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Periodico bimestrale - Sped. a.p. 45% - Art. 2 comma 20/b - Legge 662/96 - Filiale di Forlì - Contiene I.P. - Dir. Resp. Giovanni Cioria Aut. Trib. di Rimini n. 185 del 16/8/80 e del 26/8/92 - Red. e Amm. Riccione - Via Montebianco, 27 - Tel. 0541 643 884 Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio - Grafica: Composet Riccione - Anno XXXIV - N°1 - GENNAIO/FEBBRAIO 2015 CN/RN0665/2010
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Il medico dei poveri
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Lentamente ma inesorabilmente il dialetto va scomparendo. Oramai i luoghi e le occasioni per parlarlo si fanno sempre più rari e spesso chi si “avventura” in un dialogo che va oltre il semplice scambio “telegrafico” di notizie sul quotidiano, lo fa in modo approssimativo, “sgangherato”, cadendo in errori ed “orrori”. Anche al mercato, luogo che dovrebbe essere deputato all’espressione vernacolare sia nel magnificare i prodotti che nel contrattare gli acquisti, si ascoltano strafalcioni di ogni risma. A discolpa si può evidenziare che la provenienza dei venditori è la più disparata cosicchè le parole si mescolano e si imbastardiscono. Ghiotte occasioni per seguire dialoghi di una certa consistenza, così da stuzzicare il pensiero e “rimpolpare” la memoria, potrebbero venire dalle rappresentazioni teatrali di commedie dialettali; ma i registi non sembrano inclini a curare la correttezza del parlato e tanti attori che lo “masticano” poco si preoccupano esclusivamente della parte mnemonica e delle pose recitative. Dobbiamo rimpiangere la generazione dei nonni (anagraficamente in via di estinzione) che lo tramandava? Sgridare la scuola che lo ha sempre osteggiato?... o il turismo che ha deviato le energie sulle lingue straniere? Incolpare le nuove tecnologie che ci riempiono di neologismi ed inglesismi? Non mi reputo adatto per rispondere a questi interrogativi. Nel mio piccolo vorrei provare ad innalzare una diga, un argine per contenere il “fiume” dialetto, per evitarne lo scorrere verso un mare che mescola tutto indiscriminatamente. Quindi il pubblicare queste raccolta di zirudele è un timido tentativo per non dimenticare. Queste “storielle” in rima, facilmente memorizzabili, di facile lettura, potranno essere un valido contributo all’assorbimento delle parole meno usate (e più vere) e al comprenderle nei molteplici significati che assumono a seconda delle circostanze. Almeno è quello che mi auguro. Giuseppe Lo Magro
Sabato 7 Febbraio 2015 – ore 17.00 Palazzo del Turismo – P.le Vincenzo Ceccarini Presentazione del libro: Felice Carlo Pullè, Il Medico dei poveri
Famiglia Pullè Rotary Club Riccione-Cattolica
A tutti i presenti verrà donata una copia della pubblicazione. Ingresso libero
Conte Felice Carlo Pullè “Il medico dei poveri” Modena 01.08.1866 / Riccione 08.02.1962
Nato a Modena nel 1866, Felice Carlo Pullè si laureò nella sua città nel 1890 con lode e pubblicazione della tesi. L’anno seguente si sposò con Fanny Ricci e scelse di vivere a Riccione, un luogo che offriva un clima marino più adatto alla salute della neo consorte. Il 1891 fu anche l’anno della sua nomina a medico condotto del Comune di Rimini per le frazioni di Riccione e San Lorenzo in Strada. La condotta era vastissima: da Misano ai confini della Repubblica di San Marino e tra le numerose incombenze c’era anche quella di assistere le partorienti. Inutile sottolineare la gravosità del suo impegno che, da buon cavallerizzo, assolveva raggiungendo i posti più impervi col suo cavallo. Il Conte disponeva di una
energia non comune alla quale affiancava disponibilità ed amicizia, soprattutto verso i meno abbienti. Ben presto divenne “Il medico dei poveri” perchè non solo non voleva essere pagato, ma a chi ne aveva bisogno regalava medicinali, denaro, tagli di carne e pane di farina di grano, allora riservati ai benestanti. Nella società povera di Riccione, Pullè era ritenuto oltre che il medico, il sostegnomorale e materiale di ogni malato. I suoi cinquant’anni di apostolato professionale così intenso sotto il profilo umano hanno lasciato il segno in più di una generazione. Non considerò mai le sue conoscenze scientifiche un patrimonio personale, ma un bene comune da mettere a profitto di chiunque ne avesse bisogno.
Dopo alcuni anni di permanenza a Riccione, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il Conte Felice Pullè – soddisfatto della sua vita, della sua professione e delle amicizie di quei luoghi che, per la bellezza del paesaggio, la dolcezza del clima, il carattere amabile e forte degli abitanti, sente ormai come suoi – decide che a Riccione si fermerà e lì costruirà la sua casa. Acquista due terreni, uno presso Viale Viola e un altro tra Rimini e Riccione, sui quali fa edificare una villa e una villa-castello che purtroppo crollano devastate dal terremoto del 1916. Con sacrificio ricostruisce la villa di Riccione nella medesima posizione rinunciando alla seconda. La curiosità legata a quest’ultima è che, essendo stata eretta Primi ‘900. Villa-Castello di Miramare.
sul modello del castello di Miramare di Trieste, ne aveva preso il nome e gli abitanti del luogo chiamarono così le terre che la circondavano. Da qui il nome “Miramare” per la località turistica che sta tra Rimini e Riccione. Il Comune di Rimini, alcuni anni fa, ha dedicato al Conte la metà di sua competenza della via mediana - quella tra la Statale e la Litoranea che unisce Viale Roma (Miramare) a Viale Aosta (Riccione) , ben visibile grazie ai lampioni dell’illuminazione di colore biancorosso. E l’inizio ha la sua insegna stradale: Viale Felice Carlo Pullè. Purtroppo l’altra metà, coi colori biancoazzurri, non reca alcuna indicazione. Sicuramente una dimenticanza che sarebbe bene riparare con quanto necessario. Pensiamo che un personaggio della caratura del Conte lo meriti.
Sei riccionese se... Partecipa: Ai primi 30 il diploma “A sò Arciunès” e pizzata con la Famija! Un “giochino” che ha avuto un notevole successo lo scorso anno quindi lo riproponiamo anche nel 2015. “Sei riccionese se... conosci questi 50 vocaboli vernacolari”: A tutti coloro che invieranno l’esatta traduzione italiana di tutti i vocaboli elencati Famija Arciunesa donerà il “Diploma Carta di Identità” attestante la comprovata riccionesità. Vedi esempio a fianco.
i vocaboli da indovinare: Cagnaròt, ligira, bdòc arfat, bargnuchloun, bilin, badurle, sdacia, balosa, sburoun, caghin, tracagnòt, ingrignid, cuvanid, criat, carghè, luviria, filarèin, ariènda, gnagnos, faciandoun, slapazòch, bazòt, giargianés, s-ciufarid, zagnòt, luzòs, antiga, braghira, pitira, struscia, smulachèda, ciarghin, galaroun, cazabòble, spirlimpèina, cudghin, fròfle, bufì, pulésca, znòc, paciarèina, aque in ardòr, cudroun, bumbès, bligh dla pènza, burnisa, quarcin, sfrèmbla, brugh-la, fusaja.
A sò Arciunes!
I primi 30 solutori la riceveranno direttamente dai Consiglieri di F.A. nel corso della serata denominata “A sò Arciunés” che si terrà presso un Ristorante-Pizzeria (che verrà indicato) alla quale saranno INVITATI quali ospiti d’onore.
Il Babbo
Le soluzioni, accompagnate da: nome, cognome, indirizzo e telefono, possono essere inviate/consegnate per iscritto presso la sede di Famija Arciunesa in Via Montebianco oppure per e-mail a:
Riccione, Aprile 2014
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REDAZIONE Direttore Responsabile: Giovanni Cioria • Capo Redattore: Giuseppe Lo Magro • Redazione: Nives Concolino, Maria Grazia Tosi • Hanno collaborato: Dante Tosi (archivio), Edmo Vandi, Albo Casadei (archivio), PIerubaldo Bartolucci, Piero Serafini, Lorenzo Scola, Roberto Betti, Adriano Prioli, Mario Tonini, Manlio Masini, Vittorio Mazza • Foto: Pico e Gianni Zangheri • Pubblicità: Tel. 338 4304667 • Grafica e impaginazione: Studio Grafico Composet Riccione: 0541 606680 • Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio S.r.l. TargaGrande
20-07-2007
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notizie dal palazzo
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La Tosi cambia la geografia del potere Bruno Bianchini è il nuovo presidente della Geat, la municipalizzata controllata a stragrande maggioranza dal Comune di Riccione. E' uno dei tanti nomi che affermano che la geografia del potere riccionese sta lentamente mutando dopo che Renata Tosi è diventata sindaco della città con una lista civica di centrodestra. Ha sostituito, dopo settant'anni, un'amministrazione di centro-sinistra.
La politica è il potere dei poteri e chi vince ha il diritto della gestione della cosa pubblica. E' l'essenza della democrazia. Il Comune di Riccione è la più importante azienda della città ed una delle maggiori, come impresa economica, della provincia di Rimini. Ha quote societarie in quasi tutte le aziende pubbliche della provincia e nomina suoi rappresentanti nei consigli di amministrazione. Qualche nome: Geat, Fiera di Rimini, Agenzia di mobilità (la vecchia Tram), Hera, Sis, Aeradria... Il fiore all'occhiello è la Geat (gli altri comuni soci hanno quote piccolissime). Dopo la sconfitta del suo
partito di riferimento (il Pd), il presidente della Geat, Alessandro Casadei, con correttezza, si è dimesso anche se il suo mandato non era in scadenza. La Tosi, un suo diritto, lo ha sostituito con Bruno Bianchini, che si è dimesso da presidente degli albergatori. La Tosi ha abbassato anche gli emolumenti del presidente e dei consiglieri d'amministrazione. L'appannaggio del presidente è sceso da 15 a 13mila euro l'anno; mentre quello dei consiglieri è passato da 8 a 6mila euro, sempre l'anno. Potrebbe sembrare poca cosa, ma è un signor segnale in questo momento di infinita crisi economica, alla quale la classe dirigente (politica, economica, culturale e ecclesiastica) ancora non ha incominciato a mettervi mano in
modo serio e concreto. Si chiacchiera molto e poco si fa. Un altro gioiello, almeno così doveva essere quando fu pensato e costruito con un investimento da 60 milioni di euro, invece finora ancora non si è riusciti a farlo diventare un vola-
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no economico, è il palacongressi. La Tosi ha nominato presidente Stefano Caldari, ex presidente della Confcommercio. Oltre che negli enti cosiddetti secondari, Renata Tosi piano piano sta inserendo i suoi uomini di fiducia anche in Comune al posto di quelli dell'ex sindaco Massimo Pironi. Ha cambiato, ad esempio, gli addetti stampa. Qualcuno ha gridato allo scandalo; anche quest'atteggiamento sta
nelle forze delle cose. Chi vince si assume la responsabilità; lo sconfitto ha il dovere di criticare e controllare l'operato dei governanti. Nuovo anche il presidente dell'Istituzione cultura; Johnny Bezzi ha preso il timone di Rodolfo Francesconi. Qualche nome eccellente, uomo di fiducia di Pironi, è rimasto e qualcuno ha parlato di salto della quaglia e tradimento. Altri la giusta ricompensa per l'aiuto dato durante la campagna elettorale. Anche questo fa parte del gioco della politica. La Tosi, con accortezza, sta sostituendo la spina dorsale della classe dirigente riccionese.
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Inceneritore: ambientalisti. Destinazione Museo: No! Ai rifiuti forestieri trasloco alla fornace? Per opporsi con maggior vigore all’arrivo di rifiuti forestieri all’inceneritore di Raibano, le associazioni ambientaliste di Riccione, Coriano e dintorni si alleano con quelle di Forlì. E con l’avvallo di noti personaggi della tv hanno aderito al nuovo appello-petizione, indirizzato al Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. Tra i sostenitori-promotori, figurano illustri studiosi e ricercatori, medici, scuole e Università, Comuni virtuosi, e volti noti della tv, come il geologo Mario Tozzi del Cnr e Luca Mercalli meteorologo della trasmissione Rai “Che Tempo che Fa”, condotta da Fabio Fazio. Il documento è quello lanciato dall’ingegnere Alberto Bellini, professore associato all’Univer-
sità di Bologna, nonché assessore all’Ambiente del Comune di Forlì, ideatore e promotore della proposta sugli “Scenari alternativi agli inceneritori” in Emilia-Romagna. Già sottoscritto da Ambiente Salute Riccione, Wwf Rimini e Legambiente Santarcangelo, l’appello-petizione conta già 1.200 firme. Si aggiungono alle 5.000 raccolte in precedenza nella provincia di Rimini. A tal proposito gli ambientalisti ricordano che chiunque sia interessato può firmare attraverso il web, può farlo collegandosi alla piattaforma “change.org” intitolata “Modifica art.35 Dl133/2014 Sblocca Italia”. Con questa operazione comitati e associazioni premono affinché il neo presidente della Regione, Stefano Bonaccini, impugni formalmente l’atto ministeriale, ossia l’articolo 35 del Decreto Sblocca Italia, approvato in Parlamento. L’obiettivo è quello di dare un taglio ai rifiuti da incenerire, adottando impianti di selezione e trattamento a freddo. A proposito i gruppi del Riminese sottolineano: “Aderiamo a questa cordata ambientalista lanciata ora da Forlì, perché crediamo occorra unire le forze per ottenere ascolto in Regione! Viviamo in un territorio che è tra i più inquinati d’Europa per qualità dell’aria, non possiamo permetterci altre ricadute sulla nostra salute”. Nel frattempo il Comune di Coriano ha deciso di non sottoscrivere il rinnovo del patto di sindacato in scadenza e si libererà così di 30mila azioni. “La politica deve agire per i cittadini: è necessario stabilire un rapporto chiaro tra controllore e controllato” sottolinea il sindaco Mimma Spinelli, paladina degli “scenari alternativi” all’incenerimento. A proposito di questa scelta, gli ambientalisti sperano che “anche Riccione e altri comuni facciano altrettanto”. Nives Concolino
Dopo la pluridecennale permanenza al Centro della Pesa, per il Museo del territorio si profila il trasferimento nella vecchia fornace al posto del nuovo teatro, progetto finito in freezer per mancanza di danaro. Ancora nulla di deciso, l’operazione è in fase di valutazione anche in virtù di un altro obiettivo: l’accorpamento al Centro della Pesa di tutti gli archivi comunali, a partire da quelli dei premi “Ilaria Alpi” e “Riccione per il Teatro” e del Living Theatre, ai quali si aggiungeranno quelli da acquisire, a partire dall’incalcolabile patrimonio fotografico di Epimaco (Pico) Zangheri, già Foto Riccione, e quella di Isidoro Lanari. Lo conferma Giovanni Bezzi, presidente dell’Istituzione per la Cultura. A questo punto sembra destinato a finire per sempre nel cassetto il piano presentato dalla precedente amministrazione comunale, che intendeva trasferire il Museo nella storica villa di 900 metri quadri con giardino di pregio, che fa parte dell’ex complesso dell’Enel (dove si pagavano le bollette) davanti alla stazione ferroviaria. Ma già allora per via degli spazi ritenuti insufficienti erano insorte delle perplessità. Anche perché negli ultimi anni il patrimonio del museo si è ingrandito. Bisognerebbe quindi allestire altre vetrine per fare spazio almeno ai bassorilievi che qualche anno fa sono stati restituiti alla città e alla ricomposizione dei manufatti, rinvenuti nell’area del centro commerciale di viale Berlinguer, tuttora conservati nell’interrato del Centro della Pesa con centinaia tantissimi altri reperti archeologici, custoditi in de-
cine di cassette. La scelta di usare gli spazi della vecchia fornace per il museo, nasce anche dal fatto che l’eventuale trasloco nel villino dell’Enel è subordinata a un progetto privato del Piano operativo comunale, per il quale la concessione edilizia non è stata ancora attivata, per cui si profilano tempi lunghi. Lo conferma Bezzi che, per l’eventuale trasferimento alla vecchia fornace di viale Massaua non nasconde le sue perplessità per la presenza del Rio Melo. “Questo passo è legato all’unificazione della sezione archivi e alla possibilità di usare gli scantinati della Pesa, che al momento hanno un’agibilità ridotta – premette -, per cui, dobbiamo fare una serie di valutazioni di ordine culturale, come istituzione, e di ordine tecnico, come Lavori pubblici”. Nives Concolino
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Un pranzo per l’ A.I.S.M. Nel ricordo di Giuseppe Savoretti Il nuovo pulmino è... più vicino! amici e di quanti l'hanno conosciuto e hanno voglia di ricordarlo insieme. Grazie», ha commentato Milena, moglie di Giuseppe e presidente dell'associazione. Il ricavato del pranzo e della lotteria del 30 novembre ha permesso di raccogliere a favore dell'AISM – Associazione per la sclerosi multipla – circa 1900 euro, che contribuiranno all’acquisto di un pulmino attrezzato.
Tanti amici a pranzo insieme per ricordare Giuseppe Savoretti, assessore comunale nella precedente legislatura, scomparso tre anni fa, e per raccogliere fondi da devolvere alla comunità. Si è tenuta domenica 30 novembre al Centro Sociale “I Villaggi” di Riccione, "Una tenda per Giò", la seconda edizione dell'iniziativa organizzata dall'Associazione Giuseppe Savoretti, insieme ad alcuni soggetti locali attivi nell'ambito del sociale. Un clima semplice e conviviale, quello del pranzo di solidarietà, reso possibile grazie all'impegno dei tanti volontari che, con entusiasmo e animati dal bene sincero per Giuseppe, hanno permesso di realizzare l’evento contenendo al massimo le spese per raccogliere fondi da donare in beneficenza. Ed è proprio questo spirito, lo stesso che caratterizzava Giuseppe, sempre in prima linea in iniziative benefiche, come testimoniano i suoi ultimi impegni a favore della Tac per l’Ospedale di Riccione e del Centro 21. «È sempre emozionante vedere la passione e l'energia dei tanti volontari che rendono possibile "Una tenda per Giò", persone che si adoperano per il prossimo, proprio come sapeva fare Giuseppe. Ed è altrettanto bello vedere la partecipazione degli
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Lo Staff del Cavallino. Precisi, veloci, inappuntabili e gran servizio!
La Doressa Sara Benelli (Ematologia Ospedale di Pesaro). Liliana Galli e la Pres. AIL Franca Giorgioni.
Cena benefica al Cavalluccio Marino Nella serata ospitata dal ristorante “Cavalluccio marino” sul porto di Riccione (novembre 2014) per la 17ª ed. della classica cena di pesce con menù ricco di prelibatezze locali e gran grigliata, grazie alla generosità dei numerosissimi partecipanti sono stati raccolti 2.500 euro a favore dell’ A.I.L. (Ass. Ital. Lotta alle Leucemie). Soddisfazione alle stelle per l’organizzatrice Liliana Galli e i sempre squisiti gestori del “Cavalluccio” Michela e Stefano che offrono di cuore la disponibilità del locale e la professionalità della cucina e del servizio ai tavoli.
Liliana con Elio Trebbi (segretario A.I.L. di Pesaro) e il dottor Alessandro Isidori (Rep. ematologia Ospedale di Pesaro).
Riccione futura
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Un “cannocchiale” tra PalaTurismo e lungomare A Riccione avanza un nuovo progetto di riqualificazione urbana, che mira a creare una grande “Agorà” a due passi dal “Salotto”. Al centro dello studio piazzale Ceccarini e i giardini “Montanari” che, attraverso l’eliminazione delle barriere esistenti nel lembo di verde con la fontana del conchiglione, dovrebbero fondersi con la restante area fino al lungomare della Libertà e a Villa Mussolini. A caldeggiare questa soluzione è il sindaco Renata Tosi, che ne ha già parlato alla finale dei borsisti dell’Accademia tedesca, tenutasi in novembre a Villa Massimo, a Roma. E non a caso. Tra i partecipanti dell’evento, che la prima cittadina è interessata a portare a Riccione, ci sono architetti e professionisti di arti visive che potrebbero dare un buon contributo a questo piano, “da realizzare al più presto”. Questo per lo meno è l’obiettivo del sindaco, che osserva: “L’area che va dal Palazzo del Turismo al lungomare ha una grande rilevanza, tanto più se si considera che si trova nel centro della città. Al momento però è incastrata e non è valorizzata. Così la scorsa estate dai gradini del Palazzo del Turismo, volgendo lo sguardo al mare, abbiamo pensato che, creando questo grande cannocchiale, si darebbe un ampio respiro all’intera area e si aprirebbe un varco anche al palazzo dei congressi. Questa è la mia idea, svilupparla spetta ora ai tecnici”. Con la festa in piazza di Capodanno trasferita da piazzale Roma a Piazzale Ceccarini, è stato effettuato un primo test. Ruspe, asfaltatrici e rulli compressori in un paio di giorni hanno eliminato radici e buche dalla superficie per evitare i capitomboli. Con la rimozione dell’asfalto sono spuntati fuori i vecchi cordoli in mattoncini che circonda-
Una bella immagine dei giardini pubblici del 1959.
vano anche la fontana del nuotatore. Per il momento resta sotto il bitume il rosone con i segni zodiacali che la Tosi è comunque intenzionata a riportare alla luce. Come conferma l’assessore ai Lavori pubblici Roberto Cesarini, se ne parlerà più avanti, quando verrà aperto il cannocchiale verso il mare, che comporterà un ampliamento dell’isola pedonale davanti al piazzale del PalaTurismo e in un tratto di viale Fogazzaro. “L’opera non è prevista dall’attuale Piano triennale delle opere pubbliche - osserva Cesarini -, ma in questa legislatura contiamo di portare a casa almeno il progetto, da affidare a tecnici esterni o interni”. Nives Concolino
A TAL PROPOSITO...
Così scriveva Adriano Prioli 11 anni fa! (F.A. 1° 2004 Gen-Feb) A distanza di tempo ritorna la rubrica “Verso il Futuro”, che ha lo scopo ed il desiderio da parte di chi scrive di suggerire ai nostri Amministratori le opere pubbliche da costruire nel prossimo futuro che possano riscuotere la curiosità ed il consenso di cittadini e turisti. Opere che possono completare e migliorare in forma continuativa l’assetto della città, per mantenerne il prestigio che si è guadagnata nel tempo in un rinnovarsi con oculatezza ed intelligenza. Il suggerimento che propongo prende spunto dai progetti presentati dai tecnici che hanno partecipato al “Concorso di idee per la riqualificazione di Viale Ceccarini e zone limitrofe” che non fanno alcun cenno specifico al piazzale Ceccarini prospiciente il Palazzo del Turismo dove si trova “la Fontana del nuotatore”. Quanto viene proposto sarà una
vecchia idea, forse già suggerita da altri, ma mai presa in considerazione e pertanto mai realizzata. Consiste nella riqualificazione di tutta l’area compresa tra il Palazzo del Turismo, viale Dante e zona limitrofa, mediante l’asportazione di tutta l’attuale pavimentazione in asfalto da sostituire con un grande mosaico multicolore ove vengono rappresentate scene di mare e di spiaggia. Su quest’area di grandi dimensioni da dividersi in tanti settori, potrebbero essere raffigurati paesaggi marini con orizzonti, spiagge, fondali con crostacei, stelle marine, ippocampi, velieri di un tempo che solcano mari in tempesta attorniati da delfini. gabbiani... I colori sgargianti ed a volte tenui del mosaico che mettono in evidenza i particolari della composizione potranno catturare la fantasia di chi osserva tali scene. Questo tema che ha per soggetti: IL MARE E LA MARINA potrebbe essere motivo di un concorso di idee aperto a tutti. L’opera scelta, da una giuria di esperti, se realizzata (e potrebbe essere una composizione di più idee) costituirà un quadro di impareggiabile bellezza richiamando l’attenzione di chi apprezza particolarmente il mare e la natura. Adriano Prioli
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amici che se ne vanno
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Tino Maestri: una cartolina per il cielo E’ stato un pioniere dell’imprenditoria riccionese, sempre attento ai problemi della città e in prima linea con gli artigiani. Raffaele (Tino) Maestri, tipografo, albergatore, collezionista, ma soprattutto grande gentiluomo, follemente innamorato della sua città, se n’è andato lo scorso 19 novembre per un male che non perdona. Sempre diviso tra famiglia, lavoro e impegno sociale, ha portato avanti grandi battaglie da quella contro il Trc a quella contro l’invasione delle prostitute, fino a quella per l’apertura del Centro direzione “Jimmy Monaco”. Incisivo e tenace, aveva sempre sulle labbra quel sorriso, che assieme all’onestà, all’accoglienza e alla correttezza, hanno fatto di lui un uomo apprezzato e stimato da tutti. Riccionese doc, era nato nel 1940 da Giulio ed Ellede Ebe Cesarini, fruttivendoli prima, albergatori/commercianti poi. Nel 1964 é convolato a nozze con Anna Maria Melucci, che gli ha dato tre figli: Gabriele, Sabrina e Roberta. Forte del suo senso imprenditoriale, fin da ragazzino, ha intrapreso la sua grande carriera segnata da una prima importante tappa il 15 novembre 1960, quando ha aperto la tipografia “La Riccionese”, poi diventata “Maestri Tipografi Riccione”. Proprio come artigiano, dal 1973 al 1993, è stato presidente della Cna della quale era stato fondatore e anche membro del Cda della cooperativa di garanzia Fidimpresa. Al di là del suo spirito imprenditoriale, Maestri è stato soprattutto un grande innamorato di Riccione, passione che l’ha spinto a collezionare cartoline d’epoca pregiate e rare, in parte riprodotte in alcune sue pubblicazioni e biglietti augurali, nonché nel suo storico calendario il “Pirelli della Perla verde”, che, seppure postumo, uscirà anche quest’anno con inedite immagine seppia-
te. Parte dei “gioielli” della sua collezione sono riportati nel libro “La mia Riccione” del 2013, pubblicato assieme a un breve cortometraggio, visibile sulla piattaforma online You tube. Maestri era un uomo poliedrico. Coltivava infatti altri hobby, come quello per le moto che su di lui esercitavano un particolare fascino. Non è un caso che fosse pure socio dell’Automoto Club Santamonica. A proposito di due ruote era anche socio del Vespa Club Riccione. Sul fronte turistico, Maestri ha fatto storia come albergatore, alla guida dell’omonimo hotel (già pensione Speranza Ebe) in viale Gorizia, affiancato dalla moglie Anna Maria Melucci e dalla sorella Tina. Proprio quest’anno Maestri , che nel corso degli anni ha ospitato anche tante celebrità, ha festeggiato i 60 anni dell’albergo con tut-
ta la famiglia, compreso i nipoti Giulia e Cecilia, Stefano Maria e Luca Maria, Alessandro e Asia. Come ricorda il figlio Gabriele “Tino non ha mai avuto una tessera politica di riferimento, si esprimeva in maniera sanguigna e determinata per la salvaguardia del turismo e di Riccione, senza colori e doppie finalità”. “Maestri è stato sempre molto attento ai problemi, alle sorti e alla storia di Riccione. E’ stato un associato nostro e anche di Promotels”, ricorda Rodolfo Albicocco, presidente dell’Aia.Centinaia le persone che gli hanno dato l’estremo saluto nella chiesa Mater Admirabilis, dov’era stato battezzato 74 anni fa. Maestri riposerà per sempre nel vecchio camposanto, vicino alla mamma. Nives Concolino
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Ado: da “bocia” a gestore
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Quando Donna Rachele Mussolini negli anni Trenta andava a fare la spesa nel negozio dello zio Adamo Angelini, lui era già dietro al bancone per servire la gente. Era un semplice “bocia” che, spinto dalla passione per quel lavoro, pian piano si è messo in proprio, fino ad aprire un vero e proprio supermercato di generi alimentari. E’ la storia di Ado Angelini (Talacin), che lo scorso 10 novembre se n’è andato per sempre all’improvviso. Il mese prima, per l’esattezza il 13 ottobre, aveva compiuto 86 anni. Nonostante l’età, Ado era ancora in buona forma, tant’è che ogni giorno faceva la spola tra casa e negozio. Attività che ha condiviso con un’altra sua grande passione: la caccia, che lo ha reso popolare anche nell’ambiente venatorio. Fino all’anno scorso Angelini ha partecipato alle battute di caccia, soprattutto nel Ferrarese dove in passato gli era stato riservato un capanno. La sua storia è comunque legata al settore dell’alimentazione, tanto da essere considerato un pioniere del commercio alimentare riccionese, un punto di riferimento per i residenti dell’Alba, per i turisti che d’estate affollavano la zona e anche per tante attività che riforniva durante la stagione balneare. Una della immagini che i riccionesi di una certa età si portano dietro è proprio quella di Angelini che, negli anni Cinquanta/ Sessanta andava a vendere il burro Stella
di Cavriago, fresco di giornata, negli alberghi e nelle colonie, sfrecciando in sella alla sua bicicletta. Nel 1954, intanto, Ado fa il grande passo con l’apertura di un piccolo negozio, diventato nel tempo supermercato. Lo gestiva con la moglie Rita (Ines) Magnani, morta qualche anno fa, poco dopo la scomparsa prematura della figlia Luana. A ricordarlo nel suo impegno per il commercio è il figlio Massimo, tuttora con la moglie Tiziana al timone dell’Euromarket di viale Tasso, aperto esattamente 60 anni fa. “Quel suo aspetto autoritario di fatto celava un cuore d’oro”. Nives Concolino
Augusto ritrattista dei riccionesi L’artista Augusto Del Bianco se n’è andato lo scorso 7 novembre. Prima del tempo, dopo una lunga malattia. Non aveva che 65 anni. Lascia tre figli, Emily, Patrick e Sophie Claire. Misanese, passava gran parte del suo tempo a Riccione, dove aveva tantissimi amici. Con la sua china aveva tratteggiato decine di riccionesi: illustri e non. Era artista a 360 gradi: pittore, scultore, ritrattista. Ha lavorato ad opere pubbliche importanti. E’ suo il ritratto di Marx in bronzo all’ingresso della biblioteca. Era molto conosciuto come mosaicista. Forse il mosaico più importante lo si può ammirare nella bella chiesa di Misano monte, il suo paese. Trentadue metri quadrati che raccontano i quattro evangelisti: Marco, Luca, Giovanni e Matteo. Calpestare i suoi mosaici per chi scrive è sempre stata un’avventura. Consci di pestare pietre che diventano più belle levigate dal peso delle suole. Quasi come calpestare l’erba vietata dei quadrangoli dei college inglesi il pomeriggio tardi quando la luce è rasente e ogni cosa assume forme magiche. Delle sue chine-ritratti, scriveva: “Sensazioni forti, perfezione di sintesi e concisione per liberare le emozioni in modo limpido e sincero”. Ma la scultura era la tecnica che preferiva. Agli amici raccontava: “Lì c’è la profondità. Ci
puoi girare attorno e scrutare messaggi straordinari”. Ragioniere all’Aci di Rimini, già adulto, lascia il lavoro e va a studiare a Parigi pittura ed incisione, dove si diploma. Avrebbe voluto vivere d’arte, invece per anni aveva lavorato come impiegato all’ufficio del turismo di Cattolica. Aveva un portamento elegante ed una visione della vita fuori dagli schemi. Nel 2000, in un suo catalogo di una mostra tenutasi a Rimini, nella pagina della dedica, lascia cadere anche “Alle nuvole che passano”. Come il mistero della vita. Giovanni Cioria
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Davide, una vita intensa spesa per gli ultimi Fin da ragazzo ha dedicato la sua vita al sociale, soprattutto alla tutela dei più deboli, immigrati, precari e disoccupati, lottando con fermezza, umiltà e tenacia. Una caparbietà che però nulla ha potuto contro il male che l’ha stroncato. Il noto sindacalista Davide Imola (4 maggio 1962), fratello dell’ex sindaco Daniele Imola, se n’è andato per sempre il 20 dicembre al Policlinico di Roma, dov’era ricoverato da alcuni giorni. La sua scomparsa ha suscitato grande commozione, espressa con centinaia di messaggi di cordoglio, giunti anche dall’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano e da Luciana Riccardi, madre di Ilaria Alpi, la giornalista uccisa nel marzo 1994 a
Attualmente era responsabile del settore Professioni della Cgil nazionale ed esperto del mercato del lavoro, nonché animatore principale dell’Associazione “20 Maggio – Tutelareilavori”. Nel 2004, quando a Riccione gli era stato proposto di candidarsi a primo cittadino con la lista Arcobaleno (allora era sindaco il fratello Daniele) aveva replicato: “Assolutamente no. Continuo a fare il sindacalista a Roma. Sono nato per questo lavoro, mi piace farlo e non lo mollo. Non farò vita politica attiva”. A Riccione aveva promesso di portare avanti altre battaglie, compreso quella contro l’apertura del casinò. Centinaia le persone che per le esequie hanno affollato la chiesa di San Loren-
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Mogadiscio. Non a caso Davide aveva ideato l’osservatorio e l’archivio del premio “Alpi”, attivato nel 1998. Fino al 2012, quando ha cominciato a lottare contro la sua malattia, è stato pure nel direttivo dell’omonima associazione. Già negli anni Novanta aveva fatto parte anche della Cooperativa culturale Comunità Aperta e, proprio per la sua passione per la società multietnica per anni su Radio Icaro ha condotto la trasmissione “I colori della musica”. Fin da giovane militante della Fgci ha lottato per più deboli. Tra le sue più grandi battaglie riccionesi ricordiamo l’apertura dei centri per i primi immigrati senegalesi e l’istituzione dei mercatini con i loro prodotti. Sempre a Riccione era stato cofondatore della cooperativa sociale Tanaliberatutti. Un’intensa attività, come ricordano tanti amici, portata avanti da uomo libero, senza compromessi, lontano dalle logiche di partito. In forze prima alla Cgil di Riccione, poi, a quella provinciale, alla fine degli anni Novanta Davide si è trasferito a Roma, per lavorare al Nidil.
zo, stringendosi nel dolore con la moglie Marilisa, il fratello Daniele e la mamma Novella. Sull’altare il parroco don Agostino Giungi, don Davide Pedrosi e il direttore del Ponte, don Giovanni Tonelli, già cappellano di San Lorenzo, che ha detto: “La candelina che è stata consegnata alla mamma e al papà, il giorno del battesimo del loro figlio, ha fatto luce, perché Davide ha speso tutta la sua vita, mettendo in pratica quello che Gesù ha detto: avevo fame, ero senza casa, ero straniero, ero senza lavoro… ogni cosa che avete fatto per questi piccoli fratelli, l’avete fatto a me”. E ancora: “Conoscevo Davide da quando aveva dieci anni l’ho visto crescere e battersi per cose giuste per i più piccoli, per i più indifesi. Abbiamo fatto molta strada insieme, in Comunità Aperta nel tentativo di dare risposta a diversi problemi e ai giovani di questo quartiere e anche nell’associazione “Alpi”, dando voce a un giornalismo che fosse servizio alla pace, alla giustizia e alla verità”. Nives Concolino
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L’ambiente dei bassi strati sociali, il parlare sboccato, le miserie morali e materiali, i bisogni di tutti i giorni, l’ignoranza e la superstizione: questo è il verismo del ”pataca”. Non lo si può giudicare dalle parole volgari che usa: la parolaccia appartiene al popolo perchè ne faccia uso, dato che il suo linguaggio è povero e allora la parolaccia diventa un complemento, un aiuto al parlare e allo scrivere. Lui, il pataca, nel tempo è sempre rimasto uguale. Benito, il nonno agricoltore:” Ho incontrato una bambina che teneva al guinzaglio una mucca bianca. Le ho chiesto :” Dove vai bella bambina con la mucca?” “Porto la mucca a farsi montare dal toro” rispose la bambina. Ed io: “Ma è assurdo. Questo è un lavoro che compete al tuo babbo”. E la bambina :” No, no, compete al toro”. Celio Piccioni, avvocato civilista del Foro di Rimini. E’ alla prima esperienza letteraria (si fa per dire). Nel corso di lunghi anni ha frequentato osterie, circoli di campagna, case del popolo (luoghi cioè dove è ancora viva la tradizione ed il ricordo delle storielle e delle beffe). Ne ha tratto un campionario di racconti sfiziosi e frizzanti, magari anche arditi nel linguaggio: che però delinea per bene il personaggio del “pataca” di Romagna. E come diceva Totò sono “bazzeccole, quisquilie e pinzellacchere”. Dice di se stesso: “ Non sono mai stato uno stinco di santo, semmai uno stinco di maiale. Però, quanto mi piacerebbe avere un posto fra i santi, anche in ultima fila; è chiaro che farei volentieri a meno di san Vittore e anche di san Giovanni Decollato”. Costo 10 euro. L’incasso sarà devoluto a: Famija Arciunesa, Associazione culturale per Riccione. Lo puoi trovare presso: Mondadori, Viale Dante - Edicolè, Viale Romagna - Baiocchi, C.so F.lli Cervi - Isabella, Viale Dante - Famija Arciunesa, Via Montebianco.
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portare a termine la raccolta in 40 giorni, cioè entro l'anno 1925. Hanno sottoscritto 209 persone e raggruppamenti per un importo totale di 7.166 lire, pari a 280 dollari americani. Da “Una rotta nel vento“ di Dante Tosi
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Le sorprese di Ruberto Giuseppe Ruberto universalmente conosciuto come il “pittore del colore” non finisce di stupire. Il ragazzino che, estasiato, ha ammirato i madonnari all’opera sui marciapiedi di viale Maria Ceccarini e ne ha “rubato “ l’estro, sommato all’uomo maturo che ha vissuto in Africa e a quella natura selvaggia ha “rubato” i colori, ne hanno fatto un artista che può permettersi “divagazioni espressive” precluse a tanti altri. Ma mentre il geniale Archimede Pitagorico di disneyana memoria, una ne faceva e cento ne pensava, il nostro “pennello magico” cento ne fa e una nuova ne pensa. Barche con vele splendenti, in mare calmo, increspato, agitato o a riposo nel porto; raccoglitori di poveracce a scrutare tra rivoli di spuma che si allungano sulla sabbia; girasoli pavoneggianti a impreziosire morbide colline; dorati campi di grano “vigilati” da spartane case coloniche; romantici visi di giovani donne incorniciati da cap-
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pelli di paglia; tutto questo non gli basta più! Dategli uno spunto, un’idea, un suggerimento... e Giuseppe ve lo metterà su tela. Gli abbiamo proposto tre cartoline degli anni ‘30... e dal mix rubertiano esce uno spaccato di vita di spiaggia con gli ingredienti classici: barche a vela in mare, un moscone sulla riva, la battana da rigovernare dopo la pesca e delizio-
Natività per indicare l’ubicazione del Presepe animato di Veterani... ed ecco fatto! Avete qualche idea per impreziosire casa vostra? Semplice! Giuseppe ha lo studio in Viale Marche oppure espone, nelle feste comandate, in Viale Virgilio, nella galleria Savioli del Palacongressi e in Via Latini angolo Viale Dante G.L.M.
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IL GENEROSO CONCEPIMENTO Frugando nel cassetto di un cultore della storia di Riccione è saltato fuori un documento molto interessante e curioso, attraverso la lettura del quale si possono festeggiare i 35 anni di Famija Arciunesa: il primo numero del suo giornale. La pubblicazione, che ha lasciato e lascia un preciso ed emozionale segno in quasi tutte le famiglie del posto, è nata come supplemento a Il Ponte, e già da quelle due sole grandissime ed ingiallite pagine si percepisce quella che voleva esserne l’intenzione: “Vorremmo che i riccionesi fossero tutti una grande famiglia, dove nessuno debba soffrire perché gli altri si sono dimenticati di lui”. Questa l’apertura altisonante con la quale uno dei soci fondatori, Giorgio Piccioni, introduceva la presentazione pubblica della neo Associazione e relativa testata. “Aver bisogno l’uno dell’altro non significa solo aver bisogno di risorse economiche o materiali per risolvere un determinato problema, significa molto più spesso avere bisogno del contatto umano con l’altro. Ed ecco perché la Famija Arciunesa intende creare quante più occasioni possibili affinché i cittadini abbiano la possibilità di incontrarsi per vivere momenti assieme che non siano legati ai problemi quotidiani. Riccione non ha la fortuna di conoscere le sue tradizioni, ma siamo certi che dal 220 a.C. ad oggi ci siano stati, anche in una piccola borgata come era una volta, avvenimenti da far rivivere, anche per capire chi siamo e da dove siamo venuti; per guardare al futuro è doveroso conoscere bene il proprio passato e arricchire così la propria cultura.”
Famija Arciunesa compie 35 anni!
UNO STATUTO FAMILIARE Nella prima facciata sono anche divulgati (qui sintetizzati) anche i 5 articoli dello Statuto: Art.1 – E’ costituita la Famija Arciunesa con sede provvisoria in V.le Minghetti n.11 a Riccione. Art.2 – La Famija opera per favorire contatti, propagandare la città e far riviverne le tradizioni; aiutare i giovani ad impiegare bene il proprio tempo libero; attuare eventi a carattere locale e non solo al fine dell’incontro dell’uomo con l’uomo nello spirito cristiano. Non ha scopi di lucro e l’utile del bilancio è devoluto ad opere di bene. Art.3 – Possono aderire i nati, vissuti o amici di Riccione che intendano dare la loro opera per il raggiungimento degli scopi sociali, a titolo gratuito. Ogni membro avrà un comportamento improntato alla massima correttezza morale e cristiana. La Famija non svolgerà, in nessun caso, attività politica. Ogni componente sarà tenuto al versamento annuo di una quota. Art.4 – La Famija è retta da un Consiglio di 15 membri eletti a maggioranza dall’Assemblea dei componenti; nella prima riunione si nomina il ‘capofamiglia’, il vice e ogni altro specifico incaricato. Il Consiglio di Famija dura in carica 3 anni e può essere rieletto. Art.5 – L’Assemblea è costituita da tutti i componenti e si riunisce almeno una volta all’anno per approvare il bilancio e ogni 3 anni provvede al cambio di cariche; potrà portare modifiche allo Statuto solo se sarà presente almeno il 75% degli iscritti.
REDAZIONE IN AZIONE Nella seconda pagina ecco la storia nel Beato Alessio a cura di Emanuela Morri, una ricorrenza alla quale viene dedicata la prima serie di festeggiamenti che la Famija promuove per l’ 11-12-e 13 aprile, il cui calendario dettagliato si ritrova a chiusura giornale: una caccia al tesoro in giro per la città, cena sociale con lotteria per ottenere fondi, festival dell’umorismo e vendita all’asta, gara di pesca del Lenza Club, mostra fotografica del Cine Foto Club, e poi la Banda, i Cori, le commedie dialettali… Nella terza pagina c’è un pezzo di AMB sulla storia della nostra città e la sua trasformazione da piccolo villaggio di contadini in località alla moda, nonché due pezzi di scolari della scuola di Riccione Paese per un progetto focalizzato dalla ricerca delle antiche tradizioni. Nella quarta un’esaltazione del buon cuore dei giovani, impegnati a portare una parola o un gesto alla casa di cura per anziani e alla casa famiglia, ma anche di quello degli adulti impegnati nell’insegnamento del catechismo ai bambini: “una comunità intesa come paese, un paese che ha molte realtà già operanti, spinte da un’unica forza comune che è punto di partenza e d’arrivo insieme: Cristo Gesù” (così scrive Alberto Cenci). In più Roberto Ciliani che racconta la Festa del Beato di 50 anni prima, con i suoi gelati da 4 soldi e le giostre in Piazza dell’Unità fatte girare addirittura da un vecchio somaro.
BILANCIO DI VERIFICA Dopo 5 precedenti Presidenti (Alver Colombari, Sirio Saponi, Cesare Antonioli, Giorgio Piccioni e Renzo Manaresi) da 14 anni il ‘capofamiglia’ (o ‘babbo’) é Giuseppe Lo Magro. In 35 anni quanto si è evoluta, nel bene e nel male, la missione della laboriosa Famija? “Si è evoluta parecchio. Nata ‘sotto l’ombra del “campanile” l’associazione ha moltiplicato le sue voci e attività, per trovare sempre più punti di contatto con la gente rispetto alle cose che voleva. Ad esempio da una gita annuale siamo passati spesso a cinque, così come una cena danzante, cambiando le mode, è stata sostituita da tante cene benefiche a tema. Il giornale che era nato su due fogli è arrivato sino a 68 pagine a colori e i due numeri annui a cinque. Sono aumentate le rubriche, tante le foto pubblicate, e valorizzati gli scritti dialettali. E sono orgoglioso nei miei mandati di aver prodotto una collana di oltre quaranta piccoli o grandi volumi che si allunga ogni anno. Devo poi dire che il festeggiamento del Compleanno di Riccione è stata un’iniziativa molto aggregante per la cittadinanza. Partendo da una modesta festa in piazza dell’Unità ha raccolto quest’anno ad Oltremare ben 3000 persone.” Le buone intenzioni dettate dagli articoli dello Statuto sono state perseguite nel tempo? “Alla luce di quanto già detto direi proprio di sì. La rappresentanza poi delle idee è sempre stata una prerogativa dell’associazione e del giornale, che non ha una particolare direzione politica e i giornalisti sono liberi di scrivere ciò che vogliono; sulle nostre pagine abbiamo ospitato tutti quanti e chiunque può inviare il proprio pensiero, purché naturalmente rispetti la dovuta correttezza.”
Questo che leggete è il 145° numero di F.A. in 35 anni di pubblicazioni- Il primo è datato 1980, 4 facciate formato quotidiano, distribuito in 12.500 copie, gratuitamente a tutti i capofamiglia di Riccione. Da allora le copie, in continuo crescendo sono salite a 16.800 ogni uscita e ci danno un totale di oltre 2 milioni e 100.000. Si, avete letto bene! DUEMILIONICENTOMILA! E sempre gratuitamente. I “miracoli” di una grande associazione quale è FAMIJA ARCIUNESA.
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delfini e marinai (parte 1)
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di Giuseppe Lo Magro
“Dèp i dulfèin e i cuchèl i vèn i marinèr” Dopo i delfini e i gabbiani vengono i marinai
Motto che evidenzia quanto rispetto del delfino abbiano gli uomini che vivono sul mare I delfini, mammiferi marini, sono cetacei odontoceti (denti tutti uguali -da 100 a 150- conici). Emettono suoni diversi estremamente importanti per le loro comunicazioni. I piccoli sono allattati per più di un anno, curati dalla madre e dal gruppo. Spesso la delfina più anziana sostituisce la neo-madre nell’accudire il piccolo per consentirle di recuperare le energie spese durante il parto.
Stenella (stenella coeruleoalba) – lunghezza tra 1.70 e 2.10 mt.- 80-120 kg.- velocità 50 km/h. Vive in branchi di anche 100 esemplari oppure in coppia o isolato. Elegante e slanciato. Si ciba prevalentemente di pesce azzurro.
Tursiope o delfino maggiore (tursiops truncatus). - lungh. fino a 4 mt. e 350 kg., velocità 35 km/h. Vive in branchi- Si nutre di pesci e calamari.
Delfino comune (delphinus delphis). Ha dimensioni intermedie a Stenella e Tursiope. Ha subito una drastica diminuzione di esemplari perchè cacciato a fini commerciali.
va con la perdita del pescato e con le reti rotte. Allora tra pescatore e delfino si ingaggiava una competizione continua fatta di astuzie, di malizie, di accorgimenti diretti a scoraggiare e ad ostacolare il predatore. Le reti venivano protette con camicie di fili di ferro, con fascine di rami spinoso, addirittura calando in acqua un battellino sulla verticale delle reti con un uomo che batte l’acqua per spaventarli. Tutti accorgimenti utili ma quasi mai risolutivi perchè il delfino aggiornava continuamente le sue tecniche di assalto con sorprendente intelligenza. Poi, dopo il danno, anche la beffa. A saccheggio compiuto il delfino girava attorno alla barca e sollevandosi fuori dall’acqua lanciava grida e scoregge.” Ed ecco il primo degli incontri ravvicinati, protagonista la barca di Santi detto “Rusoun”. Era una bella giornata di maggio degli anni di fine novecento e la barca fendeva le onde a
poche centinaia di metri dalla riva tra Rimini e Riccione. All’improvviso un branco di delfini passa sul fianco e una femmina seguita dal suo piccolo ha il “torto” di sfiorare lo scafo. Con una mossa assai rapida un marinaio si sporse ed arpionò il giovane cetaceo issandolo a bordo mentre la madre emetteva grida e saltava disperata. L’equipaggio, indifferente, proseguì nella pesca. Quando terminò e le reti vennero salpate ecco l’amara scoperta: erano mangiucchiate e non c’era ombra di pesci. E mamma delfina era lì che saltava e lanciava, inascoltata, grida accorate. Il copione fu il medesimo per due settimane. La delfina aspettava la barca di “Rusoun” e al calare delle reti portava a compimento la sua vendetta. Così “Rusoun” ebbe una unica soluzione; cambiò i colori delle vele e riverniciò lo scafo. Mamma delfina fu disorientata e non le restò che tornare al suo branco.
Avvistamenti dei delfini Tanto, tanto tempo fa (ottanta, cento, centoventi anni addietro?) l’Adriatico pullulava di delfini. I nostri bisnonni e nonni ci hanno raccontato decine di aneddoti in proposito, ad iniziare dagli avvistamenti sino agli incontri ravvicinati. Procediamo con ordine. Non appena un ragazzo o ragazza che giocava in riva al mare notava un ribollire festoso sulla fossa del terzo scanno (distanza di transito preferita degli eleganti cetacei) lanciava l’urlo:“I pasa i dulfèin!”e, in un garrulo passaparola, la notizia arrivava agli amici lungo i viali perpendicolari alla spiaggia. Ed era puro spettacolo! A branchi di 20/25 nuotavano veloci, con immersioni ed emersioni intervallate da brevi soste per effettuare capriole e piroette, avvitamenti e “spanciate”, con i più ardimentosi che si elevavano verso il cielo in una perfetta verticale e poi il loro muso assumeva espressioni ora da irriverenti fanciulli ora da irridenti mattacchioni proprie di clown acrobati. E ne passavano tanti! Albo Casadei nel suo “La Perla verde” afferma che una volta, il transito durò per oltre un’ora. I “contatti ravvicinati” invece, per ovvi motivi di opportunità, erano esclusiva dei marinai; quindi facciamo una premessa usando le parole di Dante Tosi nel suo “La marineria da pesca riccionese”. “Il rapporto tra pescatore e delfino è sempre stato di amore-odio. Di amore per la loro somiglianza ad un essere socievole, pensante, razionale, che ne faceva un compagno di viaggio gradito, pronto ad intrattenere con giochi ed evoluzioni attorno alla barca in navigazione. Di odio perchè il delfino è un accanito, astuto e perseverante assalitore di reti in pesca; le attacca, le rompe e fa man bassa del pesce in essa contenuto. Una vera calamità che, per lo più, si risolve-
delfini e marinai
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Le barche dei “Rusoun” Santi Nicola ha avuto il figlio Giuseppe detto “Rusoun” (1854). Da Giuseppe sono nati Nicola (1895) e Luigi detto “Luis de Rusoun” (1901). Nicola fu proprietario della Lancia Bajadera (1922). Mentre Luigi ebbe la Lancia “Roma” (1934) e il Battello “Augusta” (1937)
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“Lancia Roma” Questa imbarcazione divenne famosa durante il ventennio fascista in quanto, pilotata da Biagio Leurini, veniva usata da Benito Mussolini per gite al largo con la famiglia. Una dote veramente straordinaria che hanno i delfini è la precisione millimetrica dei loro salti. Spinti dalla loro turbocoda hanno di certo nel cervello un sensore-misuratore di distanza. Nella foto la mia personale esperienza. Metà anni ‘60, Delphinarium sul Lungomare della Repubblica. Sulla pedana del trampolino, mi sporgo con la coda di un’acciuga tra i denti... e lui salta... in un soffio la cattura, senza sfiorarmi le labbra, ricade in acqua e istantaneamente è già pronto ad un altro guizzo sensazionale. Emozionante.
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La tavola dei riccionesi
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“Dimmi quel che mangi e ti dirò chi sei” massimo del salutare. Persino la nostra piada si sta mettendo in discussione, privandola di qualsiasi traccia di strutto e sostituendo la farina raffinata con quella integrale, di farro, di kamut… Una materia molto interessante quella dell’alimentazione, non facile da dettagliare in quanto assolutamente variega-
ta e non sempre definibile nelle proprie modalità concettuali e materiali, e dove spesso sottilissimi sono tracciati i confini. Per capire un po’ meglio si possono visualizzare in modo piramidale i differenti regimi alimentari: man mano che si sale diminuiscono i relativi ‘adepti’ e aumentano consapevolezza e rigore.
ALL’OMBRA DELLA SALUTE Sono più di tre anni che un mercatino ‘dal produttore al consumatore’ impera ogni martedì nello spazio libero dell’Arboreto Cicchetti. Tutti prodotti a chilometro zero, a partire da frutta e verdura, olio, formaggi, vino, carne, pane, miele… che hanno da subito convinto una popolazione sempre più attenta a ciò che mangia, e così tanti turisti che in estate alloggiano in abitazioni proprie o affittate. Immersi nel verde lussureggiante ed ossigenato e per questo particolarmente convincente persuasivo dell’ex vivaio, diciotto sono i produttori che sui loro banchi propongono alimenti coltivati ed elaborati da aziende della Provincia di Rimini, da San Giovanni a Savignano. “Anche in pieno inverno e in condizioni atmosferiche non
invitanti, i riccionesi lo frequentano lo stesso; magari arrivano con stivaloni di gomma, quanto la pioggia rende il terreno scomodo. Anche loro sono ritornati a mangiare più sano, hanno appreso il concetto di stagionalità: comprano ad esempio le verdure (come melanzane, pomodori, fagioli borlotti) nel momento della loro naturale e abbondante produzione, per metterle via in congelatori a favore di una diversa stagione che ne sarebbe priva, ed imparando anche a cucinare con metodo naturale come abbiamo sempre fatto noi contadini” – così raccontano Gabriella dell’Azienda Scarpellini di Santarcangelo di Romagna e Daniela della Fattoria Poggio San Martino di San Giovanni in Marignano, responsabili del mercato.
UNA GUSTOSA PIRAMIDE Dalla larghissima base e risalendo, gli Onnivori si nutrono di cibi crudi e cotti di origine vegetale e animale… di tutto praticamente; i Locavori anche, purché sia stato prodotto nel raggio di un centinaio di km o poco più dal proprio luogo di abituale esistenza; gli Ecotariani mangiano sì di tutto, sempreché dietro le scelte sussista un bel ragionamento rispetto l’impatto ambientale e il ciclo di produzione; i Macrobiotici si collocano dopo gli onnivori e prima dei vegetariani in quanto il loro stile di alimentazione, soprattutto a base di cereali, prevede l’assunzione di pesci… non eliminado del tutto certi tipi di carne; i Vegetariani prediligono cibi sia crudi che cotti escludendo quelli animali, vale a dire carne e pesce; i Flexitariani sono invece vegetariani che di tanto in tanto assaggiano carne e pesce, rifiutando le rigidità di incasellarsi in uno stile alimentare specifico; i Vegani non mangiano viveri di origine animale e loro derivati, come latticini, miele e uova; i Freegan recuperano gli scarti e comprano alimenti in scadenza, e solitamente sono vegani; i Crudisti mangiano alimenti interamente crudi; i Fruttaliani solo frutta e verdura, sia cruda che cotta; i Fruttaliani Crudisti solo frutta e verdura cruda; i Fruttariani solo frutta cruda preferibilmente dolce; i Fruttariani Simbiotici solo frutta cruda colta e mangiata dagli alberi… piazzandosi così in cima in cima alla ‘piramide’, e gustandosi il primo posto in fatto di determinazione.
MACROBIOTICO A MICROCOSTO Un posto significativo per tutti coloro che vogliono intraprendere un percorso alimentare che ritengono importantissimo per la loro salute è diventato “Un Olmo”, punto macrobiotico che già dal 1999 ha riscontrato una grande approvazione anche a Riccione. Prima collocato all’inizio di via Fratelli Cervi di fronte all’Ospedale e da un anno spostatosi più verso la fine della strada, con i suoi sessanta posti a sedere ha conquistato velocemente un suo fedelissimo pubblico, che spesso lo frequenta in modo regolare. Quello del
macrobiotico oltre ad essere un modo di cucinare è una filosofia della cucina, dove vengono proposti cereali, verdure legumi, ma anche il pesce, sempreché non allevato (“perché pieno di antibiotici”). La carne non è totalmente esclusa, ma non viene proposta per un fatto di reperibilità… ma anche per un motivo etico; e poi no ai funghi (“muffe”), alle solanacee (melanzane, pomodori, peperoni, patate). “Diciamo, comunque, che per la macrobiotica essere vegetariani è meglio – spiega un responsabile -. Nel nostro
piatto unico classico ci sono due verdure, due carboidrati, un legume; anche il pesce pescato, soprattutto di sera, viene tanto richiesto. Per quanto riguarda i prodotti bio ne utilizziamo, ma devono avere assolutamente un’etichetta trasparente, che rappresenti una sorta di certificazione. La nostra è una cucina come quella di una volta, con prodotti naturali e preparati in modo semplice… e anche i prezzi devono essere contenuti, secondo la teoria macrobiotica la quale prevede che un piatto misto sia alla portata di tutti.”
Appare evidente come stiano cambiando, e piuttosto in fretta, le abitudini alimentari anche dei riccionesi. Sono sempre di più coloro che, giovani o anziani, per motivi etici e culturali o esigenze di salute, decidono che una tagliatella fatta in casa al ragù e una braciola cotta sulla carbonella non rappresentino più il
La tavola dei riccionesi
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Cosa vuol dire mangiare vegano? “Mangiare vegano vuol dire mangiare i frutti della terra e nessun tipo di prodotto o derivato animale; significa avere un approccio amorevole e di rispetto verso il
cibo, verso sé stessi e verso la natura ed essere grati per i doni di Madre Terra. Solo alimenti freschi, biologoci e di stagione, quindi, quali frutta, verdura, cereali, legumi, proteine della soia e del grano, semi oleosi, fiori, erbe… e cucinati in modo da preservarne le sostanze nutritive e soprattutto la vitalità.” Quali sono i più significativi vantaggi di questo modo di mangiare? “Oltre a rappresentare una scelta che rispetta i ritmi della natura e non reca sofferenza ad alcun essere vivente, l’alimentazione vegana favorisce la rigenerazione cellulare e consente di prevenire e guarire gran parte delle malattie. Togliendo i cibi che creano tossine e acidità nel sangue come ad esempio la carne, permettiamo al corpo di ripulirsi e disintossicarsi, e ritrovare il suo peso forma ideale; l’emotività si abbassa e ci si libera dalle paure più profonde. Grazie alla medicina tradizionale cinese sappiamo che il cibo è prima di tutto energia e che tutta la sofferenza e la paura che l’animale prova prima di essere ucciso si trasferisce direttamente nel corpo di chi la mangia. Il
ph del nostro sangue, poi, è leggermente alcalino e per uno stato ottimale di salute è necessario mantenere l’equilibrio acido-basico attraverso l’introduzione di cibi alcalini, come appunto frutta, verdura, cereali e proteine vegetali (legumi, tofu, seitan..). I cibi acidificanti che alterano il ph naturale del sangue sono invece tutti i prodotti animali, gli zuccheri, i coloranti, i conservanti, le farine bianche, l’alcol, il caffè…” E’ una cucina molto impegnativa? “No, come nella cucina tradizionale si possono preparare piatti veloci e piatti più complessi. A differenza della dieta carnivora è molto più creativa e, valorizzando anche le ricette del luogo rivisitandole, offre infinite possibilità di accostamenti, sapori, colori e forme.”
BIO LOGICA MENTE Miso, lotus, teriaky, shoyu, quinoa, bardana, tempeh, kuzu ,soba, kirin: queste le ‘bizzarre’ etichette che si ritrovano nell’andare a far la spesa in negozi che vendono quella che è la principale tendenza in fatto di mangiare sano: il Bio, tutti quegli alimenti derivati da agricoltura biologica, dove non si utilizzano prodotti chimici di sintesi nelle varie fasi della coltivazione, trasformazione e stoccaggio. Divieto assoluto per diserbanti, insetticidi, fungicidi, fertilizzanti, coloranti e conservanti prodotti in laboratorio.
Ben 26 anni fa è stato aperto a Riccione un piccolo negozietto, trasformatosi negli anni in un vero e proprio supermercato: Mamma Bio, punto vendita con un assortimento di oltre 3000 prodotti biologici e biodinamici, che rappresenta il primo riferimento riccionese per i ‘fanatici’ del mangiare sano e diverso. Garantisce l’acquisto di alimenti elaborati solo da aziende certificate dai marchi di controllo del Bio riconosciuti sul territorio nazionale. Il reparto del fresco propone latticini, verdura, frutta, carni, affetta-
ti, seitan e tofu, piadine, pasta fresca e pane; nel confezionato cereali, pasta, prodotti da forno dolci e salati, farine, confetture di frutta, snack, succhi, birre e vini. Vasta la gamma di cibi per bambini: latte dalla nascita e di proseguimento, pappe, omogeneizzati, biscotti e merendine di frutta. Le ‘bio mamme’, quindi, possono iniziare ad educare i propri figli sin dal primo giorno di vita, nel pieno convincimento che quella che ritengono una giusta alimentazione li faccia crescere sani e belli.
CUCINA VEGANA: UNA SCELTA ESTREMA? Una paladina della cucina vegana è Rossella Chiappetta che da Roma è venuta ad abitare a Riccione, e che dopo aver studiato e praticato per 15 anni questa alimentazione ora, coi suoi corsi, si impegna a condividerne i principi a riccionesi affascinati dalle nuove discipline in fatto di mangiare. Dopo un percorso nella medicina ayurvedica e nella filosofia macrobiotica, ha abbracciato il veganesimo.
Agolanti: un bando anti deriva Sul Castello degli Agolanti per tanti anni palcoscenico di eventi, è sceso il sipario. Così l’antica residenza nobiliare ha imboccato la strada del degrado che nel secolo scorso l’aveva ridotta in un rudere avvolto da sporcizia e sterpaglie. Per evitare un nuovo declino il presidente dell’Istituzione per la Cultura, Giovanni Bezzi, entro febbraio farà partire un bando per concorso di idee, con l’intento di affidare a terzi, possibilmente giovani, la gestione della struttura. “L’iniziativa – spiega – è già stata deliberata dal consiglio dell’Istituzione e, già da dicembre, ho dato il mandato ai tecnici dei Lavori pubblici e al dirigente Enzo Castellani di predisporre il bando per concorso di idee. So che l’argo-
mento interessa, tant’è che appena si è sparsa la voce in municipio sono venute a chiedere informazioni diverse persone. Valuteremo tutti i progetti, dando la priorità a chi farà la proposta più vantaggiosa, tenendo conto della destinazione culturale del castello”. Le condizioni dell’edificio suggeriscono di agire alla svelta: il tetto è diventato un colabrodo e quando piove è un disastro, la torretta è inagibile per via della scala fatiscente. Cade a pezzi anche quella che porta al piano seminterrato. Non solo, l’impianto d’aria condizionata è fuori uso da anni, per cui proporre eventi, soprattutto nei mesi freddi, è impossibile. Non resta che avviare i lavori di ristrutturazione, conditio sine qua non per affidarlo a chi si aggiudicherà la gara. Di certo chi gestirà il castello, ribadisce Bezzi: “Dovrà tenere conto della sua va-
lenza culturale sia per l’uso interno, sia per l’uso della corte, adatta agli spettacoli estivi. Lì si possono organizzare tante iniziative d’interesse collettivo: concerti, mostre, attività innovative, legate anche alle nuove arti, compreso quelle telematiche. Si potrebbe fare anche formazione professionale. Consolidato il programma e definita la convenzione con un comodato d’uso, il castello potrà essere collegato alla città con dei trenini. Nives Concolino
La Sfrèmbla (la Fionda) Rubrica che “lancia” idee per una Riccione più viva
Parco della Resistenza 40°Compleanno 18 Luglio 1975-2015 Perchè non fare una bella festa? Occasione per consolidare la collaborazione tra enti e associazioni sotto la direzione dell’Amministrazione comunale Picnic sull’erba coi partecipanti che portano cibi (magari con proposte di scambio) e donare alle famiglie partecipanti una coperta-ricordo con la stampa dell’avvenimento. Oppure con le cucine da campo della Protezione Civile che potrebbe offrire dimostrazioni di comportamenti da seguire in casi di calamità. Gimkana con biciclette per bambini con lezioni dei Vigili Urbani. Mercatino dei bambini coordinato dalle brave mamme del gruppo di Riccione Paese.
Giochi all’aperto (percorso di cross) con l’esperienza di Bicifestifal, corsa tra i copertoni, corsa nei sacchi, tiro alla fune, caccia al tesoro, costruzione e lancio di aquiloni, pista di sabbia con le biglie, ruba bandiera, albero della cuccagna... L’aiuto organizzativo venire potrebbe dagli “Amici del Parco”, dall’Associazione dei Pensionati comunali, dai Carabinieri in congedo, da... chiunque voglia offrire un contributo volontario. Base logistica: Casa della Micia col suo bel porticato e i suoi servizi.
Posa di una targa esplicativa con la storia del Parco
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Parco della Resistenza: la sua storia Questa bellissima area di verde occupa il quadrilatero composto dai viali: Castrocaro, Romagna, Montebianco e Carpi. Era di proprietà del Conte Mattioli Belmonte Cima ing. Guido che, dopo averne lottizzato una piccola parte con l’idea di costruire case, decise di vendere tutto al Comune di Riccione per la somma di lire 400.000. Era il 30 Giugno del 1966. La Giunta comunale espresse parere favorevole a costruire delle case, ma il sindaco di allora, Biagio Cenni, propose ed ottenne di destinare quei 100.000 metri quadri a Parco pubblico. La delibera che approvò tale progetto è datata 20 febbraio 1973 e l’investimento necessario alla sua realizzazione comportò un impegno di 290 milioni di lire. I lavori partirono nell’ottobre dello stesso anno e un’area ricca di vigneti si trasformò in un grande polmone verde. All’interno vi erano
due case coloniche: una così diroccata da impedirne la ristrutturazione, cosicchè tavelle e coppi recuperati servirono a costruire il ponticello e la diga del neonato laghetto ottenuto togliendo 40.000 metri cubi di terra che servirono a creare delle collinette; l’altra, la casa della “Micia”, fu resa agibile e affidata poi a Famija Arciunesa che, a proprie spese, provvide ai restauri necessari a farne la sede adatta per l’associazione stessa. Allora furono piantati 100 pini domestici, 70 pini marittimi, 30 tra pioppi e robinie, cui seguirono nel tempo: sequoie, querce, taxsodium, gledixsia (pianta che fornì la corona di spine di Gesù Cristo). In neppure due anni il Parco fu pronto e consegnato alla città il 18 Luglio 1975.
SOLO COINCIDENZE?
Fellini ha tratto spunto da vicende riccionesi? Era una persona straordinaria che i vecchi riccionesi raccontavano e commentavano a figli e nipoti. All’inizio del secolo scorso girava l’Italia con un carrozzone trainato da un cavallo. Teneva spettacoli di piazza spezzando a petto nudo (anche in inverno) catene che poi faceva controllare agli spettatori. Veniva anche a Riccione, ogni anno per la festa del Beato Alessio. Durante uno di questi soggiorni conobbe una ragazza riccionese che lo seguì fra la sorpresa dei “benpensanti” del luogo. Fu vero, grandissimo amore. Si sposarono ed ebbero quattro figli. Quando lei si ammalò, lui stabilì di abbandonare il suo amato girovagare e, per curarla, prese casa a Riccione dove questa persona, intelligente e creativa, iniziò un’attività (da vero pioniere) consistente in un metodo di vita che oggi va per la maggiore: la omeopatia. Ebbe un grande successo e dal suo discreto e riservato laboratorio presero ad uscire rimedi terapeutici che vennero inviati a mezzo Posta in ogni regione d’Italia. Di questa seconda proficua attività sono stato testimone diretto in quanto amico dei figli e frequentatore privilegiato
del suo laboratorio. Morta anzitempo la moglie, un malanno ad una gamba pose fine anche ai suoi giorni, ma i riccionesi degli anni 30/40 ne ricordavano le gesta ludiche e anche l’attività di precursore di
una medicina alternativa condotta con assoluta correttezza e onestà. La moglie, che mia madre chiamava “la Gina”, aveva dei parenti a Rimini, per cui è facile pensare che questa storia, in un certo modo romantica e suggestiva, essenzialmente nella prima parte, potrebbe essere finita negli spunti del grande Federico. Un’altro spunto, sempre col doveroso beneficio d’inventario, potrebbe essere stato il “motociclista folle” di Amarcord. Infatti, sempre negli anni 30/40, un giovane Gastone Berardi (poi diventato centauro di vaglia con le ottime classificazioni alla Milano-Taranto) era solito sfrecciare in Riccione Paese con una rumorosissima moto (che a noi bambini sembrava gigantesca) con occhialoni scuri e una sciarpa lunga e svolazzante identica più o meno a quella che abbiamo poi visto nel film. Sono casi? Immaginazione? Forse, ma a noi, testimoni diretti (e ancora in vita) di tante coincidenze sembra doveroso lasciarne una traccia per non abbandonarle, come spesso succede, in un colpevole dimenticatoio. Edmo Vandi
personaggi di ieri
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Sfogliando “La Perla verde” per scoprire i personaggi più autentici degli anni ‘70
MAMMA ROSA dei “Garavlés” Urbinati
«Mamme! mamme! mamme!, quante pene l’amor vi dà. Ieri, oggi, sempre, per voi mamme non c’è pietà...». E’ una canzone ormai dimenticata come le belle figure della nostra gente Riccionese di un secolo fa... Eppure quanta verità in queste parole che così bene si addicono a una figura di madre - si noti bene il termine - quale fu la figlia della Garavlesa, che i riccionesi, chiamando Mamma Rosa, scelsero non come prototipo di donna, ma di madre, nella quale ciascuno trova un poco della sua mamma. Nata nel 1889, cresciuta nel tempo della grande miseria, a 20 anni sposò Aristodemo Papini detto Memmo, fabbro romano, venuto qui a portare idee nuove sull’arte di lavorare il ferro, prima nella bottega del padre di Silvia Mancini, poi fra le maestranze della ditta Calza e Manzi. Successivamente divenne meccanico riparatore di cicli, quindi di moto, e infine di auto. Mestiere nuovo e forse troppo chiassoso per la pacifica gente di Riccione, se durante il terremoto del 1916 qualcuno disse: “E’ stato Memmo che ha messo in moto la macchina!”. La sua prima officina ebbe sede nei vani retrostanti l’attuale bottegone di Giulio Maestri che allora, incorporando anche il Bar Italia di Primo Paci, sì chiamava Magazzeni Generali, ed erano gestiti dal compianto Elviro Casali, altro galantuomo della nostra città. Di lì si trasferì nel capannone che poi, allorchè il Garage Fiat andò a trasfersi definitivamente nell’attuale sede di viale D’Annunzio n. 1, divenne il vecchio mercato coperto. Carattere bonaccione, temperamento socievole, Memmo, che nel frattempo era diventato autista di piazza, non tardò a diventare anche lui riccionese integrato; e quando morì per scoppio di granata il 6-9-1944, una delle più grandi commozioni i figli la provarono alla visita del compagno Giovanni Pecci il quale disse: “E adesso dove
“Mamma Rosa” al lavoro.
vado a passare la notte fra il 30 aprile e il 1° maggio...?”. Perchè ben pochi sanno che il pacifico camerata Memmo ad ogni vigilia di quella festa, allora proibita, andava a prelevare il compagno Munfarèl col quale intavolava questo simpatico, generoso dialogo: “Giovanni, stasera vieni a mangiare a casa mia; passiamo la notte a chiaccherare e a bere e a parlare, se vuoi, anche del 1 maggio; e domani vai a casa tua...”. “Perchè?” Domandava l’uomo dal fazzoletto rosso. Perchè se non ti
porto a casa mia ti vengono a prendere i carabinieri. Meglio tu stia con me”. Il rosso e il nero furono amici generosi. Il nero aiutò il rosso, il rosso compianse il nero. “Perchè è così che fra galantuomini avrebbero dovuto andare le cose, anche se politicamente incamminati su strade diverse”. Dice ancora Giovanni Pecci, vecchio ideologista e galantuomo degno di tutto rispetto. Se Memmo era l’innocuo spauracchio della famiglia, il carattere forte, quella che aveva sufficiente polso
1916 - La famiglia Papini. Al volante Aristodemo (Memmo) con mamma Rosa, la piccola Italia e la “seconda guida” Ruggero.
Una poesia 27 per il Dancing Savioli
II vecchio Viale Corridoni, sede del «Gruppo Autisti». Sullo sfondo il Garage di Memmo Papini. In primo piano «Nano» giovane benzinaio.
per cementarla nella disciplina del lavoro e addomesticarla nello slancio degli affetti, era Mamma Rosa. Una piccola grande mamma, specie di leonessa del focolare, alla quale in più di mezzo secolo la sorte non volle risparmiare dolori e sofferenze di incredibili proporzioni e continuità. Donna forte, dicevamo, e madre amorosa, ha sopportato con indescrivibile grandezza d’animo tutte le disgrazie e le peripezie che il cielo e la terra le mandarono contro. La malattia asmatica del marito; le intemperanze giovanili dei figli, spesso più dolorose per lei che dannose per altri, in quanto non fecero mai del male a nessuno; la morte dello sposo; le pericolose cadute in moto di Ruggero più volte portato a casa in stato comatoso e in pericolo di vita per settimane; l’esuberanza di Tristano “Nano” generoso in pace e in guerra, per cui fu pluridecorato, e la sua morte nel cielo di Cattolica per una banalissima fatale circostanza, assurda come il fatto che un passero possa straziare un’aquila!... Mamma Rosa, nel suo spirito di donna patriarcale, soffrì per le vicissitudini del fratello Ciro, per la lunga malattia della sorella Elisa e per l’immatura perdita dei generi Max e Pier Miche-
le. Tutto ella sopportò, perchè nulla la sorte volle risparmiare al cuore di questa donna che possiamo definire la Mamma delle Mamme riccionesi; in due parole: Mamma Rosa. Lei seppe resistere per più di mezzo secolo a tutti gli insulti della fortuna, senza arrendersi mai, anche se durante la notte, lontano dalla pietà dei figli, si mordeva per disperato dolore le mani, e inzuppava di lacrime le lenzuola. Ha lavorato sino agli ultimi giorni dei suoi 82 anni; ha mantenuto legami fra persone e cose; ha dato consigli a tutti; e quando le capitava a tiro qualche scapestrato con dei gravi torti verso i congiunti, non esitava, ancorchè ottantenne, a prenderlo a scapaccioni, chiunque e di qualunque età egli fosse. E’ morta a 82 anni, Mamma Rosa, lavorando, l’alba del 15-5-1972. La camera ardente allestita in un reparto del suo garage Fiat., fu meta dl incontro di riccionesi e forestieri di ogni estrazione, perchè Lei, “MAMMA ROSA” era diventata un mito che aveva superato anche le divergenze delle opinioni, per via di quel suo lungo bagno di dolore che consuma e purifica ad un tempo. da: “La Perla verde” di Albo Casadei
Fraseggio La “Samba de Orfeu” calamita i segreti respiri al Dancing Savioli: noi scesi imberbi dai placidi versi del “dolce stil novo” e lì il paradiso terrestre, quello celeste non c’importava! Ma angeli erano i camerieri, perfetti fra i tavolini svolazzavano senza peso con calibrati inchini alle dame: leggere salivano al ballo dal ponticello, quasi spose all’altare... Come corsari fiutavamo la preda bionde danesi o vezzose francesi? Enigma divino da sciogliersi forse all’aria di notte, diversa sul mare, al fraseggio sottile dove scivola l’alba. Pierubaldo Bartolucci
1976. Riccione: Con la prima delle nuove targhe.
pagina delle donne
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Beatriz Colombo: per un’opportunità in più Riccionese, trentasei anni, laureata in Psicologia del lavoro, consulente aziendale nell’ambito della Formazione presso l’IRFA Confartigianato di Rimini, Beatriz Colombo è la neo presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Riccione. Una bella e giovane donna che appare molto determinata nell’affrontare l’incarico appena assegnatole, nella sua precisa intenzione di dedicarlo al miglioramento della comunità nelle sue tante declinazioni culturali e soprattutto sociali. Perché questo ruolo istituzionale, e qual è il concetto di pari opportunità per la concretizzazione del quale intende portare avanti il suo programma? “Mi è stato chiesto dal Sindaco di presiedere la Commissione perché credo avesse già notato nei miei interventi in campagna elettorale un certo tipo di sensibilità mirati al coinvolgimento delle donne. Ho intenzione di far lavorare questa Commissione senza essere vincolata al vecchio concetto di ‘pari opportunità’, quello cioè orientato all’attenzione delle problematiche prettamente femminili, allargandolo invece a quella che possa essere una miglior dialettica uomo-donna. Credo non si debba prescindere da questa se vogliamo cercare di risolvere certe crisi che riguardano le donne stesse.” Quali sono le linee da seguire per raggiungere nuovi obiettivi e quanto da quelli già raggiunti nelle commissioni precedenti vuole attingere? “Vorrei che tutti, politici e cittadini, si interessassero ai temi che approfondiremo, quali la violenza sulle donne, il lavoro, l’educazione alla cultura del rispetto… indipendentemente dall’appartenenza politica. L’azione della Commissione precedente risulterà importante per i progetti già realizzati, dai quali trarremo spunto e ci ricollegheremo
mantenendo una continuità: un esempio sarà la mappatura dei servizi presenti sul territorio dedicati alla sicurezza delle donne, che riprenderemo e divulgheremo alla cittadinanza.” Le polemiche seguite all’organizzazione della Giornata contro la violenza in che modo le pone rispetto al concetto di trasversalità? “Avevo espresso la mia perplessità sul fatto che si dicesse che un gruppo di donne appartenenti ad un’area di sinistra si volesse dissociare dall’iniziativa che la nostra Commissione aveva preso per celebrare la giornata, una camminata di sensibilizzazione per le vie della città e un dibattito. Credo che anche se è cambiato il colore dell’Amministrazione, una CPO debba vantare un principio di trasversalità imprescindibile se si vogliono raggiungere obiettivi significativi. Nell’affrontare certi temi culturali e sociali non devono esistere né destra né sinistra: bisogna rendere conto prima di tutto alla propria coscienza.” La trasformazione dello Sportello Donna non crede possa disorientare le tante donne che in quindici anni lo riconoscono quale punto di riferimento?
“Uno sportello che cambia nome non penso che disorienti. Diventerà Sportello d’Ascolto, e sarà supportato da più figure professionali, quindi non solo da un legale come è stato sino ad ora ma anche da uno psicologo e da un mediatore culturale; ci sarà anche uno ‘sportello virtuale’ del quale, focalizzato più sul lavoro, mi occuperò personalmente. Approcci maggiormente articolati per riuscire a gestire situazioni critiche e di disagio, in rete con associazione ed enti competenti in materia. E aperti anche alla popolazione maschile. Sempre nell’incontro del 25 novembre ha presentato il Sindaco Tosi quale esempio di come le donne possano arrivare a posti di prestigio... “Quello che manca oggi sono i modelli positivi di riferimento da seguire all’interno della nostra comunità. Questo non certo per discriminare gli uomini, ma è nota la capacità delle donne di trattare relazioni e incarichi manageriali, grazie non solo alla loro preparazione ma anche alla molteplicità di attitudini concrete ed emozionali che le contraddistinguono. Quello della Tosi rappresenta per questo l’esempio di come le donne, se ci mettono consapevolezza e grinta, riescano a conquistarsi ruoli importanti.” Intende proseguire nella collaborazione con questa testata per incrementare la comunicazione dell’azione della CPO con i cittadini? “Certamente, essendo Famija Arciunesa un giornale molto letto in tutte le famiglie riccionesi. Come CPO saremmo felici di poter aggiornare le sue pagine ogni qualvolta promuoveremo progetti o appuntamenti. Già posso anticipare che in occasione dell’8 marzo prossimo non celebreremo la Giornata della donna… ma il Mese della donna, attraverso l’allestimento di mostre, cinema, concerti.” Maria Grazia Tosi
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2012 al Ristorante. Belle, sorridenti e ricche di tanti “amarcord”.
Ritrovarsi dopo... 50 anni! I bambini di Viale Crispi Quelli che scorrazzavano felici nel 1964 in Viale Crispi, nel 2014 si sono ritrovati in un ristorante cittadino con l’immenso desiderio di abbracciarsi, guardarsi in viso, ricordare in allegria le tante marachelle fatte e subite, raccontare con sentimento quanto la vita ha dato loro in un mezzo secolo e rafforzare un legame mai spento. Qualcuno non è stato rintracciato, ma i presenti hanno promesso che si daranno da fare per colmare la lacuna nel prossimo incontro...che, ovviamente, non sarà tra 50 anni!
Da sin.: Giuseppe Zanni, Roberto Binotti, Alessandro Protti, Novello Stefanini, Patrizia Stefanini, Giorgio Coscia, Anna Maria Gambuti, Elsa Coscia, Rosanna Gambuti, Naia Coscia, Ortensia Coscia (sulla sedia), Maurizio Stefanini, Daniele Zanni, Giorgio Sangiorgi, Gianni Ragni, Gabriele Gambuti. L’amènca tl’infeg-na Stefano Grela perchè l’è quèl ch’u l’ha fata!
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tennis club riccione
di Piero Serafini
Un 2014 da ricordare Per il Tennis club Riccione, ricco di eventi e di risultati importanti. Nella foto alcuni momenti che hanno segnato questo splendido periodo. Questi i risultati giovanili: Agonisti Masch. 31 – Agoniste Femm. 15. - 6 Campionati a squadre: 2 U14 Masch. - 1 U12 Masch- Serafini Marcello e Spimi Nicolas hanno vinto il Camp. Reg.- 1 U12 Femm.- 1 U10 mista S.F. Reg.- Tornei individuali dalle S.F. = 19 V.- 5 F.- 32 S.F. Alle qualificazioni regionali 10 allievi: Bagnolini, Barbarito, Cancellieri, Ceccarini, Fanelli, Manconi, Sartini, Serafini, Silva, Spimi. Migani Letizia ha vinto il Master Reg. U10 – Serafini Marcello finalista Master Reg.
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U12- Arduini Davide U14 = 1 S.F.- Bagnolini Daniel U12= 5 F. e 5 S.F.- Cancellieri Giorgia U12= 1 F. e 1 S.F.- Ceccarini Maya U12=1 Torneo, 3 F., 3 S.F.- Di Ghionno Lucia U14= 2 S.F.Manconi Tommaso U12=! F., 1 S.F.- Marchi Giacomo U12= 3 S.F.- Migani Letizia U10= 6 Tornei, 4 F., 3 S.F.- e U12=1 Torneo, 1 S.F.- Serafini Marcello U14= 1 Torneo e 2 S.F. e U12 = 3 Tornei, 3 S.F.. 3° al Torneo Rodeo lim.3/4- Silva Tomaso Noah U12= 2 S.F.- Spimi Nicolas U14= 1 Torneo, 2 S.F. - U12 =3 Tornei e 3 S.F. Soddisfazione alle stelle per il presidente Mauro Giovanni Ciapparelli e tutto il C.d.A. Legenda. U10-12-14 = Under 10-12-14. F.=Finale – S.F.= Semifinale
bocciofila riccionese
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40° Compleanno con uno splendido titolo Un 2014 di grande festa all’ A.S.D. Bocciofila Riccione di Viale Carpi, anzi doppia festa. Il Bocciodromo ha spento la bellezza di 40 candeline, essendo nato all’aria aperta nel 1974 e i suoi “maturi” atleti trionfano a Roma (18-19 ottobre) nel Campionato Nazionale Over 60 a coppie con Luciano Vandi/Primo Filanti sul primo gradino del podio e Vinicio Saltarelli/Mario De Santi sul terzo. Uno strapotere da infinita passione ago-
nistica. Complimenti! C’è da sottolineare che gli iscritti alle gare della Bocciofila riccionese sono la bellezza di 120 e partecipano a manifestazioni provinciali, regionali e nazionali e organizzano anche gare nel loro splendido impianto. E tanto per la cronaca ricordano gli altri titoli nazionali conquistati. Nel 1992 i campioni a coppie furono Gualtiero Francia/Roberto Mainardi. Nel 2010 campione del singolo fu Roberto Tontini.
CALCIO GIOVANILE
Carlo Sogos: una lezione di onestà Ha detto la verità, pur sapendo che questa avrebbe compromesso una probabile vittoria della sua squadra. A dare la significativa lezione di onestà a genitori, amici e compagni di gioco è stato il giovane liceale Carlo Sogos, allievo della Scuola di calcio della Polisportiva comunale. Lo scorso novembre, mentre si disputava una partita con il Verucchio, l’arbitro gli ha assegnato un rigore, ma prima di dare il calcio al pallone, lui è andato a dirgli che non era stato spinto, ma che aveva inciampato. Questo gesto, semplice e naturale, ma non così scontato, a Sogos è fruttata la premiazione anche da parte del Coni e dell’assessorato allo Sport di Riccione. Soddisfatto l’allenatore, Salvatore Micale, tanto più che la squadra di Carlo l’anno scorso ha vinto la Coppa Disciplina della F.G.C. di Rimini. Un bel vanto per la Polisportiva che segue 150 ragazzini dai 9 ai 16 anni. Carlo, come sono andate le cose? “A cinque minuti dalla fine della partita, sono entrato in area di rigore trovandomi a tu per tu con il portiere, mentre due avversari, dietro di me, facevano un po’ di contatto fisico, ho inciampato e sono caduto per terra. Quindi l’arbitro ha fischiato il rigore”. Poi
cos’è successo? “All’inizio non sapevo cosa fare, ossia se dire o meno quello che era davvero successo, ma appena gli avversari mi hanno incitato a dire la verità, nonostante due compagni di squadra
volessero portarmi via per non farmi parlare, sono andato dall’arbitro e gli ho detto com’erano andate le cose. Così lui ha annullato il rigore. Mi sono comportato in questo modo, pur sapendo che se avessi taciuto, avremmo potuto andare sul due a uno a favore nostro”. Perché l’hai fatto? “Ho sentito che era giusto agire così. Se fossi stato zitto e avessimo vinto, tacendo la verità, mi sarebbe rimasto l’amaro in bocca”. Qual è stata la reazione della gente? “La partita per qualche attimo si è fermata nel silenzio più assoluto, anche perché dalla tribuna il rigore sembrava netto. All’inizio qualche compagno non è stato molto contento, poi hanno tutti capito. Il mister negli spogliatoi si è complimentato con me e ha fatto fare un applauso, che mi ha reso molto contento”. Gli avversari come hanno reagito? “Sono venuti a complimentarsi con me”. Com’è nata la tua passione per il calcio? “L’ho sempre avuta, tant’è che da piccolo giocavo con gli amici sotto casa. In prima elementare mi sono iscritto al Riccione Valleverde, dove sono rimasto due anni, per poi trasferirmi dove sono adesso. Per un anno sono stato anche nel Rimini, sezione giovanile”. Nives Concolino
E nudadòr
nuoto
L’ha sempra ciarchÏ d’andè me sòd un s’è fat impaurÏ tal gare ad nòd. L’ha vint tènte amdaje chèpe custòm e maje.
Sabbioni: l’under 19 piĂš forte d’Europa! Il riccionese Simone Sabbioni è il piĂš forte atleta europeo under 19. L’hanno decretato i Comitati olimpici europei, riuniti in dicembre a Baku, in Azerbaijan. Il riconoscimento relativo alla stagione agonistica 2013/2014, premia il lavoro di tutta la sezione nuoto della Polisportiva comunale (dove Simone si è formato), del suo tecnico Luca Corsetti. Come evidenzia la PolCom “non era mai successo che un atleta italiano ricevesse un simile riconoscimentoâ€?. Nelle precedenti edizioni di questo premio, voluto dal Comitato olimpico europeo per onorare la memoria di Piotr Nurowski, lo stesso riconoscimento era andato al ciclista polacco Tobias Lis e per ben due volte alla nuotatrice Ruta Meilutiteoni. Lusinghiero il curriculum di Sabbioni che il 20 dicembre, ai Campionati italiani Assoluti Open di Riccione ha vinto il primo titolo italiano sulla sua distanza preferita: i 100 dorso, nuotando in 54â€?23. Il giorno dopo al suo medagliere ha aggiunto due argenti, uno nei 50 dorso, l’altro nella 4 x 100 mista. Intervistato dalla Rai il campione ha commentato: “Io e Corsetti ci aspettavamo un 54â€?60. E’ andata molto meglio e questo può essere un buon viatico per le gare di primavera, sulle quali si punta per poi essere selezionati per le manifestazioni internazionali con la maglia azzurraâ€?. La scorsa estate, alle Olimpiadi giovanili di Nanchino ha conquistato l’oro sui 100 dorso, l’argento nella 4 x 100 stile, il bronzo nei 50 dorso e il sesto posto nella finale dei 200 dorso. Il Comitato olimpico italiano lo ha cosĂŹ prescelto come portabandiera della nazionale nella cerimonia di chiusu-
E tèmp e pasa un po’ a la svelta e tla vasca un è cumè ch’l’èlta volta. Pièn pièn e pÊs l’aumenta e a fè un bon tèmp e stènta. Pasir matèina quand dl’aqua l’è scap s’un’uciadèina ho capÏ e fat. Perchè didrÏ un eva mès e tap. Vittorio Mazza
Il nuotatore
ra del 28 agosto. Compito che nel riminese in passato è stato dato solo Carlton Myers, ma alle Olimpiadi “dei grandiâ€? di Sidney 2000. Altro capitolo a Doha, in Qatar, sempre in dicembre, dove si sono svolti i Campionati del mondo di nuoto in vasca corta. Sabbioni convocato per la prima volta con la nazionale maggiore, ha esordito con il personale di 51â€?56 sui 100 dorso. Un ottimo tempo, che l’ha piazzato al 18esimo posto. Ai campionati europei del 2013, invece, ha vinto un bronzo nei 100 dorso e, a quelli del 2014, è diventato campione nei 50 dorso col record mondiale di categoria e ha conquistato l’argento nei 100 e il bronzo con le staffette mista e mixed mista.
Nives Concolino
Ha sempre cercato di andare al sodo non s’è fatto intimidire nella gare di nuoto. Ha vinto tante medaglie coppe costumi e maglie. Il tempo passa un po’ alla svelta e in vasca non è come l’altra volta. Piano piano il peso cresce e fare un buon tempo stenta. L’altro ieri mattina quando dall’acqua è uscito con una sbirciatina ho capito il fatto. Perchè dietro non aveva messo il tappo.
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Passeggiando
a cura di Giuseppe Lo Magro
Il “quadrilatero” delle Bermude: Viali Tagliamento, Oglio, Po, Liguria. Canali di scolo scoperti, alberi sulla strada, sporcizia ammucchiata, marciapiedi inesistenti.
Viale Po. La “rivincita” della Natura. Viale Caprera. Osteria degli Agolanti. Parcheggio gratuito... ...e il “coperto” non si paga, visto che siamo all’aperto!
Piazzale I° Maggio. Numerosi cartelli avvisano che: NO PARKING per camper e roulotte... eppure è sempre pieno. E non c’è uno scarico per materiali “fisiologici” nonostante il cartello.
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La ricetta del mese:
“BRANZINO AL CARTOCCIO” per 2 persone
Ingredienti: 2 branzini di ½ kg. l’uno. Pomodoro - arancia- limone 1x. ½ scalogno, spicchio di aglio, alloro, basilico, 1 cucchiaino aceto di vino bianco, 1/2 bicchiere olio oliva extravergine, sale e pepe q.b. Prenotate i branzini per l’indomani nella vostra pescheria di fiducia e poi preparate la salsa. Procedimento: lavare basilico, asciugarlo e tritarlo; pulire aglio e scalogno poi pestate il primo e tritate il secondo. Sbollentate il pomodoro, spellatelo, liberatelo dei semi e tritatelo. Sistemate tutti gli ingredienti in una terrina, salate, pepate, e lasciate macerare in olio e aceto emulsionati sino al giorno dopo nel frigorifero. I branzini vanno eviscerati, squamati, sfilettati e privati della lisca. I filetti, dopo lavaggio e asciugatura, si depongono in foglio di alluminio e carta da forno. Si aromatizzano con alloro, basilico, fetta d’arancia e fetta di limone. Sale e pepe a vostro gusto. Chiudere il cartoccio e metterlo in forno caldo per 20 minuti a 200°. A fine cottura impiattate i filetti e cospargeteli con la salsa.
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Curiamo l’influenza in modo naturale! Siamo in pieno periodo influenzale, i sintomi principali sono dolori muscolari, febbre, mal di gola, raffreddore e un generale senso di affaticamento, accompagnati di frequente da tosse e mal di testa. Utili in questo caso, per la congestione nasale, sono senza dubbio i suffimigi e anche il lavaggio frequente delle mani. Nell’acqua quasi bollente versate alcune gocce di oli essenziali di timo e/o eucalipto, posizionando il viso sopra il contenitore e coprendo la testa con un asciugamano, per massimizzare gli effetti curativi. Sempre utili le tisane di timo, eucalipto, salvia, rosa canina e piantaggine, che il vostro erborista vi preparerà, da utilizzare piu’ volte nella giornata. Contro i dolori muscolari sarà utile l’infuso di sambuco, l’artiglio del diavolo e il salice bianco (utile anche contro il mal di testa), ottima l’associazione con il ribes nero, detto (cortisone naturale). Valido energizzante anche il miele, che in caso di tosse si può associare all’issopo, piantaggine e timo, può essere usato come rimedio per il mal di gola e in generale la sintomatologia dello stato influenzale. Ricordiamo che un abuso di antibiotici porta ad un grave indebolimento del sistema immunitario. A livello intestinale, possono provocare una grave alterazione della flora batterica. Questo evento chiamato disbiosi intestinale, provoca una diminuzione della nostra capacità di assimilazione dei nutrienti ed allo stesso
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tempo un significativo abbassamento delle difese immunitarie, permettendo a sostanze tossiche di penetrare all’ interno del circolo sanguigno. Come possiamo sostituire gli antibiotici o affiancarli con rimedi naturali? Una corretta alimentazione e la supplementazione periodica di alcuni derivati vegetali, vitamine e Sali minerali, fermenti prebiotici, nei giusti equilibri, possono rafforzare il nostro sistema immunitario garantendoci una salute migliore. E nel caso in cui gli antibiotici si rendano indispensabili, risulteranno ben più efficaci nel debellare l’infezione. La chiave della nostra salute non è la cura delle malattie, ma evitare che esse si presentino. Fortunatamente esiste tutta una serie di sostanze naturali che possono aiutarci: gli antibiotici naturali, come Aglio, Propoli, estratto semi di pompelmo, Timo, Cipolla, Aloe. Questi elementi hanno una fondamentale differenza rispetto ai prodotti di sintesi chimica. Infatti non hanno effetti collaterali significativi. La loro è un’azione naturale e non aggressiva, anziché deprimere il sistema immunitario, hanno la tendenza a rafforzarlo. Possono essere impegnati in caso di infezioni medio lieve, o in chiave preventiva, magari prima della stagione invernale, contribuendo a rafforzare il nostro sistema immunitario. Questi antibiotici naturali sono conosciuti da moltissime popolazioni mondiali da migliaia di anni. Indispensabili le vitamine ed i minerali, nella forma di oligoelementi o in forma colloidale o come composti organici biodisponibili. Rivolgetevi con fiducia al vostro erborista/farmacista di fiducia, saprà consigliarvi al meglio. Lorenzo Scola
la pagina di edmo vandi
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Vogliamo l’IGP anche per la piada! Finalmente la Piadina ha ottenuto il suo Marchio IGP di Origine Controllata. Ma la Piadina è un prodotto che non riguarda il Sud-Riminese comprendente per intenderci: Riccione, Misano, Cattolica, dove la PIADA si chiama PIADA ed è diversa dalla Piadina sia nella forma che nella sostanza. La Piadina si avvale di ingredienti (bicarbonato, latte, lievito) che nella PIADA non troviamo. Infatti la Piadina, come la “Crescia” marchigiana, ha uno spessore e una rigidità che non permettono gli “avvolgimenti morbidi” che la PIADA offre per diventare farcita. Il primo Vigile Urbano del neo-costituito Comune di Riccione, assunto all’inizio dell’anno 1923, veniva da San Martino dei Mulini, si chiamava Salvatore Mondaini ma il soprannome di famiglia era “Piadòina” a significare che da quelle parti la Piadina c’era già. Ma i miei nonni, nati a metà del
1800, i miei genitori, i miei parenti anziani, li ho sempre sentiti nominare la PIADA e solo la PIADA senza mai ricorrere al diminutivo. Bene, ora che la Piadina ha ottenuto il giusto riconoscimento, perchè non iniziare una procedura che distingua la PIADA dell’estremo Sud della Romagna (Rimini Sud,Riccione,Misano, Cattolica, Coriano, Morciano e gli altri paesi limitrofi) da altri prodotti consimili che provengono perfino dalla Repubblica di San Marino? La PIADA con questo nome ha una ricetta ben precisa che affonda nel tempo, vale a dire: farina tipo 0, sale, acqua calda, una traccia di strutto o di olio extravergine di oliva (possibilmente di Coriano) e nient’altro. Il titolo potrebbe essere “PIADA ARTIGIANALE ROMAGNOLA” o qualcosa di simile. Avremo mai la soddisfazione di non sentire più chiamare la nostra PIADA “Piadina”?
I rasunamènt per capì la vita T’an mi vò piò bèn: ta d’indurmènt prima che a ema fnì ad lidghì. Lò e vlèva bèn mi burdèl... finchè un’ è dvènt autésta de scuolabus. I guai dla memoria: “Scusa Luisa se a tò ciamè una volta Lina e un’èlta Elsa. Al sò bèn che t’at cèm Gina”. Sentita in Riccione Paese: “Walterino non giugare nell’uriùlo che ci sono i vidri!” L’om è da drì ma la dona finchè lia l’al ciapa.
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dal 20 AL 25 MARZO
Campionati italiani giovanili di nuoto La stagione del nuoto nazionale si apre, come ormai tradizione da qualche anno, nello Stadio del Nuoto di Riccione. La prima delle grandi manifestazioni in programma è anche quella che, probabilmente, porta più presenze in città. Dal 20 al 25 marzo 2015 si tengono, nelle piscine riccionesi, i Criteria, cioè i Campionati italiani giovanili di nuoto. Si gareggia in vasca da 25 metri. E’ una manifestazione che porta a Riccione, normalmente, circa quattromila atleti spalmati su sei giorni di gara. Partecipano tutte le categorie giovanili ad eccezione degli Esordienti, in altre parole le categorie Ragazzi, Junior e Cadetti. C’è rappresentato tutto il meglio del nuoto giovanile italiano, tant’è che le giornate di gara sono divise per sesso: tre giorni nuotano i maschi; tre giorni le femmine. Al di là dei giovani atleti che saranno presenti, c’è da considerare il numero davvero importante di genitori, amici, tecnici e allenatori che ruoterà attorno alla piscina (e alla città) di Riccione. Si calcola quest’anno un totale di circa 35mila presenze per i sei giorni della manifestazione. Per gli appassionati, c’è la possibilità di vedere all’opera i campioni del domani. Anche la Polisportiva Riccione con la sua sezione nuoto ci metterà del suo. Può contare su Simone
Sabbioni, ancora Cadetto ma già medaglia d’oro sui 100 dorso agli Assoluti invernali di dicembre; su Marco Paganelli, ottimo interprete della rana (l’anno scorso vinse il titolo italiano sui 200 fra gli Junior ’97) e su altri giovani pronti ad emergere.
dal 14 al 19 aprile
Campionati italiani Assoluti primaverili e Coppa Brema I Campionati italiani di nuoto e la Coppa Brema (Campionato italiano a squadre) si tengono nello Stadio del Nuoto di Riccione dal 14 al 19 aprile. Sono lo spettacolo sportivo di più alta qualità che la città di Riccione ospiti periodicamente. Sia nella edizione di Campionato invernale (a dicembre); sia in questa, primaverile. Circa mille gli atleti a scendere in vasca, per un totale di presenze previste per i sei giorni di gare di 11mila persone. Ai nomi più noti del nuoto italiano che quest’anno si daranno battaglia nelle varie specialità: dai soliti Federica Pellegrini e Filippo Magnini; a Marco Orsi, che nello stile libero veloce (50 e 100), ha fatto re-
Simone Sabbioni, il giovane riccionese gareggerà sia agli Italiani Assoluti, sia ai Criteria
gistrare alla fine dello scorso anno tempi di tutto rispetto a livello internazionale; a Gregorio Paltrinieri campione del mondo in vasca corta sui 1500 stile a Doha nel dicembre scorso; beh… a questi possibili vincitori di medaglie d’oro vanno aggiunti due atleti della sezione nuoto della Polisportiva Riccione: Simone Sabbioni ed Elisa Celli. Il primo, dopo le consacrazioni dell’anno scorso (miglior atleta under 18 europeo; vincitore di medaglie d’oro alle olimpiadi giovanili e agli Italiani Assoluti), è atteso a una conferma ai massimi livelli. La seconda, da anni tra le migliori italiane nei 200 rana femminili, deve conquistare l’alloro agli Italiani primaverili dopo averne vinti due agli Invernali negli anni passati.
Altri appuntamenti della Polisportiva
Nel periodo in cui Famija Arciunesa entra nelle case dei cittadini della Perla Verde, non sono solo i grandi avvenimenti legati ai Campionati italiani di nuoto a “tenere occupata” la Polisportiva. In questo periodo, infatti, si ospitano i Campionati italiani di Salvamento (6/8 febbraio); il campionato regionale Master di nuoto (15 e 22 febbraio); i Campionati italiani di scherma under 23 (al Play Hall 20/22 febbraio); e il Campionato regionale giovanissimi Uisp di nuoto (28/29 febbraio).
5 X mille alla PolISPORTIVA? Perché no? In sede di dichiarazione dei redditi, è possibile destinare il 5 x mille della propria dichiarazione a favore della Polisportiva Comunale Riccione. Il contributo sarà utilizzato per qualificare progetti di giocomotricità per l’infanzia, d’educazione attraverso lo sport, per attività in favore della diversabilità e per la diffusione della cultura sportiva sul territorio. Come si fa? Basta apporre la propria firma nel riquadro “Sostegno alle organizzazioni sportive dilettantistiche” che si trova sui modelli di dichiarazione dei redditi. Nello spazio sottostante va indicato il codice fiscale della Polisportiva Comunale Riccione: 82008250407. Non costa nulla e aiuta la Polisportiva nella sua missione sociale.
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POLISPORTIVA COMUNALE RICCIONE
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RITROVARSI DOPO 42 ANNI
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i giovani della robur... tra di loro
Coppa C.S.I. 1972. In finale la squadra della Parrocchia Mater Admirabilis di Riccione Centro superò la Rimini Calcio per 2-0 nel campo sportivo di Misano Adriatico. Da sinistra in piedi: Rodolfo “Rudy” Bacchini (allenatore), Giorgio Maioli, Claudio Gattei, Roberto Cimarosti, Graziano Scatassi, Stefano Conti, Carlo Tomassini, Renato Cinti, il M.llo Gianni Adamo (dir. tecnico); da sinistra accosciati: Alberto Corinaldesi, Gabriele Dell’Anna, Alver Migani, Riccardo Mulazzani, Luciano Bartolucci, Giancarlo Rastelli, Angelo Giannini.
Dopo oltre 42 anni si sono ritrovati al ristorante Ranch Saloon di Riccione per ricordare la grande vittoria ottenuta nel 1972: da sinistra in piedi: Rodolfo “Rudy” Bacchini, Giorgio Maioli, Roberto Cimarosti, Graziano Scatassi, Stefano Conti, Carlo Tomassini, Renato Cinti; da sinistra accosciati: Alver Migani, Riccardo Mulazzani, Luciano Bartolucci, Angelo Giannini. Assenti: Claudio Gattei, Alberto Corinaldesi, Gabriele Dell’Anna, Giancarlo Rastelli e il compianto M.llo Gianni Adamo.
...e quelli delle elementari di viale savona con le tre maestre Dopo 42 anni, giovedì 20 novembre in un noto Ristorante Pizzeria di Riccione, si sono riunite la 4ª e 5ª elementare (1970/1971 - 1971/1972) di viale Savona a Riccione. Tra i presenti anche le tre maestre Maria Mussoni Sorci, Maria Grazia Torsani Ricci e Viviana Ballerini Varo con gli ex alunni: Piero Bacchini, Luca Barbanti, Rita Cappellini, Patrizia Ceccaroni, Angelo Colangelo, Fabio Colombari, Rossella Corazzi, Liviana Ducci, Manuela Giovannini, Simonetta Grassi, Marco Magi, Vincenzo Poggi, Marino Quadroni, Franca Ricci, Marco Salvi, Antonella Ronci, Vilma Trifogli, Alver Zambon, Gabriella Zeppa.
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problema radici
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Per i nostri amati e odiati pini... una proposta “indecente” Nel percorrere le strade piantumate con pini balzano evidenti le molte protuberanze che ci sono sulla carreggiata stradale, provocate dalle radici che, oltre all’immagine poco edificante per la città, rendono la percorrenza molto pericolosa per gli utenti sia in bicicletta che in motociclo. Tale situazione esiste da alcuni anni ma Geat -che è responsabile della manutenzione stradale- a causa della carenza di disponibilità finanziarie di uomini e mezzi al suo servizio, non è in
Viale Dante. Attenti a quei tre!
I pégn chi piègn
grado di effettuare un intervento veloce e radicale per risolvere il problema; tanto che nello spazio di due anni è stata solo in grado di appaltare l’intervento su due strade e precisamente: in viale C. Battisti e nella parte alta di viale Ceccarini. Tali interventi sono consistiti nella fresatura superficiale di pochi centimetri del conglomerato bituminoso per l’estirpazione delle radici di superfice. Ritengo che oltre al sistema della fresatura -che considero parziale- per risolvere il problema, si debba proporne un altro che, a mio giudizio, è radicale e più sicuro, poco costoso e veloce. Il sistema è il seguente: con l’utilizzo di una piccola macchina taglia asfalto, dotata di un disco regolabile del diametro di cm. 30/40, si tagliano o feriscono nella parte alta le radici poste al di sotto del manto stradale, ad una profondità di cm.15/20, in ragione del disco utilizzato. Le radici una volta ferite tenderanno così ad andare in profondità. Qualche sprovveduto in materia, nel leggere questa proposta sorriderà, pensando che sia una bufala ma basta andare nella stradina posta sul lato mare del nuovo cimitero, che guarda l’autostrada e, nell’osservare il taglio delle radici dei pini ivi posti ci si accorgerà che la cosa non è tanto da scartare. La proposta, tempo addietro l’ho inoltrata sia all’assessore ai Lavori Pubblici - il quale mi ha chiesto se era una mia idea e, dal momento che l’ho confermato, ho avuto l’impressione che non poteva essere accolta- come pure al dirigente del
di Mario Tonini
medesimo settore il quale -senza entrare nel merito- mi ha riferito che nel giro di cinque anni, con un intervento radicale così come si è fatto con la fresatura nei due viali prima citati, il problema sarà risolto. Purtroppo il dirigente non sa che dopo cinque anni da tale tipo di intervento bisognerà tornarci sopra, perché le radici ritorneranno in bella evidenza. Su questa proposta faccio dunque affidamento sull’esperienza e professionalità della Geat, perché metta in atto a livello sperimentale quanto proposto e, qualora il risultato sia positivo, estenderlo in maniera generale, in modo da risparmiare tempo negli interventi ed un’enorme quantità di denaro. Adriano Prioli
I pini che piangono
Us sa, l’Om l’è ‘rvat per utme sora la Tèra dèp che e Signor ui eva priparè l’ambiènt però l’eguisme e la cecità dla nosta Era da distròg tòt un gn’importa un acidènt.
Si sa, l’Uomo è arrivato per ultimo sulla Terra dopo che il Signore aveva preparato l’ambiente però l’egoismo e la cecità della nostra Era di distruggere tutto non gli importa niente.
Pricis un ecidie, duvè ca stagh, ultmamènt l’è stè perpetrèd t’un modi, géma a la ligera per un’opera ch’las puteva fè ènca diferent mo la sordità lan ha vlù santì una vosa vera.
Uguale ad un eccidio, dove risiedo, ultimamente, è stato perpetrato in un modo, diciamo alla leggera per un’opera che si poteva fare anche diversamente ma la sordità non ha voluto ascoltare una voce vera.
Quèla ad dusént piènte antighe d’utènt’an che tal cuscienze di arciunis al lasarà e sègn un patrimonie inestimabil, un imèns dan
Quella di duecento piante antiche di ottanta anni nelle coscienze dei riccionesi lasceranno il segno un patrimonio inestimabile, un immenso danno
am dmand: E nost Paes ch’us sénta ancora dègn d’ès quèl ch’l’è, se trata la Natura sa st’ingan? Te vènt ui è e lamènt di pégn abatud chi piègn,
mi domando: Il nostro Paese si sente ancora degno di essere tale, se tratta la Natura con questo inganno? Nel vento il lamento dei pini abbattuti che piangono.
tutto ebbe origine da...
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La Festa del Pino: 29 maggio 1927 Omaggio al Podestà Lombardini Con la riforma delle amministrazioni locali, in vigore dal 4 febbraio 1926, sono aboliti i consigli elettivi. Il sindaco è sostituito dal podestà, di nomina ministeriale, affiancato dalla consulta comunale, vale a dire da un organismo puramente consultivo i cui membri sono scelti dal prefetto tra una rosa di candidati indicati dalle associazioni sindacali. II primo podestà di Riccione, nominato nel marzo del 1927 è Silvio Lombardini. La scelta non poteva essere più felice. Lombardini, che al termine del mandato da sindaco -l’ultimo consiglio comunale porta la data del 25 ottobre 1926- aveva continuato a gestire il municipio nel ruolo di commissario prefettizio, è nelle grazie del popolo riccionese. In tre anni di attività amministrativa, in qualità di primo cittadino di Riccione, è riuscito a conferire all’ex borgata di Rimini la struttura urbana di una efficiente stazione balneare e alla comunità l’orgoglio della propria intraprendenza. Nel pomeriggio di domenica 29 maggio, in occasione dell’apertura ufficiale della stagione estiva 1927, i riccionesi rendono omaggio a Lombardini. A metà pomeriggio in Viale De Vito (ora Diaz) si formò il corteo dei festeggiamenti. La Banda comunale ne era alla testa, ad essa seguivano le scuole coi loro insegnanti e le autorità civili e militari. Il percorso si snodò in Via Flaminia e poi raggiunse la Casa comunale. Nel corso di vari interventi che esaltavano l’attività svolta, il cav. Lombardini ricevette una pergamena-ricordo e una medaglia d’oro. La festa del pino Esaurito il tributo di affetto nei confronti di Lombardini, dalla “casa comunale” si ricostituisce il corteo che si dirige verso il mare per celebrare la “Festa del Pino” e contemporaneamente inaugurare il viale Maria Ceccarini, abbellito con ingenti lavori alla carreggiata, ai marciapiedi e alle aiuole e reso ancora più suggestivo e grandioso dai suoi nuovi pini. «Accanto ad ogni pino -spiega il corrispondente de “Il Popolo di Romagna”- vennero posti due bimbi delle nostre scuole, anche per far partecipare le scolaresche all’antica e tradizionale festa degli alberi. Le autorità, le associazioni e la cittadinanza si disposero nello spiazzo di marina, ove il parroco del paese, don Agostino Magnani, impartì la benedizione ai pini. Durante tale momento varie barche a vela, pavesate di colore, attraversarono il nostro mare che era calmo e fulgente». La sera, mentre le autorità,
ospiti dell’associazione albergatori, si riuniscono nel salone dell’Hotel Milano, una folla di riccionesi e bagnanti assiste nel piazzale a mare allo spettacolo pirotecnico e al concerto della banda musicale «magistralmente» diretta da Ivo Ducci. Sintesi da: Silvio Lombardini di Manlio Masini Panozzo Editore
1927 - Viale Maria Ceccarini - vista dal mare verso monte - esibisce la nuova alberatura che sostituisce i vecchi pioppi, isteriliti dal sale marino. In contemporanea furono realizzati: illuminazione pubblica, marciapiedi, fognature e il piazzale a mare. La facciata con decorazione della costruzione in basso a sinistra, vicino all’attuale Viale Milano è ancora esistente.
personaggi della boxe
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Nei guantoni di Ivan un cuore romagnolo Ivan Cancellieri, riccionese, classe 1970, ex pugile dilettante dei pesi medi, la categoria più elegante, sinonimo di fisico armonioso e proporzionato, è un gran bel personaggio. Sprigiona simpatia da ogni poro della pelle così che diventa facile entrare in sintonia e farsi raccontare la sua vita sportiva nel mondo del pugilato. Quando schiaccia il tasto dei ricordi e ripercorre il cammino da boxer ricco di gioie esaltanti e di sacrifici indicibili, vedi illuminarsi quella “faccia da schiaffi” alla Jean Paul Belmondo. Carriera da dilettante puro, non certo alla De Coubertin, per Ivan si partecipa per cercare la vittoria, in un agonismo da spartano, leale, attento a non umiliare un avversario in caso di schiacciante superiorità, preparato ad accettare una sconfitta, rispettoso dei giudici di gara. In tutto ciò Ivan è stato agevolato dall’educazione familiare e dal fatto che non è entrato nel duro universo della “noble art” per un desiderio di riscatto sociale o perchè allettato dal miraggio di far soldi; è stato un puro caso.
Nel 1987 per raggranellare qualche soldo, “faceva la stagione”, aiuto bagnino da Nello Casadei. Un bel giorno il buon Nello vedendolo spostare brandine e mosconi nella giovanile efficienza muscolare se ne uscì con una frase che ne cambiò l’indirizzo sportivo, visto che allora giocava a calcio per puro diletto. “Sa che fésich, te tputrès fè e boxèr”.
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Tanto per la cronaca si è fregiato di svariati titoli regionali con l’ago della bilancia vittorie-sconfitte largamente positivo. Nel 1997 diventa tecnico di pugilato con l’idea di trasmettere la sua esperienza a tanti bambini. Ed è seguitissimo. Ma l’unica veste di istruttore gli sta stretta, il richiamo agonistico è troppo forte e nel 2.000 è di nuovo a centro ring. Decisione alquanto sofferta poiché essendosi sposato e padre di una bimba di neppure un anno, non vorrebbe turbare gli equilibri familiari. E qui l’amore e l’intelligenza di sua moglie Stefania sono stati determinanti. “ Ivan, la decisione è tua. Tieni in mente che vicino a me voglio un marito contento, senza rimpianti che gli tolgano la spontaneità e la gioia di vivere”. E sono stati altri 10 combattimenti di puro agonismo (nel 2003 addirittura una trasferta nel lontano Canada). Così una piccola pulce cominciò a ronzare nell’orecchio di quel ragazzo che non aveva mai assistito ad un combattimento sul ring. A fine settembre va a curiosare in palestra e incontra il maestro Mario Pecci. Dire che fu amore a prima vista non è esagerato. Dopo alcuni mesi (1988) l’esordio. Primo incontro a Pesaro con uno tosto che gli somministra una solenne “asfaltatura” e gli regala un ritorno a casa tutto pesto con un occhio quasi chiuso. Nell’inesperienza più classica del sentito dire, la mamma di Ivan prese una bella bistecchina, la applicò sulla parte tumefatta e gli disse:” Tzì cuntènt adés? A spér ch’la sia la prèima e l’utma volta”. Al che Ivan rispose orgogliosamente:“ Na, Mà, e bèl l’ariva adés... me a voj l’ariut!” E allora palestra, corsa, tecnica, orecchie ben aperte ai suggerimenti. In dieci anni ha snocciolato oltre 50 macht, infarciti di ganci, montanti, diretti, sudore, sangue, vittorie e sconfitte, con la “cattiveria” tra le corde e l’amicizia fuori. Fedele ai nobili insegnamenti del modesto e immenso Mario Pecci. A detta degli esperti è stato buon pugile, dotato di tecnica, mai soggetto ai turbini di sganassoni da rissa.
Finchè, con lucidità, scatta in Ivan il definitivo: “Appendo i guantoni al chiodo e mi dedico ai “miei” agonisti visto che ne ho condotti già diversi a livelli di eccellenza. L’immancabile domanda finale secca come un K.O.:“Un sogno nel cassetto?”. “Che domanda, una palestra tutta mia a Riccione !”. G.L.M.
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Un inizio di stagione alla grande! Prima gara della stagione e subito grandi risultati. Luna Uguccioni del Taekwondo Riccione ha vinto la prima edizione della Korean Ambassador’s Cup che si è tenuta a Sofia, in Bulgaria, nel weekend del 1-2 novembre. Impegnata con la casacca della rappresentativa nazionale Csen, la riccionese allenata dal maestro Roberto Betti sotto la direzione tecnica del maestro Geo Ottaviani, non ha avuto avversarie nella categoria fino a 57 kg. Ha battuto in semifinale la bulgara Iva Borisova per 5 a 2 e in finale la greca Elli Papaspirou per ko tecnico (superiorità di punteggio) al secondo round, quando era nettamente davanti per 13 a 1. Si è trattato di un’affermazione di assoluto prestigio internazionale vista la presenza di tanti atleti selezionati in base ai risultati e provenienti da tutta Europa, oltre che delle nazionali di Grecia, Bulgaria, Iran e quella italiana dello Csen. Quest’ultima, anche grazie alla prova della Uguccioni, si è piazzata al terzo posto nel medagliere
Luna Uguccioni (la vittoria a squadre è andata alla nazionale greca). Gli altri due riccionesi presenti erano Alice Betti (Categoria Junior) e Tobia Celli (Categoria Senior), che gareggiavano con i colori della società. Tutti e due sono usciti al primo turno contro
due atleti ellenici giocandosela però fino alla fine dei tre round. Per loro, un’esperienza internazionale importante che dovrebbe dare frutti in futuro. Un altro appuntamento per i nostri atleti e stato domenica 14 dicembre dove il Taekwondo Riccione si è diviso in due. Senior e Junior hanno partecipato al Trofeo Internazionale di Busto Arsizio, in provincia di Varese. Hanno affrontato il torneo di Poomsae (tecnica contro avversari figurati) e tre di loro sono andati a medaglia: Elisa Romagnuolo fra le Senior (oro); Aurora Sanchi fra le Junior (oro) e Marcello Bernardi fra i Master (bronzo). “Considerando che alle varie gare hanno partecipato ottimi atleti dell’Italia del centro-nord e le nazionali di Spagna e Portogallo, c’è da essere molto soddisfatti”. – Sottolinea il maestro Roberto Betti. L’altro impegno nella stessa giornata era una gara giovanile, a Villa Fastiggi di Pesaro, aperta solo ai bambini. La società della Polisportiva è scesa nelle marche con dodici atleti e ha portato a casa dodici medaglie, mandando tutti sul podio con sette ori, due argenti e tre bronzi. “Grandissimo risultato e grandissima soddisfazione. Diciamo che stiamo lavorando bene anche con i più piccoli”. E non è finita, domenica 22 dicembre abbiamo disputato un altra gara interregionale a Bologna e anche qui senza dilungarci troppo il medagliere parla chiaro, 11 medaglie d’ oro, 4 d’ argento 4 di bronzo, ottimo risultato. Adesso aspettiamo l’ anno nuovo ricco di impegni e novità: Open a nazioni in Belgio, open italiano a Fano, campionato Italiano CSEN a Roma e Open a Nazioni a Berlino. Vogliamo ringraziare tutti quelli che ci seguono specialmente i genitori dei bambini che sopportano le tante trasferte in tutta Italia.
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La collina Montecarlo... a Riccione! Uno spavaldo ragazzo a bordo di un vistoso coupè avvicina una bella ragazza e comincia a corteggiarla. Lei non disdegna i complimenti però è un po’ titubante nell’accettare l’invito ad una passeggiata. Allora il ragazzo le dice: “Dai, ti porto a Montecarlo in cinque minuti, c’è un panorama bellissimo che potremmo ammirare comodi comodi sdraiati in un prato verde e profumato.” La risposta non può che essere questa: “Smettila, fanfarone... chissà quanto tempo ci vuole ad andare a Montecarlo e trovare un prato!”. Ebbene, il ragazzo non è affatto bugiardo e la ragazza, se avesse accettato avrebbe goduto di una gran bella vista...e di simpatica compagnia. A Riccione infatti c’è una zona chiamata “Montecarlo”, in fondo a Viale Basilicata, alle Fontanelle. E’ sulla cima di una collinetta con campi coltivati e con vista del mare. Una oasi di tranquillità a due passi dalla vita cittadina. Lì ci sono i poderi di vecchie famiglie riccionesi che ne hanno lavorato la terra sin dai primi del 1900: i Bandilèin (Maioli), i Bajoch (Baiocchi), i Crést (Santini), i Pluzagna (Giavolucci), i Tmasoun (Vandi), i Marnèin (Pari). Molte hanno ristrutturato e si godono panorama e aria fresca. Altre hanno abbandonato, per i motivi più disparati, e delle case coloniche non restano che i ruderi. Per risalire all’origine del nome abbiamo interpellato l’amico Aldo Maioli, visto che lassù ha trascorso la sua spensierata giovinezza. Scandagliando nella memoria e aiutato da quella di una sorella ci ha così illuminato. Tra i tanti abitanti di un secolo fa c’era Gobbi detto “Finotti”, intabarrato in una elegante “caparèla”, babbo di Guerrino, apprezzato orefice e nonno di Luigi e Roberto, attuali proprietari del Camping Riccione ai confini sud della Perla verde. “Finotti”, gran lavoratore, era uso la sera trovarsi con gli amici a bere un bicchiere di buon sangiovese e fare due chiacchiere. Ai tempi non esistevano altri diversivi e stare in compagnia era l’unico sollievo ad alleviare la stanchezza e mitigare le stilettate del freddo. Quando i bicchieri diventavano uno di troppo nel gruppo le domande diventavano più intime e si curiosava sulla provenienza dei soggetti. “Finotti” al punto interrogativo “ Te, da dut vèn?” rispondeva un po’ biascicando “ Me a vèngh da Montecarlo”. Forse lo faceva per darsi un tono e distaccarsi da chi magari proveniva da Montefiore o Montescudo. Fatto sta che fu preso sul serio e da allora quella collinetta si chiama “Montecarlo”. G.L.M.
Casa dei Bandilèin.
Amarcord!
Riccione, Estate 1945. Laboratorio di ciabattini all’aperto nei pressi dell’hotel Boemia in Viale Gramsci. Erano chiamati: Spray, Saetta e Fòlmin “II trio del tacco veloce”. Da sin. IIiano Maestri, Isidoro Maioli e Bruno Barnabè.
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E sghétle - il solletico
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a cura di Giuseppe Lo Magro
Piccola rubrica di battute surreali, barzellette seminuove, fantasie oniriche, filosofia popolare. Da leggere in relax e magari “degnare” di un sorriso come quando si è sottilmente sollecitati
E Signor e dà un bigat ma ogni raz mo un gnè mèt te nid. Un scioch e trova sempre un’ènt scioch ch’ui sbèva drì. L’om l’è una brota raza. De baghin e magna tòt sa guduria e pò e dovra e su nom per ufènd.
Un bès senza i baf l’è come un ov senza tòrle.
E baghin l’è dvènt luzòs a stè insèn sl’om. Quand l’è saibadghe l’è sempre pulid.
La mej me marid: “Nu va te bagn adés, a l’ho apèina pulì”.
Una dona sla quèrta ad tète l’è mej ch’lan entra te bociodromo.
Una dona s’j’abre a canòt lan s’afoga mai Un om senza pènza l’è come un ciel senza stèle.
LA brèva mej l’è amènta a trent’an... cumpagna a cinquènt’an... badènta a stènt’an!
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LA ZIRUDèLA
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di Giuseppe Lo Magro
Boia de tampàc Noun vicét aspitam l’instèda com agl’ove lis fa in fritèda per dè magl’òse una sughida come i pan dèp la bughida. Mo quand e tèmp e dà da mat i crès i malan e l’è tòt un cuat. Sla piova ui è un sach d’umidità cla s’imbusa drèinta senza pietà. E tagl’òse l’è un vantaj ad dulur campè senza scréch e dvènta dur. Quand t’camèin tan pòg bèn i pì che al déda lis’incartòcia indrì. Per d’ingiò prova a fè i scalèin al znoce al strid ch’l’è un casèin. Tò una pgnata in èlt tla scansia? Mej prighè tòt i Sènt e così sia.
Boia del brutto tempo Noi vecchietti aspettiamo l’estate come le uova si fanno in frittata per dare alle ossa una asciugatina come i vestiti dopo il bucato. Ma quando il tempo dà i numeri crescono i malanni e sono lamenti. Con la pioggia c’è tanta umidità che s’incunea dentro senza pietà. E nelle ossa è un ventaglio di dolori vivere senza scricchiolii diventa duro. Camminando non appoggi bene i piedi perché le dita si ritorcono all’indietro. Prova a fare gli scalini verso il basso le ginocchia stridono che è un lamento. Prendere una pentola dalla scansia ? Meglio pregare tutti i Santi e cosi sia.
Prova a svidè e tap d’una bocia sal dèda storte ch’lis’invròcia e nu zcurèma da purtè la spesa sla schina cla urla tòta ufesa.
Prova a svitare un tappo di bottiglia con le dita storte che si attorcigliano e non parliamo di portare la spesa con la schiena che urla tutta offesa.
Alora ir sera ho fat un pensier perchè t’una roba an vègh cèr. E mi rob un ha un s-cènt ad òs e an gni dmand da saltè e fòs
Allora ieri sera ho fatto un pensiero perché in una cosa non vedo chiaro. Il mio sesso non ha un ossicino e non gli chiedo di fare l’impossibile
mo us cumporta com tòt e rèst us’incartocia e l’è sempre trèst. In bliblioteca ho lèt t’un libre e a dila s-cèta um trema j’abre
ma si comporta come tutto il resto si aggroviglia ed è sempre triste. In biblioteca ho letto in un libro a dirla schietta mi tremano le labbra
ad ose an avém piò ad dusènt per tnì sò tòt e nost sacramènt. Vincinq tè pì e vintisì tla mèna alora a sugerés porca putèna
di ossa ne abbiamo più di duecento per reggere tutto il nostro corpo. Ben 25 nel piede e 26 nella mano allora suggerisco,” porca puttana”,
da spostè un stèch senza fè cias Signurèin: ta jè mèt già te nas. Isè noun vicèt a zcurdam i mèl quand as dam da fè si piciarèl.
di spostare uno “stecco” senza pubblicità. Signore: glielo metti già alla nascita. Così noi vecchietti ci scordiamo i mali quando ci dilettiamo coi giochi d’amore.
PASSATEMPI PASSATEMPI PASSATEMPI PASSATEMPI PASSATEMPI PASSATEMPI PASSATEMPI PASSATEMPI
Costruiamo geometricamente un “fiocco di neve” Partendo da un triangolo equilatero, dividiamo ciascun lato in tre parti uguali. Di seguito, togliamo la parte centrale di ogni lato e aggiungiamo all’esterno un triangolo equilatero di lato uguale al segmento rimosso. Continuiamo il procedimento con ciascuno dei triangoli equilateri, ogni volta più piccoli, che
appaiono di volta in volta. Il processo risulta via via sempre più difficile da realizzare con carta e matita, tuttavia un computer può farlo con facilità. In questo modo abbiamo ottenuto una elegante stilizzazione di un fiocco di neve, le cui immagini prese al microscopio rivelano una struttura esagonale.
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