Fa settembre 2015

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Periodico bimestrale - Sped. a.p. 45% - Art. 2 comma 20/b - Legge 662/96 - Filiale di Forlì - Contiene I.P. - Dir. Resp. Giovanni Cioria Aut. Trib. di Rimini n. 185 del 16/8/80 e del 26/8/92 - Red. e Amm. Riccione - Via Montebianco, 27 - Tel. 0541 643 884 Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio - Grafica: Composet Riccione - Anno XXXIV - N°4 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2015 CN/RN0665/2010

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04OTTOBRE2015



Festa di Fine Estate! Domenica 4 OTTOBRE 2015 dalle 10,00 alle18,00 Acquistando un biglietto* della sottoscrizione a premi “Splendore in Laguna” a 5,00 euro avrai diritto ad entrare al Parco Oltremare al prezzo speciale di 5,00 euro. *Promozione valida sino ad esaurimento

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settembre: 21-22-23-24-25-26-28-29-30 OttObre: 01-02-03

10’00

Apertura Parco

13'40

A cuccia: conosci il tuo cane

17'00

10'15

Conosci i delfini

14'00

La tribù degli animali

A seguire estrazione biglietti

10'50

Il volo dei rapaci

15'00

Conosci i delfini

vincenti “Splendore in Laguna”

11'45

La voce dei delfini

15'30

Il volo dei rapaci

17'30

Nuove amicizie (NOVITA' 2015)

12'20

La tribù degli animali

16'00

A cuccia: conosci il tuo cane

18’00

Chiusura Parco

13'00

Nuove amicizie (NOVITA' 2015)

16'30

La tribù degli animali

N.B: Il programma potrebbe subire variazioni in merito ad eventi straordinari o non prevedibili da parte della direzione.

La voce dei delfini

INFO: F.A. 0541 643 884 • GIUSEPPE 338 430 4667


aziende che si fanno onore

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Eurocom premiata Oltreoceano! Un viaggio in California e un ambito trofeo, da conservare in vetrina, sono i premi che l’azienda riccionese Eurocom Telecomunicazioni con sede in viale Carpegna, ha ricevuto di recente dalla Motorola Solution, multinazionale americana leader nelle “telecomunicazioni professionali mission critical”. A ritirare il premio oltreoceano sono stati Cesare Migani, presidente-amministratore e Sabrina Vescovi, direttore generale, condividendo questo momento di gloria con i 43 dipendenti, che hanno contribuito al successo dell’azienda, da 35 anni attiva nel mercato delle telecomunicazioni per la sicurezza e la gestione delle emergenze. Esperienza e professionalità hanno permesso a Eurocom telecomunicazioni di avere partner importanti, come Motorola Solution, legata all’azienda riccionese da trent’anni. Ogni anno Motorola premia i migliori partner a livello mondiale, in particolare quelli che si sono distinti per progettazioni e integrazioni ad alto

contenuto tecnologico. Le Empowe Cicle premia i 50 partner migliori a livello mondiale e quest’anno il convegno che li ha radunati si è tenuto in California. Ed è proprio in questo contesto che l’ Eurocom è

stata premiata con i 50 migliori partner del mondo e gli otto migliori del Medio Oriente e dell’Africa. Non è il primo anno che l’azienda riccionese conquista questo premio segno di continuità nell’investimento sulle competenze ingegneristiche di progettazione e sull’innovazione tecnologica, d’altra parte, sottolinea: “Quando si parla di telecomunicazioni professionali per la gestione dell’emergenza, in Italia siamo leader di mercato”. Un particolare, il gruppo aziendale oltre a Eurocom telecomunicazioni (1982) società di servizi e progettazioni con 43 dipendenti e 8 milioni di fatturato all’anno, comprende Aikom tecnology (2006) distributore commerciale di telecomunicazioni professionali con 20 milioni di euro e 15 impiegati ed Eurocom innovazione (2009) che importa la connettività a banda larga e ultralarga in case e aziende del Riminese e vende il brand, con due dipendenti e 150mila euro di fatturato. ni.co.

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targhe celebrative

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Una dedica a Nicola Casali, Sindaco A fine Giugno scorso è “spuntata” su Viale Vittorio Emanuele II, all’incrocio col nuovo Viale Einaudi di fronte alla Rotonda delle maschere, una insegna verde con le scritte in oro, tale e quale a quelle che hanno indicato i viali di Riccione sino a non molti anni fa. In essa si legge “ Nicola Casali- Sindaco di Riccione- dal 1951 al 1953”. E’ ammirevole che ci si cominci a ricordare dei personaggi che hanno dedicato la loro opera al bene comune amministrando la città con onestà e integrità. Siamo quindi andati a “rispolverare” un articolo di Dante Tosi del Giugno 1960 nel quale c’era uno splendido “ritratto” di “Colino” Nicola Casali, Sindaco, che

vi riproponiamo assieme ad un simpatico episodio delle sue avventure in Abissinia. Quello che vogliamo chiedere è questo: “Cosa gli è stato dedicato?”. La rotonda non sembra, altrimenti la targa sarebbe stata sistemata al suo interno; il viottolo? i giardini? Il piccolo parco? Eppure sulla cartina stradale 2015 di Riccione risulta chiamarsi Parco Alessandrini... Sarebbe bene correre ai ripari con una semplice aggiunta esplicativa e dissipare gli interrogativi! D’altra parte a qualche centinaio di metri c’è un bell’esempio nell’angolo Viale Maria Ceccarini- Viale Vittorio Emanuele II, dove ai “Caduti di tutte le guerre” sono dedicati i “Giardini”.

«Colino» nelle parole di Dante Tosi Ancora oggi, se ci capita di parlare dei tempi difficili ed esaltanti del dopoguerra viene spontaneo ricordare “Colino”, come un buon momento della nostra vita pubblica locale. Sono passati ormai 40 anni, la vita è cambiata e si è complicata ma un buon ricordo resiste e ti consola di avere avuto un Sindaco semplice, onesto, orgoglioso e schietto come Lui. Nicola Casali, detto “Colino”, era nato nel 1888 da una famiglia della Borgata, vecchia di almeno sei generazioni. E alle elezioni comunali, dopo il periodo instabile e grumoso del dopo guerra, il 16 giugno 1951 venne prescelto, senza concorrenze, a ricoprire la carica di Sindaco della Città. Era un momento terribile, quasi tutto era da ricominciare daccapo con nuovi intenti: la ricostruzione, lo sviluppo, il lavoro, la accelerata immigrazione, e specialmente il recupero di un mercato turistico azzerato in un mondo disastrato e diviso dagli esiti della guerra. Entrai con Lui nella nuova Giunta e, caso imprevisto, dovetti gestire la sua delega a supplirlo nella carica per tutto il periodo che a iniziare dal primo giorno dell’insediamento dovette assentarsi per malattia e andare a curarsi a Badia Prataglia. Colino era un Sindaco popolare e alla buona che non negava udienza a nessuno, riempiva notes di appunti che poi passava a noi Assessori per il loro non facile disbrigo. Di solito andava nei Circoli e nelle Osterie per dire alla gente i programmi e gli impegni del Comune e per ascoltare i bisogni e le richieste di ognuno, tutto in un clima casereccio del buon padre di famiglia, il quale per rendere più semplici i contatti era uso affrire vino e semi di «fusaje» ai suoi interlocutori. Fuori dei problemi comunali chiacchierava volentieri sulle esperienze vissute e in particolare di quelle ultime attraversate in Abissinia in cui era andato con altri riccionesi a lavorare. Tra gli altri Attilio Cecchini “Céch” e Vinicio Sorci. Ed è da questa combriccola che ci è stato tramandato

In questa fotografia del 1953 vi è una magistrale formazione: riunisce in un fotogramma 4 dei 5 Sindaci di Riccione (manca G. Petrucciani 1960/65) che hanno tenuto la carica dal 1951 al 1975. Da sin.: Biagio Cenni, Dante Tosi, Nicola Casali, Ennio Della Rosa.

un episodio curioso e gustoso per la sua paradossalità. Dovendo cambiare una gomma ad un automezzo “Céch” stava sistemando il cricco quando “Colino”, nell’intento di rendersi utile, se ne uscì con la seguente frase:” Sposta una spana vèrs Rémne” (sposta una spanna verso Rimini). Tutti scoppiarono in una fragorosa risata. L’indicazione poteva infatti “funzionare” se fossero stati a Riccione non certo in un luogo che distava migliaia di chilometri dai luoghi natii. Era interessante e gustoso sentirlo evocare eroismi e viltà vissute, chiamando storici testimoni che, come Ciccotti e altri, per noi erano nomi senza contorni e peso. (solo più avanti seppi che il sempre richiamato

Ciccotti era un ex Deputato socialista trovato in quelle sperdute lande). Colino era un uomo cosciente del peso che doveva reggere come capo dell”Amministrazione, e dei suoi mezzi. Ciò lo rendeva più volte nervoso ed insicuro di fronte a situazioni non semplici da dipanare; in quelle occasioni, poteva succedere di esteriorare un tic emotivo: intercalava il suo parlare con raffiche di «è vero... è vero...›› come maniera per ribadire quel che andava dicendo e noi lo ascoltavamo con pazienza, affetto e simpatia. Colino, a buon diritto può dirsi il primo vero Sindaco di antico naturale ceppo riccionese. Un Sindaco D.O.C. (dt)


Un libro per capire la diversità Roberta Tota

COPERTINAEsternaok_Layout 1 15/12/14 18.11 Pagina 1

La mia disabilità mi ha resa forte, tenace, combattiva; ora so captare l’anima e il cuore delle persone, non le giudico per ciò che vedo, ma per ciò che traspare. Magari, se camminassi come la maggior parte della gente, non darei il giusto valore alla sensibilità e al cuore, oltre le apparenze. Roberta Tota

In copertina: Roberta Tota Foto di: Elisabetta Acquaviva

BIAGIO CENNI n. Riccione - 27.1.1916 Sindaco dal 12.1.1965 al 15.7.1975 GIOVANNI PETRUCCIANI n. S. Marcello P. - 26.12.1894 Sindaco dal 8.12.1960 al 11.1. 1965 ENNIO T. DELLAROSA n. Riccione - 10.2.1927 Sindaco dal 6.12.1959 al 7.12.1960 DANTE TOSI n. Riccione - 18.2,1925 Sindaco dal 3.11.1957 al 5.12.1959 ENNIO T. DELLA ROSA n. Riccione - 10.2.1927 Sindaco dal 6.10.1953 al 2.11.1957 NICOLA CASALI n. Riccione - 6.12.1888 Sindaco dal 16.6.1951 al 5.10.1953

Nel numero scorso vi abbiamo presentato la giovane scrittrice Roberta Tota, autrice di: Rotolando nell’Anima (Le orme del cuore). Roberta è tetraplegica dalla nascita per una ischemia cerebrale che l’ha colpita negli arti inferiori e ha dovuto “lottare” per vincere pregiudizi e paure nelle menti delle persone... soprattutto nell’adolescenza quando i coetanei la consideravano alla stregua di un extraterrestre... diversa... sulla carrozzina! Ora la sua passione per la scrittura le ha dato la spinta per mettere “nerosubianco” i suoi pensieri e le sue riflessioni con

la pubblicazione di “Rotolando nell’Anima”. La prima stampa (50 copie) ha avuto un effetto sorprendente... Roberta ha capito che può raggiungere il cuore di tanta gente. Ora vorrebbe ampliare la divulgazione della sua opera con una realizzazione completa... servono 3.000 euro! Al primo appello hanno risposto in tanti... i due terzi della spesa sono coperti... facciamo un altro piccolo sforzo... e a dicembre vedremo un “Babbo Natale” speciale che, sorridente, distribuirà da una carrozzina rossa e bianca un libro che raggiungerà il nostro cuore.

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raduni automobilistici

di Marina Giannini

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Le Fiat 850 Spider Bertone celebrano i 50 anni

oggi Dopo mezzo secolo le mitiche FIAT SPIDER 850 BERTONE si sono date appuntamento a Riccione nell’ambito dell’evento: “Stessa spiaggia stesso mare”, Memorial Vasco Casalboni, organizzato dal club nazionale con la regia di Fabio Giorgi e Marina Giannini ex soci del club, ma il legame con il club non è mai venuto a meno e questo incontro ne è la dimostrazione. L’evento ha visto la partecipazione dei proprietari delle “Vecchie Signore” arrivati da tutta Italia e uniti da una stessa passione di incontrarsi nella Perla Verde in piazzale Ceccarini (Turismo) dove nel mese di giugno del 1965 il nostro concittadino Renzo, titolare della concessionaria Fiat Papini ha presentato per la prima volta in Italia 10 esemplari di Fiat 850 Spider Bertone in concomitanza con il “Festival delle bellezze tedesche”. Dopo mezzo secolo alla presenza del capo officina dell’epoca Enrico Raggi e Maria Papini, in rappresentanza della famiglia, l’evento è stato celebrato nello stesso piazzale con la partecipazione e la presentazione di 30 coloratissime spider in splendida forma che hanno suscitato l’interesse e la curiosità di turisti e residenti. Dopo il saluto del sindaco della città Renata Tosi e dell’assessore al Turismo Claudio Montanari, le spider hanno lasciato il piazzale per un tour turistico della città dal viale Milano, piazzale Alba, viale Dante fino a raggiungere piazzale San Martino dove è stata organizzata una gimkana con i risciò mentre le signore hanno scelto le vetrine dello shopping di viale Ceccarini.

ieri

Per le premiazioni i partecipanti si sono ritrovati nella sala “Ciao Mare” all’hotel Mediterraneo dove il presidente del comitato Promo Alba viale Dante Pasquale Lonero ha consegnato la coppa “Città di Riccione” al presidente del club. “E’ un evento che non sente gli anni - ha esordito il sindaco Tosi – e mantiene inalterato il fascino e l’attrazione per i nostri ospiti e per la città”. La cittadina romagnola - fa dell’accoglienza uno dei suoi punti di forza e con noi si è mostrata davvero ospitale”, ha concluso il presidente del club Vittorio Capozzi”.


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cronaca di una targa mai nata

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La storia dei nostri luoghi non è importante Nel n°1 di F.A. 2015, distribuito a fine Gennaio, avevamo lanciato l’idea-proposta di festeggiare il 40° Compleanno del Parco della Resistenza- 18 Luglio 19752015. Una collaborazione tra enti e associazioni sotto la direzione dell’Amministrazione comunale che avrebbe potuto dare vita ad una giornata dedicata a bambini e adulti all’insegna di: picnic sull’erba; gimkane varie; mercatino dei bambini; caccia al tesoro; giochi come “ruba bandiera”, “corsa nei sacchi”, “tiro alla fune” e via discorrendo in base alle “forze lavoro” impegnate. Di tanti che avrebbero potuto dare la loro disponibilità solo l’associazione Ex Dipendenti comunali si è mostrata interessata. Per il resto... silenzio assoluto! Peccato, l’occasione per “uscire” dal proprio orticello... sfumata nel niente! Nell’idea-proposta suggerivamo anche di collocare all’ingresso del Parco in via Montebianco una targa esplicativa con la storia della nascita di questo bellissimo polmone verde voluto dal sindaco Biagio Cenni al posto di una lottizzazione ricca di cemento. Anche in questo caso... silenzio! Così abbiamo inviato a Sindaco, vice Sindaco, presidente Istituto Cultura e responsabile Qualità urbana un progetto di posizionamento di una targa, a spese di Famija Arciunesa, con supervisione dei tecnici (protocollo 16 Aprile 2015- cioè 90 giorni prima). Altro silenzio... neppure una risposta! Qualche tempo dopo, incontrando per caso, un dirigente comunale, vengo a sapere che, da ora in poi, le targhe esplicative da posizionare in città saranno “impegno” dell’Istituto alla cultura che ne ha già commissionate una ventina. Il DUE Luglio altro incontro casuale e, alla richiesta di come procedeva il cammino delle targhe, mi è stato risposto che la mappatura dei luoghi era stata fatta con l’Intendente alle Belle Arti di Ravenna ma che poi lo stesso era stato poco bene quindi nessuna novità. Si! Avete capito bene: se un responsabile sta poco bene, si ferma tutto!!! “ E la targa nel Parco? Il 40° anniversario è vicino!”. Immediata telefonata alla Dirigente responsabile dell’ Istituzione Cultura e appuntamento per il giorno dopo TRE Luglio. SINTESI DEL COLLOQUIO. Di.Cu.= “Ah, già la targa... lo sponsor ci ha dato solo una struttura”. F.A.= “Se c’è la struttura e Famija Arciunesa mette la targa saremmo ancora nei tempi”. Di.Cu.= “Ma io, la prossima settimana vado in ferie”. F.A.= “Il testo per la targa è pronto, dai una controllata e si parte” Di.Cu.= “Perchè fare tutto in fretta? La rimandiamo in autunno così verifichiamo con calma”. F.A.= Ah, certo, altri 90 giorni... così il compleanno del parco lo festeggiamo ai 40 anni e 3 mesi... ho capito, grazie!”. Giuseppe Lo Magro

Parco della Resistenza Questa bellissima area di verde occupa il quadrilatero composto dai viali: Castrocaro, Romagna, Montebianco e Carpi. Era di proprietà del Conte Mattioli Belmonte Cima ing. Guido che, dopo averne lottizzato una piccola parte con l’idea di costruire case, decise di vendere tutto al Comune di Riccione per la somma di lire 400.000. Era il 30 Giugno del 1966. La Giunta comunale espresse parere favorevole a costruire delle case, ma il sindaco di allora, Biagio Cenni, propose ed ottenne di destinare quei 100.000 metri quadri a Parco pubblico. Il progetto fu approvato il 20 febbraio 1973 con un investimento di 290 milioni di lire. I lavori partirono nell’ottobre dello stesso anno e un’area ricca di vigneti si trasformò in un grande polmone verde. All’interno vi erano due case coloniche: una così diroccata da impedirne la ristrutturazione, cosicchè tavelle e coppi recuperati servirono a costruire il ponticello e la diga del neonato laghetto ottenuto togliendo 40.000 metri cubi di terra che servirono a creare delle collinette. L’altra, la casa della “Micia”, fu resa agibile e affidata all’Associazione Famija Arciunesa che, a proprie spese, provvide ai restauri per farne la sede sociale. Allora furono piantati 100 pini domestici, 70 pini marittimi, 30 tra pioppi e robinie, cui seguirono nel tempo sequoie, querce, taxsodium, gledixsia (pianta che fornì la corona di spine di Gesù Cristo). In neppure due anni il Parco fu pronto e consegnato alla città il 18 Luglio 1975.

REDAZIONE Direttore Responsabile: Giovanni Cioria • capo Redattore: Giuseppe Lo Magro • Redazione: Nives Concolino, Maria Grazia Tosi. Hanno collaborato: Dante Tosi (archivio), Marina Giannini, Piero Serafini, Riccione Corre, Lorenzo Scola, Edmo Vandi, Albo Casadei (archivio), Roberto Betti, • Pubblicità: Tel. 338 4304667 • Grafica e impaginazione: Studio Grafico Composet Riccione: 0541 606680 • Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio S.r.l.



lettere alla redazione

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Rotonda Viali Piemonte-Tortona 2

Tempo fa, il nostro fedele lettore Beppe Protti ci inviò una mail a proposito della rotonda tra i Viali Piemonte e Tortona, creata per snellire il traffico da e per la nuova zona artigianale- quella per intenderci dei viali nominati coi nomi di vini (e ci sono addirittura tre coppie di viali paralleli tra loro che hanno lo stesso nome: Sangiovese, Rebola, Albana. Questo è un bel mistero... come se al momento dell’intitolazione fossero improvvisamente finiti i nomi dei vini italiani). Il signor Protti solleva delle perplessità sul progetto ritenendo ci siano alcune problematiche.

2) Arrivando da viale Tortona sud ci si trova davanti una curva con visuale di pochi metri senza particolari avvisi di pericolosità, tanto più che c’è un attraversamento pedonale che appare all’improvviso. Mettere lampeggianti? Sfoltire al massimo la siepe?

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1) I veicoli che scendono da viale Piemonte e devono dirigersi in viale Tortona (verso sud) si trovano una curva a gomito molto accentuata. Se sono autoarticolati si trovano costretti a voltare a sinistra e percorrere l’intera rotonda prima di immettersi nella strada desiderata... insomma bisogna fare un “nodo”.

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3) Faretti notturni ad altezza di un metro (causa vicino aeroporto). Purtroppo con asfalto bagnato “sparano” riflessi in faccia mettendo a dura prova una corretta visione della strada. Però a pochi metri ci sono pure i lampioni tradizionali di otto metri. 4) In ultimo, vista la desolazione del suo arredo, si potrebbe chiamarla “Rotonda delle Due canne”.

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stilisti riccionesi

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di Nives Concolino

Loredana Cannia: da Riccione a New York Ha sempre sognato di fare la stilista, così, dopo aver conseguito con il massimo dei voti la maturità al “Fellini” di Riccione e poi la laurea, è volata a New York dove sta producendo una linea di calzature con il suo nome. Protagonista è Loredana Cannia (42 anni), che seppur adottata da Riccione fin da bambina, ha mantenuto quel temperamento passionale ereditato dalla sua terra d’origine, la Sicilia, e quel tocco di ambizione, indispensabili in carriera. Ed eccola già alle prese con i suoi esclusivi modelli di scarpe che, come ci garantisce, saranno “comode e sexy”, proprio per una speciale suola da lei ideata e brevettata, che si annuncia rivoluzionaria. “La collezione total look, formata da quindici paia di scarpe, verrà fabbricata nelle Marche e sarà pronta per l’inverno. Nel frattempo Loredana ha aperto anche una società di consulenza, la “Fashion ego”. “Il sogno di svolgere questa professione mi accompagna da sempre - confida la stilista riccionese-. Conservo bozzetti di figurini da quando avevo cinque anni. La continua ricerca dell’estetica ha dettato tutte le mie scelte scolastiche dall’Istituto d’Arte (sezione Moda e Costume), che ho frequentato a Riccione, all’Università, ho studiato al Polimoda a Firenze e ho seguito un master alla Central St. Martins School London, UK”. Una formazione ad alti livelli, che però in Italia non ha avuto il giusto riscontro, se non in alcune occa-

sioni, per Riccione Moda Italia, che le ha riservato due vittorie. A raccontarlo con un pizzico d’amaro in bocca è la stessa Loredana: “Nonostante mi fossi laureata a pieni voti e avessi vinto varie competizioni nel settore della moda -racconta- la mia carriera in Italia non ha mai avuto un’evoluzione importante, anzi mi sono sempre scontrata con una realtà sterile,

fatta di negazioni dove il talento non era sicuramente un fattore determinante!”. Da qui il suo “volo” oltreoceano spiccato una decina di anni fa, proprio mentre attraversava un momento critico, che sembrava aver inghiottito i suoi sogni. “Sono partita per New York senza parlare l’inglese -racconta-, ho lavorato tre mesi al mio book e le mie illustrazioni gridavano rivincita. In questi tre mesi tutti pensavano che fossi impazzita, mentre io quotidianamente ricevevo segnali che dicevano: é lì che devi andare. New York era ovunque: gli articoli di giornale mi parlavano della Grande Mela, New York New York di Frank Sinatra era sempre alla radio, l’opuscolo dell’agenzia di viaggio lasciato sopra il mio scooter promuoveva I viaggi a New York. La Grande Mela mi ha rapita e amata da subito, mi sono sentita avvolta da un abbraccio e ho fatto tantissimi incontri. Ho ottenuto un visto per “L’abilita” e ho imparato l’inglese e lo spagnolo. Ho quindi lavorato per grandi designer come Jill Stuard, Brian Atwood e Stella Luna e ora voglio lanciare un brand con il mio nome”. Oltreoceano ha trovato anche la sua fiamma e ha avuto una bella bimba. Nel frattempo la Cannia è tornata a godersi l’ultimo “spicchio” d’estate a Riccione con sua mamma, sua sorella, gli amici e i professori (come Riccardi Gresta, Fiorella Triolo, Guenda Bezzi e Simona Andruccioli) che hanno contribuito a formarla.

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Il “si” di Ambra e Gabriele favola di mezza estate F.lli Calli e Savini s.n.c.

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Il Christmas Village e il Greenpark si preparano a fare il bis con diverse novità. Mentre si elaborano i nuovi progetti, che soprattutto a Natale intendono fare di Riccione una località alternativa a quelle più blasonate di montagna, i due grandi registi dell’evento, firmato A.O Entertainment, il 26 luglio hanno pronunciato il loro fatidico “sì”. Davanti all’altare, nella chiesa degli Armigeri di Gradara, la conduttrice televisiva, esperta acrobata, nonché attrice e cavallerizza, Ambra Orfei, e il noto imprenditore riccionese, Gabriele Piemonti, hanno così realizzato il loro sogno d’amore, tra un nugolo di parenti e amici. Tra gli invitati anche Anna Falchi, Bruno Arena, Matteo Setti, La Pina e Diego di Radio Deejay e in veste di testimone Cristiana Cavalli, figlia del celebre stilista che ha disegnato l’abito in seta della sposa. In prima fila anche la zia Liana Orfei “colonna”

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della nota famiglia circense. Raggiante più che mai, Ambra è stata accompagnata in chiesa da quattro damigelle vestite di turchese e bianco, tra loro la piccola Ginevra (figlia sua e di Gabriele). In mano il bouquet di orchidee, che hanno adornato anche l’acconciatura, e coralli rossi che hanno impreziosito anche le bomboniere. Emozionatissimo lo sposo con elegante completo scuro e boutonnière di orchidea. Dopo la cerimonia religiosa gli sposi hanno accolto gli invitato al Bikini (locale cattolichino di proprietà dello sposo), sulla colonna sonora proposta da La Pina. Per il resto l’intrattenimento musicale è stato affidato a un raffinato quartetto di musiciste, che si sono esibite anche in chiesa. Si è consumata così una serata da favola tra tavoli decorati di rosso corallo, turchese e bianco e piatti a base di paella, sushi e pesce alla griglia. Poi sposi e invitati sono stati guidati da due scenografici trampolieri (la luna e una elegante ballerina) verso il Malindi, in un gazebo illuminato da luci di candele per il taglio della torta. Al momento del brindisi, mentre gli scogli si sono illuminati di rosa, sul mare sono partiti i fuochi d’artificio. Per l’occasione il cantante Matteo Setti ha dedicato alla coppia un brano tratto dal musical Notre Dame De Paris, del quale è protagonista, poi via alle danze con la musica live degli anni Settanta/Ottanta. Con il contributo della “Wedding planner personale” di Roberta Patanè e di Luca Tagliabue che con EmiRaf, ha curato gli allestimenti, si è vissuto così una indimenticabile favola di mezza estate. Nives Concolino


addio a elio fiorucci

Ora sorride coi suoi “angeli” Era un amante di Riccione, città che apprezzava per il suo clima sereno e per la sua capacità di avere sempre una marcia in più nelle nuove tendenze, così, spesso arrivava in riviera per partecipare a eventi legati al mondo della moda. Elio Fiorucci (Milano, 10 giugno 1935), se n’è andato per sempre il 20 luglio, tra la commozione di tanti riccionesi che hanno avuto l’opportunità di conoscerlo e apprezzarlo, proprio in virtù di quel doppio filo che per decenni l’ha legato alla cittadina rivierasca. Nel 1981 fu sua l’idea portare in viale Ceccarini, (dove ora c’è il negozio di Massimo Rebecchi) il suo marchio. L’attività era stata aperta dal concessionario regionale della Fiorucci, il carpigiano Fusari, scomparso un paio di anni fa. Fiorucci, intanto, aveva imbastito anche delle amicizie con diversi riccionesi, in particolare operatori del “salotto”, come Oscar Del Bianco. Complice l’evento Riccione Moda Italia, che fin dalla metà degli anni Novanta, l’ha qua-

"da Tonino"

Piazzale De Gasperi 3 Tel. 0541-693128 RICCIONE si sempre annoverato tra i membri della sua giuria. Al suo fianco Alberta Ferretti, Laura Lusuardi di Max Mara e altri personaggi del settore, che ogni anno in primavera venivano chiamati a esaminare i capi dei giovani stilisti in concorso. Come ricorda il direttore artistico, Roberto Corbello “Fiorucci, stilista illuminato e lungimirante, quando poteva partecipava anche alla cerimonia di premiazione (che nel 2008, nel giardino di Villa Mussolini, lo ha visto anche al fianco dell’ex Presidente della Camera Irene Pivetti, in veste di stilista ndr.) Non solo. Ha guidato diverse volte qui a Riccione i corsi di formazione. Quando si trovava all’estero, si collegava in videoconferenza pur di non mancare all’incontro con i giovani stilisti che lo entusiasmavano. Era sempre lui a farci da ponte con diversi personaggi. Era innamorato dello spirito di divertimento del clima rilassato, così in occasione dei nostri eventi si fermava sempre tre/quattro giorni a Riccione. In occasione della sua scomparsa la Cna Federmoda ha commentato: “Questa è una grande perdita per il mondo della moda e un grande lutto per la nostra manifestazione. Elio Fiorucci ha contribuito in maniera importante ad aiutare i giovani che, attraverso il nostro concorso, si affacciavano per la prima volta nel settore del fashion”. Ma Fiorucci a Riccione ha partecipato attivamente ad altri eventi tra i quali, il quarantennale della minigonna, organizzato da Gianni Fabbri con Piero Chiambretti e il noto critico Gian Luca Lo Vetro. Nel 2008 ha fatto parte della giuria di Miss Universo Italia che in quell’anno ha incoronato “reginetta” la 19enne bergamasca Claudia Ferraris. Nives Concolino

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collegamenti ciclo-pedonali

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Nuovo cavalcavia su Via Einaudi Inaugurato...pardon...aperto il nuovo cavalcavia riservato a pedoni e due ruote su Via Einaudi, per collegare la pista ciclabile sul Rio Melo e la nuova scuola media a Via Massaua. Ce lo siamo trovato abile al transito (fine Giugno? primi Luglio?), come già successo lo scorso anno col sottopasso di Corso Giulio Cesare davanti al vecchio cimitero, senza alcuna cerimonia, senza un taglio di nastro, senza un applauso, senza due parole. Eppure sono entrambi collegamenti importanti per lo snellimento del traffico e per circolare in sicurezza. Voci di corridoio, al “Palazzo”, sussurrano che la sindaca non ama questo tipo di inaugurazioni per cui...passeggiate brava gente! Passeggiate!

In futuro questa nuova via assumerà una grande importanza visto che il progetto prevede una passerella sul rio Melo che dalla pista ciclabile”aggancerà” il costone all’angolo dei Viali Pavullo- Cattolica e un attraversamento protetto su Via Massaua permetterà l’accesso all’Arboreto Cicchetti. Quindi avremo un lungo, panoramico e tranquillo collegamento ciclo-pedonale che dal Parco della Resistenza e dal Centro studi permetterà di trovarsi in Viale Maria Ceccarini e viceversa. Una via mediana nella parte più bella della nostra Perla verde da godere! G.L.M.

IN FUTURO

L’avveniristica struttura.

L’ampia sede transitabile.

La discesa lato mare.

La palestra del Centro studi.

Il “costone” d’angolo via Pavullo-Cattolica.


amici che se ne vanno

Nonna Nardi e le sue “Luverie”

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Con il suo caratteristico “Carrettino dell’Adriatico” per oltre mezzo secolo ha venduto merende e tante altre “luverie” a migliaia di ragazzini di diverse generazioni. Non c’è riccionese, infatti, che non abbia gustato le sue noccioline, croccanti e sementine sui banchi di scuola, al campo sportivo e soprattutto al cinema. Liliana Nardini, uno dei personaggi più popolari della città, è scomparsa lo scorso luglio a 85 anni, tra la commozione generale dei riccionesi. Nonna Nardi (così la chiamavano i ragazzi), era diventata un’istituzione, fin da tempi in cui (tra il 1952 e il 1959) lavorava davanti al Grand Hotel come aiuto cuoca e quindi come sottocuoca. Poi la svolta con il suo carrettino per la prima volta piazzato in viale Oberdan vicino il Cinema Africa, finché è riuscita ad aggiudicarsi un posto davanti alle scuole elementari delle Maestre Pie a Riccione Paese, di fronte alla cartoleria Adua. Era poi passata alle scuole medie Manfroni e alle Pascoli. Quando c’erano degli eventi sportivi, si spostava allo stadio. I primi tempi era affiancata dal marito Oreste Ruggeri, che continuò poi a svolgere la sua attività in spiaggia, vendendo gelati e frutta candita.

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Ultima tappa di Liliana è stato l’Istituto Alberghiero, dove l’avevano chiamata a vendere merende Severo Savioli e la moglie Hilde. La Nardini ogni mattina era lì, in prima linea, pronta a servire gli studenti, finché un giorno, dopo un breve ricovero in ospedale per via di una gamba, è stata mandata via. L’istituto infatti, aveva deciso di servirsi del bar all’interno del Liceo Scientifico. Un duro colpo per Liliana che, nel tentativo di riavere il suo posto a scuola e non cedere la sua licenza ad altri, nel 2005 aveva portato avanti una battaglia a denti stretti. Con quel licenziamento, le era venuta meno la fonte di sostentamento anche per il figlio Vito, che viveva con lei a causa dell’irreversibile e grave shock, subito in seguito a quel terribile 2 agosto del 1980, quando nella stazione di Bologna scoppiò la bomba che falciò la vita a 85 persone. All’epoca Vito era capostazione e nell’andare a soccorrere un collega, si accorse che questo era stato decapitato dall’esplosione che gli causò un grave trauma e da allora non si riprese più. Un dolore immenso per la Nardelli, costretta a fare i conti non solo con questo disgrazia, ma anche con altri eventi dolorosi, come l’investimento del marito mentre era in sella alla sua bici. Liliana non si é mai persa d’animo ed è sempre andata avanti, svolgendo con onestà e grande dedizione il suo lavoro. Disponibile, sempre in prima linea con il sorriso sulle labbra, tanto nelle afose giornate estive, quanto nei freddi giorni d’inverno, era apprezzata e stimata da tutti. Nives Concolino

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CURIO ITà senzaeta’ di Maria Grazia Tosi

TALENTI SENZA FRONTIERE Scelti tra i tanti, ecco alcuni giovani che grazie a studio, passione e determinazione, in campi diversi si stanno cimentando in imprese che non possono che conferire lustro a loro stessi e a Riccione, mettendo in scena i propri talenti anche allargandosi al mondo, nel più ampio senso del termine.

RACCONTI CATTURATI NELLA RETE

Nonostante l’indiscutibile fascino che un libro ben rilegato suscita anche a chi amante della lettura non è, una nuova frontiera è quello digitale. Per una generazione cresciuta a poke e twitt non risulta più strano di tanto mettersi a leggere un ebook davanti ad un pc o un e-reader. Il riccionese Massimo Lazzari ha colto questa speciale e nuova modalità di fruizione tecnico-espressiva scrivendo “Quando guardo verso Ovest”, una compilation di ritratti dove la musica e i testi si avvicendano a persone e storie. Trentatré canzoni che hanno segnato l’epopea rock del ventesimo secolo, canzoni dei Doors, Beatles, Rolling Stones, Jimy Hendrix, Queen, Pink Floyd… e così 33 gradevolissimi racconti, complessi nella loro semplicità. Guardare verso ovest cosa significa e perché questa inusuale scel-

SULLE ALI DELLA MUSICA

In una città amante anche della grande musica, la tastiera di un pianoforte ne diventa con lui, nell’eccellenza, armoniosa coprotagonista. Lui è Alessandro Tosi, ventiquattrenne diplomato a pieni voti nel 2012 presso il Conservatorio G.Rossini di Pesaro dove attualmente frequenta il corso di Composizione, e dal 2013 allievo del grande concertista Enrico Pace presso la prestigiosa Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola. Perfezionatosi con maestri quali Jasinski, Cappello, Roma, Lupo, Masi, Delle Vigne, è stato ospite di importanti festival e istituzioni concertistiche, vincendo primi premi al Concorso Rospigliosi, al Concorso Città della Pieve, al Premio Brunelli 2013, all’European Music Competition Città di Moncalieri, al Premio Crescendo 2014 di Firenze, al Concorso Maria Giubilei con borsa di studio per la Summer Academy del Mozarteum di Salisburgo, al Concorso Piove di Sacco con invito a frequentare la Music Academy of the West di Santa Barbara in California. Prossimamente terrà concerti al Real Conservatorio di Madrid e alla Trinity School di Londra. Suonare su palcoscenici in giro per il mondo credi possa allontanarti dal pubblico della tua terra? “Vincere concorsi pianistici mi ha permesso di esibirmi in tante città italiane e all’estero mentre, purtroppo, le opportunità di eventi musica-

li importanti qui nella zona non sono molte. Alcune di queste però sono state tappe significative e piacevoli del mio percorso, come ad esempio il mio primissimo saggio di tanti anni fa, il primo recital solistico, e più recentemente il debutto con l’orchestra nell’ambito della rassegna “E...State In Villa 2014” a Villa Mussolini con il concerto n°1 di F.Chopin, diretto dal M°Stefano Bartolucci che è stato il mio primo insegnante e che è rimasto tutt’ora un caro amico.” Quali sono i grandi pianisti che per te simboleggiano il massimo dell’espressività artistica verso cui aspiri? “Di grandi artisti ce ne sono tanti, ma se proprio devo fare alcuni nomi direi che Arthur Rubinstein, Kristian Zimerman, Grigory Sokolov e Martha Argerich sono coloro da cui traggo maggior ispirazione. Essendo allievo del grandissimo Enrico Pace ho la fortuna di confrontarmi con lui sulle idee musicali e ricevere preziosi consigli direttamente da un “big” del concertismo internazionale; non solo è un eccellente pianista e didatta, ma fa sì che l’individualità di ciascun singolo artista si sviluppi senza forzature o imposizioni.”

ta espressiva per contenuto e forma? “Il titolo è tratto da un celebre pezzo dei Led Zeppelin (“c’è una sensazione che provo quando guardo verso Ovest e il mio spirito grida di andarsene”). Partendo da questa frase potentissima ho provato ad immaginarmi un momento particolare della vita passata (o futura) di ognuno dei protagonisti dei 33 racconti inclusi nel libro, quel momento in cui queste persone hanno guardato (o guarderanno) verso Ovest provando la sensazione di partire e di lasciarsi indietro qualcosa, quello che c’è nel loro Est. L’Ovest per me è quindi un simbolo della ricerca, della tensione verso qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso da quello che ha condizionato e pervaso la vita di ciascuno fino a un certo momento.” Ad est e ad ovest di questa tua opera rock cosa c’è stato e cosa ci sarà? “Il primo libro che ho scritto nel 2012 era su carta stampata: “Esprimi un desiderio”, un romanzo di fantasia che parte da una domanda che tutti almeno una volta nella vita si sono fatti, per sviluppare così una storia visionaria i cui protagonisti, e i lettori insieme a loro, si ritrovano a compiere un viaggio nei territori del sogno e della realtà, del conscio e dell’inconscio, della ragione e della follia. Sto già lavorando al mio terzo progetto, anche se consapevole del fatto che la scrittura non sarà mai il mio mestiere, è un modo di condividere i miei pensieri e dar loro concretezza, una forma di espressione naturale per chi come me ama leggere fin da quando era bambino.”

L’ARTE DELLA TECNICITÀ

Luca Zuccarini, classe 1992, dopo elementari e medie a Riccione ha frequentato il Liceo Classico a Rimini e ha deciso di continuare con gli studi all’estero. Dopo aver fatto domanda a diverse scuole inglesi ed americane, è stato accettato tra le altre anche all’università di Berkeley, in California. Lì ha studiato Ingegneria Elettronica e Scienze Informatiche per quattro anni. Durante le tre estati passate ha lavorato dapprima come assistente ricercatore, quindi per due anni come stagista per Twitter a San Francisco, ed ora, laureatosi, comincerà la nuova avventura nel loro ufficio di New York. Come ti sei trovato a vivere e studiare in America e qual’é secondo te la diversità che si riscontra? “L’università americana è senz’altro tutto un altro mondo. I curriculum sono molto aperti , con corsi elettivi anche completamente antitetici al proprio; ciò è possibile perché tutte le università ne offrono una varietà incredibile, e per questo si possono facilmente seguire lezioni di dipartimenti diversi senza doversi allontanare dal campus.


17 Dal punto di vista sociale, poi, ci si confronta con un’incredibile varietà di persone dai background socio economici e culturali i più diversi.” Lavorare per un social così importante come Twitter lo ritieni un trampolino di lancio? “E’ senz’altro qualcosa di stupendo per un neo-laureato. E questo è un altro aspetto forte delle università americane: fanno di tutto fin dall’inizio per permettere ai propri

una borsa di studio: è lì che sta studiando per entrare poi in una Compagnia internazionale. Giulia Cenni, cha ha affinato la sua formazione presso il Balletto di Toscana, e iniziato a lavorare per la Cie Twain physical dance theater, compagnia italiana attiva nel panorama nazionale ed internazionale; è poi ‘espatriata’ in Germania alla Wee dance company di Goerlitz e attualmente fa parte dell’ensemble della compagnia di danza contemporanea BalletPforzheim vicino Stoccarda. E ancora Eleonora Pifferi 19 anni, che a Riccione si è trasferita nel 2011 per frequentare l’Accademia e nel 2013 è stata ammessa ad Agora Coaching Project, un percorso di formazione professionale di Michele Merola; ora è stata invitata a ballare a New York, alla David Parsons Dance Company. Ma l’insegnante che forma dei bravi ballerini non resta poi male quando questi ‘la lasciano’? “Provo per loro un’emozione immensa mista di orgoglio, fierezza e soddisfazione – sostiene la Bartolacci -, ogni loro successo è un mio successo ed ogni loro emozione è una mia emozione; mi mancano, mi mancano tantissimo, ciascuno con il proprio carattere, i pregi, le paure; la loro assenza in sala con me si sente forte e i ricordi spesso e volentieri tornano alla mente. Ma tutto è nato qui, tutto è nato tra di noi e tutto ci terrà in relazione… anche distanti”.

A SPASSO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO

studenti di entrare in contatto con compagnie importanti, e di fare esperienze con loro prima e dopo la laurea. Per me sarà senz’altro una grande opportunità formativa, che spero mi renda un ingegnere migliore e capace di lavorare a progetti più “incisivi” di quanto non lo possa essere un social network. “ Quanto ti manca Riccione e cosa potrebbe riportarti a casa... se mai tu lo ritenessi un desiderio? “Non chiedo di meglio che di tornare a Riccione, che continuo ad amare oltre ogni altra città. Sfortunatamente ciò che manca è il lavoro, soprattutto nel mio campo; quindi, finché non si creerà nell’area un mercato informatico competitivo, sarà difficile tornare a casa. Certo che avendo i presupposti necessari sarebbe bellissimo fondare una società nella Perla!”

DI PIROUETTES IN PIROUETTES

Anche dall’Accademia di Antonella Bartolacci giovani ballerini ‘hanno preso il volo’ verso ambiziosi orizzonti di danza. In questi ultimi anni quattro sono stati gli allievi che hanno accordato un alto prestigio alla medesima. Emanuele Corsini, 23 anni, diplomatosi alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano e ora ballerino professionista al Dresden Semper Oper Ballet; ha iniziato a studiare dalla Bartolacci all’età di 11 anni e lì è stato preparato alle audizioni per le grandi scuole come English National Ballet, Royal Ballet di Londra, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro dell’Opera di Napoli. Nicole Conti, di soli 16 anni, che nel 2012/2013 ha partecipato a numerosi concorsi nazionali e internazionali vincendoli tutti e ottenendo borse di studio per autorevoli realtà come l’American Ballet Summer School di New York e quello di Londra. A Parigi ha vinto anche al YAGP, uno dei due concorsi più importanti al mondo, e proprio Luca Masala, il Direttore dell’Accademie de Dance Princesse Grace di Montecarlo, le ha assegnato

La pittura non solo come armonizzazione di forme e colori, ma con un retroscena fatto di ricerca storica, artistica e concettuale, la quale fa sì che le creazioni di Andrea Lazzari, 34enne diplomato all’istituto d’Arte Fellini e poi all’Accademia delle Belle Arti di Ravenna, si propongano come un qualcosa di innovativo, nonostante si rifacciano indirettamente ad opere rinascimentali.E’ interessante come dietro ad elaborati di uno stile assolutamente personale e di facile lettura visiva si celi così tanto approfondimento… non facendo perdere loro un concreto legame con la città. Tanti sono stati infatti i lavori esposti e che hanno colloquiato con eventi riccionesi, dai Giardini d’Autore grazie a “La primavera”, ai Concerti all’Alba con il trittico “Il sogno” o con le quattro vele de “La voce”. Oltre a ”Ritratti” composto da 17 tele (“nell’esigenza di consapevolizzazione dell’individuo alla passione per l’arte”), Leonardo Da Vinci è stato l’ispiratore del suo più vistoso dipinto di 40 mq inaugurato nel 2014 alla Movida de Pais, e che rappresenta i dodici apostoli con le sembianze dei suoi amici della Bottega dei Jedi che con lui hanno collaborato. Come coniughi la spinta verso tematiche e raffigurazioni del passato con interpretazioni contemporanee? “Paradossalmente mi nutro del passato (avendone studiato i tecnicismi, la metodologia, la poetica) perché senza non potrei esistere oggi... semplicemente intento e aiutato nel dipingere in ambiente domestico, su cotone grezzo deamidato a mano, servendomi della sarta per imbastire asole di rinforzo dentro le quali scorrono corde con nodi fatti da marinai, che uniti a trabatelli leonardeschi di notte immaginati e di giorno dal falegname realizzati, con molta forza (non solo d’animo) e per poche ore a diversi metri dal suolo le mie idee sostengono.” Sei intenzionato a continuare con progetti pittorici e quali sono gli obiettivi che ti prefiggi? “Costruire un contenitore multimediale, un “atelier” di consone metrature laboratoriali e che possa raccogliere, da poter mostrare, tutto quello che artisticamente viene prodotto… é l’ambizioso obiettivo che insieme alla “Bottega dei Jedi” burocraticamente perseguo. Perché creare é un mantra che unito al lavoro e all’amore per molto infonde equilibrio alla vita.”


lions club

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Claudio Villa è il nuovo Presidente L’avvocato Claudio Villa alla guida del Lions Club Riccione per l’annata lionistica 2015-2016. Nel corso della cerimonia del Passaggio dei Poteri al Grand Hotel Des Bains il presidente ha presentato i membri del neo direttivo e ha delineato le linee guida del suo mandato. “E’ una grande emozione - ha esordito l’avvocato Villa - ed al contempo anche una grande responsabilità perché in questa annata celebreremo il trentennale della nascita del Club e per me che sono stato socio fondatore e Presidente nel secondo anno, toccherà fare il resoconto della tantissima attività svolta e contemporaneamente guardare al futuro con nuove iniziative di servizio a favore della collettività, un po’ come il nostro logo che raffigura un leone a due facce, una rivolta al passato per non dimenticare e l’altra al futuro per essere di stimolo a non adagiarsi e continuare nell’opera di solidarietà a favore dei meno fortunati”. Parliamo della nascita del club. E’ stato omologato in America nella nostra sede di Oak Brook (Illinois) il 10 gennaio 1986 mentre il 6 aprile dello stesso anno all’Hotel Atlantic, è stata celebrata la nostra

prima Charter che sostanzialmente identifica il documento costitutivo del Club che è stato firmato da 22 soci fondatori e di questi 6 sono ancora attualmente soci.. Parliamo di America, quindi riferimenti internazionali, giusto? Certamente, il Lions di Riccione è uno dei circa 45.000

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Claudio Villa Club che fanno parte del Lions Club International, nato in America nel 1917 ad opera di Melvin Jones, con oltre 1.400.000 soci è attualmente presente in 210 Paesi del mondo e costituisce la più grande associazione di servizio attualmente esistente. Ma che cosa significa esattamente associazione di servizio? Il motto che identifica sostanzialmente la nostra associazione nella sua operatività è “WE SERVE” e cioè noi serviamo e con questo si identifica l’attività di solidarietà non necessariamente di supporto economico ma anche di tempo e disponibilità a favore dei meno fortunati, attività che viene svolta a carattere locale, nazionale ed internazionale. Mi piace menzionare una frase del nostro fondatore Melvin Jones: “Non si può andare lontano finchè non si fa qualcosa per qualcun altro”. Questa frase è riportata nella targa che il Lions Club Riccione ha posizionato in viale Dante nel giardino di fronte al Palazzo del Turismo. Tornando al Club di Riccione che cosa possiamo dire della sua attività di solidarietà? Ad oggi ha svolto complessivamente circa 290 interventi a favore delle

comunità e questo con il coinvolgimento dei propri soci che hanno prestato il loro tempo e la loro disponibilità spesso anche con impegno di risorse economiche e poiché si parla di trenta anni di attività, mi piace ricordare il primo intervento svolto a favore della nostra città e cioè il restauro dell’emischeletro di bisonte posizionato nel nostro museo in collaborazione con la Giunta Terzo Pierani. Per concludere, c’è qualche iniziativa particolare che il Club intende portare avanti in questo nuovo anno? Nella nostra città operano una moltitudine di associazioni che operano nel terzo settore con finalità comuni nell’ambito no-profit, delle attività ricreative e del tempo libero di cui molti di noi non ne conoscono neanche l’esistenza oltre che le finalità; ci piacerebbe che il Lions Club di Riccione potesse colmare questa lacuna non solo a vantaggio di tutti i riccionesi ma anche delle associazioni stesse che conoscendosi tra loro e magari anche attivando sinergie comuni, potrebbero portare avanti progetti di solidarietà a vantaggio della collettività e per questo abbiamo già cominciato a lavorare.


LIBRI GIOVANI

14° Concorso di poesia “Claudia Gemini” La gratitudine Organizzato con la consueta perizia dal Lions Club di Riccione, il 14° Concorso di poesia intitolato a Claudia Gemini ha avuto la sua conclusione nel Maggio scorso con le premiazioni presso l’Auditorium “Rita Levi Montalcini” del Liceo Scientifico di Riccione. I vincitori, indicati nella seguente casella, sono scaturiti da una partecipazione di 220 alunni del I° e II° Istituto Comprensivo di Riccione guidati dai presidi Principi Paride e Villa Sandra. La raccolta delle opere ( 800 copie) è stata distribuita a tutti i giovani poeti, agli insegnanti e, come stimolo a futura partecipazione, ai nuovi iscritti alle prime classi. L’immagine di copertina è di Bini Edoardo

Il contenuto di questo “libellum” di Bruno Bezzi, è l”insieme di favole, leggende e racconti, che è ben lontano dal diario di quarant’anni di vita vissuta in seno all ‘Aeronautica Militare, con cui l ‘Autore ha fatto il suo esordio. Il “libellum” potrebbe essere definito raccolta di “nugae”, come definì la sua opera (il suo libellum appunto) Catullo, nel dedicarla allo storico Cornelio Nepote. Sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che un uomo maturo, autorevole, compassato che per il suo vissuto, incute rispetto e timore reverenziale, conservi intatto, dentro di sé, il “pascoliano” fanciullino, che riesce a commuoversi per un pettirosso, rimasto prigioniero nell’androne del palazzo e da lui salvato, e per lo stesso pettirosso morto, perché non ha trovato, la seconda volta, il suo amico pronto a salvarlo. Il fanciullino che ricorda, secondo lo stile favolistico di Fedro, Esopo, La Fontaine, vicende di animali che si concludono con una morale. Il tutto, poi, espresso con una freschezza

di linguaggio, con una semplicità di immagini e di pensieri, che mi autorizzano ad affermare che Pascoli non sbagliava nella sua “poetica” quando parlava del fanciullino che è in ognuno di noi, quel fanciullino che guarda tutto con un’aurorale meraviglia, che, a seconda delle circostanze, ingrandisce o rimpicciolisce. Che dà i nomi alle cose, che parla alle piante, ai fiori, agli uccelli, perché è la voce dell ‘infanzia che ognuno di noi conserva in un cantuccio dell ‘anima, e ci consente di scoprire la poesia che è nelle cose, negli eventi, nei fatti. Enza Ferri Caragnano Bruno Bezzi nasce a Riccione il 31 marzo 1935. Dopo il successo del primo libro a carattere autobiografico: “La Mia Aeronautica l’autore si è cimentato su tutt’altro genere letterario, ponendosi un target di pubblico molto diverso dal precedente. Racconti Favole Leggende è infatti destinato all’infanzia, anche se, specialmente la parte riguardante i racconti, può piacevolmente interessare e incuriosire, per fatti realmente accaduti, anche un pubblico adulto.




LIBRI

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Domani ti porto al mare Lui le ha chiesto di sposarlo quindici giorni dopo il primo appuntamento. Lei ha risposto subito “Sì”, senza esitazioni, sicura che l’amore che provava in quel momento sarebbe stato per sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Era sicura che, qualsiasi cosa fosse successa, avrebbero potuto aggrapparsi alloro legame, ritrovarlo solido, intatto. E da lì ripartire. Questa è la storia di Rosy e Bruno Arena, delle loro vite fortunate e felici, dei loro sogni realizzati. Rosy ha avuto la famiglia che ha sempre desiderato; Bruno è riuscito a intraprendere la carriera artistica. Insieme al collega Max Cavallari ha formato i Fichi d’India, conquistando i teatri e le piazze di tutta Italia. Più di ogni altra cosa, però, questa storia parla del loro amore, di come hanno saputo rinnovarlo e riempirlo di significato anche dopo la terribile botta ricevuta il 17 gennaio 2013. Quella sera, Bruno è sceso dal palco ed è caduto a terra, colpito da emorragia cerebrale. Ci sono voluti quattordici mesi di ricoveri e terapie perché potesse tornare a casa. Rosy è rimasta costantemente al suo fianco, sostenuta e incoraggiata da moltissimi amici, e forte del sentimento per Bruno. Domani ti porto al mare è il racconto di come l’amore abbia traghettato questa coppia attraverso la sofferenza fino all’approdo a una nuova vita comunque felice, intensa, piena di condivisione e tenerezza. Anche quella di oggi è vita al cento per cento: ci sono cene e pranzi e coccole con i figli; ci sono le partite dell’Inter insieme a Claudio, l’estate

La notte di Silvia Silvia ha diciotto anni ed è un corriere della cocaina; ha lasciato il passato in Albania, in fuga dalla guerra civile e dai trafficanti di donne. Una mattina, sotto la pioggia, il suo corpo viene ritrovato sul ciglio di un’autostrada, con un colpo di pistola alla tempia. In quali mani è finita la sua vita? Cosa cercava quando è uscita di corsa dal piccolo albergo di Riccione? La voce del magistrato che indaga sull’omicidio e quella di Alex, ex fidanzato della vittima e principale sospettato, ricostruiscono la storia di Silvia dall’incontro con la malavita italiana fino agli ultimi istanti, quando insieme alla sua vengono travolte altre esistenze, schiacciate tra i rapporti di potere e la necessità di sopravvivere.

a Riccione e l’annuale gita per assistere al Palio di Siena; ci sono le serate con gli amici (comprese alcune molto sospette, “solo tra uomini”, al ritomo delle quali Bruno canticchia Brazil...), ci sono nuove persone da conoscere, altre a cui sorridere, altre ancora da far ridere; e c’è sempre il momento in cui Rosy e Bruno si addormentano abbracciati. C’è il futuro, davanti a loro, con dentro tanti nuovi sogni da realizzare. Bruno Arena (Milano, 1957) è comico e attore italiano. Con Max Cavallari ha inventato i Fichi d’India. Rosy Marrone è sua moglie dal 1989.

STEFANIA PARMEGGIANI, n. Rimini nel ‘77. giornalista della «Repubblica››. Ha collaborato con il «Corriere Romagna›› e «l’Unità›› come cronista di nera e giudiziaria.

I delitti della Romagna Delitto dopo delitto l’autore, che nel corso delle sue ricerche ha individuato il probabile responsabile di un omicidio, ci accompagna alla scoperta del lato oscuro di una Romagna diversa, ma riconoscibile nei personaggi, nelle passioni, nei paesaggi di tutti i giorni. Tragedie, alcune già vagamente familiari a un vasto pubblico, altre incredibilmente nascoste, ambientate tra Rimini, Ravenna, Cesena e Forfl, ma universali perché raccontano la condizione umana e l’ineluttabilità del destino. Il dettaglio rivelatore e inedito è sempre benvenuto: l’unica uccisione di cui gli assassini della Uno bianca si vergognano; la vacanza con il morto del boia del Circeo; le amnesie del boss Epaminonda; la mitraglietta del cantante in mano alle Brigate rosse; l’ultrà dimenticato; l’esistenza “sospesa’

di Guerrina; il serial killer per amore; la voracità dei maiali di San Patrignano; la strage di famiglia, compreso il cane; l’intimità sfregiata di etero e gay; il segreto del Lupo Liboni. Vite solitamente tranquille (la sposa, il parroco, la dottoressa, l’impiegato comunale, la pensionata), identiche alle nostre, spezzate senza preavviso. Andrea Rossini, cronista investigativo ed ex carabiniere, racconta ogni giorno la Romagna nera e violenta sulle pagine di un quotidiano riminese. Laureato in Lettere con lode, giornalista professionista da più diventi anni, con il libro-inchiesta “Delitto Pantani. Ultimo chilometro (segreti e bugie)”, (NdA press, Rimini, 2014), ha sfatato le tesi complottiere sulla fine del Pirata.


OBBIETTIVI RICCIONESI

a cura di Maria Grazia Tosi

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Maria Evgenidu: scattare per essere sereni Dopo due fotografi maschi è finalmente giunta l’ora di una donna: una giovanissima donna riccionese, che con i suoi trentatre anni sa dimostrare maturità e sensibilità assolutamente particolari ed intense, più grandi della sua età ed arricchite da un’originalità che riesce ad esprimere anche attraverso le proprie fotografie. Una laurea in Lingue Orientali alla Ca’Foscari di Venezia, modi garbatamente cordiali, tanta buona volontà per lavorare in estate nel negozio dei suoi genitori sulla via San Martino e con una passione travolgente e vitale per la fotografia. Con una speciale modalità: fotografa solamente con macchine analogiche e non solo; utilizza anche pellicole scadute che diventano insoliti strumenti per conferire agli scatti affascinanti ed inusuali effetti speciali, che a volte accompagna a piccole poesie ed approfondimenti. Dimostra una fascinazione infinita per i negativi, elementi che ormai non si vedono più in giro, ‘sorpassata’ anteprima fondamentale per scegliere quali scatti stampare. Anche se dice di fare fotografie da meno di due anni, in questo poco tempo pare abbia trovato in queste una bella opportunità non solo di arte, ma anche di vita.

Cosa rappresenta per te rivelarti attraverso una macchina fotografica? “Le mie fotografie non sono nient’altro che me stessa espressa in un’immagine, raccontano i miei sogni e le mie fragilità, mi aiutano a capirmi, ad accettarmi, a volte un po’ anche ad amarmi. Ma io non sono una fotografa, sono solo io che non riesco a fare a meno di scattare fotografie, perché è l’unico istante in cui trovo la felicità”. Come mai la scelta di non convertirsi al digitale, tecnica la più perseguita? “Ho iniziato a scattare in analogico attratta dalle splendide immagini di fotografi più o meno famosi che vedevo in Rete. È difficile spiegare il perché di questo grande innamoramento, come per tutti i veri amori. E poi mi piacciono la ricerca di vecchie macchine fotografiche

in polverosi scatoloni trovati ai mercatini, veri piccoli tesori, il riportarli in vita, prendermene cura, immaginarmi a chi fossero appartenuti, che vita avessero vissuto. Usare oggetti che per i più sarebbero da buttare per me è fonte di felicità. E poi l’attesa… la magica attesa che separa lo scatto dalla visione della foto che sarà, ma che in realtà già è. Ma bisogna avere pazienza, respirare con calma, riflettere e attendere. Comunque sia il risultato, nascerà qualcosa di stupendo, perché è rivestito di un significato speciale che neppure io conosco, ma che è tutto mio”. Le radici greche da parte di padre hanno influito in qualche modo sul tuo personale stile? “Tutto ciò che ci arricchisce ci rende migliori. La diversità ci porta ad aprirci al nuovo. La Grecia è un paese pieno di meraviglie e di persone splendide. Spero di poterla presto vivere anche attraverso le mie fotografie”. Hai trovato a Riccione e nel territorio opportunità , compagni d’arte… e soggetti? “Tutto ciò che ho fatto ha acquistato senso solo quando mi sono messa in relazione con persone che hanno la mia stessa passione (digitale o analogico non ha importanza, sono solo mezzi, il fine è ciò che conta). La condivisione è la chiave. E io ho trovato la mia “condivisione” nell’Associazione Fotografica T.club. Non solo è composta da persone splendide che stimo molto, ma è molto attiva sul territorio, con iniziative magnifiche ed originali. Te ne cito solo alcune: a marzo Villa Mussolini ha ospitato la mostra “Tutti i volti della donna” su proposta delle Pari Opportunità di Riccione e primo di tre Fotocontest, in settembre ci sarà la Fotomaratona di Rimini e poi c’è il T.club “sociale” e cioè tutte quelle collaborazioni che facciamo con associazioni locali per dare loro visibilità. Consiglio a tutti di iscriversi a questa associazione fotografica… un nutrimento per cuore, mente e passione (fotografica e non).

Riccione vista attraverso la storia del Pci dal 1921 al 1991 Come si costruisce una comunità che dal nulla crea ricchezza e stile di vita? Che diventa l’ombelico della riviera romagnola? Dove chi è in vacanza da Ancona ai Lidi Ferraresi almeno una sera si concede lo struscio in viale Ceccarini per boutique, ristoranti, gelaterie. Pensa di venire a fare un tuffo dentro la moda. Dentro la danza della vita. Una delle molteplici risposte la si può leggere nelle pagine di questo libro (400 per oltre 400 fotografie). Avviene questo miracolo economico attraverso il governo del Partito comunista italiano di Riccione. E’ la storia di un partito che si tramuta in storia economica e sociale. Ed è questo il ruolo di un partito: idee, teorie e concretezza per costruire benessere sociale. E’ quasi una magia che un paese di ortolani e piccoli pescatori diventi uno dei marchi turistici più blasonati d’Europa. Le pagine sono una serie di finestre sulla città dal 1921 al 1991; anno di cambio di nome (e non solo), del Pci. Soprattutto fatti e uomini sono raccontati dal 1945 con minuziosità ed aneddoti che fanno filtrare lame di riccionesità pura. I due autori, Montebelli-Venturi, lo fanno con sobrietà ed immediatezza. Inseriscono Riccione in un contesto più ampio: italiano ed internazionale. Insomma, descrivono il loro borgo in un contesto universale. Al termine della lettura si potrebbe tranquillamente dire: “E’ noto che i riccionesi sono dei romagnoli, anzi delle persone, con una marcia in più”. L’introduzione è di Rodolfo Francesconi, il volume verrà presentato in ottobre (data ancora da decidere).


amici che se ne vanno

Colletta trent’anni al Ceccarini Era un “pilastro” del punto prelievi del “Ceccarini”, dove ha lavorato per oltre un trentennio, un medico apprezzato e nel tempo diventato popolare anche per le visite fiscali che faceva a domicilio. Leonardo Colletta, nato Montalto nelle Marche (Ascoli Piceno) nel 1954, se n’è andato per sempre in punta di piedi lo scorso gennaio, dopo aver lottato contro un male che non perdona. Figlio unico e celibe, lascia la mamma Pasqualina che viveva con lui a Sant’Andrea in Casale di San Clemente. A tracciare il

profilo del popolare camice bianco, molto riservato, ma anche sempre disponibile, è il personale che lo ha affiancato nel tempo all’ospedale di Riccione, dov’è stato presente dal 1982 in poi. Ricorda Rosaria Montanari: “Lo distingueva la grande educazione, la correttezza e la bontà”. Era un medico colto. “Veniva a lavorare sempre in giacca e cravatta -conferma Rita Davanzo-. Era puntualissimo, sempre presente, mancava solo quando andava in ferie. Ma Colletta nella sua riservatezza sapeva anche ridere e scherzare, a fine lavoro ci raccontava sempre tante barzellette”. “Era molto educato, un valido professionista”, incalza Antonella Torrisino. Sulla stessa onda Maria Rita Joseph: “Nonostante siano passati diversi mesi dalla sua scomparsa, la gente, ignara di quanto è successo, chiede ancora di lui”. D’altra parte, come conclude Carmine Attanasio “Colletta un gentleman, un uomo d’altri tempi”.

Gemini ha raggiunto la sua Claudia Ha lavorato per decenni alla Confcommercio di Rimini, dove ha pure ricoperto il ruolo di presidente della Fenacom. Gianfranco Gemini, nato 84 anni fa a Riccione, è scomparso lo scorso maggio, tra la commozione di tante persone, che l’hanno conosciuto a Riccione e dintorni, anche come socio fondatore del Lions Club Riccione-Cattolica, che da anni dedica il noto premio di poesia alla figlia Claudia, giovane docente di lettere, scomparsa prematuramente. Come racconta l’amico Paolo Del Bello “Nonostante i drammi, Gianfranco ha mantenuto sempre il sorriso sulle labbra, ha avuto un grande senso di rispetto per il prossimo e un immenso amore per la famiglia, condiviso dalla moglie Mara, scomparsa qualche anno fa, e dal figlio Michele. Oltretutto Gemini era una per-

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di Nives Concolino

sona molto cordiale e con i valori ben impressi nel suo agire quotidiano, sempre ligio anche nel lavoro. Era una persona buona, comprensiva, socievole e solidale, un cattolico fervente, amante degli amici, pronto alla battuta”.

Il saluto a Lenisa

I socialisti riccionesi hanno dato l’addio a un vecchio pilastro del loro partito. Si tratta del loro ex segretario Renato Lenisa (93 anni), scomparso lo scorso agosto. In tanti lo ricordano per la sua intensa attività pubblica, svolta negli anni del boom turistico: presidente dell’Azienda di soggiorno, presidente dell’ospedale “Ceccarini”, consigliere comunale, vicesindaco e assessore, carica quest’ultima conferitagli nel 1978. Il 17 agosto nelle chiesa di San Lorenzo, dov’è stato officiato il rito funebre, c’erano diversi politici, dall’ex sindaco Pierani (all’epoca del Pci), ai socialisti Alberto Gnoli, Roberto Mignani Mario Maggioli. A proposito rimarca: “Renato per Riccione ha fatto tanto, sia quand’era presidente dell’Azienda di soggiorno che nelle vesti di amministratore comunale, peccato che alla sua scomparsa da parte delle istituzioni non sia stato alcun cenno pubblico di ringraziamento”.

Silvano Bugli, il pescatore bagnino Riccione ha perso uno degli ultimi pescatori della sua storica flottiglia: Silvano Bugli (classe 1932), che era pure concessionario della Zona 96. Il cuore ha cessato di battere per sempre il primo luglio per una male che non perdona, lascia la moglie Angela e i figli, Andrea e Giorgio, che ha preso in mano le redini del bagno ormai secolare. Già socio della Cooperativa Bagnini, quando si organizzavano le “rustide” per feste e per campagne promozionali in località montane, come Marilleva in Trentino, e anche all’estero, a Lussemburgo, era sempre in prima linea. Il presidente, Diego Casadei lo ricorda come “Uomo gentilissimo e determinato. Uno dei soci più attivi”. D’altra parte

Bugli aveva una grande esperienza anche come pescatore, attività che ha svolto per decenni con i fratelli Remo e Tonino. A bordo della “Record”, barca di famiglia, d’inverno si spingeva fino a Ravenna. In estate invece Silvano si occupava del suo stabilimento balneare, passato a lui di generazione in generazione, attraverso il padre Enrico e il nonno Giovanni. Con sua grande sorpresa e soddisfazione tre anni fa, durante la riqualificazione del suo bagno, aveva ritrovato un attestato della Società nazionale di Salvamento, fondata nel luglio 1871con il quale, nel 1934, si abilitava il padre a fare il bagnino di salvataggio.


passeggiando

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a cura di Giuseppe Lo Magro

Non è un viale per ciclisti

Quelli ritratti nelle tre foto sono pezzi di Viale Romagna. Mostrano in che condizione è la striscia larga circa 80 centimetri che fiancheggia il marciapiede...si badi bene... in tutta la sua lunghezza... percorrendola da Corso Giulio Cesare a Viale Rimini sul lato Cattolica (il lato Rimini si salva). Ci sono avvallamenti,

protuberanze e buchette VERAMENTE pericolosi per chi transita in bicicletta. Il malcapitato ciclista se non vuole pedalare in preda a scossoni e traballamenti (e rischi di rovinose cadute) deve percorrere la sede stradale ad un buon metro di distanza dal marciapiede il che comporta, aggiungendo i 50 centimetri della

larghezza di un manubrio, occupare un metro e mezzo di spazio. Gli autoveicoli in transito (a meno che non si accodino alle due ruote) sono così costretti a superare la linea di mezzeria sfiorando chi viene in senso inverso. E’ certamente un problema da risolvere... prevenire è meglio che curare!

N.B. L’esempio di Viale Romagna è purtroppo solo la punta di un iceberg. Ci sono innumerevoli strade che ne sono la fotocopia... chiedere a chi abita in Via Morgagni... o in Via Spontini... o in Viale Sicilia... etc, etc, etc...

A cosa servono messi così?

Sono tanti, lungo i viali della zona Porto-Alba (sopra la ferrovia), appiccicati alla meglio ai pali dei segnali stradali... accartocciati dagli agenti atmosferici e quindi illeggibili... dovrebbero durare e fornire informazioni per circolare meglio, fino a Maggio 2016. Oltretutto distraggono chi sta alla guida. Soldi pubblici buttati!


libri nostrani

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di Giuseppe Lo Magro

La Romagna dei nomi

(2ª parte)

Dai figli della rivoluzione ai figli della televisione di Tino Dalla Valle

E continuiamo coi nomi di figli di anarchici, socialisti e comunisti. Castigo, Plebino, Volgo. Poi abbiamo tre fratelli Acta, Aminia (femmine) e Acrata (maschio); Acrata preceduto dall’alfa privativa deriva dal greco antico e significa: senza capi, senza padroni. A Cattolica, tre figli di un repubblicano, si chiamarono Nullo, Niente, Sufficiente. Nullo da Francesco Nullo, garibaldino. Niente era una femmina, chiamata Nientina. Sufficiente (maschio) perchè il padre pensava di non voler più figli dopo di lui. Altri tre fratelli erano Loride, Brendino e Nestillo. Problemi per Loride che a volte era scambiato per una femmina. E poi abbiamo cinque fratelli che rispondono a : Ateo, Terrora, Zuma, Orte, Darco. La curiosità del nome Spartaco. Era usato da anarchici e comunisti. I primi per esaltare il capo degli schiavi romani ribelli; i secondi per ricordare il movimento politico tedesco sorto durante la prima guerra mondiale. Il nome Ribelle ebbe vasta diffusione e molti genitori per definire chiaramente se indicava maschio o femmina, rispettarono la grammatica con Ribello e Ribella. Altra curiosità per le tre sorelle Folla, Unita, Vittoria che attesero invano la quarta, mai nata, che doveva chiamarsi Certa. E poi le due sorelle di Ravenna Micca e Mina che aspettavano il fratello maschio: Scoppio. Mai arrivato! Erano di Riccione i tre fratelli Radio, Sirio e Sole. E c’erano a Faenza: Libertà, Salda, Fede e Rivo, Luzio, Nario. Bello tosto un certo Marchesi di Ravenna, ateo, che impose al figlio come nome

il cognome rovesciato: Isehcram. La ribellione a questa stortura portò il figlio a diventare prete! A Rimini un operaio di nome Sciopero chiamò i tre figli Scintilla, Ordigno, Avanti! Mussolini si chiamò Benito dal ribelle messicano Benito Juarez che fece fucilare l’imperatore Massimiliano. In seguito un seguace di Juarez, contrario a Mussolini, si vide costretto a chiamare il figlio col cognome del ribelle messicano. E passiamo ai figli di socialisti e comunisti. Marxino, Lenin, Lenino, Lenina, Russia, Engles (distorto invece di Engels), Aurora (con errori Irora e Aurara), Oriente, Orienta, Orientina, Avvenire, Avanti, Ferrina, Ferrino, Ferriano (dal predicatore socialista Enrico Ferri), Olliano, Uliano e Uliana (da Ulianov cognome di Lenin), Scintilla (giornale di Lenin- in russo Iskra), Collettiva, Socialista, Scioperina, Memore, Memoreo, Fedele, Fedela, Fedelina, Custode, Solidea (un padre con Una sola idea politica), Wladimiro, Vladimiro, Wladimira e anche Valdimiro (forse per errore), Ottobrino (inneggiante alla rivoluzione di Ottobre). E arriviamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Palmiro, Palmira, Togliatto, Stalino, perfino uno Iseppe Nalin. A fine anni cinquanta una bimba viene chiamata Palmira Nikita ( senza sapere che Nikita in russo è nome maschile?). Poi abbiamo Pravda e Rude Pravdo (dai nomi dei quotidiani russo e cecoslovacco). Altri genitori tosti nelle loro idee inventarono: Pugnale,Veleno, Dinamite, Anarchia, Strage, Bomba, Dinamite, Sigfrido, Brunilde, Giongabille,

Plebe (Forli); Vessillo ( Imola), due fratelli Primomaggio e Liberoamore (Lugo), Settimanarossa (Ravenna). E qui siamo nella follia... Un carrettiere di Massalombarda portava nei paesi limitrofi il sale di Cervia. Un giorno a Bagnacavallo un socialista tiene un infuocato comizio. “Il popolo sostiene.... la gente sostiene... la folla sostiene...”. Il carrettiere rimase folgorato e, tornato a casa chiamò il figlio appena nato: “Sostiene”! Andando avanti troviamo i progressisti Acetilene e Carburo, seguiti da Darwin ed Elettro e in quel di Rimini un padre deluso che appioppò alla figlia: Inutile Speranza. A Mesola un padre esortò il figlio chiamandolo: Pensacomefare. Mentre a Bagnolo di Forlì un altro fece un poco di confusione con due fratelli Enea (femmina) e Didone (maschio). E l’altro che chiamò il figlio Saffo (come la poetessa greca).

I Cervelloni riccionesi sbaragliano 64mila squadre Successo per la squadra riccionese de “Gl’Ingegnieri” (ironico errore ortografico), che lo scorso giugno a Roma ha conquistato il terzo posto del “Cervellone Champions Quiz 2015 (categoria Sylver). I ragazzi, in parte laureati e in parte laureandi, hanno partecipato alla finale nazionale del quiz multimediale, che tra le varie selezioni in Italia ha messo alla prova oltre 64.000 squadre. I cervelloni riccionesi si sono quindi aggiudicati una crociera a Barcellona, rispondendo a trenta domande di cultura generale (matematica, attualità, scienze, storia, geografia. letteratura, cinema, musica, arte e inglese. A rappresentare Gl’Ingegnieri nella capitale sono stati Andrea Bernabei, Marco Mangianti, Fabio Montanari, Andrea Pagliarani e Camilla Possenti, che a Forlì avevano sbaragliato gli altri concorrenti assieme ai coetanei riccionesi Chiara Paolucci, Yuma Rascionato, Sofia Guidomei, Francesca Grassetti, Silvia Tamagnini, Andrea Bedina, Marica Ballabene, Federico Pierleoni, Marco Martini, Giorgia Bartolini e Clarissa Lombardi. “Non ci aspettavamo di andare in finale, dove a scelta potevano concorrere sia nella categoria Gold, sia

nella Silver, e tantomeno pensavamo di arrivare terzi -commenta Bernabei-. Quando abbiamo appreso di essere arrivati terzi, è stata un’esplosione di gioia. Emozione e contentezza sono state incontenibili>. ni.co


TENNIS CLUB RICciONE

a cura di Piero Serafini

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Una stagione piena di soddisfazioni Periodo d’oro per il T.C. Riccione, a partire dall’Open maschile di Pasqua, il Memorial Muccini di 4° cat., la vittoria del Camp. Reg. a squadre U14 maschile (6 titoli reg. vinti 2001-2003-2011-20142015 oltre alla finale nazionale nel 2013 ed una reg. nel 2012), il torneo over ‘45 e over ‘55, il Champion Day con il 5 volte camp. del mondo over Enrico Casadei, il Memorial di Anna Olivieri di 4° cat.

La ricetta del mese:

femm., “il giallo di mezza estate”, e durante la stampa di questo articolo, sono in svolgimento i Camp. Italiani Giovanili con 4 promesse riccionesi nate nella scuola “Piero Serafini”. La stagione terminerà con il campionato a squadre U14 maschile che giocherà il camp. italiano e la serie D1 e D3 masc. e D3 femm. Open day per chi volesse provare il tennis domenica 20 settembre dalle 15.00 alle 17.00.

“TRIGLIA ALLA LIVORNESE”

Gustosa e veloce. Per due persone. Tempo di esecuzione 15/20 minuti. Ingredienti: 600 gr. di triglia 250 gr. di pomodori pachini o datterini i spicchio d'aglio olio d'oliva, sale, pepe, prezzemolo q.b. Procedimento: Mettere in padella olio d'oliva e aglio tritato e farlo dorare leggermente. Aggiungere i pomodori tagliati a pezzetti più sale e pepe. Cuocere 10 minuti circa. Mettete a cuocere la triglia, eviscerata e squamata, per 5/6 minuti. A fuoco spento spruzzare i prezzemolo finemente tritato. Se amate il piccante potete arricchire con peperoncino. Buon appetito.


podismo

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Riccione Corre: 34ª Classica d’Autunno

STAR BENE STAR BENE STAR BENE STAR BENE

STAR BENE

L’appuntamento è di quelli irrinunciabili: domenica 25 ottobre alle ore 9,30 si darà il via alla 34° Classica d’autunno, manifestazione ludico motoria organizzata dal Gruppo Podistico Riccione Corre, in collaborazione con la Società Calcistica 3V e l’Associazione “I Villaggi”, sotto il patrocinio del Comune di Riccione. Il ritrovo è fissato presso il Campo da Calcio 3V, in via

Arezzo n. 28. La gara non competitiva si disputerà su percorsi di diversa lunghezza: è possibile scegliere tra la mezza maratona (km 21,100) e le distanze intermedie (km 13,500 - 9,100 - 5,00), aperta anche agli amanti del Nordic Walking, mentre i meno allenati potranno optare per la camminata di km 2. La manifestazione prevede anche una gara competitiva riservata alla cate-

goria “Pulcini” valida per il calendario “Le Migliori Giovani Promesse”. Dopo la pausa estiva quale migliore opportunità, dunque, per rimanere attivi e in forma? Per questo gli amici della Riccione Corre invitano tutti coloro che amano praticare una sana attività sportiva all’aperto ad unirsi a loro in occasione degli appuntamenti domenicali nelle varie località del circondario. Un’ottima occasione per stare piacevolmente insieme e apprezzare le bellezze del territorio, con indiscutibili benefici per corpo e mente. Per ulteriori informazioni sulla 34° Classica d’Autunno e sulle modalità di iscrizione al Gruppo consultare il sito www. riccionecorre.it, oppure contattare: Walter Tosi (cell. 3287661697), Domenica Pietropaolo (e-mail: domidomi1@alice.it). Si ricorda che è possibile anche unirsi al Gruppo Ciclistico della Riccione Corre referente: Remo Ubaldi tel. 0541730316. Il motto è uno solo: “Camminare, correre o pedalare insieme è meglio”. (C.O. Riccione Corre)

Indebolimento della memoria? L’indebolimento della memoria è una delle preoccupazioni più diffuse tra le persone che invecchiano. Spesso la paura di perdere la memoria nasce da una percezione soggettiva e non da un effettivo danno cerebrale misurabile con la somministrazione di test neuropsicologici. Fisiologicamente il cervello umano non è una struttura stabile che resta invariata dalla nascita alla morte: dai 20 ai 70 anni perde mediamente il dieci per cento della sua massa, quindi il nostro patrimonio di neuroni comincia precocemente a diminuire. In ogni caso, il cervello può funzionare bene a qualsiasi età, ma è determinante farlo allenare. Spesso si pensa che il possedere una buona memoria sia una facoltà innata o che con l’aumentare dell’età ci si debba rassegnare a perderla. Due convinzioni sbagliate. Ma quali sono le cause di declino cognitivo e diminuzione della memoria? Le ipotesi sono diverse: le modificazioni del metabolismo cerebrale; il decadimento dovuto alla mancanza di esercizio; la difficoltà di memorizzare il contesto che accompagna le informazioni; il maggiore sforzo ad apprendere conoscenze nuove; la riduzione della capacità di passare rapidamente da un processo mentale all’altro. Sarà che l’aspettativa di vita in Occidente si allunga e le patologie degenerative sono diventate l’ossessione di una società che teme la vecchiaia, ma si moltiplicano gli studi sull’azione di fitocomplessi sul declino cognitivo e sulla perdita della memoria, dai quali emerge l’efficacia e l’utilità delle piante e delle cure naturali in questo contesto. Degli integratori naturali possono però aiutare contro l’invecchiamento cerebrale nel mantenimento delle funzioni cognitive e tra i rimedi più conosciuti emergono la Bacopa. Recenti ricerche hanno focalizzato l'attenzione sugli effetti di miglioramento cognitivo della Bacopa, in particolare sulla capacità di migliorare la memoria, l'apprendimento e la concentrazione. L'estratto possiede un effetto neuroprotettivo che può essere correlato con il miglioramento del metabolismo

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energetico cerebrale e con l'incremento dei livelli antiossidanti. Inoltre è efficace nell'incrementare le funzioni cognitive di ordine più elevato, che sono criticamente dipendenti dal flusso di informazioni provenienti dall'ambiente, come l'apprendimento e la memoria. L'estratto ha migliorato significativamente la velocità di processazione di informazioni visive ed il livello di apprendimento. La Rhodiola: il nome deriva dal fatto che i suoi fiori hanno un odore simile a quello della rosa. E’ un ottimo tonico adattogeno, viene impiegata nella medicina tradizionale cinese per aumentare la resistenza alla fatica e nelle convalescenze ed è in grado di migliorare le funzioni percettive e cognitive, la capacità associativa, la memoria a breve termine, la capacità di calcolo e concentrazione e contrasta l’affaticamento mentale. Il tè verde: si ricava dai germogli delle foglie e dalle foglie giovani della “Camelia Sinensis”. Le foglie sono infatti lavate e riscaldate per evitare il processo di fermentazione e per questo restano verdi e mantengono tutte le proprietà della pianta. Si è visto infatti che migliora efficacemente le funzioni cognitive e mnemoniche. Infatti il tè inibisce un enzima che scinde l’acetilcolina, che è un mediatore fondamentale per gli impulsi nervosi. Anche il morbo di Alzheimer è legato a questo meccanismo e all’abbassamento dei livelli di acetilcolina. Inoltre la teanina che contiene il te verde, migliora l’attenzione agli stimoli visivi e riduce i tempi di reazione in persone che hanno la tendenza a stati ansiosi. La fosfatidilserina: è un Fosfolipide presente in grandi quantità nelle membrane cellulari, che ha un forte effetto antiossidante e per questo motivo fornisce neuroprotezione inibendo l’infiammazione e lo stress ossidativo,ha un effetto trofico sul cervello, è di origine vegetale e migliora le funzioni cognitive. Inoltre ricordiamo che l'assunzione di vitamina E, dall'alimentazione o grazie alla supplementazione per mezzo di integratori alimentari, è associata con un minore declino cognitivo legato all'invecchiamento. Sono ricchi di vitamina E gli alimenti di origine vegetale, primi fra tutti i semi (e di conseguenza gli olii da essi derivati), seguiti dai cereali. Il Ginkgo Biloba è apprezzato come uno dei migliori rimedi per migliorare le attività mentali. Questa pianta stimola la circolazione sanguigna sia in generale che a livello cerebrale stimolando le fibre che trasmettono l’impulso nervoso. Indicato nelle insufficienze cerebrovascolari con deficit della memoria e attenzione e nel trattamento dell’Alzheimer. Quindi per aiutarci, la natura mette a disposizione diverse cose interessanti. Parlatene col Vostro Farmacista/Erborista di fiducia. (Scola dr Lorenzo)


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parrocchie e tecnologia

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di Nives Concolino

Stella Maris: don Concetto lascia a don Alessio Dopo dieci anni di intenso servizio don Concetto Reveruzzi ha lasciato la parrocchia Stella Maris di Riccione per andare alla Santa Maria Annunziata della Colonnella di Rimini. Al suo posto, i primi di luglio, è subentrato don Alessio Alasia, già cappellano della parrocchia di San Martino, dove affiancava don Antonio Moro. Prima della partenza da Fontanelle don Concetto ha ringraziato tutti i suoi parrocchiani: “Questa comunità mi ha aiutato a crescere, ad avere più pazienza, a essere più accogliente e meno ideologico. In questi miei primi anni da parroco ho fatto tante esperienze profonde. Ci sono stati momenti di serenità e belli, come i campeggi, i pellegrinaggi, le domeniche comunitarie e il cinquantesimo anniversario della parrocchia che ci ha fatto ripercorrere la nostra storia, ma anche giorni impegnativi e dolorosi, come quello della scomparsa del piccolo Nicolò e di diversi giovani”.

don Concetto

don Alessio

Il rapporto di don Concetto con le persone del posto è stato sempre forte, ma con la costruzione del Centro parrocchiale, da lui fortemente voluto, si è intensificato, perché ha permesso di svolgere altre attività, che hanno incentivato l’aggregazione e la socializzazione. Iniziative che si sono affiancate alle testimonianze di fede, come quelle portate alla Stella Maris dal professore Luigi Accattoli, giornalista vaticanista, dall’attrice Claudia Koll e da Cristiano Magdi Allam, politico e scrittore egiziano convertito al cristianesimo. “Il mio obiettivo era quello di compattare la comunità, formata da persone di diverse origini -sottolinea don Reveruzzi-, direi che un bel po’ è stato fatto, ma bisogna ancora crescere”. La palla passa in mano a don Alessio, docente di religione cattolica al Liceo Fellini, molto amato anche dai ragazzi della altre parrocchie per la sua vicinanza al Punto Giovane.

Riccione lancia la prima app per pregare Tra fede e tecnologia, a Riccione nasce la prima App in italiano di preghiere lette, cantate e musicate da giovani. Si tratta di “preg.audio”, nata da un’intuizione di don Franco Mastrolonardo, ideatore del Punto Giovane. Disponibile dal 28 novembre, in concomitanza con l’inizio del nuovo anno liturgico, l’applicazione aiuterà i ragazzi a pregare anche in auto, in treno, facendo footing e in tante altre situazioni, attraverso la liturgia delle ore, salmi, canti meditativi e preghiere quotidiane; si possono, infatti, scaricare e ascoltare con qualsiasi dispositivo capace di collegarsi ad internet e di riprodurre file audio. E’ una vera e propria novità, in base alle ricerche effettuate dai ragazzi del Punto Giovane. Al momento non esistono altre app del genere, se non una in inglese. Ne ha una anche la Cei, ma è per liturgisti. “La nostra è più semplice, più emotiva, più cantata, più social, più adatta ai nostri tempi”, spiega don Franco. Ma com’è nato questo progetto? “Ho sempre amato passeggiare da solo in montagna, pregando, finché qualche anno fa ho scoperto il podcast e mi sono accorto che l’uso degli auricolari non cancellava il silenzio interiore, anzi! La scintilla che ha fatto decollare l’App si è accesa in un secondo momento, mentre don Franco era a tavola con i ragazzi del Punto Giovane. Galeotta è stata la domanda postagli da Sara, una educatrice che ha chiesto se esiste un’app di preghiere da ascoltare in macchina. Non trovando alcuna applicazione del genere in rete, si è deciso di crearne una ex novo. Il funzionamento è semplice. Scaricando l’ app dagli store, le preghiere si possono ascoltare in streaming, oppure off line, dopo averle scaricate sullo stesso dispositivo. Sulla home ci

sono lodi, vespri, compieta e vangelo del giorno, che si gestiscono a orari personalizzati con una notifica. C’è pure una praylist per pregare nelle diverse circostanze di vita (guarigione, lutto, ringraziamento, gioia…). Ma è opportuno pregare ascoltando preghiere? “Certamente -risponde don Franco- anzi è necessario integrare la preghiera nello stile di vita 2.0. L’uomo moderno fatica oggi a trovare spazi di deserto per fermarsi e recitare preghiere. La tecnologia gli va incontro creando questi spazi negli auricolari o nello stereo di una macchina. Anche la preghiera vive con l’uomo del suo tempo. Pensate a quando i gesuiti, spinti da Sant’Ignazio, portarono il

breviario nelle strade e nei luoghi di evangelizzazione, comunque fuori dal coro di un monastero: li presero per eretici”. Ma la cosa più bella di questo progetto, spiega don Franco “ è che ci hanno lavorato i giovani: hanno recitato, cantato, creato basi musicali. Siamo riusciti ad aggregare tanti ragazzi che frequentano il Punto Giovane: gli studenti che nel periodo scolastico lì fanno le convivenze (circa150 all’anno), i loro educatori e il coro. Ma occorre un aiuto. Il progetto (consultabile sul sito www.preg.audio) nonostante grandi sconti, costa circa 8000 euro. Da qui l’appello ai riccionesi affinché diano una mano dal punto di vista economico.


personaggi

di Maria Grazia Tosi

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Maddalena vola con la fantasia e tra le nuvole Non è facile concentrare in tremila battute la lunga ‘tratta’ di Maddalena, provetta pilota d’aerei oltre che eclettica artista che non finisce mai di sorprendere. Indomabile, grintosa e piena di idee giovani, il ristorante Nona è stato uno dei suoi ultimi ‘cieli’: per il locale ha decorato pareti, abbellito soffitti, dato nuova vita a vecchie sedie e mobili, e in una serata speciale del giugno scorso ha preparato per i bambini presenti “Il ritornello di Peter Pan”, un libretto da leggere e colorare con una breve favola ‘green’ alla quale tiene molto perché è alla sua personale realtà e sensibilità ricollegabile, scritta con la stravaganza e l’audacia che contraddistinguono da sempre sua personalità (“Ma cosa stai guardando - chiese la colombella Elisa a Peter Pan, seduto sulla sommità di un palo elettrico - non credo che ci sia niente di bello da vedere?! In questa strada ci passa solo un tram e non riesco a capire a cosa possa servire perché lo vedo sempre vuoto…” - “Sto guardando quel muro che impedisce di vedere il mare” - rispose Peter Pan. “Avevo sentito dire che in questo posto c’erano dei pini stupendi ed ero venuto proprio per chiedergli se potevano ospitare dei miei amici passerotti che, per via di un brutto incendio, hanno perso la loro casa, invece vedo solo cemento!”-“La storia è lunga! - disse con voce flebile la colombella Elisa - Devi sapere che tanti anni fa, al posto di questo orrendo muro, c’erano dei meravigliosi pini…” (l’intero testo sulla sua pagina Facebook). Quella della scrittura, in particolar modo per bambini, è sempre stata una delle sue passioni: “Ho sempre scritto racconti e poesie -spiega-; eravamo cinque figli e non c’era sera che mia madre non ci raccontasse una di quelle avvincenti storie. Dieci anni fa, soprattutto per i miei nipotini, ho iniziato a scrivere una raccolta che vorrei a breve pubblicare.” La sua poliedrica espressività ha preso vita quando a 21 anni si diploma all’Apollini, uno dei più vecchi istituti d’Arte d’Italia, che le conferisce una base tecnico-artistica imprescindibile, impartendole formazioni in fatto di tessitura, oreficeria, affreschi, e in particolar modo decorazione pittorica; strumenti che ricopriranno un ruolo importante nella carriera di Maddalena Fano Medas. In realtà, il suo vero cognome è Schiavi… ma lei sostiene che per uno spirito ribelle come il suo non sarebbe risultato di certo adatto. Fano è la sua città natale e Medas il cognome del marito Giorgio, allora pilota militare che la passione in comune per il volo ha fatto incontrare, e poi sposare. Passione che da 54 anni con

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l’Aeroclub di Pesaro le regala le emozioni più belle e liberatorie (“il volo per me è pura libertà, e le cose viste dall’alto danno una meravigliosa sensazione di ordine ed armonia…”). Quando arriva a Riccione lavora con l’Ing. Antinori, con l’Ing. Speroni e collabora per alcuni anni con il designer riccionese Jimmy (Gilberto Colombo)… e apre la sua mitica bottega d’arte in via Rimini. Negli anni 60-70 i suoi affreschi fanno moda, decorando famosi locali da ballo, spiagge e alberghi. E poi le mostre, da quelle più ‘classiche’ che espongono grandi affreschi dalle linee ferme e razionali a quelle più ‘bizzarre’, dove anche dei jeans ne divenivano insoliti e dissacranti protagonisti. E poi “I miti”, una sequenza di ritratti di Star su tegole del tetto a significare la loro vicinanza al cielo, e alle stelle; e “Lifting”, un’esposizione di oggetti vecchi ed usati che l’arte di Maddalena ha sempre amato riproporre con nuove vesti e significati. E i variopinti francobolli disegnati per la Repubblica di San Marino, le sculture imponenti e un po’ pazze, le scarpe di tela bianche che diventano coloratissimi affreschi in perpetuo movimento; come sempre in movimento è stata ed è la sua vita e la sua arte… in terra e tra le nuvole.

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la pagina di edmo vandi

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Il calcio e la latrina pubblica di Viale Lazio Sono stato sempre un fanatico praticante di quasi tutte le discipline sportive. Ho avuto l’era calcistica, poi ciclistica, tennistica, sciistica ecc. (Adesso purtroppo “era” e basta). Da ragazzino tredicenne i miei genitori, per tenermi “...all’asciutto e lontano dai pericoli della strada” mi avevano collocato nella barbieria di Folco Galassi (un simpatico anarchico “ante litteram” nel senso che era contro tutto e tutti. Aveva ereditato dal padre un orologio da taschino sul quadrante del quale un fabbro in miniatura batteva il martello su di un incudine al ritmo dello scandire dei secondi. In occasione del 1° Maggio, Festa del Lavoro, si premurava di non caricare l’orologio due giorni prima in modo che il piccolo fabbro, il 1° Maggio rimanesse fermo. Diceva: “Enca lò l’ha da fè festa!”. Il “salone”, posto nell’attuale Corso F.lli Cervi, all’incrocio con il Viale Diaz, dove adesso c’è la filiale della Carim, fu poi venduto al misanese Mario Martini (me compreso). Il mestiere del barbiere non mi è stato fin dall’inizio mai congeniale. Infatti in seguito ho fatto tutt’altro (emigrante, impiegato, interprete della Polizia, presentatore-animatore nei Dancing e Balere, giornalista televisivo, ecc.). La mia prima passione fu il calcio. Correvo dietro istintivamente a tutto ciò che rotolava. (In seguito non fui un bravo giocatore ma la passione e l’impegno furono veramente tanti). Nei pomeriggi estivi il “salone” di Mario Martini era un concentrato di languida sonnolenza. Clienti zero, Mario che leggeva il “Carlino” sulla poltrona girevole e io che mi struggevo sentendo le grida e il vociare dei giocatori (provenienti da ogni parte di Riccione) che si affrontavano nell’assolato e sabbioso campo di Via Lazio. Ricorrevo quindi ad uno stratagemma già collaudato. Accusavo acuti dolori addominali e la necessità di correre al bagno pubblico che si trovava vicino alla “Pesa”, di fianco all’attuale sede della Biblioteca Comunale. A proposito di questa “Latrina Pubblica” devo dire che era sicuramente la più puzzolente della Regione, ma in un certo senso anche sito letterario per gli amanti delle liriche del più dissacrante poeta romagnolo: Olindo Guerrini. Infatti sui luridi muri un ignoto scriba aveva tracciato con vernice indelebile l’essenza del profondo “sentire” del poeta forlivese. Uno era: “Non si pretende che nel buco facciate centro, ma almeno, figli di cani fatela dentro”. Un secondo diceva: “Chi sul muro il dito si netta...” (il resto credetemi è veramente inpubblicabile!). Ma io non avevo tempo per soffermarmi a meditare sulle elucubrazioni filosofiche del caustico Lorenzo Stecchetti (pseudonimo del Guerrini) in quanto, ripiegato il grigio camiciotto (una volta al mese bianco) lo infilavo in uno scaffale dell’adiacente “Tito e

Fabre” e mi lanciavo nella mischia calcistica dove gli avversari erano tutti più grandi di me. (Drughèla, Caghìn, Livre, Brusòr, Cigabès, Brilliperi, Cele, Sbrèmble...). Il tempo era tiranno, un’ora passava in un minuto. Ancora ansante e stravolto, rimettevo il camiciotto e grondante di sudore rientravo nell’ombra grigia del “salone Martini”. Il buon Mario evidentemente non aveva mai creduto alle mie patologiche necessità pomeridiane, per cui mi scrutava un attimo e poi diceva: “La è stè ben dura e fadigòsa stà caghèda!”.

I rasunamènt per capì la vita Una volta i pulètich i feva la storia. Adès uj basta fè cassa. E divorzie e vo dì nu avè piò nisoun ch’ut taca i butoun. Propie cumè prima. Guai a fè l’amor prima de matrimonie. T’rèschie d’arvì terd ma la cerimonia. Nu racounta maj m’una dona i guaj ch’l’ì t’ha cumbinè cagli’elte. Un è e chès che ti daga dagl’idee. E guidadòr l’è la perta piò pericolosa d’l’automobile. Uj’è i sè tenta voja d’amor te mend che cert mej al vò perfina ben mi sù marìd.

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Sfogliando “La Perla Verde” di Albo Casedei

Urbinati Elisabetta: “La Lisona” Vedendola, oggi, arrancare nella sua pesante struttura, questa venerabile donna di 82 anni, lucida di mente e ancora capace di esercitare, se non altro per la saggezza dei consigli, la nobile professione, mi ha fatto una tale tenerezza da sentirmi tutto preso da un senso di profondo rispetto e devozione anche se, al cospetto di quello spirito gigante, il debole, il vecchio, l’ammalato grave sono io. La “LISONA”, alias Urbinati Maria Elisabetta, detta Lisa, figlia della Garavlesa. Conosciuta, amata, rispettata e soprattutto ascoltata da cinque generazioni di riccionesi, ha iniziato la professione nel 1911, senza averla ancora definitivmente cessata! La durata del suo lavoro ha superato il tempo medio di una vita umana: 67 anni! Ha incominciato a 15 anni per sincera vocazione, acquisendo una pratica professionale (che, in taluni casi può considerarsi superiore - senza offesa per nessuno - a quella degli stessi medici), riversando tutta la sua nobiltà di animo, di cuore e di pensiero sui sofferenti nel tentativo di alleviare i dolori fisici e, cosa ancora più importante, anche quelli morali. Da ricordare sempre e citarlo come esempio ai giovani colleghi, il suo spirito di sacrificio, senza il quale la professione diventa arida come un bracciantato e priva di ogni senso, mentre, al contrario, per lei era qualcosa di vivo, era la vita stessa: la sua vita. Durante la prima guerra mondiale ha curato instancabilmente, giorno e notte, i profughi veneti inviati a Riccione, assistendoli prima nell’ambulatorio appositamente allestito là dove ora c’è il Grand Hotel, poi nelle case dov’erano sfollati. Molti di loro, vittime della guerra, invocavano la cara -Lisetta- per poter spirare fra le sue braccia forti e generose. E la giovane -Lisetta- sempre col sorriso sulle labbra e le lagrime nel cuore, portava loro una parola di speranza, un gesto di conforto, un segno di quella

fede che a volte rende accettabile anche l’ultimo respiro. Ha lavorato con molti medici, ma più di tutto con il Dottor Riccioni, che era titolare della prima condotta. Quando qualcuno andava a chiamarlo di notte, lui, il dottore, diceva: - Andate dalla Lisa. Lei vi dirà se la visita è urgente o se può essere rimandata al mattino -. E la Lisa sapeva, e la Lisa diceva, e l’ammalato attendeva sereno. Quando il Dr. Riccioni si trovò ad aspettare la fine, fu lei ad assisterlo. a confortarlo con quei modi che ispiravano rassegnazione e pace, a vegliarlo giorno e notte, a mettergli l’ultimo vestito, a comporne la salma. Ha lavorato anche con il Dottor Graziosi, titolare della seconda condotta e col Dottor Moro, Direttore dell’Ospedale Ceccarini. E’ andata a trovare, chiamata o no, la maggior parte degli ammalati di Riccione, per oltre mezzo secolo, fra i quali anche mia madre, recando a tutti, ripeto, quel senso di sollievo che la sola presenza di una donna come lei e l’espressione di bontà che illuminava il suo viso, irradiavano l’anima di ogni sofferente. Spesso i suoi incoraggiamenti e le sue

Articolo pubblicato nel dicembre del 1973

particolari «diagnosi» erano fatti di pietose bugie. Molti ammalati lo sapevano; ma lei riusciva a dirle così bene da sembrare verità, tante erano pervase di umanitario calore. Ha chiuso gli occhi e incrociate le mani a tanta gente, quanti sono i morti che riposano nel vecchio cimitero e forse più. Non ha preso marito per non defraudare del tempo e degli affetti -i suoi ammalati-, ed anche perchè volle essere la mamma delle sorelle, del fratello, dei cognati, ma soprattutto dei nipoti che l’amano e coi quali ora vive. Ancora adesso. nonostante l’età e le precarie condizioni di salute, va a trovare molti ammalati e ne accompagna altri nelle diverse cliniche bolognesi e d’altre città, rìevocando spesso i tempi delle lontane polmoniti, delle mlgnatte, del senapismi e del cotone «termogene-, terrore dei bambini delicati di bronchi... E’ tale l’abitudine e il desiderio di rendersi utile, che al ritorno la sua prima domanda è: -E’ venuto nessuno a cercarmi? Perchè la nostra Elisa, passata anche lei dalla realtà del suo personaggio, al mito, è felice solo se, e quando, può fare del bene... Negli anni 1919-1920, il grande Murri, che veniva In villeggiatura a Riccione, le affidò l’assistenza del figlio Tullio (gravemente malato per le sofferenze subite nel carcere). Durante la seconda guerra mondiale, in tempo di tesseramento annonario, essendole facile rimediare del pesce fresco, ne faceva generoso dono al vecchi del ricovero e ai feriti dell’ospedale. Lo confidò un suo collega, ricoverato per la rottura del femore. La nostra cara Elisa, la Lisa di Riccione e dei riccionesi, forse sogna ln cuor suo di poter consolare sino alla fine e sentirsi baciata e composta da uno dei suoi stessi assistiti. La cosa non ci sorprende, perchè noi, allo scopo di conoscerlo meglio, siamo abituati a frugare e ad indagare, spesso, nel fondo dell’animo della nostra gente.

Scopriamo la più antica testimonianza storica di Riccione: Il ponte Romano

Pista ciclabile lato sud di C.so G. Cesare. Il cartello indica la strada per il Ponte...

L’ingresso... conduce alla scalinata con dei gradini in legno.

La scalinata... oltre non ci si può proprio avventurare. (Immagini 10 Luglio 2015)


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Marco “White” Bianchi: un riccionese in America Alzi la mano chi non hai mai sognato di schiacciare a canestro come un personaggio di un videogioco della PlayStation o Xbox? È stata proprio questa domanda e il sogno di “fare giocate che solo i giocatori in pixel potevano permettersi” a spingere Mason Gordon nei primi anni del 2000 a gettare le fondamenta di quello che di lì a poco sarebbe diventato lo SlamBall. Partendo da un campo assemblato a mano dentro un magazzino, lo SlamBall negli anni è andato evolvendosi diventando un gioco estremamente rapido e dal grande tasso di spettacolarità. In pochi anni ha conquistato l’attenzione dei media statunitensi per poi raggiungere anche l’Europa e l’Italia, dove è stato trasmesso cinque anni fa su Italia 1 e GTX con la telecronaca di Ciccio Valenti e Dan Peterson. Ed è proprio così, guardandolo in TV, che Marco White Bianchi ha conosciuto questo gioco. Poi, quando il tour è sbarcato a Riccione per una tappa promozionale, ha colto al volo l’occasione ed è sceso in campo… anzi… è saltato sui tappeti elastici e ha fatto quello che più lo diverte al mondo: schiacciare a canestro”. Così, Marco diventerà il primo europeo a giocare da professionista nello SlamBall: il riccionese prenderà infatti parte al tour promozionale in Cina dei Los Angeles Maulers. A fargli da mentore e a guidarlo in questa nuova avventura, sarà “il Micheal Jordan dello SlamBall”: Stan Fletcher. “È stato lo stesso Fletcher a chiedermi amicizia su Facebook” ed è così che ho siglato il contratto che mi porterà in tour con i Los Angeles Maulers, una delle squadre più forti della lega: se Fletcher è come Jordan, bé, i Maulers sono un po’ come i Miami Heat del 2012 e del 2013: i mi-

gliori. Quello di andare in giocare per una squadra americana era da sempre un mio sogno e grazie allo SlamBall e ai Maulers lo realizzerò non appena inizierò il tour in Cina. Poi ce ne sono altri due: vincere una gara delle schiacciate e vincere il campionato, e ce la metterò tutta per poterli incoronare. Il dunk dello SlamBall

non è quello del basket: grazie ai tappeti elastici, infatti, è possibile saltare di più e quindi avere il tempo di mettere insieme varie figure, vari trick che rendono la tua schiacciata unica e personale. Fletcher in questo è stato un grandissimo innovatore, ed io stesso ho perfezionato la “schiacciata White”: se voglio vincere la gara delle schiacciate la devo rendere anche più spettacolare. E se per volare un po’ come Superman ci pensano i tappeti elastici, a rendere i giocatori dello SlamBall una sorta di Spiderman o di Daredevil sono i loro soprannomi. Nel caso di Marco si tratta di “White”: “un nomignolo che mi hanno affibbiato i miei compagni di squadra americani a Rimini, e che mi è rimasto. Da quel momento tutti mi hanno sempre chiamato così, tanto che ad un torneo mi segnarono come “White” senza specificare il mio vero nome e cognome: ormai mi conoscevano con quel soprannome e per questo me lo poterò anche nello SlamBall”.

Judo Kiai: si riparte con i campioni! A fine settembre il Judo Kiai Riccione-Cattolica riprende la sua attività formativa rivolta a giovani atleti che hanno aspirazioni sportive e a donne e uomini che vogliono avvicinarsi a questa disciplina per difesa personale e per completare la propria attività fisica. La stagione appena conclusa ha visto trionfare, intanto, la squadra atletica con ottimi risultati, tra i premiati Simone e Matteo Pari, Vittoria Salvatori, Nicolò Ceroni e Andrea Marzucco, laureatisi campioni nazionali UISP svolti in maggio a Jesi (An). In questa occasione, nonostante le oltre settanta società in lizza, il Judo Kiai ha raggiunto il secondo posto. Tra i classificati Alessia Sisca, Luca Pari, Pietro Sidoli, Sergio Dradi, Marta Palmeri, Elisa Mengozzi, Mattia Iuffrida, tutti al secondo posto, Elena Veschi, Alberto Bianchini, Alessio Mosca, Alessio Urro, Chiara Caroni, Ludovico Palmieri (terzi classificati). Prima di questo lodevole risultato, a Ravarino (Mo) nel Campionato Regionale, il Judo Kiai di Riccione per l’undicesima volta si è piazzato al primo posto a squadre, grazie ad una compattezza inossidabile dei suoi atleti. Altri ottimi risultati sono stati raggiunti a Castelbolognese (BO) dove si è disputato il 28° Trofeo Romagna di Judo. Un’attenzione particolare per i piccolissimi: nella “Manifestazione delle quattro città”, che ha visto l’impegno congiunto del Centro Kiai e delle so-

cietà di Forlì, Ravenna e Gambettola, si è lavorato per promuovere una forma di Judo sportivo rivolto ai piccoli atleti tra i 6 e i 12 anni, con l’intenzione di avvicinarli gradualmente all’agonismo con la formula del “judo protetto”. I Maestri Sauro Tontini, Maurizio Benelli e Natale Giulianelli, con le istruttrici Antonella e Isabelle aspettano i loro atleti e chiunque intenda avvicinarsi al Judo come vera e propria arte marziale al Kiai in via Bergamo 10 a Riccione.



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Si riparte Apparentemente di difficile pronuncia e confuso significato il Taekwondo, l’arte marziale coreana, si sta sempre più praticando e diffondendo in tutto il mondo. Ma chiariamo meglio il suo valore. Letteralmente tradotto come “l’arte di calciare e colpire di pugno” il Taekwondo (Tkd) è molto di piú. Il praticante di questa disciplina non solo rafforza il corpo stimolato da un larghissimo uso di gambe e braccia ma aiuta ad aprire la mente a concetti di autocontrollo e nello stesso tempo stima e forza in se stessi e rilassamento interiore. Possiamo definirne la pratica in due canali distinti: il tkd tradizionale e il tkd moderno prettamente agonistico (nel combattimento e nella tecnica) ma nessuno dei due esclude l’altro, fino a raggiungere quindi un taekwondo in tutta la sua integrità. É proprio lo spirito con il quale il maestro Betti Roberto dell’associazione Taekwondo Riccione guida i suoi atleti. Ogni allievo segue il percorso più adatto a lui e alle sue esigenze nelle diverse sfaccettature che questa disciplina offre (dal combattimento, alle difese personali, alle tecniche spettacolari ecc.) Ebbene sì, è il caso di dirlo, una disciplina adatta a tutti, dall’adulto che si cimenta in una nuova strada, al bambino che impara educazione e disciplina in un ambiente adatto alla socializzazione e il rispetto altrui, acquisendo agilità intellettive grazie alle combinazioni dei vari esercizi e formando un suo equilibrio caratteriale che è il vero principio dell’arte marziale. Ora, da settembre, non ti resta che scoprirlo di persona in qualsiasi nostra PALESTRA, ORARIO e MOMENTO! Perché i nostri corsi non hanno mai un vero inizio... o meglio, l’inizio è la cintura bianca che puoi indossare quando vuoi! Perché non provarla!?

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poesia dialettale

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XXIII° Concorso “Giustiniano Villa” Si è svolto a San Clemente nel Giugno scorso, con l’organizzazione del Cumitèd “Com una volta”, il XXIII° Concorso dialettale per poesie e zirudèle intitolato a Giustiniano Villa, il poeta ciabattino che nei mercati del riminese, a cavallo tra fine ‘800 e primi ‘900, declamava le sue rime. In esse narrava la civiltà contadina, i problemi delle tasse, del lavoro, del commercio, del matrimonio e dei contrasti tra padroni, fittavoli e mezzadri. Sull’onda di questa fama la partecipazione dei poeti romagnolo-emiliani lievita ad ogni edizione. Questa 23ª annata ha visto gareggiare

gli autori di 43 poesie (più quattro classi elementari) e 29 zirudèle. Cinque i dialettologi riccionesi che hanno proposto le loro opere: Rino Cevoli (La pulética) e Giuseppe Lo Magro (E piligrinag) per la sezione “Zirudèle”; mentre tre si sono cimentati anche nella poesia. Così abbiamo Mario Tonini con “E furminènt ad San Marèn” e “La blència de Signor”; Ferdinando Montebelli con “L’ort” e “I pensiunèd”, Giannino Betti con “La fèma la è bròta” e “L’ospit”. Non sono arrivati premi od encomi ma l’essere pubblicati nel tradizionale libretto è già motivo di soddisfazione.

Conosciamo il dialetto Conosciamo il dialetto Conosciamo il dialetto Conosciamo il dialetto S-ciadur= spianatoio, assottigliatoio, matterello bastone tondo per fare tagliatelle e lasagne. “Ciapa es-ciadur” è il consiglio alla moglie che ha scoperto una tresca amorosa del marito o alla madre che ha un figlio sfaccendato e scansafatiche.

L’ha ingulè e s-ciadur= Ha ingoiato il mattarello. Chi cammina impettito, rigido, fin troppo eretto. Sdacia= setaccio Ui da dan e rumor dla sdacia= Di donna che non ama cucinare

Matra= Madia, mobile in legno per impastare il pane e conservare piada, farina, lievito. Dal latino “mater”= madre, matrice – dal greco “metra”= utero.

Fè cantè la sdacia= Avere farina per il pane Tulir o tavlir= tagliere, spianatoio. Una volta era il coperchio rovesciato della matra. Quando impastato il pane rimanevano piccoli rimasugli di pasta venivano raschiati e frammisti ad un goccio d’acqua permettevano di ricavare un piccolo bamboccino: il pane per i bimbi di casa.

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LA zirudèla

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di Giuseppe Lo Magro

E piligrinag Dò burdlac ch’is era cnusù ti suldè is artrova per chès un dé a pasigè se lungomare pin ad sol e ad fiur dèp l’inverne ch’l’era stè bèn scur.

Il pellegrinaggio Due ragazzi che si erano conosciuti nei militari si ritrovano per caso un giorno a passeggiare sul lungomare pieno di sole e di fiori dopo l’inverno che era stato ben triste.

Snè che Gig l’è dasdé t’una caruzèina. Da par lò e punza al rode ch’la matèina. E Pino l’arvènza instichid e un zchèr vidend e su amigh imprisunèd te fèr.

Solo che Luigi è seduto in una carrozzina. Da solo spinge le ruote quella mattina. E Pino rimane impietrito e non parla vedendo l’amico imprigionato nel ferro.

“Cus t’è cumbinè, un incidènt stradèl? A oc e cròsa te d’avé fat un bèl macèl!” “Sigur, la machina l’è ‘rdòta un scartoz e me ho fat la figura d’un pori bamboz.

“Cosa hai fatto, un incidente stradale? A occhio e croce hai fatto un macello!” “Sicuro, la macchina è ridotta un cartoccio e io ho fatto la figura di un povero idiota.

A sera a biroun s’un s-cènt ad burdèla a fèva tènte patachède per inamurèla. E bagn a mezanota tla palèda de port . Frighè i pumidor travèrs la reda dl’ort.

Ero a zonzo con uno schianto di ragazza facevo tante stupidate per innamorarla. Bagno a mezzanotte sul molo del porto. Rubare i pomidoro dalla rete dell’orto.

Te “Salot” giughì a boce sa gl’angurie. Guardes tla facia un’ora e arvanzè serie. Andè a spas sa quatre plite a guinzaj. Rigalej una culèna fata s’una resta d’aj. Cla nota a vleva fè cent prél tla rutènda ma dèp una disèina ho pers la biriènda la machina per cont sù a fè i rughloun la s’è ferma che prèria ui era i cupartoun.

Nel “Salotto” giocare a bocce con le angurie. Guardarsi in faccia per un’ora e stare seri. Andare a spasso con quattro tacchine a guinzaglio. Donarle una collana fatta con una fila di aglio. Quella notte volevo fare cento giri nella rotonda dopo una decina ho perso l’orientamento la macchina per conto suo a fare capottamenti si è fermata che all’aria c’erano le gomme.

Te Pront Sucors ui era un gran ingorgh ma noun, bus de cul, s’nè quatre scòrgh isé te ciarvèl l’ha scatè un pensier mat “A fac e birb, an vòj ès un pori criat.

Al Pronto Soccorso c’era un grande ingorgo ma noi, fortunati, solo quattro scorticature così in testa mi è scattato un pensiero pazzo “Faccio il furbo, non voglio essere un poveraccio.

Ho cmènz a scantunè ad dè e ad nota e zavariand al gambe lin tniva bota. Al fèva isè bèn ca s’era dvènt tot pést i dutor in capiva, i spireva in gesucrést.

Ho iniziato a dare i numeri di giorno e di notte e nello scompenso le gambe non mi reggevano. Fingevo così bene che ero diventato tutto pesto i dottori non capivano, speravano in gesucristo.

Im ha impinì ad medicine- ca bòt viae ho d’andè a spas contra la pucondria. L’asicurazioun la ha sgancè un milioun e l’è snè un antécip per tòt ste buliroun”.

Mi hanno riempito di medicine- che getto viae devo andare a spasso contro la malinconia. L’assicurazione ha sganciato un milione ed è solo un anticipo per tutto questo trambusto”:

“Mo isé ut téca pasè la vita da endicapèd s’is n’incorg tvè in galera da moramazèd”. “Pori pataca, un è quest e mes ad mag? Dmènga a vagh a Lourdes, in piligrinag!”

“Ma così devi passare la vita da handicappato se se ne accorgono vai in galera da delinquente”: “Povero sciocco, non è questo il mese di Maggio? Domenica vado a Lourdes, in pellegrinaggio!”

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