5 minute read
Diamo al fV la possibilità di contrastare la crisi climatica PAG
DIAMO AL FV LA POSSIBILITÀ DI CONTRASTARE LA CRISI CLIMATICA
ITALIA SOLARE LANCIA UN APPELLO AFFICHÉ SI SUPERINO I PREGIUDIZI SULLE INSTALLAZIONI FOTOVOLTAICHE A TERRA CHE RAPPRESENTANO LA SOLUZIONE PRINCIPE PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI DI DECARBONIZZAZIONE PER LA SALVEZZA DEL PIANETA
Advertisement
Le fonti rinnovabili rappresentano la principale soluzione contro la crisi climatica, il più serio e complesso problema che l’umanità si sia mai trovata a dover affrontare e per la cui soluzione tutti i più autorevoli studi scientifici stabiliscono che si hanno a disposizione non più di 30 anni. Le anticipazioni del prossimo rapporto dell’Ipcc parlano chiaro: se si raggiungeranno i +2 gradi centigradi anziché +1,5, circa 420 milioni di persone in più sulla Terra dovranno affrontare ondate di caldo estremo e fino a 80 milioni di persone in più nel mondo soffriranno la fame. Ultimamente si assiste a un accanimento contro solare ed eolico e ciò non fa che favorire chi ha interessi nel settore dei combustibili fossili perché è evidente, e lo constatiamo tutti i giorni, che queste prese di posizione rallentano la transizione energetica. Queste crociate sono condotte in nome della tutela del paesaggio, ma è proprio questo paesaggio che si troverà a subire maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici: siccità e desertificazione, incendi e alluvioni, riduzione della produttività dei terreni, con costi umani e finanziari altissimi.
INDISPENSABILI LE INSALLAZIONI A TERRA
Queste campagne denigratorie fanno supporre che si voglia ricoprire il territorio italiano con pannelli fotovoltaici e aerogeneratori. Per fortuna, visti gli stringenti e diffusissimi vincoli paesaggistici e archeologici, il nostro territorio è in realtà già molto tutelato da un punto di vista paesaggistico. Nelle aree a terra non tutelate, e quindi non di pregio, è necessario valutare l’installazione di impianti fotovoltaici ed eolici. È giusto però precisare che nel caso del fotovoltaico gli impianti devono andare in primis sui tetti e lo stato deve fare molto di più per favorire queste soluzioni. Tuttavia tali installazioni sono spesso molto difficoltose da realizzare e il fattore tempo è determinante; solo considerando anche i terreni potremo essere efficaci nel breve tempo che ci resta. È pertanto necessario prevedere anche le installazioni a terra cercando, nei limiti del possibile, di minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico.
UN APPROCCIO SCIENTIFICO
In ogni caso è errato criticare senza riportare alcun dato. Con questo approccio, non scientifico, si alimentano solo paure e luoghi comuni e non si contribuisce in maniera oggettiva a trovare una valida soluzione alla necessità di diffusione delle fonti rinnovabili. Per raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (Pniec), che prevede al 2030 la realizzazione di circa 31 GW di impianti fotovoltaici, ipotizzando che il 30% delle installazioni si faccia sui tetti, i restanti impianti a terra richiederebbero circa 28mila ettari. Ebbene, la superficie agricola totale italiana è pari a 16,6 milioni di ettari, di cui ben 4,2 milioni sono abbandonati e crescono al ritmo di 125mila ettari all’anno. 28mila su 125 mila è il 22%, quindi circa un quinto dei terreni che la stessa agricoltura non riesce a continuare a coltivare, tra l’altro proprio anche per gli effetti dei cambiamenti climatici. 28mila ettari rappresentano lo 0,67% delle aree non utilizzate e lo 0,17% delle aree coltivate. Di cosa stiamo parlando? È evidente che lo spazio non è un problema.
LA POSSIBILE CONVIVENZA
Il fotovoltaico non è alternativo all’attività agricola! È infatti possibile coltivare tra le file di moduli. Il fotovoltaico rappresenta, infatti, una concreta opportunità per tornare a coltivare terreni abbandonati, ma anche per affiancare attività agricole esistenti, rafforzando le aziende agricole oggi spesso in difficoltà. Certo, gli impianti fotovoltaici ed eolici si vedono, ma è fondamentale comprendere quanto gli stessi siano nostri alleati per evitare il disastro a cui stiamo rapidamente andando incontro. D’altronde l’uomo ha storicamente modificato il paesaggio: la stessa agricoltura, sempre più estesa e intensiva, ha sostituito nei secoli milioni di ettari di boschi con campi coltivati, con filari di viti (che per molti mesi all’anno sono coperti da reti di protezione) e in molte aree d’Italia immense distese di serre, senza contare gli oltre 4 milioni di ettari di terreni agricoli inutilizzati e spesso anche inutilizzabili proprio a causa di un’agricoltura che ha sempre più sacrificato la difesa del suolo e della biodiversità in nome del maggior profitto. Ma non si può fare a meno dell’agricoltura, anche se può e deve migliorare molto, specie in termini di impatto ambientale. Così pure non si può fare a meno dell’energia elettrica e per questo migliaia di km di tralicci sono diventati parte integrante del paesaggio. Allo stesso modo le centrali termoelettriche si sono diffuse su tutto il territorio, con buona pace di tutti, per garantire un livello di benessere altrimenti impossibile. Il ciclo dell’energia da fonte fossile comprende le raffinerie, ma anche i depositi di stoccaggio e le centrali di trattamento gas, oltre a piattaforme e aree di estrazione, per una superficie complessiva di diverse migliaia di ettari in tutta Italia. Superfici che però, chissà perché, non destano mai critiche. Da non dimenticare che queste aree industriali oltre all’impatto paesaggistico hanno anche inquinato causando centinaia di migliaia di morti. Il caro prezzo del benessere. Ora che con le rinnovabili possiamo finalmente cambiare strada, anche su questo importantissimo fronte, dispiace registrare campagne stampa miopi e scorrette. Siamo in un momento storico che impone una reazione rapida ed efficace per limitare i danni dell’effetto serra.
IL CONTRIBUTO DEL FOTOVOLTAICO
Il fotovoltaico gioca la parte del leone della transizione energetica, con il 65% dell’energia italiana nel 2050 e oltre 200 GW di impianti, se si vuole davvero decarbonizzare il sistema energetico per quell’anno. Ma, oltre a essere la soluzione principe ai cambiamenti climatici, è anche una grandissima opportunità per ristabilire un rapporto più corretto col territorio. Nel solo 2010 in Italia sono stati installati oltre 10 GW di fotovoltaico. La curva di crescita prevista da governo presenta numeri molto bassi, specie nei primi anni, come se il settore non fosse in grado di crescere velocemente. Possiamo e dobbiamo fare molto di più e anche più velocemente, visto che stiamo installando circa un decimo di quel che si installa in Germania. Molti GW potrebbero essere installati senza alcun costo per la collettività, ma solo stabilendo regole chiare e tempi certi. Servono nuove regole per il mercato dell’energia e una maggiore attenzione agli accumuli elettrochimici, troppo trascurati nei piani energetici nazionali. È urgente e necessario fare informazione corretta e obiettiva sulle sole soluzioni efficaci, non temendo di promuovere impianti solari ed eolici.