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noisymag Bene o male, ma parliamone.
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Sudafrica 2010
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NoisyLab
giugno 16, 2010
di rossellascicolone
tags: Progetto Backstage, Dicky Roubin, Fashion Camp, Italian Next Fashion Talent,
Lovus, Silvia Pizzoli, Moltosilvia, Cornelia Anghelescu, Carolina Galan, Silvia
La due giorni sulla moda di Fashion Clemente, Clemmy's Atelier, Ilaria Facci, Falsoo
Camp, interessante e ben riuscita (di
cui presto scriverò un articolo più dettagliato) è terminata domenica 13 Giungo, con la sfilata che ha presentato i
quattro vincitori del concorso Italian Next Fashion Talent (di cui avevo già scritto qui). L’evento è stato
organizzato in collaborazione con Progetto Backstage e si è svolto durante l’aperitivo del Lotvs in Via Monte
Grappa a Milano. Gli stilisti emergenti selezionati, tra circa gli 85 che si sono proposti, sono: Silvia Pizzoli, vincitrice
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nella categoria Eco-Glam, Cornelia Anghelescu, per la categoria sera, Carolina Galan Montoya, per il pret-à-
porter e Silvia Clemente vincitrice nella categoria streetwear. La serata è stata presentata da Arianna Chieli,
mente e anima del fashion camp, insieme alle ragazze di Backstage. Tutte loro indossavano degli originalissimi vestiti
da sera, opera della special guest Ilaria Facci.
La prima a sfilare è stata Cornelia Anghelescu, 23 anni, nata a Bucarest, ha studiato moda alla Marangoni di Milano
e anche all’ Accademia di Brera. Ciò che colpisce dei suoi abiti è la vivacità dei colori e delle particolari stampe
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caleidoscopiche, che movimentano capi dalle linee pulite, un po’ in stile anni ’50. Stampe che ricordano lo stile di
Emilio Pucci, che la stilista considera infatti uno dei suoi miti, ma impreziosite con file di cristalli svarowsky: dettagli in
grado di rendere cappotti, pantaloni e abiti ancor più caratteristici. I colori sono principalmente i toni del rosa, rosso,
viola e bianco. Tra i materiali utilizzati troviamo il cotone pique, soprattutto per i capi stampati che rimangono più
lineari e aderenti al corpo: pantaloni a sigaretta, gonne a tubo, abiti tubini. Mentre la seta viene utilizzata per abiti a
palloncino con taglio impero e un delizioso “abito millefoglie” formato da un top stampato e una gonna molto
ampia, con applicazioni di lembi di stoffa in 4 diversi toni di viola in gradazione, tagliati come dei petali.
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Carolina Galan, classe 1973, si laurea in architettura alla UPB di Medellin, in Colombia, a ventidue anni si trasferisce
in Europa per studiare moda e interior design. Dopo uno stage da Vivienne Westwood, a Milano, nel 2008 decide di
creare un marchio suo. La collezione primavera/estate che ha realizzato parte dalla rivisitazione del famoso Little
Black Dress di Chanel e si compone di 8 miniabiti, neri e qualcuno giallo, insieme a coprispalle e piccole giacche. La
sua interpretazione dell’ abito si concentra sulla manipolazione della stoffa, che viene drappeggiata per creare forme e
volumi fluidi e cascanti sul corpo. Anche grazie a tagli a vivo, cuciture aperte e sfilacciature che alleggeriscono la
forma del classico tubino.
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Le creazioni di Silvia Pizzoli, mi avevano già colpito alla sua esposizione al Fashion Camp. Nata a Bologna nel 1971,
ha studiato al PoliModa di Firenze e nel 2009 ha fondato il suo marchio “Moltosilvia“, che sviluppa l’ idea di utilizzare
tessuti o capi reciclati come materiale di partenza per realizzarne altri, principalmente cuciti a mano. Per la collezione
presentata alla sfilata, ha utilizzato vecchi foulard, recuperati nei mercatini, nei negozi vintage, dalla valigia della
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nonna, per creare dei capi dallo stile moderno, comodi e con un ottima vestibilità. I foulard infatti, in seta o
chiffon, scivolano sul corpo, sono molto leggeri e morbidi e le stampe, spesso accostate anche in contrasto, fanno di
ogni capo un pezzo unico. A volte sono applicati su magliette, ad esempio sul collo a formare una sciarpa (modello che
troviamo anche in versione maschile), oppure vengono utilizzati come tessuto per tagliare dei pantaloncini shorts, per
abiti patchwork, o mantelle. Abiti portabili, semplici, sfiziosi e sicuramente eco-glam!
Silvia Clemente nasce a Pordenone nel 1979, ha studiato all’ Accademia Europea di Bologna e ha poi deciso di creare
il suo atelier Clemmy’s. Quella che ha abbiamo visto in passerella è la sua prima collezione che si compone di abitini,
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magliette, top e gonne caratterizzati da applicazioni in pelle di sagome di animali, fiori, stelle, ma anche borchie, grossi
bottoni a forma di cuore, perline e swarovsky. Ma anche i tessuti sono ricercati, spesso stampati e camoufflage, sono il
frutto di una ricerca che la designer fa durante i suoi viaggi. Tutti elementi che descrivono molto bene un gusto per
la decorazione e uno stile rock-vintage fresco e giovanile. Le forme sono spesso a palloncino, sia per gonne,
abiti e anche per le maniche di alcune magliette, balze, arricciature elasticizzate che rendono i capi indossabili in
diverse taglie.
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La sfilata si è conclusa con gli abiti di Ilaria Facci, fuoriconcorso e presente come ospite della serata. Nasce a Roma
nel 1982, dopo aver trascorso l’adolescenza a Buenos Aires torna nella capitale italiana, dove studia moda all’
Accademia di Costume e Moda. Dopo aver fatto altri corsi nello stesso campo sviluppa la voglia di sperimentazione,
soprattutto con i materiali e da qui nasce il marchio “Falsoo”. Abiti dal forte impatto visivo che ad una prima occhiata
possono sembrare capi d’ alta moda, che seguono le regole sartoriali. In realtà si tratta di pezzi realizzati con
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materiali di scarto manipolato, stirato, piegato fino a trasformarlo in un leggero strato sottile simile alla seta. E’ il
caso ad esempio di tovaglie di plastica e tovaglioli stampati che manipolati, tagliati in piccoli pezzi irregolari e cuciti su
una base in stoffa attorno al corpo, danno vita ad abiti che sembrano ricreare delle piccole nuvole colorate
che rendono ogni movimento di chi li indossa un fruscio. Falsoo non è un marchio di moda, ma crea abiti per
shooting fotografici, eventi pubblici o privati, pubblicità, videoclips, ecc. Creazioni scenografiche che coniugano la
moda alla sperimentazione artistica.
Infine il capo più votato di ogni collezione presentata dai quattro finalisti sarà prodotto e commercializzato grazie alla
partnership con Dicky Roubin. A voi quale è piaciuto di più?
RS
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from → Events, Fashion, Fashion shows, moda etica
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