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Periodico bimestrale - Sped. a.p. 45% - Art. 2 comma 20/b - Legge 662/96 - Filiale di Forlì - Contiene I.P. Direttore Responsabile: Giovanni Cioria - Aut. Trib. di Rimini n. 185 del 16/8/80 e del 26/8/92 Red. e Amm. Riccione - Via Montebianco 27 - Tel. 0541 643884 Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio - Grafica: Composet Riccione Anno XXXV - n°1 -
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Dante Tosi per... Maria Ceccarini Per arcurdès S’un fior ad memoria
PerPer arcurdès s'uncon fiorun ad fs’un ricordarsi
Per ricordarsi con un fiore di memoria
Da ilà sò in cima Da lassù in cima Da ilà sò in cima Da lassù in cima da la chèsa granda dalla casa grande da la chèsa granda dalla casa grande Arcioun e pèrsembra un nid Riccione sembra un nido Arcioun e pèr un nid Riccione un nido arcòlt tramèza e vird al verde raccolto in mezzo al verde arcòlt tramèza e vird raccolto in mezzo se mèr che lùs dalèngh. col mare che luccica lontano. se mèr che lùs dalèngh. col mare che luccica lontano. Isé, ogni ogni mumènt Lia Così, ogni momento Lei Isé, ogni mumènt Lia Così, momento Lei la s'impiniva j'èc si riempiva gli occhi la s'impiniva j'èc si riempiva gli occhi e e ecòr us fèvasi tèndre e il cuore si faceva tenero e e còr us fèva tèndre il cuore faceva tenero per per sta questa bona gènta per questa buona gente per sta bona gènta buona gente che com al furmighe che come le formiche che com al furmighe che come le formiche al va chèmp e sora mèr va nei campi e sul mare al va ti chèmp e sora e mèr vatinei campi e sulemare a guadagnès e pèn. a guadagnarsi il pane. a guadagnès e pèn. a guadagnarsi il pane. La santiva cal vose. Sentiva quelle voci. La santiva cal vose. Sentiva quelle voci. L'arlog per j'uperai che e bata agl'ore se e padroun us scorda;
L'arlog per j'uperai L'orologio per gli operai cheche e bata agl'ore batta le ore se esepadroun us il padrone scorda; si dimentica;
L'orologio per gli operai che batta le ore se il padrone si dimentica;
un port per i marinèr per turnè in famija quand e crès e mèr:
un port per i per marinèr un porto i marinai per per turnè in famija tornare in famiglia quand e crès e mèr: quando cresce il mare;
un porto per i marinai per tornare in famiglia quando cresce il mare;
la Mà ch'la insògna un post per lasè i fiul quand la va all'opra;
la Mà ch'la insògna la mamma che sogna un post per lasè fiul i figli un posto per ilasciare quand la va all'opra; quando va al lavoro;
la mamma che sogna un posto per lasciare i figli quando va al lavoro;
un sucors me chèld per e frèd dal malatie patide senza sperènza.
un sucors me chèld un soccorso al caldo per per e frèd dal malatie il freddo delle malattie patide senza sperènza. patite senza speranza.
un soccorso al caldo per il freddo delle malattie patite senza speranza.
La santiva cal vose. Sentiva quelle voci. La santiva cal vose. Sentiva quelle voci. E la capiva Lia, E capiva che solo Lei, E la capiva che sol Lia, E capivache chesol solo Lei, Maria Boorman l'americhèna, Maria Boorman l'americana, Maria Boorman l'americhèna, Maria Boorman l'americana, la i puteva dè una mèna: poteva dar loro una mano; la i puteva dè una mèna: poteva dar loro una mano; s'un còr isé grand che tota la fantasia l'an basta d'abracè.
s'uncon còrun isécuore grand così grande cheche totatutta la fantasia la fantasia l'an non basta d'abracè. basta ad abbracciarlo.
con un cuore così grande che tutta la fantasia non basta ad abbracciarlo.
E quèst l'è stè. E questo è stato. E quèst l'è stè. E questo è stato.
riorganizzazione Sanità
di Nives Concolino
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Il “Ceccarini” perde due primari Con il “Piano di riorganizzazione sanitaria della Romagna” in fase di approvazione, l’ospedale di Riccione, perde due primari. Di conseguenza i reparti di Cardiologia e di Anestesia – Rianimazione saranno diretti dagli stessi dirigenti dell’Infermi di Rimini, vale a dire dal noto cardiologo Pio Vaccari, e da Giuseppe Nardi, che rimpiazzerà Mauro Nastasi, andato in pensione circa un anno fa. Il direttore generale Marcello Tonini, nel consiglio comunale del 14 dicembre ha assicurato che l’ospedale di Riccione non perderà posti letto, né servizi, né qualità, quello che temono utenti, non solo riccionesi, e operatori sanitari per via di un passaggio della bozza del Piano di riordino sanitario nel quale si legge: “Per l’area cardiovascolare è prevista la trasformazione dell’Unità operativa di Cardiologia in Piattaforma di assistenza semi-intensiva con programmazione specifica, verso uno sviluppo multidisciplinare, in integrazione con le U.o. di Medicina d’urgenza e Rianimazione T.I.”. Queste le parole rassicuranti di Tonini: “Dov’é stato deciso di eliminare un primariato, non abbiamo tolto i servizi, né posti letto. Al Ceccarini tutto continuerà a funzionare esattamente come prima, anzi spero meglio di prima. Non sarà in alcun modo ridimensionato il numero di prestazioni o la loro qualità”. Anche nel comunicato stampa del Comune si conferma che “l’Unità Operativa di Cardiologia contemplerà anche un’area di assistenza semi – intensiva”. Per l’occasione il direttore ha assicurato anche il mantenimento della Chirurgia toracica, altro servizio che sembrava in bilico. Al di là delle decisioni assunte, in consiglio è stato rilevato che questo Piano di riorganizzazione sanitaria nasce già vecchio, è infatti figlio della crisi economica, risale al 2011, a giorni più bui. Rimarcato anche il fatto che questa “grande area sanitaria” non venga varata in altre province della nostra regione, ma solo in Romagna, dove solo nell’Ausl di Rimini pare che il bilancio abbia sempre goduto di buona salute. “In questo piano di riordino – insiste Tonini - non c’è bisogno d’intervenire con la ruspa, basta fare aggiustamenti
Domenica 2 Ottobre 2016 Parco Oltremare
con il cacciavite che consente di fare movimenti più raffinati”. Il sindaco Renata Tosi comunque promette di seguire “passo dopo passo la riorganizzazione che non dovrà depotenziare la sanità riccionese”. E lancia un appello: “Andiamo avanti uniti, oltre ogni logica di personalismi, la salute non ha casacca e bandiera, appartiene a tutti, quindi la battaglia dev’essere fatta con un fronte unico”. Peccato che la mozione presentata prima del consiglio aperto dal pentastellato Vincenzo Cicchetti, quella che impegna sindaco e giunta ad attivarsi per avere certezza che Riccione manterrà integra la Cardiologia con la Terapia intensiva e semi-intensiva e la sua équipe medico-infermieristica, nonché la Rianimazione e la Chirurgia toracica” non sia stata votata all’unanimità. Non per contenuti, ma per metodo si sono astenuti i consiglieri del Pd e di Oltre Riccione. I timori per il futuro del “Ceccarini” continuano a serpeggiare anche tra i consiglieri di maggioranza e minoranza, sia tra chi un tempo è stato ai vertici dell’Ausl 41 di Riccione, come Stelio Bossoli che ha invitato gli amministratori comunali a stare “gli occhi aperti”.
iL commento di danieLe imoLa Va giù duro l’ex sindaco Daniele Imola, che sul nostro periodico la scorsa estate aveva allertato i riccionesi sui rischi dell’ospedale. Accusa infatti la prima cittadina di “avere convocato in ritardo il consiglio aperto e di avere una scarsissima attenzione sui problemi del Ceccarini”, per il quale le chiede di mettere mano al portafoglio, facendo investimenti che con effetto domino costringerebbero l’Ausl a realizzare altre opere. Si riferisce alla demolizione dei fabbricati del vecchio isolamento, quelli che ospitano la Dermatologia e il Laboratorio analisi per urgenze, che come previsto da un vecchio progetto dovrebbero lasciare posto ai parcheggi. I servizi qui ospitati andrebbero accorpatati alla nuova ala. “Concedo due mesi di tempo per assumere decisioni – avverte Imola -, in caso contrario avvierò una petizione popolare. Imola ricorda: “C’è stato un momento in cui il Ceccarini sembrava dovesse chiudere, per fortuna non è andata così, perché sull’ospedale sono stati fatti investimenti importanti, mentre ora, da un po’ di tempo, vedo una scarsissima attenzione dell’amministrazione sui problemi della sanità, in particolare sul nostro ospedale. Il Comune deve mettere mano al portafoglio”.
L’Hotel Smart verso il sociale Dallo scorso autunno l’Hotel Smart (Domus Beach), in viale Nazario Sauro, e il terreno edificabile dell’ex residence Laguna Blu, in viale Tasso, fanno parte del patrimonio comunale. Il passaggio dei due immobili, confiscati alla malavita è stato ufficialmente comunicato con atto formale dall’ “Agenzia nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”. Al Comune, che aveva già adottato un atto d’indirizzo per l’acquisizione degli stessi beni, ora spetta decidere quale destinazione dare alle due strutture, che per legge, comunque,
dovranno avere fini sociali. La storia va avanti da alcuni anni, tant’è che già nel 2014 si pensava di destinare la struttura ai più deboli, persone anziane e comunque disagiate. Ma c’era anche l’indicazione di trasformarlo in un ostello per i giovani con possibilità di inserire personale svantaggiato. Dell’uso si discuterà comunque presto in consiglio comunale. Circondato da alberghi e villette usate dai bagnanti come seconde case, l’hotel ha da tempo imboccato la via del degrado, tant’è che, per evitare problemi igienicosanitari, é stato oggetto di ordinanze sindacali, che ne hanno imposto la pulizia.
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L’ufficio dei consulenti finanziari di Banca Mediolanum si è trasferito nella nuova sede in Via Veneto 43 a Riccione, presso il Centro Commerciale “Il Boschetto” scala A (lato mare) 1° piano.
Solidarietà
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Dagli “Amici del parco” una donazione ai dottori clown Ancora un gesto di solidarietà da parte del Centro di Buon Vicinato amici del Parco di riccione, che di recente ha consegnato un assegno da 1.000 euro al presidente nazionale della Federazione Clown dottori, Alberto Dionigi. E’ il frutto di un torneo di burraco che in Novembre ha coinvolto ottanta persone. Alla cerimonia di donazione, nella sede del centro, in viale Montebianco, all’interno del Parco della Resistenza, ha partecipato l’assessore all’Ambiente Susanna Vicarelli. Al momento sono un centinaio gli iscritti del centro, che oltre ai tornei di burraco organizzano altre iniziative con fini solidali, in particolare raccolte di fondi con il supporto di partner privati, come Coop e Conad. Tra queste quella che ha permesso di donare dei buoni spesa alla parrocchia dei Ss. Angeli Custodi per le famiglie in difficoltà economiche.
Dal “Nautilus” buoni spesa alle famiglie riccionesi Sabato 17 Dicembre presso la sede in Via Lazio a Riccione, il Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale Nautilus Franco Baratti ritenendo un obbiettivo del Centro Sociale, l’aiuto a famiglie con particolari problemi di disagi sociali ed economici, in occasione delle ricorrenze natalizie ha consegnato un sostanzioso contributo consistente in buoni spesa ad otto famiglie residenti a Riccione, sperando di contribuire con tale gesto, a rendere più serene le loro prossime festività. I beneficiari del dono hanno ritirato i buoni e in tale frangente il Presidente ha colto l’occasione per ricordare brevemente gli obiettivi e i compiti svolti dal Centro di Promozione Sociale soprattutto nei confronti delle persone appartenenti alla terza età e le iniziative svolte per alleviare i problemi di solitudine e il senso di abbandono.
REDAZIONE Direttore Responsabile: Giovanni Cioria • Capo Redattore: Giuseppe Lo Magro • Redazione: Nives Concolino, Maria Grazia Tosi • Hanno collaborato a questo numero: Dante Tosi (archivio), Elena Brezza, Edmo Vandi, Roberto Betti, Lorenzo Scola, Piero Serafini, Maria Eugenidu, Bruno Bezzi, Arnaldo Grossi, Novella Zammarchi, Vittorio Mazza, Enzo Travaglini, Luciano Luzzi, Paolo Cortesi • Foto: Pico e Gianni Zangheri • Pubblicità: Tel. 338 4304667 • Grafica e impaginazione: Studio Grafico Composet Riccione: 0541 606680 • Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio S.r.l.
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Super donazione di 2.500 euro all'A.I.L. Buonumore e generosità hanno caratterizzato la cena benefica del 25 Novembre 2016 al Ristorante Cavalluccio Marino, sul Porto Canale di Riccione. cento gli intervenuti per raccogliere fondi a favore dell'a.i.L. (Ass.Ital. Lotta alle Leucemie) sezione di Pesaro e gustarsi l'ottimo pesce sfornato da una cucina sempre attenta a rispettare la tradizione romagnola con le prelibatezze locali e servito in tavola dagli inappuntabili camerieri del noto ristorante guidato da Michela e Stefano. Da rimarcare che era la 19ª edizione di questo ritrovarsi consapevoli di dare un ottimo contributo per combattere le malattie del sangue. Soddisfatta la promotrice dell'iniziativa Liliana Galli che con l'aiuto dei volontari di Famija Arciunesa si impegna anno dopo anno. Anche perchè c'è un traguardo da tagliare.. 50.000 euro di donazioni che si spera di raggiungere nel 2017 con la già “sognata” 20ª edizione.
staff stanco e soddisfatto a fine serata. coi “motorini” del ristorante cavalluccio marino, sempre inappuntabili ed attenti alle richieste dei commensali, gli organizzatori e gli ospitali michela e stefano.
Presentazione della serata. Giovanni terenzi (V. Pres. aiL Pesaro), Liliana Galli e la dottoressa Lara malerba (ematologa ospedale muraglia).
consegna del maxi assegno, da sin.: dott.ssa sara Barulli (ematologia ospedale muraglia), franca Giorgioni (Pres. aiL Pesaro), Liliana Galli, donatella Ligi (inferm.), cristina Benevento (segr.).
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Spiaggia
di Paolo Cortesi
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Risanare “l’ultima spiaggia” Francesco Travaglini, giovane riccionese, ha brillantemente conseguito la Laurea Magistrale in Architettura, nel Campus di Cesena (afferente alla Università Alma Mater di Bologna ), nell'ambito del laboratorio ''Figure di spazi urbani'', effettuando un'indagine fotografica ed una progettazione relativa ad una vasta area (600 mq.) compresa tra i comuni di Rimini e Riccione. In seguito all'abbandono delle colonie, tale area viene considerata come una ''terra di nessuno'', un luogo privo di nome, un posto da evitare. indagine fotografica ''ultima spiaggia'' E' stata realizzata un'ampia documentazione che ha richiesto molto tempo per individuare minuziosamente la composizione del territorio, evidenziandone lo spirito celato tra le sabbiose radure, gli edifici abbandonati, i cantieri in costruzione, le recinzioni arrugginite, e gli accampamenti di fortuna. Nel corso del tempo si sono registrati profondi mutamenti relativi agli equilibri ed assetti paesaggistici, evidenziando l'attuale assoluto degrado e lo stato di abbandono di tale spazio. Nel lato verso mare sono state documentate le ex colonie Novarese e Bolognese (Comune di Rimini) e OPAFS Ferrovieri, Umbra Pio XII, Casa del Bimbo e Dalmine (Comune di Riccione). Le immagini più significative e caratteristiche sono state raccolte in un pregevole album fotografico. Progetto architettonico a) Le ex colonie. Relativamente alle strutture delle ex colonie sopra citate, viene prospettata la loro ''rifunzionalizzazione'' comprendente, per la Novarese, un ''Polo del Benessere'' costituito da uno stabilimento termale e da camere di ricezione alberghiera; per la Bolognese, un ''Polo Universitario'' di Scienze Motorie, Sport
e Salute, ed un College per studenti; per la OPAFS una scuola di vela, windsurf e kite-surf; per le altre strutture un ruolo ricettivo; infine, per la Dalmine, un complesso alberghiero, precedentemente funzionante. b) L'ecoparco. Per questa progettazione, Francesco Travaglini ha tratto ispirazione dai lavori del francese Gilles Clement, architetto di paesaggio tra i più noti ed influenti d'Europa.Tale ecoparco viene denominato dall'autore della tesi come ''Giardino Perduto'', un luogo per il tempo libero, condiviso dalla totalità degli individui, in stretta simbiosi con la natura; un'area protetta di cui prendersi globalmente cura. L'attributo ''Perduto'' viene utilizzato per indicare una zona caduta nell'oblio, rievocando l'ecosistema presente lungo tutto il litorale, prima dell'evento del turismo di massa. Il ''Sistema dell'Acqua'' prevede due bacini idrici collegati da un sinuoso percorso pluviale contornato da piste ciclo-pedonali. Una
Benessere
sabbiosa collina artificiale ha lo scopo di rievocare le dune presenti, in passato, per tutta la lunghezza della costa litoranea. Viene inoltre proposto un sistema arboreo, come modello associativo che rappresenti la riconciliazione tra uomo e natura da affiancarsi affiancarsi alla rete arborea preesistente al fine di schermare visivamente e sonoramente l'ecoparco dai percorsi viari e ferroviari che lo attraversano. Si ipotizza l'installazione di padiglioni come elementi mobili smontabili e rimontabili, che formerebbero un sistema flessibile, non impattante sull'ecosistema, adattabile alle varie stagioni dell'anno, ed alle richieste degli utenti. Inoltre si potrebbero affiancare come ''Polo Verde'', un Museo Ecologico ed un Mercato Condiviso. Un ''Polo Concerti'', costituito da un'ampia radura di forma circolare, farebbe parte integrante dell'ecoparco. Un'altra proposta riguarderebbe uno ''Skate-Park'', estremamente potenziato rispetto a quello preesistente, ormai dismesso. Oltre che un'attrattiva locale potrebbe dare luogo ad eventi di livello internazionale, con notevole affluenza di pubblico e con un massiccio impatto mediatico. Infine, verrebbero previsti ''Padiglioni Culturali'', finalizzati alla condivisione delle espressioni artistiche; ''Padiglioni di Lettura'' con scambi di libri; ''Padiglione Benessere'', con palestra, centro yoga e solarium. Concludendo, nella tesi sopra esposta, viene chiaramente evidenziato un atteggiamento di attenzione e di sensibilità nei confronti del paesaggio analizzato. La conoscenza approfondita di tale luogo è stata la prerogativa fondamentale ai fini dell'atto progettuale. Sembrano quindi appropriate le parole di Tonino Guerra: ''Bisognerebbe creare luoghi per fermare la nostra fretta e aspettare l'anima.''
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CURIO ITà senzaeta’ di Maria Grazia Tosi
Tutti (o quasi) perennemente connessi, a casa, in ufficio, per strada, tramite PC, tablet, smartphone. E i social sono letteralmente esplosi: all’immediatezza delle mail, Facebook, Twitter o Instagram hanno aggiunto la possibilità di avere un pubblico e l’utilizzo dell’immagine. Le piattaforme social hanno velocizzato e in molti casi migliorato la vita, dando la possibilità di restare in contatto con persone anche dall’altra parte del mondo, riallacciare vecchie amicizie, trovare lavoro. Miglioramento e tanto entusiasmo, che però hanno provocato un attaccamento spesse volte morboso per i giovani nel loro quotidiano ed articolato utilizzo… ma pare non solo per loro. aGGroViGLiati neLLa rete Da un articolo pubblicato a novembre in un quotidiano locale, il 95% degli adulti italiani usa abitualmente un telefono cellulare e di questi il 62% uno smartphone (telefono intelligente), e 7 su 10 hanno in casa un pc. L’esercito dei fanatici del web sta crescendo enormemente tanto da parlare di dipendenza, specialmente rispetto all’utilizzo dei social. Chi è preda di un uso scorretto e spasmodico delle nuove tecnologie, cioè, può incorrere in rischi psichici, cognitivi e comportamentali. E’ stato istituito in Italia il primo ambulatorio ospedaliero al Policlinico Gemelli di Roma che cura tale dipendenza: questo perché si ritiene che il web se non bene gestito possa diventare un meccanismo subdolo, che faccia confondere la vita concreta con quella virtuale; chi possiede poca auto-
stima, su Facebook può ritrovare sicuramente un modo di migliorare la propria immagine. Alcune percentuali sul perché si resti così tanto sui social: il 62% per rimanere in contatto con parenti o amici, il 21% per conservare foto e ricordi, il 18% per acquisire dati e accedere a servizi, il 9% per dipendenza dal ‘mi piace’, il 6% per essere semplicemente on line e un altro 6% perché si trova la vita reale meno divertente. In cosa consiste la cura? Psicoterapia e gruppi di riabilitazione.
comunicare a suon di like!
naViGare… ma non in mare Se si parla di social non si può non parlare di Facebook… e se si parla di Facebook qui a Riccione non si può non citare “Come vorremmo la nostra Riccione”, gruppo attivato nel giugno del 2013 che attraverso i suoi 8054 iscritti rappresenta la più ampia e vivace ‘piazza’ entro la quale vengono affrontati stimolanti argomenti, pettegolezzi più o meno verosimili, post divertenti, avvincenti e a volte velenose polemiche. Una piazza con un’affluenza eterogenea che non tiene conto delle differenti posizioni sociali, culturali e politiche, e mantiene quotidianamente gli occhi aperti su quanto succede nella città e ai suoi cittadini. Un intraprendente profilo FB che può riportare le notizie in tempo reale, come solitamente accade a tutto ciò che viaggia in rete; tant’è che i giornalisti stessi vi ritrovano notizie fresche, ma così tanto che a volte mandano in redazione le medesime… già vecchie, perché già pubblicate sulle bacheche di cittadini particolarmente svegli. Questi improvvisati piccoli ‘social reporter’ possono diventare importanti dal momento che propongono spunti concreti per raccontare fatti di cronaca, che vanno però poi ben verificati e approfonditi, per evitare si divulgano informazioni sbagliate o fraintendibili. fenomeno mediatico A proposito di comunicazione centrata quale miglior esempio, sondando il contesto locale, della riccionese Gina Codovilli, che postando sulla sua bacheca fb una foto si conquista più di 500 ‘mi piace’!? Profilo seguitissimo, tante condivisioni e commenti, 5000 amici… si potrebbe definire una specie di ‘fenomeno mediatico’. Fenomeno che fa riflettere su quali siano veramente le dinamiche che fanno sì che una persona (e non un soggetto pubblico) possa riscuotere tante virtuali attenzioni con una semplice immagine o frase. Sicuramente esiste la capacità di comunicare! Da cosa dipende, da quello che si è… o da quello che si fa? Personalità, tematiche affrontate, azioni: cosa secondo te incide di più? “Essere se stessi, non bleffare. Cercare di usare il giusto grado di ironia, di educazione e rispetto per gli altri. Evitare le polemiche che possono trasformarsi in rissa. I social possono essere un ottimo mezzo di educazione ma anche dei pessimi
esempi facilmente imitabili.Per questo vanno usati con molto criterio”. L’aver scritto nel 2010 un libro sull’autismo è risultato evento significativo? “Il libro mi ha dato modo di conoscere tanti amici, ma non credo sia questo il motivo per cui sono seguita su facebook. Infatti non parlo quasi mai di autismo, proprio perché per me "fare un giro" su fb è un momento di svago, un piccolo piacere che mi concedo. Quindi cerco di non toccare argomenti troppo seri, per questi ci sono pagine e siti apposti. Il mio stare lì equivale ad una passeggiata in piazza: incontro amici, facciamo quattro chiacchiere, qualche battuta e, ancor meglio, due risate. Deve essere un momento piacevole, non un palcoscenico per lanciare invettive, per questo c'è già la tv”. e’ importante comunicare virtualmente… o è solo un passatempo? “Penso sia importantissimo. Ho potuto sperimentare la meraviglia del virtuale che diventa reale: l'immagine che diventa persona, la parola scritta che si trasforma in suono, l'abbraccio digitale che diventa calore umano. Insomma un piccolo miracolo: il passatempo trasformato in ricchezza affettiva”.
11 Vendere Posti Letto con i sociaL netWorK E’ un dato di fatto che per gestire un’efficace promozione alberghiera avere un sito come si deve ed utilizzare le tante possibilità che la rete mette a disposizione rappresentano le azioni primarie per muoversi al passo con le tendenze del mercato. I social network diventano sempre di più una veicolazione interessante in tal senso, e la prima parola che viene in mente pensando a loro nella quasi totalità dei casi è Facebook, tanto semplice da impiegare per fini personali quanto più complesso da impiegare nell’aumento della visibilità di un’attività. L’Associazione Albergatori di Riccione tra i tanti corsi di formazione che ogni anno propone gratuitamente ai suoi associati, ne ha recentemente organizzato uno proprio per insegnare a come gestire al meglio i social quale strumento di vendita e fidelizzazione, in particolare Facebook, considerato il più efficace per mantenere il contatto con il cliente anche dopo la sua permanenza in hotel, per presentare offerte, servizi ed eventi; ma anche per insegnare a come formulare le risposte ai commenti, incentivare le recensioni e migliorare la reputazione. Confezionarsi a propria misura uno spazio di ascolto sempre attivo dove si possono conoscere desideri, aspettative e perché no, anche qualche critica. “Un incontro interessante – commenta una giovane albergatrice partecipante – che ha aperto gli occhi su diversi punti : su quanto ad esempio sia sempre più importante l’interattività del proprio sito, anche rispetto all’azione dei social, per permettere un’aggiornata evoluzione ed efficacia di entrambi”. “cHe fatica ViVere semPre connessi!” Così ha dichiarato alla stampa, e alla rete naturalmente, un grande comunicatore che è Linus, l’anima di Radio DJ, che in
estate diventa potente catalizzatore di quella marea di giovanissimi che inondano dal pomeriggio il piazzale Roma. Ha chiuso alcuni mesi fa il suo seguitissimo blog, per dodici anni un appuntamento fisso per migliaia di persone. “Andando avanti, giorno dopo giorno, mi sono trovato davanti a una strozzatura. Era sempre più difficile individuare degli argomenti di cui parlare senza ripetersi. Innanzitutto perché non ho dato spazio ai temi dell’attualità: parlarne diventa pericoloso, ti butti in pasto ai barbari, metti te stesso in mezzo a una giungla dove ci sono certamente una maggioranza di persone che commentano e rispondono in maniera civile, ma dove ci sono anche quelli che a priori ti devono dire le cose in una certa maniera, rovinandoti l’esistenza. Quindi il blog è diventato con gli anni una faccenda personale, una sorta di diario, mi sono raccontato in una maniera più intima.” Considerazione che tocca uno dei temi essenziali del rapporto di oggi fra le persone e il web, da cui c’è molto da imparare sull’influenza di un canale comunicativo ei confronti della libertà d’espressione. attenZione, attenZione Non è tutto divertimento e leggiadria, quindi, il risultato di una comunicazione virtuale. A questo proposito, una breve riflessione su un pericolo che può coinvolgere un pubblico più giovane se non infantile: il cyber bullismo. Un fenomeno messo in atto principalmente attraverso i social, con l’offesa, la minaccia o il ricatto nei confronti delle vittime prescelte che possono subire conseguenze psicologiche anche molto gravi come. E’ che il confine tra un comportamento che resta scherzoso e uno che viene percepito come lesivo non è così netto, e raramente i giovani si rendono conto della gravità delle loro azioni nel momento in cui mettono in rete del materiale inoppor-
tuno. Occorre diventare consapevoli che chiunque fornisca indicazioni personali o pubblichi immagini su blog, reti sociali o forum si rende un potenziale bersaglio. Come ci si può proteggere? Mantenendo sempre un comportamento rispettoso, evitando di postare dati e informazioni sensibili sul proprio profilo (p. es. foto imbarazzanti o troppo personali), curare solo le vere amicizie. La legislazione che deve impedire l’abuso dei dati personali non offre, almeno sino ad ora, adeguate tutele in merito: ad esempio foto compromettenti che si ritrovano in rete possono essere ampiamente diffuse prima che la giustizia abbia il tempo d’intervenire, ed è praticamente impossibile farle ritirare da tutte le piattaforme e assicurarsi che nessuno le abbia già scaricate. I genitori e le scuole possono sostenere i ragazzi discutendo con loro sulle conseguenze di un loro gestione della rete. Insegnamento valido comunque anche per gli adulti: proprio i mesi scorsi nel riminese sono aumentate in misura esponenziale i reati sul web, due casi al giorno: uomini più o meno giovani sono stati ‘catturati nella rete’ di ricatti sessuali che ha fatto loro sborsare diverse migliaia di euro. “si staVa meGLio Quando si staVa PeGGio…” Per chiudere in leggerezza una domanda coi piedi ben ancorati a terra: ma come si comunicava quando non c’erano cellulari e computer e ancor prima, quando pochi erano anche i telefoni fissi, e in che modo si gestivano ritmi di vita e relazioni? “Quando eravamo giovani noi - racconta un’altra ottantenne riccionese-era tutto molto semplice: ci si metteva d’accordo ben in tempo! Non c’era scusa, non c’era scappatoia: se una ragazza uscita con un’amica e di ritorno perdeva il filobus tardando tardi, si ritrovava il padre infuriato sul cancello di casa: “Dovevi avvisarmi!”
amici che Se ne vanno
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Jolanda Tonini, lanciò il vongolificio Amati E’ stata una delle prime imprenditrici di Riccione, una donna elegante, amante del bello e della famiglia. Jolanda Tonini in Amati, molto conosciuta in città, se n’è andata per sempre lo scorso dicembre a 96 anni. Nata a Miramare il primo ottobre 1920 da Ernesta e Augusto Tonini che avevano aperto l’omonimo albergo in prima linea sul lungomare riminese, Jolanda è l’ultima di cinque sorelle. Studia fino a conseguire il diploma di maestra a Rimini, quando conosce il riccionese Mario Amati, che sposa poco più che ventenne. Dalla loro felice unione nascono cinque figli: Lucio, Roberto, Simonetta, Emilio e Laura. Mario, insieme al fratello Emilio, eredita dal padre Lucio la gestione del vongolificio Amati a Fogliano in viale D’Annunzio. L’attività è talmente nota, che la fermata dell’au-
tobus viene denominata con nome del pioniere “Lucio Amati”. Ed è proprio su questa attività che si concentra per lungo tempo l’attenzione della coppia. Come ricorda la figlia Laura “Mario e Jolanda hanno condiviso una vita intera fatta di tante gioie e di tante imprese. La passione di Mario per il mare e per la barca (la prima barca a vela di famiglia fu costruita da Mario e Roberto ragazzino nei capannoni dello stabilimento delle vongole) coinvolse Jolanda come navigatrice in lunghi viaggi estivi tra le isole della Croazia, della Grecia e della Turchia, quando noi figli eravamo ormai diventati grandi”. Donna Jolanda, come la chiamavano in tanti, era raffinata nel portamento e nello spirito. Dote apprezzata assieme alla sua capacità di attenzione e di delicatezza verso il prossimo.
Il Cavaliere Rossi, una vita tra mare e navi Negli anni Settanta è stato comandante del porto e della Delegazione di Spiaggia, oggi Ufficio Locale Marittimo. Il Cavaliere della Repubblica Danilo Rossi, se n’è andato per sempre il 24 novembre, a 95 anni, dopo una lunga e onorata carriera, seguita dall’impegno, per 25 anni, come presidente del gruppo Anmi (Associazione Marinai d’Italia – Gruppo Guardia Marina “Augusto Belloni”) del quale è stato fondatore. Nato a San Pietro al Natisone nel 1921, Rossi si è dedicato con passione fin dalla gioventù alla sua professione, cominciata come marinaio nocchiero di navi da guerra durante il secondo conflitto Mondiale e nella Guer-
di ni.co.
ra di Liberazione. Tramite concorso è poi entrato nel corpo delle Capitanerie di porto, come sottoufficiale, ruolo che ha svolto fino al 1979, anno del pensionamento. L’anno successivo, sempre a Riccione, dove si era trasferito negli anni Sessanta, ha fondato il Gruppo Amni, finché nel 1987 ha inaugurato il monumento dedicato ai Caduti in mare, nell’omonimo piazzale, in zona terme. Durante la sua presidenza Rossi, che si divideva tra famiglia e lavoro, si è adoperato per far arrivare in rada a Riccione oltre venticinque navi della Marina Militare, tra le quali la famosa Amerigo Vespucci sulla quale s’imbarcò nel 1941”.
Mario Guidi, artista del legno Ci ha lasciato nel dicembre scorso, all'età di 88 anni, Mario Guidi riccionese di razza. Nato nella Perla verde nel 1928 è sempre stato attivo esercitando vari mestieri: fabbro, maestro d'ascia, bagnino di salvataggio, esercente balneare, commerciante. Nel tempo libero è stato un bravo scultore del legno mietendo megaglie d'oro nelle numerose edizioni della Mostra degli Hobbies che si teneva al palazzo del Turismo di Riccione. Alla prima partecipazione presentò un reparto di soldati romani: una centuria con tutti i suoi ufficiali, sottufficiali, cavalleggeri e fanti meritandosi una Menzione d'onore. Successivamente opere di pregio, in tronchi di quercia, di ulivo, di mogano, di sorbo, riscossero ammirazione e consensi. Meravigliosi i busti di papa Giovanni XXIII, John Kennedy, Dante Alighieri, Giuseppe Verdi, Giuseppe Garibaldi, Michelangelo, Fausto Coppi, Cristo incoronato di spine, e assai suggestivi i bassorilievi della storia del pastorello Alessio Monaldi e dell'Ultima cena (200 x 300 cm.). Da ricordare il grande Crocefisso donato alla parroc-
di ni.co.
di G.L.M.
chia delle Fontanelle. Mario, uomo mite, amane della vita, aveva il “bello” dentro si sé e per mostrarlo agli altri, per dividerlo con gli altri, ha “liberato” la sua arte “imprigionandola nel legno. Da grande maestro d'ascia esperto di legname, Mario non poteva non partecipare al restauro della “Saviolina” di Bepi Savioli (cantieri Mulazzani meta anni ‘80) collaborando con gli altri superbi esecutori di quel gioiello della marineria riccionese. Da sin.: Orazio Mulazzani, Mario Franchini, Bepi Savioli, Mario Guidi, Nazzareno Macina.
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Gli “Attori per caso” in: “I sèld ad Vasco” ( I soldi di Vasco )
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Vasco è un vecchio bagnino tirchio che decide di vendere la zona al mare e ritirarsi dal lavoro. Tilde, moglie sempliciotta, è sempre vissuta modestamente, quindi, quando sa di possedere una cifra di denaro mai immaginata in vita sua, trova il modo di vendicarsi del marito che le ha fatto fare una vita piena solo di lavoro e sacrifici. Il matrimonio dell’unica nipote dei due anziani si presenta al
le, zitelle, benestanti e tirchie come lui. Una di queste, Gloria, è stata una famosa attrice, con una sequela di amanti dimostratisi assai generosi. Quando conosce un avvocato che sembra essere l’uomo della vita è indecisa se farlo conoscere a Vasco, vista la sua grettezza. Come sempre succede quando si sente “odore di tanti soldi”, parenti lontani e amici improvvisati ronzano in casa speranzosi
momento giusto per incastrare Vasco, che deve cedere al “ricatto” ma pronto a prendersi la rivincita sulla moglie che lo ha abbindolato. La nipote Rosalba, futura sposina, si unirà in matrimonio con Teodoro, cocco di mamma di buona famiglia, cosicchè la cerimonia dovrà essere all’altezza.Vasco, vissuto sempre, per voler suo, in ristrettezze non si rende conto a quali spese andrà incontro per accontentare le sue donne finchè non toccherà con mano. Vasco ha due sorel-
di raccogliere qualche beneficio. Vasco però, si dimostra assai furbo e ottiene la sua vendetta. Come? Bisognerà vedere lo spettacolo! Ecco il calendario: semPre di domenica aLLe ore 21: feBBraio 19 e 26 / marZo iL 5 e 12 Presso “sPaZio tondeLLi” (ex teatro deL mare) Via don minZoni - riccione PreVendite: sPadareLLa GioieLLi - Via VirGiLio info: Luciano 349 25 31 929
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Orio Rossetti: “Operatore Culturale” ORIO ROSSETTI (Riccione 5 marzo 1945-5 luglio 2014), è stato poeta, scrittore, saggista editore e intellettuale riccionese. Nel 1969 si laurea in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Bologna con una tesi sul diritto amministrativo. Nel 1973 sposa Angela Zivieri e nel 1975 diventa padre di Francesca. Dal 1972 al 2004 è stato dipendente del Comune di Riccione, anche in qualità di capo Ufficio Cultura e con tale qualifica promuove e organizza manifestazioni, incontri, seminari, conferenze a cui partecipano i più noti nomi della letteratura, della filosofia, della scienza e dell'arte italiana e con molti dei quali intratterrà rapporti epistolari, privati e pubblici, di grande interesse intellettuale e morale. È socio fondatore e principale animatore di una moltitudine di associazioni culturali in campo educativo, delle arti, della politica, della filosofia, della lirica e della promozione della cultura di base nonché ideatore di due edizioni del Premio Nazionale "La scrittura dei Ragazzi", di tre edizioni del Premio Nazionale "Donna e scrittura" e di tre edizioni del Premio Gianni Quondamatteo. Nella sua vita ha pubblicato nove testi (di poesia, di racconti e romanzi, di meditazioni filosofiche), il primo dei quali. II ritorno di Alice,
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è stato finalista al Premio Viareggio Poesia del 1978, e curato una miriade di libri editi sia dalla Casa editrice "La Sfera celeste" (da lui fondata nel 1984, con 130 testi all'attivo), sia da altri editori.
...e trabacul de non Juséf L’opuscolo rappresenta una documentazione tramite schede di ricerca, fotografie, informazionie testimonianze di amici e famigliari dei protagonisti, sulla storia dei trabaccoli, compresi quelli riccionesi, partendo da un “amarcord” del suo Nonno Jusèf. Giorgio Serafini, ha voluto dedicare il presente, al ricordo della sua famiglia, travagliata negli anni, da durissime e sistematiche tragedie, con perdite premature dei suoi cari: “Gigin ad Serafèin ed Emma” (genitori), Giancarlo e Adolfo (fratelli) e al nipotone Raul (Roccia).
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di Maria Grazia Tosi
Un coro per emozionare
Partendo dal gospel per esplorare altre differenti ed armoniche frontiere… insieme. Cantare per emozionarsi, credere in ciò che si fa, divertirsi assieme diventano così il principale accordo della partitura musicale di SATiBì Singers, il coro che si è formato nel 2011 da un’idea del maestro di musica Enrico Cenci, diplomato al Conservatorio G.B.Martini di Bologna, che ha riunito un gruppo di amici con la passione per la musica. Composto da 24 elementi, per la maggior parte riccionesi, accompagnato dal cajion (strumento a percussione di origini peruviane) di Mauro Mussoni, dal basso elettrico di Fabio Balducci e dal pianoforte del direttore stesso, è nato come coro gospel ma si è poi proiettato con il medesimo entusiasmo verso nuovi orizzonti musicali. Negli anni i SATiBì Singers hanno perfezionato il loro stile grazie ad un costante impegno ed approfondimento che si è mano a mano arricchito dei workshop ai quali hanno partecipato; anche recentemente con il direttore del Florence Gospel Choir M° Nehemiah Brown, con il quale si sono poi esibiti l’8 gennaio scorso, di fronte al Palazzo del Turismo. Quanto di spirituale e di laico ritrovate nelle vostre elaborazioni? “La formazione corale SATiBì Singers – spiega Cenci – prende il via, per la maggior parte di noi, dall’esperienza del cantare nella propria parrocchia. Nasciamo infatti come coro gospel con
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l’intenzione di cantare la fede di un popolo, i neri d’America , in cammino verso la libertà. Ma anche con quella di allargare da subito lo sguardo su altri generi musicali, dal pop al musical, alla musica da film. Sempre con un’attenzione particolare al testo, che deve esprimere una visione della vita improntata alla gioia e alla speranza nel futuro, pur nelle difficoltà del momento. Per cui ‘spirituale’ e ‘laico’ a volte rimangono distinti nel testo, altre volte si fondono in brani riarrangiati in stile gospel.” come vi ponete, o contrapponete, rispetto agli altri cori cittadini? “La nostra è semplicemente una realtà musicale tra le tante e belle già presenti nella nostra città… nessuna contrapposizione! Un coro è segno del desiderio di persone che vogliono ritrovarsi insieme per cantare. Noi vogliamo che sia anche un modo concreto e visibile di trasmettere la gioia di vivere; ce la mettiamo tutta, sperando di riuscirci ogni volta che saliamo su un palco!” Quali sono i progetti musicali ai quali auspicate per il futuro? “Vorremmo registrare qualche brano, per provare l’esperienza della sala d’incisione. E sarebbe bello poter collaborare con formazioni corali diverse, non solo della nostra città; speriamo di riuscire a crearne l’occasione. Ma il progetto principale è... continuare a cantare il più possibile!”
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idrokinesiterapia: i benefici terapeutici dell’acqua
Lia Montalti - Direttrice Tecnica del Centro Fisioterapico Exis di Riccione. Fisioterapista e Osteopata Possiamo definire l’idrokinesiterapia come la tecnica riabilitativa che utilizza le proprietà fisiche dell’acqua? Certo, ma non solo. L’idrokinesiterapia, infatti, è la terapia che unisce il movimento in acqua con l’azione di un fisioterapista. Preciso questo concetto poiché l’interazione col paziente è molto importante, in quanto, solo in questo modo, possiamo realmente attivarlo verso quelle che sono le dinamiche di guarigione. L’idrokinesiterapia fa parte di quelle metodiche globali nelle quali si tiene conto dell’articolarità, della muscolatura e specificità di ogni singolo. che risposta ha il paziente, soprattutto se affetto da patologie muscolo scheletriche, attraverso la terapia in acqua? Il paziente abbraccia a pieno questo tipo di terapia nella stragrande maggioranza delle volte, affrontando il percorso terapeutico con una marcia in più partecipando attivamente e dando una continuità di trattamento. Tutto ciò perché il lavoro in acqua garantisce delle caratteristiche precise ed uniche. Le mobilizzazioni sono più dolci e continue, il lavoro in scarico parziale del peso corporeo garantisce la possibilità di svolgere attività impensabili a terra, accelerando il recupero fisico.
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Quanto incide a livello psicologico il fatto che si faccia terapia nell’elemento acqua? Posso dire, in tutta la mia esperienza , che incide moltissimo e i risultati sono più che positivi sui pazienti. Innanzitutto possiamo lavorare senza la paura di cadere ed eliminando le problematicità date dalla gravità. Il paziente, infatti, non si trova in uno studio di fisioterapia ma è in una piscina terapeutica, confortevole e calda, che favorisce il rilassamento muscolare e psicofisico. Noi siamo condividiamo insieme al paziente tutta la durata della terapia e in acqua lavoriamo su un lettino virtuale, un lettino fatto da una superficie liquida che permette sia di gestire i movimenti in maniera tridimensionale, sia di variare le posture continuativamente e in maniera molto dolce. E questo tipo di attività inoltre permette alla persona la gestione della propria autonomia, senza doversi fermarsi per le limitazioni articolari o per il dolore fisico.
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Quali sono le patologie più frequenti che si trattano in acqua? a chi si deve rivolgere un paziente che vuole curarsi con l’idrokinesiterapia? Tutte le patologie della terza età : i dolori articolari, le patologie reumatiche, le artriti e osteoporosi.Le problematiche vertebrali come lombalgia e cervicalgia. E tutto ciò che riguarda il settore chirurgico con preparazione pre-intervento e post intervento come per le protesi all’anca e al ginocchio,fratture, crociati o interventi alla spalla. Ma anche il semplice mal di schiena o il rilassamento muscolare. A Riccione, presso il centro Exis siamo forniti di una piscina riabilitativa a tre altezze con l’acqua a 33° di temperatura. Uno staff specializzato nelle attività in acqua segue decine di pazienti alla settimana per qualsiasi delle patologie sopraelencate. Ogni paziente che trattiamo nel centro sia in acqua ch enon viene prima valutato in maniera totalmente gratuita per potergli offrire la migliore delle terapie, ovviamente non vale solo per la parte in piscina.
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di Maria Grazia Tosi
Due grandi donne… e tanti piccoli gatti Due ‘graffi’ stilistici diversi ma sinergici quelli che Carla Lunedei e Maddalena Fano Medas con la loro mostra “Due punti di vista”, inaugurata il 4 dicembre presso il ristorante Nona, hanno celebrato il gatto quale estroso protagonista dei loro scatti e dipinti. L’idea carina è stata quella che proprio attraverso due differenti espressività hanno immortalato curiose immagini dei solitamente molto amati animali domestici; immagini che si rapportano tra loro, similmente dissimili. Un’interessante sinergica passione quella che le due amiche hanno messo in gioco, sicuramente sollecitandosi l’un l’altra nel creare confrontandosi. Due donne riccionesi conosciute per percorsi comunque diversi. Carla è infatti un’avvocata civilista che da tanti anni pratica la sua professione a Rimini, e che ha applicato altresì in progetti di forte impegno socio-culturale, essendo per diversi anni titolare dello Sportello donna del Comune di Riccione; ma con un’antica infatuazione per lo scatto fotografico, che solo dal 2014 ha sentito l’esigenza di diventare pubblica con la mostra BC (come bici) dove la bicicletta ne era il filo conduttore, per seguire con il libro di poesie e immagini realizzato assieme al poeta Pasquale d’Alessio. Anche Maddalena è una professionista… ma dell’arte; eclettica, imprevedibile e dissacratoria, supportata da una fantasia estrosa e molto comunicativa sempre al passo coi tempi, lei dipinge, scolpisce, inventa, scrive, arreda, decora: indimenticabili i suoi interventi d’abbellimento in importanti locali riccionesi dagli anni ’60 – ‘70… ma sino ad oggi, essendo il ristorante che ha ospitato l’attuale mostra proprio in uno spazio dove il suo apporto artistico ha fatto sicuramente la differenza. Da ‘due punti di vista’ una brevissima considerazione su quest’ultimo, condiviso lavoro. Carla: “Io sono una ‘gattara’ molto recente, dal momento che solo da tre anni i gatti sono entrati nella mia vita, nonostante mio marito Massimo da tempo insistesse per avere
una presenza felina in casa. E così prima è arrivato Wisky e poco dopo Skizzo, da subito molto fotografati. Qualche mese fa Maddalena ha visto alcune foto; colpita soprattutto da quella che ritraeva uno di loro con delle ciliege davanti al musetto, da lì è partita l’idea di fare qualcosa insieme”. Maddalena: “E’ stato bello e divertente lavorare con Carla. Lei con il suo obbiettivo e io con il mio pennello abbiamo voluto mettere in risalto la personalità dei gatti, e credo che ci siamo riuscite: sono stati sempre la mia passione, sia per la loro innata eleganza e signorilità, sia per l’indifferenza suprema con la quale riescono a trasferirsi dai salotti alle grondaie. Come dice Auguste Cartier ‘due cose al mondo sono esteticamente perfette: l’orologio e il gatto’.”
Ugolini lo “scarparo” va in pensione
Dopo circa sessant’anni di lavoro nel settore calzaturiero, Palmerino (Rino) Ugolini, ha chiuso bottega per andarsene in pensione. Il suo volto nel tempo è diventato popolare, perché, oltre ad avere un negozio di calzature firmate a San Lorenzo, ha lavorato come ambulante nei mercati settimanali del Riminese, fino a Bologna e Pordenone, quindi come grossista, in società e poi in conto proprio. “Mi dispiace lasciare quest’attività, ma l’età avanza, la carta d’identità si è ingiallita! - Commenta Ugolini -. “Dopo aver lavorato per una stagione alla pensione Savoia, in Viale Ceccarini, e due anni (nel 1959 e nel 1960) da Saponi Silvano, al Goal d’oro che in viale Lazio produceva scarpe da calcio per i grandi campioni - racconta -, nel novembre
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1962 ho aperto il negozio di Riccione, rilevato dai Corbelli e poi gestito dalla mia famiglia, fino alla prematura scomparsa di mia moglie Grazia. Da noi sono venuti anche i personaggi dello spettacolo, come Anna Falchi e Riccardo Cocciante che essendo basso, voleva il tacco alto. Non sono mancati i calciatori di serie A.
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Nel 2006 ho chiuso il negozio di Riccione, ma già dal 2005 avevo cominciato a riparare le scarpe”. Di fatto con questa passione Ugolini ha contagiato l’intera famiglia, a partire dal fratello Alfeo, che tuttora ripara scarpe nel chiosco sulla piazzetta di Ponente del porto canale. L’attività all’ingrosso ha coinvolto tutti e cinque i fratelli, Argeo, Antonio, Alfeo, Giuseppina e Sabatina. Nel 1967, ho aperto a San Lorenzo “Rino il centro della scarpa”, dove avevo le più belle scarpe firmate, e lo 0-90 sulla Circonvallazione di Riccione, condotto per alcuni anni da mia figlia Giovanna, che ora fa la ragioniera”. La famiglia Ugolini, arrivata da Monte Cerignone in riviera nel 1954, ha vissuto tre anni a Misano, per poi trasferirsi nel 1957 a Riccione in viale Udine.
Storia della perla verde
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Targhe esplicative nei luoghi storici
Iniziativa dell’Istituzione alla Cultura del Comune di Riccione E’ andato in porto il progetto dell’Istituzione alla Cultura del Comune di Riccione riguardante il posizionamento di una serie di targhe esplicative nei luoghi storici della nostra città. Se ne era sentito parlare due anni fa e la lunga gestazione è giunta al traguardo nell’ottobre scorso. Iniziativa auspicata da molti che merita un plauso per la conclusione anche se si devono sottolineare alcuni errori grossolani non imputabili di sicuro alla fretta (due anni di lavoro sono un tempo che fa ponderare). Innanzi tutto circolano due mappe: una con 11 punti di interesse e una con 12. E questo può creare una certa confusione. Poi in alcuni luoghi le targhe sono due, perfettamente uguali e assai vicine. All’Ospedale Ceccarini addirittura la distanza è di soli 10 (dieci) metri. Questa scelta ci sembra strampalata e non se ne comprende l’utilità. Un vero spreco. Soldi che potevano essere direzionati meglio, magari approntando altre targhe in altri luoghi: Piazzale Roma-Bosco della pioggia? Parco della Resistenza? Fontana della Ruota? Oppure in abbinamento ad un totem con fotografie d’epoca o disegni si potevano documentare: Le Torri Saracene (Fontanelle e Trinità), Villa Martinelli e la lottizzazione, il castello Mattioli. E che dire dell’idea di creare la Passeggiata dei Pionieri ad arricchire culturalmente il Lungomare della Costituzione? Ce ne sono almeno 13 che non hanno mai avuto alcuna menzione né luogo dedicato: Leonilde Conti, Giuseppe Angelini “E Biènch”, Giovanni Cecchini, Sebastiano Amati, Giuseppe Angelini “Finèin”, Girolamo Fabbri “Giurmèin”, Luigi Fabbri “Prinoun”, Ettore Tonini, Domenico Mancini “Manghin de Fabre”, Luigi Valcarenghi, Domenico Galavotti “Manghinot”, Pietro Tontini, Secondo Savioli. In ultimo, ciliegina sulla torta non cercate la targa numero 10, non c’è! 01) municipio, Via Vittorio emanuele ii° 02) Palazzo del turismo, P.le V. ceccarini 03) Villa mussolini, Lungomare dellaLibertà 04) Villa franceschi, Via Gorizia. 05) Villa Lodi fè, P.le caduti di cefalonia 06) Giardino d’infanzia, corso fratelli cervi 07) ospedale ceccarini, corso fratelli cervi 08) Villino mattioli, corso fratelli cervi 09) Porto, molo di Levante 10) Villino Pater, Via Latini 11) Ponte romano, corso Giulio cesare 12) castello agolanti, Via caprera
alle pag. 20-21 una sintesi dei testi delle targhe.
MUNICIPIO
PALAZZO DEL TURISMO
VILLA MUSSOLINI
L’edificio denominato ‘Villa Riccioni’ fu adibito a residenza comunale all’inizio del 1924, a due anni dalla nascita del Comune autonomo di Riccione. La villa, di proprietà della moglie del medico condotto Federico Riccioni, fu acquistata al prezzo di 180.000 Lire, pagato dalla giovane amministrazione in sette anni con rate semestrali. Il fabbricato si ergeva su un ampio terreno, in posizione centrale rispetto al territorio comunale. Al corpo residenziale vennero apportate sostanziali modifiche per destinarlo all’uso amministrativo e fu eretta, sul lato di ponente, una nuova ala riservata agli uffici di governo e di rappresentanza. La nascita del comune autonomo di Riccione, nel 1922, segnò il punto di arrivo del notevole processo evolutivo, economico e sociale che aveva interessato la città a partire dalla fine dell’Ottocento e rappresentò uno dei passi più importanti verso quel percorso di modernizzazione che, nel volgere di qualche decennio, ne avrebbe trasformato completamente il volto.
Il Decreto Legge del Capo del Governo del novembre 1926 riconobbe a Riccione la qualità di ‘Stazione di Cura e di Soggiorno’, permettendo la creazione dell’Azienda Autonoma, Ente votato alla promozione e allo sviluppo della stazione balneare. Il progetto della realizzazione del Palazzo del Turismo venne affidato al Geom. Carlo Piccioni, mentre la definizione dei prospetti e delle decorazioni al Prof. Gogliardo Ossani. L’edificio divenne uno dei simboli più rappresentativi dell’identità di Riccione tra le due guerre e fu inaugurato in due fasi: una prima volta il 28 ottobre 1938 poi, ufficialmente e con la presenza delle autorità, il 28 maggio 1939. Nel 1951 fu effettuata una ristrutturazione progettata dal Prof. Ossani, che ha comportato l’aggiunta di un piano alle due ali laterali. Alla fine del 1970 l’edificio è stato ampliato e sopraelevato, come si mostra oggigiorno, dall’Ing. Franco Farina e dall’Arch. Angelo Semprini. Il Palazzo è ora sede di sale congressuali.
La prima proprietaria fu la marchesa Eugenia Beccadelli in Grimaldi che fece costruire la struttura nel 1892; di seguito venne ceduta al ferrarese Giulio Monti e da quel momento, anche nelle cartoline d’epoca, prese il nome di Villa Monti; fu poi acquistata dalla famiglia del conte Angeletti di Bologna e, successivamente, da Giulia Galli in Bernabei che la vendette a Rachele Guidi in Mussolini. I Mussolini, attorno al 1940, fecero ristrutturare e ampliare la villa annettendo i terreni limitrofi e la strada, l’attuale viale Milano, trasformandola in una cittadella autosufficiente, protetta da un alto muro perimetrale, con le dimore per i figli distribuite attorno ad un grande patio, il campo da tennis e un giardino sul mare. Il luogo fu contemporaneamente residenza di vacanza e di rappresentanza. Dal 2005, grazie a un importante intervento di recupero, in seguito a una convenzione tra la Fondazione Carim e il Comune di Riccione, Villa Mussolini è sede di mostre ed eventi di ampio respiro.
OSPEDALE CECCARINI
VILLA MATTIOLI
PORTO CANALE
Il 25 aprile 1892 fu posta la prima pietra dell’ospedale di Riccione a seguito della donazione della benefattrice Maria Ceccarini. L’inaugurazione ufficiale della struttura sanitaria, intitolata al chirurgo dottor Giovanni Ceccarini, marito della donatrice deceduto anni prima, avenne il 23 ottobre 1893. L’ospedale era destinato, come da statuto, all’assistenza degli infermi poveri delle borgate di Riccione e di S. Lorenzo in Strada, e dei paesi vicini di Misano, Scacciano, Casalecchio e Sant’Andrea in Besanigo. Le cure venivano garantite anche ai malati benestanti, dietro corresponsione di un pagamento e in numero limitato, per non sottrarre posti letto agli indigenti. La benefattrice, alla sua morte, dispose che l'ospedale venisse eretto ‘Ente morale’ e lasciò in eredità un patrimonio fondiario per garantire alla struttura sanitaria l'autosufficienza. L’ospedale non ha mai interrotto la propria attività: ha funzionato anche durante il periodo bellico della Seconda Guerra Mondiale.
Villa Mattioli è la dimora più antica di Riccione. Venne edificata verso la metà del Settecento nella località denominata ‘Casette’, il nucleo abitativo di Riccione lungo il tratto della Via consolare Flaminia, oggi Corso Fratelli Cervi. Di proprietà dei Frati Domenicani, l’edificio fu acquistato nel 1755 dai conti Mattioli, proprietari di numerosi beni nel territorio riminese, che lo adibirono a ‘casino di villeggiatura’. Per il numero di stanze e di servizi di cui disponeva, nonché per la presenza di stalle in grado di accogliere cavalli e animali da soma, nel corso del tempo la struttura fu ripetutamente requisita da autorità civili e militari. Villa Mattioli è nota anche per aver dato i natali all’intellettuale cattolico Igino Righetti (Riccione 1904 – Roma 1939), fondatore del Movimento Laureati dell’Azione Cattolica. L’edificio è divenuto oggi sede dell’associazione culturale Centro Arti Figurative, dopo essere stato acquisito dal Comune di Riccione nel 1979.
Riccione, alla fine dell’Ottocento, era ancora un piccolo borgo. Gli abitanti avevano di che vivere anche grazie ai proventi derivanti da una povera pesca, praticata sotto costa e con imbarcazioni con poco pescaggio per la mancanza di un porto. Alcune barche venivano allora ancorate a palafitte di legno nel canale alla foce del Rio Melo, altre ancora erano tirate in secco sulla spiaggia. Nel periodo primavera-estate anche la foce del Rio Marano fungeva da ricovero per le imbarcazioni. Al porto di Rimini avevano ormeggio i marinai per i loro scafi più grandi e con maggior pescaggio. Grazie ad uno dei tanti munifici interventi di Maria Ceccarini a favore della comunità riccionese, verso la fine dell’Ottocento si rese possibile un primo intervento con palate in muratura per creare un ricovero più sicuro per la marineria riccionese. Nonostante si trattasse di poco più che un approdo Riccione fu la prima località di mare nel riminese ad avere una darsena, inaugurata nel 1938.
VILLA FRANCESCHI
VILLA LODI FÉ
GIARDINO D'INFANZIA
Villa Franceschi appartiene a quell’insieme di architetture residenziali d’inizio Novecento che ancora oggi testimoniano l’aspetto di Riccione agli albori del turismo. Fu costruita tra il 1900 e il 1910 in una zona di espansione della città che andava connotandosi, per i suoi canoni urbanistici e la marcata presenza del verde, come una vera e propria ‘città giardino’. In una seconda fase, verso il 1920, l’edificio venne completamente ristrutturato e al corpo centrale furono aggiunte la parte posteriore, dotata di torretta, e la dépendance; venne inoltre impreziosito con gli elementi decorativi e i fregi floreali che gli conferiscono il ritmo e l’eleganza che oggi ammiriamo. Nel 1919 la villa fu acquistata dalla famiglia Franceschi che a Riccione scelse di costruire la propria dimora di villeggiatura. Il villino è entrato a far parte del patrimonio del Comune di Riccione negli anni Cinquanta, ed è oggi sede della Galleria comunale di arte moderna e contemporanea.
La costruzione della villa venne commissionata negli anni Venti dal bolognese Decio Monti. Passata in seguito, per via ereditaria, alla famiglia Lodi Fé, dal 1986 l’immobile è divenuto proprietà del Comune di Riccione e sede dell’associazione Riccione Teatro e dell’associazione DIGDocumentari, Inchieste, Giornalismi. L’insegna dei Monti è ancora presente su uno dei cancelli d’ingresso del giardino adibito a Parco comunale, oggi intitolato a Papa Giovanni Paolo II. Villa Lodi-Fé, chiara espressione di villino in stile eclettico, per le sue caratteristiche formali appartiene alla tipologia dello ‘chalet nel parco’. La volumetria alta e slanciata, con il tetto spiovente e le finestre medievaleggianti, le due ali simmetriche che formano quasi due torri sulla facciata verso la collina, nonché l’articolazione dei prospetti decorati con armoniosi motivi geometrici, rendono questo villino un esempio di particolare interesse architettonico.
Il Giardino d'Infanzia è intitolato a Maria Boorman Wheeler, moglie del dottor Giovanni Ceccarini. Attenta alle necessità dei più bisognosi, finanziò la Società di Mutuo Soccorso Operaio, sovvenzionò la Biblioteca Popolare Circolante e la distribuzione quotidiana di pasti caldi per i poveri. Nel 1891 Maria Boorman Ceccarini donò alle famiglie di Riccione il primo Giardino d'Infanzia, per il quale fu insignita della Medaglia d'oro dal Ministro della Pubblica Istruzione. Una struttura all'avanguardia in campo pedagogico per la quale la benefattrice, donna sensibile, raffinata, costantemente aggiornata in materie scientifiche e umanistiche, volle adottare il metodo del celebre studioso tedesco Friedrich Froebel, noto per aver creato e messo in pratica il concetto di “scuola-giardino”. Di orientamento laico, il Giardino d'Infanzia, per volere della sua fondatrice, prevedeva il pagamento della retta in base al reddito delle famiglie, fino ad essere gratuito per le più indigenti.
VILLINO PATER
PONTE ROMANO
CASTELLO DEGLI AGOLANTI
Il Villino Pater si inserisce in una sorta di apparato scenografico entro il contesto urbano della Riccione balneare degli anni Trenta, che aveva in Villa Mussolini il suo fulcro. Accanto al muro perimetrale di Villa Mussolini vennero edificate alcune costruzioni, di cui due gemelle, come esedre all’ingresso principale, progettate dall’ingegnere svizzero Dario Pater. Della coppia di villini, collegati tra loro da un portico, sopravvive oggi soltanto la struttura a monte. La particolarità del villino è riconducibile al profilo del progettista, alla specificità dei materiali utilizzati e all’originale tipologia compositiva e stilistica. Dario Pater, amico personale della famiglia Mussolini, era stato inventore di un materiale da costruzioni ‘autarchico’, chiamato Populit: una miscela di “fibre di legno mineralizzato con cemento ad alta resistenza, termicamente ed acusticamente isolante”. Grazie a questo materiale, per di più a basso costo, Pater fu tra gli artefici delle urbanizzazioni favorite dal regime fascista.
Al di sotto del piano attuale della Strada statale 16, in località Ghetto del Rio, sopravvive un ponte in muratura di epoca romana: è formato da un'unica arcata a tutto sesto, con conci in laterizio. Il ponte valica il corso del Rio Melo, un torrente che da Monte Colombo giunge al mare, accogliendo nella sua foce il porto canale di Riccione. Pur avendo subito numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli, il ponte è uno dei più antichi monumenti del territorio riccionese. E’ pertinente alla colonizzazione romana del ager Gallicus attuata in epoca repubblicana, quando i romani, in seguito alla vittoria sui Galli ed i popoli italici a Sentino nelle Marche (295 a.C.), penetrarono nella pianura padana. La colonizzazione è coincisa nel territorio con la fondazione nel 268 a.C. della colonia di Ariminum e la centuriazione delle terre fino al fiume Conca. Il ponte romano è circondato da una ricca vegetazione, composta da canneti, rovi, salici, robinie, pioppi neri e cipressini.
La costruzione del castello risale al XIII secolo per volontà della casata degli Agolanti di origine fiorentina. Questa famiglia, che fu costretta ad abbandonare la Toscana nel Duecento a causa delle lotte fra fazioni, si insediò a Rimini e partecipò attivamente alla vita politica della città, acquisendo un notevole prestigio. L’edificio è comunemente noto anche come ‘Tomba degli Agolanti’ o ‘Tomba Bianca’, per la presenza dei profondi fossati che circondavano la fortezza, rendendola “atta a resistere ad ogni fier assalto”. Dal 1946 si caratterizzò come luogo di rappresentanza e villeggiatura, tanto da ospitare Cristina, già Regina di Svezia, durante il suo viaggio verso Roma per il Giubileo dell’anno 1657.Il Comune di Riccione ha acquisito la struttura nel 1982, in uno stato di abbandono e di profondo degrado. Dopo un provvidenziale intervento di recupero conservativo, l’edificio si è caratterizzato, assieme allo spazio circostante, come luogo di eventi culturali ed espositivi.
amici che Se ne vanno
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di Nives Concolino
Maria Frisoni: una vita per il volontariato Grande commozione a Riccione per la scomparsa della 65enne Maria Frisoni, “colonna” del volontariato riccionese. Il suo cuore ha cessato di battere per sempre il 14 dicembre per la malattia contro la quale ha lottato per anni con tutte le sue forze e quella tenacia che l’ha sempre contraddistinta anche nelle opere solidali. Grande il vuoto che ha lasciato in città e
re che dal 1998 in poi su questo fronte la sua associazione, supportata da tante persone di buona volontà, ha investito in media 20/22mila euro all’anno con punte di 29mila”. La sua onlus ha pure adottato 35 famiglie di anziani. Per Maria è stato davvero un duro colpo, quando, l’anno scorso a malincuore, in mancanza di un successore, è stata costretta a
nella sua famiglia. La sua attività sociale è stata infatti intensa e ha interessato diverse realtà. Per una ventina di anni la Frisoni è stata presidente dell’associazione Anni d’argento - Amici di Casa Serena (oggi Pullé), sua creatura, alla quale ha dedicato anima e cuore. In contem-
chiudere sito e associazione per il male che l’affliggeva, senza però, farle mai perdere il suo indimenticabile sorriso e l’amore per la vita che teneva ben stretta. Maria era una donna solare e poliedrica, amante della compagnia. Non a caso è stata una pioniera anche sul fronte delle “Cene sotto le stelle”, organizzate sempre con finalità solidale, a partire da quelle da Guinnes che si tenevano in viale Settembrini. Amore per le persone, ma anche per le cose belle. Tra un’iniziativa e l’altra la Frisoni trovava tempo per dedicarsi anche ad alcuni hobby. Proprio su queste pagine in passato abbiamo parlato della sua singolare collezione di bicchierini, avviata fin dai tempi che lavorava come intervistatrice per conto di alcune aziende. Un’altra sua passione erano le conchiglie. Al di là di questo, Maria ha seminato tanto bene, lo ha dimostrato anche la numerosa folla di persone, si parla di oltre 800, che ha gremito la chiesa di San Martino, in Viale Diaz, il giorno delle esequie. Accanto al marito Salvatore, che l’ha sempre sostenuta nella sua attività, e al figlio Fabio, si sono stretti nel dolore amici, conoscenti, operatori turistici, imprenditori, persone con le quali aveva condiviso le opere solidali, ma anche semplici cittadini che l’hanno sempre sostenuta nelle sue molteplici opere caritatevoli. Tra le panche i rappresentanti delle associazioni di volontariato e
poranea è stata membro della Consulta cittadina della solidarietà e del gruppo di Protezione civile. Si è pure impegnata nel Buon vicinato, ma il suo volontariato è stato profuso soprattutto a favore degli anziani con difficoltà economiche. A partire, come si diceva, dagli ospiti della Pullé, dove oltre a organizzare attività ludiche e di ricreazione, ha consegnato tante attrezzature medicali. Basti pensa-
Come note di pianoforte te ne sei andata via da questo mondo Sai, oggi il cielo è ritornato azzurro dopo tanta nebbia dopo tanto buio e tu tu, dove sei? Sei sempre stata un cuore impavido e dolorante un fuoco di capelli rossi e pungenti tristezze una mano tesa per chi in quella nebbia tremava Ma ora c’eri tu in quel dolore freddo e grigio in quella nebbia ovattata di catene senza possibilità di toccare un fondo Spero che tu stia ridendo ora tra le nuvole di quel cielo tornato azzurro per te Forse sarà solo un’illusione pensare che il cielo sia tornato azzurro per te che le note di quel pianoforte che ti accompagnavano nella tua danza di commiato fossero una dolce melodia persino un po’ ammiccante “Dream a little dream of me” Ma sì, lasciami essere un’illusa amica mia perché ti voglio tenere così col tuo fuoco bello e potente nei miei piccoli sogni di cieli azzurri dove lo sai già tu voli libera dalle tue catene di nebbia e ridi sulle nostre teste nei nostri cuori anche tra le nostre lacrime per te Sei stata importante per tanti abbi cura di noi se puoi Ciao Maria Maria Eugenidu di Buon vicinato, gli uomini della Protezione civile, che all’uscita della chiesa hanno fatto il picchetto e diversi amministratori comunali delle scorse legislature, a partire dagli ex sindaci di Riccione e Misano, Terzo Pierani, Daniele Imola e Sandro Tiraferri. Durante la messa d’esequie il parroco don Antonio Moro ha detto: “Maria ci lascia un messaggio attraverso la sua vita che è stata quella di una donna forte, tenace e combattiva vissuta nel sociale per fecondare la nostra realtà con il seme della solidarietà, vicinanza e prossimità alle persone più in difficoltà. Non lasciamo cadere la sua testimonianza, che vale per tutti noi credenti e non credenti”. “Abbiamo scoperto una donna stupenda, che ci ha dato una lezione di vita” rimarcano le amiche della chat.
un ciao Speciale
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di Giuseppe Lo Magro
Proverbio persiano: “Non sarà mai savio chi non sa essere qualche volta un po' matto.”
La mata s-cènta!
Tat mèt giò a testa puntoun un ti bat sigur propria nisoun. Ui ni saria un val da racuntè: da e prèim bès a quand tè spusè.
Ta iè elenchè strofa e riturnèl ch'ut vibrèva ènca e barbacèl. Pò...com un diretòr d'orchestra la s'è mosa tl'èria la mèna destra.
Noun an vlém andè tròp din'là per truvè esempie ad “Savietà” as farmam da te, cara Maria senza e timor da dì una busia.
Tra tòt quant a sém iché sa te sa tacam a zchèr e pasa un dé. Alora a vagh tla mi memoria a sfurgat ti mumènt ad baldoria.
I Carabignir, mirach-le de distèin i ha tachè a sunè e cantè tòt insèn: “Sento la nostalgia di un passato dove la mamma mia ho lasciato...”
Te, la matiria ta la produs tzì una betoniera se bus. Ut vèm isé, in modi naturèl sal parole tpò fè di sfracèl.
A pèns a quand a sermie in gita e a emie fat ènca na bèla plita. A visitamie la Reggia ad Caserta un splendor per j'èc ogni su pèrta.
Sè, l'è vera, questa lan è una busia ilà, te Sud, e chènt “Romagna mia”. T'un lèmp i s'è 'rcòlt cincènt visitatòr tòt a bèca vèrta a santì che bèl còr!
Tport un amigh a fè Carnivèl un nemigh ta l'ardus a tridèl. S'tat mèt te ciarvèl un'idea un ti ferma e vènt né la marea.
A fè festa la banda di Carabignir sa quatre ròg ta iè fat sobte nir. T'iè mès in fila com di burdlèin ta iè dét: “ Zèt...fè poch casèin”.
Tl'utme tòt a bat al mène i s'è scadnè. La banda di Carabignir la t'ha circundè. I ha ragnè tra'd lor per putét basè un gn'era oun ch'un si fòs emuziunè!
La mat... tacchiona!
Ti metti giù a testa bassa non ti batte di certo nessuno. Ce ne sarebbero da raccontare: dal primo bacio al matrimonio.
Hai elencato strofa e ritornello che ti vibrava anche il mento. Poi come un direttore d'orchestra s'è mossa nell'aria la mano destra.
Non vogliamo andare troppo in là per trovare esempio di “Savietà” ci fermiamo da te, cara Maria, senza timore di dire una bugia.
Tutti noi che siamo qui con te se ne parliamo passa un giorno. Allora vado nella mia memoria a scovare monenti di baldoria.
I Carabinieri, miracolo del destino hanno suonato e cantato assieme: “Sento la nostalgia di un passato dove la mamma mia ho lasciato...”.
Te, sei produttrice di follia sei una betoniera con l'apertura. Ti viene spontaneo, naturale con le parole puoi fare danni.
Penso a quando eravamo in gita e avevamo una bella sbornia. Visitavamo la Reggia di Caserta splendore per gli occhi ogni angolo.
Si è vero, questa non è una bugia là, nel Sud, il canto “Romagna mia”. In un attimo, cinquecento visitatori tutti a bocca aperta a sentire il coro!
Porti un amico al Carnevale un nemico lo riduci a pezzettini. Se ti metti nel cervello una idea non ti ferma il vento né la marea.
A far festa la banda dei Carabineri con quattro urla li hai fatti neri. Li hai messi in fila come bambini hai detto loro: “Zitti...poco chiasso”.
Alla fine, batter di mani scatenati. La banda dei Carabinieri in tondo. Si sono accapigliati per baciarti nessuno che non fosse emozionato!
Ottobre 2006
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naturopatia
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a cura di Elena Brezza
naturoPata
Depurarsi e sostenersi durante l’inverno Siamo nel cuore dell’inverno e il nostro corpo può risentire del clima rigido e di un’alimentazione irregolare e troppo ricca, date le Feste natalizie da poco terminate. Il ritorno ai ritmi stressanti e lo stile di vita contrassegnato da abitudini sbagliate, possono portare nel tempo alla manifestazione di fastidi e disturbi. Il Naturopata può essere utile e un valido supporto per ritrovare il proprio equilibrio attraverso la scoperta di sé e delle proprie caratteristiche, per una buona prevenzione e per ritrovare il proprio benessere con uno stile di vita confortevole e sano, con consigli che vanno dall’alimentazione ai rimedi naturali più adatti a seconda dei casi. Siamo a gennaio, ci siamo lasciati alle spalle i cenoni e gli innumerevoli stravizi di dicembre, ma il nostro corpo può essere ancora rallentato dagli eccessi alimentari. come possiamo depurarci e sostenerci? Certamente grazie a frutta e verdura invernali, che madre natura ci offre proprio per depurarci, eliminando le scorie e per aumentare le difese immunitarie tenendo lontani raffreddori, influenze e tutti i disturbi da freddo. cosa possiamo mettere sulle nostre tavole per stare meglio, depurandoci e portando energia al nostro corpo? Iniziamo dalle verdure, ovviamente di stagione: ottimi gli ortaggi della famiglia delle Brassicacee come cavoli, cavolini, broccoli, cavolo rosso, da sempre molto presenti sulle tavole dei contadini e dei poveri. Sono ricche di vitamina A, B e C e hanno un’azione sia preventiva che curativa: aiutano la rigenerazione cellulare, sono usate per combattere la bronchite, l’anemia e le affezioni cutanee; sono una notevole miniera di energia e di sostante protettive ideali per il nostro corpo, utili appunto come antidoto contro i malanni da freddo. Possono essere gustati crudi nelle insalate, o cotti a vapore o aggiunti alle zuppe; possono anche essere aggiunti a centrifugati insieme ad altri ortaggi come rape, rafano e carote. A proposito di carota, bisogna ricordare che è un altro ortaggio che è bene tenere a tavola durante tutto l’inverno: secondo l’ayurveda e la spagiria, questo dono della terra, essendo di colore arancione, porta con sé la luce del sole in tutti i tessuti, agendo così sulla pelle, le mucose e il sistema immunitario; la carota è ricca di sali minerali come ferro, potassio, calcio e sodio. Può essere messa in tavola a colazione, come marmellata e fatta in insalata, condita con olio e limone, a pranzo. La sera possiamo gustarla cotta a vapore o lessata, di accompagnamento alle pietanze principali, ma possiamo anche
Riccione - Viale D’Annunzio, 133 Tel. 0541 646006 - Bus Stop n. 41 otticabacchini@libero.it
centrifugarla insieme ad agrumi come arance e limoni e ottenere un prezioso succo ricco di vitamine e antiossidanti, ideale anche come spuntino. Per quanto riguarda la frutta, invece, ottime tutte le bacche e i frutti che come colore vanno dal rosso intenso, blu scuro e viola, come ribes nero, lamponi, sambuco, more e mirtilli. È bene non farsi mancare anche la rosa canina e le sue marmellate, ricchissime di vitamina C. Mettere questi alimenti sulle nostre tavole, significa immettere nel nostro organismo una buona quantità e qualità di vitamine e antiossidanti, utili per contrastare la formazione di radicali liberi, che contribuiscono all’invecchiamento e alla morte cellulare. Ricordiamo poi che questi frutti contrastano la crescita del colesterolo e hanno un indice glicemico molto basso. I frutti di bosco possono essere assunti freschi, con yogurt o aggiunti nell’insalata, o anche come succo o tisana in qualsiasi momento della giornata. Anche gli agrumi sono ricchi di vitamine: il mandarino, per esempio, ricco di vitamina C, ma anche di potassio, bromo e calcio, è utile per rilassare il sistema nervoso e per proteggere contro virus invernali che possono portare tosse e raffreddori. Si può consumare in frutto, ma si può anche utilizzare l’olio essenziale: le bucce possono essere messe sul termosifone che provvederà a diffonderlo nell’ambiente. Oltre all’alimentazione, ci sono rimedi naturali che possono aiutare il nostro sistema immunitario: ottimi gli oligoelementi come Rame-Oro-Argento o Bismuto e Rame, associati all’oligoelemento diatesico che viene scelto in base alle caratteristiche del singolo individuo. Ottimi anche i gemmoderivati (estratti di gemme, germogli e piccole radici) come il faggio (per drenare aumentando la diuresi), il fico (per aiutare il fegato a depurarsi), il noce (per pulire l’intestino), ribes nero (come drenante generale e riequilibrante del sistema immunitario). La salute d’inverno comincia cambiando le abitudini: una sana alimentazione e una buona prevenzione, ci tengono al riparo dall’influenza, bronchiti, raffreddori e sinusiti e ci preparano al risveglio della primavera.
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le poeSie di dante toSi
25 seGuire Le BarcHe
ritroVarsi suL Porto
Come il ciclista trova nel pedalare vantaggi succhiare le ruote al compagno contendente, per risparmiar fatiche.
Rimpatriata di amici e di ospiti sulla banchina del porto, a sera. Virgilio dirigeva i bracieri, Dario a manovrare spiedi di triglie, Mario a rivoltare la saraghina. Attilio arrivò colle cipolle bianche e pane e vino portò Bruno; e gli altri a imbandir le tavole.
Cosi, accorti, i gabbiani si accodano alle barche che a vela pescano nel vento, e godendo del risucchio planano sui fili dell’aria snelli alianti argentati. Pronti a calar nella vorticosa scia della tartana tratta a bordo con le sarde brillanti al sole, sforate dalle maglie della rete.
Tra i fumi di pesce a puntino i bagnanti si auto invitavano nei varchi delle prime cante di Gig e Germano che rompevano i ranghi e il galateo. II vino scemava nei fiaschi e forti gli aliti dei vecchi carichi d’afrore per le cipolle addentate quali fossero mele imperatore. Una rimpatriata che durò, e molti videro schiarire l’alba col sole che usciva dal mare, coi primi marinai che uscivano a salpare le reti d’imbrocco. I bracieri si erano spenti cogli ultimi fuochi dell’amicizia.
BaGnanti deLLa sera II sole, una palla di fuoco, s’e incastrato tra i muri alti degli alberghi dirimpetto al mare. Gli ultimi bagnanti sono andati via e i bagnini raccolgono i servizi e rastrellano diligenti la spiaggia. Ora, arrivano i bagnanti della sera: Carlo, coi calzoni arrotolati sopra le ginocchia, Carla, che tiene la gonna per non bagnarla. lnsieme, si tengono per mano camminando nell’acqua bassa, dove le onde dissipano a riva. Loro si bagnano i piedi gonfi di una giornata lunga di lavoro e godono dell’aria fresca che in un soffio sopra la pelle è morbida come una carezza. II sole è oramai sparito, celato nel verde dei tamerici, lasciando nel cielo l’ultima spera. Giusto un amen ed e già sera.
F.lli Calli e Savini s.n.c.
TESSUTI PER ARREDO Riccione (zona art.) Via Montefeltro 18/20 Tel./Fax 0541 601 007
C.so F.lli Cervi 109 (ang. Ruffini) Tel/Fax 0541 600 030 RICCIONE
P O L I S P O R T I V A
News
R I C C I O N E
Allo Stadio del Nuoto grandi e piccoli tutti in forma! PROGETTO BABY Baby SPA per mamme con bimbi dai 12 ai 36 mesi. Dal 14 gennaio il sabato mattina, dalle 11,30 alle 13, doppio appuntamento allo Stadio del Nuoto: la prima mezz’ora è dedicata ai massaggi, poi mamme e bebè scendono insieme in acqua per un pre-ambientamento con la guida di Antonella, istruttrice esperta di infanzia.
Psicomotricità per bimbi dai 3 anni agli 8 anni. Nella sala “corpo libero” dello Stadio del Nuoto, attive le lezioni di psicomotricità con la psicomotricista Silvia Betti. Un’attività di aiuto alla crescita, rivolta a tutti i bambini per favorirne lo sviluppo motorio attraverso una maggiore conoscenza di sé, del proprio corpo e delle proprie potenzialità. I gruppi sono divisi per fasce di età (durata della lezione: 60 minuti, ciclo proposto di 10 lezioni). Info: Silvia 338-8000826.
DA MARZO… PRIMAVERA IN FORMA! Baby Walking camminate per le mamme con carrozzine e passeggini.
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Per il Taekwondo una pioggia... di medaglie! I ragazzi del Taekwondo Riccione della Polisportiva hanno iniziato alla grande la nuova stagione 2016-2017 con tante competizioni già in tutta Italia e la prima è stata proprio il 19-20 novembre dove hanno partecipato al torneo nazionale CSEN a Pozzuoli (Napoli); presenti società da tutta Italia e anche la partecipazione di diversi enti sportivi oltre lo Csen. I nostri ragazzi oltre a essere stati vincitori hanno dominato gli incontri sempre con grande determinazione e addirittura vincendone alcuni per KO tecnico. 7 atleti 7 medaglie, tutti sul podio, 4 ori e 4 argento, Filippo
Migani ORO (Sen-63kg), Federica Migani Oro (Cad A -44kg),Doralice Marzialetti Oro (Jun-63kg), Filippo Barbari Oro (Jun -63kg),Tobia Celli Argento (Sen-68kg), Paolo Giovanardi Argento (Jun-59kg), Martina Bagli Argento (Cad A-44kg). Un grande merito va anche a Luna Uguccioni, Linda Sacripanti e Giuseppe Uguccioni che, nella figura di ufficiali di gara, hanno svolto il loro compito in modo impeccabile e professionale. L’altro evento è stato il 10/11 dicembre e si è svolto a Pesaro
alla Baia Flaminia, campionato regionale Marche CSEN di Taekwondo “Torneo di Natale”, dove erano presenti anche società dell’Emilia Romagna e Lazio con circa 400 iscritti a numero chiuso. Riccione portava tra adulti e bambini 21 iscritti e i risultati sono stati eccezionali tant’è che nella giornata di domenica nello sparring (combattimento) si è aggiudicata la coppa come 2° società classificata per risultati ottenuti. Nella giornata di sabato, nelle poomsae, nella categoria bambini cintura colore una medaglia d’argento per Bagli Lara e nei master cintura nera un argento per Bernardi Marcello e un bronzo di Sanchi Maurizio. Ma la vera sorpresa è stata domenica nel combattimento su 16 atleti in gara 12 Oro 3 Argento e 1 Bronzo, risultato veramente strabiliante! Oro: Uguccioni Luna ,Sacripanti Linda, Betti Alice,Giovanardi Paolo,Migani Federica, Bagli Martina, Marzialetti Doralice, Berni Matteo, Giovanardi Massimo, Magnani Alessandro, Gambuti Alessandro, Bagli Lara. Argento: Celli Tobia, Migani Filippo, Cavalli Pietro. Bronzo: Marchionni Mattia.
Sempre una grande soddisfazione per il M. Betti Roberto (coach) e Ottaviani Geo (d.t.)
a Gennaio/febbraio vi aspettiamo per provare il nostro corso di difesa da strada il martedì dalle 20:00 in via martinelli, basta una tuta!
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A.S.D. UNIONE CALCIO RICCIONE Segreteria: Via Flaminia 8 (presso Casa delle Associazioni Sportive) tel. 333 3517066 • 339 2395564 • Fax 0541 644826
Riccione Calcio
Unione Calcio Riccione
ORGANIGRAMMA SOCIETARIO 2016/17 presidente: bacchini rodolfo - vice presidente: della chiara maurizio - Segretario: Sorci andrea consiglieri: fabbri rodolfo, villa mauro - direttore Sportivo: pascucci giampaolo allenatore: daino daniele - Soci: baldassarri fabio, baschetti andrea, della bella emanuele, fabbri andrea, fuzzi giuseppe, gambuti Silvano, gentile carmine, guernieri vincenzo, mascio nicandro, mingucci marco, morelli andrea, moroncelli nicola, pecci mirko, raffalli riccardo, rossi elsa, Sani alessandro, Scarponi rodolfo, Schiano carmine, Semprini gianmaria, tacchi giacomo, tacchi marcello, tamburini marco, ugolini mattia, vandi antonio, villa moreno - collaboratori: baldiserra ivan, girotti alberto, marisi renzo, Scanna denis, Stellato Samuele.
CAMPIONATO REGIONALE 2ª CATEGORIA 2016/17 ORGANICO GIOCATORI portieri: tacchi giacomo - righetti alessandro difensori: baldiserra alessandro – bastianelli alessandro casadio roberto – galesi antonino – glorioso polini Simone mulazzani giacomo – ndao Soleymane – pivi alessandro centrocampisti: candido tullio - cardini gabriele – cavoli francesco diagne diona - gabellini eber - giovannini davide montanari nicola – ricci luca - rufino antonio – Soleri carlo attaccanti: basile paolo – bontempi riccardo - ciandrini marco cugnigni luca - dieng antonie - isufi romarjo – traini giacomo
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STAR BENE
domenica 27 novembre 2016, due generazioni della famiglia riccionese ricci “stramèda” si sono date appuntamento nella zona del mugello per un incontro che ha visto riunite oltre 70 persone. un pullman è partito da riccione con a bordo 58 persone: oltre 20 cugini con rispettivi consorti e figli. ad attenderli nella zona di scarperia, in toscana, c’erano altri cugini con le rispettive famiglie. è stato un appuntamento organizzato per riunire la famiglia e per far conoscere alle nuove generazioni i loro parenti più prossimi.
La zeolite, il minerale vulcanico dagli straordinari effetti sulla salute avete mai sentito parlare delle zeoliti? Si tratta di minerali di origine vulcanica che si formano per lo più dall’incontro tra lava incandescente e acqua di mare. In pratica sono minerali naturali la cui struttura è microporosa, il che significa che hanno migliaia di piccoli canali nei quali vengono imbrigliate alte quantità di tossine e metalli pesanti dannosi alla nostra salute. Fra le proprietà più note la zeolite ha la capacità di ridurre i radicali liberi in eccesso, responsabili dell’insorgenza o dell’aggravamento di molte malattie come diabete, malattie cardiovascolari, tumori ed invecchiamento precoce. “Zeolite” deriva dalle parole greche “zeo” = “bollire” e “lithos” = “pietra”, pertanto significa pietra che bolle e deriva dal fatto che, quando viene scaldata, libera acqua senza modificare la struttura dell’alluminosilicato e sembra che bolla. In Italia la zeolite è ben poco nota mentre è molto impiegata in Usa, Russia, Giappone, Cina. ma come funziona la zeolite nel nostro organismo? La struttura cristallina è costituita da minuscoli canali diretti in tutte le direzioni che hanno una carica negativa, questa caratteristica consente l’assorbimento di numerose tossine che avendo carica positiva, vengono attirate dalla zeolite e intrappolate nei canali cristallini. Dato che la zeolite non viene assorbita dall’apparato gatro-intestinale, essa viene espulsa con le feci
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insieme a tanta “robaccia” che ha incontrato nel suo percorso. Dunque tutte le sostanze tossiche che si trovano già all’interno del corpo vengono richiamate dentro il lume intestinale dove assorbe sostanze nocive come metalli pesanti, radionuclidi, sostanze chimiche provenienti dai cibi e dalle medicine, virus, batteri, funghi e loro tossine, tossine fermentative che derivano da una alimentazione scorretta e da una flora batterica in disequilibrio ed eccessi di acidità nell’organismo. Un vero e proprio spazzino, ma non è tutto, perchè contemporaneamente, rilascia gli oligoelementi e i minerali di cui il corpo necessita. Il corpo così viene disintossicato, de-acidificato e snellito e contemporaneamente rimineralizzato: i suoi depositi di minerali vengono di nuovo riempiti. Infatti la sua struttura cristallina contiene cationi quali calcio, magnesio, sodio, potassio ed altri, oltre a molecole di acqua. Così anche fegato e reni vengono alleggeriti, perché molte tossine vengono già “afferrate” nel canale digestivo e non raggiungono quindi la circolazione. La Zeolite non ha controindicazioni di alcun genere, non ci sono problemi di troppa o troppa poca assunzione. Una buona dose giornaliera sono 2-3 cucchiaini al giorno, e se assunta per 2 mesi si instaura una sorta di ciclo di disintossicazione. La Zeolite va messa in poca acqua e bevuta, se rimane della polvere sul fondo va messa altra acqua per bere il residuo rimasto. E’ consigliabile assumerla ad almeno 30 minuti lontano dai pasti. Informatevi dal vostro farmacista/erborista di fiducia. Scola dr Lorenzo
tenniS club riccione
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a cura di Fabrizio Serafini
Oltre 300 persone al GalĂ del tennisâ€? Si è svolta anche quest’anno presso un locale di Rivazzurra, il “GalĂ del tennisâ€?, una serata in cui hanno partecipato i circoli tennis della provincia di Rimini, con oltre 300 presenze fra giovani atleti, dirigenti, staff tecnici, famiglie dei tennisti,semplici appassionati. Presenti per il tennis club riccione il consiglio direttivo con: Presidente Moreno Pecci, vicepresidente Sandro Marconi, segretario-tesoriere Rossella Pecci, Filippo Laghi, CdA che si completa con i consiglieri Ita.o Battarra, Fabio Mariani, Giuseppe Terenzi. staff tecnico: Fabrizio Serafini, Federica Cerri, Massimo Canestrari, Umberto Vanucci, Stefano Conti, Marco Corbelli. segretaria: Monica Mancini. atleti: Amadori Matteo, Bacchini Andrea, Baldassarri Alessandro, Antonelli Jacopo, Arduini Davide, Bonarota Tommaso, Ceccarini Maya, Del Bianco Thomas, Danesi Annagiulia, Di Ghionno Lucia, Fantini Linda, Foli Asia, Lepri Francesca, Mami Alberto, Mami Giovanni Manconi Tommaso, Manucci Camilla, Migani Emma, Migani Letizia, Pari Elisa, Sartini Sara, Silvestri Lucia, Serafini Marcello, Silva Tomaso, Noah, Sparnacci Francesca, Strocchi Federico, Strocchi Raffaele, Mazzotti Gianluca, Sparnacci Alessandra, Spimi Nicolas, Vanni Edoardo, Vannoni Andrea.
il presidente moreno Pecci con il gruppo del tc riccione.
i migliori risultati delle competizioni a squadre 2016. under 14 maschile: Vincitori del campionato reg., vincitori della macroarea (4 regioni), settimi in Ita.ia Marcello Serafini Nicolas Spimi. under 14 femminile: terze in regione, seconde in macroarea Cancellieri Giorgia, Ceccarini Maya, Migani Letizia, Sartini Sara. Ladies “B�: seconde in regione Cesarini Cristina, De Paulis Annalisa, Mancini Marilena, Marchetti Emanuela. d2 femminile Promossa in d1: Ardui-
ni Agnese, Cancellieri Giorgia, Ceccarini Maya, Migani Letizia, Lepri Francesca. d1 maschile Promossa in c: Casali Andrea, Fabbri Livio, Manzaroli Marco, Serafini Marcello, Spimi Nicolas, Sforza Andrea, Tonini Samuele, Vanucci Umberto (capitano). over 60 maschile: Semif. reg. Caleri Ermete, Castellani Enzo, Conti Ettore. Premio speciale a Letizia migani: 2ÂŞ Class. ai Camp. ita.. di Doppio ha raggiunto gli ottavi ai Camp. Ita. Individuali, vincitrice del Master Reg. under 12.
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la pagina di edmo vandi
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La chioma corvina del "Notle"
Art: De Grandis
Negli anni '50 aveva, con la famiglia, un negozio di pesce in corso F.lli Cervi ma commerciava anche all'ingrosso. Si recava a rifornirsi giornalmente nei mercati di Porto Corsini, Fano, Senigallia, ma nei momenti di penuria arrivava ad attraversare gli Appennini per toccare i mercati di Livorno e dintorni. Viaggiava con un camioncino (non frigorifero dati i tempi) assieme al fratello "Paparoun", un pingue scapolone. E scapolo era rimasto fino a ben oltre la trentina anche "e Notle". Poi il colpo di fulmine per una ragazzotta sua dipendente. Una stentata timida proposta, pronta accettazione e sollecita fissazione della data delle nozze. Il buon "Notle" aveva però un problema: i suoi capelli erano di un bianco immacolato e questo aspetto estetico mal si consigliava, secondo lui, con la fulva chioma castana della giovane pulzella, per cui si recò tosto dal barbiere Mario Martini per ottenere una criniera di un colore più cònsono alla bisogna. Martini provvide subito a fissare l'appuntamente per l'"operazione" il giorno prima delle nozze. Al "ragazzo-spazzola" il compito di acquistare presso il grossista Massari di Rimini la dose giusta per fornire il "Notle" di una lussureggiante chioma corvina. Ma per Martini il trattamento nascondeva un problema: non ne aveva mai fatto uno! Comunque, giunto il giorno del fatidico appuntamento, lesse le istruzioni sul pacchetto, mise il "Notle" a testa in giù nel lavandino e gli schiumò i capelli con una broda nera che mise a lutto anche il collo, la fronte e le orecchie. Le istruzioni dicevano: "...dopo mezz'ora risciacquare". Il "Salone" era sprovvisto di acqua calda per cui il trattamento con acqua fredda lasciò le cose come stavano. A questo punto Martini decise di spedire lo "special-one delle sapo-
Signor, fam veda arturnè l’Hotel Savioli Spiaggia l’emblèma d’l’ospitalità e d’l’eleghènza de turisme arciunès… e dèp arcojme po' azchènt ad cl’Alma Benedèta!
spazzola". "Come si può mandarlo in chiesa in quelle condizioni? facciamo un altro tentativo magari con acqua più calda". Ancora Maduroun, pentola e questa volta acqua bollente. "Sa questa al plàm cumè un baghìn" sentenziò Martini. L'effetto fu quello sperato. La pelle del "Notle" divenne da nera di un rosso acceso ma i capelli risultarono di un nero tendente al blù che consentirono al "Notle" di presentarsi in chiesa il giorno successivo con una brillante chioma corvina. Il matrimonio si rivelò col tempo felicissimo e di lunga e tranquilla durata, in barba a quell'avvìo piuttosto complicato.
I rasunamènt per capì la vita nate" a farsi prestare una pentola di acqua calda dal vicino Bar-Ristorante "MadurounCecchini" dove in cucina c'era la Fumadeina di origini misanesi e quindi amica dei Martini (Muritèin). L'acqua però non si rivelò per niente efficace e quindi anche questo secondo tentativo fu negativo. La generale disperazione suggerì quindi un vigoroso massaggio sulla pelle nera con un batuffolo di cotone e alcool. Ma per l'angoscia di tutti il nero rimase nero. Il "Notle" cominciò seriamente a preoccuparsi nonostante le rassicurazioni di Martini che, in verità, era più in agitazione di lui. Il "Notle" si guardò allo specchio e si vide in uno stato a dir poco disatroso. Orecchie di un nero intenso, il viso con rigagnoli tipo maglia Juventus, un vero orrore. "Cum a fac dmèn a spusèm sa rest isé ?" rantolò il "Notle". Martini si ritirò nel retro per un consulto con il "ragazzo-
La è ad moda! L’om slà bèrba la matèina un si lèva la facia... ...us fa e sciampo me barbazèl. e dulòr ch’us suporta mej ...l’è quel ad chjèlt. una dona la è cuntènta quand la po' dimustrè 10 an ad mènch dla su fiola. Ho un sach ad amìgh e gnènca un amìgh. e Pustèin quand e mor ...e vèn “rispedito al mittente”. Quand t’artorne a chèsa e d’trov ordine, pèsa e armonia, torna sóbte indrì... ...te sbajè porta.
bodY building
Generali, Campione mondiale! Niente sostanze chimiche, solo metodi e cibo naturale. Seguendo questa linea il riccionese Simone Generali, 25 anni, di professione personal trainer, ha sviluppato muscoli ercolini e fisico statuario tanto da diventare campione mondiale di body building, categoria Men Physique. L’ambito riconoscimento è stato conquistato lo scorso novembre a Miami negli Stati Uniti. La soddisfazione è grande, tanto più che l’atleta conferma di essersi preparato ai campionati da solo. “Non ho avuto alcun sostegno -dichiara- . Ho fatto tutto di testa mia, mi sono preparato senza uno sponsor, sborsando circa 10mila euro”. In quanto allo stile di vita, tiene molto a precisare le regole che lo contraddistinguono. “Il mio nutrimento é assolutamente naturale, non uso alcuna sostanza chimica, anche perché la Federazione Italiana Bodybuilding Natural alla quale aderisco si batte per questo metodo e prima delle gare ci sottopone sempre ad analisi antidoping”. Nei menù di Simone c’è soprattutto pasta, riso integrale, petto di pollo, verdure e filetti di merluzzo. Altro capitolo è quello delle bevande. “Consumo dai cinque ai dodici litri di acqua al giorno - confida Generali -, ma alla vigilia delle gare riduco i liquidi al massimo, fino a un bicchiere al giorno per eliminare l’acqua sotto pelle”. In quanto agli allenamenti, variano
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di ni.co.
Sentite per strada amicHe aL teLefono Iché e tèmp l’è propria bèl. La stmèna scorsa l’ha piuvù snè dò volte. La prèima per tre dé e la sgonda per quatre. A proposit de capòt che a eva da mandèt. La Posta la vò una masa ad sèld perchè e pasa e pés. Alora vést che i butoun d’utoun i pesa trop, ai ho scusì e a ti ho mès tal bascoce.
dalle due alle quattro ore a giorno, secondo le fasi, alternando anche pesi, attività aerobica e pugilato. Per l resto il campione fa vita regolare, come tanti giovani della sua età. Si concede qualche cena al ristorante con gli amici, che stupisce mangiando anche cinque pizze di fila e ama frequentare e ballare in discoteca. “Ma attenti – sottolinea - non ho mai consumato né droghe e né alcoolici, la mia droga è lo sport”.
Sè... sè...la tu surèla l’aspéta un burdèl, però ancora lan sa sl’è una pisota o un pistulèin. Isé ut tèca aspitè per savé se tsarè zia o zì. At vlèla mandè una muliga ad quatrèin drèinta la bòsta, ma um dispis, a l’ho già ciusa.
amarcord
di Bruno Bezzi
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(3ª Parte)
Arrivano i tedeschi... si sfolla a Mulazzano Dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943, mio padre, che si trovava a casa in convalescenza si diede “alla macchia”. Mia mamma, non ritenendo Riccione un posto sicuro, raccolse quelle poche cose che possedevamo, le caricò sul carretto della nonna Teresina e sfollammo in un paesino dell’entroterra di nome Mulazzano. Il luogo era ritenuto più sicuro dai bombardamenti, essendo a due passi dai confini della Repubblica di San Marino, Stato indipendente e neutrale, teoricamente fuori da ogni possibile azione di guerra o di invasione. A Mulazzano trovammo alloggio in una stalla sgangherata. Al fondo di essa c’era un lettone di ferro con i materassi riempiti di foglie di granoturco che quando ti rigiravi “gracchiavano” peggio di un branco di cornacchie. In quel buco, lungo, buio e senza finestre, rimanemmo da ottobre 1943 fino a luglio 1944. Trascorremmo in quella stalla un rigido inverno. Passavo le mie giornate in casa di un bambino poliomielitico della mia stessa età. Ricordo che andavo a prendere, in un vicino laghetto, secchielli di creta, con la quale, specialmente sotto Natale, plasmavamo le statuine per il nostro povero presepe. In primavera trascorrevo le giornate in un prato vicino casa, dove, a braccia con l’aiuto di un altro coetaneo portavamo anche il nostro amico meno fortunato per farlo giocare con noi. Un giorno, attratti dal rombo di motori d’aeroplano, assistemmo con il naso all’insù ad un duello aereo di raro ardimento. Solo dopo essere diventato pilota, ho potuto ricostruire i fatti che ora vado a descrivere. Il pilota di un velivolo Thunderbolt statunitense, inseguito in fila indiana da due Messerschmitt tedeschi, con una fantastica manovra a forbice, s’inserì tra i due aerei germanici, in modo che il pilota del velivolo che aveva dietro non potesse sparare per non rischiare di abbattere il suo compagno. Tale determinante vantaggio, consentì all’americano di colpire un Messerschitt nemico il cui pilota perì al suolo. I due velivoli rimasti, iniziarono un vorticoso carosello. Tutti noi spettatori non ci spiegammo perché il pilota tedesco, sebbene in posizione favorevole non sparasse, forse aveva le armi inceppate. Fatto sta che non gli rimase altro che andargli addosso. Lo investì così bene che il pilota americano precipitò al suolo in una nuvola di fuoco, mentre il tedesco riuscì a salvarsi, gettan-
dosi con il paracadute. Col passar del tempo anche il Paese di Mulazzano non apparve molto sicuro. I tedeschi installarono una potente mitragliatrice sul campanile della chiesa e iniziarono i “rastrellamenti” per bonificare la zona dai “partigiani” che si facevano sempre più intraprendenti. Mio babbo, dopo un periodo trascorso in un nascondiglio segreto, si rifugiò nella nostra catapecchia. Una mattina d’estate di buon’ora, udimmo degli spari. Mia mamma era fuori casa per racimolare un po’ di cibo dai contadini del luogo. Mio babbo, alquanto preoccupato, mi chiese di andare a vedere che cosa stesse accadendo. Aprii uno spiraglio della fatiscente porta di legno e vidi un ufficiale tedesco che, con un piede appoggiato al paracarro accanto all’ingresso, sparava, con la pistola, verso i campi di granturco. Chiusi immediatamente l’uscio e m’infilai nel letto accanto al babbo, il quale, tutto raggomitolato, si era nascosto sotto le lenzuola. Poco dopo lo stesso ufficiale, con un calcio spalancò la porta. Io sobbalzai e, come suggeritomi da mio padre, mi feci vedere nel letto, a mezzo busto. L’ufficiale con un forte accento tedesco mi chiese se ero solo. Come ho scritto all’inizio, la stalla era lunga e buia per cui non si scorgeva se accanto a me c’era un’altra persona, a meno che non ci si avvicinasse al letto, cosa che l’ufficiale, fortunatamente, non fece e se ne andò. Il rastrellamento ebbe termine con la cattura di una quindicina di uomini tra i quali anche il papà del mio amico poliomielitico. Li vidi partire su di un camion ammanettati come dei criminali. Non sto a raccontare la disperazione delle mogli e delle madri e i pianti dei bambini. Nel campo di granoturco vicino casa, falciati dai colpi di mitra, vennero trovati i corpi privi di vita di tre giovanissimi fratelli. Il più piccolo, solo pochi giorni prima aveva indossato, orgoglioso, i sui primi calzoni lunghi in occasione della festa del paese. Aveva quattordici anni. I soldati tedeschi, come monito, imposero che i loro corpi rimanessero esposti al sole nell’aia del loro casolare, tra un nugolo di mosche, per tre lunghi giorni. Allora avevo nove anni, ma il ricordo di quella tristissima giornata è ancora vivo nella mia mente. Mio babbo, sfiorò la deportazione e forse la morte. Egli si salvò per un insieme di circostanze favorevoli, ma soprattutto per tanta, tanta fortuna.
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Il tranvai Rimini - Riccione L’idea di costruire una linea tranviaria tra Rimini e Riccione risale al 1888. Ne fu ideatore e progettista l’ing. Biffi che presentò alle autorità uno studio di fattibilità di una linea tranviaria lungo il litorale. Il progetto prevedeva la posa di un binario a scartamento ridotto lungo un sentiero in terra battuta tracciato sulla spiaggia sul quale far scorrere carrozze belvedere trainate da cavalli. Da quella prima proposta -invero poco affidabile in diversi suoi aspetti- l’idea del tranvai per congiungere il centro marina di Rimini con il centro marina di Riccione si riaffacciò più volte per l’insistenza di privati operatori economici e di pubblici amministratori, in quanto presupposto per lo sviluppo balneare della riviera. Tralasciamo le diverse tappe percorse per la realizzazione dell’impianto sul territorio di Rimini, per esaminare le vicende relative alla sua ultima tratta che più da vicino ci riguarda. Una delle ragioni che impedivano il completamento della linea tranviaria
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da “Una Rotta nel Vento” di Dante Tosi
26 GiuGno 1927
1927. Le prime vetture della linea tranviaria rimini-riccione arrivano al terminale di via dante, accolte dalla folla festante.
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Rimini-Riccione era la mancanza di ponti per attraversare il Marano e il Rio Melo. L’impegno della nuova amministrazione fu coerente e determinato, in poco tempo (diremmo a tambur battente) furono costruiti i ponti carrozzabili sul Marano (24 agosto 1924) e sul Melo (16 agosto 1925) aprendo la strada dal confine fino al centro di Riccione. Il Comune nell’ottobre del 1926 accese un mutuo di 300.000 lire con la cassa di Risparmio di Rimini per finanziare l’opera, consistente nella costruzione di binari nel tratto dal confine al terminale posto in viale Dante, all’incrocio con viale Ceccarini, per farvi arrivare e partire le vetture del tram elettrico della linea Rimini-Riccione. Il Podestà Silvio Lombardini con un manifesto annunciò ai riccionesi l’inaugurazione dell’opera, per Domenica 26 giugno 1927. I festeggiamenti iniziarono con la cerimonia ai confini del Comune dove il Mons. Mauri elargì la benedizione: “ In nome di Dio, per il progresso, lo sviluppo e la solidarietà di Rimini e Riccione”. La prima vettura, ornata di bandiere e colma di autorità, proseguì lungo la litoranea, accolta festosamente dalla popolazione e dai villeggianti, fino a Fogliano, poi deviò sul viale Dante per arrivare al terminale ove l’attendeva una folla festosa e le autorità locale dei paesi vicini. La signorina Maria Riccioni aiutata per la bisogna dal cav. Amati, tenne a battesimo l’importante realizzazione pubblica rompendo la bottiglia di champagne contro il ferro dei respingenti della vettura; dando inizio ai festeggiamenti. Parlano il podestà di Rimini, dott. Bisognani, il Podestà di Riccione, cav. Silvio Lombardini, e il prefetto di Forlì. Tutti inneggiano all’opera civile che sicuramente porterà dei vantaggi ai due Comuni e al rapido sviluppo che il grande litorale attraversa.
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di G.L.M.
Raffaele, il fotografo “buono” Raffaele Buono, nato ad Ariano Irpino nel 1935, venne a Riccione nei primi anni del 1950. Si rimboccò subito le maniche come usavano fare gli uomini di volontà in quegli anni di sviluppo della Riviera Adriatica. Muratore d'inverno e fotografo d'estate, per non fare mancare nulla alla sua amata famiglia (ad oggi 4 figli e 10 nipoti). Collaborò con Foto Casalboni, Foto Stampa e Foto Riccione ed era conosciutissimo, oltre che per la sua gentilezza e per il suo sorriso, grazie alla capannina hawaiana che trascinava sulla riva del mare per catturare l'interesse dei turisti. Per un certo periodo (almeno finchè fu permesso) si portava appresso un cucciolo di leone. Alla sera i suoi flash immortalavano i “nottambuli” della Birreria Spaten e del Dancing Savioli. Ci ha lasciato qualche mese fa donandoci l'ultimo tenue sorriso. Lo vogliamo ricordare con alcune simpatiche immagini che, stavolta, lo vedono in primo piano.
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I scriv in dialet La boa biènca A se piazèl ad San Martèin quand ch’l’è fnida l’instèda ui è un gròp ad citadèin ch’is badurla in ciacarèda. L’argumènt l’è sempre quèl paloun, mutur o biciclèta o sinà l’ort sa fèva e bsarèl, dal volte qualche barzalèta. Ui è quei chi và a camnì, ui è ènca quei ch’is bagna e l’è giòst isé, lasèmle dì che la saluta l’ai guadagna. A cuntinuam sa ste tran tran e a pasam tota la giurnèda. An stém ma chèsa, ca dém dan e isè la trascòr l’invernèda. Pò quand e chèld us fa santì a cambiam la destinazioun andam te Sol sdraièd indrì o sota l’èmbra dl’umbriloun. E quand l’è nova la stasoun e dvènta nov ènca l’argumènt ad tote al noste discusioun e quèst iché l’è impurtènt. Al bèle ragaze l’è e tema l’è l’istès se agl’ha già i fiul e per noun l’è un problema quand al mostra tète e cul. Perchè avém snè la facoltà ad fè cumént e suposizioun perchè na tòt, ma piò ‘d mità a sém giuvnòt già in pensioun. Us dispis un po’ ma l’è isé però e spérit un ci mènca alora a trém drét dé per dé a sém quei dla”Boa biènca”. Arnaldo Grossi
La filastrocca Cantè cantè burdèle, cantè cantè finènta ch’l’è ora da maridé.... Cantate cantate ragazze, cantate cantate finchè arriva l’ora di maritarsi... Novella Zammarchi
modi di dire E furbèt de desèrt. Quand l’eva seda e dmandèva l’aqua me camèl!
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E fròl Quand a sermie burdèl o per giugh o per trastòl a m'arcord cum l'era bèl ogni tènt a mandè e fròl. Og, tl'éra de prugrès ch'un e ferma piò nisoun tòt i dé se ta i fè chès e vèn fura un'invènzioun. S'un mutor in miniatura un frulèin adiritura e isé al nov spuslèine quand agl'entra tal cusèine tòt al fròla t'un mumènt armisténd ogni ingrediènt. L'insalèda, i pumidor al carote, i chèvle fior i cidurnèl , al bistèche i ravanèl al fròte seche. L'è per mantnis in forma lore al dis: “L'è la norma” Se po' dl'om agl'iè schive lore lit fròla ènca gl'ulive nire, virde, d'ogni culor un gnè bsègn da fè l'amor. Quand agl'ha capè la tinta s'un bicir agl'è già incinta. Vittorio Mazza
santamonica Un gir drì ma cl’èlt i va isé fòrt che i artórna indrì: il sa? Lor i va, e in aspèta ma nisòun. Bsègna masè la testa énca dréinta un casco: ui vó dal ghémme nòve, e ‘na curàza ad fèr, e cum i ha fat sa Lorenzo e Valentino, preima it cèma s’un nómre e pó it vó véda cór... Enzo Travaglini
La Zirudèla
Al canoce te rio Melo
di Giuseppe Lo Magro
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E un gni frega gnint se i pès in bècca,
E tò mez chél ad canoce te scartòz
ui basta la pèsa, guai ma chi u la tècca.
“ Al sistém me che bròt bamboz!”
Ma un dé us trova daprès al'impruvis
Tl'èm dla cana l'infila la piò canaja
un cris-cèn a scunquasè e su paradis.
e cagl'èlte a vrucis te sèc in bataja.
Stil com una cana, s'j'èc da quajoun
E quèl l'ariva sa cla facia da baldaz
nès gnaf e la vosa strida da galaroun.
che tpansèvte :”L'è un vis de caz!”.
Us guèrda d'intonda e po' e scapa fura
L'arvènza instecunid a guardè e sèc
s'una frèsa ch'la meritaria una tortura.
sal canoce vive ch'l'is cavèva j'èc.
Fredo us era guadagnè la pensioun
“ Un si ciapa gnint, e fil l'è trop gros,
E quand Fredo l'èlza in èlt la cana
dèp una vita ad pèlvara e madòun
l'esca bsègna butila a un metre de fòs.”
sla canaja a strid come 'na putèna.
punzì tla cariola e armistè te cimènt
Fredo l'arspènd per pura educazioun:
“Un è da créd!” e sfarfòja pidriand
cucèra e caplèta sempre in muvimènt.
“ Grazie, al tnirò in considerazioun”.
“Al canoce te rì...a stagh sugnand!”
Adés l'eva snè gran voja d'èria fresca
E la situazion las arpèt i dé seguènt.
“Che esca 't dovre, per fèle bichè?”
sla riva de rì, sèta l'èmbra dla frasca.
Per Fredo l'era e mors d'un sarpènt.
S'un suris che j'abre i pò sbranchè
Sla cana tal mène dasdé te scaranèin,
Isè una matèina e fa un sèlt me port
Fredo e dis :” L'è facil, pori turdèin,
l'onich rumor, l'aqua cla scòr pianèin.
s'un' idea da s-ciantè che becamort.
léngua d'un pataca, fata a pizdèin!”
Le cannocchie nel rio Melo
E non gl'importa se i pesci non abboccano
Mezzo chilo di cannocchie nel cartoccio
gli basta la pace, guai a chi gliela tocca.
“Adesso lo sistemo io quel bamboccio!”.
Ma un giorno si trova lì all'improvviso
Nell'amo della canna la più esuberante
un uomo a sconquassare il suo paradiso.
le altre avvinte nel secchio in battaglia.
Secco come un canna, occhi da minchione
Arriva con la faccia da spaventapasseri
naso camuso e voce stridula del gallastro.
che pensavi :” E' proprio un viso da c...!”.
Si guarda attorno e poi se ne esce fuori
Rimane immobile a guardare il secchio
con una frase che meriterebbe la tortura.
con le cannocchie a cavarsi gli occhi.
Fredo si era guadagnato la pensione
“Non si prende nulla, filo troppo grosso
E quando Fredo alza in alto la canna
dopo una vita di polvere e mattoni
l'esca andrebbe gettata in mezzo al fosso”.
con l'esuberante che stride da puttana.
spingere carriola e rimestare cemento
Fredo risponde per pura educazione:
“Non ci credo” sfarfuglia balbettando
cucchiaia e secchia in eterno movimento.
“ Grazie, lo terrò in considerazione”.
“Le cannocchie nel rio...sto sognando!”.
Adesso aveva solo voglia di aria fresca
E la situazione si ripete i giorni seguenti.
“Che esca adoperi, per farle beccare?”.
in riva del rio, sotto l'ombra della frasca.
Per Fredo era il morso di un serpente.
Sorriso che le labbra possono sventrare
Canna in mano seduto sul seggiolino
Così una mattina fa un salto al porto
Fredo dice: “ E' facile, povero tordellino
unico rumore, l'acqua che scorre piano.
con l'idea si spezzare quel beccamorto.
lingua d'un patacca, fatta a pezzettini”!.
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