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Periodico bimestrale - Sped. a.p. 45% - Art. 2 comma 20/b - Legge 662/96 - Filiale di Forlì - Contiene I.P. Direttore Responsabile: Giovanni Cioria - Aut. Trib. di Rimini n. 185 del 16/8/80 e del 26/8/92 Red. e Amm. Riccione - Via Montebianco 27 - Tel. 0541 643884 Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio - Grafica: Composet Riccione
Anno XXXVII - n°1 -
Famija Arciunesa www.famijarciunesa.org
GENNAIO/FEBBRAIO 2019
redazione@famijarciunesa.org
RIDERE, RIDERE, RIDERE... CON “I ARCIUNIS!” E diavle e fa al pgnate! (a pag. 4)
RICCIONE VERDE
Antonio Cianciosi
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• Recarti in sede: Via Montebianco 27 a Riccione. Martedi, Giovedi, Sabato dalle 16.00 alle 18,30 • Telefonare allo 0541/643884 - 338/4304667 o inviare una mail a info@famijarciunesa.org Attraverso il social Facebook: Famija Arciunesa Il nostro incaricato verrà da voi.
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REDAZIONE direttore responsabile: Giovanni Cioria • Capo redattore: Giuseppe Lo Magro • redazione: Nives Concolino, Maria Grazia Tosi, Francesco Cesarini• hanno collaborato: Luciano Luzzi, Amici del Parco, Manlio Masini, ANMIC, Fabio Pecci, Rodolfo Francesconi, Lorenzo Scola, Rodolfo Ciotti, Alessandra Prioli, Roberto Betti, Fabrizio Serafini, Edmo Vandi, Giorgia Penzo, Maurizio Montanari, Dante Tosi, Adua Pozzi, Maddalena Piccari • Foto: Pico e Gianni Zangheri • Pubblicità: Tel. 339 5019846 • Grafica e impaginazione: Studio Grafico Composet Riccione: 339 5019846• Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio S.r.l.
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RedaziOne di faMiJa aRCiunesa
Benvenuto Francesco! a partire da questo numero, la redazione di F.a. si avvarrà della preziosa collaborazione di Francesco Cesarini. il brillante giornalista, riccionese di razza, curerà particolarmente i settori dello sport e dei fatti di costume. Francesco è figlio di marzio Cesarini, personaggio tra i più conosciuti ed amati delle neonate tV locali degli anni ‘80/90 che fu dapprima collaboratore di redazione di F.a. per 3 numeri nel 1986 e poi direttore responsabile per 20 numeri dal 1987 al 1991. Francesco eredita la passione per il giornalismo dal padre marzio ed in particolare quella per la televisione. la sua prima esperienza è del 1989 con telesanmarino, fino ad arrivare a la8 dove nel 2004 diventa direttore, con lo stesso ruolo poi nel 2010 inizia l’esperienza a tele1 e successivamente la collaborazione con icaro tv. la passione per il mestiere e per la sua città hanno inevitabilmente messo riccione sempre in primo piano nella sua attività giornalistica: cronaca, vita amministrativa, sport, cultura, colore, curiosità con al centro sempre la Perla verde. il suo naturale approdo in Famija arciunesa era evidentemente solo questione di tempo.
dicembre 2018 – Giornata dei libri. da sin.: edmo Vandi, luciano luzzi, Francesco Cesarini, rodolfo Francesconi e Giuseppe lo magro.
Giuseppe Lo Magro Giuseppe Lo Magro
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E volendo... quattordici! IO
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Raccolta di commedie riccionesi
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Giuseppe Lo Magro
novembre 2018 - Giornata del tesseramento. da sin.: Giuseppe lo magro e antonio Cianciosi.
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“Ho conosciuto il teatro dialettale che avevo quasi trent’anni. Ed è stato amore a prima vista!”.
Nuovi libri con la regola del 3
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E’ vero! Famija Arciunesa sta pubblicando “a rotta di collo” e il 2018 sarà ricordato a lungo per la prolificità nello sfornare volumi sulla nostra amata Perla verde. Dopo “Riccione. Gli irripetibili anni ‘60” dato alle stampe in vista dell’estate, ecco due triplici presentazioni. Nel novembre u.s. il primo trittico: “Biblioteca riccionese 2”- riccione verde” - “ riccione a colori”, da offrire in omaggio ai soci 2019 di F.A. e nel dicembre u.s. il secondo: “la riccione di maria Ceccarini – Com i dis mi tu - ho fatto 13!”. Le due presentazioni hanno avuto luogo al centro Sociale Nautilus in Viale Lazio grazie alla squisita ospitalità del presidente Franco Baratti. Nel primo evento (Giornata del tesseramento F.A.) erano presenti i due autori: Antonio Cianciosi per “Riccione verde” e Giuseppe Lo Magro per gli altri due volumi, che si sono auto-presentati e hanno illustrato le loro “fatiche” con relative motivazioni e aspettative. Il secondo evento ha avuto uno schieramento di maggior peso. Giuseppe Lo Magro, autore dei tre volumi, è stato affiancato da Rodolfo Francesconi, Luciano Luzzi ed Edmo Vandi, quali esperti di storia, teatro e dialetto. Tanti autorevoli personaggi potevano essere presentati solo da un conduttore del calibro di Francesco Cesarini che con garbo, eleganza, precisione negli interventi e nella loro durata ha fatto scorrere il programma senza intoppi. “la riccione di maria Ceccarini” (Storia dei Ceccarini a Riccione dal 1879 ad oggi) sintetizzata nell’intervento di Rodolfo Francesconi, è stata impreziosita da curiosità e chicche che un esperto di storia locale come lui ha saputo “snocciolare” con leggerezza, catturando l’attenzione dei presenti come una calamita fa col ferro.
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“ho fatto 13!” (Raccolta dei copioni delle commedie di Giuseppe Lo Magro) ha “goduto” delle testimonianze personali di Luciano Luzzi, a lungo attore principale nonché truccatore e scenografo della Compagnia dialettale “I Arciunis”. Con un pizzico di malinconia ha ricordato alcuni dei protagonisti ora scomparsi ed episodi comici avvenuti durante le rappresentazioni. “Com i dis mi tu” (Soprannomi e patronimici di Riccione. Loro origine e storia di tanti personaggi) è stato commentato da Edmo Vandi e non poteva essere diversamente! Edmo ha conosciuto la maggior parte dei personaggi elencati nel libro e suoi sono i “ritratti” più veri e ruspanti pubblicati. Con la verve che lo contraddistingue ha narrato scampoli di vita non più ripetibili strappando risate a getto continuo. Edmo è un affabulatore che andrebbe miniaturizzato, messo in tasca, e ripristinato ogni qualvolta necessita un pizzico di buonumore. Visto che ciò non è possibile l’unica soluzione valida è acquistare “Com i dis mi tu”.
teatro dialettale - la ComPaGnia “i arCiunis” in:
“E DIAVLE E FA AL PGNATE” il diavolo fa le pentole - 2 atti di Giuseppe lo magro
PersonaGGi ed interPreti edmondo ortensia iolanda olimpia Gregorio Giacinto nanda dott. trespoli evaristo adamo Cristina luigino suggeritrice regia Siamo a Riccione negli anni ‘80. La famiglia Spolverini composta da Edmondo, Ortensia, Iolanda e Olimpia è colpita da improvviso benessere economico. Dopo una vita che più monotona non si può, ecco il colpo di fortuna: la vendita inaspettata di alcuni lotti di terra spelacchiata. Edmondo, il capofamiglia prende due importanti decisioni: acquista una cassaforte e organizza una vacanza, la prima di tutta la famiglia. Ortensia, sua moglie, è in pieno esaurimento nervoso. Iolanda madre di Edmondo, arzilla e lucida ottantenne, battibecca in continuazione con la figlia Olimpia, cinquantenne zitella alla spasmodica ricerca del Principe azzurro. I preparativi per la partenza, caratterizzati dal caos più
assoluto sono premesse per la sospirata vacanza non certo di buon auspicio. Alla fine riescono a caricare la gloriosa Bianchina e a partire. E casa Spolverini sembra la stazione ferroviaria con gente che va e che viene. Dapprima è Luigino, operaio incaricato di cambiare la carta da parati nelle camere, che approfitta della disponibilità dell’abitazione per organizzare un incontro intimo con la fidanzata Cristina. I due innamorati devono nascondersi perchè la casa è violata da un trio di ladri improvvisati e maldestri. Il capobanda è Gregorio, ladro gentiluomo; il braccio destro è Giacinto, effeminato e distratto; il terzo elemento è la Nanda, compagna di vita di Gregorio, incinta, con mansioni da palo.
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L’azione criminosa viene interrotta. Giacinto ha lasciato il camioncino in divieto di sosta, con un biglietto sul parabrezza che recita: “Torniamo subito, siamo al numero 13”. Così Evaristo, vigile urbano inflessibile, suona il campanello. Trambusto e bugie tra le più assurde. Nel frattempo gli Spolverini tornano in preda a dolori intestinali perchè il dottor Trespoli, medico di famiglia fasullo (in realtà è un veterinario) ha prescritto un potente rimedio alla stitichezza. E casa Spolverini si tramuta in una “babele”; ogni personaggio ha la sua versione dei fatti confutata dagli altri. Caos pazzesco da girone infernale con l’arrivo dell’investigatore Adamo che svelerà un fatto cruciale e porterà la serenità.
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Famija Arciunesa sta sfornando libri con frequenza sorprendente. Il mese di Dicembre ne ha visti in circolazione SEI. “Com i dis mi tu”, “La Riccione di Maria Ceccarini”, “Ho fatto 13”, fanno bella mostra per la vendita, nelle librerie ed edicole della Perla verde; mentre “Riccione a colori”, “Biblioteca riccionese 2” e “Riccione verde” sono in omaggio (Sede di F.A. e punti tesseramento) per tutti coloro che sottoscriveranno la tessera sociale per l’anno 2019. In più c’è una splendida iniziativa culturale: il libro “Riccione verde” ha avuto una seconda edizione, di 400 copie, per essere donato, in occasione delle Feste natalizie, a tutti gli alunni delle Classi Quinte
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Elementari, ritenendo questa la fascia d’età più idonea a recepire il messaggio dell’opera, che è quello di far conoscere i luoghi dove Flora e Fauna di Riccione si sviluppano e vivono. I rappresentanti di F.A.: Antonio Cianciosi (autore), Paolo Santovito (grafico) e Giuseppe Lo Magro (presidente) hanno incontrato nei giorni scorsi le Maestre interessate delle scuole di Fontanelle, Paese, Panoramica, Riccione Ovest, Marima Centro, San Lorenzo e Annika Brandi, per illustrare il volume e gli scopi dell’iniziativa. Naturalmente tutte hanno avuto una copia omaggio del volume per poterlo esaminare e programmare così eventuali lezioni e visite guidate.
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riCCione Verde di antonio Cianciosi una passeggiata nella Flora e nella Fauna di riccione ed. Famija arciunesa – 2018 Pag. 48 – 16 x 24 Il nostro viaggio nella Riccione verde, per conoscerne Flora e Fauna: ARBORETO CICCHETTI, PARCO delle MAGNOLIE, RIO MELO (Ex Fornace Piva, Bosco dei ciliegi, Ponte romano), PARCO della RESISTENZA, SPIAGGIA, DUNE ex Hotel “Le conchiglie”, TORRENTE MARANO (Dormitorio delle rondini “roost”), LAGHETTO ARCOBALENO (Cascatella), PARCO AGOLANTI – VIA CAPRERA, COLLE dei PINI, LAGHETTO PRONTI, ORTO BOTANICO delle SABBIE (Dune “Muntaloun”), AREA URBANA, PRONTO SOCCORSO - RESCUE REMEDY, PARCHI E GIARDINI PUBBLICI.
inseGnanti delle 14 Classi Fontanelle - 4: Lucia Giardini, Emmanuela Policastrese, Fiorella Russi, Daniela Ruffin, Gisella Sabatino, Chiara De Marchis, Carla Quatraccioni, Simona Coletta. Panoramica - 2 Federica Ferri, Laura Montbelli, Paola Giunta, Cristiana Mulazzani, Erika Renzi, Grazia Angelini, Domenica Balzano, Monica Bonacini. riccione ovest – 1 Stefano Rocchetta, Sabrina Soldati, Colomba Muri. riccione Paese – 1 Barbara Vignali, Antonietta Picca. marina Centro - 1 Mimma Lo Bello, Michela Carnevali. san lorenzo – 2 Camilla Muccioli, Geraldina Cavaleri, Iva Acous. annika Brandi – 4 Simona Michelotti, Vannina Villa, Monica Morganti, Stefania Sanchi, Bruna Cirillo, Rita Conti, Loredana Biondi, Laura Soldati, Marica Lupetti.
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di Giuseppe Lo Magro
Maria Boorman Wheeler Ceccarini Maria Boorman Wheeler nasce a New York nel Giugno del 1860 da Guglielmo e Mary Davenport. Appartiene ad una famiglia benestante di lontane origini germaniche e la sua istruzione avviene frequentando buone scuole. L’arricchimento della sua cultura è costante e si interessa particolarmente di pittura e di musica. Partecipa agli eventi culturali della città e negli ambienti “che contano” è apprezzata per la sua sensibilità. Durante un incontro conviviale conosce il Dottor Giovanni Ceccarini. Il brillante e colto esule italiano rimane affascinato dalle sue qualità e ben presto si propone. Il fidanzamento è breve ed è coronato dal matrimonio. Dodici anni dopo Maria e Giovanni partiranno per l’Italia per soggiornare a Roma nella cura degli affari e a Scacciano per la villeggiatura. I due facoltosi coniugi prendono a cuore le sorti della popolazione riccionese e sono prodighi di aiuti.
Sostegni che Maria intensificò dopo la morte di Giovanni. Un rammarico, esternato velatamente agli amici più fidati (Sebastiano Amati, Conte Giacinto Martinelli e Conte Felice Pullè) fu che il suo esempio non ebbe “imitatori” tra i tanti signorotti del luogo che non andavano oltre l’organizzare qualche ballo, recite teatrali o lotterie a scopi benefici. Mentre Maria era sensibile ai problemi che attanagliavano i riccionesi. L’inverno rigido era avaro di cibo?..ecco le minestre calde distribuite con regolarità. Le madri che lavoravano non sapevano a chi affidare i figli piccoli?... ecco l’Asilo infantile. L’analfabetismo dilagava? ...ecco la Biblioteca. I malati soffrivano le pene dell’inferno? ...ecco l’Ospedale. I marinai non avevano ricovero per le barche? ...ecco il Porto. Le campane della chiesa fornivano pochi orari certi? ...ecco l’Orologio pubblico. Le strade erano disastrate e buie? ...ecco l’illuminazione.
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RIEPILOGO DI QUANTO DONATO NE
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GIUSEPPE LO MAGRO LA RICCIONE DI MARIA BOORMAN CECCARINI
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Giuseppe Lo Magro
1889 Sostegno economico alla Società di Mutuo Soccorso. La Riccione di 1889 200 lire per la Biblioteca Popolare Circolante. Maria Boorman Ceccarini 1890 100 lire per ditribuzione minestre nell’inverno, ripetuta anche negli anni seguenti. 1891 Costruzione del Giardino d’infanzia. 1892 Posa della prima pietra dell’Ospedale. 1893 Inaugurazione dell’Ospedale. Orologio pubblico sulla facciata. 1894 Allacciamento al generatore dell’Ospedale Pagine 96 . Formato 210x297 per illuminare Via Flaminia e Viale Viola. Nelle librerie ed edicole di Riccione. 1896 Prestito senza interessi di 24.000 lire per costruire il porto. Presso la sede di F.A a Riccione, Copertura spese per costruire strada di accesso al porto. Via Montebianco 27 - Tel. 0541 643884 1902 Testamento a favore di Giardino e Ospedale. 380.000 lire di capitali; 45.000 lire di bestiame; 225.000 lire di contante ASSOCIAZIONE CULTURALE PER RICCIONE
Totale del Legato = 650.000 lire Inoltre nulla di preciso si sa degli infiniti piccoli aiuti giornalieri dati ai collaboratori domestici e a quanti si presentavano per chiedere sostegno. La voce del popolo ne rammenta ...una infinità! RICONOSCIMENTI RICEVUTI DA MARIA CECCARINI 1892 Il Ministero della Pubblica Istruzione le conferisce la Medaglia d’oro. Il Comune di Rimini le attribuisce la cittadinanza onoraria. 1895 La Cassa di Risparmio di Rimini la elegge Socio. Maria fu l’unica donna, dei 100 soci dell’Istituzione bancaria nei primi 150 di vita della stessa, che ebbe tale riconoscimento per meriti propri. Le altre donne infatti o erano socie fondatrici o vedove in rappresentanza di figli minori.
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di Nives Concolino
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Parco degli Olivetani, pardòn... degli Agostiniani! Prima la polemica con gli ambientalisti, poi lo scontro politico e ora la querelle sul fronte storico per il nome che gli è stato attribuito. E’ nato così tra gli “scontri” il Parco degli Olivetani che, documenti alla mano, per gli storici porta un toponimo improprio, in quanto quell’area è piuttosto appartenuta agli Agostiniani. Inaugurato lo scorso 17 novembre, sfidando il freddo, il parco si estende circa tre ettari e mezzo di terreno, dalla Flaminia a Viale Castrocaro e da Viale Einaudi alla pista ciclopedonale che fiancheggia il rio Melo, fino alla scuola media (ex fornace). Come assicura l’amministrazione comunale dal punto di vista morfologico questo lembo di terra “non è stato modificato, sono stati piuttosto piantati 360 alberi e 1.800 arbusti”. Per il resto l’area è stata dotata di uno spazio giochi inclusivo di 800 mq., di uno sgambatoio per cani ampio 850 mq. e di un impianto d’illuminazione a Led. “Il terreno -spiegano i tecnici- è stato rimodellamento per mantenere la capacità d’invaso, svolgendo così la sua naturale funzione di raccolta e laminazione delle acque di esondazione del Melo”. Una scarpata, realizzata con terra riportata sul lato Cattolica, separa l’area da viale Einaudi, dov’è stata piantata la maggior parte delle piante. Ma veniamo alle querelle a partire dal nome. Nel comunicato stampa del Comune si legge: “Come testimonia il catasto Calindri, redatto tra la fine del XVIII e gli inizi del secolo XIX, nel sito non erano presenti costruzioni se non il convento dei frati Olivetani”. Ma, come segnalato, prima dall’ex direttore della Biblioteca comunale, Fosco Rocchetta, poi dallo scrittore e storico Oreste Delucca, sarebbe bastato andare all’Archivio di Stato riminese, dov’è custodito il documento cata-
stale originale e, se non altro, sfogliare il libro che lo riproduce (quello pubblicato a spese del Comune di Riccione nel 2006), per appurare che l’area del Pantano era piuttosto appartenuta agli Agostiniani. Le segnalazioni non hanno però sortito cambiamenti. E allora, lo storico sui media online lancia la sfida: “Chiamatelo Parco dell’Ignoranza”. Gli ambientalisti, a partire da Italia Nostra, durante i lavori hanno intanto contestato l’abbattimento di venti/ venticinque alberi, in parte inclusi in quello che doveva essere il Bosco dei ciliegi, disegnato da Tonino Guerra e che proprio per questa ragione la nota associazione chiedeva di tutelare. Cinque/ sei piante, era stato giustificato dal Comune, erano secche. Polemica infine sul fronte politico. Sabrina Vescovi, capogruppo del Pd lamenta il fatto che all’incontro di presentazione con i mass media “Non siano stati invitati i precedenti sindaci e neppure esponenti delle giunte Pironi e Imola che di fatto hanno consentito la realizzazione del parco. Il progetto è bello - sottolinea - ma bisogna ringraziare le vecchie amministrazioni comunali, soprattutto Daniele Imola che nel 2001 chiese alla proprietà di Oltremare (Valdadige) di trasferire il progetto del parco sulla collina e di cedere l’area della vecchia fornace per farne un bene comunale. Fu il primo passaggio utile senza il quale ora non avremmo il parco. L’area fu acquisita dal Comune, gli imprenditori comprarono il terreno dell’Ipab, ente dei lasciti della Ceccarini, e col ricavato l’amministrazione realizzò la nuova ala del Ceccarini, l’asilo in viale Empoli e ha tracciato viale Einaudi”.
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Spiaggia del Sole e Original Beach 100 aperte anche d’inverno Successo a Riccione per il primo stabilimento balneare aperto anche d’inverno. Si tratta della Spiaggia del Sole (Bagni 86 e 87) di Ferdinando Gabellini e Monica Angelini, sul Lungomare della Libertà, inaugurato a inizio dicembre dal comico Paolo Cevoli, che si è tuffato in mare con una dozzina di temerari amici. Una genialata che, oltre a far rimbalzare la cittadina rivierasca su tutti i mass media, al di là dei confini nazionali fino all’America, permette di abbronzarsi al mare, quanto in montagna, nei mesi freddi, facendo elioterapia e iodioterapia. Collaudate con successo dai riccionesi e dagli habitué dell’estate giunti da fuori regione, le brandine con coperte termiche al riparo delle “finestre del mare” e i paravento trasparenti con ampia vista dal porto al promontorio di Gabicce ( strutture ideate da Gabellini e dal figlio Massimiliano). A disposizione anche docce calde, accappatoi, spogliatoi, cabine riscaldate, zone relax, una piccola biblioteca e un paio di panchine free sistemate sulla lunga duna, nonché un tappeto rosso che dal boulevard porta al salottino di bambù, sotto un gazebo chiuso con vista mare tra due file di palme illuminate. Tantissime le persone che durante le feste hanno fatto migliaia di selfie, postati sul web, anche sotto il ben augurante arco di vischio, per il classico bacio degli innamorati. Gli intraprendenti bagnini meditano di offrire anche altri servizi. “Per il prossimo anno intendiamo offrire agli ospiti anche le due piscine e le vasche idromassaggio con acqua calda, nonché una cabina con sauna e un’altra con il bagno turco -annuncia Gabellini-. Per chi vuole praticare lo sport intanto abbiamo a disposizione un maestro di Nordic walking. Il sogno che
coltivo da circa trentadue anni si è ormai realizzato, questo per noi è l’anno zero, ora spero che altri colleghi ci seguano in questa iniziativa, perché una cattedrale nel deserto non funziona. Ci auguriamo intanto che l’idea serva ad allungare la stagione dell’azienda che d’estate conta diciotto dipendenti”. Comunque sia il primo complice di questa scommessa dovrà essere il bel tempo. Nei giorni propizi, Gabellini attende in spiaggia i clienti, che possono rilassarsi bevendo il caldo analcolico mela brulé, ideato per l’occasione. Plaude all’iniziativa il comico Cevoli. “Il mare è una grande risorsa e divertimento, anche d’inverno, per cui la spiaggia non va chiusa”. Il protagonista del “bagno dei pataca” commenta ancora: “L’acqua ghiacciata mi da gusto. Faccio Il bagno in mare quasi tutti i giorni, perché è molto
rigenerante e tonifica un sacco. Consiglio di farlo a tutti i riccionesi e anche ai turisti”. Per l’iniziativa “Mare d’inverno”, consentita dalle nuove regole comunali, nei giorni clementi d’inverno resta aperto anche il Bagno Original Beach 100 sul Lungomare della Costituzione che prima dell’estate è stato ridisegnato. Ad attendere gli ospiti anche qui ci sono brandine corredate di coperte, tavolini, sedie, l’angolo degli apertivi, un chiringuito e il salottino verandato con musica e riscaldamento. Al timone i fratelli Alfredo e Cristian Corazza, che danno seguito all’attività avviata dal bisnonno Alfredo e nel tempo seguita dal nonno Serafino e dal padre Camillo. All’ Original Beach 100 si può gustare anche l’aperitivo al 3 x tre Beach Cafè, chiosco aperto in collaborazione con il ristorante Sol Y Mar. Alfredo Corazza osserva: “Nel nome del bagno è racchiusa la nostra filosofia che è quella di essere un po’ originali in tutte le iniziative che intraprendiamo. Terremo aperto fino al 31 marzo, dando continuità alla stagione balneare che parte il primo aprile. Così pure il chiosco, attivo dalle 8.30 alle 18.30 per colazioni, snack, caffetteria e aperitivi con stuzzichini, ma niente food, perché non è consentito. Con il ripascimento oltretutto, ora possiamo offrire una spiaggia più ampia. A disposizione anche un salottino animato dalla musica, al chiuso, riscaldato con lampade e un fungo. Con il sole e l’aria salubre di certo qui si sta bene”. Un sogno! Non è un caso che lo slogan della Zona 100 reciti: “ Solo chi sogna, vola”. Per il progetto “Mare d’inverno” hanno ottenuto l’autorizzazione pure i ristoranti Tanimodi, La Griglia e Mosca Bianca, nonché i Bagni Cinzia.
TEATRO AMATORIALE
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di Luciano Luzzi
Gli “Attori per caso” in: “La vciaia la è brota!” La vecchiaia è brutta! Commedia dialettale comico-musicale di Luciano Luzzi Un bel gruppetto di amici da lunga data, piuttosto sull’anziano, si ritrova ogni mattina al Bar Trattoria “Da Rosina”. C’è il tipo arguto, pronto a cogliere ogni occasione per ideare scherzetti, con l’inseparabile amico sul rimbambito e le rispettive mogli, occhio lungo e antenne vibranti. C’è il medico “giovne antigh” dall’aspetto beato e c’è il parroco sempre affannato e mai rispettoso dell’orario, guardato a vista dalla perpetua, caparbiamente “antiga”. Volta e prilla i discorsi vertono malinconicamente ai bei tempi, di quando erano giovani pieni di allegria e voglia di vivere. E si rispolverano amori “fuggitivi”: degli uomini per le donne e delle donne per gli uomini, i primi un po’ fanfaroni e le seconde assai meticolose. Il tipo arguto è sempre vivace e infila “doppi sensi” ad ogni racconto. Essendo estate, la clientela è anche straniera e quando capitano giovani turiste l’animo ruspante degli arzilli vecchietti tende al “galletto”, anche in presenza delle consorti. Queste ultime lasciano fare, ben conscie delle “polveri bagnate” negli archibugi dei loro mariti. Perchè in fondo in fondo... parlare di FARE L’AMORE è il loro chiodo fisso... ed è anche un gran bel divertimento!
Musiche originali del M° Franco Morri
FEBBRAIO 2019 Sabato 2 Venerdì 8 Giovedì 14 Giovedì 21
Rappresentazioni: Spazio Tondelli Via Don Minzoni - Riccione
ore 21,00
Prevendite: Spadarella Gioielli, Via Virgilio 11 Info: Luciano 349 25 31 929
Buon vicinato “Amici del Parco” donazione doppia: 1.000+1000 euro!
Un fine anno col “botto” per “Gli Amici del Parco” che hanno donato 2.000 euro tra ottobre e novembre 2018. Il Buon vicinato che ha sede al piano terra della “Casa della Micia” nel Parco della Resistenza, in Via Montebianco, il 30 Ottobre ha donato 1.000 euro all’associazione VAPS (Volontari Assistenza Pronto Soccorso), grazie al ricavato del 5° Torneo di Burraco solidale svolto presso il Centro commerciale Perla verde di Riccione. La cifra, consegnata nelle mani del presidente VAPS alla presenza del vice-sindaco Laura Galli, servirà per l’acquisto di nuove carRIPARATORE OPEL GM Il 26 rozzine da dareAUTORIZZATO in uso al Pronto soccorso. Assistenza:i Via Emiliamille 11 - Riccione Novembre secondi euro in BUONI per Vendita e esposizione: generi alimentari sono stati consegnati alla CaVia Emilia 24 - Tel/Fax 643527 ritas Parrocchiale degli0541 Angeli Custodi per ace-mail: bettiriccardo@libero.it quisti di VERA necessità. Il parroco don Giorgio Dell’Ospedale, nel ringraziare, ha dato assicuraENTRO EVISIONI e donazione. OTO zione sull’uso mirato dellaUTO generosa
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la nostra storia 90 anni fa...
Tratto da: “Una Rotta nel Vento” di Dante Tosi
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1929. Il naufragio della barca da pesca “Bruna” L’anno 1929 sarà ricordato come l’inizio della grande crisi economica mondiale (la great depression) che sconvolse la vita dei popoli. Sarà ricordato, qui da noi, come l’anno del “Nevone”, del grande freddo, devastante e protratto, che mise in ginocchio la misera economia locale, sottoponendo la popolazione a privazioni e malattie che non trovavano confronti a memoria d’uomo. In questo inverno funesto si compì la tragedia della barca da pesca “Bruna” della marineria riccionese. Nella notte del 17 gennaio la “Bruna”, uscita in mare a pescare con la barca “Nuovo Pietro” di Cattolica, la sua “conserva” per la pesca a strascico a “cocchia”, fu raggiunta da un fortunale che la mandò a fondo al largo del porto di Rimini a cui era diretta in cerca di rifugio e di salvezza. Nel naufragio perse la vita l’intero equipaggio formato da Secondo Tommassini, parone, Paolo Ceccarelli, motorista e dai marinai Roberto Pronti, Giulio Gennari, Ubaldo Righetti.
Un colpo che lasciò il segno. La barca “Bruna” fu ritrovata affondata ancora in piedi, con la punta dell’albero maestro (alto 14 metri) che si vedeva appena alcuni metri sotto la superficie del mare. Fu riportata a galla con l’aiuto di generosi marinai di Riccione, nel mese di ottobre. I corpi dei marinai periti furono ritrovati e recuperati nel corso dell’estate, ad eccezione del corpo di Giulio che non venne mai più ritrovato.
Una storia di mare
Il drammatico evento si compì in mare aperto a circa 10 miglia (che per i marinai corrispondono a 8 passi d’acqua), alle 4 e mezzo come segnava la sveglia di bordo. La tragedia colpì il ceto marinaresco della costa e sconvolse la marineria riccionese che perdeva 5 validi e apprezzati marinai e la barca più prestigiosa.
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Un ragazzino curiosava in porto in mezzo ai pescatori, fra le reti, le ceste di pesce, i carretti e le urla delle pescivendole. Nel suo girovagare notò un marinaio con una striscia nera al braccio. “Chi ti é morto?” chiese il ragazzo. “Mio padre” rispose I’uomo. “E come é morto?”. “In mare”. “E tuo nonno com’è é morto?” richiese incuriosito il fanciullo. “In mare” rispose il marinaio. “E come é morto il tuo bisnonno?”, chiese ancor più incuriosito il bambino... “Mi hanno detto che é morto in mare”. Il bambino, allora, domandò. “Perché allora continui ad andare in mare; non ne hai paura?”. Il pescatore rimase molto sorpreso dall’osservazione, ma si riprese subito... “E tuo padre é ancora vivo?”. “No”, rispose il bambino... “E’ morto qualche anno fa”. “E dove é morto?”. “Nel suo letto, con tutta la famiglia intorno”. “E tuo nonno?”. “Anche lui nel letto”. “E il tuo bisnonno?”. “Non lo so, ma credo che sia morto in un letto”. “Allora perché tu vai a letto tutte le sere?”, concluse soddisfatto il marinaio, “Non ne hai paura?”. Jack La Bolina è lo pseudonimo di Augusto Vittorio Vechi (1843-1932) autore di racconti e storie di mare.
la nostra storia 90 anni fa...
Tratto da: “Dall’Internazionale a giovinezza” di Manlio Masini
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1929. Anno deI “Nevone”, solidarietà tra la popolazione Il “cattivo tempo” di cui si parla nello stelloncino de “Il Popolo di Romagna” è, in effetti, una bufera di neve che si abbatte con estrema violenza su Riccione e su tutto il territorio circostante. Una memorabile nevicata che bloccherà per giorni e giorni i servizi pubblici e le attività commerciali. La neve, che supererà l’altezza di un metro, comincia a cadere la sera del 10 Febbraio e continuerà a fioccare quasi ininterrottamente fino alla fine del mese con intervalli di freddo intenso, durante i quali la temperatura si abbasserà a 18 gradi sotto lo
zero. L’interruzione delle comunicazioni con la campagna e le frazioni vicine non consente al paese il rifornimento dei generi di prima necessità. Tutte le scuole rimangono chiuse per quindici giorni. Il tram e le automobili riprenderanno a muoversi regolarmente solo verso i primi di Marzo e per tutto il mese di Aprile si avranno strade lastricate di ghiaccio e ammassi nevosi sui marciapiedi. I disagi causati dalla tremenda nevicata incidono particolarmente sulle classi più povere e bisognose, e proprio per alleviare le loro sofferenze prende vita
1929. Il pane delle trappole
una encomiabile gara di solidarietà. Promossa dal fascio, la raccolta di danaro, alimenti e materiale combustibile inizia quando la neve scende copiosa e per questo motivo crea non poche difficoltà di movimento alle squadre dei volontari in giro per il paese e il contado. Il risultato di questa «prova di civismo», che registra «il concorso spontaneo ed entusiasta di enti e cittadini», supera le più rosee aspettative: 250 famiglie indigenti, per un totale di 860 persone, ottengono «buoni per carne, latte, pasta alimentare e legna da ardere».
(archivio Rodolfo Ciotti)
Con la neve i bambini andavano a calare le trappole per catturare i passeri nelle strisce di terra scoperta intorno a casa e in campagna, sotto le piante e le siepi. Alfredo, un mio coetaneo che abitava davanti a casa nostra, figlio di una famiglia di artigiani che se la passavano bene, andava a scuola a Rimini in treno per diventare ragioniere. Al pomeriggio, appena dopo mangiato, si avviava con un mazzo di trappole e una “coppia” di pane sotto il braccio, a calarle al riparo della siepe che separava la strada Flaminia dai terreni davanti le mura del cimitero. Conoscendo ormai le sue mosse, lo seguivo di nascosto da dietro la cabina della luce del mulino Ronci. Aspettavo che finisse di calarle e innescarle, una da una, con un bel pezzo di pane bianco. Mentre Alfredo ritornava a casa, sognando chissà quali strepitose catture, io mi avviavo per agire, con metodo e rapidità: passavo le trappole e, senza farle scattare, sfilavo l’esca (avendo scrupolo di lasciarne alcune innescate). Finito il giro tornavo a casa con una saccoccia di pane pulito e fresco, buono da mangiare. Andata bene una prima volta, i giorni successivi e per diverse settimane, il gioco proseguì: con Alfredo a calare le trappole ed io che sistematicamente le andavo a disinnescare, senza lasciare tracce o indizi. Alfredo era disperato perchè, contrariamente agli altri, lui pigliava poco o nulla. Chiedeva, anche a me, quali potevano essere le ragioni tecniche perchè le sue trappole non funzionavano come dovevano. Col passare dei giorni e permanendo il basso rendimento dei suoi attrezzi, Alfredo cominciò a sospettare che qualcos’altro doveva esserci. E venne il giorno. Alfredo, finito il giro a calare le trappole, invece di andare subito a casa si nascose. Si appostò dietro una delle colonne che segnavano l’ingresso a villa Papini. Io, che pure dovevo immaginare la sua ansia di trovare il bandolo al suo cruccio, andai, come consueto, a fare il mio giro di raccolta del pane. Avevo ormai collaudata la tecnica che funzionava come l’olio e non mi avvidi della “trappola” che mi veniva tesa. Mentre ero inginocchiato Alfredo mi arrivò addosso urlando: “A tò ciap, a tò ciap” (ti ho preso, ti ho preso!). Ma quando si avvide che il ladro ero io, il suo amico e consigliere venatorio, esclamò costernato: “Tu Dolfo? Proprio tu?”. L’avermi colto sul fatto lo turbò e mi disse: “Non sapevo che avevi così tanto bisogno, se mi chiedevi il pane te ne avrei dato, anche di più”. Finì senza scuse e senza improperi, senza sbandierare la cosa in giro. Rimanemmo amici.
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Tratto da: “Dall’Internazionale a giovinezza” di Manlio Masini
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1929. La Befana fascista Per Riccione il 1929 inizia con “la grande abbuffata” della “Befana fascista”. La festa, va detto, era stata programmata per il 23 Dicembre e avrebbe dovuto chiamarsi il “Natale dei bambini poveri”, ma a causa del cattivo tempo la distribuzione dei pacchi regalo fu rinviata al 6 Gennaio. E da qui anche il cambio del nome. L’iniziativa è promossa dal comitato comunale dell’O.N.B. presieduto dal professore Gino Cellesi in collaborazione con il gruppo delle “patronesse”. Per questa prima “Befana fascista” Riccione riesce ad accumulare una quantità enorme di generi alimentari (pasta, frutta e dolci), vestiario (indumenti di lana, stoffe, maglie, sciarpe, guanti, calze e scarpe), oggetti scolastici e danaro (circa 3.000 lire). «La raccolta -spiega una corrispondenza da Riccione de “Il Popolo di Romagna”- ha segnato un’altra prova ammirevole della nostra cittadinanza che, con slancio e spontaneità vera, ha contribuito con generosità ed elevato senso patriottico per l’attuazione della benefica iniziativa». La cerimonia ha luogo il pomeriggio
dell’Epifania in una sala del Giardino d’infanzia stracolma di balilla, avanguardisti e piccole italiane. Presenti il segretario del fascio Demetrio Francesconi, i membri del direttorio Guido Cavallini, Pier Giacomo Graziosi e Carlo Piccioni, il commissario prefettizio Sanzio Serafini e una folta rappresentanza di “patronesse”. Il segretario del comitato comunale dell’O.N.B. Nicola Borri, a nome del presidente Gino Cellesi assente per malattia, «pronunciò un breve discorso per ricordare l’alto e patriottico significato della manifestazione e si intrattenne sulle finalità morali, educative e assistenziali dell’O.N.B.». Dopo Borri, Serafini «incitò i fanciulli a mantenersi sempre devoti e affezionati alle istituzioni giovanili fasciste». Esauriti i preliminari prende corpo la distribuzione dei doni. Alle famiglie povere vengono assegnati i generi alimentari; a 260 bambini gli indumenti e le calzature; a 100 la frutta e i dolci. Quindici giovanetti ricevono un libretto di risparmio. Dopo questa prima celebrazione, la “Befana fascista” sarà ripetuta negli anni.
Il Veglione tricolore: un appuntamento da non perdere
Alla Befana dei piccoli fa seguito il Veglione dei grandi. Da alcuni anni il Veglione tricolore è un appuntamento mondano da non perdere, soprattutto se si vuole stare al passo con i tempi del... regime. Nel parterre del teatro Dante, infatti, dove si svolge il tradizionale evento, s’incontrano le autorità politiche, civili e militari più in vista di Riccione e paesi limitrofi e in uno sfarfallio di briosa distinzione fanno passerella «le più eleganti damigelle del circondario». Il “Tricolore” del 1929, fissato per il 26 Gennaio, cade in un periodo di freddo intenso, con scrosci di pioggia e vento gelido, e proprio a causa di questa particolare condizione atmosferica l’affluenza di pubblico è molto ridotta. Qualcuno dovendo fare il resoconto della serata dirà che «erano più gli assenti dei presenti». Peccato, perché l’incasso del veglione avrebbe potuto incrementare il fondo pro-erigenda Casa del fascio. Tra gli “impavidi” che firmano il cartellino del galà si notano il segretario del fascio Demetrio Francesconi, i membri del direttorio, il commissario prefettizio Sanzio Serafini, qualche autorità militare e «alcuni ospiti delle città vicine». La stampa nel riferire i particolari della festa parla ugualmente di un trattenimento animato,
caratterizzato «da graziosi cotillons e dall’elezione della “reginetta” nella persona della signorina Dina Leardini». Tra le righe di quella cronaca rosa, tuttavia, si intuisce che il veglione non riuscì vivace e allegro come quello del precedente anno.
Passeggiando... a cura di Giuseppe Lo Magro
La “Cacetta” degli orrori Proprietà del Comune di Riccione Situata a trenta metri da Viale Maria Ceccarini, di fronte a Piazzale Curièl, quasi in angolo a Via Ippolito Nievo c’è il Villino Pater chiamato dai riccionesi “La Cacetta”. Abbiamo già scritto in passato di questa “costruzione storica”, inserita dall’Istituzione per la Cultura nei luoghi meritevoli di visita assieme al Castello degli Agolanti, al Ponte romano, ecct. ecct. Non ci sono più parole... è conciata così... spazio alle immagini!
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Quanto sei riccionese? Ecco il test per misurare la tua riccionesità!
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Riccione è di chi la vive, di chi la desidera, di chi la ama o più semplicemente di coloro che ci passano un giorno o tutto l’anno. Ma c’è un modo per capire il grado di “riccionesità” di ognuno di noi? Certo, con il test approntato da Famija Arciunesa: Rispondi alle domande scegliendo tra le 4 risposte chiuse. Un punto per ogni scelta esatta. Gnint web, internet, libre o chisà che. E masim un aiutin da la tu nona... o sinà da l’anvod. Divartèste! 1) Quando è stato costruito il Savioli Spiaggia? A 1980 B 1925 C 1953 D 1971
11) In quale anno è stato inaugurato il Parco della Resistenza? A 1989 B 1923 C 1974 D 1956
2) Viale Trento Trieste prima di chiamarsi così era Viale? A Ungheria B Egitto C Giappone D Eritrea
12) Come si chiama il delfino più conosciuto di Riccione? A Nenè B Pelè C Flipper D Giosuè
3) Dove avevano costruito la loro villa Giovanni e Maria Boorman Ceccarini? A Zona Alba B Scacciano C Marina centro D San Lorenzo
13) Chi vinse a Riccione il Disco per l'Estate 1997? A Marina Rei – Primavera B 883 – La regola dell'amico C Nek – Sei grande D Niccolò Fabi – Il Giardiniere
4) Come venne chiamato il ponte sul Viale Dante fatto saltare dalle S.S. e ricostruito nel 1946? A Ponte Tondelli B Ponte Martinelli C Ponte Galaverna D Ponte del Popolo 5) Come si chiamava la discoteca all'interno di Aquafan che vide muovere i primi passi a Jovanotti? A Young Cup B Funky Cup C Melody Cup D Walky Cup 6) Oggi si chiama Viale Ceccarini, prima si chiamava Viale? A Margherita B Viola C Rosa D Glicine 7) Quale Sindaco diede l'oppurtinità di tenere aperti i negozi la domenica in Viale Ceccarini? A Massimo Pironi B Massimo Masini C Terzo Pierani D Renata Tosi 8) Come si chiamava il celebre bar del centro degli anni '60? A Pavesini B Zanarini C La Stalla D Eden Rock 9) Come si chiama l’imbarcazione simbolo di Riccione? A Garbinella B Tosca C Cesira D Saviolina 10) Chi è stato il primo Sindaco di Riccione eletto nel 1923? A Silvio Lombardini B Daniele Imola C Tommaso Della Rosa D Dante Tosi
14) Che cos'è l'almadira? A Dolce estivo a base di albicocche B Parco giochi degli anni '30 C Resti di legno e altro lasciati sulla spiaggia dopo la burrasca D Una razza bovina romagnola 15) Il 23 ottobre 1893 cosa venne inaugurato a Riccione? A Residenza comunale B Stazione ferroviaria C Porto canale D Ospedale civile 16) Con quale romanzo Italo Calvino vinse nel 1947 il premio “Riccione Teatro”? A Il sentiero dei Nidi di Ragno B Il barone rampante C Il Visconte dimezzato D Il cavaliere inesistente 17) Quale squadra di calcio inaugurò il 26 settembre 1962 lo Stadio Comunale incontrando il Riccione? A Santos B Venezia C Inter D Milan 18) Come si chiamava la manifestazione degli anni ‘60 che si teneva al Savioli con protagoniste eccentriche acconciature? A Grand bonne soirée B Têtes d'or C Têtes fascinantes 4 Grand Bal en tête 19) Come si chiamava villa Mussolini prima del 1934? A Villa Roma B Villa Terzi C Villa Margherita D Villa Lodi Fè 20) Quale era il celebre bar di Viale Ceccarini monte negli anni ‘80 e ‘90 A Sogno B Ciocco C Bombo A PAGINA 21 LE RISPOSTE D Gimbo Così controllerai il tuo punteggio e conseguente Riccionesità!
da dove veniamo
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di Giuseppe Lo Magro
Provenienza dei Soprannomi Nella seconda metà del XIX secolo molte famiglie delle campagne furono attratte dalle nuove prospettive di lavoro che si prospettavano a Riccione grazie alla fermata del treno. E scesero al mare! La seconda forte immigrazione avvenne un secolo dopo ai primi anni ‘60 col “boom” economico e l’esplosione di Riccione come spiaggia di turismo di massa. AGELLO Baragòt= Palazzi Baraclèin= Protti BESANIGO Barogia= Dionigi Brancòun= Zangheri Bruclèt= Tonti Camsòun= Tonelli Centòv= Cavalli Ciavatin= Ciavatta Cicòt= Del Bianco Cucèr o Cucir= Galli Gamba= Gozzi Gambùt= Gambuti Lavrador= Bartolucci Magara= Pesaresi Mundèin= Patrignani Murlèin= Pozzi Rumbàc= Migani Sarbèla= Righetti Stramèda= Ricci CAVALLINO Nadalèin= Leardini Pacasòun= Pacassoni Razèn= Rinaldi CROCE Bigòc= Bigucci Camlòun= Metalli Carlèt= Gabellini Péch-re= Piccari
S. GIOVANNI B. in VECCIANO Cantòun= Biagini Crusèin= Semprini Stramèda= Ricci Talàc= Angelini CORIANO Agliin= Morri Bajòch= Tirincanti Baldac= Baldacci Bigòc= Bigucci Brancòun= Zangheri Bròl (o Brèl)= Casadei Cagnola= Corbelli Camsòun= Tonelli Drughèla= Casadei Giròun= Santini Magagnin= Girolomini Marinèla= Mini Muclòun= Buldrini Murlèin= Pozzi Panzadura= Mulazzani Pituta= Moretti Quajòt= Ugolini MONTECOLOMBO Drughèla= Casadei MULAZZANO Brancòun= Zangheri Brandlèin= Fabbri Bruglòun= Cavalli Nadalèin= Leradini
MISANO Panzanèla= Conti
OSPEDALETTO Cadnac= Fabbri Crusèin= Semprini Garatòun= Garattoni Nadalèin= Leardini Plécia= Galli Stramèda= Ricci
PEDROLARA Bigòc= Bigucci Brancòun= Zangheri Carlèt= Gabellini Casanova= Magnani Magagnin= Girolomini Quajòt= Ugolini Rèspig (o Rispig)= Santini Tirinchènt= Tirincanti
PUGLIE Bigòc= Bigucci Burciòun= Cavalli Chilùt= Faetani Cicòt= Del Bianco Crusèin= Semprini Filpèin= Cupioli Nadalèin= Leardini Piòz= Bertozzi Pnacìoun= Mazzotti Scréch= Corbelli Stramèda= Ricci Talacin= Talacci
SAN PATRIGNANO Bandilèin= Maioli Cruséin= Semprini Péch-re= Piccari CERASOLO Crusèin= Semprini Grél= Pasquinelli Zangre= Zangheri
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Aperto l’ambulatorio infermieristico solidale Sull’onda di Rimini, anche Riccione ha aperto l’ambulatorio infermieristico solidale per persone senza dimora, prive di assistenza sanitaria o comunque molto povere, sole, socialmente isolate e con problemi di salute. A inaugurarlo, lo scorso 15 Dicembre nella sede della Caritas parrocchiale di San Martino, in viale Minghetti 9, è stato il vescovo Monsignor Francesco Lambiasi, affiancato dal parroco don Antonio Moro. Il nuovo servizio, aperto tutti i giovedì dalle 9 alle 12, offrirà una serie di prestazioni, a partire dalla rilevazione dei parametri vitali, vale a dire pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione O2, stick glicemico. Previste pure medicazioni cutanee e terapia intramuscolare. Non mancano i consigli per i percorsi sanitari e la distribuzione di medicinali attraverso il banco farmaceutico. Nei primi mesi di apertura le persone in pessime condizioni economiche potranno accedere all’ambulatorio direttamente o tramite segnalazione della Caritas “Madonna del Mare” e delle Caritas parrocchiali. Resta aperta la collaborazione con le istituzioni civili, vale a dire con l’Ausl, con l’ospedale di Riccione e con le assistenti sociali. L’iniziativa, come sottolineano i promotori, “intende garantire a tutti il diritto alle cure, anche nell’ottica di protezione della salute pubblica”. L’apertura del nuovo ambulatorio, in rete con quello attivo alla Caritas diocesana di Rimini, “Nessuno Escluso”, è assicurata dall’opera di volontariato prestata da un’équipe di medici, infermieri e farmacisti, coordinati da Marina Gambetti, ex primario del Pronto soccorso di Riccione. Tra i camici bianchi anche la dottoressa Maria Te-
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resa Ferri, già responsabile delle farmacie ospedaliere dell’Ausl Romagna, e Gian Maria Catrani, che ha provveduto agli arredi. Tra i sostenitori del servizio, attivato in collaborazione con le Caritas cittadina, diocesana e parrocchiali, anche Fausto Caldari, presidente del Credito cooperativo banca di Gradara. Gratuite tutte le prestazioni, svolte tramite volontariato. “Purtroppo si registra un incremento delle persone che si rivolgono agli sportelli aiuto per interventi in ambito sanitario - rimarca il parroco don Antonio Moro -. Tendenza che emerge anche dai dati dell’ambulatorio “Nessuno Escluso”. Il nostro vuole essere assistenziale, di primo livello, non vogliamo sostituirci al medico del servizio nazionale, ma cercheremo di dare risposte a chi non le trova altrove per altri motivi. Anche se sosterremo una sola persona o famiglia nella cura della salute, avremo raggiunto il nostro obiettivo”. “Questo ambulatorio è un piccolo seme di pace, di bene e di gioia”, sottolinea il vescovo nel lanciare questo appello: “ Semina la gioia nel giardino di tuo fratello e di tua sorella, potrai vedere che la gioia fiorirà anche nel tuo giardino. Anche noi diventiamo cooperatori di Dio ogni volta che in spirito di servizio veniamo incontro alle necessità del prossimo e della comunità”. Numerose le persone che hanno assistito al taglio del nastro. Tra i presenti anche l’accolito Roberto Cesarini, capogabinetto del sindaco e Mario Galasso, presidente della Caritas diocesana.
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Riccione (RN) - viale Dante, 36 Tel. 0541605404 - Fax 0541606663 www.ristorantecristallo.it info@ristorantecristallo.it
Centro Sociale Nautilus
di Giuseppe Lo Magro
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Franco Baratti, 20 anni di Presidenza Era la fine degli anni 90 e all’Amministrazione comunale giungevano innumerevoli richieste di “Aiuto domenicale”. Persone dalla “mezza età in sù “ esternavano l’esigenza di un luogo di ritrovo per i giorni festivi. Mancava infatti un posto dove riunire anziani e disabili per farli stare assieme con musica, balli e canti, giochi di carte e tombole, festicciole allegre condite di ciambella e sangiovese. Così i rappresentanti dei tre sindacati CIGL CISl e UIL si incontrarono col Sindaco Pierani (1999) e in quattro e quattrotto nacque l’idea del Centro Sociale Nautilus. L’Amministrazione comunale diede il locale in uso gratuito e i volontari ... dovettero mettere il resto... cioè tutto, visto che non c’erano neppure le sedie per la prima assemblea. Viene eletto presidente Franco Baratti, ricco di entusiasmo e “incoscienza” che si rimbocca le maniche, trova un bel gruppo di collaboratori (colpiti dallo stesso “virus”) e parte. I balli domenicali pomeridiani riscuotono alto gradimento e presto si aggiungono le cene nel Centro stesso per poter proseguire con le danze serali. Per stare alla moda e seguire le novità danzanti ecco la Scuola di ballo aperta a tutti (2001). E poi organizzazione di conferenze (aperte alla città) coi temi più disparati a partire dalla Salute e dalla Prevenzione e il Torneo di Scacchi che suscita grande interesse. Gli spazi cominciano a scarseggiare così, nel 2004, si procede all’ampliamento con la costruzione di un grande gazebo laterale. In soli 5 anni di attività il “Nautilus” viene considerato uno dei migliori centri sociali del riminese. Nel 2008 parte in sordina la Serata delle Fisarmoniche. I virtuosi dello strumento vengono invitati a titolo gratuito (un semplice omaggio del Centro li gratifica a fine esi-
bizione), e piacciono così tanto che l’evento prosegue per ben 9 edizioni. Una grande svolta avviene nel 2010. Vincendo le perplessità di alcuni collaboratori si organizzano Corsi di Computer per la terza età. Successo strabiliante: 130 iscritti! Si istituisce anche il pranzo domenicale per non lasciare nessuno solo alla tavola e si intensifìcano i giochi pomeridiani. In collaborazione con Famija Arciunesa si effettuano delle serate allegre in compagnia del Dialetto: con torneo per eleggere l’Arzdora e l’Arzdor, declamare poesie e zirudèle e narrare aneddoti di vita vissuta. Nel 2017 Franco Baratti sente la necessità di “rilassarsi” e cede il testimone. Ma il neo presidente, dopo qualche mese, si dimette senza motivare tale decisione, costringendolo a riprendere le redini del Centro come “facente funzioni”. Baratti si mette alacremente all’opera e contatta associazioni e personaggi allo scopo di reperire valide forze che si impegnino a dirigere il Nautilus e proseguano l’importante atto sociale di aiutare anziani e disabili a vivere una vita serena.
Il 15 dicembre 2018 si sono tenute le elezioni per comporre il nuovo Consiglio direttivo del Centro Sociale Nautilus per il triennio 2019-2020-2021. Oltre 300 soci hanno dato i loro voti per gestire la conduzione e l’amministrazione del Centro a: Albertini Francesco, Angeli Ferriero, Baratti Franco, Bazzotti Giovanni, Bernabè Daniele, Bertuccioli Liliana, Fusini Massimo, Polo Eligio, Polverelli Davide, Tomassoni Ines, Tonti Salvatore, Ugolati Giuseppina, Zanni Paolo. La settimana seguente nella riunione per l’attribuzione delle cariche è stata eletta Presidente la signora Tomassoni Ines.
Riccione - Viale D’Annunzio, 133 Tel. 0541 646006 - Bus Stop n. 41 otticabacchini@libero.it
PILLOLE DI STORIA
Riccione raccontata dai riccionesi (e Fb)
a cura di Francesco Cesarini e Maria Grazia Tosi
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Il Cinema Teatro Turismo, un grande protagonista Ci volle una settimana per imbragarlo con reti e tubi innocenti, ma sotto i potenti colpi delle benne e con un getto d’acqua che eliminava il polverone creato, il Cinema Teatro Turismo il 30 luglio 2001 venne demolito, di fronte agli sguardi curiosi dei turisti e quelli tristi dei residenti. Si spensero le luci di un luogo speciale e per tanti carico di significati. Per volontà di Irmo Barilari con altri tre soci, Antonio Del Bianco, Serafino Mancini e Alfredo Ricci, l’8 gennaio del ’52 venne posta la sua prima pietra, e con il film “Il Grande Caruso” il 2 agosto successivo lo si inaugurò. Inaugurazione che preoccupò, per una questione di ovvia concorrenza, i gestori del Cinema Odeon e dell’allora ancora in vita Teatro Dante, che si batterono per limitare la sua capienza massima a solo 500 posti. Quando però il Dante venne abbattuto e il titolare entrò nella società del Turismo la guerra finì. Furono anni d’oro: per le anteprime si contarono in sala fino a 2500 paganti. Poi la gestione, che a fine anni cinquanta era passata di mano ad imprenditori bolognesi, il 28 dicembre 1983 venne acquisita dal Comune per firma del sindaco Terzo Pierani. E da lì ancora un lungo percorso che durò quasi 18 anni, prima di essere sostituito dal più avveniristico Palacongressi.
Pare proprio, visionando i commenti pubblicati sulla bacheca della nostra pagina Facebook, che il Teatro Cinema Turismo abbia rappresentato per Riccione un contenitore d’arte e d’intrattenimento molto amato. Nel mezzo secolo della sua vita tanta ne ha regalata ai riccionesi, e non solo, che ancora ricordano con simpatia e nostalgia le infinite rappresentazioni che, tramite lui, hanno animato la città. Le commedie, i concerti, l’opera, le trasmissioni televisive… e naturalmente il cinema. Roberto Benigni, Dario Fo, Ornella Vanoni, Morandi, Vecchioni, sono alcuni dei nomi prestigiosi che hanno calcato quel palco; i saggi di danza, i festival protratti negl’anni come il “Calimero d’Oro” o quello de “Le Voci nuove”, sino alle magiche performance di
artisti internazionali che dal ’65 al ‘75 si esibirono in occasione del Festival del Jazz. O anche quelle più ‘nostrane’ che, organizzate dal bravissimo Mario Seguiti dopo il Festival di Sanremo ed in occasione del Carnevale, mettevano in scena spiritose parodie dei brani migliori che facevano cantare, ballare e recitare tanti bambini delle scuole e parrocchie. Naturalmente anche le proiezioni cinematografiche incarnavano uno dei cuori del Turismo, soprattutto quando la domenica pomeriggio convogliavano una marea di giovanissimi e famiglie con bambini per le pellicole più divertenti, diventando insostituibile punto d’incontro ulteriormente godibile grazie a brustolini e leccornie varie che venivano vendute nello spiazzo antistante su un piccolo e fornitissimo carrettino.
Diamo la parola al popolo “facebookkiano” che ci regala qualche curiosità in più: Claudio Ugolini - Abitando a due passi avrei una miriade di storie da raccontare, ma la più curiosa è quando, in occasione di una puntata de “Il processo del lunedì” in diretta da Riccione, io e miei colleghi dipingemmo la scenografia durante la serata, dall’altra parte dello schermo, mentre proiettavano “Fuga per la Vittoria” con Pelé e Stallone. Dovevamo fare pianissimo per non disturbare il pubblico; finimmo alle 5 e mezza del mattino, e alle 8 arrivava la Rai (quando si dice ‘lavorare dietro le quinte’…) Comunque, per inciso, l’agenzia che ci contattò non ci diede una lira che fosse una! Marzio Pecci - Erano gli anni sessanta, e per noi ragazzini il Turismo era il divertimento della domenica pomeriggio, il luogo protetto dei primi baci con le ‘morosine’ e delle prime trasgressioni. Si cercavano i posti più riservati, quelli più in alto e in fondo. Scorrevano le immagini del film sullo schermo ed il fascio di luce che usciva dagli occhi della cabina di regia era rotto dal fumo della sigaretta, mentre si consumavano i battiti ed i primi profumi d’amore. Solo l’accensione della luce in sala ci riportava alla normalità per ascoltare, dall’auricolare del transistor, la voce di Niccolò Carosio che ci aggiornava sui risultati delle partite… mentre Pino, con la cassetta sul petto, percorreva le corsie per vendere bibite, arachidi e caramelle. Emanuele Montanari - Era un cinema-teatro con un’acustica importante, e molti cantanti lo sceglievano per le prove. Per tanti anni il cantautore Angelo Branduardi, persona squisita che veniva a prendere il caffè al Blue Bar, per giorni provava lì i suoi concerti. Mi piace anche ricordare l’amico Lilli, la maschera: quando lo incontro gli racconto spesso di quando, a volte, mi faceva restare a guardare un film tra le pesanti tende di velluto blu scuro all’ingresso della sala, perchè i soldi per il biglietto non sempre c’erano. Federico Casadei - Mi è impossibile dimenticare le corse, da adolescente carico di ormoni, per entrare alle registrazioni di “Piacere Rai uno” con Simona Tagli, Gigi Sabani e Toto Cutugno: con gli amici miravamo ad accaparrarci i posti in alto sopra l’ingresso, perché davanti c’era un piccolo spazio per l’esibizione delle ballerine, “Le Gige e le Tate”. Nell’estate del 2000 gestivo il bar al suo interno e ho potuto conoscere due personaggi storici: Piero, la maschera e Maurino, l’operatore. Proprio allora ci fu un tentativo di trasformazione della sala in un avveniristico Cinema 3D. Maurino, per errore, proiettò per i primi 15 minuti il film dei Pokémon un po’ troppo basso... praticamente metà era sullo schermo e metà sugli spettatori delle prime file; i bambini impazzirono nel trovarsi i loro personaggi preferiti in sala.
PILLOLE DI STORIA
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Fabrizio Angelini – Ero presente quando le forze dell’ordine dovettero intervenire a regolamentare la ressa che si era creata pericolosamente nella sala d’ingresso. Era verso la fine del 1981 e quel pomeriggio quando proiettarono la prima de “Il tempo delle mele” tanta era la calca che si ruppero le vetrate. Fabio Pecci - A quattro anni ero su quel palco cantando nel “Calimero d’Oro” con Mago Zurlì ed Enrichetto. Con la mia leggendaria fortuna arrivai secondo l’anno in cui premiarono solo il primo. Poi sono tornato con mio padre a vedere “Airport 1975” e chiaramente trattandosi di un disastro aereo si ruppe anche la pellicola e dovemmo tornare il giorno dopo.... La prima volta che ci ho suonato ero emozionato, ma mi è passata subito perché dovevo combattere con il pavimento che era di un materiale strano e liscio dove il puntale del mio violoncello non faceva presa e lo faceva scivolar via. Ricordo anche tantissimi film da adolescente, visti e rivisti perchè all’epoca l’ingresso nella sala cinematografica valeva per tutte le proiezioni che desideravi. Enzo Righetti – Forse molti non ricordano Il Gran Premio Riccione per i complessi di musica leggera. La prima edizione nel 1967 si sviluppò in tre serate, 16-17-18 marzo. Venti quelli ammessi fra i quali la commissione giudicante scelse i dieci finalisti e poi i vincitori; parteciparono come ospiti d’onore: la prima serata Carmen Villani, la seconda Giorgio Gaber e per quella di chiusura… Mina. Il premio andò ad un complesso di Pesaro, “I Laramie”. Il secondo anno però pose fine a quel prestigioso appuntamento perché l’Azienda di Soggiorno negò un suo cospicuo contributo, e l’edizione risultò ridotta, obbligandoci, Piero Masini, Gilberto Casali ed io, a lasciar perdere. Gianmarco Di Meo - Festa di Natale 1997, scuola media Manfroni: abbiamo fatto una recita riguardante Riccione negli anni 50-6070-80-90: io ero Rocky Roberts... con la pelle del viso e mani truccate di marrone. Le signorine della mia classe si erano divertite un mondo a dipingermi; comunque interpretazione in playback fenomenale. Avevamo fatto il tutto esaurito, e trasformato il Turismo in un vero tempio del Rock. Stella Balacca - La nostra scuola, allora Accademia di Danza, era stata aperta nel 1983 e il primo saggio è stato proprio al Turismo, l’anno successivo. Le prime forti emozioni io e Stefania le abbiamo provate su quel palcoscenico e molte famiglie riccionesi sempre lì hanno sognato con noi, per tanti anni… quando ci accoglieva con la sua dolcezza il mitico Maurino, presente e disponibile, e da noi soprannominato il “Principe Azzurro”. Quando hanno demolito l’edificio per noi è stato tremendo, e dopo per proporre i nostri spettacoli ci siamo dovuti rivolgere in altri Comuni. La nostra scuola che da 22 anni organizza un Concorso di Danza Nazionale con più di 1000 ballerini deve presentarlo al Regina di Cattolica!
Quanto sei riccioNESE? LE RISPOSTE!
IL TUO PROFILO
1) 1925. Frequentato da una clientela cecoslovacca, ungherese e viennese, ebbe anche il nome di Savioli “Wiener Hotel” cioè Hotel Viennese. 2) Giappone. Faceva parte della lottizzazione Martinelli (1901). 3) La Villa Torre Rossa a Scacciano (1879). Era il ritiro estivo dei Ceccarini. 4) Ponte del Popolo. Inaugurato il 1 maggio del 1946, fu ricostruito grazie all’ex Sindaco Adelmo Vivarelli e al Sindaco Gianni Quondamatteo. 5) Walky Cup (1988). Lì sono nati e cresciuti artisti come Jovanotti, Fiorello, 883 e tanti altri. 6) La Viola. Fu intitolato a Maria Ceccarini l’11 ottobre 1912. 7) Terzo Pierani. L’11 febbraio 1990 entrò in vigore l’apposita ordinanza. 8) Bar Zanarini. Già frequentatissimo dagli anni ‘20. 9) Saviolina. Lancione tradizionale del litorale romagnolo, costruito nel 1928 a Gabicce. Acquistato da Savioli nel 1958 fu ceduto al Comune di Riccione nel 1994. 10) Silvio Lombardini. Repubblicano, pubblicista e imprenditore tipografico di Forlì con villa a Riccione. 11) 2 giugno 1974. Inaugurato dal Sindaco Biagio Cenni, costò nel suo primo stralcio 250 milioni di lire di cui 30 per le essenze arboree. 12) Pelè. Oggi ha 56 anni e in realtà è una delfina, la più longeva d’Europa. Giunta a Riccione nel 1972, dava spettacolo nel Delphinarium situato sul Lungomare della Repubblica. 13) Marina Rei con Primavera. Fu una cover di “You to me are everything” dei The Real Thing. Il videoclip vide la partecipazione di Margherita Buy. 14) Almadira. Gianni Quondamatteo nel suo vocabolario marinaresco la descrive così: “Detriti che le mareggiate accumulano sulla spiaggia in grande copia: alghe, gamberi, gusci di ricci di mare, cannelli e poveracce”. 15) Ospedale civile. Voluto e finanziato da Maria Boorman Ceccarini intitolato, su suggerimento del Conte Pullè, al marito Giovanni. 16) “Il sentiero dei Nidi di Ragno”. Tra i giurati: Mario Luzi, Cesare Zavattini, Elio Vittorini. 17) Inter. Vinse 16-1, il “mago” Herrera guidava tanti campioni: Corso, Jair, Mazzola. Storico il goal della bandiera dei biancazzurri messo a segno da Paolo Secchiaroli. 18) Grand Bal en Tête. Leggendaria festa che metteva in competizione i migliori acconciatori del Belpaese. 19) Villa Margherita. Giulia Galli Bernabei la vendette a Donna Rachele il 7 luglio 1934, con l’intermediazione del Podestà Frangiotto Pullè, per 163.000 lire, poi divenuta residenza estiva di Mussolini. 20) Bombo. Era il ritrovo del popolo della notte. Famosi i suoi bomboloni caldi alle sei del mattino. 0-4 - Probabilmente sei uno di passaggio, magari hai sbagliato strada e volevi andare a Gatteo Mare! Per te, Ceccarini è il nome di un piastrellista o della proff. di matematica di tua figlia e il nome Savioli non ti fa venire i brividi nel “cudrone”. Non è colpa tua... puoi sempre rimediare e dare una scossa alla tua vita melensa leggendo la Famija Arciunesa. Non raccontare a nessuno del punteggio ottenuto... rischieresti di essere indicato come : Che pori pataca! 5-8 - Vivi di rendita. In casa hai sentito, da piccolo, nominare la Maria Boorman Ceccarini. Oppure sei venuto da fuori, qua hai trovato un lavoro, forse l’amore, ma...le tue radici corrono in superficie, non si nutrono di storia della Perla verde. Però puoi recuperare... leggi qualche libro di Famija Arciunesa e quando esclamerai convinto ”Arcioun at voj bèn” vedrai che la tua vita sarà più bella! 9-15 - Riccione per te è come uno di famiglia, la Perla verde batte nel tuo cuore e tra la Costa Smeralda e Arcioun non hai alcun dubbio. In questa conca protetta da Gabicce e San Marino hai casa, storia, emozioni e amore. Continua a coltivare il tuo frutteto. Arcioun l’ha un sugh specièl. 16-20 - Os-cia te! Tzì brèv! Hai Riccione nelle vene, conosci la sua storia, cammini per le strade e sai quello che c’era anni fa. Conosci i pionieri, i benefattori, i lungimiranti della Perla verde. Continua a essere curioso, Riccione ha tanto da raccontare e tanto per farsi amare ancora di più! Se hai qualche “chicca” comunicala a F.A. per l’archivio.
i volontari per la salute
di Nives Concolino
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Nuova sede IOR dedicata a Marina Giannini Nuova sede per lo Ior di Riccione che, in Corso Fratelli Cervi, 172, raddoppia spazi e servizi. In previsione l’ufficio riservato alla psicologa e spazi dedicati alle donne, che durante le terapie intendono curare la loro immagine, attraverso specifici progetti che consentono di ottenere gratis anche trucchi e parrucche. Dedicati a Marina Giannini, già responsabile dello Ior di Riccione, i nuovi locali sono stati inaugurati lo scorso 24 novembre dal professore Dino Amadori, presidente dell’Istituto oncologico romagnolo, che vanta mezzo secolo di esperienza soprattutto nella ricerca. Al suo fianco l’attuale responsabile Ilva Melotti, il sindaco Renata Tosi con altre autorità e numerosi volontari. Il taglio del nastro è stato accompagnato da un significativo gesto solidale. L’associazione infatti ha ricevuto in dono una Fiat Qubo per accompagnare gratis i pazienti che non riescono a raggiungere i luoghi di cura in autonomia. Il dono è arrivato dal Lions Club di Riccione che con questo gesto, ha inteso condividere le finalità dello Ior e rendere omaggio alla Giannini che, oltre a essersi tanto adoperata per l’Istituto oncologico, è stata anche presidente (prima donna) del Lions Club. Il suo spirito di servizio trapela anche dalla targa affissa alla parete della nuova sede, sulla quale si legge: “Per l’impegno e la dedizione come volontaria, come membro del consiglio di amministrazione dello Ior e responsabile della sede di Riccione”. “Ci siamo trasferiti dalla piazzetta Matteotti a Corso Fratelli Cervi, per l’esigenza di operare in spazi più ampi e adeguati e perché per la nuova sede pagheremo meno -spiega la Melotti-. Avremo dunque anche un risparmio, cosa di non poco conto, perché, eccetto la segretaria, noi siamo tutti volontari e offriamo servizi gratuiti. C’è poi l’idea di realizzare due progetti “La Forza del sorriso” e il “Margherita”, quello delle parrucche, già avviato a Rimini”. Quest’ultimo consiste in un incontro durante il quale le signore scelgono una parrucca (offerta gratis), grazie al supporto di un parrucchiere volontario, presente in sede una
volta al mese. A Riccione oltretutto s’intende attivare anche il laboratorio di make-up gratuito, in collaborazione con l’associazione “La forza e il sorriso - Lgfb Italia Onlus”. Come spiega la Melotti: “Le più importanti case di bellezza ci doneranno dei cofanetti con prodotti per il trucco, da regalare alle donne, che una volta al mese da noi avranno a disposizione un’estetista”. Nel sottolineare i passi in avanti fatti in campo terapeutico, con conseguente “drastica diminuzione della mortalità per tumore”, Amadori evidenzia l’importanza di fare rete nella gestione delle strutture oncologiche romagnole “sistema – sostiene - che potrebbe portare al riconoscimento di una “rete di ricerca europea” e ottenere ulteriori finanziamenti, con conseguente crescita delle tecnologie in tutte le nostre oncologiche”. Un particolare: l’inaugurazione della nuova sede, inizialmente programmata a inizio ottobre, è slittata di un mese e mezzo per la prematura scomparsa di Barbara Bonfiglioli, che per un lasso di tempo ha guidato la stessa sezione riccionese, attiva da trentacinque anni”.
L’Avis taglia il traguardo dei 40 anni! Con 1.258 donatori, che al 30 settembre hanno fatto registrare 1.457 donazioni, 29 in più dell’anno precedente, il mese scorso l’Avis di Riccione ha festeggiato il suo quarantennale. Lo ha fatto in occasione della giornata del donatore e con la grande festa del 30 novembre, alla presenza di centinaia di persone al teatro Imax di Oltremare, dove tra l’altro sono stati premiati pure gli scolari che hanno partecipato al concorso indetto per la pubblicazione del calendario. Nata nel 1978 la sezione riccionese dell’Avis nel tempo ha registrato decine di migliaia di donazioni di sangue, una grande catena solidale, che si è ampliata sempre più attraverso il volontariato. Lo ha rimarcato il presidente Luigi Casadei anche in occasione della serata svoltasi nel parco tematico, dove sono stati distribuiti i calendari da muro e da scrivania del 2019, stampati in 5.000 copie, con i disegni realizzati dagli alunni delle quinte elementari. Tra i 372 partecipanti, sono stati premiati Giulia Canna e Nicole Patelli dell’Annika Brandi, Simone Gini della scuola di Fontanelle e Sonia Gega delle elementari di San Lorenzo. Per i dodici mesi dell’anno sono stati invece selezionati Isa Fini (San Lorenzo), Giacomo Nicolò e Jacopo Mantini (Brandi), Sara Leka (Riccione Ovest), Emma Contadini e Fabio Fornari (Panoramica), Emma Cornacchia e Tommaso Mariotti (Fontanelle), Marta Bastianelli (Riccione Paese), Maymuna Satiya (Marina Centro) Marco Calori e Riccardo Costa (Maestre Pie). Durante la serata si sono esibiti gli artisti dell’Accademia di Danza Antonella Bartolacci con l’insegnante Eleonora Gennari, e gli atleti dell’Acrobatic Team Riccione con il coordinatore Giovanni Foschi e del Taekwndoo Riccione con il maestro Roberto Betti e il presidente Giuseppe Uguccioni. Come annuncia Casadei, durante questa iniziativa, da sempre sostenuta da Geat e Conad Romagna, sono giunte oltre 180 richieste da altri potenziali donatori. Anche quest’anno
i volontari del’Avis andranno nelle scuole superiori per sensibilizzare le persone e far conoscere l’associazione. In particolare incontreranno gli studenti dell’Alberghiero Savioli, dei Licei Artistico e Scientifico di Riccione, nonché del Linguistico San Pellegrino di Misano Adriatico. Nel frattempo l’Avis procede con le donazioni che, rispetto al passato, sono più mirate, ossia vengono richieste in base alle necessità e al gruppo sanguigno necessario al momento. Un particolare: con le delegazioni di tredici Comuni (di cui tre marchigiani) e della Provincia, l’Avis riccionese ha intanto celebrato la giornata del donatore nella chiesa Mater Admirabilis, dove il parroco don Valerio Celli ha sottolineato l’importanza dell’opera svolta dai volontari.
BIBLIOTECA SOLIDALE Il ricavato verrà devoluto in beneficenza
Collane di libri – Formato 20x30
Perfettamente conservati. Da collezione “Lucky Luke”
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ass. naz. MuTilaTi e invalidi Civili
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l’anmiC, assoCiazione nazionale mutilati inValidi CiVili, è l’ente morale che per legge ha il compito di tutelare e rappresentare in Italia i diritti dei cittadini con disabilità. Pertanto si pone con spirito collaborativo quale irrinunciabile interlocutore della società civile e delle stesse Istituzioni. In questo senso nel Riminese ed in particolare nei paesi appartenenti al Distretto Ausl di Riccione ha dato vita, grazie anche alla disponibilità del Comune di Riccione, all’iniziativa “Casa Sociale Anmic” che offre alle Comunità locali una nuova opportunità per fruire gratuitamente di servizi, consulenze medico-legali, assistenza pratiche ed informazioni per i disabili e loro famiglie e per la popolazione anziana in un ambiente accessibile ed accogliente che può essere frequentato non soltanto in caso di bisogno. Grazie alle aree adibite a servizi, lettura, conferenza, accesso a internet ed uno spazio dedicato all’ascolto delle persone e dei loro problemi, Anmic si occuperà di un territorio che conta 13 Comuni, 300 famiglie associate ad essa, oltre 1.500 persone coinvolte. Nel centro saranno presenti di volta in volta esperti in materia legale, amministrativa, medica, sportiva, ecc. che aiuteranno i frequentatori nella ricerca delle soluzioni ai loro problemi.
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La fastidiosa tosse!
di Lorenzo Scola
La tosse è uno dei sintomi più fastidiosi che possono accompagnare il mal di gola e l’influenza. tosse grassa o secca? Che differenza c'è? Bisogna intervenire in maniera diversa? Quali sono i possibili rimedi naturali? la tosse è una difesa importante del nostro organismo, è il mezzo con cui il corpo cerca di liberarsi da agenti estranei o eccessivo muco. Il meccanismo che ci fa tossire si attiva nel momento in cui le vie respiratorie risultano infiammate, il problema può avere origine in vari punti: trachea, laringe, faringe o bronchi. Con la tosse secca inizia spesso un raffreddore con influenza. Si avverte pizzicore in gola, solletico e la tosse tende ad essere stizzosa senza fuoriuscita di muco. Le cause possono essere molte: allergie a polline e polvere, irritazione dovuta a fumo o ambienti secchi ma anche presenza di batteri o virus. Frequentemente questo genere di tosse origina dalla trachea irritata. La tosse grassa si caratterizza invece per la presenza di catarro. Si riconosce subito perché il suono che si emette tossendo è diverso, più profondo e basso rispetto a quello che produce la tosse secca e inoltre tende a risalire dalle vie aeree alla bocca il muco in eccesso. A volte può capitare che la tosse secca si trasformi, nel giro di un giorno o due, in tosse grassa e che la situazione si aggravi soprattutto la notte. La posizione sdraiata infatti
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favorisce la tosse. Se presa per tempo, la tosse può essere fronteggiata con alcuni efficaci rimedi naturali. Si tratta di infusi, sciroppi o altri prodotti a base di erbe officinali che possiamo utilizzare al bisogno. Si può preparare una tisana di malva, da bere dopo aver lasciato in infusione per circa 10-15 minuti, con miele. La liquirizia è una pianta ad azione lenitiva ed anti infiammatoria e può aiutare a lenire i fastidi dovuti alla tosse secca. Si può assumere sotto forma di tisana, sempre associata ad un po’ di miele, oppure prenderla pura sotto forma di caramelle. l'infuso al timo, ottimo per la tosse grassa. Lo sciroppo al marrubio è ottimo! Ricordo che i suffumigi (inalazioni di vapore caldo effettuate con l’aggiunta di ingredienti come timo, eucalipto, menta, oppure con bicarbonato e sale grosso), rappresentano un metodo che offre notevoli benefici e permettono lo scioglimento del muco e il decongestionamento della gola. Utilissimi anche per il raffreddore. Tutto ciò vale anche per i bambini a cui somministriamo spesso un cucchiaino di miele con sopra qualche goccia di limone, è un ottimo rimedio contro la tosse e non ci sono controindicazioni legate alla quantità da ingerire! Non dimentichiamo anche, di associare dell'estratto di Propoli analcolica, per favorire ulteriormente la guarigione. Vitamina C in abbondanza, con spremute di arance e limoni durante la giornata. Per contrastare il riflesso a tossire sono consigliate le bevande calde che hanno un effetto emolliente. •L’acqua riduce la tosse, mentre chi beve poco soffre il doppio di questo disturbo rispetto a chi riesce a idratarsi a sufficienza • Per impedire al catarro di addensarsi bere molto • non fumare • attenzione invece ai latticini che rendono il catarro più denso e difficile da espellere • Umidificare a sufficenza gli ambienti, soprattutto la camera dei bambini. Per qualunque dubbio o consiglio, rivolgetevi al vostro Erborista/Farmacista di fiducia, saprà certamente come aiutarvi.
TeaTRO e sOlidaRieTà
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di Nives Concolino
“Quei dal Funtanèle” donano 10 mila euro La compagnia dialettale “Quei dal Funtanèle” di Riccione torna in scena con “Adés o mai piò”, esilarante commedia ambientata negli anni Sessanta, in un piccolo paesino dove tutti sanno di tutti. Una decina le date in calendario, tra le quali quattro serate (12,19, 26 gennaio e 2 febbraio) al centro di quartiere di Fontanelle. Dopo le tappe del 9 e del 11 gennaio allo Spazio Tondelli e Sant’Andrea in Casale, il tour continuerà in febbraio, il 9 a San Savino, il 16 a Mont’Albano, e il 23 a San Lorenzo. Ultima rappresentazione il 2 marzo a Gemmano. La commedia, tra vari colpi di scena, ruota attorno a due giovani, Gerardo e Rosalia che decidono di sposarsi, ma l’unione è contrastata dal padron Gravona, uomo potente del paese, che ordina di non celebrare questo matrimonio. Tra i personaggi chiave il parroco don Valerio che dovrebbe celebrare le nozze. La compagnia dialettale “Quei dal Funtanele”, nel festeggiare il suo trentesimo compleanno, lo scorso 14 dicembre, ha donato intanto un ecografo da 10mila euro al Servizio di
Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale “Infermi” di Rimini (Unità operativa di Pediatria). L’apparecchio, seppure di piccole dimensioni, offre grandi prestazioni, questo ne consente l’uso anche nei 23 letti dei piccoli pazienti. Alla cerimonia hanno presenziato rappresentanti dell’Associazione Arop (che ha fatto da tramite per i contatti), la dottoressa Marzia Giovagnoli della Direzione aziendale, il primario di Pediatria Gianluca Vergine e la direttrice del Servizio di Oncoematologia Pediatrica, Roberta Pericoli. Le donazioni della compagnia riccionese non sono una novità. Nel 2013, in occasione del quarto di secolo di attività, “Quei dal Funtanele” hanno donato quattro monitor multiparametrici all’ospedale di Riccione e nel 2008 tre letti di degenza sempre al Ceccarini. “La nostra compagnia è nata nel 1988 con la prima rappresentazione per una festa di Carnevale - ricordano gli attori -. Di lì l’idea di dare seguito all’attività teatrale, per hobby, cercando di sostenere il prossimo attraverso commedie rigorosamente dialettali con registi del territorio.
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per non dimenticare
di Rodolfo Francesconi
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Conservazione di una storia E difficile tenere a freno una storia. Questa nasce, si svolge e si conclude; si assopisce poi per tanto e tanto tempo relegata nella memoria di qualcuno, quando improvvisamente, per un caso, per uno schiocco fra i neuroni, sfugge di bocca al suo custode e si riproietta nel tempo. E difficile anche tenere a freno un ragazzo quando è spinto dalla curiosità e dall’ansia di conoscere. Oggi le informazioni invadono le case; anni fa, soprattutto nei tempi della guerra, bisognava andarsele a cercare fuori dalle mura domestiche, raccogliendole di persona incuranti degli inviti alla prudenza o dimentichi di imposizioni e costrizioni. Nel 1944 sulle montagne dell’alta Val Marecchia nuclei di partigiani controllavano le strade che portano dalla Toscana in Romagna, verso Cesena e Rimini. Se i partigiani si fossero limitati a star buoni lassù sui cocuzzoli delle loro montagne ad aspettare che
una lunga colonna di autocarri verde scuro coperti da teloni impermeabili con disegni mimetici color sottobosco, nel cui interno i soldati ciondolavano, a ogni tornante o asperità della strada, seduti sulle panche con le mani appoggiate ai fucili tenuti ben saldi con il calcio sul fondo. Basta guardare le foto di allora, dei paesi attraversati dalla colonna, per rendersi conto dell’estrema miseria di quelle popolazioni attaccate alla terra da cui traevano l’unico sostentamento e che non potevano coltivare a fondo perché i buoi, la sola forza lavoro esistente, erano stati razziati dai tedeschi. La radio la possedeva solo il podestà (così si chiamava il sindaco), il medico condotto, e poche altre famiglie; i giornali avevano scarsa diffusione. Quali informazioni poteva avere un ragazzo allora, sul mondo se non quelle trasmessegli dall’ambiente in cui viveva? E la sua curiosità come
la guerra finisse, si sarebbero costituiti dei territori autonomi, indipendenti, come la Repubblica di Anghiari, non comunicanti fra loro e con limitate occasioni di scontri con i nemici. Ma come i partigiani non potevano permettere che le proprie terre fossero in mano ai tedeschi o ai fascisti, così questi ultimi non potevano consentire che strade di comunicazione così importanti potessero essere esposte ad attacchi. Gli scontri perciò rientravano nella logica delle cose. Un reggimento alpino tedesco che era acquartierato a Meldola. nella primavera di quell’anno ebbe l’ordine di portarsi lungo la valle del Marecchia a snidare i partigiani, a rendere sicure le strade. I tedeschi partirono così come siamo poi abituati a vederli in tutte le ricostruzioni:
poteva essere soddisfatta e la conoscenza arricchita se non dagli unici fatti nuovi rispetto all’immobilità del mondo contadino: scontri fra armati, dispiegamento di potenza, atti di guerra comunque allora in atto? Al passaggio della colonna tedesca gli adulti dei piccoli paesi attraversati, avvertiti dal rombo dei motori, correvano a rinchiudersi nelle cantine e a barricare tutte le porte. Erano di quei giorni le voci sulla strage di Tavolicci: sessantaquatto persone chiuse a forza nelle loro case e bruciate vive. La colonna tedesca avanzava lungo la valle del Marecchia attraverso una terra ostile, apparentemente disabitata, vuota ma viva, con la gente nascosta nei rifugi scavati nel tufo delle colline o negli scantinati o nelle boscaglie. E i ragazzi,
sui quali la paura non aveva ancora attecchito, trattenuti a forza dalle madri o dai parenti, al buio, mentre fuori apparivano cose nuove, mai viste, di cui si era però sentito parlare: cannoni, mitragliatrici, carri armati, fucili, lucidi elmetti... Possiamo immaginarceli quegli adolescenti desiderosi di osservare, di partecipare, di acquisire conoscenza, bloccati però dai congiunti che li trattengono a forza con le mani sull’avambraccio e il palmo contro la bocca perchè non segnalino la loro presenza! I camion tedeschi cominciavano a lasciare il fondo valle e a dividersi in gruppi, ognuno dei quali risaliva verso una collina sulla riva destra o sinistra del fiume. I partigiani controllavano le sommità e, molto spesso, non appena i soldati scendevano dagli autocarri, li prendevano d’infilata con i fucilimitragliatori imbracciati dagli uomini nascosti nei boschi ben piu in alto di loro. Gli stessi camion che avevano portato soldati vivi riportavano a valle morti e feriti. Quando risalivano la montagna i tedeschi erano quasi un simbolo di potenza e di aggressività. Cosi li avevano percepiti e temuti gli abitanti di Pennabili e di Ponte Messa chiusi nelle case. Nessun civile, nelle strade e dei paesi vicini a vederli passare. Sbarrate persino le porte delle chiese. Tuttavia la gente li controllava, quei soldati, dalle fessure o dai pertugi di aerazione degli scantinati. In questo atteggiamento si trovava un ragazzo di dodici anni, tanto sopraffatto dalla curiosità a captare il passaggio delle autoblindo, delle motociclette, delle Volkswagen scoperte, quanto invece dovevano essere angosciati gli adulti. Ma anche in lui, minuto dopo minuto, la curiosità diventava paura e tremore. Dopo poche ore, gli autocarri ridiscesero le colline carichi di morti e di feriti: una colonna di soldati, ormai esausti, non più attizzatori d’ansia, e perciò stesso meno terrifici. Anche i civili sentirono allentarsi la tensione, combattuti ora fra l’odio e la pietà per i feriti. Ma c’era anche il timore che, all’improvviso, la sconfitta conducesse i soldati sopravvissuti a un sussulto di ferocia. Il ragazzo, mentre i familiari osservavano alcuni autocarri che si erano fermati nella piazza del paese, eluse la sorveglianza dei genitori, fuggì da un’uscita secondaria e dopo un percorso tortuoso attraverso i cunicoli del rifugio si ritrovò all’aperto e si incamminò tutto solo, trepidante, a piccoli passi con avanzate di qualche metro intervallate da soste di attesa e di verifica verso i camion dei tedeschi, accanto alla fontana pubblica. Era prima-
per non dimenticare vera; il ragazzo vestiva pantaloncini corti sbrindellati, una maglietta, tutti di colore scuro e gli zoccoli ai piedi. Nelle tasche aveva soltanto il fazzoletto da naso con quattro nodi agli angoli che fungeva da copricapo e il documento di riconoscimento che tutti, allora, dovevano portare sempre con sè, anche se giovani. Nessuno sembrò notarlo, gli autisti parlavano fra loro in un linguaggio gutturale, di cui egli non capiva una parola. I genitori non si erano ancora accorti della sua fuga, attenti com’erano a guardare fuori, ma con una visuale limitata che non permetteva loro di controllare tutta la piazzetta. Il ragazzo, rassicurato dall’indifferenza dei soldati, si avvicinò a un camion e cominciò a toccarlo, poi a girargli intorno con l’occhio che correva ai disegni mimetici, ai fucili mitragliatori affastellati nella cabina di guida vicino all’autista. I suoi movimenti però erano controllati da qualcuno, perché, a un certo momento, una mano si sporse dal telone posteriore di un automezzo. Una mano che tendeva una borraccia seguita da una voce lamentosa che chiedeva “Wasser!”. ragazzo vide il braccio teso, non capì la parola, ma intuì il desiderio. Afferrò la borraccia e corse alla fontana al centro della piazza per riempirla. Pochi istanti dopo il capo colonna diede ordine di ripartire e, dal rifugio, finalmente i genitori lo videro. Qualche secondo ancora per riempire il recipiente, per correre verso l’automezzo mentre già si sta muovendo con il braccio del soldato teso fuori dal telone; alcuni minuti perché il padre potesse uscire affannosamente dal rifugio. Ecco! Il ragazzo si avvicina di corsa, tende la borraccia, la mano dell’assetato non riesce ad afferrarla, un altro braccio improvvisamente si sporge dal camion, agguanta per i polsi il fanciullo con borraccia e tutto e lo issa di peso dentro l’automezzo mentre il padre arriva di corsa sulla piazza appena in tempo per vedere la colonna allontanarsi lungo la strada in discesa. Urla, sbracciamenti non servono a nulla: il convoglio si allontana con il suo carico di morti e feriti e un ragazzo tenuto ben saldo mentre si divincola e cerca di buttarsi dall’autocarro in corsa. Anche la madre, ora, è in piazza, pallida, tremante, incapace di parlare. Il padre combattuto fra l’impulso a rincorrere la colonna e il timore di essere a sua volta catturato, scambiato per un partigiano e fucilato sul posto, cerca di calmarla rassicurandola, in cuor suo poco convinto: “Ma vedrai che lo lasciano... Cosa se ne fanno di un ragazzo di dodici anni?”. Sul camion intanto il ragazzo, accortosi che i suoi tentativi di fuga risultano vani, si placa e osserva quel carico di feriti, le divise chiazzate di sangue, le armi e gli
27 elmetti abbandonati sul fondo. Allunga una mano verso il soldato più vicino, lo tocca sulla fibbia della cintura con il “Gott mit Uns” in rilievo. Non sa leggere, ma il contatto con il metallo gli trasmette brividi alla schiena. Vorrebbe toccare anche il calcio della mauser, ma non ne ha il coraggio. Ogni tanto si scuote dalla sua contemplazione curiosa, il timore lo afferra, ha ancora dei sussulti per cercare di buttarsi giù dall’autocarro, ma con poca determinazione. “Si fermeranno
di parole note: il suo nome e cognome, l’età, il domicilio. “Adesso sanno chi sono e mi riportano a casa” avrà pensato, dispiaciuto in fondo d’abbandonare quel posto così ricco di movimento, di fatti, di stimoli nuovi di conoscenza. Il suo passaggio nella caserma fu regolarmente annotato, come scoprì il padre alla fine della guerra. Fino a questo punto la ricostruzione e’ attendibile. Ma dopo? Il ragazzo, piovuto da chissà dove, scambiato probabilmente per una staf-
pure” pensa. La colonna arrivò a Meldola e il ragazzo fu scaricato e si trovò nel pieno trambusto di una caserma. Forse il soldato a cui il ragazzo, in un impeto di innocente generosità, aveva riempito la borraccia non fu in grado di spiegare l’accaduto e neppure i suoi commilitoni feriti, caricati in gran fretta sulle barelle e trasferiti in un ospedale da campo. Il ragazzo fu preso per un braccio da qualcuno che gli intimò di mettersi seduto in un angolo del cortile, di non muoversi. I suoi occhi erano troppo intenti a osservare il movimento militare: le sentinelle sul cancello di accesso, i mezzi in continuo movimento: motociclette con il sidecar, autoblinde, i soldati che si esercitavano con i fucili mitragliatori, fasci di bombe a mano con i manici lunghi e di panzerfaust appoggiati in terra, per pensare ad altro. Cercava di memorizzare il più possibile per poterlo raccontare agli amici, al suo ritorno al paese. Fu scosso dalla sua contemplazione dall’arrivo di due soldati vicino a lui. Uno di questi lo sollevò di peso rimproverando l’altro, probabilmente, di non averlo perquisito prima, e gli svuotò le tasche. Ne uscirono il fazzoletto e il documento di riconoscimento. Questo fu compitato ad alta voce con un accento interrogativo e il ragazzo annuiva a ogni riconoscimento
fetta partigiana o comunque uno scampato a una strage e perciò nemico e da trattenere, tenuto ancora qualche giorno in caserma assieme ad altri civili, dove non si sa, e poi caricato a forza assieme a questi su un altro camion finalmente diretto verso casa, avrà pensato all’inizio, finquando la durata del viaggio non l’avrà messo in sospetto. E lui non ancora rassegnato, immerso in un mondo che aveva cercato di conoscere ma che ancora non capiva, non afferrava, in viaggio non sapeva verso dove, continua- mente sballottato, senza trovare appigli rassicuranti, intento a spiegare, inutilmente, in dialetto, chi era, cosa gli era successo a persone che non lo intendevano oppure, se lo comprendevano, rassegnate loro stesse e incapaci di fare qualcosa per lui. Non conosciamo il suo itinerario, conosciamo però la fine della storia. Solo oggi possiamo ricostruire l’ultima parte del suo viaggio svoltasi a partire da qualche città del nord, certamente in treno, perché abbiamo prove della destinazione. Con questo mezzo, su un carro bestiame, il ragazzo ha terminato il percorso, poiché il suo nome, puntigliosamente, figura ancora in due elenchi: quello di un carico arrivato ad Auschwitz e, quello più terribile, di un gruppo di prigionieri avviati alla camera a gas.
donne e fantasia
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di Maria Grazia Tosi
Anna M. Conti: il rosso tra i capelli e il verde nel cuore Un libro tutto suo per rendere omaggio a sé stessa dopo undici anni di sperimentazioni, e lasciare agli altri concreta testimonianza di una predisposizione creativo-artistica: con “Il mio profumo preferito è il verde!” la Riccionese Anna Maria Conti ha raccontato il suo personale e tenace cammino che si è inoltrato nella natura e che rielabora offrendo al lettore più di 25 proposte, delle quali spiega con parole e foto, come realizzare qualcosa di armonioso. In realtà non è il verde l’unico colore che ama alla follia… ma tante sono le tonalità che l’hanno vista riportare su tela bellissimi dipinti. I protagonisti non sono solo rami e fiori, ma ritratti e suggestivi scorci, e dove spiccano le incredibili trasparenze dei suoi oggetti in vetro che sanno regalarne i riflessi originali. Tutto questo fa parte del libro, con l’aggiunta di idee per l’allestimento di tavole per gli ospiti, poesie e aforismi sul tema. Come è perché hai ritenuto fosse giunta l’ora di pubblicare un tuo libro? Dopo undici anni di osservazione e ricerca ho sentito l’esigenza di onorare il mio lavoro per impedire al tempo di passarmi sopra senza lasciare altra traccia se non i miei capelli scompigliati. Quando ho iniziato esistevano le classiche composizioni con i fiori freschi o secchi, gli ikebana. Il recupero e l’utilizzo di quello che abbiamo intorno, nelle varie stagioni, era una novità… anche se non avevo riferimenti da seguire. Ma la Natura è stata la mia grande alleata, perché tante volte ha ispirato la mia fantasia per realizzare composizioni inedite; così ho creato il mio stile personale che continua ad evolversi. In qualche modo la composizione di foglie e fiori si rapporta a quella pittorea? Queste due attività si sono influenzate a vicenda perché sempre di arte visiva si tratta: infatti è necessario saper osservare le forme e i colori con attenzione per ottenere armonia ed equilibrio dei contrasti. Ho voluto inserire qualche mio quadro in questo libro perché sono un’altra espressione della mia sensibilità nei confronti di ciò che mi circonda. Anni fa ho dipinto un bosco su un pannello che occupava una parete di circa quattro metri: è stato come mettere su tela tutte le emozioni che lui mi suscitava. Credo che lo sguardo vada allenato ed educato per riuscire a penetrare l’essenza della Natura. Una sensibilità innata la tua, o che è stata coltivata nel tempo? Ho sempre provato questa fascinazione nei confronti della Natura, ed ho sempre contemplato ogni forma di bellezza: ogni volta che mi ci ritrovo di fronte mi attraversa e mi trasforma. Fin da bambina ho subìto questo fascino: sentivo di far parte
di quell’infinito. Mi ricordo le vacanze estive in montagna, con i miei fratelli e cugini che mi prendevano in giro perché rimanevo “incantata”. Incanto che scattava e che tutt’ora scatta ogni qualvolta mi trovo di fronte ad ogni forma d’arte, che sia musica o letteratura, cinema o teatro… ma anche nell’approfondimento della psicologia e della spiritualità. Dove organizzi i corsi per insegnare i tuoi talenti agli altri? Il mio ‘quartier generale’ è il Centro Elisabetta Renzi, dove dispongo di un ampio spazio per i miei corsi (contiannamaria52@gmail. com). Una quindicina all’anno, ma che purtroppo non possono accontentare tutte le richieste di coloro che vorrebbero parteciparci… e anche per questo ho ritenuto ancora più interessante realizzare il libro. Mi sorprendo sempre del grande entusiasmo dei miei allievi: insegno loro a mettere in campo tutti i cinque sensi e ad esercitarsi all’osservazione e alla successiva sperimentazione. Alla fine li ritrovo felici di portarsi a casa una creazione fatta con le loro mani. Dare l’opportunità di fare stare bene mi arricchisce, in quanto il mio non è solo un esprimere creatività fine a se stessa, ma un condividere con gli altri una bella esperienza.
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donne e fantasia
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di Maria Grazia Tosi
Laura Tosi e le sue creature fantastiche Un curioso aforisma di Albert Einstein recita: “La creatività non è altro che un'intelligenza che si diverte”. E la riccionese Laura Tosi tanta ne ha e tanto lo fa, mettendo naturalmente a frutto fantasia e manualità per ideare e confezionare deliziosi manufatti, che siano fiori o gattini, angeli o sirene. Pizzi, fili di lana, paillettes e nastri diventano gli strumenti per concretizzare un’arte che le regala non solo il divertimento che creare un qualcosa di nuovo e di tuo sempre comporta, ma tantissime soddisfazioni. Diverse sono le espressività artistiche che Laura ha portato avanti nel tempo: è stata insegnante per tanti anni di danza classica, è una delle voci di punta del Coro Città di Riccione, è un’ interprete di allegre rappresentazioni teatrali. Quella che esprime verso le sue ‘creature’ è però più riservata; un angolo della sua casa è diventato un piccolo laboratorio, dove dedica tanto tempo della propria giornata a tagliare, cucire, decorare. Ha incominciato con piccoli oggetti da offrire alla scuola o alla parrocchia per raccogliere fondi benefici, per passare alle sue mitiche Pigotte regalate all’Unicef che per diversi Natali andavano a ruba per la loro bellezza; col tempo si è incrementata la voglia e la capacità di proporre lavori sempre più complessi, che hanno fatto bella mostra di sé in fiere italiane e non solo, e che ora, firmati “Fatto con amore da Laura”, sono diventati molto apprezzati anche dalla Rete (la sua pagina facebook è seguita da più di 25000 persone), in particolare da coloro che ne vorrebbero imparare la tecnica di realizzazione, attraverso gli specifici tutorial. Qual è la vera spinta che ti ha portato a questa particolare espressività? La creatività ha fatto sempre parte della mia vita e sin da bambina amavo molto disegnare, cosa che poi mi è tanto servita, perché prima di realizzare un oggetto lo disegno nei suoi minimi particolari, essendo io molto pignola. Quando avevo appena 4-5 anni e vivevo assieme alla mia famiglia con la nonna Agrippina che era una ricamatrice magnifica, starle accanto mi servì come scuola. Crescendo ho sempre continuato, dedicando il tempo che mi restava dalle altre attività e dalla famiglia. Le Pigotte hanno segnato un punto di maggiore consapevolezza, dal quale la mia attitudine manuale si è sempre di più affinata e la creatività nella mia vita ha così preso il sopravvento. La Rete rappresenta un valido strumento di divulgazione e scambio? Facebook, Instagram, Pinterest e lo stesso Youtube diventano una finestra aperta sul mondo della espressività creativa, permettendo un valido confronto di idee e di progetti. Io faccio anche parte del gruppo “Creativemamy”, assieme al quale
partecipo spesso ad allestimenti di fiere improntate sul tema: ci sono alcuni miei lavori che sono stati esposti più volte nei Saloni Creativa in tour europeo. Tanti sono i tutorial che mi richiedono; proprio nel Natale appena passato quello per realizzare i “Trillini” (folletti natalizi), che ha ottenuto 1.200.000 visualizzazioni sempre su Fb. Credi che ci siano adeguate occasioni per le persone di palesare la propria creatività? Quando ho incominciato io questo tipo di espressività era quasi assente, ma sono alcuni anni che ha preso molto piede. Un po’ perché sono tante le riviste del settore che propongono idee e insegnamenti, ma anche perché questo tipo di piccolo artigianato artistico viene ben divulgato dalla Rete; e tante persone che non credevano di possedere alcuna capacità, arrivano invece a costruire anche cose belle. E visto che stiamo disquisendo sulle modalità creative, personalmente ritengo che la caratteristica per essere definito un vero creativo non sia costruire un oggetto… ma idearlo; il vero creativo è colui che riesce a vedere realizzato quello che ancora non c’è.
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di Nives Concolino
Rotary: borse di studio agli studenti più meritevoli Con borse di studio e riconoscimenti il Rotary Club Riccione – Cattolica ha premiato gli studenti più meritevoli, che hanno conseguito la maturità nel 2018 con la migliore media del quinquennio. Il Presidente Gabriele Cenerini ha conferito attestati di benemerenza e cinque borse di studio da 1.000 euro ciascuna a Marco Cruciani del Liceo Scientifico Volta, Elisa Castiglioni del liceo Artistico Fellini e Sofia Giorgi dell’Istituto Alberghiero Savioli, tutti di Riccione, nonché a Noemi Massini del Liceo Linguistico San Pellegrino di Misano e Andrea Giulianelli dell’Istituto Gobetti di Morciano. Sempre per il Premio Rotary Scuola “Francesco Maria Pelliccioni”, sostenuto dalla Banca di credito cooperativo di Gradara, sono stati assegnati degli attestati ad altri studenti dello stesso distretto scolastico, che hanno ottenuto 100 su 100. Tra loro Michela Berardi, Martina Pesaresi, Eva Benuzzi, Laura Cavalli, Aurora Corbelli, Andrea Epiceno, Andrea Drudi dello Scientifico, Caterina Gobbi dell’Artistico, Nicola Tordi, Noemi Temeroli, Andrea Boga, Giorgia Gottardi, Gwendoline Iachini, Gabriele Imola, Olasya Prymak dell’Alberghiero, Lorenzo Angelini,
Arianna Zonzini del San Pellegrino, Laura Gugnali, Giulia Semprini, Marjana Isufi e Hazret Jonuzi del Gobetti. Alla cerimonia, tenutasi il 30 novembre nell’aula magna Montalcini del Liceo Volta – Fellini, hanno preso parte numerose autorità civili e militari, nonché i Governatori del Rotary Paolo
Bolzani e Angelo Oreste Andrisano, Magnifico Rettore dell’Università di Modena, e la docente Rita Cucchiara del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” Unimore, che dirige il nuovo Laboratorio di Intelligenza Artificiale e Sistemi Intelligenti del Consorzio Interuniversitario per l’Informatica.
Concorsi e gare scolastiche: ecco gli allievi premiati Coppe, medaglie e attestati per gli studenti della scuole di Riccione, che negli ultimi mesi hanno partecipato a gare e concorsi locali e nazionali. Per cominciare il primo dicembre a Forlì, l’Istituto Alberghiero Savioli, diretto dal preside Giuseppe Ciampoli, si è aggiudicato il 1° posto al “Concorso nazionale di caffetteria e cocktail”, che ha coinvolto ventiquattro scuole alberghiere d’Italia. A salire sul podio è stata Vera Corazza, affiancata dal professore Raffaele Musolino. Alla premiazione hanno preso parte Giuseppe Pedrielli, provveditore delle province di Cesena-Forlì e Rimini, Anna Maria Zilli, presidente nazionale di Renaia (Rete nazionale istituti alberghieri) e un funzionario della Lavazza che ha organizzato e sponsorizzato l’iniziativa. Altra
Proff. Raffaele Musolino e Vera Corazza.
vittoria il 28 novembre a Forlimpopoli, per il concorso nazionale “Tavole imbandite”. Melissa Montanari, seguita dal professore Alessandro Oliveto, ha conquistato il terzo posto. Al Liceo artistico Volta – Fellini, guidato dal dirigente Paride Principi Enrico Mecozzi si è piazzato al primo posto con la sua brochure per il progetto che l’Ipa (International Police Association) e il Gruppo Sportivo della Polizia Municipale di Riccione hanno organizzato per la 44ª, Friendship Cup, Coppa dell’Amicizia (torneo di calcio a 5 riservato a Polizie e operatori di sicurezza) in programma dal 20 al 24 Maggio a Riccione. Al secondo
posto, ex aequo sono arrivati Giovanni Boschini e Linda Ciandrini. Coinvolte le classi 5C e 5F sezione Grafica, seguite dai docenti Loredana Maggini, Diana Sorini, Serenella Gennari, Chiara Astolfi e Roberto Caldari, nonché dai tecnici grafici Valentina Giulietti e Davide Fraternali. Oltre alla referente del progetto Ileana Belluzzi, alla cerimonia, hanno preso parte il presidente dell’associazione Ipa e luogotenente della Compagnia dei Carabinieri di Riccione, Massimo Carannante, il presidente del Gruppo sportivo Polizia Municipale di Riccione Micky Banci e il presidente del consiglio comunale Gabriele Galassi.
personaggio del giorno
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di Nives Concolino
Arrigo Santini a 80 anni tramanda il suo sapere Alla vigilia del suo ottantesimo compleanno, il noto imprenditore Arrigo Santini ha dato un colpo di timone alla sua vita. Dopo aver lavorato per una sessantina di anni nel settore della moda, producendo capi per le griffe più blasonate, ha ceduto il cento per cento delle sue quote dell’International PromoStudio a un fondo d’investimento milanese in capo al Monte dei Paschi di Siena. Nel frattempo è stato ingaggiato dall’Accademia della Moda di Rimini, dove tramanda il suo sapere agli stilisti in erba. Attività per lui di grande vanto e che ha reso meno pesante l’operazione conclusa con il socio Enrico Marzioni, con il quale condivideva pure un’azienda di Urbania. Quella di Riccione, nota anche all’estero, è stata ceduta nonostante goda di ottima salute, tanto è vero che nel 2017 ha chiuso con un fatturato di 37milioni di euro e un utile lordo che ne sfiora sette. Merito anche, spiega lo stesso Santini, dell’entrata degli ordini del gruppo Kering che comprende Gucci”. L’avventura di Santini era cominciata nel 1962, prima con la Yommy e dopo dieci anni con la mitica Ball di Rimini della quale era socio, qui è rimasto per diciannove anni. Poi è partita la nuova creatu-
ra, l’International PromoStudio, che in una costante crescita si è fatta strada tra le firme più famose. “Nel mio lavoro ho avuto tante soddisfazioni – conferma l’imprenditore riccionese-, ho lavorato per i marchi più belli del mondo, compreso Chanel e Cavalli, solo per citarne alcuni, e abbiamo prodotto capi che hanno vestito personaggi come Madonna. Cedere l’attività mi è dispiaciuto, ma sono molto contento, perché la produzione resta da noi, in Italia, e in azienda tutto è rimasto come prima, anzi, il personale è aumentato, i
dipendenti da 116 sono diventati 140. A parte qualche pensionato e qualcun altro che se n’è andato, resta in forze il personale che ci lavorava da anni. I nuovi investitori hanno rilevato tutto, anche i locali in via Cella Raibano e producono come prima per le più famose griffe”. Ma resta un pizzico di rammarico, perché, spiega Santini: “A PromoStudio ho dedicato una vita e ho dato il meglio di me, oltretutto con il personale avevo imbastito un ottimo rapporto, mi volevano tutti un gran bene, ma a 80 anni era giunto il momento di mollare. Anche mio figlio Gianluca ha preferito ritirarsi con me, perché stanco, basti pensare che in due anni ha percorso 260 mila chilometri”. Così ora Santini cerca di tramandare il bagaglio del suo sapere agli studenti dell’Accademia della Moda di Rimini . “Lavoro quattro giorni a settimana- racconta - e oltre a trasmettere l’arte della moda, accompagno i giovani nei musei in tutta Italia, dove vanno ad attingere i modelli. Questo per me è motivo di grande soddisfazione. Nel frattempo, il 24 novembre scorso ho festeggiato i miei 80 anni e nello stesso giorno anche i 56 anni di matrimonio con la mia inseparabile moglie Maria Giacobbi”.
Un “pozzo...” per Marina di Maria Grazia Tosi Un evento insolito e ed interessante quello che ha visto portare il nome di una riccionese in una realtà tanto lontana da noi: quella di un paese del Madagascar dove è stato intitolato, grazie all’impegno solidale del nipote Massimo Lazzari e di sua moglie, un pozzo d’acqua potabile col nome di Marina Bugli. Marina, che ad 87 anni il 3 ottobre scorso è passata a miglior vita, faceva parte di una nota famiglia che è stata sempre molto legata al mare e che per generazioni ha gestito zone spiaggia; tutt’ora molti dei nipoti e parenti sono bagnini. Vicino al mare ha trascorso tutta la sua via e al nipote e alla sua famiglia è sembrato giusto ricordarla in questo modo. Con quale associazione è stato portato a termine il progetto? Con Aid4Mada, un’associazione no profit italiana che dal 2015 opera in Madagascar per migliorare le condizioni di vita della popolazione locale. Mia moglie Matilde ed io siamo i responsabili per l’Emilia Romagna e siamo direttamente impegnati nel portare avanti i tanti progetti dell’associazione insieme agli altri volontari. In questi ultimi mesi abbiamo appunto avviato “L’acqua è vita”, che consiste nella realizzazione di una rete di 50 pozzi per garantire l’accesso gratuito all’acqua potabile a diverse migliaia di abitanti di Tulear. A novembre sono stati completati i primi 10 pozzi che abbiamo dedicato a chi li ha finanziati. La mia famiglia ed io abbiamo pensato che il modo migliore per ricordare mia nonna Marina fosse quello di dedicargliene uno. La targa con il suo nome, realizzata a mano da un artigiano di Tulear, è stata applicata nel corso della cerimonia di inaugurazione tenutasi il 15 dicembre, e sapere che oggi tutte le persone che si recano al pozzo per rifornirsi di acqua potabile la vedono ci riempie di felicità ed emozione. Altri pozzi saranno costruiti nei prossimi mesi? Al momento
noi ed altri volontari siamo impegnati nella raccolta fondi per i prossimi dieci pozzi, la cui costruzione è prevista per la primavera del 2019 e ovviamente cercheremo di realizzare la stessa cosa come coi precedenti; quindi se qualcuno, magari leggendo il vostro articolo, decidesse di farlo, potrà pensare a chi dedicarlo e scrivere così il suo nome sulla targhetta di ringraziamento che rimarrà per sempre affissa al pozzo. Il nostro obiettivo primario è risolvere la grave crisi idrica che interessa quella zona, dove oggi meno del 20% della popolazione ha accesso all’acqua potabile, e la disponibilità media pro-capite è di 7 litri al giorno (ben al di sotto dei 50 litri fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come limite minimo per la sopravvivenza). E questa situazione è destinata ad aggravarsi a causa dei cambiamenti climatici, che stanno rendendo sempre più arido tutto il Sud del Madagascar, così come tantissime altre aree del pianeta. Dobbiamo agire in fretta e per farlo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. AID4MADA ONLUS www.aid4mada.org - info@aid4mada.org
musica corale
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di Fabio Pecci
2018 storico per l’Associazione “Le Allegre Note” Il 2018 resterà nella storia dell’Associazione corale “Le Allegre Note” di Riccione e si conclude con un importantissimo riconoscimento: Il coro a voci Bianche “Le Allegre Note” entra nel cast di Carmen di Bizet che apre il 2019 al Teatro Galli di Rimini, prolungandosi con altre repliche dal 3 e al 5 Gennaio. In un cast di altissimo livello internazionale fanno capolino i bambini del coro a voci bianche riccionese che vengono da un 2018 che li ha visti in tour in numerose città italiane. Dopo essere risultati vincitori del 1° Premio assoluto al Concorso Internazionale città di Pesaro CIMP hanno ricevuto importanti inviti tra cui appunto la Carmen del Teatro Galli. Il primo coro a voci bianche a calcare la scena del teatro ricostruito è quindi il coro LE ALLEGRE NOTE che interpreta i monelli di strada che irridono scherzosamente i militari al cambio della guardia nel primo atto e poi tornano nel 4° atto a cantare nella famosissima marcia dove il popolo accoglie i toreri che si apprestano a cimentarsi nell’arena. Anche il coro giovanile chiude un anno fantastico che oltre alla tournèe in Svezia può contare la composizione di tre brani dedicati al coro dai compositori Manolo Da Rold e Andrea Basevi e l’inizio di una bellissima collaborazione con l’orchestra “Rimini Classica” che dopo aver prodotto 2 con-
certi sold out memorial QUEEN, sta lanciando due nuovi spettacoli uno dei quali dedicato ad una rilettura classica dei più famosi brani dei Led Zeppelin e dei Guns’ & Roses.Tutto questo, bisogna ricordarlo, sfoggiando numeri impressionanti per un’associazione corale: sono infatti 167 i bambini e ragazzi di 6 ai 26 anni che, nei diversi gruppi corali, hanno svolto la loro attività musicale sotto la guida del
Maestro Fabio Pecci, coadiuvato splendidamente da Elisa Serafini (una delle prime coriste ad iniziare nel 2000 che si è nel corso degli anni diplomata in pianoforte e in canto) e da uno staff di genitori e amici dell’associazione che si prodiga per mantenere alto il nome di Riccione anche nel mondo della coralità internazionale. Tutte le informazioni sono sempre sul sito www.coroallegrenote.it
CNA Inaugura la nuova sede La CNA (Confederazione Nazionale Artigianato) ha inaugurato nell’Ottobre 2018 la nuova sede di Viale Ceccarini, un restyling complessivo della storica sede ora più accogliente e funzionale. Tanti gli imprenditori presenti al taglio del nastro di un luogo per molti punto di riferimento per fare impresa. Una risorsa evidenziata anche dallo stesso Sindaco di Riccione Renata Tosi “Questa inaugurazione è un bel segnale per la città. I corpi intermedi sono importanti e devono essere sempre piu’ protagonisti: il confronto e la dialettica sono utili alla città e all’amministrazione come stimolo per crescere e per dare le migliori risposte ai cittadini”. A Riccione CNA con 600 associati rappresenta una fetta importante dell’economia della Perla verde “Quando si rinnova si guarda al futuro con ottimismo” ha dichiarato Lanfranco Francolini Presidente di CNA Riccione. “Tra i nostri associati sono presenti tutte le categorie del mosaico economico, questo ci permette di avere una visione complessiva della realtà imprenditoriale della città, portando all’attenzione dell’amministrazione i temi strategici delle imprese, attraverso un confronto costruttivo e nell’interesse dell’intera comunità”. Non ha dubbi Daniela Angelini Resp. della sede riccionese
di CNA sul significato del taglio del nastro “Ogni volta che si inaugura o si rinnova una sede è un momento importante, non solo per la CNA e per il suo sistema di rappresentanza, ma per tutta la comunità perché si garantiscono presenza e competenze sul territorio per dare risposte alle imprese. Tutto questo genera una crescita complessiva del nostro territorio e ci mette nelle migliori condizini per lavorare e fornire servizi”. Soddisfatto anche Davide Ortalli direttore di CNA Rimini che non manca di sottolineare come crescano qualitativamente contenitori ma anche contenuti “Questo rinnovamento della
di Francesco Cesarini
sede riccionese è una finestra sul futuro, una passo importante fatto insieme al sistema di CNA Romagna Servizi, per noi fondamentale per il rinnovamento e per la crescita di tutta la realtà riminese di CNA. A Riccione facciamo un salto di qualità nell’accoglienza verso i nostri associati e i nostri dipendenti ma anche nei servizi offerti con risposte a 360° per le imprese, da ultimo il puntuale e competente supporto a tanti imprenditori alle prese con l’arrivo della fatturazione elettronica. A questo poi si aggiunge l’importanza di un sistema di relazioni che si trasforma in occasioni di business per gli associati”.
i quartieri s’interrogano
di Alessandra Prioli
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Per Riccione Paese, quale futuro? Conoscere il passato attraverso lo studio dei luoghi e delle strutture che ne hanno fatto scenario per centinaia di anni è una necessità per chi vuole occuparsi della città tutta, del benessere dei suoi cittadini e del loro futuro. Questa è la ragione per cui, un gruppo di amici di Riccione ha deciso di dare voce ai nostri quartieri, indagando attraverso chiacchierate ed incontri, la natura delle esigenze, le problematiche e le peculiarità che ogni luogo presenta con la prospettiva di mettersi al servizio del bene pubblico e richiamare l’attenzione dell’amministrazione che dovrebbe servire tutti e mai dimenticarsi dei propositi ed iniziative di valore precedenti non ancora realizzate. Ci sono luoghi in una città, paragonabili al cuore di un corpo umano, da quei luoghi scorre la linfa della tradizione ed è lì che affondano le radici di un passato umile e laborioso di una società come la nostra. Il PAESE è una zona di Riccione che arricchisce fortemente il prodotto turistico della città; qui la tradizione è di casa ed anche la voglia di fare, di reinventarsi e di migliorare non mancano. E’ proprio sul riconoscimento e la valorizzazione di cio’ che appartiene alle nostre radici che dobbiamo porre un accento ed accendere un faro che punti dritto sul cuore della gente e la renda non solo consapevole, ma anche orgogliosa del proprio passato e dei progressi realizzati nel tempo. Tante sono le iniziative che nel corso degli ultimi anni, hanno riscosso successo ed alimentato turismo e quindi commercio, ma ancora molto c’è da fare ed il Comitato di zona di Riccione Paese ha evidenziato quelle che ritiene essere le priorità d’intervento nel pieno rispetto della peculiarità dell’area: un maggiore rispetto delle regole stradali e quindi un maggiore controllo sulla velocità dei veicoli, cosi’ come la limitazione del traffico pesante e il favorire al massimo la viabilità lenta, permetterebbero una maggiore valorizzazione di tutta Riccione Paese. Il fine dev’esser la realizzazione di un’area tranquilla, dove camminare tra le vie e sui marciapiedi antistanti vetrine di negozi ammirabili per originalità e folclore, possa diventare un’esperienza rilassante e piacevole, rispettando l’atmosfera del luogo che oggi viene disturbata dal rumore e dalla sensazione di pericolo stradale. Nulla di piu’ gradevole delle belle fioriere curate in ogni stagione dall’intervento dei cittadini che in accordo con Geat hanno cercato di dedicare ad ogni periodo il suo fiore; peccato però che oggi quelle stesse fioriere necessitino di una continua manutenzione ed al momento si trovino in uno stato di abbandono prossimo al collasso. Questi interventi sono solo un primo stralcio di quelli imprescindibili per raggiungere l’obbiettivo comune di riqualificazione e miglioramento dell’area. Conoscere il tessuto urbano è il primo passo per un progetto che guardi al futuro della nostra città e per questo dobbiamo analizzare i punti nevralgici dell’area e comprenderne a fondo le caratteristiche storiche. Abbiamo l’esigenza di definire precisamente piazze e aree in base alle loro caratteristiche strutturali e di ubicazione. A tal proposito: Piazza Amendola (biblioteca comunale) Zona di traffico (auto e ciclomotori) particolarmente intenso, è il luogo dei giovani per eccellenza, per la presenza della biblioteca comunale, che nonostante la piacevolezza della struttura, potrebbe acquisire un ulteriore valorizzazione se il parco adiacente venisse ripulito, attrezzato di giochi e debitamente illuminato. Il Centro del Buon vicinato merita una maggiore attenzione, e se vogliamo ovviare al problema della cattiva frequentazione è indispensabile implementare l’illuminazione; bisogna porre rimedio al degrado, cosi com’è necessario dare maggiore spazio alla distribuzione dell’acqua che avviene ora in mezzo al parcheggio serrato delle auto.
Foto: Chiamamicittà
Si alza la voce dei quartieri ed ognuno rivendica la propria identità. Chi siamo noi? Cosa intendiamo valorizzare? Quali sono i nostri punti forza e le nostre debolezze?
Piazzetta Parri Il Paese è il focolare della cultura popolare, quella da cui noi tutti attingiamo risorse e vitalità. La piazzetta piu’ piccola di dimensioni, ma elegante e con un’ottima acustica, si presta per concerti e spettacoli di nicchia legati al mondo della cultura musicale e non. Piazzetta Matteotti La piazzetta Matteotti offre un’atmosfera piu’ vivace, per aumentare l’attrattiva turistica della zona sarebbe auspicabile autorizzare ed incentivare i locali all’uso del suolo pubblico nel momento serale. Chiesa vecchia di San Martino Al fine di dare centralità e restituire importanza alla vecchia chiesa sarebbe opportuno promuovere e sostenere la realizzazione del Progetto di Recupero dello studio Rughi. Infine per gli eventi che nel corso degli anni sono nati e cresciuti in popolarità e che hanno come sede i Viali del Paese è giunto il momento di fare un restyiling e vivere una nuova stagione. Il “come” sarà compito del Comitato di zona, che però poco potra’ se non sarà sostenuto dall’autorità municipale. E’ necessario garantire un appoggio diretto agli eventi che già godono di popolarità come: Movida, Ciocco Paese e Cinema Giardino e garantire anche la riqualificazione delle Feste del Beato Alessio e San Martino, patrimonio storico di tutta la città. Ma non si puo’ lasciare il tema Riccione Paese se non si affronta un altro capitolo storico e vitale di tutta la zona: Piazza dell’Unità ovvero piazza del mercato Confusa ed approssimativa la predisposizione dei parcheggi in un’area abbandonata a se stessa, proprio nel cuore di Riccione: il luogo merita di essere riprogettato ed oltre a garantire la possibilità di parcheggiare e di svolgere l’attività ambulante, deve aggiornare la propria struttura, offrendo servizi pubblici, aree verdi per la passeggiata e la sosta, attrezzate con panchine. Alle ultime elezioni qualche programma elettorale prevedeva un parcheggio sottostante la piazza che potrebbe essere una buona idea anche se non nuova; infatti anche un’amministrazione precedente aveva preso in considerazione questa possibilità che per mancanza di risorse economiche ed accordi saltati non fu mai realizzata (certo non condivisibile era la previsione di strutture verticali...). Insomma, Riccione Paese crede ancora alla propria centralità nello sviluppo futuro della città: mettere mano a questa parte cosi’ nevralgica e vitale di Riccione deve essere una priorità, alla stregua di interventi riguardanti altre aree, quale ad esempio Viale Ceccarini. Confidiamo nell’ascolto di chi puo’ decidere il futuro di questa zona “storica” della nostra città, poiché senza l’attenzione e il fattivo interessamento dell’amministrazione comunale, il rischio è che possa diventare un luogo dimenticato ed abbandonato al suo destino.
taekwondo riccione POLISPORTIVA
Un fine 2018 col botto! Il Taekwondo Riccione Polisportiva finisce il 2018 con grande entusiasmo ricco di eventi; gara Forte dei Marmi a novembre, esibizione al parco Oltremare di Riccione a fine novembre e Torneo di Natale a Pesaro a dicembre. A Forte dei Marmi, il 18 novembre, il Taekwondo Riccione partecipa all’ Open Kyomson portando 9 atleti e i risultati sono stati ottimi: Lishchynka Stella, Anastasio Luca, Magnani Alessandro, Bagli Martina e Migani Federica nello Sparring sono tutti saliti sul gradino più alto del podio nelle diverse categorie! Bravissimi! Nella gara poomsae (tecnica) oro per Lishchynska Stella, medaglia d’argento per Romagnolo Elisa, Sanchi Maurizio e Nicoletti Alessandro, 3° posto per Bernardi Marcello. ll 30 novembre i nostri ragazzi, con il M° Betti Roberto, sono stati invitati all’evento organizzato da AVIS Riccione dedicato ai bimbi di 5ª elementare delle scuole di Riccione che partecipavano al progetto nello spettacolare IMax di Oltremare. Serata scoppiettante ricca di musica e spettacolo e tanti applausi alla nostra esibizione, che con una dinamica senza fiato, musica e tecniche di rottura hanno emozionato l’intero pubblico! Un grazie a tutti i ragazzi che hanno partecipato e un grazie all’associazione AVIS di averci coinvolto in questa magnifica serata. Per finire in bellezza il 2018 una bella occasione per poter stare insieme a dicembre è stato il Torneo di Natale a Pesaro (15-16 dicembre) di cui i nostri atleti soprattutto bimbi erano entusiasti e non stavano più nella pelle. Così la palestra del M° Betti Roberto ha avuto una richiesta di partecipazione eclatante: 37 iscritti tra sparring e tecnica.. che fervore! I risultati vista la numerosa partecipazione non possiamo elencarli, ma come ogni prognostico sempre ottimo, possiamo solo dirvi che come società abbiamo raggiunto
since 1978
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il podio: 3ª classificata nella tecnica (poomsae) e 2ª società classificata nel combattimento. Il M. Roberto è estremamente soddisfatto di tutti, hanno dato sempre il massimo lottando fino alla fine. Nei bambini qualcuno era alla prima esperienza e hanno perso al primo incontro ma sono usciti sempre con il sorriso e la soddisfazione negli occhi, altri hanno vinto; nei ragazzi invece dove il livello era più alto, con i calci anche al viso, sono saliti tutti sul podio, qualcuno vincendo anche per KO, segno di una buona preparazione in palestra. Ringraziamo la Polisportiva di Riccione di affiancarci sempre con grande supporto e ringraziamo il nostro D.T. Geo Ottaviani fondatore del Taekwondo a Riccione negli anni 70. Ricordiamo che i corsi sono aperti tutto l’anno, Taekwondo e Difesa da Strada, potete provare e iniziare quando volete, basta una tuta e la voglia di provare, noi vi aspettiamo! INFO: Tel 335 5337789 - 0541 644410 www.taekwondoriccione.com Scuola EX Fornace corso TAEKWONDO - ORARI Lunedì 16:50 (bambini 5-8 anni) - 17:45 (ragazzini 9-13 anni) 18:45 (ragazzi 14-17 anni) - 19:35 (agonisti-adulti) - 20:35 (adulti) Mercoledì 17:45 (bambini 9-13 anni) - 18:45 (ragazzi 14-17 anni) 19:35 (agonisti-adulti) Giovedì 20:00 (corso agonisti) Scuola Martinelli Venerdì 16:50 (bambini 5-8 anni) - 17:45 (bambini 9-13 anni) 18:45 (ragazzi 14-17 anni) - 19:35 (agonisti-adulti) - 20:35 (adulti) Scuola via Martinelli corso DIFESA DA STRADA Martedì 20:00 Difesa personale da strada (ragazzi 13 anni-adulti)
Insegnanti D.T. Ottaviani Geo 7° Dan M. Betti Roberto 6° Dan Istr. Uguccioni Luna 4° Dan Istr. Sacripanti Linda 4° Dan
Nuovi riccionesi
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di Francesco Cesarini
L’ha bivù l’aqua de Beat alès - HA BEVUTO L’ACQUA DEL BEATO ALESSIO Chi, per circostanze della vita, si è ritrovato a Riccione per poi mai lasciarla e viverci
Pecci: ma per tutti semplicemente Eraldo! “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”: Italo Calvino, scrivendo questa frase, forse pensava ad Eraldo. “Pecci, numero 8” rispondeva all’appello dell’arbitro pre-gara. La partita, una passione divenuta mestiere sui campi di serie A, a fianco anche di extraterrestri come Maradona. Il calcio, un paio di occhiali con i quali leggere la vita, con una sensibilità pari al suo “piedone” educato. Con leggerezza, appunto. E così chiacchierando con il regista dai piedi buoni, oggi scrittore, commentatore, editorialista, si parla di calcio, ma se stai sveglio cogli l’assist e vai in profondità. E magari capita di fare goal. Lui in campo, piu’ che altro, ne faceva fare, ma mettendo radici a Riccione ne ha segnato uno per lui molto importante. Proviamo a capire perché. Intanto certifichiamo che tu abbia bevuto l’acqua del Beato Alessio. Sono nato a San Giovanni in Marignano, ma da 30 anni vivo a Riccione. Hai vissuto in grandi città come Torino, Napoli e la stessa Bologna; cosa ti piace della dimensione della piccola città? E’ chiaro che in quei contesti c’è un altro andare. Se ti fermi a parlare con uno, poi scappa via dal notaio oppure scatta il verde, ha sempre fretta di correre altrove. Qui ancora c’è tempo per le relazioni umane. Magari hai tempo di ammazzare il maiale e scambiarne un po’ con qualche triglia e due sardoni. I luoghi a cui sei piu’ legato di Riccione? Qui non c’è una pinacoteca, ma abbiamo scorci dove star bene: il lungomare prima di tutto, il porto. A proposito, Famija Arciunesa ha lanciato la proposta di sistemare le panchine sopra i “montaloni”, le dune in sabbia antierosione, ti piace come idea? Credo che il grado di civiltà di una comunità si misu-
ri anche dal numero di panchine presenti nella sua città. E’ una delle cose che noto subito quando mi trovo altrove: le panchine sono sinonimo di socializzazione, sono attenzione per i nostri vecchi, per le famiglie, i bambini. L’idea di guardare il mare con un libro tra le mani mi piace. Cosa stai leggendo ora? I libro dei miei nipotini, scritto a scuola. Ma ho appena finito di leggere “Il furore e il silenzio”, un quadro vivace e coinvolgente sulla vita di Giocchino Rossini. Furore e silenzio, questo l’ha presa forte, poi è sparito. Quello che mi ha affascinato è come la musica gli procurasse gioia di vivere. Un po’ come te con il calcio Assolutamente. Prima di tutto un gioco. Intanto Pecci scrittore oggi è in libreria con “Ci piaceva giocare a pallone”. Oggi non è piu’ così? A me piaceva il calcio senza procuratore, senza tv, con il pallone al centro di tutto. Ora che sono un utente, perché ogni stagione ha i suoi frutti, posso dirti che è cambiato profondamente. Quando giocavo c’era il campo, la partita, senza tutto “il prima e il dopo” che oggi sembrano avere la stessa importanza. Eppure oggi un Eraldo Pecci nel calcio moderno ci starebbe alla grande... Direi di sì, ma purtroppo ci sono pochi gioca-
Rispetto dei ruoli e la fiducia
tori nel mio ruolo. Non siamo stati bravi nel trasmettere alle nuove generazioni il fascino del regista, di chi gioca a sostegno degli altri. Oggi tra i bambini tutti sognano di fare goal. Se ti dico Riccione, chi sono le prime tre persone che ti vengono in mente? Giorgio Leurini, Gianni De Rosa e Marcello Menghini. In cosa ti senti particolarmente romagnolo? In tutto, lo sono anche a Bologna, in terra emiliana. Mi spiego meglio: sono di sponda Fortiduto, i “burazzi”, gente con poche moine (Eraldo le chiama in altro modo...), tipi che se ti devono dire una cosa lo fanno con pochi fronzoli, giriamo con un paio di slip e amen. Nei tuoi libri i comprimari del calcio puntualmente diventano protagonisti. A Riccione ci sono situazioni o persone non note che però potrebbero finire in un tuo libro? Mi ricordo Franchini Renato detto “Bologna”, quello che pescava le anguille da Gher, guidava il pullman, stava alla cassa, faceva di tutto. Ma ci sono tante persone che mandano avanti tutto il meccanismo, come dei mediani a centrocampo. Ed invece ci si ricorda solo dei goal e delle rovesciate, di chi è in prima linea. Il volontariato è una grande risorsa, anche in Famija Arciunesa ci sono tanti che regalano il proprio tempo per la comunità e tutto questo è importantissimo. Intanto a carte fai la prima donna. E’ vero che a Riccione sono pochi quelli che ti battono a scopone scientifico? Gioco bene. Poi se non mi vengono le carte perdo ma a me interessa prima di tutto giocare bene, farlo al meglio delle mie possibilità. Oggi passa che se perdi sei un fallito e che se vinci sei un fenomeno. Tutto assurdo. Poi gioco spesso in coppia con chi è addirittura piu’ grande di me, qualche errore ci scappa, ma è perdonabile.
di Fabrizio Serafini
La fiducia è la sola cura conosciuta per la paura. Lena Kellogg Sadler. In un contesto sportivo, esistono numerosi ruoli corrispondenti alle figure che circondano l’ambiente. Comunicare nei vari settori è importante, ma è ancora più importante, anzi necessario, rispettare i ruoli delle persone che partecipano alla “ scena sportiva “, intesa come teatro in cui tutti gli attori hanno un ruolo definito. Tutti questi attori hanno funzioni diverse e di diversa rilevanza: come l’arbitro o giudice di gara, il giocatore, l’allenatore/l’insegnante, i parenti, i dirigenti, gli appassionati di ogni ordine e grado. Tutti questi ruoli definiti meritano rispetto. Invadere il campo degli altri, rivela un’educazione limitata e spesso una mancanza di fiducia e di rispetto.Affinché lo sport prosegua in quel binario di trasmissione di valori, di sana cultura sportiva, tutti devono rispettare gli altri, affinché il messaggio che arriva sia costruttivo, formativo, positivo. Il tecnico insegna/allena lo sport, il genitore (o chi per lui) si occupa dell’educazione, l’arbitro o giudice di gara gestisce le regole, facendole rispettare, il dirigente mette in condizione il contesto sportivo affinché l’attività sia praticabile, gli appassionati, i soci, i tifosi, gli amici, partecipano correttamente alla gara. L’amore per lo sport prevede questo, la passione è positiva, Il fanatismo e tutte le esasperazioni non dovrebbero nemmeno avvicinarsi.
La pagina di Edmo Vandi
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La “mia” Via Raibano Tempo fa ho letto sul giornale della lodevole intenzione dell’Amministrazione Comunale di Riccione di mettere mano ad una ristrutturazione della Via Raibano e di altre vie ad essa collegate. Mi è venuta in mente la “mia” Via Raibano, l’arteria per me piena di ricordi dove sono nato al numero 23 e dove ho seguito corsi accelerati di più o meno innocenti birichinate fino all’età di nove anni. Il nome Raibano partiva già dall’attuale Corso F.lli Cervi (lato Rimini dell’Ospedale Ceccarini per intenderci) per propagarsi fino alle vaste campagne ai confini con il Comune di Coriano. Ma la strada (sterrata con fossi ai lati) vera e propria terminava molto prima dell’attuale Piada
D’Oro (ancora molto di là da venire) per continuare poi in una “carrareccia” segnata da erba alta solcata da due tracce parallele prodotte dalle ruote dei carri agricoli, i soli che la percorrevano. Questa era caratterizzata da due ali alte e spesse di siepi composte da spini selvatici. Per noi bambini questo tratto rappresentava una specie di “giungla” dove trovavamo animali di ogni specie, dalle vipere velenose da evitare, alle innocue biscie, ai ramarri lunghi e verdi i quali, al loro risveglio dal letargo invernale, si scaldavano immobili al sole marzolino con la testina ritta. Era la nostra goduria solleticarli col dito indice nella parte liscia e tenera sotto la gola. Chiudeva-
no gli occhi beati come i gatti. Le biscie invece le catturavamo per metterle in scatole con fiocco per fare i “regali” alle bambine. A proposito del nome, i vecchi precisavano che Raibano è la italianizzazione dal dialetto di “tra i bèn” in quanto portava “tra i beni” cioè tra i poderi.
La “Lazarèina” di Casa Ceccarini
Art: De Grandis
Si chiamava Lazzara Di Luigi ed era la cugina di mia mamma Lucia Di Luigi. Ribattezzata “Lazarèina” è stata per più di 60 anni la governante della famiglia degli ultimi discendenti dei Ceccarini. Mia madre mi prendeva per mano (avevo 5, 6, 7 anni) e mi diceva: “Dai che andàm a truvè la Lazarèina” (vieni che andiamo a far visita alla Lazzarina), invito per me quanto mai esaltante in quanto dalla Lazarèina c’erano biscotti e cioccolato in tazza di signorile qualità, meraviglie pressochè sconosciute nella mia vita di tutti i giorni. Il tutto offerto a piene mani dalla nostra parente nella sua veste quasi di padrona di casa. L’emozione per me era completata dal fascino della passeggiata lungo il largo marciapiede del Viale Ceccarini fino a subito dopo il passaggio a livello dove si trovava la villa dei Ceccarini. Con l’età avanzata la Lazarèina era diventata un personaggio che caratterizzava la vita dei Ceccarini in quanto rappresentava la tradizionale saggezza romagnola inserita in un contesto romano (quale era la signora Annamaria in Fabbri). Pontificava su quanto veniva discusso nell’elegante salotto della famiglia frequentato da personaggi di alto livello (politici, magistrati, imprenditori). Quando questi a suo parere esageravano nell’enfasi delle discussioni, un suo sospiro sof-
Signòr fam arvèda al Ferrari ancora te vièl Ceccarini... ...e dep arcojme pò azchènt ad ch’l’Alma Benedèta.
fiava sulla coltre di talco della sua ampia scollatura formando come un fumetto con la frase a lei abituale: “Quant’a si pataca!”. Nessuno si offendeva anche dopo la spiegazione di quella tipica frase in dialetto romagnolo anche perché il più delle volte riconoscevano che aveva ragione. Morì nel 1971 a 83 anni in concomitanza con il declino delle fortune della famiglia nella quale aveva trascorso pressochè tutta la sua vita.
I rasunamènt per capì la vita Ho un compiùter vèc stròunch. E “copia e incolla” al fac sé Vinavìl. Ijrsèra ho vést un Magnoun te risturènt. A ì presènt un lioun che sbrèna un’antilope? La dona “fidèla” l’è quèla che la ha dicìs da fè patì un om snè. An antrarìa mai t’un Asociazioun du ch’u jè eun come mè. Ho invidia per l’“Ingoiatore di spade”. Per lò la gastroscopia l’è una guduria.
ass. eX dipendenTi COMunali
di Maddalena Piccari
Amarcord il Vallechiara
aMiCi CHe se ne vannO
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Un tuffo negli anni d’oro della Riccione com’era. Una serata organizzata dall’Associazione Ex Dipendenti Enti Pubblici di Riccione nell’affollatissima “Casa della Micia” nel Parco della Resistenza. Significativa la presenza di alcuni dei personaggi protagonisti della storia del notissimo locale di Viale Ceccarini. Nella foto da destra: Guido Tonini “Chef de Rang” del locale, Maddalena Piccari Presidente dell’Associazione organizzatrice, Fabrizio Salvatori discendente della famiglia Ceccarini che mise a disposizione l’area su cui è sorto il Dancing nel 1946, Marisa Spadini figlia del titolare (il mai dimenticato “Gigetto”) nonchè cantante di successo, Luciano Luzzi che ha immortalato fotograficamente le serate del locale, Andrea e Alessia figli del compianto Lalo Spadini. Tanta nostalgia del Viale Ceccarini e di Riccione com’era, ricordi con numerose foto d’epoca curate da Secondo Casadei mentre non sono mancati alcuni aneddoti di Edmo Vandi a suo tempo frequentatore del locale.
di Nives Concolino
Addio a Ferruccio Bianchi, direttore di locali da ballo Discreto, sempre professionale e dotato di quello spirito di ospitalità che contraddistingue l’imprenditoria romagnola, per un’intera vita ha diretto diversi locali del posto, come il Vallechiara e il Savioli di Riccione, l’Embassy di Rimini e l’Hostaria del Castello di Gradara, che ha pure gestito fino pochi anni fa. Ferruccio Bianchi, Ottavio per gli amici, è scomparso nel novembre scorso a 85 anni, portando via con se un piccolo tassello di storia, imbastita tra gli anni ‘70 e ‘80. A Riccione, dov’era molto stimato, lo ricordano tutti come il “classico direttore in guanti bianchi, cortese e umile, pronto ad accogliere i vip che arrivavano nei locali, come pure a dialogare e a sedersi a tavola con i suoi dipendenti. Un gran lavoratore che ha sempre operato nel silenzio, lontano dai riflettori”. Bianchi, che lascia il figlio Duilio e la moglie Francesca (Chicca) Vandi, sempre al suo fianco soprattutto nella conduzione della sua ultima attività, l’Hostaria del Castello, si è diviso tra lavoro e famiglia. La sua carriera è stata un costante crescendo. E’ partito facendo la gavetta. “Da cameriere al Dancing Savioli, passo dopo passo si è fatto strada, diventando direttore. La sua professionalità era tale da essere chiamato a dirigere altri locali “fuori zona”, come lo storico Baccarà di Lugo che ebbe l’onore di inaugurare. Tante le foto che lo ritraggono con celebri artisti del calibro di Mina e durante i concorsi con le miss”. Nel 1972 Bianchi aprì l’Hostaria del Castello a Gradara. L’attività era solo estiva e questo per diversi inverni gli consenti di dirigere il Vallechiara, in Viale Ceccarini. Il suo spirito imprenditoriale, come ricorda il figlio Duilio “è sempre stato grande. Organizzava eventi e ingaggiava artisti di grido, come Jovanotti. Nel frattempo ha pure fatto scuola. Tanti ragazzi, che nel tempo hanno lavorato con lui come camerieri, hanno poi aperto dei ristoranti”.
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30 Medaglie per la Yan Long!
Più che positiva la prestazione dei giovanissimi atleti della scuola Yan Long di Riccione Via Enzo Ferrari, accompagnati dal loro Maestro Diego Rillo e dal Coach Luca Santilli, che hanno portato a casa 30 medaglie nelle diverse categorie alla Gara Nazionale di Kung fu ACSI svoltasi il 17 e 18 novembre a Perugia. Oltre 400 atleti provenienti da ogni angolo d’Italia hanno partecipato ad uno splendido evento a sfondo marziale come non se ne vedevano da diversi anni, perfino con l’apertura con la cerimonia tradizionale della Danza del Leone sui pali altri 2 metri da terra. Per la Yan Long i primi a scendere in campo sono stati i bambini, nelle diverse categorie di forme tradizionali, posizionandosi come segue: Cimino Lucrezia 2 O e 1 A, Marius Margina 1 O e 2 A, Davide Belli 1 B, Francesco Benvenuti 1 O e 1 A, Nicola Meloni 1 B, Sara Francolini 1 O, Emmanuel Schinaia 1 B, Riccardo Vandi 1 oro, Gabriel Marzialetti 1 O e 1 B, Giada Costa 2 B, Edgardo Bavona 1 A e 1 B, senza dimenticare Francesco Alessandroni (anni 57) 1 O nella categoria Tai Chi Chuan gareggiando contro 6 atleti, tutti trentacinquenni. Il giorno successivo, domenica, è stato il momento del Combattimento Light Sanda con gli ori vinti da: Marius Margina, Francesco Benvenuti, Riccardo Sorcinelli e Lorenzo Polverelli. Gli argenti da: Andrea Girolametti, Giulia Ravizzone, Sara Francolini, Alma Tontini, Emmanuel Schinaia, Gabriel Marzialetti. Un grandissimo augurio di guarigione a Thomas Valentini (anni 10), arrivato al 2° posto, ma che purtroppo al termine del combattimento è stato trasportato al pronto soccorso per un infortunio al collo e alla spalla. Legenda: O=Oro - A=Argento - B= Bronzo. (di Giorgia Penzo)
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Restauro di un bellissimo motoscafo “Riva”. Pietro Andruccioli e Andrea “Scintilla” Lo Conte seguono le direttive del Maestro d’ascia Orazio Mulazzani.
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di Maurizio Montanari
Lo sport ti fa crescere e ti prepara alla vita L’inizio della stagione agonistica della pallanuoto da qualche anno parte sempre da Riccione col primo concentramento Acquagoal dell’Emilia Romagna; manifestazione a cui partecipano le migliori squadre giovanili della regione: Parma, Bologna, Modena. La Polisportriva Riccione ha schierato tre formazioni e con la squadra di punta ha fatto la parte del leone vincendo tutte le partite dimostrando che il baricentro della pallanuoto della regione lo stiamo spostando verso la Romagna. Le altre due squadre si sono comportate dignitosamente; sono ragazzi ai primi mesi di pallanuoto, sono arrivati in fondo alla classifica dimostrando che la crescita non è mai semplice e immediata. Spendiamo ora due parole per spiegare cos’è per noi la pallanuoto di formazione (sportiva e non) con un piccolo esempio. Ad inizio stagione qualche lacrimuccia per alcuni ragazzini che, tecnicamente non pronti per il settore agonistico, sono tornati alla “formazione pre agonistica” e non hanno accettato di buon grado la “bocciatura”. Osservando questi ragazzi, contestatori (...è il loro mestiere contestare, genitori, maestri, tecnici ecc), mi chiedo: “Ma la crescita, quella vera non passa sempre attraverso un fallimento o una bocciatura? Questa fase è ancora valida?”. Sappiamo che è vero, tanto da considerarlo una banalità, ma quando questo avviene i genitori invadono il campo educativo di scuola e sport mettendo in difficoltà chi dovrebbe aiutarli nell’evoluzione dei figli, e alla prima difficoltà cambiano scuola, cambiano sport, amicizie. In passato quando un ra-
gazzino tornava dai genitori con una mancanza a casa c’era il resto, non siamo più in quel tempo e io dico “fortunatamente”, quindi nel nostro caso che soluzione? Cosa fare? Come dice la mia maestra pensiero: “I ragazzi devi sorprenderli, stupirli”. Un tecnico, oltre ad essere preparato deve avere una buona comunicazione, e io aggiungo che dobbiamo stupire pure i genitori con la nostra passione, il nostro trasporto, la partecipazione, cioè con la nostra normalità. La formazione (sportiva e non) non è mai un percorso lineare, ma è fatta di strade tortuose e impervie. Tornando alla pallanuoto ci attende un anno molto impegnativo fatto di innumerevoli sfide, soprattutto quella di consolidare i risultati dello scorso anno, primi e secondi al campionato italiano Uisp con under 15 e under 13 e i vari podi con le stesse squadre nei campionati F.I.N. e gli ottimi risultati con le due under 12. Ma la sfida più grande sarà quella di doverci migliorare e di crescere sia sul piano sportivo che su quello dei rapporti e delle relazioni (il risvolto educativo e sociale dello sport) anche se non otterremo gli stessi risultati. Info corsi Luca Bellavista Tel. 335 8395385 Maurizio Montanari Tel. 333 6769374
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COME ERAVAMO
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Dall’album di Novella Zammarchi
1950. Pino ad Masaròt e la “Pupa” tachèda ma la brocia, prèima d’andè a marèina a sbadlì la sabia.
1935. Ritratto di due giovani sposi. Pasquina Tordi “ad Vangilésta e Giuseppe Zammarchi “Pino ad Masaròt”.
1951. Al surèle Zammarchi. Da sin.: Carmen (16 anni), Lieta (4 anni, e “cuvanid”) e Novella (14 anni).
Dall’album di Carlo Migani
1950. In posa sul moscone, sperando in una buona “stagione” ricca di conquiste! Da sin.: I tre inseparabili Fosco, Gian Carlo e Gianni.
1957. Allegre coppie al Veglione d’Inverno. Da sin.: Gian Carlo Migani e Mirna Sarti, Bologna e Tiziana Mini, Adua Pozzi e Rinaldo Berardi, Maria Baldacci e Renzo Mantani.
E CANTOUN DE DIALET Quand us dis... vlé bèn
di Adua Pozzi
Una dona, cla era stè in gita in pulman sa gl’amighe, la trova un bijèt de su marid. “Bèn turnèda ma chèsa. Ho spitè finènta agl’òt e mèz. Pò ho mès la borsa dl’aqua chèlda te lèt. Se ztè bèn a sò cuntènt. Se tat sent una muliga... cièm me te bar. Ciao amore.
Us rid... ma ui saria piò da piègn di Gamba
Un libre da lèg senza mènch. Ut fa riflèt sora al storie e i avenimènt dla vita ad tòt i dé.
P O L I S P O R T I V A
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