La nuova sfida di una comunità La società in cui viviamo, intesa come comunità (e insieme di comunità), sta affrontando un’altra trasformazione epocale nella sua storia, in un panorama ricco di trasformazioni economiche, sociali e demografiche, con effetti capaci di impatti sostanziali e strutturali sulla stabilità dell’intero sistema. Per affrontare tutto ciò servono nuovi paradigmi sia a livello sociale che istituzionale. Dal livello locale a quello globale. L’Angolo, nata nel 1978 per promuovere la cura e l’integrazione sociale di coloro che si trovano nello stato di emarginazione causato dalla tossicodipendenza, si è aperta in questi ultimi anni, in concomitanza con una riorganizzazione e nell’ottica di cooperativa sociale, verso nuovi fronti. Il lavoro, la lotta alla povertà, l’immigrazione sono i nuovi orizzonti del bisogno che rappresentano non soltanto una sfida per la “nostra comunità”, ma anche sfida per l’intera “comunità sociale” in cui questa si muove. Anche il tradizionale concetto di organizzazione che opera, come l’Angolo, nel settore del sociale, si è dovuto declinare in sistemi innovativi di organizzazione. Il modello organizzativo portato avanti dal nuovo Consiglio di Amministrazione e dal Piano Triennale di interventi dà l’idea di una strutturazione del nostro operato e della nostra organizzazione. Condizioni oggi essenziali per guardare al futuro. Crediamo che le prerogative, i diritti ed i doveri etici, attribuiti ed espressi dalla cooperazione sociale, sanciti anche a livello europeo, rappresentino la via maestra da seguire per vincere la sfida epocale che abbiamo di fronte. In sinergia ed in collaborazione con le pubbliche amministrazioni e con tutti gli attori sociali in cui le singole azioni sono inserite. Un modello su cui si gioca anche la tenuta del nostro sistema di welfare e che oggi, di fronte al fenomeno migratorio, costituisce il punto di riferimento per una politica dell’accoglienza capace di uscire da una gestione emergenziale per strutturarsi come percorso di medio e lungo periodo orientato all’integrazione piena, sostenibile e consapevole. Il Consiglio di Amministrazione
La sfida del vivere assieme: nessuno è ultimo
“Io credo fermamente che l’inclusione sociale rappresenti per le cooperative il punto per la ripartenza. Penso che riuscire a collocare una persona svantaggiata nel mondo del lavoro, sia l’attuazione plastica dell’articolo 1 della nostra Costituzione, sia la ragione fondante del nostro essere stato di diritto, che non si dimentica mai e poi mai degli ultimi”. Ascoltiamo le parole di Alberto Garretto, Presidente della Cooperativa l’Angolo, ad un recente incontro tenutosi a Modena alla presenza del Direttore della Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia Dr. Gianluca Candiano e del sottosegretario di Stato alla Giustizia Cosimo Ferri. L’occasione è la presentazione del nuovo progetto “lavanderia industriale” gestito da detenuti e che l’Angolo curerà all’interno dell’istituto penitenziario dal gennaio 2018. “Un progetto di cui andiamo orgogliosi e che ci sta riempiendo di soddisfazioni già nella fase di preparazione riguardante la formazione dei “ragazzi” - sottolinea Garretto. “Si ragazzi, stiamo formando gli 8 giovani detenuti che parteciperanno al progetto”. Ad Alberto Garretto si illuminano gli occhi quando il discorso si concentra sul tema del reinserimento. “Il lavoro, a qualsiasi livello, innesca comportamenti virtuosi e responsabilità che si traducono, una volta scontata la pena, in una riduzione radicale nelle possibilità di commettere di nuovo reati. Fino ad ora l’esperienza avuta nel carcere è stata illuminante per stabilire la prospettiva della cooperativa e le finalità sociali da perseguire. Contribuire al percorso dell’inserimento è motivo di grande soddisfazione”. Lei è piemontese, quali sono state le relazioni e le condizioni che l’hanno motivata ad immergersi e ad operare nella realtà modenese? Si è trattato di una scelta indotta dal dialogo avuto con diversi amici cooperatori modenesi con i quali periodicamente scambiamo esperienze e conoscenze. Lavoro, accoglienza, attenzione verso gli ultimi, sono valori comuni, fondamentali nel nostro campo di azione; elementi che fanno parte della storia e del DNA sociale e culturale dell’Emilia-Romagna e di Modena. Una realtà che unisce, che accoglie e che si fonda su una grande cultura del lavoro, e della coesione sociale, che si sposa con una tradizionale accoglienza e apertura verso il prossimo che è e deve essere motivo di orgoglio. Elementi fondanti e linfa vitale per una cooperativa sociale come l’Angolo che da 40 anni vive e lavora con un’attenzione costante verso gli ultimi. L’Angolo è una “vecchia” associazione volontaristica che nasce per l’aiuto alle famiglie con figli tossicodipendenti e che in questo campo ha lavorato intensamente, contribuendo ad aiutare oltre 2000 giovani. Continuerà questo lavoro sociale? Certamente, perché questo fa parte della nostro essere e del nostro essere “comunità”, alla base della nostra cooperativa. Nel 1980 l’Angolo si muove per promuovere la cura, il sostegno e l’integrazione sociale di coloro che si trovavano in uno stato di emarginazione causato dalla tossicodipendenza. Nel luglio del 2015 l’Assemblea dei soci ha nominato un nuovo Consiglio di amministrazione che si è posto come obbiettivo il rilancio della cooperativa e la programmazione di un piano di riposizionamento nel servizio al bisogno morale e materiale. Continuare a portare avanti la missione storica di servizio quotidiano per curare, reinserire e fare opera di conoscenza permanente contro l’uso e l’abuso delle sostanze stupefacenti era e rimane un dovere morale. In che modo i due sistemi, dal recupero e la reintegrazione del giovane drogato all’azione di accoglienza ed integrazione dei migranti, possono convivere all’interno di una stessa cooperativa? Credo che la convivenza tra questi due mondi del bisogno e dell’assistenza non sia forzata ma naturale, sia per chi viene accolto sia per coloro che sono chiamati a gestire l’accoglienza. Anzi costituisce un valore aggiunto per l’Angolo. Ritengo che l’esperienza maturata dalla cooperativa nel campo della tossicodipendenza sia una ricchezza, la somma di valori e buone pratiche che nel tempo sono divenuti un modello che come tale, adattandosi alle trasformazioni della società e alle forme che le nuove povertà assumono sia a livello locale che globale, stanno dando i propri frutti anche per problemi complessi come quello dell’immigrazione e dell’accoglienza. Può descrivere l’organizzazione ed i principi etico morali a cui si ispira l’Angolo per l’accoglienza? Crediamo che le prerogative, i diritti ed i doveri etici, attribuiti ed espressi dalla cooperazione sociale, sanciti ed affermati come “patrimonio” anche a livello europeo, rappresentino la via maestra da seguire per vincere le nuove sfide. 4
Ovviamente in una sinergia ed in collaborazione con le pubbliche amministrazioni e con tutti gli attori sociali in cui le singole azioni sono inserite. Con un obiettivo unico che va oltre alla prima accoglienza e si struttura come seconda accoglienza, ovvero come un sistema di relazioni sociali ed istituzionali orientati all’integrazione. Qui sta anche la sfida dei CAS, i Centri di Accoglienza Straordinaria che nati dall’esigenza di strutturare dei percorsi di accoglienza aggiuntivi ed emergenziali rispetto a quelli già definiti dallo SPRAR, si stanno organizzando come sistemi per l’accoglienza di secondo livello e sul lungo periodo, con un’ottica di integrazione. Noi abbiamo tentato da subito, anche in una fase di emergenza, di articolare la nostra organizzazione interna in questa direzione. Perché crediamo che solo su questo campo si possa giocare la sfida dell’immigrazione. E solo in questa direzione deve muoversi una politica dell’accoglienza capace di uscire da una gestione emergenziale per strutturarsi come percorso di medio e lungo periodo orientato all’integrazione piena e sostenibile. Un percorso che vede nella cooperazione sociale una realtà pienamente inserita ed integrata in una rete che coinvolge amministrazioni centrali, Comuni, ed associazioni già coinvolte nel volontariato sociale. Dove sono collocati i cantieri di lavoro e come si stanno realizzando gli insediamenti? A livello provinciale attualmente l’Angolo gestisce l’accoglienza di circa 350 richiedenti asilo, per lo più di sesso maschile, che vivono in diverse strutture in 5 Comuni della provincia. Oltre a Modena, dove insiste il numero maggiore di operatori e di richiedenti asilo, la coop è a Maranello, a Nonantola a Castelfranco a Carpi e Spilamberto. In molte di queste che chiamiamo strutture ma sono vere e proprie sistemazioni autonome per lo più in appartamenti, viene organizzata un’accoglienza che punta già da subito all’integrazione. Una integrazione fondata innanzitutto sulla presa di consapevolezza di diritti e doveri e che ha come obiettivo l’autonomia, pur necessariamente all’interno di regole comuni. Pur sempre sotto la guida di esperti operatori ed educatori che sviluppano i percorsi di integrazione all’interno e all’esterno puntiamo sempre più ad un’autogestione dei singoli e della comunità in cui si trovano a convivere. Un modello che sta dando buoni risultati in termini di integrazione e di sicurezza. Quanti sono i dipendenti? Sono qualificati professionisti? E con quali strumenti operano? Tecnologia digitale? Convenzioni e rapporti con alberghi? Abbiamo diversi dipendenti. Si tratta per lo più di operatori professionisti, tra i quali educatori, psicologi, tecnici e badanti per i servizi di trasporto di carattere sanitario o assistenziale. Di questi un gruppo di 5 persone costituisce il nucleo responsabile e di riferimento dei diversi centri di accoglienza che si muove non solo in stretto rapporto con il consiglio di amministrazione della Cooperativa ma con gli organismi territoriali istituzionali e anche di pubblica sicurezza e la Questura, in stretto coordinamento con la Prefettura. Tutto questo lavoro è stato prodotto dalla cooperativa col sostegno del Governo per le accoglienze. Il sistema nazionale dell’accoglienza all’interno del quale si muove l’Angolo è organizzato, in termini di “flussi” e di arrivi a livello nazionale. A livello territoriale è coordinato dalle Prefetture che attraverso specifici bandi affidano ai soggetti qualificati, come l’Angolo è da anni, la gestione dell’accoglienza sul territorio. Per ogni soggetto accolto viene riconosciuta una quota oggi stabilita in 32,40 euro al giorno, necessaria per assicurare sia l’accoglienza di primo livello per vitto, alloggio e i servizi di assistenza sociali, psicologici e sanitari di base, ma anche un’assistenza di secondo livello, orientata ad una reale integrazione, attraverso attività di formazione, lavori socialmente utili, istruzione. Ed è qui che la sfida oltre che etica diventa anche economica. Ed è qui che l’Angolo, pur mantenendo i propri valori etici e solidaristici fondanti, ha saputo e dovuto organizzarsi, in una logica di Cooperativa sociale, con una struttura ed una operatività di carattere “aziendale”. Avete beneficiato di altri contributi? In questo quadro provi a spiegare i rapporti con Ministero Prefetture Province Comuni AUSL e centri per la migrazione. Oltre al rapporto costante con la Prefettura, l’Angolo agisce in stretta sinergia con tutti gli organismi istituzionali, e gli enti locali, partendo proprio dai comuni nei quali i nostri centri hanno sede. In questo sistema anche i presidi sanitari ed i centri della rete sanitaria provinciali svolgono un ruolo fondamentale, a garanzia della salute pubblica. Fondamentale è poi il rapporto con i comuni, in alcuni casi come Modena, già impegnati anche nella gestione del sistema Sprar. E ciò in tutte le fasi dell’accoglienza. Perché la condivisione di obiettivi comuni, legati alla responsabilità dell’accoglienza, è elemento fondante per inserire i singoli e le realtà nel contesto sociale e per vincere quella diffidenza che spesso alimenta la paura. L’accoglienza deve essere intesa e gestita in una logica di rete, nella quale tutti fanno e possono fare la propria parte. Nell’interesse del bene comune. 5
Il cammino dell’accoglienza La storia dell’Angolo è una grande storia di accoglienza, che partendo dalla dimensione della tossicodipendenza ha abbracciato quella dell’immigrazione e, più recentemente, quella del carcere. Un’accoglienza che pur declinata in ambiti differenti è costruita sui valori comuni e portanti della solidarietà e dell’accettazione della diversità. Un’accoglienza che grazie al rapporto di competenze e passione che anima il lavoro quotidiano degli operatori si fa integrazione e, spesso, rinascita: dal mondo dell’emarginazione e della sofferenza legato alla droga, dal mondo della paura, della persecuzione e della guerra delle rotte dei migranti e dal mondo del carcere, per ritrovare dentro e fuori quelle mura nuove prospettive di vita e di speranza. L’Angolo oggi è anche questo. Una realtà che è sempre più comunità. Per un cammino di accoglienza che continui e dove nessuno sia ultimo.
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I volti e le storie di una comunità In via Martiniana c’è Ciro, napoletano verace, orgoglioso della sua cucina e della pizza che è felice di offrire. Ci sono i ragazzi delle Costellazioni con Omar che ogni mattina bussa alle porte delle camere, fa l’appello e verifica che tutto vada bene. C’è Habibou, dal Niger, che sogna di potere lavorare in Italia e di guidare un camion. C’è Celine, dalla Nigeria, che saluta dall’ultimo piano dell’appartamento di via Amendola, in città, lusingata dalla prospettiva di apparire in questa pubblicazione e da quella di potere fare presto la parrucchiera. Volti, storie che si intrecciano in una comunità crogiuolo di umanità, di sogni, di speranze che trovano in chi è davvero capace di ascoltare le loro esperienze ed osservare i loro sguardi, senza pregiudizio, uno specchio in cui riflettersi. Sono tutti giovani i tanti, tantissimi, uomini e donne che oggi rappresentano l’anima de l’Angolo. Un intreccio di realtà accomunate dalla speranza che, quel maledetto viaggio, lungo fino a due anni, dal quale non è scontato sopravvivere, possa trasformarsi in motivo e strumento di rinascita.
Lal, India Coordinatore area immigrazione
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“Oggi la loro vita è anche la mia”
Maumodou, Mali
Koulibaly, Mali
Sara, Educatrice professionale
Dame, Mali
Mohammed, Ghana
Saliou, Senegal
“L’incontro tra le culture arricchisce tutti. Nessuno escluso”
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Jean Pierre, Guinea
Diop, Senegal Operatore linguistico area immigrazione
Dabo, Senegal
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Koulibaly, Mali
“Vorrei che ognuno di loro avesse un mare di opportunità”
“Valorizzare le differenze per sentirsi tutti uguali� Ojo, Nigeria
Singh, India Mediatore interculturale
Omololla, Nigeria
Akindalire, Nigeria
Omar, Togo Mediatore interculturale
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“La speranza e la voglia di futuro non conoscono confini�
Festus, Nigeria
Marinei, Bangladesh
Basilio, Benin Mediatore interculturale e operatore legale
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Bagayoko, Mali
Diaby, Senegal
Mbenge, Mali
Nasur, Ghana
“Pari diritti e pari doveri, solo cosĂŹ si fa integrazioneâ€?
Marco, Operatore linguistico area immigrazione
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“La convivenza tra cristiani e musulmani è il nostro vivere quotidiano” Maiga, Mali
Habib, Niger
Adams, Ghana
Brahim, Tunisia Mediatore linguistico
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Pascal, Togo
Alì, Niger
Sophie, Camerun
Silvia, CDA L’Angolo
Celine, Nigeria
Philomen, Nigeria
Jennifer, Nigeria
Kone, Costa d’Avorio
“I sogni delle donne hanno mille colori”
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“Oggi come ieri: dialogo, ascolto ed accoglienza per rinascere alla vita�
Massimo, Orto e giardino, le mie passioni
Giuseppe, Un aiuto per tutti
Isabella, Psicologa, responsabile struttura Martiniana, area tossicodipendenze
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Ciro, Cuoco, la cucina è il mio regno
“Ascoltare le loro storie per crescere insieme�
La prima accoglienza, una fase fondamentale
Khdija, Mediatrice culturale
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Il sistema dell’accoglienza in Italia e il modello “Angolo” Il sistema di accoglienza in Italia opera su due livelli: la prima accoglienza, che comprende i cosiddetti “hotspot” e la seconda accoglienza, inizialmente concentrata nello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). La prima accoglienza serve a garantire ai migranti l’immediato soccorso, ad identificarli e ad avviare le procedure per la domanda di asilo. Espletate le formalità iniziali, i richiedenti asilo vengono affidati allo SPRAR, che si occupa della seconda accoglienza strutturata in programmi di interventi volti a garantire un percorso di integrazione nei territori a 360 gradi che va oltre il vitto e l’alloggio. La svolta del 2014 e la funzione dei CAS. I beneficiari del sistema di accoglienza (richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione sussidiaria e umanitaria) sono aumentati a dismisura dal 2014 a causa del numero crescente di arrivi di migranti sulle coste italiane. Il programma SPRAR, che per funzionare bene e raggiungere gli obiettivi di integrazione richiesti ha bisogno del supporto dei Comuni, si è dimostrato non più sufficiente a gestire un numero di persone sempre maggiore. Si è così creata un’emergenza nell’emergenza che ha visto la nascita dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria). I CAS sono uno strumento ibrido che formalmente avrebbero dovuto rispondere alle emergenze correlate alla prima accoglienza ma che a causa dell’allungamento dei tempi per l’esame delle singole richieste di asilo, si sono trasformati, di fatto, in un centri di indirizzo per la gestione dell’accoglienza sul lungo periodo. La rete dei Cas, di cui l’Angolo fa parte, si occupa oggi della gestione dell’accoglienza per il lungo periodo; un’accoglienza sempre meno straordinaria e sempre più orientata all’integrazione. Il modello Angolo L’angolo ha strutturato la propria attività con il fine di garantire una maggiore integrazione che si è declinata nel superamento dei centri stessi, centri che attualmente consistono in una rete di alloggi e appartamenti gli occupanti dei quali vengono incentivati ad una gestione autonoma e ad un modello responsabilizzante fatto di diritti e doveri dettati, come per tutti, dai tempi e dalle necessità della vita quotidiana della nostra società: dalla spesa allo sport, dalla scuola al lavoro e molto altro. Un modello coordinato dalla Prefettura (titolare delle gare di appalto periodiche per l’assegnazione della gestione dei posti in modalità CAS), che si struttura sui territori in sinergia con i Comuni, gli enti, le istituzioni locali ed i soggetti che, a diversi livelli, si muovono nel campo del volontariato sociale. A tutti gli ospiti delle strutture vengono garantiti quotidianamente assistenza sociale e informazioni normative, progettazione educativa, attività volte a favorire l’integrazione sociale e lavorativa, mediazione linguistica, insegnamento della lingua italiana e supporto all’espletamento delle pratiche burocratiche. 18
Come funziona il sistema di accoglienza Porto
Hotspot
Centri di prima accoglienza CARA
CAS
Richiesta di asilo
NO CIE CPR
SI SPRAR
Accoglienza ordinaria Accoglienza straordinaria
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Nel solco della tradizione
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La Comunità Terapeutica l’Angolo nacque a Modena nel 1978, da un gruppo di amici insieme ad un sacerdote che si ritrovarono presso la Parrocchia di San Faustino per affrontare e discutere alcuni grandi temi particolarmente pressanti per la realtà del momento: povertà, criminalità, obiezione di coscienza, droga. In un primo tempo, non essendo disponibile una struttura vera e propria, i contatti con le persone in stato di bisogno avvennero in modo sporadico, in strada, nelle piazze, negli ospedali. Non esistevano dunque risposte o progetti ben definiti, ma l’offerta di una semplice disponibilità di gruppo a ricercare soluzioni immediate anche se a volte precarie. Nacque nel Natale del 1980 la Comunità di via Plinio a Modena. La scelta del nome fu la più semplice: la casa era in angolo tra Via Morgagni e via Plinio. Si iniziò a lavorare con i giovani senza fissa dimora e socialmente emarginati: tossicodipendenti, ex carcerati, ragazze madri, per poi concentrare l’attività di recupero nel campo della tossicodipendenza. Creare una comunità per il recupero di ragazzi tossicodipendenti generò in un primo momento non poche difficoltà. A Modena emersero molte resistenze. Diversi cittadini portarono il loro dissenso fino in arcivescovado e in Comune. L’amministrazione del Comune venne però in soccorso all’Angolo, proponendo all’attenzione dei fondatori una decina fra scuole e asili chiusi, come scelte possibili per la sede della struttura. La preferenza cadde sulla prima scuola visitata, sita in Via Martiniana 376, che divenne la sede della Comunità. Con gli aiuti economici di privati e del Comune il complesso venne ristrutturato e reso abitabile: il 18 Dicembre 1982 venne inaugurata la struttura. Nel 1984 il commendatore Giuseppe Panini diede in gestione alla Comunità l’Angolo un’antica villa presso Formigine, Villa Urtoler, che divenne sede per diversi anni della struttura nella quale venivano trattate le fasi finali dei programmi terapeutici riabilitativi.
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Il nuovo secolo,
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La Cooperativa l’Angolo ha come originario e prioritario obiettivo l’integrazione sociale dei cittadini “attraverso la promozione dei servizi socio-sanitari ed educativi a favore di persone svantaggiate per cause fisiche o psichiche dovute all’uso ed abuso di sostanze stupefacenti, alcol o altre sostanze psicotrope”. L’Angolo si è da sempre impegnata nella diffusione di una cultura in cui l’accoglienza, la solidarietà e l’accettazione della diversità sono valori portanti. Perseguendo l’eccellenza attraverso il miglioramento, l’implementazione, la qualità del servizio erogato e delle attività riabilitative costantemente aggiornate, in un processo in grado di garantire la centralità dell’utente in quanto persona da aiutare e, contestualmente, la centralità dell’operatore e della relazione professionale che mette a disposizione dell’utente. Una mission che nei primi anni di vita della comunità venne sostenuta dal mondo cattolico (quello della Democrazia Cristiana e della Diocesi di allora), così come dalle giunte PCI/PSI, espressioni della comunità modenese che vedeva in quel laboratorio spontaneo di aiuto ai giovani in difficoltà un esempio positivo per l’intera città. Nel luglio del 2015 l’Assemblea dei soci ha nominato un nuovo Consiglio di amministrazione che si è posto come obiettivo il rilancio della cooperativa e la programmazione di un piano di riposizionamento nel servizio al bisogno morale e materiale. Proseguire la missione storica di servizio quotidiano per curare, reinserire e fare opera di acculturamento permanente contro l’uso e l’abuso delle sostanze stupefacenti era e rimane un dovere morale. L’esperienza maturata dalla cooperativa nel campo della tossicodipendenza ha costituito un valore aggiunto fatto di un sistema di valori e di pratiche che nel tempo si è fatto modello dinamico e, come tale, si è adattato alle trasformazioni della società e alle forme che le nuove povertà assumono non solo a livello locale ma globale, dando i propri “frutti” anche sul fronte dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati e del reinserimento della popolazione carceraria.
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L’Angolo, un punto di riferimento per il Comune Stiamo avvicinandoci a grandi passi ai 40 anni della Comunità L’Angolo, e questa pubblicazione è il modo migliore per ricordare le emozioni dei primi momenti, quando si decise di affrontare drammatici temi aperti, ancora privi di sede e di struttura, così come le nuove grandi sfide. Oggi più ancora che allora, stiamo vivendo anni di grandi trasformazioni. Mi riferisco ovviamente alla crisi economica iniziata nella fine dello scorso decennio ed alla conseguente recessione, dalla quale solo ora stiamo uscendo, ma non solo: penso più in generale a grandi cambiamenti sociali, demografici, storici, che hanno fortemente cambiato il mondo in cui viviamo. Modena, città profondamente europea, non ne é certo rimasta immune: i modenesi, sia quelli residenti da tempo che i nuovi cittadini, hanno nuove domande alle quali bisogna rispondere mantenendo alto il livello dei servizi, ma con risposte innovate ed adeguate. In questo senso, il ruolo delle Cooperative sociali diventa
doppiamente importante: se da sempre queste hanno caratterizzato il nostro welfare, con la passione e la generosità dei volontari, ora diventano ancora più necessarie perché arrivano là dove il pubblico non sempre può arrivare. La collaborazione è quindi fondamentale. In questo senso, la Comunità L’Angolo è per noi un punto di riferimento nell’azione di recupero di persone tossicodipendenti e nel contrasto all’utilizzo di sostanze stupefacenti. La realtà dei servizi attivati dall’Angolo fornisce un contributo importante nell’intervento sociale e nella stessa conoscenza dei fenomeni: soprattutto, la vostra comunità assicura nuove opportunità a chi sente di non averne, aiuto ed assistenza. Vi ringrazio quindi a nome di tutte e tutti i modenesi per partecipare ed essere un elemento fondamentale della nostra rete della solidarietà: un sistema di welfare grazie al quale Modena è realmente più forte ed unita. So che la città potrà contare su di voi anche nei prossimi anni, a vantaggio delle persone assistite, delle loro famiglie e quindi di tutta Modena. Vi auguro quindi un “buon compleanno”, con gratitudine e stima. Gian Carlo Muzzarelli Sindaco di Modena
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Le attività di utilità sociale come strumento e occasione di partecipazione alla vita della comunità locale Nel corso del 2017 sono oltre 500 i richiedenti asilo e i rifugiati coinvolti in progetti di volontariato e in attività di utilità sociale per la città di Modena. Tra le attività in corso ricordiamo la cura del verde e la pulizia delle aree pubbliche: in particolare nella zona dell’ex Macello/Cittadella gli ospiti dei CAS sono attualmente impegnati, insieme ad operatori di Hera e volontari, per il ripristino del decoro urbano. Durante l’estate diversi migranti sono stati coinvolti nel progetto “Paint our school”, realizzando i lavori di tinteggiatura in diversi plessi scolastici, a partire dalle scuole P. Paoli. Le attività di volontariato vengono organizzate nell’ambito di gruppo di progetto, cui partecipa anche la Prefettura, che definisce aspetti amministrativi, adeguata formazione tecnica ai volontari, copertura assicurativa oltre che il coinvolgimento dei soggetti del Terzo Settore interessati, al fine creare opportunità di socializzazione e di relazione anche nell’ottica di creare una possibile prospettiva lavorativa. Gli interventi hanno visto sovente la partecipazione attiva di molti cittadini, sollecitando interesse e sensibilità nella comunità modenese. Un impegno che non è di oggi. A partire da marzo 2015, in piena “emergenza” umanitaria, l’Amministrazione Comunale si è attivata in parte anticipando l’accordo approvato dalla Giunta Regionale per proporre strumenti in grado di promuovere e incoraggiare le attività di volontariato. Il Comune di Modena è stato tra i primi a promuovere con Prefettura, Associazione Servizi per il volontariato, Forum provinciale del Terzo Settore un “Protocollo d’intesa per la realizzazione di percorsi di accesso al volontariato rivolti a persone inserite nei programmi governativi di accoglienza per richiedenti protezione internazionale”. Oggi per la nostra Amministrazione l’implementazione di questi Protocolli rappresenta una priorità per il processo di inclusione sociale di lungo periodo. La Cooperativa Angolo rappresenta una realtà consolidata nel nostro territorio e nei rapporti con l’Amministrazione Comunale nella gestione dei singoli progetti. Dobbiamo e vogliamo continuare su questa strada. Se l’inclusione passa anche attraverso la conoscenza della lingua italiana è importante ricordare un altro importante impegno dell’Amministrazione Comunale nel realizzare percorsi di istruzione e di formazione professionale, facilitando l’accesso ai percorsi curriculari e/o organizzando percorsi laboratoriali finalizzati alla socializzazione e all’acquisizione di capacità professionali utili all’inserimento nel mondo lavorativo. Infine, e non certo da ultimo, desidero ricordare WelcHome, quale progetto di eccellenza, che ha visto l’Assessorato al Welfare e diverse Associazioni del volontariato promuovere l’accoglienza in famiglia di giovani ancora minorenni, stranieri non accompagnati o richiedenti asilo. Attraverso questi progetti intendiamo superare la logica dell’emergenza per proporre un modello di accoglienza che si accompagni a percorsi di inclusione e socializzazione dei migranti nella comunità che li accoglie. Giuliana Urbelli, Assessora Welfare e coesione sociale, Sanità, integrazione e cittadinanza
Organigramma “l’Angolo”
Presidente Alberto Garretto Comitato scientifico
C.D.A. Alberto Garretto Silvia Garretto Paolo Cristoni
Qualità totale e controllo di gestione
R.S.P.P.
Relazioni esterne
Assistenza sociale e info normative
Direttice amministrativa e tesoreria
Ricerca & sviluppo Organizzazione Rapporti con il cliente
Direttore delle operazioni Progettazione educativa, integrazione sociale e lavorativa
Direzione operativa strutture Acquisizione e implementazione strutture Segreteria contabile e amministrativa
Hub di comunicazione col cliente e gestione della piattaforma Help + Acquisti
Mediazione linguistica
Processo educativo
Processo sanitario
Processo legale
Operatori delle singole strutture
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Processo servizi alla persona
Insegnamento italiano L2
Servizio sanitario
Carpi 1 struttura
Nonantola 1 struttura
Modena 7 strutture
Castelfranco E. 3 strutture
Sede: Via Martiniana 376 41126 Vaciglio (Mo) Tel. e fax 059.364881 info@comunita-angolo.it
Maranello 1 struttura
Spilamberto 1 struttura
Torino Vicenza
Verona
Asti
Rovigo Tortona 29
Ringraziamenti Un sentito grazie ai fondatori, agli operatori, alle Istituzioni locali, Provincia, Comune e Prefettura di Modena e alla Regione Emilia-Romagna; alle ragazze e ai ragazzi in comunità , agli ospiti immigrati che hanno seguito e seguiranno gli itinerari proposti, collaborando per il loro inserimento sociale; alle cooperative associate, alla AGCI modenese e a tutte le aziende che si sono rese disponibili, accompagnando il cammino de l’Angolo in questi primi 40 anni.
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A cura di: PAROLE ANIMATE S.r.l. Via Raimondo della Costa, 231 - Modena segreteria@paroleanimate.it Consulenza storico-documentale: Paolo Cristoni Stampa: PRINTBEE - Mediagraf S.p.A. Viale Navigazione Interna, 89 Noventa Padovana (Pd) Grafica: FrizioDesign
Via Martiniana 376 - 41126 Vaciglio (Mo) www.comunita-angolo.it