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LAURA COLNAGHI CALISSONI: «MAI ACCONTENTARSI. SE TI ACCONTENTI È FINITA»
A tu per tu con l’imprenditrice che da 20 anni è alla guida del Gruppo Carvico, leader nella produzione di tessuti indemagliabili elasticizzati. Energica e colta, Cavaliere del Lavoro dal 2017, porta avanti l’idea di un capitalismo consapevole, ma anche i valori dell’arte (da collezionista) e dello sport (da campionessa di sci di fondo)
DI ANGELA TOVAZZI
La parola che Laura Colnaghi Calissoni ripete più spesso è «responsabilità». Avvocato di formazione, da 20 anni è ai vertici del Gruppo Carvico, leader mondiale nella produzione di tessuti indemagliabili elasticizzati per swimwear, sportswear e outerwear, e quel monito interiore alla responsabilità appare come il baluardo che ha orientato e continua a orientare le sue scelte. Romana di origine, dopo gli studi in giurisprudenza esercita la professione forense in importanti studi legali in Italia e negli Stati Uniti, ma dopo l’esperienza drammatica del rapimento nel 1983 della madre Anna Bulgari Calissoni (erede della famiglia di gioiellieri) e del fratello Giorgio - durante il quale portò avanti da sola le trattative con i rapitoridecide di trasferirsi a Milano. Lì inizia la sua seconda vita professionale, come socia della zia Marina Bulgari per il marchio di preziosi Marina B. Un’esperienza che le permette di farsi le ossa come imprenditrice e che la prepara al grande salto nel vuoto che si troverà a dover fare molti anni dopo, quando il marito Giuseppe Colnaghi (sposato nel 1987), fondatore della Carvico Spa, muore improvvisamente. Siamo alla fine del 2005. Fino a quel momento Laura Colnaghi Calissoni aveva sì partecipato alla vita aziendale, visto che dal 1989 siedeva nel cda, ma non in maniera proattiva. Davanti a sé, come ci racconta, aveva un bivio, un aut aut: vendere o andare avanti. I dubbi imperversano, ma alla fine sono le circostanze a far pendere l’ago della bilancia: «Proposte di acquisizione ne ricevetti tante, ma nessuna veniva da un vero imprenditore. Solo da fondi, che per loro natura non avrebbero fatto investimenti a lungo termine e soprattutto non si sarebbero spesi per preservare e creare posti di lavoro - ricorda -. Così, nonostante le mille incertezze, responsabilmente decisi di prendere in mano il testimone». Quel passaggio sposta sulle spalle di Colnaghi tutto il suo carico, anche se a darle man forte é «una grande squadra che mio marito aveva oculatamente formato anni prima», in grado di supportarla nelle decisioni cruciali. Che negli anni, pur nel ritmo altalenante del mercato, si rivelano azzeccate per la crescita di Carvico.
Nel 2017 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Laura Colnaghi Calissoni riceve l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro, che cristallizza in un titolo tutto l’impegno profuso per far prosperare la sua azienda, nel rispetto dell’ambiente e delle persone: «Il merito non è stato solo mio e lo sottolineai anche in occasione di quel conferimento - tiene a precisare -. Sono convinta che da soli non si vada da nessuna parte. Per questo come leader ho sempre cercato di essere coinvolta e di coinvolgere, di fare scelte condivise e creare un luogo di lavoro dove tutti potessero crescere e dare il loro contributo».
Eppure, tra le parole di tributo al suo team, dall’imprenditrice filtrano imperiose quelle doti personali di tenacia, resilienza, coraggio che ha dimostrato sul campo. «Non mi sono mai accontentata. Se ti accontenti è finita - sentenzia -. Anche in azienda quando raggiungiamo un traguardo, subito dopo siamo pronti a ripartire con il prossimo, con la volontà di continuo miglioramento».
Sotto il suo mandato la società amplia il proprio raggio d’azione in ottica internazionale, arrivando a contare, oltre alle filiali in Cina (a Hong Kong e Shanghai) e negli Usa, (a New York e Los Angeles) stabilimenti produttivi in Vietnam e in Etiopia. Nell’orbita del gruppo arrivano - accanto a Jersey Lomellina (rilevata nel 1977) ed Eurojersey (acquisita nel 1989) - la piacentina Ime, specializzata in tessuti circolari, e la novarese Xlance, produttrice di filo elastomerico di nuova generazione, guidata oggi dal figlio Costantino Colnaghi
La sostenibilità è l’altro binario strategico su cui viaggia Carvico, che ancora prima che l'imperativo green diventasse mainstream investe con convinzione nell’utilizzo di fili riciclati derivanti da reti da pesca, fluff dei tappeti, bottiglie di plastica e, tra gli altri progetti eco, si impegna nel riciclo dell’acqua, nell’abbattimento dei costi energetici, nella riduzione degli inquinanti contenuti nelle emissioni atmosferiche e del volume degli scarti, con un obiettivo su tutti: quello di «mettere - sottolinea l’imprenditrice - l’interesse pubblico al centro della nostra storia imprenditoriale».
Nel 2017 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Laura Colnaghi Calissoni riceve l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro, che cristallizza in un titolo tutto l’impegno profuso per far prosperare la sua azienda, nel rispetto dell’ambiente e delle persone: «Il merito non è stato solo mio e lo sottolineai anche in occasione di quel conferimento - tiene a precisare -. Sono convinta che da soli non si vada da nessuna parte. Per questo come leader ho sempre cercato di essere coinvolta e di coinvolgere, di fare scelte condivise e creare un luogo di lavoro dove tutti potessero crescere e dare il loro contributo».
Eppure, tra le parole di tributo al suo team, dall’imprenditrice filtrano imperiose quelle doti personali di tenacia, resilienza, coraggio che ha dimostrato sul campo. «Non mi sono mai accontentata. Se ti accontenti è finita - sentenzia -. Anche in azienda quando raggiungiamo un traguardo, subito dopo siamo pronti a ripartire con il prossimo, con la volontà di continuo miglioramento».
Si spiega solo così il suo successo anche in campo sportivo, visto che Laura Colnaghi Calissoni è una grande appassionata di sci di fondo e nel suo palmarès detiene 15 titoli mondiali ai Campionati Master di questa disciplina. Dice che dallo sport ha ricevuto grandi lezioni di vita e “parabole” per affrontare le sfide della sua carriera. Nonostante sia salita così spesso sul podio con racchette e sci, pensa non siano le vittorie a forgiare il carattere e rinforzare sicurezze, bensì le sconfitte. «Certo, se vinci un oro è una gioia indicibile, la ricompensa per i tuoi sforzi, ma è quando perdi che cresci, perché ti metti in discussione, analizzi che cosa non ha funzionato e rivedi la strategia per farcela ancora una volta. Una massima che vale nello sport come sul lavoro». Gli allenamenti sulle piste e l’impegno come capitana d’industria non hanno però tolto spazio all’altra sua grande passione, che l’ha portata a diventare collezionista di arte moderna e contemporanea. Come presidente dell’Associazione Amichae, l’imprenditrice sostiene tre strutture museali milanesi (il Museo del Novecento, il Museo Costume e Moda e il Museo del Risorgimento) e da anni porta avanti il compito di far conoscere in Italia e all’estero il grande patrimonio artistico del capoluogo lombardo e non solo. «Credo che chi è al timone delle imprese abbia la responsabilità di promuovere e sostenere la cultura - sottolinea -. Sono convinta che l’arte abbia un grande potere trasformativo e riesca a innescare nelle persone un circolo virtuoso, dando nuovi stimoli e aprendo nuove frontiere».
Lo dice una donna che davanti a ogni tipo di frontiera o crinale non ha mai indietreggiato, seppur con cognizione e senso di responsabilità, fedele ai principi di un capitalismo consapevole, che guarda sì al profitto, ma non in maniera selvaggia o a scapito del bene comune. Per il futuro di Carvico il suo obiettivo è «rimanere solidi, portando avanti l’obiettivo di offrire massima qualità, grande servizio, costante innovazione». «Ma ciò che spero di più - conclude - è continuare a dare lavoro a 1.300 persone».