Ordini Monastici
difensori della cultura europea n el l ’al b i t o de l p rog r a mma Cu l t u r a 2 0 0 0
Mostra Rabanus Maurus e l’arte dei nostri tempi Como 11 -16 settembre 2007 Centro Cardinal Ferrari
Enti Promotori Euro-Mediterraneo Culture dei Mari Monastero di Sant’Ottilien in Baviera in collaborazione con Fondazione Festival Autunno Musicale a Como Comune di Como - Provincia di Como 1
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Gli Ordini Monastici, difensori della cultura europea Catalogo della mostra: Rabanus Maurus e l’arte dei nostri tempi Le ragioni di un progetto a cura di Italo Gomez Le ragioni di un progetto culturale riguardante gli Ordini monastici trovano una loro interpretazione all’interno dell’attuale panorama culturale dell’Europa unita, le cui radici risalgono alla trasmissione e conservazione del patrimonio artistico e letterario, avvenuta, proprio per opera degli Ordini monastici nel corso dei secoli e rivelatasi fondamentale per la cultura dell’uomo moderno occidentale. Per un adeguato approfondimento di questa fase di storia europea, un prestigioso partenariato internazionale, coordinato da Euro-Mediterraneo Culture dei Mari e costituito dall’Arciabbazia di Sant’Ottilien (Baviera), dal Monastero di Montserrat (Catalogna) in collaborazione con l’Abbazia di Saint Michel de Cuxa (Francia) e dall’Ars Brunensis Chorus di Praga in collaborazione con l’Abbazia benedettina di Brevnov e il Monastero di Strahov (Repubblica Ceca), ha voluto sviluppare un progetto intitolato Ordini monastici difensori della cultura europea che l’Unione Europea ha deciso di sostenere, nell’ambito del Programma Cultura 2000. In Lombardia, partecipano al progetto il Festival Internazionale Autunno Musicale a Como, il Comitato Lombardia Europa Musica 2000, in collaborazione con importanti abbazie e comunità religiose italiane. Il progetto, della durata biennale 2006 - 2007, ha voluto promuovere una migliore conoscenza del patrimonio culturale conservato nei Monasteri europei, sul fronte della cultura nell’ambito storico-artistico e architettonico, nonché letterario e musicale. Tra le sue finalità si propone di incoraggiare la conservazione e la pratica del canto gregoriano in quanto patrimonio fondamentale della musica europea. Gli obiettivi si avvalgono del lavoro comune di tutte le istituzioni partecipanti, dando vita ad un’ampia rete di collaborazioni. La programmazione 2007 del progetto ha anche visto nel mese di agosto, nei Monasteri di Brevnov e Strahov, una serie di concerti dedicati a Luigi Boccherini in stretta collaborazione con la Società di Musica Sacra di Praga e la partecipazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga e del Comitato Nazionale Luigi Boccherini, costituito dal nostro Ministero per i Beni e le Attività Culturali in occasione del bicentenario. Il programma Ordini Monastici difensori della cultura europea è proseguito nel Monastero di Montserrat con un ciclo di eventi intitolati La settimana del Romanico presso l’Abbazia di Cuxa in Francia. La programmazione proposta dall’Arciabbazia di S. Ottilien, invece, ha associato momenti di ricerca, incontri di studio, pubblicazioni ed un evento espositivo circuitante, incentrati su Rabano Mauro, vescovo benedettino ed eminente studioso vissuto fra il 776 e l’856, lo scrittore più importante del suo tempo e definito “il primo enciclopedista”. Tappa del percorso espositivo della mostra Rabanus Maurus e l’arte dei nostri tempi è Como e il Centro Pastorale Cardinal Ferrari dove, dal giorno 11 settembre, il pubblico potrà avvicinarsi ad un’iniziativa dal profondo significato, non solo per la ricchezza e la varietà del materiale esposto ma soprattutto per il suo valore storiografico e politico-culturale. È l’occasione per esplorare un quadro variegato ed inusuale di un personaggio la cui vita e le cui opere hanno influito in campo letterario, religioso, musicale e artistico, apportando esperienze, idee e contenuti, ancora oggi sempre fortemente di attualità.
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Perché Rabano? di Jeremias Schröder, Arciabbate di Sant’Ottilien Rabano Mauro viene citato nella Divina Commedia da Dante Alighieri. Lo scrittore non ebbe molto da dire su di lui: “Rabano è qui” è tutto ciò che ci viene raccontato nel XII canto del Paradiso. Oltre Rabano viene collocato nel Paradiso solo un altro tedesco, nel Purgatorio un cittadino di Asburgo, mentre nell’Inferno non ce n’è neanche uno. In questo contesto anche la semplice citazione di un vescovo benedettino transalpino assume un suo charme. Rabano viene presentato quale “uomo universale” e nella sua vita e nel suo sapere c’è tutta la storia del suo tempo. Nel suo percorso di vita si ritrovano il ritiro monacale, ma anche il rapporto con i più alti livelli politici ed ecclesiastici. Inoltre, a lui vengono affidati pesanti incarichi amministrativi (come la direzione della più grande abbazia e della più importante diocesi dei suoi tempi) e pochi autori del suo tempo e dell’intero medioevo riuscirono ad eguagliare la grandezza delle sue opere. I colti contemporanei di Dante lo conoscevano tutti. Per i Benedettini egli appartiene a quella schiera di uomini illustri fra i quali si possono citare Beda il Venerabile, Anselmo di Canterbury, Giovanni Thritemius, Jean Mabillon. Tuttavia, pochi lo conoscono. Le sue opere enciclopediche sono meno accessibili di quanto ci si aspetti e naturalmente furono superate da altri scritti enciclopedici successivi. Le opere più originali di Rabano, le unicissime poesie figurate, sono di difficile accesso. Richiedono un tale sforzo per il lettore che già da molti secoli non raggiungono un ampio numero di lettori. Nonostante tutto, Rabano ancora oggi ha una sua fama: ciò dipende dalla sua multiforme esperienza di vita e dal fatto che egli trattò nelle sue opere, tematiche di particolare importanza. Nella sua maggiore opera, il De Universo, che potremmo tradurre con “su tutto”, Rabano crea una particolare tecnica di scrittura in cui avviene una compenetrazione fra testo e immagine. Egli riesce a rielaborare tutto il passato in chiave teologica attraverso un metodo di composizione grafica che rappresenta un’incredibile anticipazione dell’ipertesto tipico di internet. Oggi Sant’Ottilien è il risultato del lavoro di una complessa compagine di uomini: monaci, inse5
gnanti, allievi, collaboratori, artisti, pellegrini e molti altri. È un punto di congiunzione fra molte reti che qui entrano in contatto e si arricchiscono. Come è accaduto nella vita di Rabano, anche per noi la trasmissione del sapere - il sapere scolastico, ma anche il sapere della fede e la saggezza di vita - svolge un ruolo fondamentale. Monasteri, scuole, ovunque vi sia formazione e insegnamento sono luoghi in cui gli uomini vengono sensibilizzati e stimolati.
Rabanus Maurus e l’arte dei nostri tempi La mostra è allestita a Como al Centro Cardinal Ferrari dall’11 al 16 settembre 2007. La mostra offre una ampia panoramica sulla vita e sulle opere di Rabano Mauro, abate del convento benedettino di Fulda e arcivescovo di Magonza. I facsimili di opere di Rabano sono accompagnati da creazioni di artisti contemporanei ispirati ai concetti espressi dall’abate di Fulda o che ne seguano il retaggio culturale. Il visitatore, in questo catalogo troverà informazioni biografiche su Rabano Mauro, il suo Epitaffio e l’inno Veni creator oltre ad estratti dalle sue opere principali. A seguire cenni biografici su Alcuino, suo maestro, e su alcuni dei suoi allievi. Infine didascalie dei facsimili in esposizione, cenni su alcune opere architettoniche cui Rabano collaborò e le descrizioni delle opere contemporanee esposte.
Inaugurazione: 11 settembre alle ore 18.00
Rabanus Maurus Liber de laudibus sanctae crucis 20 Facsimili • Bacheche • Epitaffio • Vita • Opere architettoniche in cui fu cointeressato Rabano • Foto e bacheche su Alcuino ed alcuni allievi • Utensili per le miniature
Barbara Bernrieder o.T. 1-4 Resina su carta, Copia 2005 Heinz Butz Kreuz 1964 Kreuz 2007 Charles Crodel Vetrate di San Bonifacio a Fulda-Horas Ugo Dossi Mindfield - Ein Feldmodell der Assoziationen CD-Rom interattivo, Proiezione Jörg Schwarzenbach Schriftgitter Signum Eva Schöffel im Sprachraum 1; 2 (con testi di Barbara Köhler e Ludwig Wittgenstein) Linoleum 2005 Edizione: 12 stampe Gotlind Timmermanns vier Kreuze; Olio su tela 2005 Gotlind Timmermanns Seraphim; Olio su tela 2006 Gotlind Timmermanns aedificium spirituale; Olio su tela 2006 Franz Hämmerle Skulptur, Legno di tiglio 150 cm Eugen Gomringer Silencio ekstase kosmos askese, geöffnetes gedicht (4 eckwerte poetischer unternehmungen 1986) Wenzel Ziersch Hiob, Gegenbild Colori ad olio su acrilico Wenzel Ziersch Einschreibung /Text Hohes Lied der Liebe Matita, tavola di legno bianco Wenzel Ziersch Der Gute Hirte Inchiostro di china bianco su foglio di acrilico rosso 6
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Epitaphium Hrabani Archiepiscopi
Epitaffio di Rabano Arcivescovo
Lector honeste, meam si vis cognoscere vitam Tempore mortali, discere sic poteris. Urbe quidem hac genitus sum ac sacro fonte renatus, In Fulda post haec dogma sacrum didici. Quo monachus factus seniorum iussa sequebar, Norma mihi vitae regula sancta fuit. Sed licet incaute hanc nec fixe semper haberem, Cella tamen mihimet mansio grata fuit. At ubi iam plures transissent temporis anni, convenere viri vertere fata loci. Me abstraxere domo invalidum regique tulere, Poscentes fungi praesulis officio, In quo nec veritum vitae nec dogma repertum est, Nec pastoris opus iure bene placitum. Promptus erat animus, sed tardans debile corpus, Feci quod poteram, quodque deus dederat. Nunc rogo et ex tumulo, frater delicete, iuvando Commendes Christo met ut precibus domino: Iudicis aeterni me ut gratia salvet in aevum, Non meritum aspiciens, sed pietatis opus. Hraban nempe, mihi nomen, et lectio dulcis Divina legis semper ubique fuit. Cui deus omnipotens tribuas caelestia regna, Et veram requiem semper in arce poli. Amen Rabano Mauro
Venerabile lettore, se vuoi conoscere la mia vita nel tempo mortale, fai quanto segue: sono venuto al mondo nella città e sono rinato nella sacra fonte, ho studiato a Fulda la sacra dottrina. Ivi sono divenuto monaco e ho ripercorso le orme degli antichi. Il principio guida della mia vita è sempre stata la santa regola. Anche se sempre con incertezza e non con continuità vi ho vissuto, la cella è stato il mio luogo di soggiorno prediletto. Tuttavia, dopo molti anni, arrivarono uomini che cambiarono il destino del convento. Fui condotto infermo dalla mia dimora presso il re, per prendere l’incarico di vescovo, anche se non mi riconosco tale meriti né nella condotta di vita, né nella saggezza dell’insegnamento, né nella mia opera pastorale. Con spirito volenteroso, ma con salute inferma, ho fatto ciò che ho potuto e ciò che Dio mi ha concesso. Dalla tomba Ti prego, diletto fratello, aiutami e consigliami o Cristo, affinché con la preghiera la misericordia del giudice eterno mi salvi per l’eternità, non per via del mio merito, ma per la mia devozione. Rabano è il mio nome e sempre e prima di ogni altra cosa ho amato lo studio della legge divina. L’eterno riposo dona a lui o Signore e vera pace nel regno dei cieli. Amen Rabano Mauro
Rabano Mauro Rabano Mauro è stato uno dei più importanti eruditi della sua epoca. Significativa è ancora oggi l’influenza della sua opera in ambito teologico, artistico, letterario e pedagogico. A Rabano risale lo sviluppo delle scuole monastiche come importanti centri di formazione. Egli ricevette per questo motivo, in seguito, il titolo di Praeceptor Germaniae. Riguardo al nome latinizzato Hrabanus: il termine altotedesco antico (h)ram indica il corvo, l’uccello che nella mitologia germanica accompagna il dio Odino (Wotan). Proveniente da una famiglia nobile, Rabano entrò come oblato ancora molto giovane nel monastero di Fulda, al quale i suoi genitori avevano intestato i loro possedimenti di Magonza. Ricevette la sua educazione anche alla corte di Carlo Magno, con Alcuino di York, che lo inviò nell’801 al monastero di S. Martino di Tours. Alcuino gli diede il soprannome Maurus, nome dell’allievo prediletto di San Benedetto. Nell’804 divenne Magister della scuola monastica di Fulda. Il 23 dicembre dell’anno 814 ricevette l’ordinazione sacerdotale. Ancora da diacono redasse la sua prima grande opera, un ciclo di 28 poesie figurate, De laudibus sanctae crucis. Nell’822 venne eletto abate. Durante la sua carica da abate Fulda divenne uno dei più significativi centri culturali dell’Impero Carolingio. Con i suoi 600 monaci era uno dei più grandi monasteri dell’impero. Come abate di Fulda, e poi come arcivescovo di Magonza, fu implicato nelle vicissitudini politiche. Rabano proseguì la sua attività di insegnante e nel corso della sua vita diede interpretazioni a quasi tutti i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. La compagine statale creata da Carlo Magno si sgretolò poi a vista d’occhio sotto il suo successore Ludovico il Pio. Con il trattato di Verdun dell’843 l’impero venne diviso fra i suoi figli. Rabano si riconosceva nella fazione politica rappresentata da Lotario e da Ludovico il Pio, che difendeva l’unità dell’Impero Carolingio. Ciò lo costrinse nell’841 - 42 alle dimissioni dalla carica di abate. Si ritirò per alcuni anni sul Monte San Pietro nei pressi di Fulda. Qui prese vita la sua opera enciclopedica De Rerum Naturis, conosciuta
anche come De Universo, con la quale in 22 libri raccolse tutto il sapere di allora, utile ad una interpretazione spirituale della Bibbia. Fra l’843 e l’845 si riappacificó con il re della parte orientale dell’Impero Franco, Ludovico il Germanico, e venne quindi nominato arcivescovo di Magonza.
Nasce nel 780 a Magonza da famiglia nobile. Entra nel seminario dell’abbazia di Fulda e successivamente nel convento. 795 - 798 Studia presso la “Schola Palatina” alla corte di Carlo Magno 800 viene mandato da Ratger, abate di Fulda, a Tours insieme a Hatto, per completare gli studi sotto la guida di Alcuino da York 801 viene ordinato diacono Nell’804 ritorna a Fulda, prima come insegnante nel seminario e poi, nell’817, come direttore della scuola dell’abbazia 810 prima stesura del Liber de laudibus sanctae crucis 814 viene ordinato sacerdote 819 De institutione clericorum 820 De Computo 820 - 830 Hammel Markbeschreibeung prima dell’822 Commento sul Vangelo di Matteo 822 Commento sul Libro della Genesi 822 viene nominato abate di Fulda 822 - 825 effettua un censimento dei monaci dell’abbazia di Fulda e di numerosi conventi della zona 825 - 845 produzione dei capolavori della biblioteca di Fulda del IX secolo 825 - 845 stesura delle Fuldaer Beichte 825 - 835 traduzione del Diatesseron di Tatiano (armonizzazione dei Vangeli) dal latino in altotedesco 828 - 833 stesura della carta dei possedimenti terrieri dell’abbazia di Fulda nei feudi tedeschi 835 - 845 illustrazione della Canzone di Ildebrando di Otfrido di Weißenburg 840 circa Martyrologium 841 - 853 Buflbücher 842 si dimette dalla carica di abate di Fulda 845 De Universo, scritti per la consacrazione di chiese, omelie, libro di prediche. 847 viene eletto Arcivescovo di Magonza 856 muore a Magonza e le sue reliquie vengono deposte nel monastero di S. Albano
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Veni, Creator Spiritus Veni, Creator Spiritus è uno degli inni più usati nelle Chiese ed è attribuito a Rabano Mauro. È utilizzato nei vespri, nella consacrazione di Chiese, cresime e ordinazioni ed ogni qual volta lo Spirito Santo venga invocato con solennità
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Veni, Creator Spiritus, Mentes tuorum visita, Imple superna gratia, Quae tu creasti pectora.
Vieni, o Spirito Creatore visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato.
Qui diceris Paraclitus, Altimissi donum Dei, Fons vivus, ignis, caritas, Et spiritalis unctio.
O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell'anima.
Tu septiformis munere, Digitus Paternae dexterae, Tu rite promissum Patris, Sermone ditans guttura.
Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.
Accende lumen sensibus, Infunde amorem cordibus, Infirma nostri corporis, Virtute firmans perpeti.
Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.
Hostum repellas longius, Pacemque dones protinus: Ductore sic te praevio, Vitemus omne noxium.
Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male.
Per te sciamus, da, Patrem, Noscamus atque Filium, Te utriusque Spiritum, Credamus omni tempore.
Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore.
Deo Patri sit gloria, Et Filio, qui, a mortuis, Surrexit, ac Paraclito, In saeculorum saecula.
Sia gloria a Dio Padre, al Figlio, che è risorto dai morti e allo Spirito Santo per tutti i secoli.
Amen
Amen
La musica quale fattore della perfezione universale (De Universo XVIII, VIII, De Musica) ...senza la musica nessuna scienza può essere perfetta. Senza di essa non esiste nulla. E poi non si dice che il mondo stesso è composto da un’armonia di toni e che il cielo stesso si muove secondo il suono di quest’armonia? La musica muove l'animo e stimola i sensi in molti modi, come in battaglia quando i lottatori vengono spronati dai toni delle trombe. Più forte è il suono, più coraggiosa dovrà essere la battaglia. Anche i rematori tengono il ritmo sulla base del canto. Lo spirito viene confortato dalla musica e la stanchezza del lavoro viene eliminata attraverso il canto. La musica calma gli animi…; persino gli animali selvatici, come serpenti, uccelli e delfini divengono mansueti quando ascoltano le melodie della musica…
De Universo (XVIII, VIII De Musica) … tutto ciò che esprimiamo e ciò che ha effetto su di noi per via delle pulsazioni altrui, è strettamente collegato all'armonia attraverso ritmi musicali.
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Liber de laudibus sanctae crucis Il Liber de laudibus sanctae crucis, il Libro delle lodi della santa croce, è costituito da una raccolta di 28 poesie figurate e dai commenti in prosa alle singole poesie. In quest’opera, Rabano Mauro mette in campo sia le proprie qualità di letterato che di artista. Nella copia a noi giunta del Codex Vindobonensis 652, conservato presso la Biblioteca Nazionale Austriaca, datata intorno all’831, troviamo un’immagine della consegna dell’opera a Papa Gregorio IV. Inoltre nel codice è presente una raffigurazione della consegna di un esemplare dell’opera da parte di Rabano e del suo maestro Alcuino a Otgario, arcivescovo di Magonza. Di particolare rilievo la dedica all’imperatore Ludovico il Pio, definito Miles Christianus, soldato di Cristo. Cosa per quel tempo abbastanza inusuale, Rabano Mauro inserì nelle sue opere alcuni autoritratti. Le poesie sono raccolte in forma di libro ed i materiali usati per la scrittura sono pergamena, inchiostro di china, colori di origine minerale e vegetale e porpora. Rabano cita Hatto (Bonosus) quale collaboratore dell’opera anche se pare che all’opera abbiano lavorato più di due pittori. Sono rimaste poche copie manoscritte risalenti al periodo di composizione. Fra i destinatari del libro possiamo menzionare Ludovico il Pio, Papa Sergio, e Gregorio IV, l’abbazia di Tours, Astolfo e Otgario, arcivescovi di Magonza, nonché altre personalità della vita politica e religiosa dell’epoca. Il più vecchio manoscritto del Liber de laudibus sanctae crucis è databile intorno all’810 ed è conservato nella Biblioteca Vaticana. La creazione di copie era l’unico modo per assicurare una diffusione e una produzione di queste opere. Tutto ciò era naturalmente un procedimento molto costoso. La forma delle poesie figurate di Rabano Mauro è ispirata a quella dei documenti usata a Bisanzio, antica metropoli culturale dei suoi tempi e precursore di ciò che diventerà lo standard in Europa. Le poesie figurate si basano essenzialmente sul simbolismo numerico. Vengono altresì utilizzate lettere latine e greche nonché parole greche, ebraiche e latine. Le poesie figurate sono scritte in Capitalis Rustica ed hanno un retino di 36 x 36 lettere in cui sono 11
Fol. 1v Rabano e Alcuino donano il manoscritto a Orgonio
Fol. 2v
Rabano dona il manoscritto a Papa Gregorio
inseriti intesti e metaintesti. Gli intesti sono scritti con il carattere Unzialis (onciale), distinguendosi così dagli altri testi. I commentari sono scritti in minuscola carolingia ed interpretano le poesie e le loro forme. Le poesie lineari sono in distici, alcune in esametri, gli intesti si distinguono dal testo per via della particolare quantità di versi. Questa particolare forma consente diverse possibilità di lettura e di osservazione per cui il visitatore viene posto contemporaneamente su diversi livelli di interpretazione. Alla base di qualsiasi cosa, nel Liber de laudibus sanctae crucis è il simbolo della croce, una sorta di super-simbolo, a cui sono subordinati i macro ed i micro-livelli. Molti elementi come le scienze naturali, la simbologia dei numeri, la ghematrica, i principi di costruzione del Tempio di Salomone, la struttura della Bibbia, i temi teologici e tutti gli altri vengono rappresentati secondo lo stesso principio di ordine formale e consentono diverse visioni dell’ordinamento cosmico. Rabano riscontra quest’ordine nella croce e nel quadrato: il quadrato rappresenta il terreno, mentre la croce sin dai tempi dell’imperatore Costantino divenne l’oggetto della venerazione di Cristo, mentre precedentemente erano la palma ed il pesce. L’ancora giovane Rabano elaborò quest’opera nel periodo di crisi dell’abbazia di Fulda sotto la guida dell’abate Ratger, da cui necessitava una piena approvazione per la creazione dell’opera. Possiamo immaginare che cercò, attraverso il lavoro su quest’opera, un rifugio per l’adorazione della croce.
La lettera dell’alfabeto greco o tratta dal fol. 27v
Rabano Mauro utilizza le seguenti strutture formali: • Figure cruciformi lineari • Figure cruciformi su base geometrica • Figure cruciformi su lettere alfabetiche • Figure cruciformi su immagini
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Alcuino da York maestro di Rabano Mauro Alcuino nacque in Northumbria, nell'Inghilterra meridionale, tra il 730 e il 735 da famiglia nobile. Fu studioso, diacono, abate di San Martino a Tours, in Francia, dove morì il 19 maggio 804. Frequentò sotto la guida di Egberto la scuola della cattedrale di York, della quale divenne rettore nel 778. Nel 781 Alcuino conobbe a Parma Carlo Magno, che gli conferì il posto di insegnante alla Schola Palatina, nonchè l'incarico di insegnante privato della famiglia del sovrano. Nel 796 divenne abate di San Martino a Tours e nell’800 divennero suoi allievi Rabano Mauro e il suo amico Hatto. Alcuino fu anche redattore di poesie figurate e conoscitore delle opere di Porfirio. Fu autore di libri sulle arti liberali, scritti liturgici, vite dei santi, commenti sulla Bibbia e di numerose lettere. La minuscola carolingia, elaborata alla Schola Palatina sotto la guida di Alcuino, contiene molte caratteristiche della scrittura a mano latina ed è stata utilizzata nella maggior parte dei libri e dei documenti redatti tra il nono ed il dodicesimo secolo nell’Europa occidentale, diretta antenata dei nostri caratteri minuscoli. Molto conosciuta è la “Bibbia di Alcuino”, che lui stesso donò a Carlo Magno in occasione della sua incoronazione, avvenuta a Roma nell’800. In una poesia Alcuino scrive di essere stato lui stesso a riorganizzare la cappella di corte di Carlo Magno in diverse sfere di attività (ordines, secta, scholae, agmina). Si impegnò particolarmente a favore dell’istituzione di una “classe dei poeti” con Virgilio come patrono. Chiese inoltre a Carlo Magno che in un capitolare dell’805 la medicina fosse inserita tra le discipline fondamentali degli ecclesiastici, tema ricorrente negli scritti di Alcuino poi ripreso nell’opera di Rabano Mauro De Institutione Clericorum. Sotto la guida di Alcuino, Rabano completò gli studi teologici. Alcuino, dava molta importanza all’insegnamento delle arti liberali (grammatica, dialettica, retorica, aritmetica, geometria, astronomia e musica), ritenendole fondamentali per una migliore comprensione delle Sacre Scritture da parte degli allievi.
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Liber de Computo
De mathematica - Rabanus Maurus
È un testo di calcolo matematico scritto da Rabano Mauro nell’820 in forma di dialogo fra un maestro e il suo allievo. Tratta di calcolo delle festività pasquali, di calcolo della cronaca del mondo, di divisione del tempo, di matematica, ma anche di aritmetica, geometria, musica e astronomia. Si ispira ad opere quali De temporibus di Beda il Venerabile, Etymologiae di Isidoro da Siviglia e ad altre fonti antiche. Il calcolo delle festività presuppone la conoscenza del mese lunare ebraico, nonché quella dell’anno solare in vigore nel mondo cristiano. Rabano Mauro insieme ai suoi allievi osservò le stelle. Sette pianeti: Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Sole e Saturno attraversano lungo orbite irregolari i 12 segni dello Zodiaco nella volta celeste. Il cielo stellato è suddiviso in 5 zone. Al centro della volta celeste è la Terra, un disco suddiviso in 5 zone climatiche. Nel Liber de Computo sono contenuti anche scritti di astrologia, anche se Rabano prende le distanze da quell’astrologia che presuppone la superstizione quale elemento per la previsione degli eventi. Le conoscenze astronomiche di uno studioso di Fulda superavano di gran lunga le sue conoscenze geografiche. L’utilizzo dei numeri latini non permetteva alcuni calcoli aritmetici e non era ancora in uso lo zero. Le cifre utilizzate nelle fonti latine sono esclusivamente dei multipli del numero 1. Il nostro utilizzo delle frazioni, in cui la frazione è sempre minore di 1, non era ancora in uso nel Medioevo. Dal capitolo 8 del Liber de Computo si evince che nelle frazioni veniva utilizzato solo il cosiddetto calcolo onciale. Alcuni nomi (libra, unzia) derivano infatti proprio dal sistema delle unità di massa. La base è il sistema dodicesimale. Le frazioni risultano così un dodicesimo, multipli e sottomultipli di un dodicesimo: una libbra 12 once, un’oncia 24 scripuli, uno scripulo 6 siliquae.
Mathematica est, quam latine possumus discere doctrinalem scientiam quae abstractam considerat quantitatem. Abstracta enim quantitas dicitur, quam intellectu a materia separantes vel ab aliis accidentibus, ut est, par, impar, vel ab aliis huiuscemodi, quae in sola ratiocinatione tractamus. Haec dividitur in arithmeticam, musicam, geometriam, astronomiam, de quibus singulis secundum ordinem disseremus.
sopra: orbite solari e lunari, Basilea, Biblioteca universitaria, Ms III 15a fol 22v, Ende 8. Jhdt., Fulda sotto: zone orbitabili e non orbitabili della Terra, Basilea, Biblioteca universitaria, Ms III 15a fol 20v, Ende 8. Jhdt., Fulda
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Rabano Mauro Il sapere e l’insegnamento Rabano Mauro di ritorno da Tours nell’804 assunse la direzione del seminario. Durante la sua attività di insegnante e di abate arricchì la biblioteca attraverso scambi di documenti e libri con i conventi vicini, ma anche con Roma, soprattutto per i testi di letteratura classica. Come il suo maestro Alcuino, Rabano promosse le artes liberales: Grammatica, Dialettica, Retorica, Aritmetica, Geometria, Astronomia, Musica. Rabano redasse alcuni testi di pedagogia, tra i quali sono molto noti il De Computo e il De institutione clericorum, sull’istruzione dei religiosi. Oltre all’opera enciclopedica De Universo, fu redattore anche di scritti di teologia e scienze esatte. Il codice qui esposto è un prestito dell’Arciabbazia di San Pietro a Salisburgo: il Codex S. Petri Salisburgensis a.IX.32 composto di 218 pagine contiene dal fol. 117r-149b una raccolta di casi giuridici (Collectio Canonum) ed una raccolta epistolare. Studiosi particolarmente interessati alla materia o specializzati si recarono così a Fulda o vi furono indirizzati dai propri abati per approfondire presso la scuola di Rabano, divenuto ormai famoso esegeta, l’interpretazione dei testi sacri. Rabano fece collaborare gli allievi alla stesura delle sue opere, riconoscendo così una grande importanza alle generazioni future di insegnanti dell’abbazia. Furono allievi di Rabano personaggi come Gotescalco di Orbais, Lupo Servato, Ottfrido di Weissenburg, Walafrido Strabone.
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De dialectica - Rabanus Maurus Dialectica est disciplina rationalis quaerende, definiendi et disserendi, etiam et vera a falsis discernendi potens. Haec ergo disciplina disciplinarum est. Haec docet docere, haec docet discere: in hac se ipsa ratio demonstrat atque aperit, quae sit, quid velit, quid valeat. Scio scire sola et scientes facere non solum vult, sed etiam potest. In hac ratiocinantes cognoscimus, quid summus et unde summus, per hanc intelligimus, quid sit faciens bonum et quid factum bonum, quid creator et quid creatura, per hanc investigamus veritatem et deprehendimus falsitatem, per hanc argumentamur et invenimus quid sit consquens, quid non consequens et quid repugnans in rerum natura, quid verum, quid verisimile et quid penitus falsum in disputationibus. In hac etiam disciplina unam quamque rem quaeremus sagaciter et definimus veraciter et disserimus prudenter. Qua propter oportet clericos hanc artem nobilissimam scire, eiusque iura in asiduis meditationibus habere, ut subtilem hereticorum versutiam hac possint dinoscere, eiorumque dicta venifica veris syllogismorum conclusionibus confutare. Sunt tamem multa quae appellantur sophismata, false conclusiones rationum et plerumque ita veras emittantes, ut non solum tantos, sed ingeniosos etiam minus diligenter adentos discipiant. Proposuit enim quidem, decens ei cum quo loquebatur: “Quod ego sum, tu non es.” At ille consensit. Verum enim erat ex parte vel eo ipso, quod iste insidiosus, ille simplex erat. Tum iste adidit: “Ego autem homo sum” Hoc quoque cum ab illo accepicet conclusit decens: “Igitur non es homo”.
Gli allievi di Rabano Mauro
Lupo di Ferrières
Gotescalco di Orbais
Anche detto Servatus Lupus, nacque nella Diocesi di Sens nell’805 e morì nell’861. Fu diplomatico, studioso e abate di Ferrières-en-Gâtinais. Proveniva da una famiglia nobile della Francia Occidentale ed entrò giovanissimo nell’abbazia di Ferrières. Tra l’829 e l’836 studiò a Fulda sotto la guida di Rabano Mauro, al quale più tardi dedicò il suo Commento all’opera di San Paolo. Lì divenne amico di Einhard e conobbe Gotescalco di Orbais. Risalgono al periodo trascorso a Fulda anche i suoi scritti di Diritto, la Vita di San Massimo per Valdo di Trier e la Vita di San Vigberto. Grazie al sostegno dell’Imperatrice Giuditta, suocera di Eberardo, giunse nell’837 alla corte di Carlo il Calvo e il 22 novembre dell’840 fu nominato Abate di Ferrières, rimanendo comunque al servizio del re. Fu membro del Consiglio del Re, fece parte della spedizione reale a Roma presso Papa Leone IV e partecipò a parecchi sinodi, spesso addirittura nelle vesti di responsabile (Verneuil 844, Marsne 847, Parigi 849, Moret 850, Soissons 853, Sens 856). Collezionò e commentò testi antichi, tra i quali opere di Cicerone e di Boezio, che egli stesso trascriveva nello scriptorium dell’abbazia. I suoi scambi epistolari, considerati di grande valore storico, furono raccolti probabilmente dal suo allievo Enrico di Auxerre.
Teologo e poeta, anche detto Gotescalco il Sassone, nacque nell’803 dal Conte Berno di Sassonia e morì nell’869 nel monastero di Hautevilliers a Epernay. Entrò da bambino nel convento di Fulda come oblato, trascorse molto tempo a Reichenau e completò gli studi sotto la guida di Rabano Mauro e di Vetti da Reichenau. A Gotescalco non piaceva la vita monacale, ma Rabano lo costrinse alla tonsura violando quanto sancito da un decreto di Carlo Magno, in cui si vietava la tonsura coatta. In seguito, grazie all’appoggio dei parenti, si rivolse a Otgario, arcivescovo di Magonza e portò il caso all’attenzione del sinodo della città nel giugno dell’829. In questa occasione gli fu concessa la libertà, ma non il diritto all’eredità paterna. Rabano Mauro protestò contro la sentenza e il caso fu rimesso al giudizio dell’imperatore Ludovico il Pio, che si pronunciò al riguardo nell’agosto 829 a Worns; la sentenza rimane però sconosciuta. Nell’830 entrò come monaco nel convento di Corbie in Francia. Poco più tardi si recò nel vicino convento di Orbais, dove fu ordinato sacerdote e assunse la carica di insegnante. Fra l’838 e l’839 lasciò il convento e fece la sua Lezione sulla predestinazione, basata sugli scritti di Aurelio Agostino e sulla sua lezione sulla doppia predestinazione dell’uomo, concetto che permane anche nelle sue discussioni con Giovanni Scoto Eriugena. Si recò a Roma e trascorse un anno nell’Italia settentrionale, in particolare in Friuli. Per ragioni sconosciute fu esiliato per due anni in un’isola sperduta del Mediterraneo.
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Otfrido di Weißenburg Otfrido di Weißenburg è il primo autore non anonimo che fece uso nei propri scritti della lingua tedesca. Nacque agli inizi del IX secolo in Alsazia e trascorse gran parte della sua vita come sacerdote nel convento di Weißenburg (l’odierna Wissembourg), dove morì dopo l’870. Fu anche magister scholae e partecipò attivamente all’espansione della biblioteca e dello scriptorium di Weißenburg. Fu importante in questo senso l’incoraggiamento del suo maestro Rabano Mauro. Intorno ai trent’anni, Otfrido si trattenne a lungo a Fulda per completare gli studi teologici. Esistono dettagliate descrizioni del suo legame con Rabano in molte biografie. Grazie agli stimoli di Rabano, Otfrido riuscì a portare a Weißenburg molti manoscritti delle opere del suo maestro, di cui ne fece riprodurre molte copie. Inoltre, Otfrido si colloca a pieno titolo nella tradizione degli studenti di Rabano, con un commento su tutti i libri della Bibbia, a noi giunto in una versione parziale, che si basa sul sapere classico della scuola di Fulda. Questo discorso vale anche per la sua opera più conosciuta, probabilmente il maggior prodotto letterario dell’era carolingia: tra l’863 e l’871 Otfrido realizzò in antico alto-tedesco il Liber Evangeliorum, dedicato a importanti personaggi dell’epoca quali Ludovico II il Germanico, Salomone, arcivescovo di Costanza, Liuberto, arcivescovo di Magonza e Hartmut e Werinbert, monaci del convento di St Gall. Uno dei principali motivi per i quali intraprese la composizione di questo lungo poema di circa 15.000 versi era anche diffondere la conoscenza del Vangelo presso coloro che non sapevano il latino. È diviso in cinque libri, in riferimento ai cinque sensi, che devono essere purificati e santificati dalla lettura della sacra storia. Il primo libro narra la natività di Gesù; il secondo ed il terzo il Suo Insegnamento e i Miracoli; il quarto la Passione; il quinto la Resurrezione, l’Ascensione e il Giudizio Universale. Le parti narrative sono inframmezzate dai testi denominati “moraliter, spiritaliter e mystice” in cui gli eventi sono narrati allegoricamente e simbolicamente. Sono ancora oggi preservati diversi manoscritti del Liber Evangeliorum, la maggior parte dei quali è attualmente conservata nella Biblioteca Nazionale di Vienna. 17
Finestra carolingia in pietra, Dommuseum Fulda
Valafrido Strabone da Reichenau Nacque nell’809 da famiglia umile sul lago di Costanza e morì nell’849 in Francia. Monaco benedettino, letterato e diplomatico, Valafrido fu tra l’829 e l’838 precettore di Carlo Il Calvo alla corte carolingia. Nell’839 fu nominato abate del convento di Reichenau da Ludovico il Pio, successore di Carlo Magno. Nell’827 scrisse il Liber de cultura hortorum, uno dei testi di botanica più importanti del Medioevo, anche conosciuto come Hortulus. La struttura del giardino concepita da Valafrido divenne uno standard nell’architettura dei conventi medievali ed il giardino di Reichenau segue precisamente quello schema. Dopo la morte di Valafrido, l’abbazia di Reichenau perse gran parte della sua fama quale centro nevralgico della religione e della cultura occidentale.
Walahfried Strabo
Hortulus, orto di Valafrido Strabone secondo la pianta del Chiostro di S. Gallener Rosa gallica
Salvia tomentosa
Anthriscus cerefolium
Ruta graviolens
Apium graviolens
Iris germanica
Foeniculum vulgare
Mentha pulegium
Levisticum officinale
Artemisia absinthum
Marrubium vulgare
Raphanus sativus
Chrysanthemum Salvia balsamita sclarea
Nepeta Agrimonia Achillea eupatoria millefiorum cataria
Lilium candidum
Stachys betomca
Cucurbita lagenaria
Mentha
Artemisia abrotanum
Papaver somniverum
Cucumis melo
Instantia cultoris et fructus operis Denique vernali interdum conspergitur imbre Parva seges, tenuesque fovet præblanda vicissim luna comas; rursus si quando sicca negabant Tempora roris opem, culturæ impulsus amore, Quippe siti mettuens graciles torpescere fibras, Flumina pura cadis inferre capacibus acri Curavi studio, et propriis infundere palmis Guttatim, ne forte ferocior impetus undas Ingereret nimias, et semina jacta moveret. Nec mora, germinibus vestitur tota tenellis Areola et quamquam illius pars ista sub alto Arescat tecto, pluviarum et muneris expers Squaleat ærii, pars illa perennibus umbris Diffugiat solem, paries cui celsior ignei Sideris accessum lateris negat obice duri, Non tamen ulla sibi fuerant quæ credita pridem, Spe sine crementi prigro sub cespite clausit. Quin potius quæ sicca fere et translata subactis
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San Giovanni Battista e Santa Cecilia a Rasdorf presso Fulda Entrambi i capitelli furono commissionati da Rabano Mauro. Il capitello settentrionale viene anche detto il capitello dell’ “ora et labora”, della regola benedettina “prega e lavora”, mentre il capitello meridionale è anche detto il capitello del regno. Sono collegati l’uno all’altro da un arco e simboleggiano l’unione fra Stato e Chiesa.
Rotonda di San Michele a Fulda
San Michele, Fulda Secondo indicazioni del monaco Candidus, Rabano Mauro partecipò all’edificazione della Chiesa di San Michele vicino al Duomo di Fulda, costruita sotto l’abate Eigil. I tituli dell’altare sono di Rabano Mauro. Pare che vi siano delle connessioni tra le otto colonne della rotonda e le poesie figurate di Rabano sulle otto beatitudini. La colonna della cripta sostiene dal basso la pietra dell’altare.
Sant’Andrea, Fulda; Neuenberg affreschi della cripta di Sant’Andrea a Fulda
Il convento benedettino di Sant’Andrea a Fulda fu fondato nel 1018 e la chiesa fu consacrata nel settembre del 1023. Nei vani delle finestre meridionali e settentrionali è collocato un ritratto di Gesù con rispettivamente nelle pareti delle nicchie scene dall’antico testamenti come Caino ed Abele ed il sacerdote Melchisedek. La rappresentazione nella finestra centrale, in cui è rappresentato un Cristo in trono, ci è giunta solo parzialmente. Alla seconda fase di decorazione (prima del 1040) risalgono le 19
decorazioni sulle superfici della volta e delle pareti, un ciclo di 22 angeli e rappresentazioni di busti femminili con corona e nimbi all’interno di medaglioni. Nel contenuto religioso e nelle rappresentazioni formali della decorazione della cripta si ritrovano anche elementi decorativi risalenti a circa duecento anni dopo la morte di Rabano Mauro.
Particolare degli affreschi della cripta di Sant’Andrea a Fulda
La cripta della Chiesa di Santa Lioba sul Monte S. Pietro L’abate di Fulda, Rabano Mauro, nell’838 trasferì il corpo di Santa Lioba nella chiesa del Monte S. Pietro, ad est dell’abbazia e iscrisse Lioba nel suo Martirologio. Numerosi altari furono costruiti in corrispondenza dei diversi gruppi di santi presenti all’interno dell’edificio ecclesiastico. I nomi dei patroni dei sei altari della chiesa principale e della cripta sono tramandati sia negli scritti di Rodolfo da Fulda, allievo di Rabano, sia nei titoli e nelle iscrizioni sull’altare della cripta. Gli affreschi della volta della cripta rappresentano schiere di santi; ad essi era dedicato l’altare sottostante, al centro una raffigurazione della Madonna con alcune sante donne, a sud l’Arcangelo Michele e le schiere angeliche, a nord Giovanni Battista, profeti e patriarchi. Gli affreschi furono scoperti all’inizio del XX secolo sotto strati di malta e di pittura. L’artista Ebeling li restaurò con l’uso di acquarelli. Particolarmente interessante è la rappresentazione al centro della galleria centrale in cui la Vergine troneggia con Gesù Bambino in braccio all’interno di una mandorla multicolore. 20
fol. 6v Cristo
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fol. 6v Cristo Cristo senza croce e stigmate Le punte delle dita sporgono oltre i margini come riferimento all’ultraterreno. Cinque versus intexti: Creazione, Estinzione delle colpe, Rottura delle catene del demonio, Gli uomini di dio vengono ricondotti in Paradiso, Conferimento della corona della salvezza nell’aldilà. Profili di viso, mento, capezzoli e ombelico Ordo justus deo
Aureola a forma di cerchio Rex regum et dominus dominorum Re dei Re e Signore dei Signori
Cristo come creatore del cosmo Simbologia del potere della corona La croce nel nimbo Le lettere greche A, M, Ω, rappresentano rispettivamente le posizioni nell’alfabeto. Cristo comprende in sé l’Inizio, la Metà e la Fine, nonché la totalità dell’essere. Dalla mano destra alla punta del capo. Dextra dei summi cuncta creavit Hiesus, la destra dell’Onnipotente, Gesù, che tutto creò
dalla mano sinistra al dito medio Christus laxabit e sanguine debita mundo, Cristo scioglie col proprio sangue i peccati del mondo
Mano in giù fino alla caviglia In cruce sic positus desolvens vincla tyranni così posto sulla croce scioglie le catene dei tiranni
piede destro aeternus dominus deduxit ad astra beatus Il Signore Eterno ha condotto i santi verso le stelle
Piede sinistro esterno verso il ginocchio atque salutiferam deberat deus arce coronam e ha dato loro il paradiso e la corona della salvezza
Veste Veste quidem parva hic degitur qui continet astra, atque solum palmo claudit ubique suo. Colui che è coperto da povere vesti, abbraccia le stelle e l’intera terra solo con l’ampiezza delle proprie mani Iste est rex iustitiae Questo è il re della giustizia
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fol. 3v Ode a Ludovico il Pio Ludovico è raffigurato come “Miles Christianus” Soldato di Cristo, nell’armatura di un antico condottiero romano, a sinistra uno scudo, a destra la Croce al posto della lancia. I versi, tratti dal seguente testo, interpretano l’immagine e le sue caratteristiche. L’aureola contiene la benedizione Tu Hludovicum Christe corona O Cristo, incorona Ludovico
Nelle trascrizioni delle descrizioni di Ludovico vi sono altre richieste di aiuto e di protezione per l’imperatore: Jesu Christe tuum vertice signum Augusto galeam conferat almam, Invictam et faciat optima dextram Virtus Iesu tua detque triumphum Iusto iustitiae induat atque iorica placitum semper amicum Quam nullus iaculo proterat hostis sed firmum maneat Caesaris omni ac tutum imperium omni per aevum. sisque eius sobolis laeta propago succedens maneat scepra tenendo donet saecla sua iura tenebunt et terrae solidus permanet orbis Christi dum memoret nomen obique et verbum Domini praedicet ultro. Gesù Cristo, possa il tuo segno rimanere sul capo dell’imperatore, e la tua magnificenza possa rendere la sua giustizia infallibile, dia ai giusti il trionfo della giustizia e vesta con una corazza l’amico, in cui ripongo la mia costante fiducia, e che nessun nemico possa trapassarlo con le armi. Siano sempre sicuri e protetti tutti i dominii dell’imperatore e sempre lo sia anche la prole delle sue generazioni future nel mantenimento dei regni, fino a quando il mondo esisterà e il cerchio della terra manterrà la sua fermezza, quando il nome di Cristo sarà ricordato ovunque e la parola del Signore sarà annunziata.
Croce e scudo come simboli di vittoria nella successione dell’imperatore Costantino: In cruce Christe tua victoria vera salusque omnia rite regis Nella Croce, o Cristo, è la tua vera vittoria e la salvezza, tu che tutto mantieni nel giusto ordine
Lo scudo quale protezione divina conferita all’imperatore nam scutum fidei depellit tela nefanda protegit Augustum clara tropaea parans devotum pectus divino munere fretum inlaesum semper castra inimica fugat. Dunque lo scudo della fede respinge gli attacchi dei nemici, protegge l’imperatore e lo porta in trionfo; il pio cuore, con immutata fede nel dono divino, trionfa sempre nel campo nemico.
(Tratto dal Carmen Figuratum del prof. Ulrich Ernst) 23
fol. 8v crux salus I nove cori angelici Angeli, Archangeli, Virtutes, Potestates, Throni, Principatus, Dominationes, Cherubim, Seraphim Angeli, Arcangeli, VirtĂš, PotestĂ , Troni, Principati, Dominazioni, Cherubini, Serafini
fol. 9v Cherubini (rossi) e Serafini (brunastri)
fol. 10v Quattro quadrati e croce La casa di Dio quale edificio spirituale con Cristo come pietra angolare I quattro quadrati simboleggiano i Patriarchi, Profeti, Apostoli e Martiri
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fol. 11v 4 Virtù Le quattro virtù rappresentate come frutti dell’albero della croce prudentia, iustitia, fortitudo, modestia Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza
fol. 12v I quattro elementi ignis, aer, aqua, terra
I quattro punti cardinali oriens, occidens, aquilo, meridies
Le quattro stagioni ver, aestas, autumnus, hiems
Le parti del giorno mane, meridie, vespere, entempesto
1. Cerchio superiore verde ver, oriens, ignis, aurora hac parte relucent Primavera, Estate, Fuoco, Mattina
2. Cerchio inferiore verde autumnus, zephyrus, tellos et vespera hic fit Autunno, Zefiro, Terre, Sera
3. Cerchio verde sinistro Arcton, hiems, lympha, media nox ecce locatae Nord, Inverno, Acqua, Mezzanotte
4. Cerchio destro giallo Aer, aestas, auster, arci hic sit meridieque Aria, Estate, Sud e Mezzogiorno
fol. 13v Croce con biforcazioni 12 venti 4 venti cardinali, 2 venti secondari, 1. Septentrio, Settentrione, portatore di neve a sinistra Circius, neve e grandine b destra Aquilone, detto anche Borea, gelido e secco 2. Subsolanus Oriente, temperato a sinistra Vulturnus b destra Eurus, anche detto Sorius, carica le nuvole di pioggia 3. Ostro o meglio Notus, Meridione, porta grosse nuvole e leggeri scrosci d’acqua, fa crescere i fiori a destra Eurauster, anche detto Euronotus, caldo b sinistra Austroafricanus, anche detto Libonotus, caldo e mite 4. Zephyrus o meglio Favonius, Occidente, scaccia il freddo invernale a destra Africus, anche detto Lips, portatore di temporali, piogge, tuoni e lampi b sinistra Corus anche detto Agrestis, fa avvicinare le nuvole in oriente.
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fol. 14v Quattro esagoni su una punta L’anno 4 x 91 lettere, al centro una C 365 giorni + un quarto di giorno
fol. 17v ADAM Ghematria: (A = 1) + (D = 4) + (M = 40) = 46 anni dell’edificazione del Tempio di Salomone Le quattro lettere corrispondono alle lettere iniziali dell’alfabeto greco: Anatole, Dysis, Arctos, Mezembria
fol. 18v 4 croci rosse 4 x 69 lettere = 276 9 mesi e 6 giorni della gravidanza di Maria.
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fol. 20v I quattro evangelisti Giovanni, Luca, Matteo, Marco E l’agnello dai sette occhi
fol. 21v 2 x 7 rose con otto foglie, i sette doni dello Spirito Santo (Jesaias) si intersecano con Fortitudo al centro Schema della poesia: 38 x 38 lettere
fol. 22v 8 beatitudini 8 ottagoni
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fol. 26v 72 lettere disposte in forma di croce 72 giovani, lingue, popoli, libri canonici della Bibbia, Trinità = 3 x 24 ore questa è la Declaratio
fol. 27v il monogramma di Cristo PX secondo i valori numerici 1255 + 5 = 1260 giorni di predicazione di Cristo, 1335 secondo Daniele, il numero di giorni fra la disfatta dell’Anticristo e il ritorno del Signore. Una poesia figurata di caratteristiche simili fu elaborata da Porfyrios Optatianus per Costantino, Rabano Mauro lo menziona nel Codice Vaticano fol. 2v e 3r.
fol. 30v AMEN ALLELUIA Le parole Amen e Alleluia formano una croce, e più precisamente in modo che la parola Amen formi nel centro della croce un’altra piccola croce. Crux aeterna dei es laus, vivis in arce polorum Croce, tu sei l’eterna lode di Dio, tu vivi nell’alto dei cieli
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fol. 5r Magnentius Hrabanus Maurus hoc opus fecit Rabano Mauro di Magonza creò quest’opera
fol. 33v Rabano prega davanti alla croce Palindromo Oro te ramus aram ara suma et oro Io, che sono frutto, prego te, altare e prego di essere portato all’altare imago vero mea quam subter crucem flectentem et orantem depinxeram la mia vera immagine che io in preghiera sotto la croce avevo dipinto
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Opere contemporanee esposte Nella pittura astratta dalle grosse dimensioni e, nella maggior parte, dei casi molto colorata di Barbara Bernrieder si ritrova dopo anni la contrapposizione con l’Ornamentale. Nelle opere qui esposte Barbara risponde alla struttura modello presente nelle opere di Rabano Mauro. Bernrieder ricopre il materiale grafico esistente con un rivestimento di carta e genera attraverso la lavorazione di punti/parti individuali con resina sintetica rilievi trasparenti. Tramite questo processo di compressione scaturiscono nuovi modelli, ritmi e seguiti ornamentali. Nel lavoro a grosse dimensioni o.t. resina su tela, rivela una pittura retrostante colorata e permette all’osservatore di visualizzare l’opera solo attraverso un’apertura, che è comunque in contrasto con Rabano Mauro, che cerca di rivelare il cosmo nelle poesie figurate del De laudibus sanctae crucis. Heinz Butz Il motivo della croce è costantemente presente nell’opera di Heinz Butz. Sono esposti 2 disegni/immagini grafiche, che nel loro linguaggio formale si concentrano sull’essenziale: queste sono o.T.4.07 e o.t.9.1964. Di Charles Crodel sono presenti le vetrate della chiesa di Bonifacio a Fulda Horas. Il pittore si ispira alla decorazione pittorica della chiesa sul monte. Pietro a Fulda (si veda l’acquarello del dipinto della chiesa). Ugo Dossi, campo mentale - un modello libero di associazioni, una installazione su computer interattiva. Ugo Dossi, che si è confrontato in maniera intensiva con simboli numerici e modelli estensivi, illustra il campo concettuale, in cui egli crea un modello mentale come modello interattivo strutturato su computer con l’integrazione di più piani di diverso contenuto - un approccio, presente nelle poesie figurate di Rabano Mauro. Eugen Gomringer trova una nuova modalità di trasporre contenuti verbali in forme visuali Le forme vivaci generano nuove idee spiega Eugen Gomringer per quanto riguarda la sua poesia figurativa esposta nella presente mostra kosmos ekstase askese. Il principio dell’omissione governa il nostro sguardo e l’omissione diventa matrice per il reale. Franz Hämmerle Rhabanus Maurus 1,5 m tiglio Nell’ultima parte le pieghe intagliate ricordano una di un tetto di tegole, il torciglione si trasforma in un libro approssimativamente quadrato che si allarga a ventaglio, che contrappone la figura all’osservatore, e conduce alla famosa collezione di poesie figurate di Rabano Mauro De laudibus sanctae crucis. Quest’opera di Rabano si mostra all’osservatore con un motivo implicito, se pur anonimo, senza tratti facciali rappresentati - un gesto di redenzione, nell’età media l’artista aveva ancora la pretesa di venire visto come il genio artistico individuale. Il volto rappresenta per l’autore un campo della visione e si riferisce a qualcosa che va oltre il visibile. Il pittore Jozef Melichercik progetta nei suoi dipinti ad olio per la maggior parte di grosso formato lo spazio pittorico in più livelli. Così facendo associa anche diverse tecniche pittoriche quali il disegno, la pittura e applica modelli, come materiale fotografico come modelli. Questi quadri conducono l’osservatore non solo in uno spazio pittorico di un dipinto, ma anche attraverso il mondo dei mezzi pittorici. In M-ein Engel egli raccoglie un motivo (l’angelo) dalla pittura della cripta di St. Andra a Fulda - Neuenberg (come una lavagna fotografica). In imago vero si allude ad un autoritratto di Rabano inginocchiato sotto la croce. Il pittore Jörg Schwarzenbach è specializzato in arte libraria medioevale. Affascinato dall’estetica della pittura astratta, che viene generata attraverso la compressione delle lettere dell’alfabeto nelle poesie figurate di Rabano Mauro, Jörg Schwarzenbach afferra la combinazione orizzontale e verticale nella sua composizione scritta. Punti incisivi dai testi di Rabano Mauro, che per lui contengono termini chiave, vengono disposti l’uno 30
sopra l’altro a circa 90°. Ne derivano nuove strutture astratte e nuovi disegni, che non sono decifrabili e che pongono l’attenzione sul linguaggio delle forme. Eva Schöffel Eva Schöffel interroga nel suo Im Sprachraum intagliato a rilievo nel linoleum la posizione di Rabano Mauro nei confronti della pittura e del testo. Il disegno intagliato a rilievo di Eva Schöffel include la forma a croce dai tipi di caratteri di Rabano Mauro, come anche la forma del quadrato e le trasla in veste grafica. Dal disegno intagliato a rilievo si vede un sistema aperto di spazi, che sono disposti a forma di croce. Due stanze sono ben definite in esse è inscritto il testo tur & angel di Barbara Kohler, che riveste il pavimento come un ornamento, altre stanze vengono indicate. Eva Schöffel in questo lavoro si contrappone all’affermazione di Rabano Mauro, che indica che solo il testo può trasmettere profonde verità spirituali, e non il quadro. Nel testo tur & angel, le difficoltà vengono tematizzate, attraverso il linguaggio e il testo scritto per comunicare in modo univoco e chiaro. In Im Sprachraum 2 utilizza il testo di Ludwig Wittgenstein. Gotlind Timmermanns Per mezzo della pittura queste opere contrastano con il punto di vista di Rabano Mauro, ovvero che un quadro senza testo non sia comprensibile. La pubblicità di livelli e strutture inclinate in formato quadrato che raggiungono Rabano Mauro con il raster di 36 x 36 lettere, viene raggiunto anche qua attraverso l’applicazione di strati di pittura bianca e nera posti l’uno sull’altro. Aedificium spirituale e le quattro croci rosse con la scritta bianca vengono trascritte in modo simile ed integrate nella griglia che ne scaturisce. Dalla copertura-basamento-figura emergente ne deriva un piano prototipo eccessivamente ordinato con un gioco a doppio senso di forme e profili esterni. Seraphim si riferisce alla rappresentazione emblematica di Rabanus Maurus degli angeli serafini. A suo tempo questa rappresentazione dei serafini è diventata mediante la diffusione del Liber de laudibus sactae crucis un modello di rappresentazione degli angeli serafini. Dal 1990 Wenzel Ziersch trascrive testi biblici. Ne derivano delle serie con quadri molto spesso descritti su tela, carta, plexiglas, carta trasparente - da strutture sovrapposte derivano nuove forme e disegni. Iscrizione: in tre mesi (proprio al limite del protocollo di lavoro) l’artista trascrive il 13° capitolo tratto dalla prima lettera dell’apostolo Paolo ai Corinzi, la “più meravigliosa canzone d’amore”. In contrapposizione, viene scelto il plexiglas del testo “Hiob” con applicato il colore di stampa a olio nero. Qui vediamo rappresentato il lato negativo, speculare. Il testo “il buon pastore” utilizza un’iscrizione in plexiglas rosso con inchiostro bianco.
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Comitato Euro-mediterraneo Culture dei mari Presidente Giorgio Pagano Vicepresidente Antonio Brigante Sovrintendente Italo Gomez Consigliere Bruno Cortese Coordinamento Istituzionale ed Artistico Laura Marelli Mostra ideazione di Jeremias Schroeder, Arciabbate del Monastero di Sant’Ottilien in Baviera curatrice Gotlind Timmermanns coordinatore Salvatore Marra assistenza tecnica William Palmato Catalogo adattamento dei testi Gotlind Timmermanns redazione Carla Pappalardo traduzioni Salvatore Marra, Francesco Cavallini grafica Elena Marelli 32