“Fai
della
bellezza
il
tuo
costante
ideale”
ROBERTO CAPUCCI
R
oberto Capucci, enfant prodige della Moda, apre a vent’anni, nel 1951, il primo atelier. Grazie agli studi al liceo
artistico prima e all’Accademia di Belle Arti poi, non solo conosce la storia dell’arte ma anche le tecniche pittoriche e plastiche, il disegno, la grafica. La prima gli fornisce consapevolezza culturale e di visione; le seconde gli danno gli strumenti per ricercare e verificare metodi e approcci nuovi. E tutto il suo percorso creativo, che dura ininterrotto fino a oggi costellato di riconoscimenti e invenzioni, è segnato proprio dalla ricerca e dalla sperimentazione formale.
firme dell’alta moda italiana. Fin da subito Capucci viene stregato dalla seta, materiale che gli appare La seta è materia flu- come qualcosa di più che pura materia da ida, lucente e impalplasmare (Sgubin, pabile come nessun 2008) e che diventerà altra, tanto che di parte sostanziale preziosa seta sono i della sua cifra stiliparamenti sacri e Gli abiti di pontefici e stica. Indirizzato dal Marchese Giorgini di cardinali ritratti verso l’Antico Setifimirabilmente da pittori come Raffaello; cio Fiorentino, il giodi seta sono i pregiati vane stilista scopre a storia di abiti in velluto, nero l’ermesino – un parRoberto Caticolare tipo di tafbroccato in oro e pucci si lega fetà di seta leggera, fondo bianco in arfin dai suoi gento, come la veste preziosa, dalla conesordi alla seta, materiale natu- di Eleonora di Toledo sistenza semirigida e ritratta da Bronzino; dal suono frusciante rale da sempre simdi seta i raffinati abi- – che diventerà uno bolo di preziosità ed dei suoi materiali di ti di quello che Dior eleganza che la saelezione. Molte sono pienza dell’uomo è ri- nel 1958 definì “il però le sete che Casuscita a esaltare e a miglior creatore di pucci sperimenterà trasformare in nume- moda italiana” ovvenelle sue creaziorose varianti. Grazie ro Roberto Capucci. all’utilizzo dell’antica tecnica del plissé, Il giovane Capucci la materia liscia e esordisce impalpabile del tessuto serico ha assun- sotto l’egida del to spessore e consiMarchese stenza trasferendo Giovanni a questo materiale le caratteristiche di Battista scultorea levigatez- Giorgini za e di precisione pro- che orgaprie del metallo. Gra- nizza nel 1951 la zie alla creatività prima ime al genio di questo portante maestro della moda romana e internazio- sfilata collettiva nale, ha preso vita delle più un impensato ponte spazio-temporale tra prestigiose passato e presente che attraversa tutta la storia della moda fino ai giorni nostri.
L
ni: dallo chiffon al crêpe marocain, dal faille, al gazar, alla georgette, al mikado, al peau de soie, al raso, al pesante reps, al sauvage (la
seta selvatica), fino allo shantung e al taffetà, per dar luogo a una gamma sempre nuova di realizzazioni che dimostrano la capacità del maestro di evolversi nel tempo. La tecnica utilizzata da Capucci è dunque volutamente tradizionale e ottenuta – ancora oggi come racconta il suo storico plissettatore Marco Viviani – dapprima incidendo due cartoni identici con piccoli fori, come per “disegnare” il motivo decorativo, e poi inserendovi il tessuto nel mezzo. Ripiegati con cura i cartoni, li si lega con corde e si procede alla cottura a vapo-
re a una temperatu- Parigi e poi di nuovo ra di circa 200°C, per in Italia, a Roma, atrealizzare così varie traversa un difficile soluzioni momento di crisi performali, da quella sonale che gli fa masemplice o a ventaturare il rifiuto toglio fino ad un nume- tale per le dinamiche ro variabile commerciali. A ridare di disegni a nuova linfa alla creseconda del atività del Maestro è disegno inci- l’incontro con Pier so sul carto- Paolo Pasolini, che ne. nel 1968 chiede a Presa piena Capucci di realizzare padronanza gli abiti per Silvana della tecni- Mangano, interprete ca, la ricercaambigua e lunare nel del Maestro film Teorema, e che inizia così a per Capucci rappreincentrarsi sul tema senta l’ideale di delle sovrapposizio- donna. ni di vari elementi: basti osservare l’abito Nove gonne del 1956 (anche detto Dieci gonne), un abito in taffetà di seta rossa circondato da nove gonne concentriche, e poi nella collezione chiamata appunto Sovrapposizioni del 1959. Per la Mangano CaGli anni sessanta e pucci realizza un settanta sono anni abito-tunica in geordi grande trasformazione per Capuc- gette, con applicaci che, trasferitosi zioni di cordoni sullo scollo, sul giromaprima da Firenze a
Il più significativo fra gli abiti prodotti negli anni ottanta, in cui tra l’altro l’utilizzo del plissé è in grado di conferire alla morbida materia le caratteristiche di scultorea levigatezza e di precisione proprie appunto del metallo, è certamente l’abito chiamato nica e alla vita, che Farfallone (1985), segna di fatto l’inizio sfrontatamente sondi una nuova produtuoso e realizzato in zione rivolta a taffetà plissettato sperimentare l’abin un arcobaleno di binamento tra matecolori. L’effetto plariali poveri e ricchi, stico e virealizzando contrap- brante degli posizioni tra tessuti abiti di Caleggerissimi, morbidi pucci, come e impalpabili (come il spiega Robercrêpe georgette) e i ta Orsi Lanpesanti sassi, il bamdini, è ancor bù o la paglia più evidente intrecciata. quando si usa un solo Dunque non è solo colore come ago e filo, quanto ad esempio in piuttosto la tecnica Crete (1989) del plissé a render o anche soldi fatto stringente tanto due il paragone tra i due colori conmateriali così diversi, trapposti o ma così “simili” nelle sfumati come creazioni di Capucci: a esempio in Oceano “Ne nascono soffici (1998), realizzato in corazze, pezzi unici, taffetà in una gamma crisalidi luminose, molteplice di gradaali di plissé, costruzioni della stessa zioni realizzate in ma- tinta. teriali rari, mikado, ermesino, taffetas Creatività, ricerca e o Meryl Nexten, una meticolosità, queste speciale fibra cava”. le tre principali
caratteristiche sempre presenti in ogni creazione dell’indiscusso maestro della moda romana. Capucci, infatti, prepara ancor oggi per ogni abito fino a 1200 bozzetti utilizzando fino ai 180 metri di tessuto ed esigendo circa 1000 ore di lavoro (circa 4 mesi) per realizzare cuciture praticamente invisibili e ricami eseguiti con materiali insoliti come pietruzze di fiume o
piccole conchiglie, avvalendosi di infinite sfumature di colore (fino a 172). I modelli di Capucci sono scultura pura, libera da esigenze materiali e temporali.
Neppure il corpo della donna intacca questa ricerca della purezza della forma architettonica che si realizza con elementi a ventaglio, giochi di ombra-luce-colore, linee spezzate, cubi, anelli, spirali, geometrie e fiori stilizzati, simmetrie e lunghe code. In tutto ciò il tessuto serico è disposto, sovrapposto, addomesticato a formare spigoli vivi, linee geometriche e volumi netti organizzati in strutture tanto ardite da sfidare ogni legge di gravità. Ne scaturisce così, un’originale e ricercata forma di congiunzione iconografica in grado di annullare il divario spazio-temporale tra le vesti egizie e quelle della Magna Grecia, fra gli abiti
delle eleganti principesse degli anni cinquanta e sessanta e le lunghe tuniche pieghettate di Mariano Fortuny, tra i pepli statuari di Madame Grès negli anni Trenta e la non troppo celata malizia di Marilyn Monroe in Quando la moglie è in vacanza di Billy Wilder. Da qui al Pleats Please funzionalista dello stilista giapponese Issey Miyake il passo è breve, anche se quest’ultimo realizza i suoi ieratici bozzoli di seta mediante una tecnica del tutto differente da quella utilizzata da Capucci, tecnica
basata su due differenze sostanziali: da un lato l’abito viene prima cucito e poi plissettato, dall’ altro il plissé è permanente anche dopo vari lavaggi, grazie all’uso di tessuti sintetici come il poliestere. Anche in Miyake, grazie all’utilizzo del plissé, creatività e tecnicità sembrano unirsi in un connubio ideale capace di realizzare un ponte spazio-temporale tra classicismo e contemporaneità, oltre che tra Oriente e Occidente per tornare così alle atmosfere che inequivocabilmente rievocano le storiche creazioni di Roberto Capucci.