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Analisi

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Un’esperienza corale all’Istituto Penale Minorile di Bologna.

Intervista a Angela Troilo e Susanna Migli

DI SILVIA VACCHI

Da alcuni anni presso il carcere minorile di Bologna è attivo un laboratorio di canto corale ad adesione volontaria. Un’esperienza potenzialmente interessante per tutti coloro che credono nel valore umano e formativo della coralità e che merita di essere conosciuta. Ho voluto approfondire con le dirette interessate: la maestra Angela Troilo e Susanna Migli (presidente dell’Associazione MedianTE promotrice del progetto).

Quali sono le finalità dell’Associazione Mediante?

(Susanna Migli) Più che finalità, direi vocazione! Il nome MEdianTE (con il Me & Te sottolineate e il motto “connessioni per fare cultura”) ha già insito lo scopo. E’ una preposizione che sottintende un aiuto, una leva per trovare ed attuare soluzioni. Inoltre in armonia la parola “mediante” significa quel suono che determina il “modo”. Si tratta di uno scopo decisamente molto ardito, pensato intorno a un tavolo da soci entusiasti seppur non più giovani e, proprio per questo, con una valida esperienza e professionalità nel settore musicale nelle diverse sue declinazioni. L’associazione nasce nel 2014 con undici soci. Il mio ruolo, al suo interno, è sempre stato anche quello di responsabile della comunicazione. Centrale la presenza di Diego Ravetti, fin da subito addetto all’ufficio stampa. L’amore per il coro, per quanto mi riguarda, nasce dalla prima infanzia e poi diventa impegno professionale in età adulta. Ma ciò che conta è l’aver capito quanto il cantare in coro crei connessioni e trasformi un gruppo di sconosciuti in comunità. Fin dall’inizio abbiamo deciso di lavorare nelle scuole proprio perché consapevoli di quanto il canto corale sia importante per la socialità e convinti della sua funzione di “ponte” tra le culture. Fondamentale è stato l’incontro con Elena Manaresi, professoressa di italiano del CPIA metropolitano di Bologna (Centro provinciale per l’istruzione degli adulti). È stato grazie a lei e alla sua sensibilità che si è pensato di introdurre il canto corale nel programma di studio di questa istituzione che ha il non facile compito di far conseguire agli stranieri la licenza media. Il primo anno, nel 2015, si costituirono due classi (complessivamente circa una cinquantina di persone) composte da persone di varie età (dai quindici ai cinquanta anni) che venivano da ogni parte del mondo. L’attività è proseguita fino alle soglie della pandemia e, purtroppo, non è ancora ripartita.

Come nasce l’idea di un progetto corale presso il carcere minorile di Bologna?

(Susanna Migli) È proprio il CPIA che a Bologna gestisce il conseguimento della licenza media all’interno del carcere minorile e, grazie a questa istituzione, siamo riusciti a proporre il laboratorio corale anche al “Pratello” (nome gergale del carcere minorile di Bologna). Si tratta di un progetto che avevo in mente da sempre e nel quale ho cercato di inserire anche pillole di competenze trasversali di cui questi ragazzi hanno un gran bisogno. In primo luogo per aiutarli nel controllo della rabbia.

(Susanna Migli) Credo di si. La differenza tra la nostra attività e la maggior parte dei laboratori già attivi all’interno del Pratello è il suo essere collettiva. Questo è sicuramente un punto di forza ma anche un enorme problema: l’avvicendarsi dei ragazzi all’interno della struttura è tale da rendere difficoltosa la costituzione di un gruppo stabile.

Come è stato scelto il repertorio da proporre?

(Angela Troilo) A dir la verità questo è stato il problema che più mi ha creato apprensione fin da subito. Essendo succeduta al collega Mirco Mungari, che se ne era occupato l’anno precedente, speravo di avere da lui e da Susanna Migli qualche consiglio. Dalla vaghezza delle loro risposte ho capito che sarebbe stato davvero difficile fare dei programmi. Avevo preparato qualche proposta ma il contatto diretto con i ragazzi mi ha indotto ad accantonarle. Anche solo suscitare in loro qualche reazione è stato complesso, non hanno idea di cosa sia il canto corale e, soprattutto, sono assai diffidenti. Ho “sondato il terreno” in vari modi, per esempio cantando “Il pescatore” di Fabrizio De Andrè accompagnandomi con lo ukelele. Inaspettatamente sono riuscita a coinvolgerli ripetendo insieme il ritornello con il La la la.

Conoscevano la canzone?

(Angela Troilo) La maggior parte no ma il fatto che il ritornello fosse privo di testo ha facilitato le cose poiché molti di loro hanno grossi problemi con la lingua italiana. E’ stato comunque un punto di partenza molto utile. Le strofe della canzone le abbiamo fatte recitare ai ragazzi anche perché, nel frattempo, abbiamo capito che alcuni di loro scrivono dei testi e li rappano. Altri sono stati coinvolti con la body percussion. Intorno a questo brano siamo poi riuscite ad aggregare tutti i quindici partecipanti in varie modalità: per esempio alcuni hanno tradotto il testo nella loro lingua arricchendo così il brano di ulteriori sezioni. Preciso che il significato del testo è stato sempre spiegato e studiato ed è diventato uno strumento di approfondimento della lingua italiana. Impostato questo primo canto sono emerse proposte dei ragazzi stessi, come Ya lili del rapper tunisino Balti in cui un gruppo eseguiva all’unisono il semplicissimo ritornello ed altri recitavano le strofe. Ed altri ancora hanno aggiunto testi scritti da loro. Magari senza relazione con il resto del brano ma assai sentiti. E’ stata una sorpresa leggere questo materiale in qualche caso molto interessante che è poi servito per “comporre” dei brani quasi strutturati a quadri: basi ritmiche eseguite con la body percussion alternate a testi recitati dai ragazzi e intercalati da ritornelli cantati all’unisono da tutto il gruppo. Si è trattato di un lavoro di arrangiamento collettivo che ha avuto il vantaggio di riuscire a coinvolgere attivamente anche i ragazzi con difficoltà di intonazione. All’accompagnamento con lo ukelele si è poi aggiunta qualche percussione necessaria a tenere

Susanna Migli

Presidente dell’Associazione MedianTE. Laureata in Musicologia al DAMS di Bologna con master in Paleografia e Semiologia Gregoriana (Cremona) e sotto la guida dei maestri Gigliola Frazzoni e Tito Turtura si diplomata in Canto esibendosi come soprano lirico. Tecnico dell’Editoria, ha un lungo trascorso d’imprenditrice in ambito musicale, occupandosi di progetti culturali dall’ideazione creativa, fino alla definizione dei piani di comunicazione e marketing. Ha collaborato con le più importanti istituzioni musicali in Italia. Redattore e critico musicale per Einaudi, Radio Televisione Svizzera Italiana, Amadeus. Corrispondente estero per andante. com e Classic Today. Frequenta la facoltà di Psicologia con particolare interesse alle nuove frontiere della ricerca scientifica sui rapporti tra musica e “benessere”.

insieme un gruppo che è cambiato continuamente nel corso dei mesi e con il quale, per ovvi motivi, è difficilissimo far programmi.

Quindi, se ho capito bene, non avete proposto brani nuovi ma avete lavorato su cellule melodiche che i ragazzi conoscevano già?

(Angela Troilo) Si e no. Per esempio abbiamo raccolto il suggerimento, dato tra il serio e il faceto, del direttore della struttura a cui piaceva una canzone di Marco Mengoni, Essere umani. Oltre ad avere un testo interessante ha il vantaggio di essere abbinato ad un ritornello con una melodia piuttosto ripetitiva che i ragazzi sono riusciti a cantare facilmente, sempre con l’accompagnamento dello ukelele. In un altro caso è stato uno degli ospiti che ha fatto una proposta: La guerra di Piero di De Andrè! Purtroppo è stato trasferito in un carcere psichiatrico. Questo è solo un esempio dei problemi che si devono fronteggiare in una struttura di questo tipo in cui la maggiore difficoltà è ottenere la fiducia dei ragazzi, normalmente molto diffidenti. Non dimentichiamo che si tratta di adolescenti in condizione di limitazione della libertà e con vissuti difficilissimi alle spalle. Non a caso la prima regola di comportamento imposta dalla direzione a tutti gli operatori è proprio quella di rimuovere, di evitare di parlare di tutto ciò che è avvenuto fuori dalle mura della struttura. La diffidenza è, in ogni caso, dura da vincere.

Da tutto ciò si capisce che le scelte di repertorio non sono mai state fatte a priori ma sono avvenute in itinere. L’idea che la maestra del coro sia lì, all’interno del carcere, per insegnare qualcosa è accettata o è contestata?

(Angela Troilo) No, non è contestata.

(Susanna Migli) il grande ostacolo è far passare l’idea di qualcosa che non si fa individualmente ma insieme. Il concetto stesso di coro non era loro chiaro. Non solo per mancanza di esperienza ma anche perchè il loro modello è quello, fondamentalmente individualista, del rapper o del concorrente a X Factor.

In che modo è stato accolta questa attività?

(Susanna Migli) Complessivamente bene pur con tutte gli atteggiamenti difensivi che possiamo immaginare. Addirittura i coristi hanno voluto scegliere un nome per il coro e hanno proposto “Corello” (crasi tra coro e Pratello).

Il laboratorio era ad adesione volontaria?

(Angela Troilo) Si, era volontario ma comunque alcuni ragazzi venivano incoraggiati dalle educatrici a partecipare. Conoscendoli meglio, avevano le idee più chiare su cosa proporre. Ai primi incontri abbiamo avuto un gruppo più numeroso che si è poi ridimensionato in modo, per così dire, fisiologico. In alcuni casi, invece, abbiamo dovuto escludere qualche elemento perché rendeva impossibile l’attività a causa di un atteggiamento provocatorio e oppositivo.

Tu Angela hai una vasta esperienza di cori scolastici e giovanili. E’ possibile confrontare questo tipo di laboratori con quello tenuto al carcere minorile?

(Angela Troilo) La prima differenza è l’età dei partecipanti. La maggior parte dei laboratori corali che si svolgono nelle scuole sono diretti alla primaria e, più raramente, alla secondaria di primo grado. Per la fascia degli adolescenti non c’è quasi nulla. Invece questo è proprio il segmento di età su cui MEdianTE lavora di più.

(Susanna Migli) C’è un grande vuoto educativo che, probabilmente, è stato lasciato dall’indebolimento di realtà un tempo fortissime e radicate sul territorio come ARCI e Azione Cattolica. Sono le scuole stesse a non credere nei laboratori corali né per la secondaria inferiore né per la secondaria superiore. Invece io sono convinta che ci sia un gran bisogno di lavorare proprio con gli adolescenti e puntare sul coro. Il laboratorio concluso a giugno presso l’Istituto Sirani di Bologna ce lo ha dimostrato: un gruppo di ventidue ragazze con cui abbiamo svolto un’attività in orario curricolare seguita da un partecipatissimo spettacolo finale. Questo gruppo ci ha dato grandi soddisfazioni non solo per la parte strettamente corale. Quando, a fine laboratorio, abbiamo chiesto alle ragazze che cosa le aveva colpite maggiormente una di loro ha risposto: <<L’ascolto minimo!>>. Chiamo in questo modo l’attività che consiste nello stare in silenzio ed annotare tutti i suoni e rumori che il nostro orecchio riesce a cogliere, anche i più deboli: per loro è stata una vera scoperta.

(Angela Troilo) Sicuramente la difficoltà maggiore del lavoro con gli adolescenti è guadagnarsi la loro fiducia,

vincere la diffidenza che tanti di loro ostentano verso ciò che è proposto dagli adulti. Una volta superato questo scoglio il senso di ciò che si fa emerge con chiarezza ed è tutto più facile. Perché uno dei messaggi più importanti è proprio quello della scoperta della propria voce, un dono che tutti abbiamo ma che i ragazzi ignorano: è bello far loro capire che hanno una ricchezza dentro di se, che non hanno sempre bisogno di cercare altrove.

Qual’è stato il momento più difficile?

Angela Troilo

Laureata in “canto rinascimentale e barocco” con Gloria Banditelli al conservatorio G. Frescobaldi di Ferrara, diplomata in Flauto Dolce con Daniele Salvatore presso il conservatorio G.B. Martini di Bologna, laureata in Ingegneria Chimica presso l’Università degli Studi di Bologna. Ha partecipato a stages didattici di pedagogia musicale con Erszébet Hegyi e Maurizio Arena (Firenze 2006) e a seminari di direzione di coro tenuti da Pier Paolo Scattolin in Italia e all’estero (Cracovia 2006, Santiago de Compostela 2007). Ha inciso per diverse etichette (Tactus, Amadeus, Ipecac Recordings, Jazzhaus Redords, Urania Records) come corista, cantante solista, flautista e direttrice di coro. (Angela Troilo) A parte l’iniziale preoccupazione (poi superata) di riuscire a trovare la giusta chiave per iniziare il laboratorio direi che il momento più difficile ha coinciso con l’arrivo di tre ragazzi nuovi piuttosto problematici. In quel frangente ho avuto paura che il gruppo si disamorasse. In realtà sono stati loro stessi a cominciare a lamentarsi e questo ci ha aiutato ad allontanare i disturbatori.

(Susanna Migli) Per quanto mi riguarda la parte più difficile è stata quella dei rapporti con l’istituzione carceraria. Non è stato facile far loro capire il valore del progetto ma ho fatto del mio meglio. Chi non ha esperienze dirette in questo campo o non ha mai praticato attivamente il canto fa fatica a capire quanto benessere esso possa portare perciò ho creduto opportuno puntare su questo aspetto: i ragazzi del minorile sono continuamente seguiti da educatori professionali ma gli episodi di rabbia incontrollata e di autolesionismo sono frequenti. Gli educatori, va detto, hanno subito capito le nostre motivazioni e ci hanno sostenuto.

Credete sia un esperienza da ripetere?

(Susanna Migli) Si, certamente. Anzi dovrebbe diventare un’attività “curricolare” per così dire. Ma è difficile uscire dall’ottica dei laboratori a progetto come, del resto, accade anche nella scuola. E’ un grosso limite. Riproporremo, comunque, anche per il prossimo anno le sessanta ore di laboratorio finanziandole con la partecipazione a vari bandi. Speriamo di poter lavorare in una situazione il più possibile stabile anche come spazi. Per quanto la situazione di limitazione della libertà lo consentirà siamo però intenzionate ad organizzare una sorta di restituzione all’interno della struttura integrando il pubblico con la presenza di altri esperti esterni che svolgono laboratori pratici (cucina, fotografia).

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