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«LIMONTA UNA GALASSIA INTERNAZIONALE»
La visione del business Apparel del gruppo è globale, come quella del suo GM Massimo Bardazzi, che annuncia una «competizione aggressiva» e potenziali acquisizioni: «Tra le priorità del 2025, valutare il mercato vietnamita»
DI TOBIAS BAYER
Superata la barriera del cancello d’ingresso, ci si trova immersi nell’ampio parco di uno stabilimento industriale ultramoderno. Capannoni di produzione con tetti a volta si susseguono ordinatamente, mentre torri di acciaio scintillante si slanciano verso il cielo. All’interno, la sorpresa. Telai di jacquard riempiono la stanza e il ritmo incessante di trama e ordito ricorda le percussioni di un’orchestra. A ogni abbassamento e sollevamento dei fili, i disegni sui tessuti prendono forma, rivelando fantasie create per i marchi di lusso di fama mondiale. «Un’anima artigianale in una struttura industriale»: questa è la filosofia con cui Limonta ha avuto successo per più di un secolo. L’azienda, con sede a Costa Masnaga, vicino al lago di Como, da un lato pensa come una fabbrica di grandi volumi. Dall’altro, è in grado di realizzare oggetti preziosi come un atelier. Questo equilibrio è reso possibile grazie a un modello aziendale flessibile. Con la divisione Apparel, Limonta offre ai clienti un’ampia gamma di materiali e finissaggi. Se il nome Limonta viene inizialmente associato allo sportswear, grazie al nylon di Prada, l’azienda è anche esperta in fibre nobili come il cashmere e la seta Il fatto che Limonta abbia stabilimenti non solo in Italia, ma anche in Corea del Sud e in Cina, consente all’azienda di coprire un’ampia gamma di prezzi. Serve griffe del lusso, ma si rivolge anche a marchi premium e sportivi, molto più sensibili al tema del prezzo.
Limonta ha qualcosa di onnicomprensivo. Massimo Bardazzi, general manager della Divisione Limonta Apparel, parla di una “galassia internazionale”: «La relazione con il cliente è il punto focale. La supply chain si sta spostando molto rapidamente. Per essere flessibile, un’azienda come la nostra deve essere presente in più mercati». In un anno difficile come il 2024, la divisione Apparel di Limonta ha raggiunto 66 milioni di euro di fatturato con una crescita del 16%. Bardazzi preferisce invece non sbilanciarsi sul tema delle marginalità, un aspetto che è sempre stato un elemento positivo nei conti della società, abituata a livelli di profittabilità ben superiori a quelli della media del settore tessile e più in sintonia con i target del mondo del lusso. Guardando al 2025, Bardazzi intravede una «fantastica opportunità di crescita», proprio a causa dell’indebolimento della domanda di lusso. «Quando c’è un assestamento di mercato, le aziende valutano le performance dei singoli fornitori e solitamente ne riducono il numero». Per questo motivo è arrivato il momento di competere in modo “abbastanza aggressivo”, dice Bardazzi: «Dal punto di vista del servizio, non del prezzo». L’obiettivo è conquistare nuovi clienti: «Il 2025 sarà un anno molto duro, ma se lavoriamo bene, avremo un vantaggio competitivo significativo nei prossimi cinque anni». Bardazzi pensa anche alle acquisizioni: «Sia in Italia che all’estero». La logica non è “verticale”, ma “orizzontale”: «L’idea è di acquisire linee di prodotto che non produciamo ancora». Il suo obiettivo è in particolare il Vietnam. «La mia missione 2025 è valutare il mercato vietnamita, che vanta un’eccellenza sia nella lavorazione del cotone, sia nella produzione di jersey».
La prospettiva di Limonta Apparel è globale, proprio come quella di Bardazzi. Il top manager, originario della Toscana, ha viaggiato in lungo e in largo nei suoi 25 anni di carriera. Ha iniziato in un’azienda tessile di Prato, ha lavorato in un ufficio acquisti, è passato a Tommy Hilfiger e, dopo, ha trascorso 16 anni in Burberry. È in Limonta dalla fine del 2023. Ha assunto nuove persone per le vendite, ha costruito una rete di agenzie e ha creato un team per la stampa tessile.
Per garantire che i clienti possano accedere agli articoli Limonta in qualsiasi momento, ha creato un’attività di stock service, rivolta in particolare ai marchi di design e di lusso, «per poter essere pronti alle esigenze dell’ultimo minuto», assicura Bardazzi. Un business nato da un bisogno reale: succede spesso che a poche ore da una sfilata gli uffici stile chiedano un pezzo di tessuto extra via Fedex o via taxi. Ci sono alcune tintorie vicino all’aeroporto di Parigi che hanno costruito il loro successo proprio sulle “emergenze” degli stilisti facendosi pagare i loro servizi a caro prezzo. «Il nostro stock service permette al cliente di ricevere i nostri tessuti entro le 24 ore» Nel luglio 2024 Limonta Apparel è tornata a Milano Unica dopo una pausa di diversi anni. «Per un’azienda all’inizio della filiera come la nostra, questa manifestazione è un appuntamento paragonabile a un fashion show. È il modo in cui comunichiamo chi siamo e cosa offriamo, non solo tessuti tecnici, ma anche jacquard e stampa», racconta Bardazzi. La partecipazione all’appuntamento fieristico ha avuto anche un risvolto di rigore e disciplina sull’attività aziendale. Tutti devono attenersi a un calendario. «Sappiamo che il momento di presentazione è il martedì alle 9 e per quel momento tutto deve essere pronto». Limonta Apparel presenta a Milano tre linee. La prima è la collezione 1893 Limonta per il segmento del lusso, disegnata e prodotta in Italia. La seconda linea è la coreana Batm Limonta, pensata per il segmento premium e per le linee outlet delle aziende del lusso. Terza, infine, la cinese East Limonta, specializzata nello sport e nell’activewear. Batm Limonta è sinonimo di un prodotto «pulito, classico ed elegante, prediligendo cotone e nylon con finissaggi lucidi e compatti», dice Bardazzi. East Limonta è in grado di offrire filati superfini, come i filati di nylon. Una parte di East si chiama Energy ed è destinata agli sport, tra cui lo sci. «La nostra idea è di offrire performance, ma con un look italiano. In marzo e aprile la presenteremo ai Performance Days di Monaco e alla Functional Fabric Fair a Portland, dove saranno presenti aziende dello sport». Bardazzi spera di riuscire a convincere alcuni clienti ad apporre il nome “Limonta” sull’etichetta. Con l’eccezione del Gore-Tex, la prassi dell’ingredient branding è ancora poco comune nel segmento tecnico. «Siamo ancora all’inizio di un percorso. Tuttavia, crediamo che in futuro il nome Limonta potrà comparire su un capo. Grazie a tecnologie proprietarie possiamo realizzare materiali riciclati in membrane particolari bio-based che ci permetteranno di fare branding sulle performance», afferma convinto Bardazzi.
Limonta sta investendo nel suo brand. Dal 19 al 24 maggio, esporrà a Los Angeles, nel quartiere di West Hollywood, insieme a Tintoria Emiliana, Tessuti di Sondrio, Eurojersey, Komatsu, Bellandi, Emilcotoni, Pointex, Staff Jersey, Framis, Brignoli, Linsieme, YKK, Lenzi. A ciascuna azienda verrà assegnato un corner. «Questo sarà una sorta di manifesto del garment dyed», conclude Bardazzi, alludendo al Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti.