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Tra anticipi, resort e pre-collezioni crescono gli interrogativi sui calendari.
Ma le date dell’uomo sono ancora ok?
Anticipare è sempre più la parola d’ordine, in uno scenario in cui i tempi di produzione si sono di molto allungati e le esigenze del retail variano da mercato a mercato, da insegna a insegna. E mentre i calendari vengono stressati fino al limite, la domanda sorge spontanea: le tempistiche degli appuntamenti del menswear sono sempre valide?
DI CARLA MERCURIO
Nella foto, un’immagine della campagna di comunicazione dedicata alla Milano Fashion Week del menswear. L’evento vedrà in calendario dal 16 al 20 giugno 72 presentazioni e segnerà il ritorno di Valentino dopo tre anni di formula co-ed
Con gli appuntamenti del prossimo mese di giugno la moda maschile decreta il ritorno a quel dinamismo pre-Covid, di cui si era già avuto un assaggio lo scorso mese di gennaio. Tra Pitti Uomo in fase di crescita, che sfoggia lo special guest Fendi, e Milano Moda Uomo con la rentrée di Valentino e ben 72 appuntamenti in scaletta, le aspettative sono alte. Un programma a cui va aggiunto il debutto nel capoluogo lombardo di due nuovi eventi, il White dedicato alle Resort e Miamilano, showcase sulle precollezioni del womenswear. A (quasi) parità di dinamismo, tuttavia, i tempi sono cambiati: il Covid ha segnato uno spartiacque tra un prima e un dopo a cui la guerra in Ucraina ha aggiunto un ulteriore carico. Oggi le aziende hanno imparato a fare i conti con l’aumento dei costi e l’inflazione salita a dismisura e devono affrontare le criticità legate alle materie prime che continuano a scarseggiare, ai tempi di at- tesa più lunghi per averle e alla difficoltà di reperire artigiani che possano garantire quella produzione made in Italy che sempre più è il nostro fiore all’occhiello. Una situazione che costringe molti ad anticipare le date di presentazione delle collezioni per poter ga- rantire alla propria clientela consegne nei tempi adeguati, tanto più tempestive quanto più i referenti sono i grandi gruppi del retail. Una corsa all’anticipo che vede in pole position anche le griffe, con le loro pre-collezioni e Resort, che diventano sempre più occasione di eventi all’insegna del glamour in giro per il mondo. Basti pensare che il calendario delle cruise arriverà quest’anno a lambire il Pitti Uomo, con la passerella di Max Mara dell’11 giugno a Stoccolma. La domanda dunque sorge spontanea: le date degli appuntamenti con il menswear sono in sintonia con i mutati scenari del mercato? Giugno e gennaio sono ancora i mesi più adatti? Ne abbiamo parlato con gli insider del settore: negozianti, agenti, imprenditori e con i numeri uno di Pitti Uomo e Camera della Moda
Lo scenario richiede aziende sempre più snelle e veloci, in grado di muoversi in largo anticipo. Ma c’è un limite?
Per Antonio De Matteis, presidente di Kiton da poco nominato presidente di Pitti Immagine, si tratta di un argomento attuale: «Il discorso delle date fa parte delle discussioni in atto, che affronteremo nei prossimi tempi - spiega -. Lo scenario è in divenire, quindi potrebbe essere ipotizzabile anticipare gli appuntamenti. Ma qualsiasi decisione andrà presa insieme alla Camera della Moda
1. Tra pre-collezioni e linee Resort si moltiplicano le uscite e gli eventi di presentazione per le griffe della moda, che hanno monopolizzato lo scorso mese di maggio con le passerelle dedicate alle cruise, arrivando a lambire il Pitti Uomo con il défilé di Max Mara dell’11 giugno a Stoccolma, Nella foto, un momento della sfilata Resort di Gucci a Seoul re le date di uscita, per cui oggi proponiamo un’unica collezione a novembre e a maggio, in modo da avere i tempi giusti per produrre e consegnare meglio. Una decisione mirata, soprattutto quando gli hub di riferimento per il sourcing sono in Far East, ma anche considerando la difficoltà di produrre oggi in Italia. Una scelta che hanno fatto anche molti nostri competitor». «Siamo sul mercato da 25 anni e i clienti ci conoscono, per cui per noi non ha senso andare alla rassegna, quando abbiamo già realizzato il 70/80% del nostro budget. Le dinamiche del settore sono molto cambiate e, se Pitti decidesse di anticipare i suoi appuntamenti tra novembre e dicembre per l’inverno e maggio per l’estate, sarebbe di sicuro una mossa vincente».
Dal 18 al perché, se bisogna cambiare, occorre farlo tutti insieme, per il bene del sistema Italia». «Pitti Uomo, del resto - puntualizza De Matteis - non va visto solo come un momento di partenza della campagna vendite, ma come un’occasione di incontri e scambio di idee e come una chance per presentarsi a un pubblico più vasto di quello che può entrare in qualsiasi showroom di qualsiasi azienda del mondo. Credo che tutti gli imprenditori dovrebbero interpretarla in questo senso». «Sicuramente - conclude - a proposito delle date saranno preziosi i feedback che raccoglieremo tra gli stand nei giorni di Pitti Uomo». Dal 13 al 16 giugno saranno presenti in Fortezza 825 marchi, in crescita rispetto ai 790 dello scorso gennaio. Numeri che testimoniano l’interesse delle del nuovo Miamilano, showcase aziende nei confronti della manifestazione, anche se non tutti la pensano allo stesso modo. Enzo Fusco, patron di Fgf Industry (marchi come Blauer e Ten C), da qualche stagione ha fatto una scelta radicale, lasciando la ribalta fiorentina. «Uno dei motivi per cui abbiamo deciso di non andare più a Pitti Uomo - spiega - è che il Covid ci ha spinti ad anticipa-
Una proposta che piace a Luigi Lardini, creative director di Lardini, che dallo scorso gennaio ha scelto di presentare le sue collezioni a Milano e che si prepara ad accogliere stampa e buyer alla Triennale per un importante evento. «Una scelta, quella di migrare nel capoluogo lombardo - tiene a puntualizzare - dettata dal fatto che la nostra collezione sta evolvendo, per cui oggi ci rivolgiamo a un pubblico desideroso di un prodotto più ricercato. Di sicuro prima o poi a Pitti torneremo,
Il ritorno di Valentino, dopo tre anni di formula co-ed, dà il segno della centralità della Milano Fashion Week Men’s Collection nell’ambito dei calendari internazionali. Un appuntamento in programma dal 16 al 20 giugno, dove sono on schedule 22 sfilate fisiche e cinque digitali, 30 presentazioni, quattro presentazioni su appuntamento e 11 eventi, per un totale di 72 momenti fashion. Ad aprire la manifestazione il venerdì alle 14 è proprio Valentino, con una sfilata in programma all’Università Statale di Milano, mentre il fischio di chiusura sarà invece a cura di Zegna, lunedì 19 giugno alle 14, giornata che chiude gli appuntamenti fisici. L’indomani sarà la volta dei contenuti digitali presentati sulla piattaforma di Cnmi, con l’esordio dei brand Carnet-Archive, Gams Note, Maragno e Uni Form. In attesa di svelare il nuovo corso con Sabato De Sarno, Gucci è in calendario il 16 giugno con una presentazione allo Spazio Maiocchi, dove il giorno dopo allestirà una mostra per i 70 anni del suo Horsebit Loafer. Tra gli hot ticket da segnalare il ritorno in pedana di Neil Barrett, il 17 giugno e, nel calendario presentazioni, il rientro di Ralph Lauren Purple Label. Numerosi i debutti, con l’esordio in passerella di Andersson Bell e un carnet di presentazioni in cui figurano i nomi di Maccapani di Margherita Maccapani Missoni, Maison Laponte, Marcello Pipitone–Bonola, Mcm, Setchu e Skin of Nature. Nei giorni della kermesse da non perdere l’appuntamento con il Fashion Film Festival, fondato e diretto da Constanza Etro, in pista con l’edizione numero nove dal 12 al 19 giugno, in collaborazione con Cnmi e il patrocinio del Comune di Milano. Si segnala inoltre il debutto di due nuovi appuntamenti. Il primo è il White Resort, dedicato al settore beachwear e abbigliamento cruise, in programma dal 18 al 20 giugno nello spazio Base-Ex Ansaldo. Una manifestazione che vedrà in campo circa 50 marchi internazionali, «Un settore merceologico che abbiamo visto crescere nelle ultime stagioni e che sta tirando moltissimo - spiega Massimiliano Bizzi -. fondatore di White -. Dopo attente valutazioni abbiamo deciso di metterlo al centro di questo nuovo evento di giugno, in un momento in cui i buyer vengono a Milano a comprare; realtà a volte anche un po’ diverse da quelle tradizionali, con strutture molto grandi». Nelle stesse date debutta Miamilano, showcase nato per dare visibilità alle realtà del mondo donna, che hanno rivisto le proprie tempistiche per far fronte alle difficoltà emerse dal punto di vista tecnico, produttivo e logistico in seguito alla pandemia. Un’iniziativa di Csm-Camera Showroom Milano, che darà ai suoi 36 associati la possibilità di esporre a Palazzo Giureconsulti un proprio brand. «Un evento di comunicazione aperto ai compratori, alla stampa e agli addetti ai lavori, ma soprattutto open a tutta la cittadinanza», spiega Gigliola Maule, presidente di Csm. L’associazione sarà in pista nei giorni della fasion week anche con gli eventi Artisanal Evolution, Csm Meets Sustainability e Csm Culture Club ma riteniamo che sarebbe utile se la manifestazione si svolgesse in anticipo. Basti pensare che oggi noi usciamo con l’estivo a metà maggio, quasi un mese prima. Ovviamente dovrebbe essere una decisione presa a livello di sistema, a partire dalla Camera della Moda, quindi condivisa da tutti e che tenga conto delle esigenze della filiera». Per Simone Bernardi, direttore creativo di Myths, marchio dell’azienda Gdm, cui fa capo anche l’altra label WhiteSand, presente a Pitti Uomo, «oggi in molti stiamo uscendo con le pre-collezioni a metà maggio (anche chi come noi non le faceva), visto che il problema principale nel settore sono le consegne e le capacità produttive che stanno venendo meno. Quindi anticipare di un po’ le date del Pitti potrebbe avere un senso». Ma questo «significherebbe anche uscire prima con la main collection e quindi con tutte le campagne vendite. Certamente avremmo più tempo per produrre. Tuttavia temo che per i negozianti sarebbe un problema, perché sarebbero costretti ad acquistare alla cieca, prima di avere avuto feedback sulla stagione in corso e sull’andamento dei saldi. Un conto insomma è la pre-collection, un basico che si vende facilmente ed è consegnabile prima, e un conto è la collezione, che rappresenta il momento delle novità». Secondo Niccolò Biondi, ceo di Roy Roger’s, presenza fissa alla manifestazione, «anticipare la campagna vendite in questo scenario è sempre bene, ma esagerare sarebbe controproducente. Sarei favorevole quindi a spostare Pitti Uomo alla prima settimana di giugno, ma per l’edizione invernale non vedo grandi alternative, visto che questa è la manifestazione che apre il nuovo anno». Considerando il break natalizio, insomma, le date dovrebbero arretrare di molte settimane e ciò, chiarische l’imprenditore, «costringerebbe le aziende a presentare una piccola parte di collezione o solo capi iconici». «Del resto - puntualizza - se consideriamo il mercato italiano nello specifico, i clienti aspettano prima di avere i dati precisi del sell out e in mesi come novembre/ dicembre e maggio hanno ancora in casa la merce di stagione da vendere. Quindi sarebbe sbagliato anticipare di troppo le date». «Diverso è il discorso per alcuni mercati come il Giappone, dove lavoriamo da due stagioniaggiunge -. Lì iniziamo la campagna vendite con una pre-collezione la prima settimana di maggio, per poi fare una seconda uscita in luglio, con un’integrazione di articoli. Ma già se consideriamo gli Stati Uniti, l’inizio delle vendite è in giugno». Sulla
In rapida evoluzione, il mondo delle Cruise diventa protagonista di un nuovo appuntamento, il White Resort, in programma presso lo spazio Base-Ex Ansaldo dal 18 al 20 giugno scia dell’esperienza in Giappone, Biondi ha provato anche a realizzare delle precollezioni per il mercato italiano ma, conclude, «alla fine i clienti hanno comunque spostato gli acquisti tra la seconda e la terza settimana di gennaio». Le esigenze insomma variano da mercato a mercato, ma anche in funzione della diversa tipologia di cliente, come spiega dalla ribalta di Milano Marco Baldassari, cofondatore e direttore creativo menswear di Eleventy.
«I calendari funzionano, sia per quanto riguarda la produzione, che in vista dell’arrivo delle collezioni in negozio. La moda ha bisogno dei tempi giusti per lavorare in tutta la filiera»
ANTONIO DE MATTEIS
Pitti Immagine
«L’anticipo delle date di Pitti Uomo è un tema che stiamo esaminando. Ma il salone non va visto come mero momento di partenza della campagna vendite»
«In un momento difficile come l’attuale occorre sempre più essere veloci, snelli e strutturati e muoversi in largo anticipo. Per questo abbiamo cambiato il nostro business model e, se un tempo presentavamo anche una pre-collezione, aggiungendo se necessario dei flash, ora abbiamo unificato tutto in una sola uscita, che abbiamo iniziato a vendere dal 15 maggio, con la raccolta ordini entro il 15 giugno, per consegne nei mesi di novembre e dicembre. Date che tengono conto delle esigenze dei grandi gruppi del retail e delle piattaforme di e-commerce, che necessitano di anticipare sempre più per motivi organizzativi e logistici. Per tutti gli specialty store e i piccoli negozi, che hanno bisogno di aspettare per gli ordini, presentiamo invece la collezione tra metà giugno e 20 luglio, con consegne previste in gennaio/febbraio. Se consideriamo che un tempo si andava fino al 10/15 ottobre, si fa presto a capire come le cose siamo radicalmente cambiate: oggi sarebbe impensabile arrivare a consegnare a marzo/aprile». Tutte queste considerazioni non inficiano per Marco Baldassari la scelta delle date di Milano Moda Uomo: «Gennaio e giugno sono i momenti giusti, perché le presentazioni sono mirate alla stampa. Pitti invece, dove non partecipiamo da tempo, si rivolge al mercato in un momento in cui i clienti hanno già in larga parte comprato, ma si tratta di un’occasione di incontro e di socializzazione e anche di un momento di conferma degli ordini effettuati. Essere a Pitti, inoltre, consente di spostare il focus su aspetti che magari non si erano precedentemente considerati o che sono nel frattempo emersi». D’accordo con lui sul tema saloni è Francesco Lubrano, della showroom Panorama Moda: «Operiamo in un mercato in fase di accelerazione, in cui la tendenza è anticipare sempre più con diverse delivery nel corso della stagione. Un’esigenza quanto mai forte, soprattutto dopo l’ultima stagione, in cui la maggior parte dei marchi del menswear ha avuto il problema di consegnare molto tardi - chiarisce -. Con alcuni clienti della moda maschile siamo usciti infatti il 9 maggio per consegne a novembre e dicembre, in grado di soddisfare le esigenze dei clienti internazionali, soprattutto i department store, che vengono a Milano per fare gli ordini già dal 10 maggio». «Diverso - aggiunge - è pensare di spostare tutto il blocco Pitti UomoMilano Moda Uomo, un discorso molto complesso, che dovrebbe tenere conto dei calendari internazionali. L’importante, dopotutto, è la data di inizio della campagna vendite. A Pitti si può andare in un momento successivo. Del resto oggi il salone viene visto principalmente dalle aziende come un momento di incontro e scambio di idee». Tante criticità, diversi approcci, molta confusione, soprattutto per i negozianti italiani, come spiega Paolo Mantovani delle boutique toscane Mantovani di San Giovanni Valdarno, Castiglione della Pescaia e Greve in Chianti:
«Le vicissitudini di questi ultimi tempi hanno disallineato il mercato rispetto al funzionamento del sistema produttivo, per cui oggi tutto è stato anticipato fino all’inverosimile. Noi negozianti dobbiamo comprare spesso al buio, prima di avere le idee chiare rispetto al sell out della collezione che abbiamo in casa. Io acquisto ben 160 collezioni e quest’anno c’è stato un marchio che ha fatto un’uscita con l’estivo addirittura al 3 marzo, quando avevo appena messo in vendita la stagione calda del 2023. Quindi ci troviamo ad andare al salone e alle presentazioni quando abbiamo già speso l’80% del nostro budget. Certo, potrei anche aspettare la seconda uscita, ma spesso queste ultime arrivano tardi e i prezzi sono troppo alti, perché si tratta dei capi dello show e sono proposte più difficili da vendere». «C’è dunque una situazione di totale asincronia - conclude - per cui o i saloni si
Le fiere sono il tassello di un sistema che deve riallinearsi, considerando negozianti, mercato e produzione coordinano con il mercato, e quindi le date vanno bene, oppure si coordinano con la produzione: in quel caso andrebbero anticipati. Diciamo che le fiere sono solo un pezzo di un sistema che deve riallinearsi, tenendo presente una triangolazione i cui capisaldi siamo noi negozianti, la produzione e il mercato». Un dilemma che per il momento vede i dettaglianti privilegiare il mercato, come emerge dal nostro sondaggio con una quarantina di top retailer italiani, dove la maggioranza degli interpellati si è dichiarato favorevole a mantenere le date attuali. A chiudere il cerchio ci pensa Carlo Capasa, presidente di Camera Moda, che spiega: «Secondo noi le tempistiche attuali funzionano. I nostri calendari sono concordati e ben equilibrati a livello internazionale e rispecchiano abbastanza bene le esigenze del mercato, sia dal punto di vista della produzione che in prospettiva, guardan-
1.Il rendering dell’installazione a cura di Eli Russell Linnetz del brand Erl, che trasformerà il piazzale della Fortezza da Basso in un set cinematografico, citando il noto cult hollywoodiano Il Pianeta delle Scimmie 2. Il tema “Pitti Games” dei saloni di giugno, declinato per il Pitti Bimbo
Presto I Lavori In Fortezza
Pitti Uomo apre il mese della moda fiorentino
do a quando la merce arriverà in negozio. Certo, sappiamo benissimo che si inizia a vendere già da maggio, ma il sistema funziona così e prevede momenti importanti, come giugno/settembre e gennaio/febbraio, e momenti di mera vendita, che sono novembre e maggio». Per Capasa, al centro di tutto deve rimanere l’essenza del fashion tricolore: «La moda italiana, strettamente legata al concetto di creatività, ha bisogno dei tempi giusti per lavorare in tutta la filiera alla realizzazione delle collezioni, per cui non dobbiamo cadere vittime delle esigenze di marketing e industriali, che sono importanti, ma non tali da essere il solo driver della moda». «Così come non ha funzionato il “see now buy now” - precisa - per lo stesso motivo non funzionerebbe neanche anticipare le date, perché non si darebbe il tempo alle nostre griffe di lavorare alla creazione del sogno che è inscindibilmente legato al fashion». A conti fatti, insomma, i tempi non sembrano maturi per ripensare i calendari del menswear, ma il dibattito resta aperto in uno scenario in divenire, che vede sempre più le singole realtà impegnate a trovare soluzioni tagliate su misura per le proprie necessità. Urge una regia forte, che possa ricomporre le molte contraddizioni emerse.
È Pitti Uomo come sempre a dare lo start al mese della moda fiorentino, che nel corso di giugno vedrà di scena anche le kermesse dedicate a moda bimbo e filati. Edizioni che si svolgono alla vigilia di un momento importante, ossia la partenza dei lavori di riqualificazione della Fortezza da Basso. «Lo start dovrebbe essere in luglio, con un progetto che procederà a tappe, coinvolgendo man mano diverse porzioni della struttura, per salvaguardare lo svolgimento delle manifestazioni – racconta il presidente di Pitti Immagine, Antonio De Matteis -. Alla fine avremo una Fortezza più moderna e più grande, un polo multifunzionale che guarda al futuro». Il salone del menswear, che conterà un totale di 825 brand di cui il 41% da oltrefrontiera, sarà caratterizzato dalla presenza di uno special guest come Fendi, che sfilerà il 15 giugno nella Factory di Bagno a Ripoli, del guest designer Eli Russell Linnetz di Erl, e del designer project Chulaap, brand fondato da Chu Suwannapha, stilista thailandese di origine e sudafricano d’adozione. Ciliegine sulla torta di un menù che si articola nelle cinque sezioni Fantastic Classic, Futuro Maschile, Dynamic Attitude, Superstyling e I Go Out, a cui si aggiunge Pittipets, dedicata gli accessori dei nostri amici animali, per dare spazio all’universo legato alla moda e al lifestle. Tra le novità, l’inedito allestimento della sezione I Go Out dedicata all’outdoor e dell’area S/Style, focalizzata sui brand eco-responsabili, che si arricchisce di nuovi spunti anche grazie alla collaborazione con Kering Material Innovation Lab (Kering Mil), centro di ricerca interno al gruppo Kering impegnato nella riduzione dell’impatto ambientale. Dopo il menswear sarà la volta di Pitti Bimbo, dal 21 al 23 giugno, con 220 marchi in pista e con le sezioni 100% Bambino, Smart Kids, The Kid’s Lab!, Apartment e The Nest, che accolgono le diverse sfaccettature della moda in taglie piccole. Tra i momenti clou della rassegna da non perdere la sfilata di Miniconf il 21 giugno, che celebra il 50esimo anniversario dell’azienda. Dal 28 al 30 giugno il testimone passerà infine a Pitti Filati, con le novità relative all’inverno 2024-2025, Con il leitmotiv del tema Pitti Games, che richiama il concetto di mettersi (o rimettersi) in gioco, i tre saloni avranno una versione digitale nella piattaforma Pitti Connect e beneficiano del sostegno del Governo Italiano, di Ice e di Unicredit in veste di main partner.
Camouflage punta sulla sostenibilità e sulla linea donna. E cresce all’estero
L’incremento della quota di sostenibilità nelle collezioni. Poi, da un lato l’arricchimento dell’offerta di prodotto con il lancio della linea donna dalla collezione SS24; dall’altro il potenziamento delle vendite all’estero. Sono questi i focus a sostegno dell’attività di sviluppo di Camouflage Ar And J., marchio di pantaloni premium made in Italy, prodotto dalla Lab design di Mosciano sant’Angelo. Camouflage ha, fin dalla nascita, un dna sostenibile. Un percorso iniziato nel 2006 che, negli anni, ha portato importanti risultati: «circa un 25% della collezione denim è completamente sostenibile (dal tessuto agli accessori) e poi tutti i trattamenti e lavaggi dei nostri capi sono realizzati da macchine di ultimissima generazione che minimizzano i consumi di acqua ed energia fino al 30% rispetto alle macchine comuni», racconta Rocco Terra, che con il fratello Gianluca è alla guida dell’azienda. Un percorso che si evolve e tocca anche il tema della circolarità dei materiali utilizzati. «L’obiettivo dei prossimi anni è quello di fare sempre di più - prosegue l’imprenditore teramano - stiamo dando priorità ai tessuti green, ovvero quelli che vengono realizzati con materiali da riciclo». Nel 2023, poi, Camouflage taglierà un altro traguardo: il lancio della prima collezione donna. «Uscirà dopo il Pitti - anticipa Rocco Terra - ma sempre con la PE24 e sarà focalizzata sul denim, che oggi con l’uomo conta per noi il 50% del fatturato. Ci sarà anche qualche tinto capo ma il denim sarà al centro dell’offerta». L’attenzione all’ambiente e la passione per l’artigianalitàvalori sempre più apprezzati dai consumatori globali - sono un driver economico per il brand: il numero delle boutique in Italia (già 250) è destinato a salire, ma le maggiori aspettative sono sull’estero. «Fino a poco tempo fa - conclude Terra - per noi la parola worldwide era quasi sconosciuta, ma nel giro di tre stagioni la quota estera conta più del 20% del ricavi ed è in continua crescita».Tramite partner strategici in Europa Camouflage è già distribuito in Belgio, Olanda e Scandinavia e con la nuova collezione si aggiungeranno Spagna, Svizzera e Germania, mentre nelle Americhe è già presente. (an.bi.)
Pi Chance In Nord Europa Con Centurybox
Mainetti Italia amplia l’offerta e il business
Mainetti Italia innova il packaging per l’e-commerce. Alla scorsa edizione di Packaging Première l’azienda del vicentino ha presentato due versioni di buste in carta riciclata al 100%, Basic e Premium La versione Basic è in kraft Avana (particolarmente resistente, nel colore naturale avana), mentre il modello Premium è in versione Duplex). Entrambe sono personalizzabili con stampa in monocromia o quadricromia e per ciascuna è presente un doppio bi-adesivo riposizionabile utile per usi successivi. L’azienda, che spazia anche nel labelling, negli appendiabiti, fino alle soluzioni smart come QR code e Rfid, non ha soltanto ampliato l’offerta. In gennaio ha rilevato Centurybox Group, produttore belga di packaging di lusso che permetterà l’espansione del business in Nord Europa. (e.f.)
DALL’11 AL 13 LUGLIO
Sourcing sotto i riflettori a Milano: torna in pista Ready-to-Show
Torna alla ribalta Ready-to-Show, la rassegna dedicata all’outsourcing per il tessile e abbigliamento, lanciata nel 2001 da Georges Papa (nella foto) e in calendario dall’11 al 13 luglio all’Una Hotel Expo Fiera Milano a Pero, con quasi 200 espositori. Si tratta di produttori da Cina, Turchia, India, Egitto, Bangladesh, Pakistan: mercati già forti fornitori della moda italiana, dalla fascia di prodotto più alta alla grande distribuzione. Non mancheranno anche espositori provenienti da area come Isole Mauritius, Kirghistan, Tajikistan, Madagascar, Nepal, Moldova: partner ideali per aziende in cerca di piccole produzioni. «In più – spiega Georges Papa – per la prima volta sarà allestita un’Area Italia, dove potranno esporre terzisti, designer e società di servizi italiani». Per tutti, il filo conduttore sarà la sostenibilità, non solo tecnica e produttiva, ma anche etica. Nel programma di Ready-to-Show rientrano conferenze e incontri B2B, sfilate per designer emergenti. Appuntamenti che metteranno in contatto giovani stilisti, tra cui i membri dell’International Designers Network, di cui Georges Papa è socio fondatore e attuale vicepresidente, con produttori, terzisti e consulenti italiani in grado di supportarle. Sarà anche l’occasione per stilisti freelance di creare un link con brand alla ricerca di collaborazioni. (c.me.)
NON SOLO PARTNER AUSTRALIANI PER IL TOP DI GAMMA Botto Giuseppe:
dall’Uruguay la lana Rws e Land to Market
Il gruppo tessile Botto Giuseppe continua a fare passi in avanti nell’ottica di un business green. Mentre sta per pubblicare il terzo Bilancio di sostenibilità, che evidenzierà i progressi nell’efficientamento energetico e nella riduzione delle emissioni di CO2, annuncia di avere completato l’installazione di pannelli solari nello stabilimento di Valdilana (Biella). Inoltre quest’anno ha aggiunto all’elenco dei suoi fornitori australiani di lana di alta qualità due fattorie dell’Uruguay, che condividono la stessa filosofia in fatto di salvaguardia dell’ambiente, degli animali e delle persone. Una è Py-Aguauzù, realtà di Paysandú della famiglia Fraschini, che su 2.900 ettari di terreno alleva 3.200 pecore, in grado di fornire una lana certificata Rws-Responsible Wool Standard e Land to Market (sourcing rigenerativo). L’altra è La Cuchilla, a Tacuarembó, di proprietà della famiglia Monteverde. Si tratta di 3.680 ettari di terreno e 6.000 pecore di un’azienda che nel 2021 è risultata negativa in termini di emissioni secondo la norma ISO 14064. Anche in questo caso la materia prima è certificata Rws e Land to Market. (e.f.)
SAFIRA MILANO: UN VIAGGIO TRA LUSSO, ESOTISMO E SAVOIR FAIRE
Fondato da Halima Hadir nel 2018, il brand prende il meglio del made in Italy e dell’artigianato marocchino, sulle orme di maestri come Yves Saint Laurent, che fece di Marrakech la sua seconda casa
Amalgamare culture è ispirazione: questo il punto di partenza di Safira Milano, marchio che già nel nome rende da un lato omaggio alla capitale della moda italiana e, dall’altro, evoca le seducenti atmosfere del Marocco, Paese natale della sua fondatrice, direttrice creativa e ceo, Halima Hadir. «Safiraspiega Halima Hadir - deriva dal termine arabo per “ambasciatrice”, ma anche da “sephirat” (“luce senza limite” in ebraico) e da “sappheiron”, che in greco indica lo zaffiro, pietra preziosa della saggezza. Un mix di concetti che si fondono nei codici stilistici alla base del brand, punto di unione fra la mia terra d’origine e l’Italia, la mia seconda patria dove vivo da più di 20 anni». Nato nel 2018 dalla passione di Halima per la moda ma anche per i materiali (è laureata in ingegneria tessile), Safira Milano unisce in un viaggio interculturale l’heritage italiano della confezione - i capi sono realizzati a Carpi con pregiati tessuti made in Italy - e la straordinaria ricchezza del saper fare marocchino. «Mi reco spesso in Marocco - sottolinea la fondatrice - seguendo in prima persona gli artigiani che lavorano per me. Ho scelto i migliori, che seguono ancora tecniche tramandate di generazione in generazione. Più che artigiani, sono veri e propri artisti». Ogni modello è un tripudio di ricami, nappine, bottoni, alamari e passamanerie, tutti fatti a mano nella medina medievale di Fez, ora non più solo per l’estate ma anche per l’inverno, dove giacche e mantelle in natural cashmere, lana e velluto accompagnano camicie preziose, arricchite da ricami e stampe su seta ispirate al Riyad di Marrakech. Sono una trentina i selezionati negozi multimarca tra Italia, Kazakistan, Russia, Croazia e Svizzera, che distribuiscono Safira Milano, un marchio unico in quanto è frutto dell’integrazione tra due culture, italiana e marocchina, che pur nelle loro diversità si somigliano nel grande patrimonio di manualità, storia, creativitàe cura dei dettagli. In cantiere il debutto nel retail con un monomarca a Milano: «Stiamo cercando la giusta location - conclude la stilista e imprenditrice - ed è una scelta che richiede il giusto tempo. Non ci interessano spazi in affitto, il nostro sarà un investimento immobiliare in piena regola».
Halima Hadir ha un altro sogno nel cassetto: «Creare un atelier dove realizzare capi ancora più esclusivi e unici, fatti su misura e personalizzati».