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Moda, creatività e strategie social al Fashion Camp 2012

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terza edizione dell’unico “barcamp” italiano a Milano, tra “non-conferenze” e orary shop di brand emergenti, tutto il lato social del fashion system

Fashion Camp 2012

Milano , 08 Giugno 2012 Su cosa sia esattamente un barcamp, Wikipedia (per fortuna) docet: una sorta di “non-conferenza aperta i cui contenuti sono proposti dai partecipanti stessi”. L’espressione rende bene l’idea dell’atmosfera che si respira alla Fabbrica del Vapore di Milano, dove ha inaugurato la terza edizione di Fashion Camp, due giorni

(8-9 giugno) di “non-conferenze” – con la direzione artistica di Arianna Chieli di fashionblabla.it – dedicate rofondimento e alla discussione dell’evoluzione culturale del fashion system. L’intento è di indagare il rapporto tra moda e rete: dai social network alle applicazioni per smartphone e dall’e-commerce allo storytelling, ovvero la capacità di un marchio di far “appassionare” un ai propri valori.

ta di Fashion Camp, alla Fabbrica del (Milano)

ire i lavori doveva essere Alessandra Facchinetti, che ha però cancellato all’ultimo momento il tervento per impegni personali. Poco male, il Fashion Camp inaugura senza drammi il suo

mo calendario di appuntamenti: talking brevi – al massimo dieci minuti – dove ogni relatore ta la sua esperienza e promuove il dibattito. Il tema della mattinata (cui abbiamo partecipato diretta twitter) è Fashion digital storytelling: how brands become publishers.

ia con Alessandro Rimassa, che racconta com’è nato Monki, il magazine/laboratorio degli

nti dello IED di Milano, con tanto di intervento live di due giovani collaboratori “perché il buto degli under 25 è fondamentale”. Quindi è il turno di Adam Arvidsson – co-direttore del Studi di Etnografia Digitale e docente di Sociologia della globalizzazione all’Università degli di Milano – che presenta il progetto di netnografia digitale, ovvero lo studio di usi e costumi utenti del web come strumento di “marketing intelligente”. Lo sapevate che Chiara Ferragni (sì,

o lei) è più Hermès friendly – cioè parla più spesso della griffe francese – che Louis Vuitton e friendly? Non chiedeteci come, ma i grafici di netnografia lo dimostrano, e danno alcune anti indicazioni sulle abitudini degli utenti attivi sulle piattaforme social e dintorni. Abbiamo scoperto con sgomento che, su twitter, i top fan di Louis Vuitton sono gli adolescenti che no la boy-band inglese One Direction, chi lo avrebbe mai detto? http://www.myword.it/moda/news/55452

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Moda, creatività e strategie social al Fashion Camp 2012

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Stefano Guerrini di webelieveinstyle.it ha intervistato il duo creativo di A-Lab Milano,

andro Biasi e Simona Costa, già vincitori di Fashion Incubator e che, dopo aver debuttato nel a Milano moda donna, preparano la prima capsule collection per l’uomo in vista dell’imminente ana della moda maschile. Alberto D’Ottavi, invece, ha parlato dello sviluppo della moda ndente grazie ad un e-commerce “a misura d’uomo” come bloomming.com, che privilegia emergenti e permette di acquistare senza mai disconnettersi da facebook. Molto interessante

uire anche il contributo di Elena Torresani, blogger di Maggie Jeans, e il suo progetto Women ave The World. Le “unconferences” continueranno per tutta la giornata di oggi e domani, ndo dalla scrittura creativa alle strategie di social media marketing, dall’arte del convivio alla si naturale, all’insegna di un multitasking difficile da esprimere ma sorprendentemente facile da

rio perché sempre di moda e shopping si parla, tra uno speech e l’altro si può dare un’occhiata porary shop allestiti per l’occasione: dai designer emergenti Serena Poletto Ghella, Mariella egorio e Cecilia Rosati a brand artigianali quali Come le Ciliegie, Flow-ers, Danivè, Little Dress, Moda da bere e (davvero) tanti altri. Intanto, abbiamo scoperto il lato più bello delle

onferenze, ovvero che – grazie alla loro natura social – si può twittare tranquillamente senza rimproverati di stare attaccati al telefono!

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