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Più della UE, sarà il mercato a decidere il cambiamento I

l voto del Parlamento europeo che, lo scorso 3 marzo, avrebbe dovuto sancire lo stop alla vendita di motori endotermici entro il 2035, è stato rimandato a data da destinarsi. Al momento hanno quindi prevalso le posizioni contrarie di Italia, Polonia e soprattutto Germania, un Paese dal peso specifico importante, soprattutto se parliamo di industria automotive, che ha chiesto all’UE un piano tecnologicamente neutrale che quindi comprenda, oltre all’elettrico, anche altri sistemi funzionali agli obiettivi delle zero emissioni.

Ma a questo punto c’è da chiedersi se in effetti il voto dell’Ue sia realmente necessario a delineare una rotta che ormai è segnata da coordinate ben precise.

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Mentre su idrogeno e biocarburanti gravano diversi punti di domanda, l’e-mobility è un settore con concrete e incontenstabili prospettive di crescita. Da osservatori interessati ne abbiamo quotidiana testimonianza.

La tedesca Volkswagen ha annunciato investimenti per 180 miliardi di euro nei prossimi 5 anni sui Bev. Mitsubishi si è unita a tanti altri produttori che, dal 2035, avranno a listino solo auto elettriche.

E mentre la stessa industria manda segnali chiari, stanno mostrando la corda anche i “falsi miti” che mettono in dubbio la reale sostenibilità dell’elettrico. Lo smaltimento delle batterie non inquina, per il semplice motivo che non solo la quasi totalità del pacchetto può essere riciclato e riutilizzato, ma oltretutto è un recupero integrale che, secondo un recente studio pubblicato da Motus-E, entro il 2050 arriverà a valere oltre 6 miliardi di euro a livello europeo e fino a 600 milioni in Italia senza tener conto dell’indotto, generando quindi, in una perfetta logica di economia circolare, anche nuova occupazione: la tanto temuta perdita di migliaia di posti di lavoro che accompagnerebbe la transizione elettrica, lo ricordiamo, è uno dei cavalli di battaglia preferiti dalla lobby anti e-mobility.

E venendo alle infrastrutture di ricarica, la cui diffusione nel nostro Paese è ritenuta tra i principali ostacoli alla crescita dell’e-mobility, va ricordato che, al mo-

Risulta molto difficile immaginare un futuro in cui i veicoli elettrici non saranno protagonisti, non solo della transizione energetica ma anche e soprattutto del nostro quotidiano mento in cui scriviamo, ci sono ancora due importanti opportunità da mettere in campo.

La prima legata alle risorse del PNRR con oltre 740 milioni di euro dedicati alla realizzazione di 7.500 stazioni ultrafast su strade urbane ed extra urbane, oltre a 13.755 stazioni nei centri urbani. La seconda è riferita al Bonus colonnine – di cui ancora attendiamo di conoscere le modalità attuative –, che sarà valido fino al 2024, consentendo ai privati di risparmiare l’80% della spesa, con un tetto massimo di 1.500 euro sull’acquisto di una wall box e di 8mila euro per i condomini. Alla luce di tutto ciò risulta molto difficile immaginare un futuro in cui i veicoli elettrici non saranno protagonisti, non solo della transizione energetica ma anche e soprattutto del nostro quotidiano.

Il passaggio all’elettrico accadrà dunque, e non saranno le normative (pur nella loro oggettiva utilità) a dare il contributo principale, ma semplicemente fattori concreti come la convenienza economica, la sostenibilità, il grande appeal tecnologico. In poche parole, il mercato.

Davide Bartesaghi Direttore responsabile

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