CHRISTIAN DIOR

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA CAMPANIA “LUIGI VANVITELLI” DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA E DISEGNO INDUSTRIALE C.d.L: DESIGN PER LA MODA CATTEDRA: ABILITA’ INFORMATICHE DOCENTI: ALESSANDRA CIRAFICI ANGELO ESPOSITO MARROCCELLA ALLIEVA: FEDERICA MADDALENA BENEDETTO MATRICOLA: A03000665



UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA CAMPANIA “LUIGI VANVITELLI” DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA E DISEGNO INDUSTRIALE C.d.L: DESIGN PER LA MODA CATTEDRA: ABILITA’ INFORMATICHE DOCENTI: ALESSANDRA CIRAFICI ANGELO ESPOSITO MARROCCELLA ALLIEVA: FEDERICA MADDALENA BENEDETTO MATRICOLA: A03000665


BIOGRAFIA Christian Dior aveva una strabiliante vena creativa e un intuitivo senso degli affari: essere uno dei più grandi couturier del XX secolo era forse il suo pregio minore. Nato a Granville,nel 1905, in Normandia, era il secondo di cinque figli nati da Alexandre Louis Maurice Dior, produttore di fertilizzanti di grande successo, e sua moglie, Isabelle. Quando era un ragazzo, la famiglia Dior si trasferì a Parigi, dove il piccolo Dior trascorse la sua giovinezza. Da ragazzo era appassionato di arte e con interesse a diventare un architetto, ma dopo aver ceduto alla pressione dal padre nel 1925, si iscrive all’École des Sciences Politiques per iniziare gli studi in scienze politiche, con la promessa di diventare un diplomatico. Il giovane Dior interruppe successivamente gli studi in Scienze Politiche per collaborare con l’amico Jean Bonjean nella sua galleria d’arte parigina. In pochi anni la galleria Dior diventa importante nel panorama parigino, accogliendo le opere di artisti come Georges Braque, Pablo Picasso, Jean Cocteau e Max Jacob. Dior viene costretto a chiudere la galleria nel 1931, un anno difficile per lo stilista, in cui morirono sia entrambi i genitori che il fratello maggiore, e poco dopo il crollo finanziario del business del padre fu inevitabile.


Poco dopo lavorò per “Le Figaro Illustré”, occupandosi delle pagine di moda e, in seguito, come disegnatore, vendeva i suoi schizzi a diverse maison. Nel 1938, venne assunto da Piguet e, successivamente, dall’atelier di Lucien Lelong, dove, primo figurinista, iniziò a far emergere alcuni elementi fulcro del suo stile. Persona chiave, nella costruzione del sui successo, fu Marcel Boussac, imprenditore tessile, che finanziò l’apertura della casa di moda nel 1946, in Avenue Montaigne. Pierre Cardin era il suo primo tagliatore. L’austerità nel dopoguerra e la penuria di materia prima stridevano con la voluttuosità della figura femminile immaginata dal sarto.


In guerra va a servire nel fronte del sud di Francia. Nel 1940, torna a Parigi, dove fu presto accolto dal sarto Lucien Lelong. Nel 1957, alcuni mesi dopo essere comparso sulla copertina della rivista Time, Christian Dior si reca in Italia per le vacanze, nella città di Montecatini. Il 23 ottobre 1957, proprio qui in Italia, soffre del suo terzo attacco di cuore e muore all’età di 52 anni.


LO STILE Per la sua prima sfilata, il coutourier mandò una sua emissaria a New York, per annunciare l’apertura della sua casa di moda, ma la donna fu respinta dai compratori che le dissero che ormai avevano i loro

disegnatori. Il giorno dell’ apertura, fissato il 12 febbraio del 1947, fu presentata agli invitati una linea battezzata “Corolla”. Alla fine dell’evento, Dior dovette affacciarsi al balcone del suo atelier per mostrarsi ad una folla di donne osannanti. Aboliti d’un colpo le spalline, le gonne corte, le scarpe ortopediche, i vestiti esibivano un corpino attillassimo dalla

vita molto sottile, le spalle rotonde e il seno modellato; dai fianchi, diventati importanti, partiva una gonna tagliata a ruota oppure talmente larga da sembrare l’immensa corolla di un fiore, e lunga fino al polpaccio. Marcel Boussac era stato accontentato: le gonne Dior, dall’ampia crinolina in tulle, avevano bisogno di 15 metri di stoffa, mentre per gli abiti da sera ne occorrevano almeno 25. Come per gli vestiti delle bisnon-


ne, Dior non aveva lesinato in accorgimenti nascosti per ottenere la forma voluta, inserendo un bustino detto guepière, piccoli pouf sui fianchi e telette rigide, così che la linea apparentemente morbida dei suoi vestiti era invece frutto di una sapiente costruzione architettonica. Né trascurava la stiratura dei vestiti che erano modellati con cura a colpi di ferro caldo. Aveva insomma recuperato l’antica perizia sartoriale del lavoro fatto interamente a mano. Mentre gli abiti da giorno erano accollati e con maniche tre quarti, quelli da sera erano romantici e al tempo stesso provocanti: ampia scollatura senza spalline e schiena scoperta, gonna immensa lunga fino ai

piedi, e sulle spalle nude una stola o un soprabito a mantello. I tessuti erano confezionati con un misto di fibre naturali e sintetiche, spesso nei prediletti colori bianco e nero. Dior si preoccupò anche degli accessori, che diventarono dettagli obbligatori per la sua nuova moda: guanti lunghi, cappello, borsetta e scarpe col tacco alto a “spillo”, sciarpe portate in cintura, cravatte a fiocco annodate sotto al colletto. In quanto ai gioielli il couturier riportò in auge i fili di perle, che davano ai suoi vestiti un tocco di

altera raffinatezza. Nel 1948 Dior lanciò le linee “Envol” e “zig–zag” disegnate con un’architettura decisamente asimmetrica. Impose inoltre l’ombrello e le ghet-


te. Le giacche erano enormi piramidi, di lana per il giorno, di faille per la sera. Per l’autunno i cappotti erano abbottonati dietro, e le tasche erano spostate sui fianchi. Nello stesso anno realizzò il suo primo profumo al mughetto, “Diorissimo”, che spruzzava generosamente sulle poltrone e la moquette del suo atelier. Nel 1949, ormai annoverato tra i cinque uomini più famosi del mondo, attirava a Parigi circa 25.000 visitatori ad ogni sua collezione: per quell’anno inventò la linee “Trompe l’oeil” a pannelli intercambiabili, con l’abito che dava la sensazione di movimento senza però avere volume. La linea “Mezzo secolo” invece, puntava su completi mor-

bidi composti da una giacca blusante stretta in vita e da una gonna a matita, così stretta che aveva bisogno di un taglio dietro perchè le signore potessero camminare. Accorciò gli orli della gonna di 40/45 centimetri da terra: per quei tempi era un evento da prima pagina, che fece discutere tutti gli appassionati di moda. La nuova linea era a cupola, ossia con la gonna a barile, che per la sera spostava la parte rigonfia sul retro, con un evidente richiamo alla moda ottocentesca della

tournoure. Nell’autunno del 1954 presentò la controversa linea H ispirandosi ai corsetti Tudor che spingevano in alto il seno. Dior ne prese atto e sempre ispirandosi alle lettere dell’alfabeto, inventò nel 1955 le linee A ed Y. La prima, che rivoluzionò la moda anticipando la linea a Sacco, aveva giacche tagliate sotto l’attaccatura della coscia o vestiti disegnati in modo da dare l’idea della prima lettera dell’alfabeto. Uno dei motivi dominanti di quel periodo, furono i grandi colli a V e le stole


immense. Nelle ultime collezioni il couturier si andò staccando dai modelli molto attillati e non a caso le sue ultime proposte, basate sulla ricerca tematica del caftano e sull’abito-camicia morbidamente appoggiato ai fianchi, furono soprannominate “Libere” o a “Fuseau”. Nel 1957, anno della sua ultima sfilata, Dior morì al Gran Hotel La pace di Montecatini.


GOSSIP CHRISTIAN DIOR, COUTURIER DEI SOGNI: LA MOSTRA A PARIGI PER I 70 ANNI DELLA MAISON.

Christian Dior, couturier dei sogni (couturier du rêve, in francese) è la mostra che il museo Les Arts Décoratifs di Parigi dedica al suo stilista, dal 5 luglio fino al 7 gennaio 2018, esposizione sostenuta dalla Maison Dior e dal mecenatismo di Swarovski. A due giorni dalla sfilata Haute Couture autunno

inverno 2017-18, andata in scena a Les Invalides e orchestrata per la seconda volta da Maria Grazia


Chiuri, in occasione dei 70 anni della creazione della Maison, il museo francese di Rue de Rivoli, fedele alla sua missione di farsi testimone dell’arte di vivere e del savoir faire francese, ospita una selezione di 300 creazioni Haute Couture dal 1947 a oggi. Non solo gli abiti realizzati da Monsieur Dior dagli inizi al 1957 (già oggetto di una mostra allestita nel 1987), dunque, ma anche quelli di Yves Saint Laurent, che alla morte gli successe alla

direzione creativa, di Marc Bohan, alla guida fino al 1989, Gianfranco Ferré,

dal 1989 al 1996, il divino John Galliano, licenziato in tronco nel 2011 per insulti razzisti, Raf Simons, direttore creativo solo per tre


anni, e Maria Grazia Chiuri, prima donna al timone della Maison, dal 18 luglio 2016: un viaggio affascinante per scoprire come è cambiato negli anni il modo di declinare quell’universo stilistico che nel New Look della giacca T-Bar e della gonna a corolla trovò il suo abbrivio.

Questa mostra, evoca in maniera suggestiva ora una galleria d’arte, un atelier, una strada, un boudoir, meraviglioso.




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IL BRAND OGGI

Al giorno d’oggi la maison Dior conta più di 200 boutique in tutto il mondo di cui sei in Italia (Milano, Roma, Firenze, Venezia, Portofino, Capri). La maison Dior dà vita ogni stagione a nuove creazioni di: Abbigliamento femminile (prêt-à-porter, haute couture, accessori, calzature). Gioielleria e Orologeria. Abbigliamento maschile (prêt-à-porter, accessori, calzature). Abbigliamento per bambini (accessori, calzature). Profumi, maquillage e cosmesi. Il marchio Christian Dior è distribuito in tutto il mondo, attraverso una capillare rete di punti vendita, disseminati praticamente sull’intero territorio internazionale, e suddivisi fra grande distribuzione organizzata e boutique monomarca. In tutto si contano circa 160 punti vendita Christian Dior in tutto il mondo. Taiwan e Turchia. In Italia il marchio è venduto nei negozi di Roma, Milano, Portofino, Isola di Capri|Capri, Venezia e Firenze.



LINK DI PUBBLICAZIONE


SAVOIR- FAIR: TAROCCHI VISCONTI DI MODRONE Sono i tarocchi personali di Maria Grazia Chiuri, le cui carte riprendono disegni del XV secolo, ad aver fornito l’ispirazione per il cappotto del look n°51 della sfilata Haute Couture Autunno-Inverno 2017-2018. Scopri i segreti della realizzazione dei ricami in satin orlato negli atelier Vermont.

SAVOIR- FAIR: IL COMPLETO LOUSIANE Questo completo in organza è stato realizzato nell’atelier flou, al numero 30 di Avenue Montaigne, specializzato nell’arte delle creazioni leggere e vaporose. La sua gonna a pieghe oblique, emblematica della Maison, e la sua camicetta grigio antracite sono state ideate per svelare il corpo con raffinatezza.


SAVOIR- FAIR: IL ROBE MANTEAU ABANDON

Ispirato a un modello creato da Christian Dior nel 1948, questo robe manteau in crêpe di lana grigia è stato lavorato come una vera e propria architettura in tessuto dagli atelier di haute couture della Maison, per ottenere il collo dal volume asimmetrico immaginato da Maria Grazia Chiuri.




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