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Periodico bimestrale - Sped. a.p. 45% - Art. 2 comma 20/b - Legge 662/96 - Filiale di Forlì - Contiene I.P. - Dir. Resp. Giovanni Cioria Aut. Trib. di Rimini n. 185 del 16/8/80 e del 26/8/92 - Red. e Amm. Riccione - Via Montebianco, 27 - Tel. 0541 643 884 Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio - Grafica: Composet Riccione - Anno XXXIV - N°5 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2015 CN/RN0665/2010
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Lo TSUNAMI del T.R.C. si abbatte su Viale delle Magnolie. Scempio e tristezza!
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VOLUME 1
RICCIONE - LA PERLA VERDE
Esattamente 20 anni fa, era il 1995, Famija Arciunesa iniziò il suo impegno di dare alle stampe tanti scritti su Riccione riguardanti: storia locale, guida alla conoscenza della città, racconti, personaggi, fotografie di ieri e di oggi, dialetto (commedie, vocabolario, proverbi e modi di dire, zirudèle), progetti per la città. Spesso “pescando” nel cassetto di autori “timidi” o di chi era scomparso prematuramente. La prima perla, di una collana che ha superato le 50 unità, fu la ristampa de “La Perla verde”, il giornale di Albo Casadei degli anni ‘70. Prima che la morte se lo portasse via il bravo Albo (1919-1975) riuscì a pubblicare, nel periodo Luglio1973Dicembre 1975, 16 numeri (a cadenza bimestrale) mentre il 17° del Febbraio 1976 uscì postumo ad opera dei figli. Il grande amore per la sua città lo aveva spinto in una vera e propria impresa: un giornale che parlasse di Riccione, del suo passato, del suo presente e del suo futuro. E lui ne era direttore responsabile, redattore, impaginatore, articolista, procacciatore di spazi pubblicitari, distributore. Poterlo riproporre ai riccionesi fu per noi un vero onore. Ne conservammo le dimensioni (35x50 cm) in una sorta di rispetto per l’autore, con l’unica ag1964 2014 giunta di una bella copertina che ne contenesse le 136 pagine. Le 300 copie andarono a ruba e RIMINI - VIA FLAMINIA 341 in questi anni siamo stati sollecitati più volte per dare vita ad una seconda edizione. Che ora è arrivata... con alcuni cambiamenti. Innanzi tutto abbiamo deciso per un formato 20x30, molto più comodo da maneggiare e sistemare in biblioteca. L’aumentato numero di pagine (quasi triplicate) ci ha consigliato di effettuare due pubblicazioni: una nel 2015 e una nel 2016. La prima con le annate 1973-74 e la seconda con quelle 1975-76. Buona lettura e buona visione.
4 ASSOCIAZIONE CULTURALE PER RICCIONE
Essere degni di una risposta Famija Arciunesa è una libera associazione composta da riccionesi che nella Perla verde vivono, lavorano, hanno relazioni sociali, votano e da “riccionesi” che nella Perla verde hanno comperato la seconda casa per trascorrere il loro tempo libero. Indubbiamente due categorie di cittadini che amano Riccione. Eppure, questi cittadini, associati per conservare le tradizioni, per aiutare chi è nel bisogno, per fare cultura, per fare aggregazione... per la nostra attuale AMMINISTRAZIONE COMUNALE non sono DEGNI di risposta. Vi proponiamo la lettura della vicenda del Presepe animato di Maurizio Veterani, protocollata il 05 Marzo 2015, che registra un SILENZIO ASSOLUTO! Al Signor Sindaco del Comune di Riccione e p.c. all’Assessorato al Turismo, all’Assessorato all’ambiente e Buon Vicinato, all’Istituzione per la Cultura Oggetto: Convenzione Comune di Riccione – Famija Arciunesa relativa all’uso in comodato della seconda serra (dall’ingresso di Via Bufalini) all’interno dell’Arboreto Cicchetti per l’esposizione al pubblico del Presepe animato di Maurizio Veterani. Quando F.A. pensò di spostare il presepe dalla casa colonica “della Micia” alla ricerca di maggior sicurezza per visitatori e struttura, le richieste di uno spazio furono rivolte a destra e a manca. Finchè, casualmente, si ipotizzò l’uso di una serra nell’abbandonato vivaio Cicchetti. Ci trovammo a scegliere la seconda serra, per ovvi motivi di area da utilizzare. Non era altro che uno scheletro metallico con pavimento in terra. Partirono i lavori e trovammo disponibilità e aiuti in tantissime ditte locali. Il progetto presentato fu accolto con favore anche dall’Amministrazione comunale. Tutto fu fatto rispettando le norme di sicurezza e la spesa fu di 30.000 euro nonostante prezzi speciali e ore di lavoro professionalmente garantito gratuite al sabato. Ne valeva la pena. Il “nuovo” presepe animato era veramente bello con un ampliato frontale così da permettere una visione completa. Sottolineiamo che negli anni l’autore si è sempre prodigato alla manutenzione, alle migliorie e all’aggiunta di personaggi. Senza tema di smentite si può considerare tra i più belli d’Italia nel suo genere. Vi sono infatti tanti presepi animati, ma con dimensioni così ridotte e movimenti così fluidi sono rari. Sicuramente un vanto per Riccione. Le migliaia di visitatori nel decennio hanno espresso il loro stupore e meraviglia complimentandosi con l’autore. E’ un presepe da “valorizzare” proponendolo ad un pubblico più vasto, inserendolo negli eventi che solo “la forza” di una Amministrazione può organizzare. E’ un presepe che in altri periodi dell’anno, con semplici modifiche, può diventare un originale e didattico “Villaggio dei mestieri”; adatto per scolaresche, magari da visitare in aggiunta ai Parchi Tematici del circondario. Nel periodo estivo opportunamente propagandato presso alberghi e bagnini raccoglierebbe clientela, basti pensare alle giornate di pioggia quando i turisti cercano alternative alla spiaggia. Idee che F.A. ha avuto ma che non è in grado di rendere pratiche solo per il suo essere una pura e semplice associazione di volontari che tra lavoro e famiglia hanno solo scampoli di tempo da offrire. Per una Amministrazione, oltre che occasione di salvaguardare una tradizione, possibilità di creare qualche posto di lavoro. O di collaborare con qualche associazione ONLUS coi requisiti necessari. Per quanto esposto l’Associazione Famija Arciunesa comunica a questa Amministrazione comunale l’intenzione di non chiedere il rinnovo della gestione della serra adibita ad esposizione del Presepe animato di Maurizio Veterani, in scadenza il prossimo mese di Settembre. Famija Arciunesa provvederà a disdire il contratto per l’energia elettrica di via Crispi. Famija Arciunesa chiede la restituzione della caparra di 1.000 euro versata in occasione della convenzione (21 settembre 2005) effettuabile tramite bonifico bancario: IBAN: IT 47 L 05387 24100 000000 756192 Famija Arciunesa consegnerà le chiavi della struttura all’incaricato che verrà indicato a verificare l’integrità della struttura. Riccione 05.03.2015
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Con prepotenza il Trc ha proseguito la sua folle corsa fino alla stazione ferroviaria, dilaniando altri pini e le magnolie monumentali che avevano dato il nome all’omonimo viale. La data dell’8 ottobre si aggiunge alla black list degli altri giorni che per Riccione hanno segnato il capitolo più nero dal punto di vista ambientale, con l’abbattimento di altre centinaia di pini lungo il cantiere del Trasporto rapido costiero. “Trafitto” il cuore di viale Ceccarini, ora accessibile solo attraverso lo scivolo sul lato nord (poi sarà provvisoriamente chiuso del tutto), le pinze meccaniche hanno smembrato anche il giardino interno della stazione ferroviaria, trasformando l’intera area in una desolata landa. Una squallida cartolina che, a chi arriva a Riccione in treno, fa intuire che l’appellativo “Perla verde” ora è solo memoria. E’ caduto nel vuoto l’appello del sindaco Renata Tosi, che intendeva salvare le magnolie per trapiantarle altrove, avviando una collet-
ovvero trasporto rovina citta’
ta per non gravare sul bilancio di Agenzia mobilità. Ma ha incassato un secco no. In poche ore anche questo verde è stato massacrato. A tutto questo si aggiunge una beffa. Am ha lasciato in piedi un solo pino, accanto alla stazione. Con un’apposita lettera, inviata al sindaco, fa sapere che quell’albero non gli serve, ma che può comunque farlo sparire. Nel caso in cui si decidesse di non abbatterlo, dalla prima cittadina pretende garanzie sulla sua stabilità”. Ma quell’albero vivrà, Gabriele Galassi, capogruppo della Lista Civica Noi Riccionesi, intende preservarlo per farne una sorta di monumento alla memoria del verde distrutto, corredato di un’epigrafe che racconterà cos’è successo. Non solo, Galassi, come tanti riccionesi che (indipendentemente dall’estrazione politica) puntano il dito contro la mattanza del verde, ora chiede che a quel viale venga cambiato nome. Il caso del Trc, intanto, è rimbalzato sui mass media nazionali.
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Ne ha parlato Mediaset nel telegiornale di Rete4 e anche Radioraiuno all’interno di “Inviato speciale”. Nelle case degli italiani è rimbalzato il malumore dei residenti e quello degli operatori, a partire dagli albergatori che minacciano di chiedere ad Am il risarcimento dei danni subiti. I turisti infatti, come conferma il presidente Rodolfo Albicocco “si sono lamentati di continuo per i cantieri aperti sotto i balconi con i mezzi meccanici in azione non stop da mattina a sera e per i giri iperbolici che devono fare per i sottopassaggi chiusi al traffico da mesi”. Disagi che l’Aia ha denunciato anche in una lettera aperta, inviata al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio. Chiede pure di “fare chiarezza, di porre fine al devastante intervento e di dare un giudizio sul Trc”. Richiesta estesa al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. L’associazione punta il dito sulla “devastazione ambientale e sul muro di cemento armato, in alcuni pun-
Prima... ti alto fino a 6 metri, che provoca danni ingenti alle attività economiche presenti lungo il tracciato”. La barriera per l’Aia non serve più, visto che il filobus con guida ottica o magnetica, a conduzione completamente automatica si è ridotto a un semplice bus. Da qui l’invito a cogliere la variante presentata dal sindaco, che prevede lo scorrimento del mezzo su strada con semafori intelligenti in prossimità dei sottopassaggi, evitando così muri e ponti. Progetto che a fine ottobre la Tosi e l’assessore Roberto Cesarini hanno presentato al capo di gabinetto del ministro Delrio, Paolo Bonaretti. Nessuna preclusione da Roma, visto che le modifiche non aumentano i costi e non allungano i tempi, ma la decisione finale spetta alla Regione. Dopo mesi di silenzio su questo interviene anche Legambiente che s’im-
...e dopo! pegna a lottare per la variante, al fianco del primo cittadino. Critico il deputato del Pd Tiziano Arlotti che accusa la maggioranza di aver rigettato in consiglio comunale le modifiche al Trc proposte dal suo partito. Altro capitolo le vicende legali. Il 23 ottobre il Tar (Tribunale amministrativo regionale) si è espresso contro Riccione sull’ordinanza emessa dal dirigente della Polizia Municipale che imponeva l’arretramento della recinzione del cantiere per motivi di pubblica sicurezza. L’atto era motivato dalla necessità di garantire il passaggio dei mezzi dei Vigili del fuoco e delle ambulanze del 118 che, come testimoniano i residenti, in quattro casi non sono riusciti a raggiungere con i mezzi il luogo indicato, se non a piedi. Ma per il Tar questo passo tendeva a “impedire la realizzazione dell’opera a suo
tempo concordata anche con lo stesso Comune”. In una nota Am riporta che sia i Vigili del Fuoco che la Ausl disporrebbero delle chiavi del cantiere per entrare in caso di necessità. Ma come asserisce Massimo Angelini a capo del comitato “No a questo Trc” i disagi permangono. “Per tre volte, in pochi mesi – sbotta gli uomini del 118 sono stati costretti ad arrivare a piedi in viale Portovenere. Il nipote di un’anziana per far passare la barella ha dovuto tranciare la rete tra le imprecazioni dei soccorritori, mentre nel viale dei Mille i Vigili del fuoco, chiamati per un incendio, si sono trovati di fronte allo stesso problema. Non ci vorranno far passare per caso nel cantiere tra buche enormi? Forse riusciremmo a passare, ma con un carro armato. Altro che chiavi, non prendiamoci in giro!”.
REDAZIONE Direttore Responsabile: Giovanni Cioria • Capo Redattore: Giuseppe Lo Magro • Redazione: Nives Concolino, Maria Grazia Tosi • Hanno collaborato a questo numero: Isidoro Lanari, Adriano Prioli, M. Antonella Colangelo, Lorenzo Scola, Piero Serafini, Fabio Pecci, Davide Pioggia, Albo Casadei (archivio), Dante Tosi (archivio), Roberto Betti, Edmo Vandi, Luciano Luzzi • Foto: Pico e Gianni Zangheri • Pubblicità: Tel. 338 4304667 • Grafica e impaginazione: Studio Grafico Composet Riccione: 0541 606680 • Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio S.r.l.
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ASSOCIAZIONE CULTURALE PER RICCIONE
Festa di Fine Estate! Millequattrocento adulti più un nugolo di bambini hanno fatto da emozionata cornice ai Delfini della Laguna e ai Rapaci della Falconeria, affollato il Pianeta mare, sorriso con la Tribù degli Animali e con “Le Nuove Amicizie”, in una bella giornata di festa organizzata da F.A. al Parco Oltremare, sulla collina riccionese- Domenica 4 Ottobre dalle 10,00 alle 18,00 – grazie alla squisita ospitalità di Costa Endutainment. Nel programma del mattino F.A. ha inserito il Concorso Fotografico “Famija in gazoja” premiando le 4 famiglie più “squaglionate” con
La folla dei millequattrocento.
Gli infervorati bambini “estrattori”.
Alcuni dei fortunati vincitori. Sotto i premi.
Domenica 4 Ottobre 2015 Parco Oltremare pacchi-biblioteca (in ognuno 15 libri di storia locale) e pubblicazione per altre 12 ( servizio alle pagg. 10 e 11) mentre nel pomeriggio ha effettuato il sorteggio della Sottoscrizione a premi “Splendore in laguna”offerti da 18 gioiellieri e orafi della Perla verde. La generosità di questi “eterni amici” di F.A. ha permesso di raccogliere 5.000 euro da donare all’ A.I.S.M. Di Riccione impegnata nell’acquisto di un pulmino attrezzato per il trasporto degli affetti dalla malattia e sostituire quello oramai malandato da 15 anni di servizio attivo.
Milena Marchetti, al suo ultimo impegno da presidente AISM Riccione, sorridente e commossa ringrazia F.A. all’annuncio della donazione. Nella foto di copertina: a tendere il mega assegno coreografico, accanto a Bergnesi, Olivieri, Lo Magro e ai consiglieri Paolo Santovito, Antonio Batarra, Gianni Zangheri, ci sono le pimpanti nuove collaboratrici dell’AISM: Barbara Pacassoni, Raffaella Paci e Stefania Montanari.
Il neo-presidente AISM Riccione Luca Bergnesi riceve l’assegno di 5.000 euro dalle mani di Giovanni Olivieri (vice-pres. F.A.) e Giuseppe Lo Magro (pres. F.A.).
I gioiellieri che hanno donato per una splendida sottoscrizione Baleani Alta Gioielleria Bartorelli 1882 Orafo Vagnini Oro moda Gioielleria Mengucci V. Gioielleria Tamburini Zucchi Gioielli Gioielleria Filipucci Nello Riccione Argento
Viale Ceccarini Viale Dante Viale Veneto Viale S. Martino Viale Dante Viale Ceccarini Viale Gramsci Viale Gramsci Via Virgilio
Gioielleria Torsani Gioielleria Bernardi Iris Bijoux Gazza Ladra Gioielli Gioielleria Cenciarini Gioielleria Gioie Gioielleria Tonini Spadarella Gioielli Gioielleria Mengucci G.
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ASSOCIAZIONE CULTURALE PER RICCIONE
Festa di Fine Estate!
Domenica 4 Ottobre 2015 Parco Oltremare
Concorso Fotografico “Famija in Gazoja” Ecco le 4 famiglie più “squaglionate” premiate da F.A. col pacco “Libreria riccionese” (15 volumi sul dialetto e la storia della Perla verde). Foto di Gianni Zangheri
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Ansaloni
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Del Pesce Ciuffoli Silvestri
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ASSOCIAZIONE CULTURALE PER RICCIONE
Festa di Fine Estate!
Domenica 4 Ottobre 2015 Parco Oltremare
Concorso Fotografico “Famija in Gazoja” Ecco le famiglie meno “squaglionate”, ma meritevoli di pubblicazione!
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Fam. Magalotti
Fam. Garattoni
Fam. Antonelli
Fam. Ruffolo
Fam. Moretti
Fam. Masiello
Fam. Berni
Fam. Andruccioli
Fam. Fabbri- Stephan
Fam. Lavezzi
Auguri di Buon 2016 alla Città di Riccione Sperando che ci porti: • Un mare meno “ingordo” di sabbia
• Un porto canale “percorribile”
• Tutte le strade meno “ballerine”
• Viabilità più scorrevole senza “tappi”
• Cassonetti dei rifiuti “utilizzati”
• Spettacoli culturali di “qualità”
• Parcheggi disabili non “usurpati”
• Musica che non “spacca” i timpani
• Parchi pubblici non “insozzati”
• Un T.R.C. meno “invasivo”
• Quartieri periferici non “dimenticati”
• Una Amministrazione che “dialoga”
• Associazioni solidali non “bistrattate”
con tutti i suoi cittadini
L’ospedale Ceccarini si ammoderna con un intervento radicale in Medicina uomini Nuovo reparto di Medicina uomini all’ospedale di Riccione. La ristrutturazione, che ha richiesto un investimento di 200mila euro, ha consentito di ridisegnare i 400 metri quadri di superficie a disposizione, allestendo 21 camere (20 con due letti e una singola), tutte dotate delle più moderne tecnologie e bagno interno (prima le toilette, scomode e fatiscenti, erano solo in corsia). Davvero necessario l’intervento, tanto più che, come spiega il primario, Andrea Grossi “i pazienti di questo reparto sono in gran parte anziani (media 79 anni). Tra loro anche 14 centenari. Si tratta di persone che spesso restano ricoverate a lungo e che hanno difficoltà motorie, per cui il nuovo reparto ci aiuta a gestirle e a farle essere più autonome”. Maggiore confort, dunque, per i pazienti e lavoro più agevole per il personale che anche l’anno scorso ha seguito 1.986 ricoveri dei quali 132 in day hospital. L’équipe, formata da 12 medici, compreso il primario, 28 infermieri e 11 oss, si è occupata di varie patologie, soprattutto di ordine cronico: scompensi cardiaci (217), insufficienze respiratorie (156), polmoniti complicate (150) e ictus cerebrali (116). Ancora
più numerose le prestazioni ambulatoriali basate in particolare sull’angiologia (diagnostica vascolare), in un anno sono state 17mila, delle quali 4.000 per pazienti ricoverati o consulenze al Pronto Soccorso. Le altre hanno interessato la diabetologia (3.000 visite) e l’endocrinologia (3.500 prestazioni) compreso
2.100 visite, 950 ecografie tiroidee, 450 agobiopsie tiroidee eco guidate). Non sono mancate le soddisfazioni: negli ultimi otto mesi di attività al personale di Medicina sono giunte 35 attestazioni di stima, contro tre reclami. Plaude all’intervento fatto in Medicina uomini Marcello Tonini, direttore generale dell’Ausl Romagna, assicura che al “Ceccarini non ci saranno tagli, solo quale aggiustamento e riorganizzazione”. L’ospedale di Riccione ha un alto valore per la qualità delle cure, -rimarca il vicesindaco Luciano Tirincanti-. Siamo contenti che un riccionese, il dottor Marcello Tonini, sia ora direttore generale dell’Ausl Romagna. Raccomandiamo che la sanità di questo territorio sia costantemente valorizzata, anche perché rappresenta un valore aggiunto pure per il nostro turismo”. Nives Concolino
christmas village 2015/2016
di Nives Concolino
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Tra gli ospiti Belli, Davena e De Piscopo Sulla scia del successo della scorsa edizione, Riccione rilancia il Christmas Village, che quest’anno anticipa l’apertura al 21novembre. In versione ampliata e con diverse novità, il villaggio che ruota attorno a viale Ceccarini con la pista di ghiaccio più lunga d’Europa, in viale Gramsci ospiterà il regno di ghiaccio con eventi e animazione, ispirati a Frozen, pellicola della Walt Disney, mentre viale Dante s’illuminerà con 60 rosoni, 2 portali monumentali e 30 archi barocchi dalle atmosfere felliniane. Un tripudio di luci, basti pensare che ogni arco è composto da 1.800 lampadine. La lunga scia luminosa dalla chiesa di Gesù Redentore (zona Alba), arriverà quasi al ponte sul porto canale, dove campeggerà il gigantesco albero di Natale alto 22 metri, quest’anno a guisa di Torre Eiffel con il “tunnel dei baci” a cavallo della strada, aperta a pedoni e ciclisti. A fare da cornice saranno 250 addobbi in polistirolo disseminate in tutta la città. Tra le altre attrazioni e le casette di legno dedicate all’enogastronomia e all’artigianato, ogni weekend l’Ambra Orfei Entertaiment, che allestisce il villaggio in collaborazione con i comitati d’area e con il Comune, prevede spettacoli e animazione a tema. Per il 26 dicembre è in calendario anche la “Camminata dei Babbi Natale”. Com’è tradizione, la “marea rossa” invaderà il centro turistico con la partecipazione di migliaia di Santa Claus. Non mancherà il concerto degli auguri di fine anno, lunedì 28 dicembre al Palacongressi, con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, diretta dal Maestro Giorgio Leardini. Sul palco un solista d’eccezione: Tullio De Piscopo che per l’occasione a Riccione, città che lo visto sempre presente come artista e anche come villeggiante, festeggerà il 50ennale della sua attività. Per la
notte di San Silvestro festa in piazza e, a Capodanno veglione con Paolo Belli e alle 12 nello specchio d’acqua di fronte a piazzale Roma, tradizionale bagno con i più audaci nuotatori. Tra glio ospiti delle feste anche Cristina Davena Un capitolo a parte è riservato ai presepi, artistici, meccanici e viventi. E’ davvero singolare quello che il Comitato d’area Riccione Paese sta progettando lungo Corso Fratelli Cervi. Si tratta di una sequenza di quadri predisposti lungo la strada, trasformata in una galleria d’arte. Previsti anche concerti natalizi. Riapriranno anche i presepi meccanici di Bertino Benzi in viale Lavello 5, e di Valter Meluzzi nell’ex asilo di Scacciano (Misano Monte). Alla vigilia di Natale tornerà pure il suggestivo presepe vivente della Karis Foundation. Le feste natalizie si concluderanno il giorno dell’Epifania con la tradizionale festa, dedicata alla Befana. Faranno da contorno ai grandi eventi concerti, spettacoli teatrali, mostre, manifestazioni sportive e d’intrattenimento. Nel frattempo il pala congressi si rianimerà con l’Hip hop contest della Cruisin. Dal 3 al 6 gennaio sono attese migliaia di ballerini e ol-
tre venti coreografi provenienti da tutto il mondo. Sarà un non-stop di musica e di urban dance. Intenso il cartellone del Cinema d’autore e dei collegamenti con teatri e musei del mondo. Già da inizio autunno al Cinepalace sono riprese le rassegne de “La grande arte al cinema” che tra le prossime serate annovera “Il tempio delle meraviglie al Teatro della Scala (novembre), “Il museo riscoperto” (dicembre), Goya, visioni di carne e sangue (gennaio), l’ultima mostra di Leonardo Da Vinci (febbraio), Renoir sconosciuto (marzo), Le basiliche papali di Roma (Bin 3D/4), in occasione del Giubileo (aprile), Istambul e il Museo dell’Innocenza di Pamuk (maggio), Da Monet a Matisse, l’arte di dipingere i giardini (maggio). Tra le dodici opere in diretta fino a giugno si segnala La cavalleria rusticana (dicembre), Lo schiaccianoci (dicembre) e La Traviata (ebbraio). Sipario alzato al Teatro del mare, dove sono previsti spettacoli per tutte le età, teatro, musica e progetti speciali con artisti di fama nazionale. A Villa Franceschi e nel Museo del Territorio, infine, spazio a conferenze, mostre, laboratori ed escursioni guidate.
mondo lavoro
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di Nives Concolino
Camera del Lavoro sfrattata dal Comune. Una petizione per salvarla Braccio di ferro tra Camera del Lavoro e Comune. La sede di viale Ceccarini 190, inaugurata oltre 40 anni fa, è stata inserita tra i beni pubblici alienabili, sarà quindi venduta per essere trasformata probabilmente in un condominio. Insorgono i sindacalisti della Cgil e i lavoratori che, attraverso un comitato direttivo, per preservare il fabbricato hanno avviato una petizione, a fine ottobre sottoscritta da oltre 3.000 persone. Un numero destinato a crescere, in vista dello sfratto, fissato per febbraio del 2016, la raccolta firme continua. L’attaccamento a questa sede è legato alla sua funzionalità, dovuta a circa 4.500 iscritti, ma anche alla storia dello stesso stabile, edificato su suolo comunale, ma con il contributo dei lavoratori riccionesi che avevano coperto l’80 per cento delle spese, raccogliendo 43 milioni di lire. Il resto era stato sborsato dal sindacato. Scaduti i termini del diritto di superficie, ottenuto per trent’anni, la palazzina è diventata di proprietà del Comune che alla Camera del Lavoro ha concesso un contratto di affitto per altri dodici anni, contratto che però non sarà più rinnovato. Da qui la battaglia che trova però l’amministrazione comunale irremovibile. Il sindaco Renata Tosi in uno degli ultimi incontri con i sindacalisti e una rappresentanza di pensionati di fronte alla richiesta di riservare almeno l’edificio per fini sociali, si è espressa in modo sfavorevole, sottolineando che la scelta fatta dall’amministrazione comunale si rifà alla legge che, per gli immobili senza destinazione utile per il Comune, prevede la vendita e la riconversione. Ha quindi “sollecitato
A proposito di viabilità
la Cgil a evitare guerre di religione su aspetti che possono apparire solo una difesa di interessi”. “Dispiace che il Comune ci consideri alla stregua di chi lavora poco o niente”, lamenta il sindacalista Massimo Fusini. “La Tosi, purtroppo, è decisa ad alienare quel bene -lamenta Graziano Urbinati, altro sindacalista della Cgil-. Abbiamo chiesto di mantenere almeno una destinazione sociale, collettiva, preservando così la funzione per la quale quel fabbricato era nato quarant’anni fa, ma il Comune vuole svendere quel patrimonio. Nel frattempo cerchiamo altre soluzioni”. Si sta cercando una sede tra piazza Unità e Corso Fratelli Cervi, dove potersi trasferire nel caso in cui si perda la bat-
taglia. Urbinati non esclude che per la palazzina di viale Ceccarini si ricorra al principio di prelazione. Come riportato dalla Tosi in una nota delle scorse settimane “La scelta di alienare il fabbricato che ospita la Camera del Lavoro è dettata dal taglio dei trasferimenti statali e dalla conseguente necessità di immettere sul mercato le risorse migliori da utilizzare e alimentare il tessuto economico della città”. Tanto più, osserva, che la Cgil corrisponde al Comune un canone di locazione annuo di 15mila euro. “Anche riqualificando l’immobile per destinarlo ad un uso sociale -osserva- non si andrebbe incontro ai bisogni attuali della comunità riccionese, alla quale vanno garantiti i migliori servizi.”
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Mettiamo i NOMI alle nostre rotonde La nostra bella Perla verde in questi ultimi anni ha reso fluida la circolazione urbana, arricchendo le strade di dolci rotonde in quegli incroci che creavano rallentamenti e, spesso, situazioni di pericolo. E ce ne sono di veramente belle grazie ad arredi che spaziano dalla rappresentazione della nostra storia agli estri della fantasia: le vele di san Lorenzo, le cartoline di Spontricciolo, la vera puteale alla Punta de l’Est, le fontanelle alle Fontanelle, le maschere alla Fornace... e poi le farfalle all’Abissinia... l’onda...
l’ippogrifo. Molte di queste al loro interno hanno la targhetta dello sponsor che permette la loro cura e manutenzione... ma nessuna ha il NOME. Sarebbe buona cosa dotarle di una targa che le identificasse. Ciò comporterebbe anche dei vantaggi agli utenti delle nostre strade. Pensiamo a quanto è più facile fornire indicazioni ad un turista avendo come punti di riferimento un arredo riconoscibile invece di qualche nome di strada. E quanto semplice darsi un appuntamento! E poi... l’ha già fatto anche San Clemente!
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Il viale Dante - che sul suo lungo percorso fa mostra della merce di numerose attività commerciali e dei maestosi pini che, anche se in ordine sparso, oltre ad arricchirne l’aspetto lo ombreggiano nelle assolate giornate estive - manca, per essere completo, di uno spazio pubblico dove svolgere manifestazioni e intrattenimenti di qualsiasi genere, senz’altro apprezzati non solo dai turisti che lo percorrono ma anche da coloro che abitano in zona. Il mese scorso, sulla stampa locale, ho letto che il vicesindaco Tirincanti ha proposto di allargare il ponte verso mare con una passerella in legno di circa m. 3,5 dove posizionare
con una struttura in legno che partendo dal piano viabile stradale si spingeva verso mare per circa venticinque metri, coprendo tutta la larghezza del canale. Questa pavimentazione in legno è sorretta da un’armatura d’acciaio e lateralmente, lungo i viali Parini e Bellini, appoggia sulla banchina dove sono ormeggiate le barche senza danneggiame la funzionalità mentre, al centro del canale, appoggia su pali in legno o ferro-cemento, infissi nel fondale e in allineamento con i piloni del ponte. L’insieme della struttura che potremmo chiamare piazzetta, debitamente arredata come il luogo richiede, assommando la sua superficie
sedie e tavoli al servizio delle attività di ristorazione poste ai lati. Idea che in parte condivido ma alquanto riduttiva se al luogo si vuol dare una diversa e ricca connotazione. Ricordo che al tempo della prima legislatura del sindaco Imola feci una proposta, rimasta in un cassetto del Comune, con uno schema di disegno per la realizzazione di una piazzetta in corrispondenza del ponte,
con quella del ponte ci da uno spiazzo di circa ottocento metri quadri; una dimensione alquanto contenuta rispetto alle necessità del viale ma comunque in grado di assolvere, anche se parzialmente, il compito che deve svolgere uno spazio pubblico così ubicato. Termino queste poche considerazioni con la speranza di vedere nel breve il viale così strutturato, per la soddisfazione di riccionesi e turisti.
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Commedia dialettale comico-musicale di Luciano Luzzi Musiche originali del Maestro Franco Morri Trama: I coniugi Gaetano e Ribelle, ex albergatori, si avviano a festeggiare il prestigioso traguardo dei 60 anni di matrimonio. La loro unione è stata allietata dalla nascita di cinque femmine. Quattro si sono sposate mentre l’ultimogenita è rimasta zitella ed ora gestisce l’albergo di famiglia. Per festeggiare la ricorrenza sono tutte invitate: tre vivono a Milano coi rispettivi mariti mentre
preziose presenze. A questa variegata famiglia fanno corollario due amici di lunga data, Ardo e Teresina, sempre pronti a dare una mano nel momento del bisogno. Quando se le ritrova tutte assieme Gaetano è corroso dai dubbi di paternità ed escogita uno stratagemma per arrivare alla verità. Nel frattempo scocca anche la scintilla amorosa tra la figlia zitella e il medico di famiglia. La storia è condita di
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la quarta, rimasta vedova con un figlio, abita a Roma. Le cinque sorelle sono completamente diverse una dall’altra, sia fisicamente che caratterialmente e tale numero si giustifica dal fatto che Gaetano desiderava ardentemente un figlio maschio. E la delusione è accresciuta poichè nelle figlie non ritrova la pur minima somiglianza, arrivando a dubitare che siano frutto del suo sangue. Quando le sue esternazioni si fanno più marcate la moglie Ribelle lo zittisce ricordandogli le sue passate smancerie con le clienti, sopportate anche dalle figlie per il buon nome dell’albergo.....e per non perdere
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di Nives Concolino
Manzi, maestro d’ascia, una barca per il cielo E’ stato uno dei maestri d’ascia più quotati di Riccione, un artigiano meticoloso con la passione per la nautica, impressa nel suo Dna. Alfonso Manzi, cresciuto nel cantiere navale che un tempo sorgeva nella piazza di ponente del porto canale, se n’è andato per sempre lo scorso 15 settembre. Nato a Rimini, il 16 luglio del 1944, durante la sua ultraquarantennale carriera ha costruito diverse barche in legno e ha effettuato numerosi restauri. In primis quello della “Saviolina”, storica imbarcazione, nel 1994 donata dalla famiglia Savioli al Comune, che tuttora la usa per rappresentanza.
Dopo un primo restauro, nel 1998 la barca è stata portata nel cantiere Manzi di Cattolica per un importante progetto di recupero, sostenuto finanziariamente dal Comune di Riccione e dall’Istituto per i Beni Artistici e Culturali dell’Emilia-Romagna. Nello stesso anno è stata posta sotto tutela con un decreto del Ministero dei Beni Artistici e Culturali. Scelta che ha reso merito anche al maestro d’ascia, che l’aveva ristrutturata assieme al figlio con pazienza certosina e da grande conoscitore di quest’arte, appresa dallo zio Guido Franchini (per anni affiancato dal fratello Natale) nel cantiere sul porto.
Ricci, colonna del calcio riccionese Lutto nel mondo del calcio. Il 26 settembre, a 87 anni, è scomparso l’imprenditore Flavio Ricci, che con grande passione, da protagonista, ha seguito la Riccione Calcio negli anni Ottanta-Novanta. In veste di presidente ha guidato la squadra bianco azzurra per diversi anni, proprio nelle stagioni più brillanti che hanno fatto sognare la tifoseria. Titolare dell’omonimo mobilificio sulla circonvallazione, Ricci aveva rilevato la società calcistica con altri due storici personaggi, Renato Conti e Arnaldo Masi, che con il loro impegno hanno contribuito e sostenuto la compagine riccionese, accompagnandola nel 1986/1987 nella promozione in Serie C2. In panchina, nello stadio di viale Forlimpopoli sedeva allora un allenatore di eccezione, Alberto Zaccheroni, da sempre legato affettivamente a Riccione. Ricci lascia la moglie Olly e i figli Simona, Roberta, Mirko e Monia.
E’ lì che Manzi aveva cominciato a lavorare appena diciottenne, fino a conseguire il diploma di maestro d’ascia, rilasciato dalla Marina mercantile. Titolo gelosamente custodito dalla moglie Silvana Capelli, con la quale si era sposato 48 anni fa. Nel tempo Manzi si è trasferito a Cattolica per lavorare con Arceri, quindi ad Acquaviva e nei cantieri Ferretti. Già socio del Club Nautico, Manzi ha diviso la sua vita tra lavoro e famiglia. Come racconta la moglie la passione di Alfonso per il mare è stata tale, da indurlo a chiedere di disperdere le sue ceneri in mare. “Mio marito – rimarca - era un uomo buono, onesto, attaccatissimo alla famiglia. Mi piace immaginarlo libero, mentre naviga, solcando gli oceani con un veliero”.
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di Nives Concolino
Cavalier Giuliani: una vita per lo Stato Riccione ha salutato per sempre il Cavaliere Alberto Giuliani, 94 anni, socio dell’Associazione Nazionale Finanzieri e presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci. Il suo cuore ha cessato di battere il 21 ottobre, dopo aver dedicato la sua vita alla Patria e alla sua famiglia con grande moralità e spirito di servizio. Qualità riconosciute dalle massime autorità della Repubblica con specifiche onorificenze. Riccione perde così anche uno degli ultimi reduci, testimoni della seconda guerra mondiale. Nato nel 1921 ad Atessa (Chieti), Giu-
tariamente al comando dei Regi Carabinieri di Atessa, dove viene preso in forza dall’esercito alleato il 14 settembre 1943 nel servizio di controspionaggio. Nel 1956 Giuliani si sposa con l’inseparabile Concetta che gli darà quattro figli. Viene nominato reggente del posto doganale e della delegazione di spiaggia di San Menaio Garganico, poi nel marzo del 1964 è a Riccione, dove successivamente concluderà il suo servizio per lo Stato italiano, con appuntate al petto due croci, una d’argento e l’altra d’oro, al merito di servizio, tre croci al
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Seduto al centro, a fianco del sindaco Masini, nella sala della giunta con tutta l’Associazione Combattenti e Reduci di Riccione di cui lui era presidente (oggi non so quanti ne sono sopravvissuti). In alto a sin. lui da giovane arruolato nel 1940. In alto a destra è il terzo da sinistra, il 21/6/1969 davanti all’ingresso della caserma della Finanza di viale Ceccarini (oggi soppressa).
liani si arruola nel 1940 nella legione di terra dell’allora Regia Guardia di Finanza. Viene assegnato al IX battaglione mobilitato per la Jugoslavia e quindi alla legione di Bari, da dove nel 1941 raggiunge l’isola di Rodi (Egeo). Tornato in Italia per sostenere gli esami di ammissione per la scuola sottufficiali di Roma, che iniziano il 3 settembre 1943 e durano fino alla data dell’armistizio, viene “lasciato libero perché le forze armate erano allo sbando”. Allontanatosi da Roma per “non collaborare con l’esercito tedesco invasore”, in mancanza di ordini specifici, si presenta volon-
merito di guerra, cinque campagne di guerra, il diploma d’onore quale combattente per la libertà d’Italia, firmato dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Grazie all’interessamento del professore Geo Cenci, all’epoca preside dell’istituto San Pellegrino, ottiene pure l’onorificenza di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, conferitagli dal Presidente Francesco Cossiga. Uomo di grande dignità e rigore morale, ispirati da una profonda fede religiosa che ha scandito ogni giorno della sua vita, come ricordano i figli, Anna, Licia, Loredana e Vincenzo.
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La nostra storia
Da: Una rotta nel vento da Dante Tosi
80 anni fa... Oro alla patria! La Società delle Nazioni, allo scopo di punire l'intervento militare italiano per la conquista dell'Etiopia (Abissinia) in A.O. (iniziato il 3 ottobre 1935), in data 18 ottobre applica le sanzioni economiche contro l'Italia. Con le sanzioni non vi saranno più scambi di una serie di prodotti e materie prime essenziali, tra l'Italia e gli Stati membri. In effetti l'embargo ha steso una rete non troppo stretta consentendo varchi di rifornimento di una serie di prodotti strategici: primi fra tutti i carburanti essenziali per la guerra. Però da tali varchi è possibile ricevere prodotti pagandoli per lo più in valuta pregiata. Il Governo reagì appellandosi al popolo, chiedendo "oro per la patria", e, per rendere più incisiva la partecipazione, chiede il sacrificio anche delle fedi nuziali. il 18 dicembre è dichiarata "giornata della fede". Le donne e gli uomini si recano a donare le proprie fedi di matrimonio ricevendo in cambio una fede fusa in acciaio. Alla fine dell'anno (appena due settimane dall'inizio), a Riccione, le fedi d'oro consegnate, sono 1724 e la raccolta complessiva registrata è di kg. 9,902 di oro, e di kg. 25,354 di argento.
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Scavalcato il 50° della Agenzia Gamma, dal 1964 al servizio degli automobilisti Un anno che ha cambiato il Paese, in quei dodici mesi in Italia è successo di tutto. E’ un’Italia che prova a rinnovarsi: dal traforo del San Bernardo -inaugurato il 19 marzo- alla Nutella, che entra in commercio da figlia della Supercrema Ferrero per diventare uno dei prodotti dolciari più diffusi -ed esaltati- al mondo; dalla vaccinazione antipolio distribuita su una zolletta di zucchero, alla nascita della SIP, che smista le telefonate degli italiani abbonati e installa cabine telefoniche anche nella provincia profonda. I bar hanno così il telefono e il jukebox, che nell’anno del primo Festivalbar vive un’autentica esplosione: le hit sono “In ginocchio da te” di Morandi e, naturalmente, un paio di pezzi dei Beatles, che risuonano sulle spiagge italiane dove spuntano i primi topless: alcuni sindaci minacciano di far sorvolare con gli elicotteri gli stabilimenti balneari per punire l’oltraggio al comune senso pudore. Il piccolo schermo ha già compiuto dieci anni e sta raggiungendo anche le case più umili con i volti di Bongiorno, Rascel e Chiari. Viene inaugurata l’Autostrada del Sole: 761 chilometri da Milano a Napoli passando per Bologna. Solcata dalle Seicento - modello Fiat che nel ’64 raggiunge i due milioni di esemplari - l’A1 accorcia le distanze e “Nord e Sud si danno la mano”. Ed allora… Se le auto in Italia erano destinate ad aumentare, perchè non pensare ai servizi collegati agli automobilisti? Ed ecco che Bruno Gabellini apre l’Agenzia GAMMA iniziando una nuova avventura nel mondo delle Pratiche Auto e diventa per tutti “Bruno della GAMMA”. Patenti, Targhe, Libretti e Fogli Complementari, dovevano raggiungere Forlì“, perchè fino al 1992 quella è stata la nostra Provincia. Quindi: si compilano a mano tutti gli incartamenti, si riempie la borsa o la valigia, si carica tutto nella Fiat 500 e si parte per Forlì alle primissime ore del mattino per mettersi in fila ai primi posti davanti alle porte ancora chiuse di Motorizzazione, Prefettura e Pubblico Registro Automobilistico. Nei periodi più affollati
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dal proprio Computer, SmartPhone o Tablet. Un’avventura che ha già compiuto 50 anni, una sfida ancora aperta e tanta strada ancora da percorrere, sempre a fianco di tutti gli automobilisti!
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di Nives Concolino
Si amplia e partecipa al talent “Mps Cooking Factor” Da una parte l’inaugurazione della nuova ala, che ha permesso di radunare tutti gli studenti nel polo scolastico di viale Piacenza, dall’altra il Cooking Factor del Monte dei Paschi di Siena, che l’ha prescelto per il suo talent assieme ad altri sette istituti alberghieri italiani. E’ cominciato così, sotto il segno della buona stella, l’anno scolastico dell’Alberghiero “Severo Savioli”, che ora punta a incassare i 10mila euro, messi palio dalla banca senese per talent, registrato a scuola il 22 ottobre. Gli studenti fanno appello, affinché i riccionesi, e non solo loro, votino su Facebook e tramite altri canali del Mps il filmato della loro scuola che sarà caricato in rete a gennaio. I due istituti che otterranno il maggior numero di “mi piace” parteciperanno alla finale che si svolgerà a Siena in primavera. In vista di questa gara, il “Savioli” per un giorno si è trasformato in un inedito set dalle piacevoli scenografie marinare con personale vestito in tema. Perfino il preside Giuseppe Ciampoli, appesi al chiodo gli abiti istituzionali, ha indossato quelli di Gisto, bagnino di salvataggio. Ombrelloni, cabine, amache e perfino un pattino, usato per servire l’aperitivo a centinaia di commensali invitati alla cena di gala, hanno fatto da cornice alle riprese dell’ Mps Cooking Factor. Le telecamere sono entrate anche nelle cucine, seguendo studenti e professori impegnati nella preparazione dei piatti. Imponente l’organizzazione che ha impegnato gli allievi di tutti i corsi, compreso il serale. E’ stato così collaudato il salone di 267 metri quadri, che si trova nella nuova ala dell’Alberghiero, ottenuta a suon di assemblee, autogestioni e perfino cortei per le strade di Riccione. L’ampliamento, finora costato un milione e 200mila euro, ha consentito di allestire pure cinque classi, bagni e servizi. “Ora - ricorda il preside - si attende di ultimare il primo piano, dove sono previste dieci aule delle quali si farà carico la Provincia, e una cucina
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30 studenti dell’Alberghiero provenienti da altrettante nazioni.
che realizzeremo noi, quando avremo i soldi. La struttura è ultimata, compreso gli infissi, restano da fare pavimenti, impianto elettrico e separazioni interne ”. Si spera di procedere nel 2016. Intanto la scuola che conta 46 classi più una serale e le due di San Patrignano, con i suoi 1.080 studenti interni si consolida e lancia nuove iniziative, come il totem, che oltre allo scontrino per i servizi di ristorazione, bar, pasticceria, cucina e altre iniziative, rilascia il ticket per i “panini diversamente buoni”, preparati da ragazzi con disabilità. All’inaugurazione della nuova struttura, benedetta da don Giorgio Dell’Ospedale, hanno partecipato il Provveditore agli Studi Giuseppe Pedrielli, il sindaco Renata Tosi, il vicepresidente della Provincia Riziero Santi, con l’assessore Meris Soldati e l’ex sindaco Massimo Pironi.
di Nives Concolino
Spadoni, guru della formazione: “Siate protagonisti” E’ considerato tra i miglior trainer italiani in sales e network marketing, tant’è che la sua notorietà ha valicato i confini internazionali. Gianluca Spadoni, 39 anni, responsabile della formazione delle maggiori reti commerciali nazionali, è ora anche docente universitario dell’Executive master di sales e marketing dell’Alma Mater, la Business School dell’Università di Bologna, il primo d’Italia senza laurea. Una carriera brillante, durante la quale ha tenuto una miriade di seminari, seguiti da oltre 100mila allievi. Forte della sua esperienza, Spadoni ha scritto anche un libro, che dai primi di gennaio sarà disponibile nelle librerie italiane, s’intitola “Dai che ce la facciamo” storie di quelli con la fila di fuori, pubblicato con la prefazione di Pierluigi Pardo. Con l’immancabile sorriso sulle labbra, grande perspicacia e determinazione, elementi che l’hanno contraddistinto fin dall’inizio della sua professione intrapresa 19 anni fa, Spadoni nella sua pubblicazione svela i “segreti” del mestiere basato sulla ricerca e la valorizzazione di modelli di vita salutari. Lo fa riportando testimonianze e raccontando storie di
imprenditori e persone che con coraggio, sacrifici, impegno e rinunce, lungi dal gettare la spugna, si sono messe in gioco, ottenendo successo nelle loro mission. Tra le tante, quelle di Antonio Vandi
di Panna & Cioccolato, Andrea Mainetti di Photosì, Andrea Belletti di Intergenza Rimini San Marino e di Giovanni Giometti delle omonime sale cinematografiche. Cosa insegna Spadoni ai suoi corsisti? “Soprattutto in questo periodo di crisi economica, che ha portato circa 10milioni di persone in depressione per la perdita di lavoro e quindi di prospettive di vita, insegno a cambiare mentalità, a ritrovare degli obiettivi, diventando protagonisti di questo cambiamento. E’ necessario che ognuno impari a tirare fuori il proprio talento. Abbiamo bisogno di nuovi esempi, di persone che possano realizzare qualcosa di buono e duraturo”. Ma quali frutti? “ Dipende da quello che si cerca, c’è chi dopo aver seguito i miei corsi ha aperto finalmente l’attività, chi ha aumentato il fatturato, chi ha recuperato il rapporto con i familiari e chi ritrovando il suo stile di vita, si è rimesso in forma”. E’ quello che, il 21 novembre a San Patrignano, è stato comunicato anche ai partecipanti del Networking Day sul tema “La prima regola che io metto è: non si molla mai” con la partecipazione dello stesso Spadoni e di altri guru del settore, come Julio Velasco.
MONDO CULTURA
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di Isidoro Lanari
Riflessioni culturali di un ottuagenario
Archivio-Laboratorio dell’Immagine e della Memoria Che roba è? Ben pochi riccionesi lo sanno, eppure è qui da oltre dieci anni. Dove? Presso la Biblioteca cittadina. Ma procediamo con ordine: un po’ di pazienza e vi spiego tutto. Sono poco abituato a parlare di me, ma, trattandosi di una mia creatura, sento di doverlo fare almeno una volta, prima di lasciare questo allegro mondo. Molti mi hanno conosciuto: per circa 35 anni del secolo scorso ho condotto i dibattiti al Cineforum riccionese. Credo che tutti sappiano cos’era. C’era un po’ di diffidenza a entrare in un cinema parrocchiale (l’“Africa”), pensando di dover sopportare sermoni moraleggianti. Ma non era così: si coglieva l’occasione di assistere ad uno spettacolo cinematografico di qualità per sollecitare lo spirito critico dei presenti, cercando di scambiare qualche idea facendo uso della propria testa, fuori da mode o schemi preordinati. Qualche volta la magia si innescava e nascevano interessanti discussioni. Oltre a ciò, si cercava di analizzare il film alla luce del linguaggio delle immagini nonché, con scarsa fortuna, di offrire qualche nozione di storia del cinema. Al 50° anno di attività, il Cineforum è defunto, soppiantato dal “Cinema d’Autore”, una iniziativa pregevole, ma culturalmente diversa. Negli ultimi anni ho proseguito la mia attività istituendo una serie di corsi rivolti soprattutto alla scuola. Gli ultimi incontri li ho tenuti a Riccione, presso la Biblioteca, con scarsa partecipazione dovuta anche a carenza di informazione. A questo punto, grazie al generoso interessamento del responsabile della civica Biblioteca, è nata l’iniziativa dell’ ARCHIVIO sopra citato. Già da anni raccoglievo materiale culturale videoregistrato
LO SAPEVATE CHE...?
frugando tra cineteche e scorribande notturne televisive. (Sì, le cose migliori della TV bisogna spesso scoprirle nel cuore della notte!) Sono così riuscito a catturare buona parte della Storia del Cinema e tanti altri filmati storici d’epoca. L’idea è nata dal desiderio di donare alla mia città la possibilità di visionare i capolavori di oltre cento anni di cinema. Tranne un paio di canali (a pagamento) e qualche sottocanale, la televisione ha praticamente cessato di evocare il cinema del passato (il pubblico non gradisce più il bianco e nero, per non parlare del muto) e le sale pubbliche lavorano solo con il prodotto recente. Si sperava che la scuola prendesse a cuore il linguaggio delle immagini, visto che le giovani generazioni si cibano solo di questo. Come la parola, anche l’immagine può diventare racconto, rispettando precise regole di “grammatica” e di sintassi”. E se il prodotto diventa artistico, possono nascere
capolavori immortali, sperando che poi non defungano per carenza di memoria. Oltre al recupero cine-video, ho pensato di accumulare materiale cartaceo portatore di immagini significative (cartoline, figurine, fumetti, giornali illustrati, foto d’epoca, ecc.), tutto per descrivere e documentare questo nuovo linguaggio che, partendo dalle radici della “biblia pauperum” (i grandi quadri impressionanti delle vecchie chiese), oggi si affianca a quello della parola detta e scritta. Poichè si tratta di materiale che documenta il passato, servirà a dare corpo alla “lezione del tempo” di cui ho parlato nel numero scorso, con una serie di mostre di cui undici già realizzate nella galleria espositiva della Biblioteca. Il giudizio dei visitatori risulta molto incoraggiante. Di questo parlerò la prossima volta, se non darà nausea l’autocitazione, illustrando le sei sezioni dell’Archivio. Del resto, credo che nessuno possa farlo meglio di me.
da: “Una rotta nel Vento” di Dante Tosi
Il primo libro su Riccione fu stampato 80 anni fa! Di Riccione non si aveva mai avuto un lavoro sistematico che parlasse della sua storia, del suo territorio, della sua vocazione balnearia. Così, quando lo studente Giuseppe Borghi di Bologna pensò di scegliere Riccione per la sua tesi di Laurea, gli amministratori locali gli concessero ogni aiuto per la ricerca e la documentazione di cui aveva bisogno. Stabilendo l’intesa che se il documento poteva servire alla promozione della realtà locale, il Comune avrebbe potuto stamparne una edizione per sè. Il lavoro si suddivide in sette capitoli che vanno dalle origini fino ai tempi attuali. Ne è venuta fuori una tesi che è valsa al Borghi la Laurea di Dottore in scienze economiche con "110 e lode, degna di pubblicazione". Fu stampato in 500 copie in una edizione a cura del Comune di Riccione, in data 29 giugno1935 XIII, nello stabilimento tip. L. Parma di Bologna. Nel 2002 Famija Arciunesa lo ripubblica con altri interessanti documenti, foto e mappe locali.
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CURIO ITà senzaeta’ di Maria Grazia Tosi
OSSERVIAMO LA STAGIONE Il 20 ottobre l’Osservatorio Turistico Luigino Montanari, grazie ai dati elaborati dall’Associazione Albergatori di Riccione, ha presentato un report sui risultati della stagione estiva 2015. Ma cos’é l’Osservatorio? “Un interessante strumento di analisi scientifica sicuramente più verosimile di quella legata ‘al sentiment’, e che rileva le considerazioni degli albergatori rispetto all’andamento della stagione. – spiega l’avv. Claudio Montanari, anche assessore al Turismo, nella sua veste di responsabile dell’Osservatorio a suo padre dedicato -. Analisi per cercare di comprendere meglio le diverse dinamiche del turismo, e un punto di partenza da tenere in considerazione per prendere decisioni e progettare. Quella del 2015 è stata un’estate che ha soddisfatto le aspettative per il 94% dei 91 titolari di strutture alberghiere… soprattutto se paragonata alle tre stagioni precedenti. C’è stata di fatto un’inversione ad U, con dati simili a quella del 2010 ed un mercato che ha premiato gli alberghi di fascia più alta, per uno spostamento della clientela verso servizi di qualità”. Ecco alcuni dei
Turistica Mente
7,7%, anche se, come sostiene il presidente dell’Associazione Albergatori Rodolfo Albicocco “il prezzo resta sempre in sofferenza, non è passata la paura perché a fronte della crisi generale degli ultimi anni non siamo riusciti ad aumentare le tariffe”. Su quali siano state le positività ai primi posti bel tempo -eventi -famiglia fidelizzate; le criticità sono state strade – marciapiedi - viabilità difficile , parcheggi pochi e costosi, traffico - rumori - degrado.
Alla domanda su che effetto ha avuto la notte rosa, il risultato per il 63% è negativo: “La notte rosa, nata come un omaggio alla donna – aggiunge Albicocco – si è trasformata in capodanno dell’estate, e non produce valori in termini di presenze, non aiuta a sostenere il periodo ma sembra, dai dati, che diventi elemento di difficoltà; certamente un dato su cui riflettere e cercare magari nuove formule in merito.”
più significativi risultati del questionario. Alla domanda “Com’è andata la stagione rispetto all’anno passato?”, il 71% ha risposto meglio/ molto meglio; il numero dei turisti tra italiani e stranieri è stato complessivamente superiore del 6,60%; quelli italiani erano provenienti principalmente da Lombardia, E. Romagna e Piemonte, diminuiti i russi e aumentati i francesi. Sono stati affollati il ponte del 2 giugno per l’81% e comunque tutti i week end di giugno e luglio, e naturalmente tutto agosto; i siti più efficaci alla promozione sono quello privato di ciascuna azienda, Booking.com e altri importanti portali; il fatturato è aumentato del
UNA CARRIERA DA GRANDE STAR Era il 1925, e l’autonomia comunale acquisita tre anni prima diede grande impulso allo sviluppo turistico che aveva preso il via, partendo dal nulla, già un cinquantennio prima: l’Ufficio Guida del neo Comune registrava la ‘moltitudine’ di strutture ricettive. Erano ben 69 quelle che stavano affinando l’arte dell’accoglienza e dell’organizzazione che diverranno poi una ricchezza per i residenti nonché le principali peculiarità di una località alla moda. Sette gli alberghi (Amati, Des Bains, Lido, Milano, Roma, Savioli, Wienner); e poi 56 pensioni, e 6 ospizi marini (colonie). Dopo 90 anni? Si sono più che quintuplicati, e suddivisi per stelle sono diventati 407: 1 a
cinque stelle, 34 a quattro stelle, 162 fra tre stelle e tre stelle superiori, 124 a due stelle, 62 a una stella, 24 residenz. Non solo quindi i riccionesi sono stati accoglienti e organizzati, ma hanno dimostrato una palese capacità imprenditoriale che sicuramente non è stata seconda a nessuno. VIETATO MURARE! “Riccione è una città turistica viva e aperta tutto l’anno. Vorrei insieme a te mantenerla bella e luminosa anche quando i molti turisti se ne saranno andati e le giornate si faranno buie presto. Non chiudiamo, non costruiamo barriere. Anche se la tua attività non è più aperta al pubblico, ti invito a mantenere un livello di estetica esterna che dia ai visitatori, congressisti e turisti tutti la sensazione di trovarsi in una città accogliente. Ti invito a non usare materiali scadenti per le coperture, a lasciare qualche luce alla sera, a tenere tutto ordinato e pulito. Quello che ti propongo sarà, in maniera speculare, mio impegno applicarlo sulle strade, piste ciclabili, giardini ed aree pubbliche.” Questa la nota del Sindaco Renata Tosi, indirizzata a tutti gli operatori turistici per la salvaguardia dell’immagine della città, quando le saracinesche delle attività stagionali vengono tirate giù. In realtà una saracinesca risulta essere una chiusura, se chiusura ci deve essere, la più decorosa… quando si pensa a come le sale a piano terra degli alberghi venivano sgraziatamente ‘murate’ da quelle grandi tavole di legno grezzo, con grandi numeri consecutivi scritti sopra a pennello che ne permettevano il riposizionamento l’anno successivo. “Sino a due decenni fa era abitudine diffusa – racconta un albergatore che da più di sessant’anni chiude e riapre la sua struttura -, serrare le grandi vetrate a pian terreno, principalmente per motivi si sicurezza; tanti erano gli atti vandalici e i furti in inverno quando i titolari erano al sicuro nelle loro case, spesso molto lontane dall’attività. Per quelle poi che si affacciano al mare anche la salsedine diventava uno spiacevole inconveniente. Recentemente le vetrate sono diventate sono più spesse, gli infissi più robusti, gli impianti di allarme più sofisticati… e sono rimasti pochi gli albergatori che barrano. Negli anni 50-70 invece era ancora diverso: non si necessitava di chiusure estreme, perché molti gestori con famiglie in inverno abitavano dentro l’albergo, il cui spazio adeguatamente delimitato con pannellature, riassettato e riarredato si trasformava nella loro unica abitazione.”
27 ARIA APERTA AGLI ALTRI “Quelli della boa bianca”, in uno spumeggiare di entusiasmo, vitalità e comunicabilità, sanno dare il buon esempio su come vivere in gioia e salute e allo stesso tempo promuovere la nostra proposta balneare, magari in modo un po’ inconsueto, ma concreto. Un gruppo di pensionati ma non solo, dalla loro improbabile ma efficace postazione, durante l’estate si danno da fare a distribuire ai turisti che passano di là piantine della città e pieghevoli vari, elargiscono informazioni ai turisti e regalano loro un sorriso e un aiuto se serve, offrendo ogni tanto semplici ed amichevoli spuntini. Nella piazza San Martino e con le spalle il mare, la
facevano alle 11 il bagno anche a temperature polari, e arrivavano alla boa bianca, confine per i natanti motorizzati o a vela a circa 350 metri dalla riva, e i più coraggiosi anche sino al porto. E l’attività sportiva non si limita al nuoto, ma passa sulla strada e in sella ad una bici: Luciano, Walter, Ivan, Albertino (Baldi, campione mondiale di categoria Gentlemen) ed altri ancora, macinano chilometri sempre in nome della salute e del divertimento. Alla loro libera ‘sede’, una parete in corrispondenza dell’ingresso sud dei parcheggi sotterranei del lungomare, 500 piccoli cartellini colorati sono poi attaccati in ordine sparso, con scritti proverbi, detti celebri, aforismi; “A chiunque
loro sede è all’aria aperta, come aperta è la loro variegata attività. E in piena estate nella zona di spiaggia libera lì antistante condividono un ombrellone, che diventa facilmente una piccola comunità di amicizie e chiacchiere. Non è un’associazione, e ci tengono molto a sottolineare di essere solo un nucleo libero di persone libere che si ritrovano, senza orari o giorni. Questo da una quindicina d’anni, quando i promotori, Sergio, Edoardo, Celio, Luciano, Maurizio ed alcuni altri furono i temerari nuotatori che in pieno inverno
si fermi lì per scambiare simpatiche parole regaliamo gusci di conchiglie – dice Vincenzo -, che colorati contengono loro stessi piccoli pensieri. Siamo molto felici di essere di aiuto se possibile, e condividere con i bagnanti piacevoli momenti di dialogo. Per i componenti della Boa Bianca è senza dubbio una divertente opportunità aggregativa, molto più sana che un bar o un divano; siamo circa 120 che ci ruotiamo attorno, e speriamo che tanti altri si aggiungano a noi… naturalmente sempre nella massima libertà!”
CECCARINI BY NIGHT Un curiosissimo fenomeno: i riccionesi in estate, di sera, non vanno in Via Ceccarini. E non si tratta di sporadici casi, la stragrande maggioranza lo snobba veramente, in attesa di dedicargli qualche più freneticamente tranquilla passeggiata fuori stagione. Le motivazioni addotte? Troppa la stanchezza provocata dalle attività estive, troppo (perlomeno quest’anno) il caldo… troppa la confusione. In realtà di confusione ce n’è stata davvero tanta, e il punto nevralgico dell’incrocio Ceccarini - Dante ha registrato una densità da capogiro. Una vetrina ivi affacciata può divenire un pacifico ‘avamposto’ per meglio valutare le dinamiche che lo animano. Intanto un dato è risultato inconfutabile: l’orario di avvio del flusso più consistente ed entusiasta è quello delle 21,30. Perché? Perché tiene conto del tempo che mediamente un turista ci impiega ad arrivare dal proprio hotel a cena terminata, e le strutture più decentrate mettono a dura prova i fanatici che devono investire minuti ed energie per arrivare in buone condizioni sul viale mitico. Perché è proprio così che lui è considerato: una delle prime informazioni richieste da chi intende prenotare un soggiorno è infatti: “ma quanto è lontano viale Ceccarini?”. Domanda che naturalmente mette in crisi gli albergatori ‘periferici’, che si industriano nello spiegare che non ci vuole poi così tanto ad arrivarci, e che magari si possono usare le biciclette, e perché no… il trenino; con pochi euro regala loro gradevoli scorci e poi li scarica di fianco al Palazzo del Turismo. Il movimento più frenetico del viale si protrae mediamente alle 23,30 sino a fine giugno per passare poi all’1 nell’alta stagione. Ma è il venerdì e il sabato sera che si veste di puro delirio, il passaggio si moltiplica, gruppi di chiassosi scanzonati, musica a tutto decibel dai bar, shopping compulsivo, l’eco degli eventi che si snodano in prossimità, fuochi artificiali. Volenti o nolenti non si può negare che il Viale sia il termometro glamour dell’interesse che ancora lui e la città tutt’attorno vantano nei confronti di clientele sempre più difficili. Già da quando si chiamava Viola era del resto il re incontrastato, immobile ma volitivo testimone di epoche e tendenze, che tra le due imponenti file di pini e prima ancora di pioppi, ha visto di tutto, dalle passerelle di gay quando i gay erano ancora stravaganza a stravaganti sfilate di moda, parate di stelle dello spettacolo e signore bolognesi star di eleganza, piste di ghiaccio e calorosi prati verdi, macchine decappottate con belle ragazze in mostra e mostruose motociclette con impenitenti latin lover, carrozze con cavalli e tandem cavalcati da 7-8 persone, bar in concerto e concertazione di PR. E milioni e milioni di ‘vasche’ di tutti i tipi, in un viale di olimpionico fascino.
LIBRI
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Gli ospizi marini: un’eccellenza riccionese Riccione deve alla salubrità del mare e dell’aria le origini del suo turismo, sorto in buona parte per scopi terapeutici, risultando fra le prime località dell’Adriatico ad utilizzare le cure marine contro la scrofolosi, malattia tubercolare che, fino ai primi decenni del ‘900, costituì una piaga sociale, col mietere un’infinità di vittime in tutta Europa. Un breve excursus storico narra l’uso dell’acqua di mare per fini salutistici, presso le principali civiltà del Mediterraneo antico, l’originale rito di “guarigione” dalle scrofole nel Medioevo, tramite il “Tocco del Re”, per poi illustrare la nascita della moderna talassoterapia, emersa in Inghilterra e Francia alla fine del ‘700, favorita dal nuovo clima intellettuale arrecato dall’illuminismo. Il libro è dedicato al fondatore degli ospizi marini, il medico fiorentino Giuseppe Barellai, e a don Carlo Tonini, un sacerdote colto, pioniere dell’industria dell’ospitalità a Riccione, luogo ove questa istituzione pose salde radici, tanto
Nascita del turismo di Riccione di Fosco Rocchetta
Edizioni la Piazza
che nei primi del ‘900 erano attivi ben quattro ospizi marini: l’Amati-Martinelli, il Romagnolo, il Barellai-Mancini ed il Bresciano. Il primo comitato per l’accoglienza degli scrofolosi in Romagna nasce a Riccione nel 1866, e dagli anni ‘70 dell’Ottocento, Riccione comincia ad essere citata in congressi medici ìn Italia e all’estero, per la presenza di quelle benemerite strutture, vere pietre miliari nella storia del turismo. Diversi scritti evidenziano che Riccione fu partecipe di quel movimento umanitario, impegnato contro quel male deturpante, in una lotta di civiltà che annoverò medici prestigiosi, tra cui il Prof. Felice Carlo Pullè, al cui zelo fu affidata la speranza di guarigione di tanti bambini scrofolosi. Un capitolo è infine dedicato agli ospizi marini nella poesia e letteratura tra Otto e Novecento, che vide pure la condivisione, il sostegno morale, nonché l’ampio riconoscimento dell’opera di Barellai, da parte di Alessandro Manzoni e Giosuè Carducci.
Non c’è due senza tre Matteoni Roberto è nato a Riccione nel 1945, dove risiede. Interessato alla storia di Roma antica, ha pubblicato: «RomA - Impariamo a conoscere RomA AnticA», un compendio sulle origini della città, sulle istituzioni, sulla religione, sugli edifici pubblici e privati, e sulle infrastrutture. «RomA - I Cimiteri Sotterranei - Le Catacombe», una descrizione dei luoghi di sepoltura, degli eventi che ne hanno motivato la costruzione, e del rituale funerario. “UN POPOLO CHE NON RICORDA LE PROPRIE ORIGINI E LA PROPRIA STORIA NON PUÒ INSEGNARE AI PROPRI FIGLI” Carrettieri. zatterieri, mugnai, venditori di cibo e santini, seggioloni, arrotini, cantastorie, carbonai: uomini che, nell’organizzazione di quel vivere, s’adoperavano in dure fatiche per cercare di ricavare quel poco che serviva a sbarcare il lunario. Uomini che facevano delle mani la loro officina... la bottega, se c’era, la portavano sulle spalle. Un richiamo per la nostra memoria, per aiutarci a tener vivo un passato di precarietà, di sacrificio ma anche di voglia di vivere, di inventiva, di industriosa ingegnosità. La cultura. del “mangiare per strada”, oggi nuovamente in auge, trovava la sua massima espressione in epoche in cui la strada fungeva anche da luogo di incontro tra gli abitanti della via, della piazza, del quartiere. Una cucina (se così si può chiamare il cuocere o il friggere all’aperto) sobria, fatta di poche e povere cose, presenti nei luoghi di passaggio della gente. Carlo G. Valli consulente e docente di marketing e comunicazione, si occupa attivamente di tradizioni popolari e storia degli alimenti. Su questi argomenti ha scritto una trentina di volumi. È membro del Direttivo dell’Associazione della Stampa AgroaIimentare e fa parte dell’Accademia Italiana della Cucina.
ritrovarsi
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di Maria Antonella Colangelo
Suono della campanellla… 21 anni dopo! Ebbene la campanella per la classe Vª della scuola elementare Annyka Brandi è suonata ancora una volta, dopo “21 anni”! Gli ormai ultratrentenni si sono ritrovati con me, la loro maestra, per far riaffiorare il passato e raccontare il presente. Così tra ricordi e aneddoti sono tornati in mente i tanti momenti piacevoli di cinque anni trascorsi insieme tra pagine scritte, esperienze, progetti, feste, spettacoli, partite di calcio e giochi durante la ricreazione e momenti di vita scolastica che hanno lasciato un segno indelebile nella mente di tutti. Oggi alcuni sono già genitori, Francesca lo sta per diventare e… presto altri lo potranno essere; lavorano in vari settori, dal cuoco al professionista, dalla ragioniera al dentista, dalla stilista all’educatrice, dall’operatrice sociale al fisioterapista, dall’albergatore al giardiniere, dalla segretaria alla recepionist, che per l’occasione ha lasciato l’albergo in cui lavora a Monaco per non perdere questa “ rimpatriata”. Gli assenti purtroppo, per ragioni prevalentemente di lavoro o familiari, non hanno potuto godere dell’emozione nel rivedersi dopo tanti anni, nel riconoscersi tutti al primo sguardo, nel far rivivere giornate trascorse insieme. Mi sono accorta che i “tuoi bambini di allora” hanno colto anche le piccole cose, come i rituali per tenere in ordine gli astucci, i giochi per imparare i
La ricetta del mese:
Da sx in alto: Sara Salvatori, Daiva Bartolucci, Alessandro Sambuco, Talitha Castaldo, Erika Miri e Andrea Ghiacci; al centro: Federica Bagnaresi, Rossella Rossi, la maestra Antonella, Marco Montebelli, in basso: Andrea Battarra, Francesca La Macchia, Gianluca Garattoni.
verbi o le gare per farli leggere, ma anche le correzioni che un tempo sembravano imbronciare i loro volti sono diventati apprendimenti condivisi. E così si conferma in me, che ho la fortuna di insegnare da tanti anni, che non bisogna in educazione aspettarsi un risultato nell’immediato, ma lasciare che il tuo insegnamento
diventi, per chi stai guidando, consapevolezza, senza fretta e senza dubbi, in quanto “le esperienze importanti e serene lasciano ricordi che vivono per sempre nei nostri cuori, pulsando e bussando nella mente senza pensare al tempo che passa”, questo è il messaggio ho voluto lasciare ai miei “bambini, per sempre”!
“CANNELLI NEL TEGAME”
Tempo: Due fasi di mezz’ora. Gustosissimi. Accompagnati a fette di pane casereccio diventano sublimi. Ingredienti: 1 kg.di cannelli, 2 spicchi di aglio, prezzemolo, olio extra vergine ,sale, fette di pane casereccio. Procedimento: Lavare i cannelli e poi metterli a riposo in acqua e sale per eliminare la sabbia. Mettere il tegame sul fuoco, aggiungete l’aglio schiacciato in olio abbondante, soffriggere e appena l’aglio prende colore toglierlo. Cuocete i cannelli con fiamma vivace, scuotendo il tegame, sino alla loro apertura. Prendetegli, togliete le valve e mettete i frutti su di un piatto di portata caldo. Filtrate il sugo e rimettetelo nel tegame che avrete lavato e nuovamente scaldato. Aggiungete i frutti, un po’ di sale e una spruzzatina di prezzemolo tritato. Lasciate un po’ al caldo poi distribuite frutti e sugo sulle fette di pane abbrustolite. Buon appetito.
TRIATHLON
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di ni.co.
Coppa Italia: oro per Nicolò Strada
STAR BENE STAR BENE STAR BENE STAR BENE
STAR BENE
Prestigioso successo per il giovanissimo Nicolò Strada, che a fine settembre ha vinto la Coppa Italia di Triathlon giovanile, categoria Youth A a Imperia. La medaglia d’oro fa così di lui il migliore atleta di tutto lo “Stivale”, ponendolo in vetta alla classifica che nella sua stessa categoria somma tutti i punteggi ottenuti durante la stagione. Assieme ad Alessio Crociani, Strada è salito pure sul terzo gradino del podio nella Coppa delle Regioni con la maglia dell’Emilia Romagna. Intensissima la gara di Coppa Italia, che ha visto Nicolò all’attacco fin dall’inizio, uscendo secondo dall’acqua, per poi prendere la fuga in bici con Leonardo Pasquotto (Minerva) e Davide Ingrilli (suo avversario diretto per la vittoria della Coppa Italia, rimasto indietro di 25’’). Il compagno di squadra Alessio Crociani, in gara con gli altri 85 concorrenti è arrivato sesto. Buoni anche i piazzamenti degli atleti del Triathlon Riccione, nel quale Elisa Marzi ha conquistato il ventottesimo posto negli Youth A femmine e Sharon Spimi (Junior femminile) la decima posizione nella stessa categoria.
Sinusite, un aiuto dai rimedi naturali La sinusite è un problema frequente che coinvolge la qualità della respirazione, a causa della sua capacità di interferire con le normali funzioni dell’apparato respiratorio superiore. Scambiare la sinusite per un banale raffreddore è abbastanza facile perché i sintomi di partenza sono uguali: Il segno più importante è il dolore al volto, che di solito interessa la fronte, le zone sopra e sotto gli occhi e la mascella, e che si accentua quando si muove la testa o quando si esercita una pressione sulla zona indolenzita. Seguono tosse e catarro con la comparsa di una secrezione giallo-verdognola, che dalla sede dell’infezione scende nel naso o nella gola.Siamo quindi di fronte ad una infiammazione dei seni paranasali,quattro paia di cavità all’interno degli zigomi,della fronte e dietro la cavità nasale. Spesso si risolve spontaneamente ,altre si protrae per mesi cronicizzandosi. Quando la patologia è confermata dal medico, infatti, sarà utile dire addio al fumo e all’alcol, ma anche agli spray per l’automedicazione poiché potrebbero peggiorare la gravità delle manifestazioni nel lungo periodo. Normalmente l’assunzione più indicata dei rimedi è quella dei suffumigi, quindi non si fa altro che aggiungere il prodotto –spesso l’olio essenziale– all’acqua calda utilizzata per i vapori. Eucalipto: la fragranza intensa ha il potere di liberare pressoché immedia-
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tamente le vie respiratorie, inoltre ha qualità lenitive, balsamiche e può aiutare nell’eliminazione di catarro e muco; Menta: anche la menta ha la capacità di ridurre i fastidi, grazie all’immediata freschezza e alla sua azione vasocostrittrice, utile per ridurre il gonfiore. Oltre ai vapori, può essere assunta in compresse da sciogliere in bocca o tramite tè aromatizzati e infusi; Malva: grazie alle mucillagini che contiene, crea una barriera tra le mucose e gli agenti esterni, riducendo gonfiore e senso d’occlusione. Indicata sia disciolta in acqua per suffumigi che in tisana. In questo ultimo caso, meglio non esagerare con le dosi poiché è lassativa; Rosmarino: il profumo intenso libera le vie respiratorie, donando un sollievo spesso di media durata. Non ha effetti diretti con l’assunzione tramite cibo, ma è utile per inalazione sempre con i vapori; Propoli: spesso la sinusite è associata a disturbi della gola o delle tonsille. La propoli, una sostanza viscosa prodotta dalle api, ha effetto anestetizzante e antibatterico, tanto da essere definita un antibiotico naturale. Zenzero:antinfiammator io,versate 2 cucchiaini di quello in povere direttamente nell’acqua bollente. Utilizzate l’aerosol con soluzione fisiologica! Fate anche dei lavaggi nasali, perfetta in questo caso la soluzione salina, che aiuta a umidificare, detergere e disinfettare le mucose nasali. Inoltre fare massaggi al Tea tree oil del viso, con pressione sui punti indolenziti contribuisce a sbloccare la congestione Bagni e docce. I vapori caldi aiutano a decongestionare le mucose. Appena svegli, fate una doccia calda: la mattina infatti è il momento più critico per la sinusite. Sono inoltre utili questi infusi, semplici da preparare: Zenzero: ha attività antinfimmatoria. Versate 1 cucchiaino di zenzero fresco grattugiato e un cucchiaino di miele in una tazza di acqua bollente. Bevete 3-4 tazze al giorno. In mancanza di quello fresco, utilizzate zenzero in polvere. Verbena: è antinfiammatoria e astringente. Mettete 2 cucchiaini di verbena in una tazza d’acqua calda. Lasciate riposare per 10 minuti, filtrate e bevete, meglio se dolcificato con miele di lavanda. Per qualunque chiarimento, consultate con fiducia il vostro farmacista/erborista di fiducia.
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TENNIS CLUB RICciONE
a cura di Piero Serafini
Il Tennis Club Riccione è sempre in movimento! I giovani tennisti del Tennis Club Riccione sono sempre in movimento. A settembre un folto gruppo di “osservati” (area agonistica), ha seguito uno stage ad Albarella (RO). La struttura con 20 campi da tennis, 2 campi da calcio e 4 piscine, è stata sfruttata a pieno dal gruppo dei tennisti, dando vita ad una splendida iniziativa, degna di una sana cultura sportiva, caratteristica peculiare della tradizione del Tennis Club Riccione. Accompagnati dai maestri Federica, Tiziano ed Attilio, i 17 agonisti si sono allenati intensamente, dimostrando passione per lo sport e spirito di gruppo. La giornata tipo cominciava con la sveglia alle 7.00, inizio attività alle 8,30 con sedute di tennis e preparazione fisica per terminare alle 12,30. pranzo alle 13,00 e ripresa alle 14,30 con incontri di singolo. Ore 17,00 seduta di preparazione fisica in acqua e sulla sabbia. Cena 19,30. L’ultimo giorno torneo di doppio e piscina finale! Risultati: singolo 1° Nicolas Spimi - 2° Andrea Sforza - 3° Andrea Vannoni e Matteo Amadori. Doppio 1° Nicolas Spimi - Francesca Lepri - 2° Andrea Vannoni - Mattia Fanelli -3° Maya Ceccarini - Giorgia Cancellieri/Asia Foli - Tommaso Manconi. Ad ottobre sono riprese le attività del Tennis Club Riccione con i tradizionali corsi di tennis per bambini ed adulti, gli stage agonistici per tutti i livelli di gioco; la preparazione fisica e le sedute di mental training con le tecniche di rilassamento adatte a tutti gli sport e alla vita quotidiana. Prosegue lo sviluppo dell’Osservatorio Sociologico Sportivo, dodicesimo anno di attività riguardante la ricerca della sana cultura sportiva. Iniziato il torneo sociale giunto alla sua 53ma edizione. La soddisfazione del presidente Mauro Giovanni Ciapparelli e del CDA. Info corsi: tenniserafini@gmail.com - Segreteria: Tel. 0541 643 684 e-mail: info@tennisclubriccione.com - www.tennisclubriccione.com
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Piero e Tina 60 anni insieme
Pierino Serafini (Piero) e Annunziata Magnani (Tina), festeggiano 60 anni di matrimonio. Tina in vacanza a Riccione ha “accalappiato” il maestro di tennis dal quale aveva preso lezioni e non l’ha lasciato più andare. Così nel 1955 hanno coronato il loro sogno d’amore. A loro vanno gli auguri carissimi dei figli Barbara & c. e Fabrizio & c.
coro giovanile “NOTE in CRESCENDO”
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di Fabio Pecci
Applausi e sorprese a Milano - Expo 2015 Il Coro Note in Crescendo di Riccione ha preso parte alla rassegna nazionale ‘Vivaio di Voci’, che porta ad esibirsi a Expo 2015 un solo coro per ogni regione italiana. L’iniziativa è curata dalla Federazione Nazionale FENIARCO e dalla Federazione Internazionale (I.F.C.M.) che si avvalgono del supporto dell’associazione Jubilate e della direzione di Padiglione Italia. Sabato 19 e domenica 20 settembre le coriste riccionesi guidate dal direttore Fabio Pecci hanno vissuto momenti di gloria ed esperienze straordinarie esibendosi nei giorni di maggior affluenza di pubblico registrati dall’Esposizione universale di Milano. Sabato 19 si è addirittura sfiorato il sold out che è fissato a quota 250.000 presenze. Le 6 esibizioni ufficiali, previste al Padiglione Italia nei due giorni di presenza, si sono svolte di fronte a un pubblico folto; basti pensare che la fila per l’ingresso ha raggiunto fino a 6 ore di attesa. Tra il pubblico anche l’Assessore Regionale alle Attività Produttive, Palma Costi che, ammaliata dalle voci del coro, ha subito richiesto fosse ospitato anche al padiglione della Regione Emilia-Romagna, che aveva un testimonial d’eccellenza: la Ferrari di Vettel. Accanto al rosso della Ferrari sono spuntati i foulard azzurri che contraddistinguono il coro riccionese che ha improvvisato un flsh mob al termine dello spettacolo dell’Albero della Vita. Entusiasti i fortunati 2.000 spettatori e i vertici della Regione presenti all’evento. “Sentire l’Assessore Costi paragonare eccellenze come La Ferrari al nostro coro giovanile di Riccione è stato particolarmente emozionante – ha affermato il direttore del coro, Fabio Pecci. Sono
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tante le prospettive che si sono aperte con questa partecipazione ad Expo e andranno tutte curate e sviluppate”. Il flash mob al padiglione Emilia-Romagna non è stato il solo, infatti, le ragazze hanno improvvisato canzoni dei Beatles cantate a cappella in fila al ristorante, piuttosto che al padiglione della Polonia, dove il pubblico è rimasto sorpreso ascoltando la versione a tre voci del ‘Gaude Mater Polonie’. Forse le parole di una corista sono il miglior commento possibile a questa avventura: “EXPO Milano 2015... Che dire? Un’esperienza indescrivibile a parole! Incontrare tante persone, tante culture (e tanto cibo!!) in due brevissimi giorni è stata una faticaccia, ma ne è valsa decisamente la pena. La parte migliore di tutto questo però è stata senza dubbio essere stati scelti per rappresentare l’Emilia Romagna e l’Italia di fronte al mondo intero. Ha fatto sentire tutti noi importanti e orgogliosi perchè il lavoro svolto in questi anni è stato no-
tato e apprezzato dai “pezzi grossi” della musica corale italiana. Insomma, una grande emozione che speriamo di avere trasmesso a tutti coloro che ci hanno ascoltato e supportato durante questa avventura. E adesso si torna al lavoro, più carichi che mai e pronti per le prossime sfide! “A conclusione di un’esperienza così esaltante il ringraziamento va rivolto alla imponente “macchina organizzativa” che ha consentito alle 34 coriste dai 13 ai 24 anni d’età di approdare a Expo 2015, una macchina organizzativa fatta esclusivamente di genitori volontari, quelli dell’associazione ‘Le Allegre Note’ che dedicano tempo ed energie per sostenere l’attività corale dei propri figli. Sempre attivi i nostri cori… basta pensare che due giorni prima di partire per Expo i ragazzi delle voci bianche hanno debuttato in Tosca di Puccini a Cento (FE) e si stanno preparando a partecipare alla repliche in tournee .
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GIOvani e vernacolo
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di Davide Pioggia
Il dialetto della Perla verde nel terzo millennio Un liceale riccionese si è maturato con 100/100 portando all’esame una tesina sul dialetto di Riccione Nella primavera di quest’anno sono stato contattato da Giacomo Ravagli, uno studente di Riccione che frequentava il liceo scientifico Einstein di Rimini, il quale mi ha detto di voler portare alla maturità una tesina sul dialetto riccionese, e chiedeva il mio aiuto. Devo dire che sono rimasto piuttosto sorpreso. Per me, che ci lavoro da anni, è chiaro che lo studio dei dialetti romagnoli è appassionante e può coinvolgere quasi tutte le materie del liceo, per cui è ideale per una tesina da portare alla maturità, consentendo di dialogare con la maggior parte degli insegnanti della commissione, ma so anche che sul dialetto gravano non pochi pregiudizi, e da molti è considerato una cosa semplicemente “folcloristica”, che ormai serve solo per raccontare le barzellette. Ci vuole un discreto coraggio per sfidare questi pregiudizi, mettendo a repentaglio l’esito dell’esame di maturità, da cui dipende gran parte della propria carriera. Oltretutto parlando con Giacomo ho scoperto che aveva una delle medie più alte del liceo, per cui si giocava il risultato più ambito, che è quello di 100/100. Ho ritenuto che fosse mio dovere metterlo in guardia da questi pericoli, ma Giacomo era deciso a fare la tesina, e non si è lasciato spaventare. Così, verso la fine di aprile di quest’anno, un giorno siamo partiti coi registratori e siamo andati a intervistare uno zio del padre di Giacomo, Pietro Ravagli, che è cresciuto alla “ex Polveriera” e vive da molti anni al Villaggio Papini. Dicevo che lo studio dei dialetti si può fare a diversi livelli. Il livello della tesina di Giacomo richiede nozioni di fisica e fonetica. Inoltre Giacomo ha illustrato, seppur sinteticamente, la derivazione del dialetto riccionese dal latino e il suo sviluppo nel corso dei secoli, fino alle vicende degli ultimi decenni, quando è stato
progressivamente soppiantato dall’italiano. Alla fine sono state coinvolte diverse materie, e altrettanti insegnanti. I lettori che desiderano approfondire l’argomento trovano del materiale nel sito www.dialettiromagnoli.it, nella sezione dedicata a Riccione (Pietro Ravagli). Inoltre una copia della tesina sarà donata alla Biblioteca Comunale di Riccione. Dopo l’esame di maturità ho deciso di fare un’intervista a Giacomo, per i lettori di Famija Arciunesa. La riporto qui di seguito. Come mai hai deciso di portare una tesina sul dialetto riccionese? Volevo presentare un tema inerente al luogo in cui sono nati e cresciuti i miei genitori, nonni e bisnonni e dove ho avuto la fortuna di vivere anche io; in più volevo portare all’esame una tesina dall’argomento inedito, non il solito tema trito. Il dialetto riccionese mi consentiva di coniugare al meglio questi due aspetti. Cosa hanno detto i tuoi insegnanti della tua decisione? Quali sono gli insegnanti che sono stati più coinvolti nella preparazione della tesina?
Catterina, 95 anni ben portati Paesani Catterina, classe 1920, da poco 95 anni, aggiungete poi che non è solo nonna, ma bisnonna e pure trisnonna e capirete che non potevamo esimerci da farvela conoscere un pò meglio. Abita alle “Fontanelle”. Quante ne ha viste e quante ne ha passate! Rimasta orfana a 9 anni, costretta a lavorare nei campi, il caldo, il freddo e la fame, compagni che non ti lasciavano mai. Come quando racconta dei tempi di guerra, lei sola con 2 bambine piccole, il marito imbarcato in Marina, a combattere gli stenti, i pericoli e la fame. A volte costretta a passare giornate intere in piccoli improvvisati rifugi antiaerei, la paura, poco o nulla da mangiare, la felicità di quando alla bocca del rifugio si è affacciato un soldato inglese ed hanno capito che la guerra era davvero finita. Poi costretta dai suoceri a separarsi da una figlia piccola, mandata in una struttura assistenziale perchè a casa non c’era abbastanza da mangiare per tutti. Ha partorito altri 3 figli, ha visto la ricostruzione del suo paese, il boom economico, ed ora pure Internet, ha perso un figlio per malattia, è rimasta vedova, ma non hai mai mollato. Quanta vita Catterina! Auguroni e altri cento di questi giorni.
Quando ho comunicato l’argomento la prima volta sono tutti rimasti molto stupiti, quasi “scioccati”. Si sono però ricreduti sentendo i vari collegamenti che intendevo fare, e hanno tutti affermato che indubbiamente poteva uscirne fuori un ottimo lavoro. Gli insegnanti che mi hanno aiutato maggiormente sono state la prof. di Italiano e Latino e quella di Fisica. All’esame è stata apprezzata? A mio avviso sì: tutti hanno seguito con interesse, poiché su questo argomento erano loro a dover prendere appunti! A parte gli scherzi, quasi tutti mi hanno comunicato un personale apprezzamento dell’argomento e si sono più o meno ricollegati alla tesina al momento dell’interrogazione. Tu alla fine sei stato contento di aver scelto questo argomento? Sì, perché oltre ad aver portato all’esame un tema “inedito” e interessante ho arricchito il mio bagaglio culturale. Non nascondo però di essermi a volte “scoraggiato” lungo la preparazione della tesina: mentre molti miei compagni avevano scelto temi più ordinari e “facili”, io mi trovavo a dover riordinare decine e decine di “dati” e con essi elaborare un preparato che fosse ben costruito e coerente. Mi sono insomma un po’ complicato la vita, ma se potessi tornare indietro sceglierei ancora il dialetto riccionese come tema. Sono soddisfatto del risultato finale, e non solo per il voto di maturità. Hai già deciso cosa fare “da grande”? A quale corso di laurea ti iscriverai? Mi sono iscritto a Ingegneria dell’automazione all’Università di Bologna. In ogni caso, spero di avere la fortuna di poter viaggiare molto. Grazie, e in bocca al lupo per i tuoi programmi futuri.
PERSONAGGI DI IERI
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Sfogliando “La Perla Verde” di Albo Casadei
Giugno 1974
Irmo Barilari
Dalla scrivania di Bubi Barilari, in tipografia, guardando un po' in alto, a destra, c'è la foto gigante di un uomo avvolto nella tradizionale «caparéla» rimasta per sessant'annì la sua divisa. E' l'ottantaquattrenne Irmo (padre di Bubi), tipografo. Esordì nel lavoro - come portalettere... Poi, cinquant'anni fa prelevò dal riminese Bertozzi una piccola pedalina funzionante come tipografia estiva senza pretese, che Irmo, trasformò subito in attivissima azienda annua. Il commercio per il quale aveva una certa predisposizione lo pose sulla buona strada degli affari, tanto che rinunciò a fare il portalettere. Con l'esperienza del primo impiego e con quella del tipografo egli era una specie di depositano dei segreti di tutta la città, che allora filava col vento in poppa. Sapeva tutto di tutti. Riteniamo doveroso aprire una parentesi, per indicare che, sin
dall'inizio, e senza interruzione, lo aiutò un ragazzino di 13 anni: MAGNANI BERTO detto «Blstéca» il quale, ora sessanta-
treenne, col suo mezzo secolo di fedeltà è un raro esempio di devozione alla stessa ditta e allo stesso lavoro: quello del proto. Irmo non è mai stato gran parolaio. Il numero delle sue parole era limitato all'indispensabile per farsi capire. Esprimeva i suoi punti di vista e i suoi giudizi nella maniera più breve e concisa, mantenendosi sempre fuori dal pettegolezzo. Oggi la sua consistenza patrimoniale ancora più che ottima è sana. Ebbe, in particolare, due grandi amici, nei negozi dei quali si recava a scambiare visite in tutte le stagioni: d'inverno avvolto nella «caparéla» e a mezza stagione, nei giorni di furiano, quando il mare penetra nei bronchi, con la giacca infilata in modo che I bottoni scendessero lungo la schiena. I due grandi amici erano: Eugenio Piani negoziante e il Dr. Arnaldo Passerini farmacista.
Ansia e attacchi di panico: guarire in tempi brevi “Può capitare in una giornata come tante. Sono al lavoro o fuori in mezzo alla gente, alla fermata dell’autobus, oppure a tavola con la mia famiglia. Improvvisamente la testa, come sul ciglio di un precipizio sbanda in preda alle vertigini, il cuore impazzito inizia a battere furiosamente. Inizio a tremare, sudare, mi sento soffocare, mi sembra di perdere il contatto con il mondo in preda alla paura di morire o di perdere il controllo...”. Questa è una delle tante testimonianze di chi soffre di quello che viene definito “disturbo da attacchi di panico”. Ma di cosa si tratta? Il panico può essere definito come la forma più estrema dei disturbi d’ansia, caratterizzata dalla paura di morire o di perdere il controllo associato a tanti altri sintomi: vertigini, dolori addominali, sensazione di soffocamento e dolori al petto ecc.. (che spesso mal interpretati come un attacco cardiaco portano la persona al pronto soccorso dove puntualmente non si riscontra nessuna anomalia fisica). Gli episodi possono durare anche pochissimi minuti ma lasciano chi ne è vittima “stordito” spesso completamente esausto. Il soggetto sa bene che non c’è un motivo razionale di avere paura, ma è più forte di lui, innescando nel tempo ulteriori preoccupazioni: quando sarà la prossima volta? E se mi capitasse in quella situazione? Magari con gli amici o al lavoro? Nasce la paura della paura. Di fronte a tutto questo la vita si modifica. Ci confidiamo con qualcuno oppure ci chiudiamo in noi stessi, chiediamo aiuto ad uno specialista per il timore di avere una grave malattia, fino ad arrivare ad evitare sempre più situazioni per paura degli attacchi. Il panico può inoltre essere associato a una miriade di altri disturbi che lo scatenano: la paura delle malattie (ipocondria), fobie degli animali, una crisi depressiva, la paura delle altezze o di volare, l’ossessione-fobica di far del male alle persone care, la paura di allontanarsi da luoghi ritenuti sicuri ecc... La ricerca ha dimostrato che di fronte a tali problematiche la persona mette in atto tre tipiche reazioni fallimentari, cioè atteggiamenti che apparentemente aiutano il soggetto, ma che a lungo termine costruiscono le patologie fobiche-ossessive descritte, peggiorandole sempre di più. La prima reazione tipica è il continuo controllo e ascolto volontario dei propri segnali di paura: il fobico orienta continuamente l’attenzione alle proprie sensazioni psicofisiche di paura tentando di controllarle, reprimerle e scacciarle volontariamente con l’effetto
paradossale che più tenta di controllare, più queste aumentano fino a diventare panico. In secondo luogo il “panicante” evita tutte le situazioni che potrebbero generare la paura fino ad arrivare, in casi estremi, a costruirsi un “recinto protettivo” fatto di pochi luoghi che lo rassicurano: ogni evitamento confermerà la paura incrementandola sempre più. L’ultima reazione disfunzionale è la richiesta di aiuto e rassicurazione a persone di fiducia, aiuto che se concesso alimenta sempre più la paura e la sensazione di incapacità di fronteggiare le situazioni temute. Ma ecco la buona notizia: la soluzione esiste e si chiama Psicoterapia Breve Strategica, un innovativo trattamento non farmacologico in grado di far superare e quindi guarire completamente e definitivamente il panico. L’approccio strategico si avvale di raffinate tecniche di comunicazione suggestiva e manovre comportamentali che si traducono in rigorosi protocolli di trattamento dotati di un altissimo spessore scientifico in grado di guidare la persona al di fuori del problema. Il tutto in tempi brevi, evitando quindi terapie che durano anni o una permanente dipendenza da psicofarmaci; in altri termini evitando eccessivi costi economici ed esistenziali.
Dott. Marco Capelli Psicologo-Psicoterapeuta Specializzato in Psicoterapia Breve Strategica
Cell. 347 54 31 353 tbs.capelli@libero.it - www.marcocapelli.ctsar.it riceve a: Riccione: Poliambulatorio “Il Boschetto” Via Veneto, 43 - Tel. 0541 66 07 96 Rimini: Poliambulatorio “Valturio” Via Valturio, 20/A - Tel. 0541 78 55 66 Studio affiliato al Centro di Terapia Strategica di Arezzo, diretto dal Prof. Giorgio Nardone
libri nostrani
a cura di Giuseppe Lo Magro
La Romagna dei nomi
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(3ª parte)
Dai figli della rivoluzione ai figli della televisione di Tino Dalla Valle
Eccoci ai figli dei repubblicani I seguaci politici dell’Edera hanno solidissima tradizione in Romagna quindi agli eredi hanno lasciato nomi che affermano la loro fede: Edero, Edera, Ellero, Ellera, Italia, Menotti, Ricciotti, Mameli, Orano, Mentana, Aspromonte, Volturno, Volturna, Anita, Annita, Cattaneo, Catanio, Idea, Ideo, Diritto, Pensiero, Azione, Mazzino, Mazzina, Quarto (non ordine di nascita ma scoglio da cui partirono i Mille), Garibaldo, Nizzardo, Libero, Comandino, Pirolino (questi due erano esponenenti repubblicani), Staglieno (cimitero genovese dove è sepolto Mazzini), Menotto, Attilio, Emilio (i fratelli Bandiera), Bandiera, Ricciotto, Menotto, Canzio, Rosolino, Pilo, Fanelli, Otteo, Bovio, Anito Raggi, Gualtrano. Molti gli Aurelio (dal triumviro della repubblica romana) con lo storpiato Evreglio. Per ricordare i pensatori: a Morciano ci fu un Quadrio, a Cesena Spero, Nino Bixio, Orsino. Per ricordare le battaglie abbiamo: Goita, Solferino, Solferina, un Manara Valgimigli a San
battuto in Libia presso i pozzi dell’oasi di Bu-Meliana (con attribuzione di medaglia al valore) un tizio chiamò così la figlia. Sempre dalla guerra di Libia abbiamo: Homs, Derna, Darna, Africo, Anna Libiana, Africa, Afra, Zuara. Il nome più curioso di origine politica mi sembra quello del signor Deserto, figlio di Arnaldo, di Santa Sofia. Un giorno del 1921 un caporione fascista andò a parlare a Santa Sofia. Ma qualcuno aveva messo una bomba alla finestra dalla quale il gerarca avrebbe dovuto affacciarsi, Non accadde nulla perchè la bomba fu scoperta in tempo, ma la voce popolare accusò Arnaldo per cui egli dovette fuggire sulle montagne sopra il paese. La moglie andava di nascosto a trovarlo nei vari rifugi dove si celava, ma una volta qualcuno la vide e fece una spiata ai carabinieri. Così la volta seguente mentre Arnaldo e la moglie erano di nuovo insieme e stavano facendo l’amore all’aperto in un campo di trifoglio videro arrampicarsi sulla montagna dove si tro-
Piero in Bagno. Molti i Giordano Bruno e anche Giordana Bruna. E poi Epaminonda a Russi e Giusquiano a Cervia. Molti i nomi doppi: Aurora Irma, Ribelle Silvia, Fede Rosa, Maria Edera, Aurora Franca. Mentre il record spetta ad una cervese chiamata Libertas Maria Fedele Ribelle Repubblicana. Genericamente democratici: Washington con le variazioni dialettali Wasinton, Vasinton, Vasinto, Vasino. Poi Franklin, Benso, Gioberto, Dazeglio, Azelio, Ezeglio, Democratico, Liberato, Wilson, Vilson, Elettorio, Filadelfo, Filadelfio. Una stranezza irripetibile. Avendo com-
vavano sei militi dell’Arma. Allora Arnaldo disse alla moglie:”Finiamo tranquilli e facciamo un figlio alla faccia dei fascisti”. Quindi venne arrestato. Il figlio maschio, nacque nove mesi dopo, nel 1922 ed i genitori dopo aver tentato di registrarlo allo stato civile come Fuggiasco e Disertore, vistisi rifiutare tali nomi, decisero di chiamarlo Deserto. Ora Arnaldo è morto e sulla sua tomba ha voluto solo la falce e il martello, simbolo della sua fede politica. Attorno al 1850 si diffuse una corrente di pensiero ispirata al positivismo valorizzando le scienze naturali e combattendo
le religioni in nome della libertà di pensiero. Ebbe una buona presa in Romagna e di conseguenza i padri che non volevano mettere nomi di santi ai loro figli si sbizzarrirono con: Algebra, Quadrato, Cosmo, Urano , Linneo, Oliesa, Elettra, Elettro, Euclide, Pitagora, Archimede, Plinio, Linceo, Icaro, Ferrero, Radio e Ulna (due fratelli), Formaldeide (che gli amici chiamavano Aldeide), Radio e Daria (anagramma di Radia). A San Marino abbiamo un Atomo, a Cesena quattro fratelli si chiamarono Ribelle, Scienza, Libero e Nazzareno. A Ravenna altri quattro fratelli: Galileo, Masaniello, Omero, Wagner. Nell’imolese il signor Lampa ha chiamato i due figli Dina e Dario. Illuminazione per tutta la casa! Nel ravennate un idraulico di nome Fontana ha chiamato i figli Vascadella e Zampillodi. E abbiamo: Coco, Catena, Atteone, Tenerife (femmina), tre fratelli Walter, Waltiero, Walmiro, sei fratelli di Bologna: Anbera, Ciceruacchio, Italo, Antonio, Giugurta, Gonda (forse da Cunegonda). Nel faentino tre sorelle rispondono a ; Sblindoria, Drusiana, Canefana. Per Drusiana bisogna assolvere i genitori per la loro ignoranza: tale nome infatti significa “donna scaltra e scostumata” e anche “ingannatrice per antonomasia”. Anche in Romagna tanti figli sono chiamati Primo, Secondo, Terzo e così via. Addolciti a volte in Primino o Primina, Terzilio, Quintilio, Sestilio o Sestino. E abbiamo anche un Ventino, ventesimo nato in famiglia. Una bambina ebbe nome Fine, perchè ottava della serie e i genitori non ne volevano più. Dopo qualche anno invece arrivò un maschio...che chiamarono Daccapo! A volte il destino è curioso non soltanto per i nomi ma per gli accoppiamenti che si verificano.La signora Argenta di Cesena abita in via Don Minzoni (parroco ucciso dai fascisti ad Argenta). A San Piero in Bagno due uomini si chiamano Trieste (non sono parenti) ed abitano uno in via Nazario Sauro e l’altro in via Cesare Battisti.
obbiettivi riccionesi
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di Maria Grazia Tosi
Francesco Cavalli, un esploratore dell’immagine La fotografia rappresenta una delle passioni più antiche del riccionese Francesco Cavalli, da quando con la sua Pentax K1000 ancora quattordicenne amava catturare immagini mettendo in gioco il cuore… ma non meno la tecnologia. Un approccio ben miscelato che gli ha permesso nel tempo di espandere il proprio interesse verso altri e in qualche modo complementari campi espressivi. Uno dei fondatori del prestigioso Premio giornalistico “Ilaria Alpi”, quest’anno diventato DIG, Francesco tra le altre cose ha realizzato un bellissimo filmato sulla sua città, “Riccione. Racconti di un mito”, ed anche un libro “La strada di Ilaria”, un approfondimento sul caso Alpi sul quale assieme ad alcuni colleghi non ha mai smesso di indagare attraverso viaggi e reportage in Somalia; testo che è diventato lo scorso anno anche lavoro teatrale. Quando e come è nato questo grande interesse per l’immagine e il racconto dell’immagine? “Praticamente a casa mia: grazie all’impegno di mio padre Giancarlo e alcuni amici, nell’81 è nata Radio Icaro, inizialmente un progetto di volontariato volto a favorire l’aggregazione giovanile e che nel tempo si è trasformato in professionale. Nel 2002 si è evoluto anche in Icaro Network, realtà di comunicazione, radio, televisione e video produzione della quale sono ora direttore generale. Anche se le foto e i video sono due linguaggi distinti, vantano grandi affinità: la scelta dell’inquadratura è comunque una scelta fotografica.” Con macchina fotografica o cinepresa in spalla, quali gli scorci più belli del mondo? “L’Africa è il mio continente preferito dal punto di vista affettivo; lì ho molti ‘fratelli’ e sono vicepresidente di un ONG che concretizza iniziative umanitarie in Kenya, Zambia, Sudan, indirizzate principalmente all’accoglienza dei bambini di strada. Nei viaggi che intraprendo, oltre a reportage più prettamente ‘lavorativi’ che mi vengono commissionati, dedico parte del mio tempo per realizzare le mie foto personali. Prossimamente ho in programma un bellissimo viaggio fotografico con un amico africano sul lago Turkana, a nord del Kenya.” Quanto la tecnologia incide nella possibilità di fotografare bene? “Non sono un dogmatico delle macchine fotografiche, utilizzo tanto una Canon 5D che una Nikon D750; mi piace anche il cellulare, col quale ho fotografato più della metà delle
foto pubblicate su Instagram. Naturalmente ormai la fotografia è digitale grazie alla qualità della sua immagine… anche se non disdegno a volte il rullino. Con tutta la passione che ho per la tecnologia, ritengo però che la foto non sia nella macchina ma nell’occhio, nella capacità cioè di cogliere la bellezza e la verità delle cose. Ma anche rispetto al digitale si sta cambiando approccio. Se all’inizio dava la possibilità di fare migliaia di scatti a basso costo, ha una controindicazione: il tempo. Nel senso che alla fine ce ne vuole tanto per visionare e selezionare una moltitudine esagerata di immagini, e questo riporta all’attenzione per la scelta dello scatto.” Ci sono percorsi nuovi verso ai quali ti stai incamminando in campo fotografico? “C’è una modalità tecnica che mi appassiona parecchio, a cavallo tra la fotografia e il video: il time-lapse, che può essere ottenuto processando una serie di fotografie scattate in sequenza e opportunamente montate o attraverso video che verranno poi accelerati, e che trova largo impiego nel campo dei documentari naturalistici. Mediante questa tecnica è infatti possibile documentare eventi non visibili ad occhio nudo o la cui evoluzione nel tempo è poco percettibile, come il movimento delle nuvole o lo sbocciare di un fiore.”
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E sghétle - il solletico
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a cura di Giuseppe Lo Magro
Piccola rubrica di battute surreali, barzellette seminuove, fantasie oniriche, filosofia popolare. Da leggere in relax e magari “degnare” di un sorriso come quando si è sottilmente sollecitati
E nost l’è stè amor a prèima vèsta. Forse l’era mej se ai dèva una sghènda ucèda.
Quand a s’era znèin la mi Mà lam miteva l’aj te biberon. Isè lam truvèva ènca te scur.
La era isé inamurèda de su marid che per nu sciupil la tuleva quèl dal su amighe.
“Noun a sém quèl ca magnam”. “Alora te tfè la spesa tla spazadura”. “Perchè tan ti spòs?”“Per un litre ad lat an ho mènga da cumprè la munghèna!” Un puletich l’è quèl che taja la torta fasénd cred d’avè fat al fète cumpagne per tòt. Quand t’incontre dal merde dal volte tal ciach, dal volte tal salut.
Un ragaz l’ha impregnè la murosa e un la vleva spusè. E Bà ad lia (futur suocer) ui ha dét: “Ho iché mèla euro, tai vò come rigal ad noze o per l’afét de caratoun?” La dmènga dèp i era spusèd. Lò: Se snè a putés cred che’t vò bèn snè mu me! Lia: Ta lì da fè... disèine d’emne i l’ha fat prèima ca ne te.
Lò ma lia. Tl’edecòla ho vést i calendérie dagl’atrici nude per l’an nov. Te, sal tu palèine da ping pong t’putrés fè agl’agendine da bascocia.
Una nova urchèstra la fa un pruvèin. E cumènt: Un gròp sa dal qualità e po’ sunè ti luchèl, mi matrimonie, ...vuèlt a putì sunè mi divorzie.
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il personaggio sportivo
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di Maria Grazia Tosi
Fabrizio Serafini, il ‘filosofo’ del tennis E non si parla solo di tennis come sport‌ ma di cultura sportiva. “Credo che chi insegni uno sport, oggi piĂš che mai, debba sentirsi responsabile del messaggio che cerca di comunicare, che va molto al di lĂ del mero gesto tecnico o del miglioramento fisicoâ€?. Questa una breve riflessione emblematica del lavoro incisivo e convinto che il maestro Fabrizio Serafini (Briz) sta portando avanti da tanti anni rispetto all’insegnamento del tennis , e che ha visto la pubblicazione di compendi a queste tematiche correlati. Fabrizio è figlio d’arte, il padre Piero, infatti, è stato sino a soli tre anni fa il pioniere di una realtĂ sportiva per la quale, con volitiva personalitĂ e grande competenza, ha messo in campo tre generazioni di riccionesi; non a caso è stata al suo nome dedicata. Se il Tennis Club di Riccione, da tre anni capitanato dal presidente Mauro Ciapparelli, è nato nel ’62‌ nel ’63 è nato anche Fabrizio; nel ’79 ha incominciato a lavorare sul campo come palleggiatore in estate, dall’82 ha affiancato il padre nell’insegnamento, e dopo 5 anni è diventato maestro nazionale, dopo essersi diplomato alla Scuola dello Sport CONI di Roma affiancata dalla Scuola Nazionale Maestri FIT. Ha sempre lavorato e contemporaneamente studiato, nella precisa intenzione di arricchire di contenuti sociali ed esistenziale uno sport che solo apparentemente sembra una semplice attivitĂ movimentata all’aria aperta. Nel ’94 si è laureato cosĂŹ in Sociologia, nel ’95 si è specializzato in Antropologia della comunicazione, e nel 2005 anche una laurea in Filosofia. Per allargarsi verso l’acquisizione di Tecniche di rilassamento come il Training Autogeno evolutosi in Mental Training, partecipare ad aggiornamenti e seminari in Italia e all’estero. Legato a questo, nel 2004 è stato istituito
a Riccione il primo Osservatorio Sociologico Sportivo, come ricerca della cultura sportiva intesa quale vero motivo sano di praticare lo sport. Quale valore aggiunto credi abbia conferito la tua formazione all’insegnamento del tennis? “Credo conferisca a me un aiuto per cercare di capire meglio le esigenze dei ragazzi. Da qui è nata la metodologia “Tenniserafiniâ€?, che consiste nella personalizzazione dell’insegnamento, perchĂŠ gli allievi prima di essere degli sportivi sono delle persone, una diversa dall’altra. Ma anche un divertimento, perchĂŠ cosĂŹ il mio lavoro è diventato molto piĂš vario ed in continua evoluzione. Grazie a tutto questo siamo di fatto arrivati ad ottenere risultati agonistici importanti, come 6 titoli regionali a squadre, una finale nazionale sempre a squadre e alcuni ragazzi dagli 11 ai 14 anni sono diventati di interesse nazionale.â€? Nel tuo Osservatorio hai scritto che il rispetto è alla base delle relazioni: in che senso? “Sicuramente il triangolo relazionale tecnico-genitore-allievo necessita di equilibrio ed armonia. I primi due dovrebbero essere alleati per la maturazione
del terzo. Ruoli che comunque non vanno mischiati: il tecnico non deve sostituirsi al genitore anche se non è d’accordo con le sue scelte educative, e d’altra parte il genitore non deve cimentarsi come tecnico e comunque invadere la sua zona d’azione. Tutto questo per per il bene dell’allievo, perchĂŠ possa crescere con riferimenti ben definiti e sapere a chi chiedere consiglio a seconda dell’argomento da affrontare. Una crescita individuale, quindi, che riguarda tutti e tre i ruoli.â€? Il Tennis è uno sport che ad esempio come il calcio accomuna‌ o è piĂš una disciplina individuale? “Diventa individuale quando è agonistica, e di livello. In realtà è uno sport molto aggregante, una condizione importante per tenere uniti i gruppi di amicizie nate spesso proprio dell’attivitĂ svolta assieme , e che nelle sconfitte aiutano a sdrammatizzare l’agonismo eccessivo. I nostri allievi sono 300, e non solo riccionesi, ma anche ragazzi che arrivano da comuni limitrofi ed anche oltre.â€? Ma ci sono anche tennisti ‘over’ che si impegnano in questo particolare sport? “Certo, sono tanti gli adulti, dai 20 ai 60 anni, donne ed uomini, che frequentano sia i corsi collettivi che gli stage agonistici o anche solo lezioni private, e ancora di piĂš coloro che affrontano tornei sociali, a squadre ed individuali, sia in casa che fuori casa, e nel corso dell’intero anno. La frequenza dei tornei individuali è settimanale ed è soggettiva , quella delle competizioni a squadre si svolge nei weekend e va in base alle vittorie, piĂš si vince piĂš si va avanti: serie D, over 35, over 45, over 55. Un dato divertente? Noi insegniamo ai bambini che vincere non è tutto ma è importante impegnarsi per potersi migliorare‌ gli adulti gareggiano con il motto “importante non è vincere‌ ma ritirare il premio!â€?
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In quale scuola sei più vicino? Scegli la palestra più comoda e il corso più adatto a te! L’asd Taekwondo Riccione di Betti Roberto apre le porte a ben
3 palestre di Riccione! Scuola Geo Cenci (ex fornace) continuano i corsi tradizionali ma nuovi bimbi e ragazzini più vicini alla scuola F.lli Cervi (medie Fontanelle) possono iniziare un nuovo corso di Taekwondo alla scoperta di quest’arte marziale fondata su disciplina e rispetto in una pratica sportiva attiva e dinamica. Ma noi non ci fermiamo solo a questo! Novità 2015 corso DIFESA DA STRADA! Il nome già racchiude tutto. Nasce all’interno dell’associazione questo corso del tutto nuovo e al di fuori dell’arte marziale Taekwondo; un vero e proprio meccanismo di autodifesa istintivo e spontaneo, adatto sia ai principianti che ai più esperti. Semplice ed efficace per donne, concreto e incisivo per uomini, adeguato per tutti. A partire dai 16 anni alla scuola Riccione Ovest (vicino Hotel-rist. Ombra) puoi avere l’occasione di imparare la difesa personale. Attività agonistica fine 2015: 14-15.11.15 Pozzuoli (NA) campionato nazionale CSEN, 29.11.15 Bologna (Open) e Torneo di Natale a Dicembre nelle Marche. “Ora stiamo valutando il
calendario internazionale per scegliere gare in cui rappresentare la maglia del Taekwondo Riccione (dopo un’attenta selezione anche di nuovi ragazzi emergenti). Conclude il m° Betti: “Il nostro sforzo sta a significare che crediamo tanto in quello che facciamo con lo scopo di divulgare e praticare l’arte del Taekwondo che dal 1978 il m. Geo Ottaviani (tutt’ora D.T. del asd Taekwondo Riccione) ha introdotto per la prima volta nel territorio riccionese.”
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di G.L.M.
Richard Keene autore di “gialli” e... tanto altro alleviò svariate affezioni in alcuni soggetti grazie all’energia bioradiale delle sue mani. In mezzo a tutto questo scrisse anche alcune pregevoli drammi teatrali e originali televisivi. Nel 1974 la sua commedia “Sulla soglia” fu rappresentata a Riccione, con notevole successo, da una improvvisata compagnia dilettantistica. Questo è un “amarcord” per un grande invalido che lottò contro le avversità della vita con una energia non comune e che dovrebbe essere preso ad esempio da tanti.
Il 14 Dicembre 1979, scompariva Dino Spaggiari eccellente riccionese d’adozione (nato a Mantova nel 1925) conosciuto con lo pseudonimo “Richard Keene” nell’arte letteraria. All’età di 19 anni durante la IIª Guerra mondiale contrasse una retinite pigmentosa che lo portò gradualmente alla cecità. Ciò non gli impedì di dedicarsi ad una miriade di studi con due fiori all’occhiello: una laurea in criminologia alla Sorbona di Parigi e diplomi in varie lingue a Cà Foscari di Venezia. Dotato di rare capacità introspettive di analisi e sintesi e di una cultura che spaziava dall’antropologia alla biologia, dalla medicina legale all’anatomia, dalla balistica alla dattiloscopia, dalla tecnologia dei metalli all’uso sapiente di strumenti scientifici, si dedicò alla scrittura di saggi e di romanzi gialli. Le sue tante pubblicazioni grazie a trame avvincenti e cariche di suspense sommate a magistrali descrizioni dei personaggi lo ripagarono con buon successo. Nel tempo ampliò gli studi anche a grafologia, crittografia, numismatica, spionaggio industriale, yoga, parapsicologia. Scoprì in sé alcune facoltà “extrasensoriali” e
Copertina di una rara copia dell’originale giallo alla romagnola “Scherzi della vita”.
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la pagina del dialetto
di Giuseppe Lo Magro
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La bèca= La bocca Bucacia= Boccaccia - B. larga Buchina= Bocchina - Piccola b. (del bambino) Arfès la b.= Rifarsi la b. - Togliere un cattivo sapore Agiustés la b.= aggiustare la b. - Magari con un liquorino Arvanzè a b. vèrta= Rimanere a bocca aperta - Meravigliarsi, stupirsi Arvanzè a b. sètta= Rimanere a bocca sotto - Bocconi Avé la b. lènga= Avere la b. lunga - Faciloneria, essere spaccone Pulés=te la b.= Pulisciti la b. - Attento a come parli A b. sprimida= A b. spremuta - A b. stretta, della bisbetica Fè b. da rid= Fare b. da ridere - Sorridere Saqués la b.= Sciacquarsi la b. - Vuotare il sacco, spifferare La sta sempre a b. vèrta= Sta sempre a b. aperta - Chiacchierona, maldicente Fè s-ciòma da la b.= fare schiuma dalla b. - Irretirsi, adirarsi, sragionare Cavès e pèn da la b.= Togliersi il pane di b.- Sacrificarsi Ciud la b. ma oun= Chiudere la b. ad uno - Zittire con argomenti Es a b. bona= Essere di b. buona - Mangiare di tutto Es sla b. ad tòt= Essere sulla b. di tutti - Essere chiacchierati, preda dei pettegolezzi Fès la b.= Farsi la b.- Abituarsi ad un gusto Mèt b.= Mettere b.- Intromettersi Te, nu mèt b.= Te, non mettere b. - Non interessarti Tò la parola ad b.= Togliere la parola di b. - Anticipare, prevenire Spudè e fiél dla b.= Sputare il fiele dalla b. - Sputare veleno, fuori da ogni grazia di Dio A ho quatre b. da sfamè= Ho quattro b. da sfamare - Problemi economici Buchina da postafughèd= Bocchina da ingordo - Insaziabile Cusì la b. ma oun= Cucire la b. a uno - Impedirgli di parlare, zittirlo L’ha una b. come una schèrpa= Ha una b. come una scarpa - Parla sempre, spesso a vanvera Os=cia ad b., lam pèr un forne= Osteria che b. sembra un forno - Sempre a blaterare B. unta lan dis mai mèl= Bocca unta non dice mai male - Chi è foraggiato parla bene Um è ‘rvènz sla b. de stemaga= Mi è rimasto sulla b. dello stomaco - Non l’ho digerito Ui suda la lengua ad b.= Gli suda la lingua in b. - Vagabondo Ma lia lan gni mòr la lèngua ad b.= A lei non muore la lingua in b. - Sa come ribattere, svelta di parola Nu arcurdès da e nès a la b.= Non ricordarsi dal naso alla b. - Memoria labile
La lésta dal noze. “Surnacia” us vò spusè! Attilio Battaglini detto “Surnacia” era un tipo meticoloso, non amava le improvvisate e la sua vita era scandita da quotidiane valutazioni su costi e benefici. Dopo anni di vedovanza e coi sempre più accentuati acciacchi, una volta scavalcati i settant’anni, si decide ad assumere una badante. Seleziona svariate pretendenti e la scelta cade su Irina Galinova, una ucraina cinquantenne, con bionda coda di cavallo, capace di sollevare pesi senza avere le spalle di uno scaricatore di porto, paziente e col sorriso sulle labbra, stipendio nella media. Insomma, una serie di qualità rispondenti alla sua filosofia. In breve s’innamora e gli frulla in testa di chiederla in sposa. Avanti di “compromettersi” si informa su come organizzare un matrimonio al giorno d’oggi. Quella che reputa la prima urgenza è recarsi presso una sanitaria. Surnacia= Bondè duturésa, a vria fè qualche dmanda. Dottoressa= Prego. Surnacia= Avì da vènd al stampèle? Dottoressa= Certamente. Si possono acquistare singole, in coppia, regolabili in altezza... Surnacia= Benésme. E ch’lam déga... al scarane sal rode ch’al prélla? Dottoressa= Abbiamo il meglio... a spinta manuale, a batteria ricaricabile...
Surnacia= E j’aparèc da inflì tagl’urece? Dottoressa= Di tutti i tipi... a tecnologia avanzata... con dimensioni micro... Surnacia= Un’ènta roba... avì ènca i mutandoun da psìs mados? Dottoressa= Di tutti i prezzi, con sconti eccezionali sui quantitativi. Surnacia= Alora, vést cam sò da spusè sla Galinova a la fac iché la lésta dal noze!
la pagina di edmo vandi
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Il Sindaco di Monaco di Baviera e lo “scoop” mancato Era l’inizio degli anni ‘80. Stavo per concludere la mia giornata nell’ Ufficio Stampa del Comune di Riccione, quando squilla il telefono. Corro a rispondere e mi arriva la voce di P.L. un mio amico tedesco Direttore di una Scuola di Giornalismo con sedi a Monaco di Baviera e a Duesseldorf. Ci salutiamo poi dice se voglio fare uno “scoop” in quanto c’è a Riccione in quei giorni il Sindaco di Monaco di Baviera in vacanza con la famiglia all’Hotel Alexandra. E’ una notizia veramente ghiotta, un vero “scoop” soprattutto per me che in quel periodo realizzavo dei servizi per VGA-Telerimini (in quei tempi la più seguita in tutta la Romagna). Il giorno dopo ne parlo con l’allora Sindaco Terzo Pierani, anche lui piacevolmente sorpreso, e decidiamo di recarci a salutare ufficialmente il prestigioso ospite. Avvertiamo la titolare dell’albergo e ci prepariamo alla visita “a sorpresa” con un voluminoso mazzo di fiori per la Signora e una copia in bronzo dell’artistica statua equestre del San Martino (opera dello scultore riminese Elio Morri) da consegnare al “Burgermeister” della capitale bavarese, da Sindaco a Sindaco. La mattina dopo verso le 11 arriviamo all’albergo di Viale Torino dove la titolare ci accoglie con la consueta signorile gentilezza e ci rivela che il “Burgermeister” di Monaco (ma cum’ha i fat a savèl ?) sta prendendo il sole ai margini della piscina con i due figli a sguazzare nell’acqua azzurra. Mi avvicino timidamente alla coppia dall’aspetto (pur in costume da bagno) distinto e signorile. Saluto il Sindaco nella sua lingua e gli dico chi siamo, onorati di potergli
Ci rivela infatti che la prima volta nella Perla verde ci venne da studente, quando coprì i 750 chilometri a piedi, zaino in spalla, alloggiando in tenda al Campeggio Magnani, continuando poi negli anni seguenti in bicicletta. (Ora logicamente in auto con la famiglia). Conversiamo ancora un pò, riceviamo gentilmente l’invito a fargli visita a Monaco, poi ci salutiamo, noi orgogliosi (nonostante la mia delusione per lo “scoop” mancato) di avere, ospite fedele della nostra città da così numerosi anni, un personaggio tanto prestigioso e rappresentativo
I rasunamènt per capì la vita La era i sè bròta che quand la feva al bucàce la dvantèva piò bela. dare il benvenuto a Riccione. Sorpreso, ma non per questo meno gentile, dopo i convenevoli di rito e una breve conversazione, procediamo alla consegna degli omaggi da parte di Terzo Pierani mentre io mi pregusto già l’eccezionalità dello “scoop” da consegnare ai giornali e alla TV. Ma immediatamente il primo cittadino di Monaco, vedendo telecamera e macchina fotografica, mi gela dicendo con decisione che viene a Riccione da dodici anni ma sempre in strettissimo incognito e quindi ci prega di non rendere assolutamente pubblico quell’incontro. E’ un peccato perchè, tra l’altro, il racconto che ci fa delle sue vacanze a Riccione è estremanete curioso e interessante.
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A so ‘ndè t’un risturènt a tre stèle, ma an ho vést un bèl pò ad piò quand ho paghè e count. La sperènza l’è un “paracadute” che dal volte us’irva e dal volte nà. La nota l’è e paradìs di giovne e l’inferne di vèc. E sarìa bèl putès rasegnè da ès vèc. I Dutùr quand i và in paradìs ij fa antrè da la porta di “furnidùr”.
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LA zirudèla
A tulém un chèn “Mariulin vèn ichè, ho vù una pansèda”. “Oddio Elsa, ta i dè s’un’ènta marunéda?”.
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di Giuseppe Lo Magro
Prendiamo un cane “Mariolino, vieni qua, ho avuto una idea”. “Oddio Elsa, ci dai con un’altra cretinata?”.
“Sta zèt, sta da santì...a tulém un chèn.
“Sta zitto, ascoltami...prendiamo un cane.
Oun ad cumpagnia...com un cris-cèn”.
Uno da compagnia...come una persona”.
“Te.. la sera tan è piò da magnè i fasul,
“Te...la era non devi più mangiare i fagioli,
a pèrta ch’it ghènfia e tzì tòta un dul
a parte che ti gonfiano e sei tutta un malore
ut va ènca l’èria te ciarvèl, ch’l’è znèin,
ti va anche l’aria nel cervello, che è piccolo,
et parturés idee scapède da un casèin”.
e partorisci idee uscite dalla confusione”.
“Ma dai..un cagnulèin, l’è vita ad chèsa,
“Ma dai...un cagnolino, è vita in casa,
oun sa che pèl che pèr fat sla bumbèsa”.
uno col pelo che pare fatto di bambagia.
Si su rugh-le e i prél us tèn in badurle
Con capriole e saltini ci tiene impegnati
e se duvés bajè ai smulam quatre urle”.
e se dovesse abbaiare tiriamo quattro urla”.
Isé la matèina dèp i va me canil a capè
La mattina dopo vanno al canile a scegliere
l’animèl che la lor vita ui farà cambiè.
l’animale che la loro vita farà cambiare.
I sbarlocia tral gabie e po’ la Elsa la dis
Scrutano tra le gabbie e poi la Elsa dice:
“Ai sém Mariulein, a voj quèl... um pis”.
“Ecco Mariolino, voglio quello, mi piace”.
Lò e da un’ucèda e l’arvènza insticunid j’èc fura la da testa, e fadiga a stè in pid. “Elsa, quel l’è quarènta chèl, l’è un vidèl drèinta ma chèsa nosta e farà un sfracèl”.
Lui da un’occhiata e rimane di sasso gli occhi fuori dalla testa, barcollante. “Elsa, quello è quaranta chili, è un vitello dentro casa nostra farà dei disastri”.
Lia, s’i’èc da ‘plèin, la prumèt divuzioun.
Lei, occhi da pulcino, promette devozione.
Mariulèin, pori pataca, e sbasa i calzoun.
Mariolino, povero cucco, cala i pantaloni.
Zcorda e brèv chèn ch’ut porta e giurnèl.
Scorda il bravo cane che porta il giornale.
Quèl ut cèva e post te sofà, tòt tranquél.
Quello ti ruba il posto sul sofà, tranquillo.
Zcorda agl’ose dla bistèca da pluchì.
Scorda le ossa della bistecca da piluccare.
Quèl ut ordina e su bèl menù ogni dì.
Quello ordina il suo menù ogni giorno.
“Petto di pollo scelto, cotto nel vapore
“Petto di pollo scelto, cotto nel vapore
con le carote, i fagiolini e il cavolfiore”.
con le carote, i fagiolini e il cavolfiore”.
“Misto di pesce coi ritagli del salmone
“Misto di pesce coi ritagli del salmone
conditi nell’olio d’oliva senza limone”.
conditi nell’olio d’oliva senza limone”:
E la réda per durmi, sla cuèrta ad lèna.
E la branda per dormire, coperta di lana.
Un crèin ad giugh per i dé dla stmèna.
Un cesto di giochi per tutta la settimana.
Quand a scapam per fè la pasigèda
Quando usciamo per fare la passeggiata
ma ch’i’èlt chèn un da mai un’ucèda.
gli altri cani non degna di un’occhiata.
E préla tonda un èlbre, l’udora bèn
Gira attorno all’albero, odoro con cura
e po’ e smèla una mòcia da cris-cèn.
e poi depone un monticello da persona.
E me si guènt tal mène, a cul busoun,
Ed io coi guanti nelle mani, a culo alto,
arcoj sla mi pacinza che fat cagatoun.
raccolgo con pazienza quel deposito.
Oun um dis:”Che bes-cia! L’è e tu chèn?”
Uno mi dice:” Che bestia! E’ il tuo cane?”
“Na, caro signore, me... a sò e su umèn!”
“No, caro signore, io...sono il suo umano!”
La Perla verde negli anni ‘50 Otto belle immagini di Riccione datate 1952. Vengono dall’archivio di Dolores Angelini Lo Magro ed erano scatti di prova per eventuali messe in stampa e vendita presso l’Emporio Edera di Viale San Martino (in edizione riservata) a partire dall’estate 1953. I “campioni” erano eseguiti dallo Stabilimento Foto-Rotocalcografico B.N. Marconi di Genova. All’epoca il bazar-cartoleria “Emporio Edera” vantava un campionario di oltre trecento immagini della Perla verde, tutte diverse. A sx.: L’Hotel San Marco lussureggiante di fiori in ordinate aiuole si affacciava sul Piazzale Roma. Ora è sede dell’Hotel Mediterraneo. A dx. Lo splendido Hotel Savioli Spiaggia si specchia nelle tranquille acque del Porto canale. A destra il Lungomare verso l’Alba con pochi edifici. A sx. Viale Maria Ceccarini all’incrocio con viale Dante in un momento di pausa dal traffico di auto, carrozze e villeggianti, prima dell’aperitivo. A dx. Gli argini del Porto canale tra viale Dante e Viale Milano. Prati verdi e salici piangenti invitavano a rilassanti passeggiate.
A sx. L’Hotel Milano sull’omonimo viale quando ancora aveva ampia vista mare. Sulla destra si intravedono le vele del porto canale. A dx. Suggestiva panoramica dalla collina di Villa Alta. In primo piano il pozzo, unica “memoria” eretta di quella che era Villa Torre rossa, sede estiva dei Ceccarini.
Le colonie marine “Reggiana” e “Casa del bimbo” linde e ordinate. Ai confini di Riccione nord erano sempre pronte ad accogliere chiassosi giovani ospiti bisognosi di cure idro-elio-terapiche.
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