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Tra scena e montaggio

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Il tempo (storico

Il tempo (storico

Laurel Hardy.Artisti del sorriso

mettere che Chaplin non solo ha analizzato in maniera precisa certi periodi storici ma anche li ha denunciati con forza, naturalmente alla sua maniera. Se però analizziamo con una certa serietà i film di Stan e Ollie noteremo che, alla loro maniera, anch’essi si muovono in una realtà e società ben precisa e definita, presentandone gli aspetti più importanti dai più semplici ai più complicati, anche storicamente. In Laurel e Hardy è presente il concetto di famiglia intesa come matrimonio, spesso minato da ingerenze esterne (Stan per Ollie e viceversa) o da arroganti comportamenti delle consorti. Nelle vicende della coppia appare evidente una certa difficoltà d’inserimento in una società poco disposta ad accogliere i più deboli e indifesi. In un cortometraggio appare un cartello in cui si accenna alla grande Depressione per evidenziare il contesto nel quale agiscono. I nostri eroi entrano nelle carceri, si accenna alla Grande Guerra (Block-heads) e alle sue possibili tragiche conseguenze (Stan sembra un invalido). Questi sono momenti storici, i nostri amici non solo vivono nei nostri passi ma viene anche inquadrata storicamente la loro presenza certo mantenendo fede al loro modo di divertire. Tralasciando i grandi temi, cui si accennava poco fa, Stan e Ollie raccontano di tradimenti, povertà, buoni sentimenti, incomprensioni, licenziamenti, stratagemmi. Sono aspetti del vivere quotidiano e ovviamente lo sviscerarli significa raccontarli da dentro, viverne tutti gli aspetti e, se siamo disposti, farci anche riflettere e ragionare su questi. Ogni comico che venga collocato storicamente racconterà la realtà in cui agisce in maniera personale è completamente diversa, da ciò ne deriva che non si avverte alcuna leggerezza nel modo di narrarla in Stanlio e Ollio.

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TRASCENAE MONTAGGIO

Di notevole importanza nei film di Laurel&Hardy è il montaggio. Certe situazioni non si sarebbero potute rendere nel migliore dei modi senza un’opportuna alternanza di scene e di set, come possiamo evincere facilmente in Brats dove i due amici, sdoppiandosi in genitori e figli, de-

Maurizio Mason

vono “coesistere” nello stesso ambiente dapprima ripreso in maniera autonoma in due ambientazioni distinte, addirittura con dimensioni diverse della mobilia. Lo stesso gioco e agilità di montaggio appare chiaro in Twice Two, in cui l’allegra coppia si sdoppia al femminile rappresentando coniugi e consorti. In altre occasioni l’azione di montaggio si rende necessaria anche per “mascherare” un incidente (di cui si può mostrare solo il prima e il dopo) o per spostarsi su altri elementi dai quali poi appunto ritornare sulla scena principale. Questo concetto appare chiaro nel finale di Hog Wild: la mitica Ford T non ne vuol sapere di mettersi in modo mentre è parcheggiata sulle rotaie del tram. Dopo vari tentativi di accensione, tra scoppi e un Ollio tra lo spazientito e il rassegnato, ecco sentire il suono del tram che inesorabilmente si avvicina. La scena passa ad alcuni presenti che stanno guardando la scena, si sente il frastuono dell’incidente e poi si torna sull’auto dei due, schiacciata tra due tram ma, stranamente, stavolta addirittura funzionante, elemento irrazionale e incongruente. Questa sequenze strappano più di un sorriso e curiosità allo spettatore.

Altro stratagemma per divertire lo spettatore nasce dal volerlo (solo all’apparenza) sviare da ciò che lui si attende e che sarà. Due esempi chiariscono il concetto: in Liberty le scritte del prologo accennano ai padri degli States, Washington e Lincoln con un accenno alla Prima guerra mondiale sottolineando che la lotta per la libertà continua. Appaiono ora Stan e Oliver e già questo spiazza e diverte chi guarda. Lo stesso meccanismo accade in Two Tars in cui i nostri amici entrano in scena dopo che le prime immagini fanno orgoglioso sfoggio della Marina militare. Un gioco di contrasti, certo, efficace e già di per sé divertente.

All’epoca delle comiche mute l’editing era meno usato, si pensi al sonoro Tit for Tat. Analizzandolo con attenzione si comprende che le azioni incrociate dei litiganti, rappresentate con un abile cambio di inquadratura, sarebbero appartenute a un’ unico fluire senza alcun montaggio. Anche la presenza del microfono in scena è un elemento che senz ’altro influisce nella necessità di dover cambiare inquadratura.

Per onor di cronaca è giusto anche sottolineare i momenti in cui ap-

Laurel Hardy.Artisti del sorriso

pare invece una cattiva qualità delle scene. È il caso inequivocabile di County Hospital: nella parte finale uno Stan sotto effetto di anestetico guida in maniera scomposta la sua Ford T con Ollio a bordo ma non in una strada come eravamo abituati a vedere, appare invece chiaro una scena di fondo con l’auto posizionata su una piattaforma girevole che però svilisce la bellezza della parte precedente della comica. Le proporzioni appaiono incomprensibili e la corsa della vettura è davvero inguardabile.

Il passaggio al sonoro, che aveva reso inizialmente perplesso Chaplin e visto uscire di scena fior di comici (si pensi solo a Buster Keaton) non li preoccupò molto, anzi aumentò le loro potenzialità. Laurel e Hardy mantennero tutte le loro caratteristiche dinamiche aggiungendo le voci che permettevano soluzioni aggiuntive: gli strani ragionamenti di Stan, i gridolini di dolore di Ollio o di difficoltà di Stan non sarebbero potuti essere resi dalle didascalie dei silent movies.

Da non sottovalutare l’importanza della musica diegetica: non solo le musiche di sottofondo sincronizzate ma anche la presenza di altri suoni che i boys odono da una radio o da altre fonti quali un gruppo musicale in un locale notturno.

Stan e Oliver non solo hanno la possibilità di esibire la loro voce ma anche di cantare e di ballare e, seppure l’esempio più classico di questo sia Way Out West dobbiamo citare almeno un altro film in cui appare evidente la loro leggerezza danzante: in The Music Box Stan e Ollie si cimentano in un meraviglioso balletto a ritmo di musica dettata dal pianoforte appena posizionato su cui si legge lo spartito Medley of Patriotic Songs. È un minuto che mi emoziona ogni volta che lo guardo per la loro precisione di movimenti, la fluidità della scena, una di quelle invenzioni che scivolano via ma che rappresentano le vette più alte del talento. Con una lunghezza ben maggiore ecco la stessa scena nel lungometraggio Bonnie Scotland dove i due hanno a che fare con i bidoni della spazzatura che devono raccogliere all’interno di una caserma. Qui la musica è di sottofondo.

A conclusione della digressione cito Our Relations in cui gli interventi musicali hanno anche lo scopo precipuo di far comprendere lo

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