KAN TOBALLE MEZZASELVA

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PATATE TRADIZIONE

Università Iuav di Venezia CACCIA Facoltà di Design e Arti Laurea Magistrale in comunicazioni visive e multimediali

PIETRA

KAN TOBALLE MEZZASELVA PLATTE

CIMBRO

SELVAGGIO

NOIA

LINGUA

VERDE

STORIA

PAESAGGIO

CASE

K2 GUERRA

SILENZIO NATURALE

BOSCO

TRANQUILLITÀ

RICORDI

Francesco Belloli 266865 PULITA NEVE



Università Iuav di Venezia Facoltà di Design e Arti Laurea Magistrale in comunicazioni visive e multimediali

KAN TOBALLE MEZZASELVA Indagine sull’identità del luogo

Relatore: Prof. Giovanni Anceschi Correlatore: Emanuela Bonini Lessing

Francesco Belloli 266865

Anno Accademico 2009/2010



CONTENUTI Prefazione

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Un’isola tedesca in Italia Inquadramento geografico Primi insediamenti Stanziamenti definitivi Lo sviluppo della rete viaria

10 13 14 17

Mezzaselva Kan Toballe, le origini Il nome Il paese L’architettura Le attività La principale fonte economica L’emigrazione

Il passato oggi 20 23 26 28 31 32

La fiaba dipinta nel gioco delle 40 carte Hogazait La messa cimbra La marcia Mittelwalt

Mappe di comunità

40 42 44 46

Il Progetto: INMEZZASELVA Il progetto Analisi dei social network La struttura del sito Il layout grafico Integraziona facebook Monitoraggio traffico Esempi di contenuti Possibili interazioni

Conclusione

87

62 64 65 68 73 74 76 84

Il questionario Mezzaselva in parole Le attività oggi I tempi di percorrenza Gli spostamenti nel tempo libero Gli eventi

48 50 53 55 56 59


INDICE CRONOLOGICO 600 a.C Primi insediamenti /pag 13

800-1200 1800

Stanziamenti definitivi /pag 14

Lo sviluppo della rete viaria /pag 17

800-1200 1900


2000 Il passato oggi La fiaba dipinta nel gioco delle 40 carte Higazait La messa cimbra La marcia Mittelwalt

/pag /pag /pag /pag

40 42 44 46

1900

2011 Mappe di comunitĂ Il questionario /pag 48 Mezzaselva in parole /pag 50 Le attivitĂ oggi /pag 53 I tempi di percorrenza /pag 55 Gli spostamenti nel tempo libero /pag 56 Gli eventi /pag 59

2011 INMEZZASELVA Il progetto Analisi dei social network La struttura del sito Il layout grafico Integrazione facebook Monitoraggio traffico Esempi di contenuti Possibili interazioni

/pag 62 /pag 64 /pag 65 /pag 68 /pag 73 /pag 74 /pag 76 /pag 84



Ringraziamenti: A tutta la mia famiglia, Emanuela Bonini Lessing, Giovanni Anceschi, Istituto di cultura Cimbra con Sergio Bonato, Pierangelo Tamiozzo, Emanuel Ba첫, Marco Corona.


Prefazione

“..Il territorio non esiste in natura: esso è un esito dinamico e stratificato di successivi cicli di civilizzazione; è un complesso sistema di relazioni fra comunità insediate (e loro culture) e ambiente. In questa accezione il territorio è un organismo vivente ad alta complessità, prodotta dall’incontro fra eventi culturali e natura, composto da luoghi dotati di identità, storia, carattere, struttura di lungo periodo..” (Magnaghi Alberto, 1998, Il territorio degli abitanti: società locali e sostenibilità, Dunod, Milano, pp. 65)

In un periodo storico come questo in cui la crisi economica attanaglia l’Italia, ed in particolare le zone geograficamente ed industrialmente più emarginate, ecco che la riscoperta dell’identità e la sua valorizzazione può essere un punto da cui ricominciare. Lo sviluppo locale, quindi, collocando il territorio al centro di ogni dinamica produttiva e sociale, costituisce l’occasione per riscattare tutte le potenzialità che questo offre, constatando come una risorsa locale possa costituire un’occasione di crescita e rappresentare l’elemento identificativo contro il processo omologante. Capire chi si è. Questo è il primo punto da cui partire per il processo di riappropiazione identitaria. Capire chi si è e capire le proprie ricchezze, le proprie peculiarità, conoscere le differenze. Questo è lo scopo della mia tesi e noi designer della comunicazione possediamo o dovremmo possedere molti degli strumenti necessari per fare ciò. Capire (almeno in parte) e conoscere l’identità di un piccolo paese delle Prealpi Vicentine, Mezzaselva. Lo scopo principale che mi spinge a lavorare su questo paese è indubbiamente la mia origine, ma in secondo luogo anche le peculiarità sottovalutate che lo contraddistinguono e lo rendono unico. Il mio lavoro vuole riscoprire queste caratteristiche, riesumarle e mostrarle ai cittadini in un processo di “mirroring”. Questa nozione comportamentale derivante da ambiti scientifici psicologici e sociologici, viene in questo caso mutata e trasferita al territorio riflettendo i risultati delle ricerche e le indagini territoriali agli abitanti stessi del paese. Sono loro i principali destinatari di questo progetto. L’identità locale non deve essere disprezzata e considerata nostalgia, elemento di regressione. Essa è un valore positivo. L’identità deve diventare

Credo queste poche righe riassumano ciò a cui sono interessato, l’identità di un luogo. Stiamo fortunatamente uscendo da un lungo periodo storico in cui per territorio si intendeva solo la parte naturale paesaggistica e non la componente antropologica. La tendenza generale era quella di utilizzare il suolo come base per trasformazioni provocate da processi di globalizzazione per creare un sistema omologato ed omologante di natura nazionale ed internazionale, prescindendo perciò dal contesto socio-territoriale. “Sono molti i luoghi o regioni snaturati dalla loro identità, soprattutto per fini turistici o industriali, in un tendenziale snaturamento a ‘parchi tematici’ destinati al consumo di massa e alla monocultura del turismo, che alterano irreversibilmente i delicati equilibri tra uomo e natura”. (Conferenza nazionale per il Paesaggio 1999, Atti, Gangemi, Roma 2000: “Paesaggio e sviluppo sostenibile”, Documento preparatorio, p. 211). Di fronte al rischio dell’omologazione, sempre più forte, l’unica possibilità di distinzione e di autoaffermazione delle differenti specificità è il recupero dell’identità locale. L’esigenza di mantenere l’autenticità porta ad una salvaguardia sempre maggiore dei luoghi e delle peculiarità dei territori.

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aperta, plurima, evolutiva, gravitante verso il futuro, piuttosto che ancorata al passato. Capire le proprie ricchezze, riappropiarsene e perchè no, utilizzarle in maniera consapevole e intelligente. Talvolta è necessario lo sguardo di uno straniero per decifrare un luogo. Spesso la gente che vive in quel luogo non è consapevole delle ricchezze presenti, fa più fatica a coglierle, anche perchè vive continuamente lì, automatizza la propria percezione delle cose, e tutto si amalgama nella visione giornaliera, tutto diventa abitudine. Ecco quindi che io vorrei essere colui che tiene in mano uno specchio.

identitario”. Una struttura multimediale che vuole coinvolgere residenti ed emigrati, una possibilità di confronto e condivisione tra persone che hanno le stesse origini ma che la storia con l’emigrazione ha diviso. Una ricchezza culturale.

ƒ questo un progetto indirizzato agli abitanti del paese ma anche ai molti che per motivi economici e lavorativi sono dovuti emigrare. L’emigrazione per queste terre è stato un fenomeno particolarmente incisivo, tanto da segnarne profondamente l’esistenza e quindi l’identità. Ecco quindi che “i risultati analitici e le congetture interpretative ancor più che essere mostrati a destinatari esterni vanno mostrati a gli abitanti stessi” e a tutti coloro che sono legati al territorio. “Questa ostensione, cioè sollevare dal contesto generale certe immagini caratteristiche e certe parti protagonistiche del territorio può avere come effetto, in certi casi, il riconoscimento delle qualità ambientali collettivamente identitarie e potrebbe produrre una sorta di territoral pride,” di cui, si avverte una grande necessità. (Anceschi Giovanni, 2009, Il soma e interfaccia territoriale, “Giornale IUAV n° 61”, pp. 8-9) Per amplificare questo orgoglio territoriale, nella terza parte di questa tesi, ho sviluppato una piattaforma web che possa fungere da “catalizzatore

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UN’ISOLA TEDE


ESCA IN ITALIA


INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

L’ALTOPIANO DEI SETTE COMUNI

L’ Altopiano di Asiago, chiamato anche dei Sette Comuni, è un territorio composto dall’insieme di otto Comuni situati nella parte nord della Provincia di Vicenza. La contraddizione tra la denominazione e la realtà effettiva del numero dei comuni deriva dalla nascita dell’ottavo comune alla fine del 1800, Conco, che prima era solamente frazione di Lusiana. Questi comuni non costituiscono altrettanti centri urbani, bensì piccoli paesi, contrade e case sparse, tra le quali una di esse, di solito la più popolosa o centrale, gode del prestigio di battezzare col proprio nome questi insiemi di varie identità. É un ampio altopiano nella catena prealpina veneta con dorsali che vanno dai 900 ai 2.000 metri di altitudine, delimitato da precisi confini orografici che lo isolano sia dalla pianura vicentina che dalle vallate trentine. Tali confini sono costituiti a nord dalla Valsugana e dalla Val di Sella, ad est dal fiume Brenta, a ovest dalla valle del torrente Astico mentre a sud degrada verso la pianura vicentina con una lunga successione di rilievi collinari. Nella parte settentrionale l’Altopiano sviluppa un’importante catena montuosa che raggiunge le quote più elevate, tale catena si sviluppa ad arco da ovest ad est e funge da orlo dell’Altopiano costituito da cime quasi tutte superiori ai 2000 metri. Da questo bastione si dipartono verso sud e quindi verso la piana dell’altopiano numerose dorsali minori e valli; due delle quali risultano particolarmente incise e profonde: ad Ovest la Val d’Assa che isola naturalmente Rotzo e Roana dall piana di Asiago e, ad Est la valle Campomulo-Frenzela che ugualmente isola Foza ed Enego. Nella parte centrale si sviluppa una vasta conca ondulata, tagliata appunto da valli e piccoli rilievi, sulla quale si trovano la maggior parte degli insediamenti dell’Altopiano. Il versante meridionale, che dirada verso la pianura vicentina, è caratterizzato da una catena montuosa

di minore entità costituita da vette che non superano i 1500 metri. L’estensione totale del territorio è di circa 466 kmq. Gli otto Comuni che fanno parte di questo Altopiano sono: Asiago, Roana, Rotzo, Gallio, Enego, Lusiana, Conco,Foza. La popolazione residente conta meno di 20.000 persone, mentre nei periodi vacanzieri può superare le 100.000 persone. É facile pensare quindi come il rapporto turisti-residenti sia fondamentale in questi territori.

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Altopiano dei Sette Comuni

Confine regione Veneto Confine provincia di Vicenza

Enego

Gallio

Foza

Roana Rotzo

Asiago

Conco Lusiana

1.Inquadramento geografico. 2.Gli otto comuni e le contrade annesse.

Mezzaselva

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Morfologia Altopiano dei Sette Comuni.

Valsugana e Val di Sella

Valle del fiume Brenta

Valle del torrente Astico

Rilievi principali

Rilievi secondari

Valli principali

Mezzaselva

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Piana dell’Altopiano


PRIMI INSEDIAMENTI

“Il successo di una colonizzazione umana in un determinato territorio deve molto alle caratteristiche del manto forestale preesistente, sia per l’immediata disponibilità degli elementi nutritivi a lungo accumulati nella lettiera, sia per la notevole quantità di prodotti prelevabili da tale ecosistema...”

topiano vede la presenza dell’uomo con frequenza sporadica e non stanziale, i ritrovamenti in località Bisele, Val Lastaro, Marcesina o Cima XII, indicano a popoli di cacciatori e raccoglitori, che sfruttavano le risorse di terreni ampi, spostandosi ciclicamente da un sito all’altro. Troviamo le prime comunità stanzatisi stabilmente su queste terre a partire dall’età del Ferro e Romana, riguardanti però solo i margini del territorio dell’Altopiano. I primi coraggiosi che sfidarono l’impervia natura di questi monti furono molto probabilmente sporadici gruppi di paleoveneti che dalla pianura circostante salirono in cerca di legname e cacciaggione.Inizialmente si fermarono per il tempo necessario ai loro mesteri per poi fare ritorno in pianura. Alcuni probabilmente avendo bisogno di più giorni cominciarono a costruirsi delle piccole baracche di legno provvisorie per passare la notte al riparo dalle intemperie. Con il continuo disboscamento si aprirono spazi fertili per la coltivazione e l’allevamento, cosicchè alcune famiglie decisero di trasferirsi temporaneamente sull’Altopiano nel periodo estivo, periodo che poi si allungò sempre più fino a diventare residenza fissa. Il più interessante ritrovamento archelogico riferito a tale epoca è senza dubbio quello del Bostel di Rotzo nel 1781, ad opera dell’ Abate A. dal Pozzo, che si riferisce ad un abitato di circa alcune centinaia di abitanti datato alla seconda metà del V secolo a.C. Tali villaggi si crede siano stati distrutti all’incirca verso il 15 a.C dalle legioni romane che sottomisero questi popoli di montanari e crearono delle fortificazioni contro le invasioni Barbariche. Durante l’epoca romana l’Altipiano non muta di molto l’assetto della precedente età del ferro, con i territori interni e più alti spopolati o legati a una frequentazione stagionale, e con i versanti occidentale, meridionale e orientale aperti invece a diversi stabili nuclei di vita, situazione condizionata dalle risorse economiche che potevano offrire e dalla loro posizione rispetto alle maggiori vie di comunicazione ed ai centri della vicina pianura.

(Bonato Modesto, 1857, Storia dei Sette Comuni e contrade annesse, Padova)

Ritengo opportuno iniziare cercando di delineare storicamente le vicende che hanno interessato le zone boschive dell’Altopiano, in quanto strettamente connesse con le vicende umane delle genti stanziatisi nel tempo in questo territorio ed estremamente influenti su quelle che sono oggi le identità della popolazione che vive su queste montagne. La colonizzazione di questa terra avvenne in più fasi. Le tracce più antiche della presenza dell’uomo sull’Altopiano, sono rappresentate da manufatti di selce e da altri oggetti che, per caratteristiche tecniche e tipologiche, vengono attribuiti al Paleolitico e al Mesolitico. Tali tracce sono state ritrovate in epoche recenti in varie zone dell’Altopiano. Tracce interessanti sono quelle trovate nella Val d’Assa nel sito denominato Tunkelbald (bosco nero) nel quale sono stati individuati più di 10.000 incisioni in una parete di 40 metri di lunghezza e 7 di altezza.1 Nel corso della preistoria, perciò, il territorio dell’Al13


STANZIAMENTI DEFINITIVI

ste terre ma anche ad assicurarsi un’autonomia amministrativa. Andò sviluppandosi nelle genti dell’Altopiano la ricerca di un’identità autonomista, cercando anche di scindere legami e alleanze feudali con la Chiesa e con le signorie. Cosìchè nel 1310 viene definito lo statuto della “Spettabile Reggenza” dei Sette Comuni che si differenziava dalle leggi dei comuni italiani e si adattava sulle caratteristiche tedesche delle genti per il prevalere comunitario dei boschi, dei pascoli e delle acque, sugellando così un giuramento di spirito di solidarietà: “ Il bene del popolo è il bene della Reggenza e il bene della Reggenza è il bene del popolo”. La Reggenza con i suoi previlegi ed esenzioni (la si può definire un esempio passato di regione a statuto autonomo), resistette fino al 1807 quando venne abolita e l’Altopiano diventò prima Distretto del Regno d’Italia per poi passare sotto l’Impero Austriaco nel 1815. Con l’annessione del Veneto all’Italia (1866), l’Altopiano accelerò il processo di trasformazione verso il tempo moderno, con molte difficoltà legate soprattutto all’economia, ai commerci e di conseguenza alla sopravvivenza in queste terre.

L’elemento principale che caratterizza l’Altopiano dei Sette Comuni e le sue origini è senza dubbio la parlata denominata cimbra che, anche se oggi quasi completamente dimenticata e parlata ormai solo da qualche anziano del paese di Mezzaselva, caratterizza ancora tutto l’Altopiano per quanto riguarda i toponimi. É un’antica lingua simile al tedesco e l’origine di questa parlata testimonia delle popolazioni che per prime hanno deciso di insediarsi in massa in questi luoghi. L’Altipiano è un’isola etnica attorniata da luoghi che nel tempo hanno ospitato lingue e genti celtogermane. Dall’anno 600 al 900 d.C, in concomitanza con la caduta dell’impero romano, coloni di origine germanica, probabilmente Goti e Alemanni e Longobardi introdussero la parlata tedesca in questi territori, elemento che forse ha più influenzato e caratterizzato l’identità culturale di questi luoghi. Infatti, nel territorio isolato e protetto dell’Altopiano queste popolazioni di origine nordica trovarono un luogo sicuro dove organizzare la loro esistenza quotidiana e dove poter conservare più a lungo i propri caratteri culturali peculiari. La terza e più importante immigrazione di persone avvenne però all’incirca durante il XII-XIII secolo. Nel 1216 su invito del vescovo principe di Trento Federico Wanga vengono ingaggiati boscaioli e roncadori bavaresi a bonificare le piane di Folgaria e Lavarone, adiacenti all’Altopiano, rimaste ancora terre abbandonate. Interessante è constatare che il primo gruppo di costruzioni erette in questo periodo a Lavarone viene chiamato “Slagenauf ” che può essere una forma dialettale della parola Slegen (Asiago) di sopra, quindi questo indica che i nuovi coloni rinforzarono notevolemente la comunità tedesca già presente nell’Altopiano estendendo i territori colonizzati. Nel tempo riuscirono non solo a stanziarsi in que-

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600 - 900 Goti, Alemanni, Longobardi

VI - II SECOLO A.C Paleoveneti

1200 Coloni di origine Bavarese, Svevi

Lingua tedesca “cimbro”

BAVARESI

SVEVI, ALEMANNI, GOTI

PALEOVENETI

20 persone

Le fasi immigratorie.

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ViabilitĂ nel 1300

ViabilitĂ nel 1800

ViabilitĂ nel 1910

Persone che parlano la lingua cimbra 20000

5000

Percorsi carrozzabili Percorsi pedonali Ferrovia Centri principali

Le dinamiche dello sviluppo della rete viaria.

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LO SVILUPPO DELLA RETE VIARIA

mate in carrozzabili, tra le più importanti la Pedescala-Rotzo e la mulattiera del Costo. Nonostante questo incremento nel numero e nella qualità delle vie di comunicazione, che fa diminuire i tempi di percorrenza delle distanze tra pianura e Altopiano, tali tempi rimangono pur sempre rilevanti, basti pensare che il percorso Thiene-Asiago di circa 40 km richiedeva sei ore su carro a cavalli.

É ora interessante capire e cercare di delineare le principali trasformazioni avvenute nel corso della storia riguardo la viabilità dell’Altopiano, in quanto sono state proprio le modalità di accesso e di distribuzione viaria interna cause di un particolare isolamento che ha permesso all’Altopiano di mantenere pressochè intatte sino al primo conflitto Mondiale le caratteristiche socio culturali legate ad antiche tradizioni. Ritengo perciò che lo sviluppo della rete viaria sia stato, assieme al turismo, uno degli agenti principali nel processo di omologazione dell’Altopiano con il resto della pianura con la conseguente perdita dell’uso della lingua cimbra. Nel 1300 esistevano già parecchie mulattiere che collegavano i vari villaggi della piana centrale con la pianura: quella della Val d’Assa che partendo da Camporovere costeggiava la valle per poi scendere nel torrente Astico; La mulattiera del Costo che da Treschè Conca portava a Mosson; La via di Campomezzavia che per il Puffele conduceva verso Marostica e Bassano; La famosa “Calà del Sasso”, la più importante via a livello economico in quanto permetteva il trasporto del legname dall’Altopiano a Valstagna e quindi per Venezia tramite il fiume Brenta. In tale epoca doveva essere anche completata la viabilità interna che permetteva il collegamento tra i vari comuni, viabilità rimasta intatta fino all’inizio del XX secolo. Il 1800 vede l’Altopiano fornito di una modesta rete viaria sia interna che verso la pianura, percorsi però non sempre agevoli e quasi mai carrozzabili. Questo è causa di difficoltà di interazione tra i popoli montani con quelli della pianura, quindi un maggior isolamento che ha permesso alla popolazione di mantenere per quasi 1000 anni inalterati i propri usi e costumi. Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 molte tra le mulattiere che salgono dal piano vengono trasfor-

Vera svolta nella diminuzione di tali tempi viene data dalla costruzione della ferrovia ultimata nel 1909 e capace di percorrere la distanza tra Vicenza ed Asiago in sole 2.23 ore. Il primo conflitto mondiale lascerà un’eredità di reti viarie verso le vette e quindi verso i trinceramenti a nord, usate per facilitare l’accesso al fronte degli eserciti. Tali opere, proprio perchè dirette ai fronti e perciò in zone alte esterne agli abitati, sono divenute prima percorsi di collegamento con gli alti pascoli e le malge e poi anche percorsi naturalistici/turistici e quindi legati al turismo che dagli anni 50 in poi ha svolto un ruolo discutibile in questi territori. Successivamente a questo periodo la struttura viaria non ha subito ulteriori ampliamenti significativi, gli unici interventi sono stati fino ad oggi rivolti al miglioramento degli antichi tracciati.

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MEZZA


ASELVA


MEZZA KAN TOBALLE LE ORIGINI

Mezzaselva, scrive Silvestro Martello1 “...Ai piè dell’Erio monte al di qua del ponte”.

Mezzaselva è un paese frazione del Comune di Roana, situato nella parte est dell’Altopiano dei Sette Comuni confinante con il comune di Rotzo e con il paese di Roana. Il paese si sviluppa per una lunghezza di circa due chilometri lungo l’unica strada provinciale che collega i comuni di Rotzo e Roana, in un’area delimitata a nord dal monte Erio (m. 1627), a sud dalla Val d’Assa, ad est dal paese di Roana e a ovest dalla linea di confine con il comune di Rotzo. É dunque un paese che si estende in lunghezza e gravita attorno all’unica via di comunicazione che lo collega con gli altri comuni. Per questa sua fisionomia allungata è anche chiamato “riviera” dell’Altopiano in quanto la sua posizione geografica gli garantisce anche un’ottima esposizione al sole in tutto il tempo dell’anno.

ma volta scritta solo a partire dalla fine del 1800, come testimonia la pubblicazione “la casa villereccia” del Baragiola, questo dovuto alla quasi totale tradizione orale della parlata nella popolazione. La composizione cimbra della parola coincide con la forma latina e italiana in quanto Mìttare significa “che sta nel mezzo” e Balle “bosco”. Ma secondo la tradizione orale degli ultimi secoli il paese di Mezzaselva viene chiamato dagli abitanti Kan Toballe.

Il nome L’origine storica di questo paese è vaga. La tradizione cimbra nella sua cultura e nei suoi costumi lungo l’arco del tempo è stata quasi sempre tramandata oralmente, sono pochi i documenti che testimoniano la vita su queste montagne. É necessario perciò consultare archivi della pianura, quasi sempre d’origine ecclesiastica o notarile, per scovare qualche notizia. Il documento più antico dove è contenuta la citazione di Mezzaselva è datato 1294 relativo alla concessione da parte del Vescovo di Padova di due masi in località “Media Silva”. Nel 1393 in un documento relativo alla costruzione della parrocchia di Roana e Canove si cita il numero degli abitanti della cotrada di Mezzaselva, anche in questo caso chiamata Media Silva. Nel corso del XVII secolo compare per la prima volta la forma Meza selva, in seguito attestata sia dalla documentazione notarile che catastale. La versione cimbra Mitterballe compare per la pri-

va Mezzaselva

1. Poeta occasionale di Mezzaselva.

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SELVA

3. Mezzaselva vista dal paese di Albaredo.


4. Veduta invernale dal piazzale della Chiesa. 5. Foto aerea del paese.

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Il paese

Da iniziali poche case isolate e distaccate, l’agglomerato urbano prese una forma allungata, a siepe germanica che in italiano si può tradurre in “case a schiera”. Infatti i fabbricati tendono ad essere uniti gli uni agli altri in due file lungo la strada alle pendici del monte Erio che le protegge dalle correnti fredde del nord. Nel corso dei secoli crearono partendo dalla linea trasversale delle case una serie di terrazzamenti che scendendo verso sud terminavano con i primi scogli della Val d’Assa. Grazie a queste opere si ottennero territori orizzontali dove coltivare piantagioni di frumento, orzo, segala, avena, trifogli, patate; nonchè praticare la pastorizia e l’allevamento. L’autosufficienza alimentare fu fondamentale per lo sviluppo dell’Altopiano stesso e una volta raggiunta si cominciarono a sviluppare, anche se timidamente, altri tipi di attività. Mezzaselva per esempio divenne famosa per la costruzione di mastelli e scatole di legno. La particolare forma del paese e lo sviluppo delle attività umane perpendicolarmente ad esso influenzarono anche altri aspetti della vita degli abitanti. Non solo l’allevamento e la pastorizia, ma anche le favole, i sentieri, le rogazioni e i toponomi, tendono a sviluppare il loro senso di essere perpendicolarmente al paese, verso nord e verso sud, quasi a mantenere una sorta di indipendenza economica e culturale nei confronti dei paesi confinanti.

Dall’anno 1000 in poi si può ipotizzare una sempre maggiore e massiccia urbanizzazione della piana dell’Altopiano partendo dai lati più bassi e meno impervi e arrivando alle zone centrali e più boschive. Mezzaselva si trova in una posizione relativamente marginale e agevole in quanto salendo dalla Valle del fiume Astico non si incontrano ostacoli naturali (valli o dorsali), è possibile perciò che le prime aggregazioni edilizie, che poi andranno a formare il paese, siano sorte in un periodo piuttosto lontano. Il territorio inoltre era molto favorevole alla colonizzazione in quanto esposto a sud e protetto dal monte Erio, fattori che sicuramente hanno influito sulla scelta per quanto concerne la coltivazione,la pastorizia e la vita di tutti i giorni. Ma prima di ogni altra cosa queste genti dovettero affrontare la maestosità della natura e la presenza del bosco facendosi largo a colpi d’ascia, guadagnandosi il terreno a palmo a palmo in una fase di sboscamento e bonifica che durò molti anni. La genesi del nome Mezza Selva ne è la prova, una paese generato “dal bosco” e “nel bosco”. La scelta di sviluppare il paese lungo una retta non è dovuta al caso, fu sicuramente una decisione ponderata sull’ottimizzazione e in un’economia degli spazi faticosamenti liberati dagli alberi.

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che conicide con il paese di Asiago, e quindi una minor appetibilità turistica ha fatto sì che l’urbanistica del paese rispecchi grossomodo la conformazione antica; caratteristica che in un periodo storico come questo dove il turismo di massa non è più l’ambizione massima della domanda turistica è certamente positiva. La sua anima, il suo essere è ancora lì, quasi come duecento anni fa.

La toponomastica è credo la testimonianza più viva del passato. In tutto l’Altopiano ma soprattutto a Mezzaselva si trovano nomi di luoghi e soprannomi di famiglie in lingua cimbra. É forse l’unico aspetto sopravvissuto che non teme il futuro in quanto correntemente usato e soprattutto l’unico tutelato dall’unanimità della popolazione. La tutela e la consapevolezza delle caratteristiche identitarie cimbre è un tema oggetto da decenni di studi e iniziative da parte dell’Istituto di Cultura Cimbra. Studi ed iniziative che purtroppo vengono parzialmente offuscate da una mancanza di opportunità lavorative che viene posta come primo problema di questi luoghi. Le persone sono più scontente delle mancanze che consapevoli delle richezze. L’isolamento geografico che ha fatto vivere per un millennio una cultura germanica in piena Italia ora si è trasformato in un agente negativo. Un clima molto rigido d’inverno, una morfologia difficile, la carenza di adeguate infrastrutture e vie di comunicazione hanno determinato scarse possibilità sia per il comparto agricolo, sia per le altre attività produttive ed industriali. D’altro canto però sono state proprio le stesse caratteristiche geografiche (e solo geografiche) ad essere promotrici già dal secondo dopoguerra della prima attività economica di questi luoghi, il turismo. Infatti una grossa fetta della popolazione risulta essere occupata nel settore terziario: la maggior parte lavora nella sanità e nel turismo (esercizi pubblici, alberghieri ed extra-alberghieri), la restante parte si divide in altri settori che dialogano direttamente con il turismo come il credito, i trasporti, la pubblica amministrazione e l’edilizia. Mi preme sottolineare però come il turismo, soprattutto durante gli anni 70 e 80, sia stato sì una possibilità di lavoro per gli abitanti ma anche elemento offuscante delle caratteristiche identitarie dell’Altopiano. Un’edilizia massiccia e offerte turistiche omologate al resto delle località montane alpine sono andate ad appiattire e a nascondere le peculiarità storiche e culturali delle popolazioni cimbre, traformandole in mere manifestazioni folkloristiche. Molto significativo a riguardo è stato il discorso tenuto dall’Arcipetre di Asiago durante la Mezzaselva fortunatamente insieme a poche altre frazioni è stata ed è quasi esente da questa fase di boom di edilizia turistica. La sua marginalità rispetto al centro dell’Altopiano,

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6-7-8-9. Alcuni luoghi di Mezzaselva che hanno mantenuto il nome in lingua cimbra. Zelighen Baiblen: beate donnette Taghenloch: caverna degli uccelli Kroitzle: crocetta Ston Haus: casa di pietra

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L’architettura Scrive Aristide Baragiola nel suo libro “Le case villereccie delle Colonie Tedesche Veneto-Tridentine” del 1908: “ Nel territorio di Rotzo, Albaredo (Aspach) è la contrada che meglio serba l’antica impronta villereccia; ma questa spicca assai più a Mezzaselva (Mitterballe) le cui case basse dagli enormi tetti di paglia e scandole ricordano alquanto la casa villereccia di alcuni cantoni della Svizzera”. “L’architettura delle case dell’Altopiano, ossia delle case cimbre, gioca un ruolo unico e per certi versi spiazzante, essendo veicolo previlegiato di comunicazione fra epoce diverse e testimonianza presente del passato” (Bonato Sergio, I Cimbri dei Sette Comuni, 67-68). La casa Cimbra è fortemente legata alla tradizione delle pietra, e non del legno come è facile pensare. La pietra in blocchi veniva utilizzata per realizzare le strutture portanti delle abitazioni e per creare i recinti e i bordi delle strade. Il legno invece veniva impiegato per la realizzazione della struttura portante del tetto, che poi veniva ricoperto di paglia o di scandole, e delle scale interne qualora la casa fosse di due piani. Il tetto era l’aspetto senz’altro più originale in quanto molto pendente e con gli spioventi che arrivavano fino quasi a terra. Nel caso di Mezzaselva le case erano e sono costruite a schiera con i tetti a due falde, caratteristica peculiare del paese. Questa composizione urbanistica di Mezzaselva fortunatamente è rimasta la medesima. I tetti ovviamente non sono più ricoperti in paglia ma nelle case più datate la struttura dei muri e dei tetti rimane degli stessi materiali del passato e non sembra dare segni di invecchiamento.

10. La piazza del paese in una foto dei primi anni del XX secolo.

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11.L’interno del paese con le sue case a siepe germanica.


Le attività

di sussistenza e in qualche caso anche per la vendita, ora può essere definita quasi un passatempo.

Quella dell’Altopiano in passato è sempre stata un’economia di sussistenza: un’organizzazione economica in cui i nuclei familiari producevano soprattutto per il proprio fabbisogno facendo coincidere la comunità di produzione con la comunità di consumo. Solo dal XIX, con lo sviluppo delle vie di comunicazione verso la pianura, comiciarono a svilupparsi le prime attività rivolte al mercato. Non solo quindi agricoltura, allevamento e attività boschive, ma anche un timido tentativo di produzione artigianale ed industriale. Gli abitanti di Mezzaselva potevano contare su ben poche opportunità lavorative, l’alternativa era l’emigrazione.

Allevamento “Il pascolo costituisce un elemento insostituibile del paesaggio montano” (Bonato Sergio, I Cimbri dei Sette Comuni, 58). Per l’Altopiano dei sette comuni il prato a pascolo oltre che caratterizzare gli scenari e le vedute diventate ormai caratteristica di questi luoghi, è stato per molti secoli importante elemento economico. L’allevamento di capi ovini e bovini e la conseguente produzione di latte, formaggio e lana hanno fatto conoscere questi territori all’Italia intera. Edilizia L’ edilizia, soprattutto nella fase di sviluppo turistico dal dopoguerra agli anni 90, è stato un settore trainante per l’economia altopianese. Il lavoro del muratore era molto comune e ancora oggi l’edilizia rimane uno dei pochi settori che offre opportunità lavorative.

Lavorazione del legno “Il bosco è sempre stata la risorsa principale dei sette comuni” (Bonato Sergio, I Cimbri dei Sette Comuni, 61). Esso lungo i secoli è stato elemento vitale per il riscaldamento, per l’edilizia e per la produzione di attrezzi. Svariate attività lavorative perciò gravitavano attorno a questo materiale: commercio di legname, produzione di attrezzi per l’agricoltura, costruzione di tetti e solai, produzione di carbone, fabbricazione di secchie, mastelli e utensili. Mezzaselva viene ricordata come paese di ottimi “mastellari” e “scatolanti”.

Sanità L’impiego nella sanità era visto come il raggiungimento di una stabilità economica che permetteva finalmente una vita agiata. Con l’apertura dell’Istituto elioterapico di Mezzaselva questo avvenne con circa 50 persone dipendenti dell’ospedale. Le mansioni erano varie: dagli infermieri, ai fisioterapisti, all’importante indotto che l’istituto creava.

Estrazione del marmo Un’importante attività lavorativa era quella dell’estrazione del marmo. Le cave di marmo rappresentavano e in maniera minore rappresentano una rilevante industria per l’altopiano. In passato gli operai lavoravano manualmente all’estrazione del Rosso Asiago, marmo famoso in tutta la penisola. Agricoltura Le condizioni climatiche di Mezzaselva sono molto rigide. Non sono molte le colture che possono resistere a stagioni fredde ed estati miti. In passato erano le donne che si occupavano dei campi seminando frumento, orzo, lenticchie, piselli, fagioli e molte patate. La coltivazione della patata è infatti la più importante e ancora oggi presente nei pendii di Mezzaselva. Se in passato era coltivazione

12-13. Estrazione del marmo e tosatura.

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14. L’istituto in disuso.


La principale fonte economica L’ospedale di Mezzaselva nasce nel 1933 come istituto elioterapico, grazie alla sua particolare localizzazione, per il recupero delle persone affette da tubercolosi ossea. Infatti si trova circa cinquecento metri sopra il paese nel mezzo del bosco che porta alla cima del monte Erio. Terminata l’emergenza tubercolosi, si trasforma negli anni Sessanta in un centro ortopedico raggiungendo fama nazionale. Agli inizi degli anni Ottanta contava più di cento dipendenti, di cui almeno la metà proveniente dal paese di Mezzaselva. Si può pensare quindi che per il paese stesso fosse la principale fonte di reddito tanto da bloccare per alcuni anni il fenomeno dell’emigrazione. Mezzaselva grazie a questo istituto e alla sua posizione, diventò famosa ricevendo pazienti da tutta Italia. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, con il passaggio della struttura ad un’altra ULSS, cominciò un lento declino in termini di numero di pazienti e numero di dipendenti. Malgrado un’importante opera di ristrutturazione avvenuta negli anni Novanta, nell’Aprile del 2004 l’istituto chiude i battenti lasciando un vuoto occupazionale non indifferente. Ora, come si può vedere nella fotografia, è una “cattedrale nel bosco”, una struttura fortemente innovative e funzionante che però per motivi politici e burocratici rimane ancora chiusa. L’identità di un luogo non è solo storia o cultura, ma anche lavoro. Per il paese questo istituto è stato fortemente caratterizzante in termini sia economici che di sviluppo sociale. Una struttura all’avanguardia che faceva conoscere il paese all’Italia intera e che creava un’importante e fondamentale indotto ad una economia molto precaria. Credo che il futuro di Mezzaselva dipenda anche dalla riapertura di questo ospedale; le possibilità di sviluppo economico legate ad una conversione dell’offerta turistica in una forma più sostenibile e identitaria sono un processo lungo e laborioso, una riapertura dell’istituto potrebbe essere considerata invece un rapido nuovo inizio per il paese.

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L’emigrazione La popolazione dell’Altopiano è una popolazione di emigranti. Se in principio fu immigrazione verso queste terre, dal 1600 la tendenza cambia trasformandosi in emigrazione, inizialmente debole e stagionale, ma che poi diventerà sempre più massiccia e stabile. Il paese di Mezzaselva all’inizio del XX secolo contava circa 1200 abitanti. La forma principale di emigrazione presente era quella dei carbonai, uomini che andavano a far carbone in terre tedesche (agevolati dalla lingua) partendo in primavera e facendo ritorno in autunno. Queste terre purtroppo hanno conosciuto i tragici avvenimenti della prima guerra mondiale. Con l’inizio della spedizione punitiva da parte degli austriaci e con il lancio delle prime bombe sull’Altopiano nel maggio del 1916 i paesi in poche ore furono abbandonati e per più di tre anni gli altopianesi andarono profughi per pianure e città. L’intera popolazione di Mezzaselva si traferì nel comune di Pojana Maggiore, nella bassa pianura vicentina. A guerra finita non tutti tornarono, da quel momento il paese conobbe un costante e consistente declino demografico in una grossa ondata emigratoria che durò circa mezzo secolo. America, Argentina, Australia, Francia, Belgio, Germania, sono queste alcune delle mete di queste genti che nella maggior parte dei casi non fecero più ritorno a casa. Oggi la popolazione del paese si è ridotta a circa 200 abitanti e purtroppo il fenomeno dell’emigrazione, sebbene in forme molto più contenute, è ancora presente. La mancanza di opportunità lavorative per i giovani

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1980 1 99 0 e una scarsa consapevolezza delle proprie ricchezze non fa altro che alimentare questo trend emigratorio. La consapevolezza della propria identità deve anche per questo diventare progetto e speranza, una valorizzazione delle biodiversità naturale e culturale in un contesto di sviluppo sostenibile ed integrato. 32


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La diminuzione demografica.

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Come si può vedere dalle mappa presentate tutto il paese è stato coinvolto nel grande movimento emigratorio. Questi emigranti segnarono tempi e itinerari nei grandi flussi emigratori raggiungendo le più disparate mete e lasciando la propria terra natale nella prospettiva di “ far fortuna”. Francia e Australia furono le mete più frequenti, tanto che oggi la comunità italiana a Melburne proveniente da Mezzaselva conta circa 500 persone contro i 200 abitanti del paese. Questa diminuzione demografica però non deve essere vista solo come fattore negativo. L’attaccamento alla terra di origine degli emigranti è molto forte e sentito, non sono pochi i casi di ragazzi stranieri che vengono a visitare il paese di origine dei propri genitori o nonni. È questa secondo il mio punto di vista una grande opportunità di crescita culturale, di condivisione, di dialogo. Mezzaselva può fungere da collegamento e punto d’incontro di culture diverse nell’orgoglio dell’appartenere alla stessa terra d’origine.

15. Statua dell’emigrante di Asiago. Realizzata nel 1999 dagli artisti Aurelio Forte Laan, Mauro Bocchia, Martino Chiomento, Francesco Covolo, Massimo Fracaro e Gianangelo Longhini, del Gruppo Arteinsieme dell’Altipiano Vicentino.

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IL PASSATO OGGI

16-17. Alcuni momenti della cerimonia di apertura dell’Hoga Zait presso il comune di Roana.

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La fiaba dipinta nel gioco delle 40 carte Interessante è il progetto realizzato dalla scrittrice ed illustratrice Paola Martello (vicentina di origine mezzaselvese, figlia di quell’Umberto Martello che creò il primo vocabolario della lingua cimbra). L’opera consiste in un mazzo di 40 carte, su ognuna delle quali è raffigurato un personaggio o un elemento delle leggende dell’Altopiano, con breve descrizione delle caratteristiche e dei luoghi di riferimento della rispettiva leggenda in lingua italiana e in lingua cimbra. Vi sono personaggi maschili e femminili, animali ed elementi naturali, oltre a una mappa dei luoghi fantastici dell’Altopiano. Le carte, divise in quattro colori, (azzurro per i personaggi maschili, rosso per i personaggi femminili, giallo per gli animali, verde per gli elementi naturali), sono espressione di un elemento fragile come la fantasia che può diventare strumento di comunicazione di spazi e luoghi vissuti nel passato e nel presente. Si tratta di una straordinaria interpretazione iconica dell’universo magico altopianese, popolato di fate, orchi e folletti, protagonisti di fiabe, leggende e storie del folklore con un approccio ludico che può diventare anche strumento didattico. Le regole del gioco • Un giocatore mescola le carte e le distribuisce. • Il compagno successivo gira la propria carta e sulla base dell’immagine suggerisce l’inizio di una storia. • Si procede con il terzo giocatore che dopo aver girato la propria carta, continua la narrazione collegandosi al racconto precedente. • E così via fino all’ultimo compagno che avrà il ruolo di concludere la vicenda. • La storia può essere registrata, trascritta su un foglio o sulla lavagna, se il testo viene creato da una classe di studenti. • I testi così realizzati, con i personaggi e i luoghi delle carte, possono essere utilizzati dagli stessi giocatori per creare libretti illustrati, fumetti, testi coerenti e coesi per il teatro e la narrazione letteraria. • Anche la singola carta può essere ispiratrice di disegni, composizioni artistiche e testi in lingua italiana e in lingua cimbra.

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18. Alcune carte del gioco.

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Hogazait

su cui poggia l’Hoga Zait sono il retaggio linguistico, favolistico e folkloristico, che ne rappresentano, invero, anche l’indiscutibile patrimonio culturale e identitario. Pertanto un festival mirato ai “nuovi” cimbri, i cimbri moderni, gli abitanti di questi paesi montani che non vogliono dimenticare le loro tradizioni. Il programma prevede una serie di eventi che si ripetono ogni anno e una serie di eventi che tematizzano l’edizione. Se da una parte l’Hoga Zait rappresenta un’importante iniziativa di riappropiazione delle proprie origini negli abitanti, dall’altra parte, proprio perchè organizzata anche dall’ufficio turistico del comune, vuole essere anche un’attrazione turistica per i villeggianti. Questa doppia velenza credo sia un cardine decisamente importante che richiede un’attenta riflessione e ponderazione. Il rischio più ovvio è quello di cadere in mere rappresentazioni folkloristiche e tursitiche senza perciò risvegliare negli abitanti l’orgoglio e la consapevolezza di appartenere ad una minoranza linguistica e culturale D’altro canto, una serie di incontri troppo nostalgici e legati a un passato remoto non farebbe che allontanare l’interesse dei residenti verso queste tematiche ma soprattutto creerebbe nei giovani un senso di tristezza e noia, forse controproducente, che putroppo come sta avvenendo da molti anni conduce anche all’emigrazione. Credo si debba perciò lavorare molto su questo equilibrio che ritengo necessario per far sì conoscere ad “altri” ciò che si è, ma principalmente deve dare dignità a chi vive su questi monti risvegliando l’amore e la salvaguardia di queste terre che caratterizzava i cimbri del passato. Interessante infine è scoprire come oggigiorno il termine “hoga zait”venga utilizzato nei paesi di lingua tedesca per indicare la festa di matrimonio, in tedesco Hochzeit.

Conoscenza e valorizzazione dell’identità cimbra. Sono questi i capi saldi dell’Istituto di Cultura Cimbra. L’Istituto di cultura cimbra nasce più di trenta anni fa a Roana, grazie ad un gruppo di amici che cominciarono a lavorare per riscoprire il valore della tradizione cimbra, per farla conoscere e farla amare. Quindi un lavoro di recupero e valorizzazione iniziato negli anni settanta del secolo scorso, nel contesto di un sempre più generale interesse per la cultura popolare e per le culture locali. In questo difficile compito molte sono state le iniziative atte a questi scopi: pubblicazioni, conferenze, convegni e manifestazioni. Una di queste e forse la più recente è l’Hoga Zait, il festival Cimbro. Letteralmente, dalle traduzioni dal cimbro all’italiano a cura dell’ Istituto di Cultura Cimbra, significa “tempo alto” e, quindi, tempo di festa. Si tratta di un festival organizzato in collaborazione con l’ufficio turistico del comune di Roana e le Pro Loco dei paesi che lo compongono che si svolge per circa dieci giorni nel mese di luglio. I cardini

19-20-21. Hoga Zait. Sulla sinistra il poster dell’evento. Sulla destra due immagini della serata dei falò propizatori. In ognuno dei sei paesi del comune viene acceso un falò visibile da tutti gli altri paesi. Interessante ma anche preoccupante constatare come nel paese di Mezzaselva quest’anno i partecianti fossero per la maggioranza villeggianti. Questo sta a testimoniare il difficile e problematico rapporto della popolazione locale con determinati tipi di eventi.

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La messa cimbra Ostarmentak La messa cantata in lingua cimbra è forse il più importante evento culturale di Mezzaselva. Celebrata per la prima volta nel 1979, è una funziona religiosa che ha luogo ogni anno il giorno di Pasquetta nella chiesa maggiore di Mezzaselva. É un’espressione particolare della cultura cimbra che unisce sia il piano lingustico che religioso, elementi molto significativi e distintivi in questa popolazione montana, soprattutto nel passato. C’è perciò un forte interesse di riutilizzo della lingua cimbra; lingua per molti anni bistrattata e tenuta ai margini, che ora, anche se ormai in disuso, può farsi ascoltare ed unire il presente con il passato. Questa messa richiama molta partecipazione sia nei paesani che nelle persone che non vivono in questi luoghi. Se da una parte i paesani si sentono parte integrante della messa e hanno l’opportunità di riscattare la loro identità, i forestieri si sentono affascinati da questa funzione religiosa che vuole anche essere proposta di turismo culturale e spirituale. Come in molti degli eventi dell’Altopiano dei Sette Comuni nasce una forte relazione tra identità e turismo; connessione molto significativa in quanto le attività turistiche rappresentano una delle maggior i fonti di reddito per la società. Ecco quindi come relazionando in maniera consapevole ed intelligente una caratteristica identitaria con scopi turistici si può mettere a frutto le diverse potenzialità che il territorio stesso offre, costruendo una straordinaria occasione di crescita e sviluppo e quindi di non abbandono. La differenza deve essere vista come una ricchezza e non come una debolezza, l’identità in questo modo deve diventare aperta, plurima, evolutiva, posta verso il futuro piuttosto che ancorata al passato.

22-23. Alcuni momenti della messa cantata in lingua cimbra. Il musicista-compositore Pierangelo Tamiozzo e il coro di Roana-Mezzaselva

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24. La celebrazione.

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La marcia Mittelwalt La marcia Mittelwalt-Maratona dei 7 comuni è una gara di natura non competitiva con percorsi di 6, 12, 22, e 42 chilometri. É la manifestazione più importante del paese di Mezzaselva sia per numero di partecipanti, 2000 atleti, sia in persone coinvolte nell’organizzazione. La marcia nasce circa trenta anni fa da un gruppo di appassionati con la volontà di far conoscere Mezzaselva nella sua storia e soprattutto nel suo paesaggio. Con gli anni questa manifestazione ha riscosso un successo sempre maggiore richiamando podisti da tutto il Veneto e oltre. E’ indubbiamente un evento importante per la sua capacità di far conoscere il paese e quindi di mantenerlo vivo. Ma ancora più importante è l’effetto che produce sulla popolazione residente. Nell’organizzazione vengono coinvolti molti abitanti che, lavorando in coesione, hanno la possibilità di ampliare il senso di comunità del paese che negli ultimi anni è andato un pò a mancare. Molto importante è il coinvolgimento dei ragazzi più giovani che sentendosi partecipi e aiutando nell’organizzazione hanno l’opportunità di conoscere e amare il loro territorio. La marcia diventa perciò anche strumento di insegnamento culturale e di conoscenza della propria terra. Si parla quindi non solo di un evento podistico o turistico ma anche di un’opportunità di riavvicinamento alla propria terra. Il nome Mittelwalt è da definirsi falso storico in quanto non deriva dalla lingua cimbra ma è frutto di una volontà di avvicinarsi al tedesco e quindi modernizzare il nome dal cimbro originale. Non si sa chi sia colui che introdusse per primo questo nome, ma con gli anni è diventato di uso comune tra la popolazione tanto da comparire su cartoline o poster tursitici. Si può tradurre questa operazione come un tentativo di applicazione di una nuova identità, di una nuova faccia per il paese. Una volontà, per fortuna scomparsa che portava ad un allontanamento dalle proprie origini cimbre verso qualcosa che non apparteneva al territorio e alla sua storia.

Il logo del gruppo podistico Mittelwalt.

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25. La partenza della marcia.


MAPPE DI COMUNITÀ

rappresentare una realtà così complicata e ricca di sfaccettature. Mi sono per questo dedicato principalmente all’analisi di dati oggettivi che comunque aiutano a comprendere la vita a Mezzaselva.

Che percezione hanno gli abitanti del territorio? Come viene vissuto il paese? Sono queste le domande che ci portano a parlare di presente, di vita di tutti giorni. Ci portano a parlare di persone e territorio, dei loro problemi e dei loro piaceri di vivere in un determinato luogo. Per capire come un mezzaselvese vive il suo paese e il territorio montano dell’Altopiano, mi sono avvalso di due diverse modalità di indagine: questionario cartaceo e videointervista. Le risposte del questionario e i dati ricavati dalle chiaccherate fatte durante le interviste mi hanno permesso di costruire delle mappe di comunità che cercano di rappresentare alcuni aspetti o caratteristiche della vita a Mezzaselva. Una realtà che dialoga con periodi turistici vacanzieri e periodi di desolazione autunnale. Tra immensi patrimoni naturalistici e la mancanza di infrastrutture. Una realtà in certi versi difficile, soprattutto per i giovani che percepiscono e accusano una mancanza di opportunità che in altre comunità alpine del Trentino forse ci sono. È sempre difficile riuscire a sintetizzare e quindi

Video interviste. Le video interviste si sono concentrate su temi che caratterizzano particolarmente il paese e la popolazione come la messa cimbra (Sergio Bonato), la marcia Mittelwalt (Emanuel Baù) e la fiaba delle beate donnette (Pierangelo Tamiozzo).

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MEZZASELVA MEZZASELVA Età: Cosa fai nella vita?

Ti piace vivere qui? Vorresti andartene? 4 parole con cui descriveresti questo paese:

Quali sono le tre cose di questi luoghi che hanno più valore per te?

Come ti sposti da un posto all’altro? Cosa fai nel tempo libero? Quali sono i luoghi principali di incontro e di divertimento per te?

Che rapporto hai con le tradizioni passate e con la storia di queste terre? Ci tieni alle tue origini? Qual è la festa o la cerimonia in cui ti senti più rappresentato? Perchè?

Il passato per te è un’oppoerunità o è solo storia?

Questionario. Ho distribuito questo questionario composto da 13 domande in un periodo di circa sei mesi da luglio a gennaio.

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BICICLETTA

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MEZZASELVA

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Mappa di parole. Le parole pi첫 ricorrenti nel descrivere il paese che vengono collegate ai tre elementi che caratterizzano principalmente Mezzaselva: territorio, storia e turismo.

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Le attività oggi Le opportunità lavorative oggi non sono molte. Come si può vedere nel grafico la percentuale maggiore delle entrate economiche è data dalle pensioni; questo indica come l’età media della popolazione sia piuttosto elevata e il tasso di natalità basso. Coloro che decidono di rimanere a vivere in questo piccolo paese devono adattarsi scegliendo tra le poche offerte di lavoro presenti sul territorio. Il settore della sanità si conferma, anche se in percentuali minori rispetto al passato, il motore economico attivo principale per Mezzaselva. Circa venti persone sono impiegate con diverse mansioni presso l’ospedale di Asiago. Il dato conferma come una riapertura dell’istituto elioterapico porterebbe più opportunità lavorative, più benessere e quindi meno emigrazione. Il settore turistico offre una tipologia di lavoro non costante nel tempo ma stagionale. Malgrado questo è considerato lavoro vero e proprio, specialmente per le donne. Molte attività commerciali nascono come esigenza di crearsi del lavoro autonomamente, ecco quindi che circa dieci persone si dividono tra negozi di alimentari, bar o officine meccaniche. Si potrebbe pensare che in un paese montano gran parte della vita dipenda dal bosco. Questo era vero in passato. Ora sono pochi gli impieghi legati al mercato del legname. Tra questi i principali sono il taglio boschivo, la falegnameria e i servizi di guardia boschi. La restante parte della popolazione lavorante si divide tra mansioni da impiegati, vigili o insegnanti, dunque dipendenti pubblici. Si può vedere quindi come la maggior parte delle persone lavori nel terziario. Le condizioni geografiche, morfologiche e climatiche non permettono lo sviluppo dell’industria. Le attività di sussistenza del passato che permettevano la vita in questi luoghi come l’agricoltura o l’allevamento sono quasi completamente scomparse; il commercio globale non le rende redditizie e quindi economicamete sconvenienti.

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Trento

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Vicenza


I tempi di percorrenza Quello dell’Altopiano è un territorio di difficile percorribilità. Se il territorio non è vasto a livello geografico lo è sicuramente per il modo in cui è vissuto dalla popolazione. La sua estensione è di circa 470 kmq con una densità media di 45 abitanti per kmq distribuiti in paese e frazioni. Le connessioni tra i vari paesi, data anche la morfologia del territorio, non sono agevoli; i collegamenti sono un susseguirsi di sali e scendi tra valli, vallette e promontori lungo arterie piuttosto contorte. Dall’analisi svolta si percepiscono notevoli problematiche nei collegamenti tra i centri dell’Altopiano e la pianura. Da questi schemi si può notare come i tempi di percorrenza siano notevolmente differenti tra mezzi privati e mezzi pubblici. La scarsità di offerta del trasporto pubblico obbliga la popolazione a spostamenti con mezzi privati. Questo problema è maggiormente sentito nel mondo giovanile in cui la necessità di un ciclomotore è quasi essenziale. Il forte isolamento territoriale è accentuato perciò dai difficili collegamenti con la pianura, fattore senza dubbio negativo ma che può avere i suoi punti di forza nella salvaguardia naturalistica del territorio. Una natura che insieme alla storia deve quindi diventare il motore di un territorio con caratteristiche uniche e per questo prezioso.

Tempi di percorrenza. Ogni raggio corrisponde ad un tempo di 5 minuti.

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Gli spostamenti nel tempo libero Nella pagina precedente si è potuto constatare come sebbene le distanze non siano eccesive, gli spostamenti sono tutt’altro che semplici. Questa difficoltà di movimento si riperquote anche negli spostamenti per divertimento o per il tempo libero. Dai dati estrapolati dal questionario dato agli abitanti si sono potute costruire queste tre mappe che illustrano visivamente i “campi di spotamento” e le principali mete dei cittadini. Si è deciso di dividere la popolazione in tre gruppi di età in quanto in base all’età le mete cambiano e quindi anche le distanze. Per i ragazzi tra i 14 e i 18 anni che hanno come unico mezzo di trasporto il motorino o l’autostop il campo di spostamenti è molto limitato, massimo 4 chilometri. Le mete sono bar, parchi o discoteche. Con il compimento del diciottesimo anno di età e con la conseguente acquisizione della patente il campo si allarga. L’autonomia negli spostamenti viene vista inizialmente con libertà assoluta di movimento, in realtà le mete o i luoghi di ritrovo dei giovani tra i 18 e i 35 anni non escono dai confini della piana centrale dell’Altopiano. La tendenza delle persone sopra i 35 anni è quella di trovarsi in luoghi più vicini al paese se non nel paese stesso. C’è quindi una contrazione del campo degli spostamenti. Sebbene l’automobile permetta una libertà e un’autonomia notevole negli spostamenti, chi decide di rimanere a vivere nell’Altopiano tende a non uscire dai confini montani e a chiudersi all’interno della comunità. Sono pochi i contatti con la città o con la pianura.

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Spostamenti 15-18 anni

discoteca bar parco

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Spostamenti 18-35 anni

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discoteca bar

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Spostamenti > di 35 anni

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Babbo Natale

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Marzo

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Madonna della salute

Aprile

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eventi a Mezzaselva

Messa cimbra

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Ag o Il percorso delle erbe

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Messa in lingua cimbra

Pranzo/festa di paese

Luglio

Marcia Mittelwalt

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Incontro sulle erbe medicinali

Festa del paese

Hoga Zait

Hoga Zait

Torneo di calcetto Torneo di calcetto

Marcia Mittelwalt

Numero di partecipanti

Provenienza dei partecipanti Residenti

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200 58

1000

Villeggianti


Gli eventi Come già detto Mezzaselva è uno dei paesi che meno ha ricevuto le influenze omologatrici del turismo montano degli anni 60 e 70. Se in altri paesi maggiori dell’Altopiano l’edilizia tursitica e la viabilità hanno stravolto quello che era il passato, per Mezzaselva, restata sempre ai margini, questo non è avvenuto. Tale mancato sviluppo che da un lato ci fa apprezzare il paese per la sua autenticità e dall’altro è stato promotore di emigrazioni e abbandono, si ripercuote anche sulle feste e sugli eventi che hanno luogo in paese. A differenza di altri centri abitati in cui l’offerta turistica di eventi e manifestazioni è molto ampia, Mezzaselva mantiene un certo equilibrio tra le feste che appartengono alla storia e all’identità del paese e le manifestazioni puramente turistiche. In questo diagramma si può notare come gli eventi che richiamano partecipanti non residenti si concentrano nei periodi vacanzieri, mentre le feste autoctone si collocano in altri periodi. É da notare comunque come anche le manifestazioni turistiche estive o invernali mantengano un certo grado di appartenenza al territorio, quindi non semplici eventi di attrazione ma mescolanza di identità e divertimento. Come sottolineato precedentemente l’equilibrio tra turismo e identità è fondamentale per lo sviluppo futuro di questi luoghi, il recente passato insegna come un’offerta turistica che si scosta dalla territorialità non è costruttiva per il futuro.

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IN MEZZ


ZASELVA


Il PROGETTO IN MEZZASELVA

In un progetto di identità legata al territorio alcuni elementi o caratteristiche identitarie emergono maggiormente rispetto ad altre, sono “più forti”. Sono molti i tratti che interagendo tra loro, delineano le peculiarità di un luogo, ma alcuni di essi sembrano avere una valenza o un impatto maggiore. Questo mio progetto di tesi può essere definito quasi anomalo in quanto io, avendo origini altopianesi, partivo già con una base di conoscenze sul paese di Mezzaselva. Ma con il lavoro di ricerca ho avuto modo di apprendere dati, elementi e caratteristiche di cui forse neanche gli abitanti sono a conoscenza, soprattutto i più giovani. Uno dei dati che mi ha più colpito è senza dubbio quello relativo all’emigrazione. L’emigrazione è stato un fenomeno comune in Italia, soprattutto nella prima metà del XX secolo, ma per il paese di Mezzaselva è stato particolarmente incisivo, tanto da segnarne profondamente l’esistenza e quindi l’identità. Si è trattato di uno spopolamento massiccio che ha portato non solo un’evidente diminuzione di quelle poche opportunità legate all’agricoltura, all’artigianato e al commercio, ma anche una costante perdita di fiducia nel futuro unita ad un malcontento generale nel vivere in questi luoghi. Veder partire verso mete lontane i propri vicini, parenti o conoscenti senza la certezza di rivederli, non deve essere stata un’esperienza facile. D’altra parte, lasciare la propria terra d’origine senza un futuro certo non deve essere stato altrettanto semplice. Come si è potuto vedere nelle mappe sull’emigrazione del paese presentate nella prima parte del testo, le mete sono state molteplici. Non solo città italiane, ma anche stati europei ed extra-europei. Si può pensare ad un’identità “Mezzaselvese” distribuita in varie parti del mondo, con il suo bagaglio di ricordi, di sentimenti, di esperienze e di nostalgie. Ed è prorpio questo dato che mi ha fatto pensare ad

un progetto multimediale. In tutte quelle famiglie che sono dovute partire, il ricordo del paese è molto forte. Molto più difficile invece è il ritorno tra queste montagne, anche solo per un periodo di vacanza. La distanza, la lingua e le possibilità economiche sono barriere che rendono estremamente difficile il viaggio per riabbracciare la propria terra d’origine. Ecco quindi come internet e la rete possono essere uno strumento che accorcia le distanze per creare nuove possibilità di relazioni e nuovi punti di riferimento. Internet permette di rimanere non solo in contatto con la propria famiglia, ma soprattutto con la propria cultura di origine. Un tempo chi partiva per destinazioni molto lontane, fermava il suo immaginario al momento dell’addio. Per la comunità di Mezzaselva emigrata già dalla fine del XIX secolo è un “gap” di più di cento anni, i discendenti ora devono avere la possibilità di riagganciare i rapporti con il loro passato.

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Piattaforma web Dalle riflessioni sull’emigrazione nasce questa mia idea di piattaforma-archivio multimediale. Un luogo virtuale dove poter mostrare al mondo ciò che si è e dove poter condividere identità comune, valori, cultura identitaria, che deriva dalla stessa terra d’origine. Una possibiltà di confronto tra persone che hanno le stesse origini ma che la storia con l’emigrazione ha diviso. Una ricchezza culturale. Per il paese ora non esiste nessun mezzo o media di divulgazione culturale o turistica. La volontà è quella di creare una piattaforma web con funzione di archivio e vetrina per le notizie. Archivio l’archivio multimediale dà la possibilità di caricare e quindi condividere ogni tipo di documentazione (immagini, suoni, video, testi) che rappresentano Mezzaselva e la sua identità di ieri e di oggi. Perciò non solo ricordi o testimonianze nostalgiche del passato, ma anche vita presente nel paese e non. Un raccoglitore di frammenti di questa terra, non solo geografici ma anche umani.

Scelta del nome La scelta del nome per la piattaforma è una decisione molto rilevante in quanto il titolo e quindi l’indirizzo web può contribuire in maniera determinante al successo e alla riuscita del sito. Infatti già dal nome del dominio si può favorire la comprensione dei contenuti o dei servizi offerti. Ovviamente nel mio caso il titolo della piattaforma dovrà contenere la parola Mezzaselva che già di per sé, non essendoci altri siti dedicati al paese, potrebbe essere sufficiente in termini di unicità e comunicabilità. Avendo, si spera, un bacino di utenza che va oltre i confini nazionali e dovendo dialogare con persone che non sempre conoscono la lingua italiana, ho pensato di aggiungere la preposizione “in” che unita alla parola Mezzaselva esprime un significato simile in italiano e in inglese, dentro Mezzaselva. Il risultato, “IN MEZZASELVA”, vuole esprimere quindi tutto ciò che fa parte del paese: persone, luoghi, ricordi, relazioni, immagini e identità.

News News è una sezione della piattaforma che permette la divulgazione di contenuti culturali legati al territorio: eventi, promozioni turistiche, comunicazioni. Inoltre può essere un mezzo per avvicinare le istituzioni ai cittadini e ai turisti.

26-27. Passato e presente dell’emigrazione. La foto in alto a destra raffigura uno dei primi emigranti di Mezzaselva in Australia mentre, al centro si può vedere la famiglia generata da esso.

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ANALISI SOCIAL NETWORK

Myspace Myspace è forse il social network con caratteristiche che più si avvicinano alle esigenze richieste per la piattaforma web di Mezzaselva. Offre ai suoi utenti blog, profili personali, gruppi, foto, musica e video. La forte presenza di spamming e il crescente calo di utlizzo del network per scopi sociali rende myspace di scarsa utilità per i mie fini.

Prima di progettare una piattaforma web con valenze di “social network” non si può non analizzare le più famose e usate possibilità che la rete offre. Facebook Facebook è il social network più usato in Italia e nel mondo. Si tratta di un mezzo molto potente dove le persone che si iscrivono possono dialogare tra di loro, caricare e condividere foto, farsi nuovi amici e ritrovare vecchi amici d’infanzia. Inoltre si possono creare dei gruppi che condividono le stesse passioni o che, come farebbe al caso nostro, provengono o hanno origini da un determinato luogo. La caratteristica che mi ha fatto scartare l’opzione facebook,(almeno nella parte di archivio), è il controllo della privacy unita alla gestione dei diritti dei contenuti caricati. Le condizioni di utilizzo di facebook prevedono che il social network acquisisce contrattualmente tutti i diritti, compresi quelli di sfruttamento commerciale e cessione a terzi, dei contenuti pubblicati, e quindi anche delle fotografie. Aggiungendo l’impossibilità di caricare contenuti audio, ritengo facebook non ideoneo ai mie scopi.

Infine la caratteristica principale che mi fa scegliere una piattaforma dedicata e progettata da me rispetto all’avvalersi di un social network è l’unicità. Analizzando i social network più usati ci si rende conto che non c’è quasi mai gerarchia nei contenuti: pagine di persone, di gruppi, o di luoghi sono trattate nel medesimo modo sia a livello di distribuzione dei dati, sia nell’aspetto grafico. La mia necessità è di avere una struttura molto versatile e dinamica che abbia un aspetto grafico e una distribuzione dei contenuti ben precisa.

Twitter La forza di twitter è l’immediatezza unita alla velocità e semplicità di divulgazione di messaggi di testo. Una sorta di blog dove i post sono chiamati twit che sono obbligatoriamente corti, in modo che chi scrive sia portato ad arrivare subito al dunque, e chi legge il messaggio non perde tempo. La filosofia di twitter però si ferma solo alle possibilità di scrivere poche parole e al condividere immagini. Questo è un grosso limite che ovviamente ho preso in considerazione scartando anche l’opzione twitter.

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LA STRUTTURA DEL SITO

Archivio | Suoni

Fotografie Immagini Cartoline Video Documenti Testimonianze

IN MEZZASELVA

News | Manifestazioni Eventi Feste Turismo

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am

utenti

amm inist rato ri

tori tra s i n mi

News

amministr atori

inistratori amm

Archivio

amministratori

utenti

utenti

utenti

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News

La struttura del sito è fortemente dinamica. I contenuti sono redatti dinamicamente e quindi possono variare in qualsiasi momento grazie all’interazione tra sito e utenti. Lo schema di sinistra illustra come avvengono queste interazioni: l’apporto di contenuti nelle sezioni archivio e vetrina deve essere approvato dall’amministratore che funge da responsabile per il sito stesso.

Il diagramma sulla destra illustra invece la struttura del sito e i livelli dei contenuti. Essendo una piattaforma blog, si è deciso di far coincidere la home page con la pagina “archivio”, mentre l’accesso alla pagina “news” avviene mediante un pulsante posti nel menu di navigazione. Le categorie invece sono selezionabili dalla sidebar posta sulla destra dello schermo.

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IL LAYOUT GRAFICO

Prima ancora di definire il layout di un sito internet è bene scegliere il linguaggio di programmazione più adeguato con cui costruirlo. In questo caso, trattandosi di un archivio con contenuti variabili e con possibilità di interazione degli utenti, la scelta è caduta nel linguaggio di scripting PHP con collegamenti a database MySQL. Si è deciso di utilizzare la piattaforma di “personal publishing” Wordpress in quanto è una via di mezzo tra un’applicazione per la creazione e la gestione dei blog, e un una piattaforma per la realizzazione di siti internet molto semplice da utilizzare, ricca di funzionalità e dotata di un’architettura facile da estendere tramite plugin. L’ideale per i miei scopi. Una volta scelto lo “scheletro” e le “arterie” del sito si può procedere con la progettazione del layout. La semplicità di interazione deve essere la caratteristica principale.Normalmente lo schema di analisi visiva di una sito da parte di un utente segue un percorso ad “F” che parte dall’estremità sinistra della pagina e si muove verso destra e verso il basso. Si è deciso quindi di suddividere la pagina in cinque aree principali:

vati all’indirizzo corretto. In quest’area perciò verrà inserita la testata o il logo della piattaforma dedicata a Mezzaselva. Menu Lo scopo del menu è quello di rendere agevole agli utenti la navigazione all’interno della piattaforma. Poichè ho deciso di suddividere il sito in tre sezioni, in questa area saranno presenti 3 pulsanti/link. Conteiner Il conteiner è l’area dedicata all’esposizione dei contenuti del sito a seconda della sezione in cui ci si trova. Essendo un sito dinamico e quindi con contenuti variabili di giorno in giorno, l’ordine di esposizione è continuamente diverso. Esso può essere organizzato in maniera temporale e quindi in ordine di inserimento, per categorie o per parola chiave. Sidebar Nei siti web e più precisamente nei blog la sidebar è uno spazio rettangolare posto sul lato destro o sinistro della pagina dove poter inserire, link, tipologie di ricerca o widget. La caratteristica principale della sidebar è quella di essere indipendente rispetto alla navigazione del sito, ovvero di non cambiare in relazione ai contenuti esposti nel content. Ecco quindi che risulta molto utile come strumento aggiuntivo per la navigazione, potendo inserirvi le diverse categorie dei post, il form per registrasi al sito, la barra di ricerca e molto altro.

-header/testata -menu -conteiner/contenitore -sidebar/barra laterale -footer/piè di pagina Header L’header è lo spazio rettangolare posizionato nella parte superiore della pagina. Lo scopo pricipale dell’header è quello di rendere riconoscibile il sito tramite l’inserimento di loghi, immagini o testi che caraterrizzino la pagina. Gli utenti devono sapere perciò da subito di essere arri-

Footer Il footer è la parte inferiore della pagina web. Oltre a segnalare la fine della pagina, è uno spazio dove poter inserire ulteriori link, copyright e crediti.

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HEADER Testata o logo

NAVIGATORE SEZIONI archivio vetrina

CONTENT Spazio dove verranno visualizzati i contenuti ordinati per data/categoria/parole chiave

FOOTER Crediti, contatti, copyright

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SIDEBAR Spazio dove posizionare la barra di ricerca, categorie dei post presenti nel sito e login. Trattasi di uno spazio molto flessibile e personalizzabile dove poter inserire qualsiasi elemento.


Background La scelta dello sfondo in una pagina web molte volte è sottovalutata. Solitamente si è soliti vedere siti con sfondi colorati o con pattern senza una logica particolare. In questo caso si è deciso di inserire come sfondo un’immagine di una mappa ad effetto “rilievo” dell’altopiano. La scelta è dettata dalla volontà di dare un impatto visivo iniziale che ci colleghi fin da subito al tema della montagna e quindi a Mezzaselva.

Colori Ci saranno solo tre diversi colori nel layout del sito: verde, marrone e grigio. I primi due rispecchiano quelli che sono i colori predominante nel paesaggio montano, mentra il terzo viene visto come colore neutro per caselle di testo o linee divisorie. Il bianco sarà usato per gli background del container, sidebar e footer.

Scelta dei caratteri La scelta del carattere giusto per un sito web è argomento tutt’altro che banale e influenza in modo netto sia la sua usabilità che l’impatto emotivo del suo layout grafico. Per far si che il sito internet sia ugualmente visualizzabile da diversi sistemi operativi è necessario utilizzare caratteri cosiddetti web safe (chiamati così perchè installati di default praticamente su tutti i computer del mondo). Ecco quindi che la scelta è quella di utilizzare il carattere “Verdana”, presente in tutti i sistemi operativi più comunemente usati e progettato appositamente per la visualizzazione a video.

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Testi/Text

Testi/Text

Testi/Text

www.inmezzaselva.com

Home page. All’apertura del sito si visualizzerà la pagina “archivio”

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Testi/Text

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INTEGRAZIONE FACEBOOK

FACEBOOK CONNECT

Come analizzato nella sezione “analisi social network”, Facebook rappresenta un potente mezzo in grado di connettere in maniera semplice ed efficace le persone in tutto il mondo. La mia scelta di non utlizzarlo come supporto per i contenuti su Mezzaselva a favore di una piattaforma dedicata non mi impedisce di sfuttarne le potenti caratteristiche aggregative che Facebook mette a disposizione. Non solo tramite il social network si può pubblicizzare il sito (Facebook marketing), ma si può anche far comunicare i due media tra loro. Questo grazie a Facebook Connect che consente agli utenti di “connettere” la loro identità di Facebook a qulsiasi sito web esterno, portando con essi le loro credenziali e quindi con un certo grado di affidabilità. Il vantaggio stà nella semplicità di registrazione al sito in quanto basta un semplice click ed è possibile loggarsi al blog, tramite le credenziali di Facebook. Gli utenti perciò avranno la possibiltà di commentare gli articoli senza dover inserire i loro dati, basta un click e compariranno il nome, cognome e la foto del profilo. Inoltre avranno la possibilità di pubblicare il commento sulla propria bacheca facendo così conoscere il sito anche ad altre persone. Infine c’è la possibilità di invitare altri amici a far parte della piattaforma e publicizzare la community che si creerà.

Facebook connect. I semplici passaggi che permettono la sincronizzazione di Facebook .con il sito InMezzaselva.

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MONITORAGGIO TRAFFICO GOOGLE ANALYTICS

Infine, dato lo scopo e lo spirito del sito, riunire e far dialogare le varie identità sparse nel mondo del paese di Mezzaselva, ho ritenuto necessario monitorare il traffico passante sulla piattaforma. Capire da dove gli utenti interagiscono con il blog può diventare elemento prezioso per valutare il successo del sito e quindi la riuscita dei miei intenti. Inoltre grazie ad un’attenta analisi si possono individuare i punti deboli e quindi programmare le necessarie contromisure; ad esempio migliorando i testi, l’accesibilità, la navigabilità, curando i link, e così via. Per fare tutto ciò mi sono avvalso di Google Analytiche è il servizio di statistiche più usato e verasatile nel web. Il suo utilizzo tra le varie funzionalità permette di individuare quali siano le pagine più visualizzate, la provenienza degli utenti, per quanto tempo sono rimasti all’interno del sito e la loro posizione geografica. Tecnicamente, avendo utilizzato la piattaforma Wordpress come base del mio sito, è bastato solamente creare il codice JavaScript di tracking (GATC), e tramite un semplice plugin monitorare ogni singola pagina del mio sito. Ora all’indirizzo “http://www.google.com/intl/it/ analytics/” sarà possibile visualizzare i dati del sito.

.

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www.inmezzaselva.com

01/gen/2011 - 31/gen/2011

Dashboard

Rispetto a:S ito Visite

9

9

4

4

0

0

3 gen

10 gen

17 gen

24 gen

Uso del sito

90 Visite

32,22% Frequenza di rimbalzo

784 Visualizzazioni di pagina

00:04:48 Tempo medio sul sito

8,71 Pagine/Visita

38,89% % Nuove visite

Visite 1

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Google Analystics. Alcuni dati che il sistema può monitorare, numero di visite e provenienze.

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31


ESEMPI DI CONTENUTI

28-29. Contenuti fotografici.

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30-31. Contenuti video.

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32-33. Contenuti audio.

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Testi.

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POSSIBILI INTERAZIONI TRA GLI UTENTI E Il SITO Welcome, Lorenzo Melotto Logout Facebook

Commento

Video

Commento Dialogo

INMEZZ

Welcome, Matteo Caponetti Logout Facebook

Commento

Welcome, Ivan Pretto Logout Facebook

84


Welcome, Elise Fabris Logout Facebook

Dialogo

Suoni Commento

Welcome, Susan Martello Logout Facebook

ZASELVA Welcome, Francesco Belloli Logout Facebook

Testo

Suoni

Immagine

Welcome, Marco Volpi Logout Facebook 85



CONCLUSIONI

Nel secondo capitolo, interamente dedicato al paese di Mezzaselva, ho analizzato il paese nella sua storia, in come il passato vive oggigiorno e nella vita del presente. Una realtà diventata difficile per la mancanza di opportunità lavorative che porta ad una costante emigrazione verso la pianura e un malcontento generale.

Perchè investigare l’identità di un luogo in una tesi di laurea in Comunicazioni visive e multimediali? Si è soliti pensare che il designer grafico debba disegnare loghi o brochure, come si è soliti veder risolvere i problemi legati al territorio tramite interventi di urbanistica, di viabilità o con la progettazione di nuove infrastrutture. Credo invece che un designer possa intervenire anche in ambiti che riguardino il territorio, i suoi usi e la sua identità Un punto di vista proveniente da una disciplina che che raramente partecipa ai processi di pianificazione del territorio, ma forse riesce a cogliere aspetti nascosti o non convenzionali, ma non per questo meno importanti. In questa tesi ho cercato di analizzare, indagare e approfondire le caratteristiche di un piccolo paese dell’Altopiano dei Sette Comuni, rilevandone le peculiarità e quindi l’identità. Malgrado una storia significativa e molto caratterizzante, ho cercato di non soffermarmi solo sul passato e sulla nostalgia di tempi remoti; il mio approccio è stato quello di analizzare il territorio tra epoche diverse cercando di identificare i caratteri più significativi e predominanti, rilevanti ancora oggi nel definire ciò che caratterizza questo luogo. Uno studio e una ricerca che non pretendono di risolvere problemi e che di certo non vogliono imporre delle soluzioni, ma che tentano di indagare su quella che è l’anima del territorio, il connubio perciò di persone, cultura e terra.

Nel terzo capitolo, che coincide con la fase progettuale di questa mia tesi, ho focalizzato il mio lavoro su quella che è una delle caratteristiche principali del paese, l’emigrazione. Lo scopo principale è quello di creare non solo un sito dove poter condividere l’orgoglio di appartenere alla stessa terra d’origine, ma anche quello di creare una piattaforma rivolta al futuro. L’identità e l’appartenenza ad una cultura non è solo un residuo arcaico da ricordare o da trasformare in eventi folkloristici, ma può essere elemento vivo, in evoluzione, in grado di guardare al futuro creando nuove opportunità. La piattaforma web chiamata “INMEZZASELVA” vuole perciò essere catalizzatore di individualità nella volontà di creare una nuova comunità fatta di emigrati e residenti, di vecchi e giovani, tra passato e presente nell’ottica di un nuovo domani. É questo un progetto che può essere visto come base da cui partire, un progetto rivolto ai residenti e a tutti coloro che hanno a cuore questo territorio. Un piccolo resoconto su quello che è il paese di Mezzaselva che funge da stimolo per una maggior consapevolezza delle proprie caratteristiche e che può portare a nuovi sviluppi e nuovi scenari futuri, nella speranza di invertire il trend emigratorio di cui il paese e l’Altopiano sono soggetti da più di un secolo.

Nel primo capitolo ho cercato di riassumere brevemente la storia delle genti che per prime hanno abitato questo territorio sottolineando gli eventi più significativi e quindi caratterizzanti come le ondate immigratorie e lo sviluppo della rete viaria. 87


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IMMAGINI 1-2. Google Maps http://maps.google.it/

3. Belloli Francesco (2010) 4. Belloli Francesco (2011) 5. Ortofotografia Catasto 6-7-8-9. Belloli Francesco (2010) 10. Fotografo sconosciuto ZOTTI, C. (1982) Mezzaselva Kan Toballe, Istituto di Cultura Cimbra, Roana. (pag 36) 11. Belloli Francesco (2010) 12-13. Sandro Brazzale, Istituto di Cultura Cimbra, Roana 14. Belloli Francesco (2010) 15. Alan Latre (2010) 16-17. Belloli Adriano (2010) 18. Paola Martello http://www.educazione.unipd.it/gribs/images/M_images/40_carte.swf 19-20-21. Belloli Francesco (2010) 22-23-24. Istituto di Cultura Cimbra, Roana


25. Belloli Francesco (2009) 26-27. Fotografi sconosciuti Fonte: Fam. Martello (Australia)




BICICLETTA

VECCHI ALBERO

Università Iuav di Venezia Facoltà di Design e Arti Laurea Magistrale in comunicazioni visive e multimediali

RELAX TOPONIMI

MALGHE

VACCHE

VACANZE NULLA AMICHEVOLE

KAN TOBALLE MEZZASELVA

TERRITORIO

LEGNA

ALCOOL PRATI

TURSIMO MARCIA

SCI

Francesco Belloli 266865

FREDDO

VERENA


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