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L’Italia sia davvero il Paese del sole PAG
L’ITALIA SIA DAVVERO IL PAESE DEL SOLE
LA CRESCENTE COMPETITIVITÀ DELL’ENERGIA PRODOTTA DA FER STA FAVORENDO IL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE. IN ITALIA QUESTO TRAGUARDO SI TRADURREBBE IN 1.100 MILIARDI DI INVESTIMENTI PRIVATI E 250.000 NUOVI POSTI DI LAVORO NETTI NEI PROSSIMI 9 ANNI
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A CURA DI ELETTRICITÀ FUTURA
L’ energia del sole, che riusciamo a convertire in elettricità rinnovabile grazie alle tecnologie del fotovoltaico, è la fonte energetica più economica a livello globale e quella che sperimenta il più veloce calo dei costi. Dal 2009 al 2019 il costo dell’elettricità generata dal nuovo fotovoltaico è sceso di quasi il 90%, da 359 dollari al MWh a 40 dollari al MWh, per i nuovi impianti eolici il costo è sceso del 70% passando 135 dollari al MWh a 41 dollari al MWh. Nello stesso arco di tempo il costo dell’elettricità dei nuovi impianti nucleari è cresciuto del 26%, salendo da 123 dollari al MWh a 155 dollari al MWh. Quindi produrre elettricità con il nucleare costa quasi quattro volte di più rispetto all’eolico e al fotovoltaico. La recente COP26 ha sancito - per la prima volta nero su bianco – il tramonto dell’era del carbone. Al di là dell’accordo, è la crescente competitività delle tecnologie rinnovabili a rendere la decarbonizzazione la strada più conveniente, un fattore che lascia presumere che Cina e India, nonostante le dichiarazioni, potrebbero accelerare la transizione energetica (guidata più dal driver del minor costo della produzione dell’energia piuttosto che dalla minor intensità carbonica) e la conseguente riduzione delle emissioni di CO2. L’Italia dovrà ridurre le proprie emissioni in linea con l’obiettivo climatico europeo del Green Deal (-55% al 2030 rispetto al 1990). Questo traguardo di decarbonizzazione potrebbe creare nel nostro Paese 1.100 miliardi di investimenti privati e 250.000 nuovi posti di lavoro netti nei prossimi 9 anni. Per centrare il target è necessario installare 70 nuovi GW di impianti da rinnovabili al 2030, di cui circa 50 GW di fotovoltaico. Rispettare la scadenza significa quasi decuplicare la velocità di installazione dei nuovi impianti. Attualmente in Italia si costruisce ogni anno solo +1 GW di rinnovabili a fronte dei +8 GW/anno richiesti dal target. Si tratta di una grande opportunità e della più efficace soluzione all’emergenza climatica. Il nostro è il secondo Paese europeo per danni economici collegati al cambiamento climatico. In Italia la temperatura media è già aumentata di +2,4°C (rispetto al 1880) a fronte di una crescita della temperatura media globale di circa +1,2°C.
C’È CHI DICE NO
È bene ricordare che un no a un impianto rinnovabile equivale a un sì al cambiamento climatico. Equivale anche a privare il territorio dell’opportunità di creare posti di lavoro, ridurre l’inquinamento e le emissioni di CO2. I no in questione sono le mancate autorizzazioni a realizzare gli impianti. Assistiamo ad un susseguirsi frenetico di moratorie regionali verso le rinnovabili e negli ultimi anni è sempre più ampio il divario tra i progetti fotovoltaici presentati e quelli autorizzati dalle Regioni. Ad esempio, ultimamente in Sicilia e in Basilicata è stato autorizzato appena il 2% delle richieste, peggiora la situazione in Puglia e Marche dove le autorizzazioni sono totalmente ferme. Perché troppo spesso le Regioni negano le autorizzazioni? Una delle ragioni più comuni dietro ai no agli impianti è la tutela del paesaggio, quello stesso paesaggio che è già - e sarà sempre di più - compromesso dalle conseguenze del cambiamento climatico, e che potrebbe essere salvato proprio da quegli impianti rinnovabili che vengono ostacolati. È un controsenso che ha pesantissime ripercussioni sul territorio. Abbiamo menzionato la Regione Siciliana che autorizza il 2% dei progetti rinnovabili. Di recente, in soli due giorni si sono abbattute in Sicilia oltre 15 trombe d’aria, fenomeni che a causa del cambiamento climatico diventano più intensi e frequenti, imponendosi come la nuova normalità con impatti devastanti sulle persone, sui territori e sull’economia. Solo qualche settimana prima, sempre in Sicilia, era arrivato un medicane, nuova parola che sta per mediterranean hurricane per descrivere un fenomeno nuovo ma sempre meno raro, l’uragano mediterraneo. Secondo gli esperti, i cambiamenti climatici portano i fenomeni caratteristici dei tropici anche nel Mediterraneo, ormai un vero e proprio Climate Change Hotspot. A fronte di questa apocalisse climatica che devasta il territorio, come è possibile dire no alle rinnovabili invocando la tutela del paesaggio? Un altro fattore con cui spesso si motiva il diniego ad autorizzare gli impianti fotovoltaici è la presunta sottrazione di terreni per l’agricoltura. Per raggiungere il target europeo, l’Italia deve installare 50 GW di potenza fotovoltaica, di cui circa 35 GW potrà essere realizzata a terra su aree industriali, commerciali e agricole e circa 15 GW su coperture. Significa tappezzare l’Italia di pannelli? No, è assolutamente un falso mito. Se per assurdo i 35 GW fotovoltaici da realizzare a terra venissero installati tutti su terreni agricoli - caso puramente ipotetico - si utilizzerebbe appena lo 0,3% della superficie agricola totale oppure l’1,4% della superficie agricola già oggi abbandonata.
AGOSTINO RE REBAUDENGO, PRESIDENTE DI ELETTRICITÀ FUTURA: “NELLE ULTIME SETTIMANE ELETTRICITÀ FUTURA HA RICHIESTO L’INTERVENTO DEL GOVERNO A SEGUITO DELLE TANTE MORATORIE E NORME REGIONALI IN CONTRASTO CON LA NORMATIVA NAZIONALE E COMUNITARIA PER LA PROMOZIONE DEGLI IMPIANTI DA FONTI RINNOVABILI”
INTERVENTO DEL GOVERNO
Elettricità Futura ha prontamente richiesto l’intervento del governo a seguito delle tante moratorie e norme regionali in contrasto con la normativa nazionale e comunitaria per la promozione degli impianti rinnovabili. L’azione più recente è la lettera inviata al ministro per gli Affari regionali e al ministro per la Transizione Ecologica in relazione alle disposizioni adottate dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Poco prima, a fine ottobre, a seguito della richiesta di Elettricità Futura, il governo ha impugnato la moratoria della Regione Lazio sulle rinnovabili perché in contrasto con le norme statali ed europee. Le Regioni, il governo e tutti i livelli di governance dovrebbero lavorare nella stessa direzione per tener fede agli obiettivi stabiliti, e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza l’Italia si è impegnata a investire quasi il 40% dei 191,5 miliardi del Recovery Fund per realizzare la transizione ecologica. Elettricità Futura ha scritto una lettera - appello rivolta al governo, alle Regioni e alle Soprintendenze affinché creino le condizioni per il raggiungimento del target 70 GW di rinnovabili al 2030, che non è un Burden ma un “Opportunity Sharing”. Per non perdere questa opportunità occorre che: • il governo approvi, entro la fine dell’anno, il nuovo Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) in linea con il target -55%; • le Regioni concordino tra loro, sempre entro la fine dell’anno, la ripartizione dei 70 GW da realizzare; • le Soprintendenze non ne ostacolino la realizzazione perché i nuovi impianti rinnovabili concorrono alla tutela del paesaggio e sono la soluzione più efficace per evitare gli effetti distruttivi del cambiamento climatico.