro. Dopo aver fatto un po’ di esperienze nelle mie “transumanze” culturali ho deciso di creare una sorta di selezione, in base agli spazi che ho prenotato e di dedicare la mia pittura ai soggetti incontrati. Devo dire che la selezione non è stata facile: ci sarebbero ancora così tante cose da raccontare… Ed ecco che si arriva alla fase 3.
Racconta… Ho selezionato cinque soggetti per iniziare il mio lavoro di restituzione pittorica. Questa fase è stata interrotta dall’avvento del Coronavirus, che ci ha imposto a livello globale pause tempoChe valore ha il viaggio per te, in questa ope- rali, fisiche ma anche di riflessione. razione artistica? La globalizzazione si è palesata in uno dei suoi Il viaggio è una parte fondamentale del lavoro, fa aspetti più potenti. Il mondo, apparentemente, parte integrante dell’operazione artistica. Diven- si è interrogato sul rischio di poter crepare, molti ta documento, contenitore di cose, valori, ricoresseri umani hanno perso la vita e sono rimasti di...Per “Richiami Parma 2020” i viaggi si sono intensificati da una parte all’altra dell’Appennino travolti da un sistema andato in panne. Tosco-Emiliano. Mi ricordo di aver acquistato A livello di operazione ho ritardato le mie incurdel formaggio con mio nonno, quando ero bam- sioni, ho iniziato a lavorare attraverso il web, ho bino, di aver visto paesi e incontrato persone… cominciato ad elaborare video, foto, documenti Sulla strada che percorrevo con mio nonno i storici, a studiare il dialetto, la grafica, la stamcaseifici oggi non ci sono più, i suoi amici ov- pa, la pittura, l’affissione… Insomma, ho fatto viamente non ci sono più…Ma è rimasta una progettualità. presenza impalpabile, un’immagine, un sapore, Anche la tecnica finale che ho usato - una tecniuna sensazione che arriva dal passato e che ca mista - è il frutto della stratificazione di varie sulla mia strada si è fatta presente. Così, per- situazioni, della sedimentazione di innumerevoli correndo l’autostrada della Cisa, ho iniziato a riflessioni... trovare riferimenti legati all’industria dell’alimen- Basti pensare che i lavori sono stati conclusi 40
passato prossimo, in piccola parte dal presente e fanno intuire un passato remoto. Ho interpretato, filtrato, digerito e rimesso queste suggestioni E da questo momento in poi il lavoro assume a loro volta nel circuito per ricreare suggestioni positive e negative, belle e brutte, saporite o inun aspetto corale e performativo. Si, perché gli affissatori in maniera autonoma sipide. Una volta affisse, le mie opere assumorealizzano, a loro insaputa, il pezzetto finale del no una visione pubblica, non so cosa accadrà a mio lavoro. A volte lo modificano anche, perché livello percettivo nelle persone che entreranno a livello estetico il modo in cui viene eseguita in contatto con i miei lavori. Ma mi incuriosisce l’affissione potrebbe anche mutare la percezio- molto! ne finale. Cos’è, per te, la pittura? Le opere saranno soggette a svariate e impre- La pittura è un esercizio di meditazione, vedibili sollecitazioni esterne: smog, agenti un’azione vitale, un pannello per rifrangere l’eco atmosferici, usura del tempo…Le varie fasi e amplificarlo. dell’affissione saranno documentate? Certamente. La fase della documentazione è Come definiresti la tua arte che si nutre di commistione? In essa troviamo accenni di quella più delicata e importante del lavoro. Rappresenta ciò che resterà, la testimonianza performance, installazione pittura, arte digitale, grafica, street art… Esiste un aggettivo del lavoro, il richiamo. per condensare tutto questo? Quando potrai considerare finita l’operazio- No e nemmeno mi interessa trovarlo. In questo lavoro le tecniche sono strumenti di un’orchene “Richiami Parma 2020”? Mai. L’operazione ha un inizio certo ma, essen- stra. Il senso dell’opera è nel suono che l’orchedo un lavoro destinato a perdurare esclusiva- stra produce. mente nella memoria, è imprevedibile decretarne la fine. Si può renderlo vivo fino a che c’è vita Come pensi che reagirà il pubblico di fronte alle tue opere pittoriche, incontrandole per o lasciarlo semplicemente esaurire. strada? Nelle tue opere parmensi hai scelto di punta- Questa, come dicevo, è la grande incognita. re i riflettori su realtà industriose ma laterali, Semplicemente: non lo so. periferiche. Racconti i tuoi incontri con razze Il mio lavoro resta lì, abbandonato per 15 giorautoctone a rischio di estinzione, con ortag- ni… Non soffre, non ha emozioni. Ma potrebbe gi antichi, con frutti selvatici, con antichi sa- suscitarne, risvegliarne. Dove c’è sedimento, riperi che rischiano di cadere nell’oblio e poi li sveglia; dove non c’è… Semina. definisci utilizzando lo strumento del dialetto, varietà linguistica anch’essa da tutelare Qual è il tuo prossimo progetto artistico? perché portavoce di un importante bagaglio Dopo “Richiami Pistoia”, “Richiami Palermo” e “Richiami Parma” ho maturato il desiderio di racculturale, sempre meno conosciuto. Come del resto, effimere, sono le tue stes- cogliere questa sorta di trilogia in un libro d’arte. se opere, destinate a rimanere sulla strada Un modo per donare memoria a queste operafinché non verranno coperte da una nuova zioni effimere. pubblicità. Il grande protagonista di questo lavoro è la precarietà? Soprattutto la presa di coscienza del divenire. Parlo della necessità di riconoscere i mutamenti sociali senza, tuttavia, perdere la conoscenza di chi siamo stati. ufficialmente pochi giorni prima della consegna agli uffici preposti alle affissioni.
Cosa ti affascina dei soggetti protagonisti di Richiami Parma? I soggetti che ho incontrato nel viaggio raccontano di materie, sapori, esperienze di vita… Si tratta dell’eco di un mondo del passato che permane nel presente come residuo. Rappresentano il contatto con qualcosa che arriva dal 41
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FABRIZIO DA PRATO Nato a Castelnuovo in Garfagnana nel 1965, è Maestro d’Arte, ha conseguito la maturità di Arte Applicata a Lucca e si è diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Da oltre un ventennio è molto attivo in Toscana, dove tuttora vive. In Toscana ha infatti realizzato svariate opere, performance e installazioni accomunate dalla volontà di intraprendere un dialogo vivo e costruttivo con il territorio, utilizzando l’estetica come mezzo di riflessione antropologica e sociale. «La parola chiave del mio percorso artistico – spiega infatti Da Prato - è “civilizzazione”. Di particolare interesse sono le sue più recenti operazioni: “Richiami Pistoia 2017” e “Richiami Palermo 2018” che hanno seguito le città di volta in volta nominate “Capitale Italiana della Cultura” per riflettere sul concetto di cultura e creare occasioni di cultura pubblica al posto della pubblicità.
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Manifesto Richiami Parma 2020
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MOSTRE ED EVENTI 2020 “Richiami Parma 2020”, pittura al posto della pubblicità, Capitale Italiana della Cultura, Parma 2019 ”Eye”, pittura su carta e affissione, 28* CHINA International Building & Decoration, Beijing.
“Occhio”, pittura su carta e affissione, Made Expo 2019, Milano.
“Manifesto”, affissioni Personale di pittura OXO Gallery, Barga, Lucca.
“The Fourth Way Music”, Gurdjieff Project, Installazione con Massimo Salotti Pianoforte,
Teatro dei Differenti, Barga, (IT)
2018 “Crisalide”, installazione con Massimo Salotti. OXO Gallery, Barga (IT)
“Richiami Palermo 2018”, pittura al posto della pubblicità, Palermo, Capitale Italiana della Cultura
2017 “Viaggio alla fine della note”, Piccola Banda Metafisica, Nicolao Valiensi, installazioni,
Teatro Colombo, Valdottavo, Lucca, (IT)
“Richiami Pistoia 2017”, pittura al posto della pubblicità, Pistoia, Capitale della Cultura 2017 (IT)
2015/6 “Love Project”, Artists at Work, Isola Santa Careggine (Lu), Pisa, Lucca, Livorno, Firenze, Siena. 2014 “Libeccio”, pittura su marmorino, Villa Libano, Barga 2013 “Artcambarga”, videoinstallazione dedicata a Gualtiro Jacopetti, Barga (IT) 2012 “ShameLess”, pittura digitale, Lorenzana, Pisa (IT) 2011 “Naturazione”, Video installazione, Camaiore (IT) 2010 “Sold Out”, pitture, Artists at Work, Casa Cordati, Barga (IT)
“The Cube”, performance, Andrea Guzzoletti, Keane - Barga (IT)
“Nero su Bianco”, installazione, Palazzo Azzi, Castelnuovo Garf.na (IT)
“Cave Canem” pitture digitali, collettiva mostra Barga, Livorno.
2008 “Esplorazioni Artistiche” art event, installazioni Monte Pania, Alpi Apuane (IT) 2007 “Margini: visioni e rappresentazioni di ambiente e montagna”
progetto e direzione artistica, Alpi Apuane (IT)
2001-4 “Evocava” L’albero degli assassini, installazione scultura
Cava Borella, Vagli - Cava Barghetti, Seravezza, Lu. , (IT)
2000 “Installazione”, Artists at Work, Gallery Sottopassaggio 73, Li. (IT)
“Immagini digitali”, Ex Safill, Lucca (IT)
1999 “Evocava”, installazione, Cava Borella, Vagli (IT) 1998 “Sensualità del vivere”, installazione privata, Milano (IT)
“Gorguz Art Exibit”, C.S.A. pitture, Indiano, Firenze (IT)
1997 “G7” Computer Trassh Italian Print, Cassis Marseille (FR)
“Ritratti Digitali”, Gualtieri, Reggio Emilia (IT)
1995 “Hijack Artvertising”, Dublino, Londra, Milano, New York
“Terre d’Acqua”, Biennale, sculture, Vercelli (IT)
“G7” , Collettiva pittura, Sternen, Flueuen am See (CH)
“Internationale Kunstausstellung”, pittura, Zug (CH)
1994 “The Cam Art Company”, scenografie, N.Y. (U.S.A.) 1992 “Flags for Columbus Exhibit”, Las Vegas Art Museum (U.S.A.)
Costituzione del gruppo Artists at Work
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Il viaggio di Richiami Parma 2020 è stato travolto, come il resto del mondo, dalla pandemia di Coronavirus. Il progetto, a febbraio 2020, era già impostato e - a livello tematico, contenutistico e progettuale - non ha subito modifiche di nessuna sorta. Quel che è cambiato è stato il modo di vivere quest’esperienza; con momenti in cui sembrava tutto fermo e altri in cui si doveva correre a più non posso, per paura di una nuova chiusura. Lavoro usando gli spazi delle pubbliche affissioni dal 2012, ma quest’anno, senza cercarlo, le opere si sono arricchite di un ulteriore valore perché hanno permesso di portare l’arte in mezzo alla gente quando i musei e i teatri erano chiusi, sostituendosi alla pubblicità e riempiendo al contempo quegli spazi dedicati agli eventi culturali purtroppo rimasti vuoti. Senza una serie di persone che mi hanno sostenuto in svariati modi, Richiami Parma 2020 non sarebbe stata quel che è in questo catalogo. Un particolare ringraziamento va ai miei compagni di viaggio Giorgia Madiai, Stefano Tommasi, Francesco Piacentini, Filippo Valla, Ettore Rio, Marco Morganti, Silvano Gerbella, Carlo Carmazzi, Darim Da Prato, Manuel Baroni, Emiliano Brillado, lo staff affissatori, Caterina Salvi, Alice Barontini, Stefano Coiai, Aldo Bacci. Grazie alla città di Parma e al Comune di Parma.