convegno organizzato da
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Direzione Generale per Comitato Nazionale gli Ordinamenti scolastici per l’apprendimento e per l’Autonomia scolastica pratico della Musica
in collaborazione con
Dipartimento di Filosofia Comunicazione e Spettacolo
Convegno Pensiero ed emozioni nell’esperienza musicale Ministero dell’Istruzione, Roma 12 maggio 2014 Pertinente al tema di cui oggi parliamo ho un ricordo preciso di quanto, durante la terza edizione di questi convegni, fu oggetto di riflessione da parte di Italo Gomez e di Elio Matassi, e che era sfociato in una relazione dialettico-musicale assai illuminante. Dibattito a cui partecipai attivamente e che oggi con piacere rimetto in luce nella sua concezione fondamentale. Prima di leggere la relazione scaturita dagli appunti di Italo Gomez sono stata pregata di esprimere il suo pensiero – visto la sua impossibilità di intervenire personalmente – fraternamente rivolto al professor Elio Matassi: Desidero dedicare al carissimo amico Elio Matassi - di cui piango la perdita, assai grave per la cultura e la musica - una serie di appunti incentrati sul tema oggi presente, che con lui avevo discusso, e che in parte avevo presentato nel 2009, alla terza edizione dei Convegni dedicati alla filosofia e la musica. Con Gisella in questi giorni ne abbiamo approfondito diversi aspetti che vi proponiamo, in quanto ora più che mai appare urgente ed attuale cercare risposte convincenti alle ragioni di ciò che chiamiamo arte musicale, assai difficile da definire e spesso trattata con estrema superficialità. Vi ringrazio. Italo Gomez ------------------------------------------------------------------------Sul tema del Pensiero in musica, e della ricaduta sulle emozioni, prendiamo spunto iniziale dal trattato “De Musica”. È importante considerare come già secoli fa la complessa argomentazione di S. Agostino tenda a dimostrare che la musica non è che “un’operazione dell’anima”. Fu in effetti il primo a riconoscere la musica come sostitutiva del testo vale a dire espressiva di qualcosa che le sole parole non possono dire: si tratta cioè, di una delle prime esplicite affermazioni del carattere non propriamente razionale dell’espressione musicale. Si riconosceva, per la prima volta, la presenza di qualcosa al di là del raziocinio; il sentire, che è sentimento, trova la possibilità di esprimersi nella musica. Ciò che possiamo fare è tentare di approfondire perché nell’uomo determinati sentimenti prorompano in musica. Qualsiasi ragionamento può sfociare nell’urgenza di dar vita ad una espressione musicale. La musica stessa è una sfida alla ragione umana, così come ogni atto creativo. Nel “De Musica” si percepisce la netta influenza dell’aspetto teorico matematico della musica: non a caso, essa rientra compiutamente nel gruppo delle discipline scientifiche in quanto basata su rapporti numerici fra suoni che hanno durate e altezze differenti. Nel Medioevo, è noto, la Musica era inserita nel Quadrivium delle arti matematiche insieme ad aritmetica, geometria e astronomia – ma nella sostanza emerge nettamente, al contempo, la sua potente funzione di esprimere e di creare un movimento nell’anima. La musica si fa soggetto all’interno dell’orecchio; tali vibrazioni, puramente fisiche, generano sensazioni, evocano ricordi, messaggi che a volte derivano da momenti contingenti ma anche dall’inconscio più profondo, da esperienze dimenticate, ma comunque presenti. Il “mistero” della musica sta nel fatto che di
tutte le arti essa è la meno controllabile, la più istintiva, pur basata su una struttura matematica e fisica fortissima. Mi pare sia del tutto plausibile la definizione della musica come “aritmetica incosciente“ in cui la struttura numerica sottostante la musica ne determina l’impianto e il disegno ma poi non prende il sopravvento nella pratica dell’ascolto, ma solo intuita come molteplicità organizzata. Nella definizione della musica come calcolo inconsapevole, le regole del comporre non negano in ogni caso la spontaneità della creazione artistica dove l’opera d’arte è convergenza tra l’attività analitica della ragione e quella dell’immaginazione. Strutturata in modo architettonico quindi, e dotata di una valenza simbolica che le deriva dalla sua straordinaria natura espressiva - la musica, che si presenta quale apparente astrattezza come l’arte più concreta – possiede nella sua unicità le caratteristiche che la rendono adatta a porsi normalmente quale strumento comprensivo di un messaggio universale; un sistema logico relazionale fondato su pochi elementi da cui dedurne infiniti altri, sulla base di un metodo combinatorio. Una volta terminata l’esecuzione, si ritorna, inevitabilmente “intrappolati” nella fitta rete del principio della ragione. Ricordiamo che sin dall’antichità l’uomo attribuisce relazioni intense fra la musica e il mondo delle emozioni e dei sentimenti; quando si affronta il nesso del rapporto tra musica ed emozioni si generano una serie di domande. Significa che il compositore esprime nella musica da lui creata il proprio sentire interiore? Che chi ascolta la musica trova una rispondenza con il proprio mondo affettivo e che quindi prova emozioni? Che la musica ha al suo interno significati legati al mondo delle reazioni e delle emozioni? Se la musica è una forma di comunicazione, quali rapporti ha con il linguaggio verbale? Domande su cui sono stati versati fiumi di inchiostro. Proviamo a dire, per esempio che la musica, nella sua essenza rappresenta una parte stessa del linguaggio: non tutto nel linguaggio è ordine e sintassi non tutto è calcolo e riflessione; una parte del linguaggio è suono, immagine, traduzione del sentimento; è il flusso della coscienza in cui possono trovare vita ed espressione i nostri affetti e le nostre emozioni, intese come una serie di processi che attraversano la mente e che possono provocano percezioni, pensieri e meditazioni anche involontari. Straordinario è il mistero per cui l’emozione musicale gradualmente abbandona i dettami della fisiologia e porta alla sua stessa ricezione, nella corteccia cerebrale, in forma sempre misteriosa comunque. Ci si trova ad aggirarsi in un “deposito” che raccoglie millenni di esperienze sonore e che è continuamente chiamato ad assorbire nuovi suoni, nuove articolazioni di suoni associate ad una storia, sin dalla prima attenzione dei suoni della natura da parte dell’uomo primitivo. Occorre pure riflettere sul principio secondo cui la musica domina, ammaestra e forma l’animo umano nel senso che tende ad “imitare” il moto di un processo psichico nelle sue diverse fasi espressive: adagio, forte, piano, crescendo, diminuendo. Uno degli aspetti impenetrabili è la capacità d’ascolto dell’uomo che avverte l’insieme di tutte le parti che compongono la musica ma ha pure la facoltà di dare contemporaneamente maggiore attenzione anche solo ad una di esse. E’ lo sviluppo di più emozioni sull’emozione primaria.
Nel sentire comune è il cuore che viene associato alle emozioni, ma è la nostra mente che elabora gli stimoli sensoriali, li trasforma in sentimenti ed emozioni e ci induce a tradurli in comportamenti che comprendono diverse modalità espressive delle emozioni stesse (mimiche, vocali, gestuali..) secondo i diversi modelli culturali appresi. Nella definizione ed elaborazione delle emozioni, la cultura svolge una funzione fondamentale poiché attribuisce una configurazione specifica ai sentimenti, agli affetti e alle speranze emotive. Possiamo anche aggiungere a buon titolo che le emozioni non sono definitive una volta per tutte ma sono sovente suscitate da fattori personali, culturali e da quel che crediamo giusto a livello sociale. Una valutazione genuina delle emozioni è quella di mettere alla prova la nostra creatività: l’artista – e non necessariamente in senso professionale ma l’artista che c’è in ciascuno di noi – è cosciente di vivere un’emozione, ma non sa di che emozione si tratti. Si libera da questo stato di impotenza facendo qualcosa che normalmente definiamo come “esprimere se stesso” e compie tale passo attraverso un’attività associabile al linguaggio, che può essere un“fatto di parole” ma anche di musica, pittura, architettura, arte insomma. In presenza di un fatto che provoca reazioni personali che si traducono in un’espressione compositiva la mente elabora i pensieri cui si riferisce, e colloca il significato di una frase musicale attribuendole un’interpretazione emotiva, spesso andando a creare, nella successione, una trasformazione in linguaggio non scritto. E’ a questo punto che intervengono la memoria, ovvero la conoscenza storica di un fatto evolutivo, e una purezza di ricezione che corrisponde a quel meraviglioso momento in cui l’ascoltatore si identifica con il creatore e anche, ricordiamolo, con il trasmettitore, ossia l’interprete che sicuramente non è subalterno alla completa ricezione del pensiero. Mozart diceva che metteva insieme le note che si amano. Se la struttura e la coerenza interna della composizione, con tutto l’insieme di simbologie e allusioni percepibili, sono armonicamente congiunte, siamo in presenza di una comunicazione musicale coerente e di conseguenza la possibilità che la musica si faccia davvero tramite di valori e di pensiero, di poesia e di filosofia. Dunque, ciò che distingue radicalmente il pensiero della musica dal linguaggio verbale è proprio il suo particolare rapporto con il mondo delle sensazioni e degli affetti. E il compositore ne possiede più chiavi. Nella musica la frase musicale ha una relazione intrinseca con l'affetto cui allude, o meglio ancora, che suscita nell'ascoltatore. E’ come se la musica mettesse in luce, sottolineasse ciò che il solo linguaggio racconta ma non esprime con altrettanto forza emotiva. Certo la musica può collegarsi in tal senso proprio perché agisce sul legame originario tra la creatività in musica e il suono stesso della parola. Proviamo ad esempio a prendere in considerazione lo stretto legame fra musica e poesia: un rapporto all’interno del quale, da sempre, il suono e la parola tendono a cercarsi, ritrovarsi, confondersi. Il suono delle parole si riempie degli stessi respiri di una sonata: le pause, nelle liriche come nelle note, rappresentano l’essenza dell’attesa o del riposo. Poesia e musica hanno analoghi tempi d’esecuzione o lettura, cadenze, idee dalle quali prendere forma per poi svilupparsi. Entrambe assimilano ciò che le circonda per donarcelo in forme completamente nuove ed evocative. Quello che cambia sostanzialmente è la trasmissione, ampliata proprio
dall’ineguagliabile valore aggiunto della Musica. Una poesia vera possiede un qualcosa “altro” che deve essere percepito proprio come si ascolta la musica: ma le parole in se stesse non contengono questo “elemento”, infatti le stesse parole di un testo poetico, scritte in un ordine diverso e senza un loro ritmo non avrebbero su di noi lo stesso effetto. Questo “qualcos’altro” è una potente suggestione, un sentire dell’anima, un’emozione mentale, ed è tramite questo “fattore” musicale pensiamo ai grandi gioielli della liederistica - che viviamo ancor più intensamente ciò che il poema comunica. In conclusione ricordiamo che la musica, come il pensiero, è in continua evoluzione e si deve accettare il fatto – come è successo nei secoli – che le regole che ne hanno via via accompagnato il cammino si modifichino e diano vita ad espressioni diverse, più o meno diversamente strutturate, con punte di cambiamento anche molto radicali. Ciò che non pensiamo possa subir modifiche è che, qualunque possa esser la ricerca artistica che sta a monte della sua nascita, ma anche del metodo compositivo adottato, continuerà ad avere la capacità di imporsi più o meno razionalmente ed emotivamente all’ascolto percettivo dell’uomo, riandando ad attingere al deposito delle memorie certo, ma puntando alla visione del futuro, specialmente grazie al talento artistico di coloro che sanno tessere opere con i suoni. Lasciatemi infine dichiarare ancora una volta la mia profonda riconoscenza per il paziente lavoro sin qui svolto dal Presidente Berlinguer, nella battaglia ostinata per concedere alla musica il posto che le spetta di diritto nella formazione dell’individuo. E riflettiamo su quanto scriveva Paul Carvel La musica merita di essere la seconda lingua obbligatoria di tutte le scuole del mondo. Questo convegno è un momento di riflessione davvero importante che pone sullo scacchiere precise pedine di un gioco nuovo che dovrà assumersi il compito di dar valore politico e sociale, non scevro da valutazioni estetiche al fattore musicale nel nostro tempo. Relazione di Gisella Belgeri, sugli appunti di Italo Gomez.