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Dna forte, visione, empatia: così si affrontano mutamenti epocali

Kiton e Missoni, due modi di essere made in Italy guardando sempre avanti. Accanto alle testimonianze di Antonio De Matteis e Livio Proli, l’evoluzione di Veepee raccontata da Valentina Corbetta e gli scenari internazionali dell’e-commerce analizzati da Joeri Groenewoud di Global-E

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Due storie emblematiche del made in Italy si sono incrociate sul palco della nostra Ceo Roundtable: da un lato Kiton, marchio fondato da Ciro Paone negli anni Sessanta, e dall’altro Missoni, al 70esimo anno di attività. A nome del brand napoletano, che nel biennio post pandemia è cresciuto del 60% superando i 160 milioni di euro di ricavi, è intervenuto il presidente Antonio De Matteis, da poco eletto ai vertici di Pitti Immagine, mentre Livio

Proli, a.d. di Missoni, ha fatto il punto sulla maison che dirige da tre anni, dopo essere stato direttore generale di Giorgio

Armani. Accanto a loro Valentina Corbetta, country manager dell’e-tailer Veepee, e Joeri

«Con i brand partner adottiamo strategie a quattro mani, fornendo un patrimonio dati per loro utile anche al di fuori della nostra piattaforma»

Groenewoud, che in qualità di vicepresidente of Sales Emea della piattaforma Global-e ha analizzato uno scenario internazionale che somiglia a un campo minato, ma in realtà è ricco di prospettive per chi sa muovere le pedine giuste. L’iter di Kiton e Missoni è per certi versi speculare: entrambi i brand sono frutto della passione e visione di due grandi famiglie italiane, anche se nel caso della griffe di Sumirago nel 2018 il 41,2% della società è passato nelle mani di Fsi-Fondo Strategico Italiano. «Siamo arrivati alla terza generazione - ha detto De Matteis - cui vogliamo lasciare un’impresa ben strutturata, valutando anche il mercato azionario, ma con calma». «La nostra strategia - ha continuato - è seguire i clienti molto da vicino, magari organizzando a casa loro eventi all’insegna della vera italianità e napoletanità. Succede anche il contrario, cioè che siano i clienti a venire da noi per conoscerci da vicino, e devo dire che non li deludiamo mai. Si tratta di persone che non comprano per bisogno, ma perché credono nel brand. Per noi i loro consigli e osservazioni sono di vitale importanza». Mai fermarsi è la regola: se in casa Kiton il lavoro sul formale ha portato a studiate contaminazioni con l’informale e, alla voce mercati, si sono aperte nuove opportunità in aree come Usa ed Emirati, essendosene bruscamente chiuse altre in Russia e Ucraina, anche da Missoni la sfida è stata, ed è, proiettare nel futuro un iter lungo e fruttuoso. «Il punto di partenza - ha sottolineato Livio Proli - è stata una famiglia di imprenditori unica nel suo genere, che ha dato vita non a vestiti ma a opere d’arte. Occorreva proiettare su Missoni una luce di modernità nel rispetto del marchio, regalando bellezza, ma anche fashion fun. Un’alchimia che ci ha permesso di uscire molto bene dal Covid». In cabina di regia sono stati cambiati schemi decisionali “top down”, «trasmettendo a ogni dipendente, e non solo ai vertici, il concetto che ognuno può e deve decidere», ha precisato il manager, che scherzando ha rivelato che con i suoi 57 anni si sente un po’ il “dinosauro” della situazione, essendo l’età dei manager intorno ai 40 anni. Di svolte ha parlato anche Valentina Corbetta di Veepee, azienda nata 20 anni fa con le flash sale di moda online, con un miliardo di prodotti venduti finora e 66 milioni di iscritti. «Oggi - ha informato Corbetta - le vendite flash sono una parte di un tutto, nel contesto di un upgrading generale dell’offerta e di un ampliamento del range di proposte. Non più solo fashion ma anche lifestyle, arrivando ad abbracciare anche il resale». «Teniamo moltissimo ai nostri brand partner, selezionati attentamente e con cui elaboriamo strategie a quattro mani, basandoci su un approccio che definirei consulenziale - ha aggiunto -. Non dimentichiamo che il patrimonio dati che forniamo ai marchi è per loro prezioso anche al di fuori di Veepee, per veicolare i clienti verso i propri canali distributivi». Rendere la vendita internazionale semplice ed efficace come quella domestica è, sintetizzando, la mission di Global-e, piattaforma di spicco a livello mondiale con headquarters a Londra e 20 sedi sparse per il pianeta, il cui compito è gestire e accelerare un e-commerce globale, cross-border e direct-to-consumer. Con clienti come Adidas, Hugo Boss, Versace e Disney, solo per fare alcuni nomi, Global-e affronta il mercato globale con i vantaggi della localizzazione, in quanto i singoli Paesi vengono gestiti con un approccio tailor-made da ogni punto di vista, dal pricing in più di 100 valute agli oltre 150 metodi di pagamento, fino al checkout in 30 lingue. «Empower brands è il nostro motto - ha ricordato Groenewoud - anche affiancandoli nel cambiare il loro focus. Mai come ora questa capacità risulta strategica, perché con Russia e Ucraina in stallo bisogna andare oltre le destinazioni tradizionali sondando aree in crescita, una per tutte il Messico. Le potenzialità ci sono e i rischi anche, ma siamo qui proprio per agganciare le prime ed evitare i secondi». 

Ceo Roundtable On Business Acumen

Il

FLUSSO

Del

CAMBIAMENTO

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