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ENNIO FONTANA/ROBERTO CAVALLI

«I look di Fausto Puglisi, la Torre a Dubai, i top wholesaler: c'è ancora voglia di stupire»

«Più che un marchio, un mondo»: sulla base di questa convinzione il manager sta impostando una strategia all'attacco basata sul menswear, che «potrebbe salire al 40% delle vendite», e su una gestione diretta delle collezioni moda, senza licenze. L'espansione arriverà dagli Usa e dai department store, ma prima via al restyling dello store di Montenapoleone

DI ANDREA BIGOZZI

«Abbiamo un potenziale di crescita enorme, perché non siamo un marchio, ma un mondo intero. La moda donna, e in particolare gli abiti da red carpet, non esauriscono il discorso, anche se restano centrali. Stiamo rafforzando il menswear e vogliamo tornare a crescere nel wholesale. E poi c’è la torre di Dubai, in costruzione: è la più grande campagna promozionale che avremmo mai potuto sognare». È questa la nuova Roberto Cavalli, spiegata dal managing director Ennio Fontana, che così dicendo indica le linee di tendenza della strategia a medio-lungo termine della maison italiana che da meno di un anno è stato chiamato a guidare per conto della nuova proprietà, il gruppo Damac di base a Dubai.

Due collezioni donna e una uomo. Tutte disegnate da Fausto Puglisi. È abbastanza per fare il punto sul rilancio della prima linea del marchio?

In effetti è ancora presto, anche perché le ultime campagne vendita si sono svolte in un clima ancora di incertezza. Ma i segnali di ripartenza ci sono, eccome. Merito del lavoro del nuovo direttore creativo: Puglisi rispecchia al 100% il dna del marchio e allo stesso tempo sa parlare a tutte le fasce di consumatori, anche quelli più giovani. Da quando nel monomarca di via Montenapoleone sono arrivati i capi della sua prima collezione le vendite sono letteralmente schizzate e anche la campagna vendita della collezione uomo, un progetto a cui teniamo tanto, sta suscitando interesse, tanto che abbiamo deciso di prolungare la durata della campagna vendita fino a fine settembre. Questo potrà portarci a fare le corse con la produzione o a consegnare in leggero ritardo, ma valeva la pena dare fiducia a questo progetto.

Cosa la spinge ad avere aspettative così alte dalla moda maschile che è sempre stata una categoria merceologica secondaria per la maison?

Avere una prima linea uomo forte serve per farsi largo nei mercati asiatici e per conquistare i consumatori più giovani. Fette di mer-

Fausto Puglisi all'uscita della sfilata SS22 cato che ora mancano o che sono presidiate dalla nostra seconda linea, con un prodotto che non è forte come deve essere il nuovo Roberto Cavalli. La collezione con Mike Tyson ha segnato una svolta per il menswear: penso che potremmo arrivare al 40 /45% del nostro business.

Oltre al menswear ci saranno altre novità sul fronte delle collezioni?

Storicamente il brand ha vissuto quasi esclusivamente di ready to wear donna, con un focus speciale sugli abiti da sera. Il red carpet resterà sempre essenziale, ma è tempo di guardare oltre. Potenzieremo anche la collezione bimbo, che sta andando benissimo, e faremo altrettanto con le calzature che tradizionalmente venivano gestite in licenza e che abbiamo da poco internalizzato. L'idea è quella di gestire direttamente tutto il business della moda e per questo abbiamo interrotto tutti gli accordi di licenza in essere, ad eccezione di Just Cavalli, ancora in corso fino al 2026. Il business model delle licenze resterà di certo per arredo, profumi e occhiali.

Come sta reagendo il wholesale alla ricomposizione del mondo Cavalli e quanto conta per voi questo canale?

È sempre stato fondamentale e lo è particolarmente in questa fase di rilancio. Il wholesale è la Champions Legue della moda. Farne parte ci dà l’opportunità di confrontarci con gli altri marchi e ci fa capire come siamo percepiti. Le reazioni dei buyer sono per il momento ottime. I numeri sono in forte ripresa rispetto agli anni passati. Tutti aspettavano la rinascita di Cavalli e sono tornati a vedere la collezione. Rinascente, per esempio, oltre alla donna ha sperimentato la linea uomo con un pop up. Neiman Marcus ha siglato un ordine molto importante per diversi punti vendita negli Stati Uniti, ma non è che l'inizio: abbiamo riattivato contratti con agenti praticamente in tutti i mercati.

La crescita arriverà anche dal retail?

Il capitolo punti vendita monomarca è tutto da riscrivere. Ci eravamo dati degli obiettivi,

ma il Covid ha ritardato tutto. Inaugureremo a breve uno store a Miami e abbiamo altri opening in cantiere negli Stati Uniti, in Europa e in Russia. Nel nostro piano c’è anche l'Asia, ma prima dobbiamo rafforzarci nei mercati dove la brand awareness è già forte. Sul piano retail tra le priorità c'è la boutique di via Montenapoleone a Milano, che stiamo riprogettando: entro sei mesi avrà una nuova immagine e valorizzeremo lo spazio vetrina che attualmente è inesistente.

Anche Cavalli Tower che Damac Properties ha annunciato di voler costruire entro il 2026, investendo

545 milioni di dollari, servirà a rafforzare il posizionamento della griffe?

Per il nostro marchio è un'opportunità unica. Servirà a far conoscere a tutto il mondo la rinascita del nostro marchio, anche perché Damac punta a creare molto più che semplici abitazioni, ma vere e proprie luxury lifestyle experience, possibili solo quando lavori con un brand carico di contenuti come il nostro.

Conferma il target di arrivare a break even entro la fine del 2023?

Questi sono numeri dichiarati quando ho assunto il mio incarico e che restano validi. Ma i prossimi mesi saranno cruciali: se le incertezze legate al Covid verranno definitivamente superate, spero di poter raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio anche prima di quanto previsto. E di concentrarmi sull'obiettivo successivo: raggiungere i 160 milioni di fatturato entro il 2026. Ma per fortuna l'attuale proprietà pensa più a supportare lo sviluppo del brand che ai numeri.

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