![](https://assets.isu.pub/document-structure/230607080103-db24e3a17e1b9213fd9e70073ea15775/v1/4acce59088681673144a5515b3aa815d.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
5 minute read
Nel lusso è scattato l’India-moment ma la sfida con la Cina può attendere. L’anno spartiacque sarà il 2030
La sfilata di Dior, ma anche lo sbarco sul mercato di Apple e i nuovi investimenti immobiliari-commerciali dei principali gruppi che aiutano i marchi occidentali ad approdare nel Paese (Reliance Brands e Aditya Birla Group), hanno creato una crescente consapevolezza verso un mercato del lusso ancora piccolo (vale circa 8 miliardi) ma che promette di entrare in una nuova fase, dove non ci sarà spazio solo per i designer locali o i big brand, ma anche per prodotti di qualità e con una storia
DI
Andrea Bigozzi
Entro la fine dell’anno l’India supererà la Cina nella classifica dei Paesi più popolosi al mondo: 1,428 miliardi di abitanti contro 1,425. La crescita economica e demografica, accompagnata dalla riduzione della povertà e dalla conseguente espansione della classe media, sempre più disponibile a spendere, hanno determinato negli ultimi anni un forte aumento della domanda di beni di consumo, anche di lusso. Esiste dunque un margine di sviluppo enorme per un mercato considerato ancora troppo piccolo - con un valore intorno ai 8 miliardi di euro - ma che potrebbe raggiungere i 25-30 miliardi di euro entro il 2030, spinto da un crescente interesse e dall’evoluzione dei comportamenti dei clienti Millenial, che ammontano a oltre 500 milioni. Di queste opportunità se ne sono accorti in parecchi: da Dior, protagonista il 31 marzo scorso di un maxi evento andato in scena sotto il Gateway of India, a Valentino, che meno di un anno fa è sbarcato per la prima volta sul mercato, fino a Gucci che ha da poche settimane scelto la sua prima ambassador indiana. Per non parlare di Tim Cook, ceo di Apple, fresco protagonista di un breve tour indiano costellato di appuntamenti con autorità e istituzioni, compreso il primo ministro Narendra Modi e dedicato all’inaugurazione dei primi due Apple Store del subcontinente indiano, a Mumbai e New Delhi. «L’India è un mercato estremamente interessante per noi - ha dichiarato agli analisti il numero uno del gruppo di Cupertino, che a pieno titolo rientra nel segmento del lusso, visti i prezzi delle sue apparecchiature -. In sostanza, stiamo prendendo ciò che abbiamo imparato in Cina anni fa e lo stiamo mettendo in pratica». Tra i sostenitori dell’India (e delle sue opportunità) c’è Stefano Canali, che a giugno volerà a Mumbai, dove è in programma l’inaugurazione della settima boutique monomarca Canali. «Il potenziale di crescita economico è davvero importante, con una popolazione immensa, un’età media di 28 anni e il reddito pro capite in aumento», conferma il ceo e presidente dell’azienda italiana specializzata in abbigliamento maschile. «Appena entrati nel mercato indiano, all’inizio della decade
«15 anni fa a un cliente sarebbe bastato sapere che un capo era made in Italy per acquistarlo. Oggi anche altri aspetti condizionano sulle sue scelte: il contenuto di artigianalità e la filosofia che c’è dietro un brand»
1. Le Mill è un luxury concept store nato nel 2011 a Mumbai. Attivo anche online, continua a portare nuovi brand in India
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230607080103-db24e3a17e1b9213fd9e70073ea15775/v1/693771b172289173b3a9e93f07f95664.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
2. Alia Bhatt è la Global Ambassador di Gucci, la prima indiana per il brand
3,5 volte
Le dimensioni attuali del mercato indiano del lusso potrebbero più che triplicare entro il 2030 scorsa - ricorda - reinterpretammo il loro abito tradizionale (il bangdala), prevalentemente da cerimonia, in una versione più sportiva e articolata: un successo immediato. Oggi il mercato sta evolvendo e richiede sempre più total look, che noi forniamo con crescente soddisfazione».
L’India sta chiaramente guadagnando slancio nel mercato del lusso, grazie alla “iperpremiumizzazione” del mercato, alla maggior penetrazione dell’e-commerce e all’ingresso di nuovi marchi internazionali, benché i risultati non siano ancora minimamente paragonabili con quelli non solo dell’altro gigante asiatico, la Cina, ma neppure di altri mercati maturi del lusso. A confermarlo sono i dati (il Giappone attualmente vale il triplo dell’India) e le previsioni degli esperti. «Anche se non ci sarà mai un’altra Cina in termini di crescita e di contributo al settore, l’India e i Paesi emergenti del Sud-est asiatico hanno comunque un potenziale significativo, pur necessitando ancora di infrastrutture indispensabili per l’espansione locale», hanno spiegato Claudia D’Arpizio e Federica Levato di Bain & Company durante la presentazione dell’ultimo Luxury goods worldwide market monitor in collaborazione con Fondazione Altagamma. Ma sono in tanti anche a sostenere che - almeno per il momento - la sfida dell’India alla Cina sia più sui titoli dei giornali che nei negozi.
Lo pensano anche gli operatori del settore, pur senza statistiche a portata di mano. «È un mercato su cui già in passato si è puntato molto, ma i ritorni sono sempre stati al di sotto delle aspettative», sottolinea uno scettico Riccardo Grassi, titolare dell’omonima showroom multimarca di Milano, dove - dice - i buyer indiani arrivano, ma in scala ridotta. «Le occasioni maggiori - precisa Grassi - almeno fin qui le hanno avute le aziende dell’abbigliamento formale maschile e credo sarà ancora così. Per la moda donna i margini sono più ridotti: l’abbigliamento è schiacciato dall’abitudine di indos-
L’ascesa della classe media porterà il mercato del lusso a quota 25-30 mld. in sette anni sare il sari e quindi avrà più chance chi è forte negli accessori e nelle calzature. Anche l’interesse delle giovani generazioni per il lusso è ancora da verificare. Ma di una cosa sono certo: tutto quello che potrà succedere in dieci anni in India, in Cina accadrà in pochi mesi». Che si tratti di una sfida a lungo termine sono in tanti a pensarlo. Il subcontinente potrà diventare a pieno titolo “un canale del futuro” per il settore del lusso solo se le stime e le previsioni degli analisti per i prossimi otto anni non solo si concretizzeranno, ma manterranno lo stesso trend positivo anche dopo il 2030. L’importante, per i marchi che intendono investire, è non avere aspettative troppo alte prima di allora e portare avanti una serie di investimenti - avendo a fianco un partner locale - senza rincorrere ritorni immediati. Accontentarsi di uno o due negozi nelle città di Mumbai e Dehli non basta come testimonia il caso di Canali, presente sul mercato da oltre un decennio, con all’attivo sette punti vendita e ancora tanti progetti da realizzare. «La nostra strategia - chiarisce Stefano Canali - si basa sulla presenza in tutte le location più importanti, coltivando il rapporto con i clienti indiani in maniera sempre più personalizzata, attraverso non solo il retail ma un rafforzamento delle attività di Crm e di marketing».
A confermare che comunque qualcosa sia cambiato e che l’evento organizzato da Dior spingerà altri brand a entrare in azione è Cecilia Morelli Parikh, che insieme a Julie Leymarie nel 2011 ha fondato a Mumbai il concept store di lusso Le Mill, con una selezione di abbigliamento e accessori di lusso insieme a una gamma di decorazioni e arredi per la casa di designer indiani e marchi globali. «Lo show di Dior è solo un esempio - spiega -. Molti marchi globali si stanno facendo strada nel nostro Paese, gli indiani hanno un debole per il lusso e la domanda è in continua crescita». Le Mill, che attualmente può contare su due punti vendita (Mumbai e Delhi) ma sta valutando nuovi opening in altre città di seconda fascia, ha da poco lanciato il suo e-commerce, dimostrando la vitalità del canale wholesale, che offre opportunità a una gamma di brand più ampia di testare il mercato. «In questo momento - racconta Morelli Parikh - i marchi più richiesti sono Loewe, Acler, Jacquemus, Zimmermann e Chloé, solo per citarne alcuni. Questo dimostra una conoscenza del settore da parte dei nostri clienti, che non si limita ai big brand». Opportunità distributive, quindi, sembrano esserci anche per le realtà del lusso indipendente, comprese quelle italiane. Tra i 27 accordi con i più grandi marketplace del mondo che Ice Agenzia ha messo a disposizione delle aziende italiane c’è quello con Flipkart, la
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230607080103-db24e3a17e1b9213fd9e70073ea15775/v1/3822d64e0be3977d14a6d8886c7ebaeb.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230607080103-db24e3a17e1b9213fd9e70073ea15775/v1/c2d85ec32a99186037ca13d34827a80f.jpeg?width=720&quality=85%2C50)