Tesi di Laurea - Alberto De Nisi

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Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” Roma

Facoltà di Management Tesi di Laurea in Management Musicale Anno Accademico 2011-2012

La Programmazione dei festival Jazz nel management degli eventi culturali

Alberto De Nisi Matr. 1481 BN

Relatore M° Gisella Belgeri

Correlatore dott. Cristiano Chiarot

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Indice Introduzione Capitolo 1 1.1 I festival Jazz

pag. 13

1.2 Le Tipologie: organizzazione e ricerca

pag. 15

1.3 La Comunicazione ed il Marketing

pag. 17

1.4 Gli strumenti della comunicazione

pag. 20

1.5 Le fasi della progettazione

pag. 23

1.6 L’industria musicale Italiana

pag. 25

Capitolo 2 2.1 Aspetti economici e budget

pag.28

2.2 Le sponsorizzazioni

pag. 31

2.3 Le attivitĂ nel management di un festival

pag. 35

2.4 Business plan online offline

pag. 37

Capitolo 3 Interviste 3.1 Adriano Mazzoletti: Pompei jazz Festival

pag. 46

3.2 Pietro Iodice: le Masterclass e la batteria jazz

pag. 52

3.3 Luca Pirozzi: il contrabbasso e la musica d’insieme

pag. 60

3.4 Stefano Sabatini: Il pianoforte e la musica jazz

pag. 66

Conclusioni

pag. 71

Bibliografia

pag. 73

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Introduzione Questo lavoro nasce dal desiderio di approfondire la conoscenza sulla programmazione di eventi musicali, in particolare di eventi che riguardano la musica Jazz. La passione per la musica mi ha trascinato ad occuparmi, già da tempo, all’organizzazione di eventi musicali sia pure nell’ambito ristretto al territorio provinciale, ed ha contribuito ad arricchire la mia formazione culturale e musicale. Sono ormai diversi anni che sono impegnato quale referente per le attività musicali della diffusione della musica in istituzioni scolastiche, poiché penso che, fare musica migliori l’autostima e le componenti sociali degli alunni; a mio avviso attraverso il potenziamento della cultura musicale si può fronteggiare la dispersione scolastica, si può creare un arricchimento formativo teso al successo scolastico, si possono valorizzare percorsi di educazione e formazione musicale tra scuola ed extrascuola. Le competenze acquisite nel biennio Management Musicale sono state diverse, e hanno contribuito in modo essenziale a completare la mia formazione culturale, musicale e manageriale, grazie soprattutto al prezioso contributo di grandi esperti che il Direttore del Conservatorio Edda Silvestri ha nominato per le cattedre del corso di Management.

Il Festival Jazz di Ciampino è divenuto oggetto per lo sviluppo di questa mia tesi di laurea essenzialmente perché, essendo di casa e frequentandolo per diversi anni, ho potuto immaginare delle “nuove trasformazioni”, sia dal punto di vista logistico, sia dal punto di vista delle nuove forme di collaborazione con gli sponsor ma, principalmente, per diffondere l’evento in una concezione più moderna, più dinamica, e in un contesto più ampio dove tutti gli addetti ai lavori possano cooperare alla iniziativa cosi nobile come quella di diffondere la musica e l’arte.

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Ho ascoltato moltissimi musicisti nei festival jazz italiani, i quali hanno arricchito la mia formazione strumentale e, partecipando ai festival e ai gruppi di lavoro, ho potuto constatare di persona quali sono, o meglio quali possono essere gli orientamenti a cui deve mirare una organizzazione per conseguire e concretizzare i risultati attesi.

Nello sviluppo di questo elaborato quindi cercherò di dare delle risposte a degli interrogativi che mi sono posto, cercando per quanto mi sia possibile di non tralasciare nulla al caso.

Inizialmente, nella parte operativa, introduco le strategie che vorrei adottare per poter organizzare al meglio il nuovo festival, dando priorità alla parte della comunicazione poiché la ritengo essere uno dei punti cardini per un successo alla direzione di qualunque evento; Nel secondo capitolo, mi occupo degli aspetti economici e del budget, delle sponsorizzazioni, sia per la ricerca finanziaria ma soprattutto per quella tecnologica; concluderò il secondo capitolo con i tre principali elementi che mettono in evidenza il Business plan. Nel terzo capitolo conduco delle interviste, attraverso le quali si riescono a cogliere delle verità che risiedono nella sfera personale di un artista; gli incontri con Adriano Mazzoletti ed i musicisti Iodice, Pirozzi e Sabatini, anche il loro contributo mi ha permesso di allargare la visione riguardo alla organizzazione di eventi, e di concretizzarne la riuscita, studiando preventivamente le apposite tecniche.

Nell’ultima parte riassumo le conclusioni derivate dallo studio svolto, e che serviranno per mettere in evidenza e definire in maniera discorsiva il legame tra i vari argomenti trattati cercando di rendere chiari i risultati emersi durante questo elaborato.

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La parte operativa del progetto di comunicazione è quella che più di altre ha orientato il mio interesse nella programmazione dell’evento. Il Festival oggetto della mia Tesi del Biennio Management Musicale è il FJ di Ciampino Jazz Fest. Ho cominciato a dedicarmi ad una attenta analisi per pianificare le strategie da adottare e valutare: I punti di forza, i punti di debolezza e le opportunità. Ho avuto modo di vedere, esaminare e valutare con attenzione, dalle programmazioni delle passate edizioni, l’esito generale della manifestazione, e, studiando le gestioni del passato sono oggi in grado di proporre delle trasformazioni che nei punti seguenti riassumo. Una delle domande che mi sono posto è questa: A chi mi rivolgo: Istituti Scolastici secondari di primo e secondo grado, Associazioni musicali e Culturali, Scuole di musica, Conservatori, Agenzie turistiche, Agenzie di servizi, Pro Loco. Di seguito l’elenco degli stand che installeranno sull’area location occupando gli spazi dell’area espositive e commerciali: Artigiani della ceramica, dei metalli, scultori, pittori, stand di enogastronomia (vini, olio, dolci tipici, salumi tipici) stand dell’antiquariato, stand di libri, stand fotografia, mostra Fabrizio De André.

Le offerte suddivise per categorie riguardano per l’ Area spettacolo e cultura; seminari, concerti, work shop, jam session, proiezioni e conferenze; le aree espositive e mostre sono; di pittura, di fotografia, di tessuti; gli stand commerciali ed enogastronomici sono; stand di enogastronomia, artigianato, antiquariato, scultura, pittura, libri, fotografia.

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Uno dei primi obiettivi del “Nuovo” Festival Jazz” è illustrare quanto sia variegato il panorama della musica, il pubblico sarà interessato alle molteplici ma brevi conferenze che verranno organizzate durante il Festival jazz. Verranno invitati a questo proposito anche taluni professionisti dell’industria turistica (agenzie di viaggio, tour operators), i quali avranno modo di incontrare gli espositori con stand collocati sull’area della location e avranno quindi la possibilità di prendere contatti ed immaginare nuove forme di collaborazione, essendo il territorio dei castelli romani, rinomato per le produzioni di vino, olio, alimenti biologici. Grazie al CJF Ciampino Jazz Fest) si potrà anche scoprire una ampia offerta enoturistica. Durante il Festival sono previste degustazioni, e vendita di prodotti abbinati alle programmazioni musicali. Inoltre ci saranno stand di artigiani della ceramica e del tessuto, nonché ambienti di fotografia e sarà possibile visitare i laboratori artistici annessi al Liceo Artistico che esiste sull’area della location scelta per la programmazione del Festival Jazz, prevista infine una particolare mostra dedicata a Fabrizio De André che raccoglie dischi, nastri, lettere, volumi, foto e che completerà l’area di interesse. (La mostra di interesse collettivo culturale e sociale è offerta da Miki Inverno proprietario dei materiali). Chi contattare per l’interesse musicale? La comunicazione e il coinvolgimento sono rivolti ad un target ben definito; due istituti comprensivi (scuole medie) ad indirizzo musicale: Istituto “Carissimi di Marino, Istituto “L. da Vinci ” di Ciampino, questo per poter ipotizzare anche un progetto di continuità con i ragazzi che studiano musica, stimolarli e farli partecipare a Master class e gruppi di studio che faranno parte della programmazione. Quattro associazioni musicali del territorio, scuole di musica private, Conservatori, accademie, negozi di distribuzione musicali.

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Quanti sono? E’ stato previsto un numero di persone a cui inviare i contatti (oltre 2000) ed ho considerato di non usare lo stesso discorso con la stessa strategia per gli inviti e/o i contatti.

Cosa comunicare? Come portare le persone al Festival Ciampino Jazz? Ho pensato di valorizzare questo festival e fidelizzare con l’utenza specie quella nuova in modo da far sentire il senso di appartenenza sociale, valorizzandola, favorendo la cultura di territorio anche attraverso l’intervento di critici, giornalisti e studiosi del settore musicale.

Quali sono i mezzi finanziari e le competenze che si possono utilizzare utilizzare? Ho pensato di poter incrementare i fondi già assegnati negli anni passati per il festival Jazz, puntando sul fatto di dare una immagine nuova, più dinamica più professionale in grado di influenzare positivamente gli enti territoriali e locali ai quali questo progetto sarà sottoposto. Esso verrà infatti presentato per tempo agli uffici competenti della Provincia di Roma a cui verrà anche chiesto il patrocinio, all’ assessorato alla cultura del Comune di Ciampino, alla Regione Lazio, al Ministero dell’ Istruzione, oltre che all’ AMA (azienda municipalizzata di Roma e Ciampino), al fine di incrementare le risorse e quindi poter adottare una programmazione che possa essere nel contempo sia originale che efficace.

Ho previsto di perseguire alcune azioni di marketing, proprio per minimizzare i rischi ed evitare sbagli costosi, quindi raccogliere dei feedback con una parte degli enti, e con l’utenza per valutarne il ritorno.

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Ho stilato una previsione dei risultati attesi e, terminata la fase dei test e ancor prima di lanciare su grande scala la pubblicità per il Festival Jazz, mi sono chiesto a quale livello può collocarsi il successo della mia iniziativa, quali le probabilità che si verifichino i miei obiettivi, ed infine se il tutto rientra nel business plan.

Queste essenzialmente sono le domande verso le quali cercherò di dare una risposta attraverso questo elaborato.

I punti seguenti vengono riassunti in modo consequenziale e propongono le modifiche che ritengo debbano essere effettuate per poter strutturare la nuova programmazione del Festival. La scelta di un nuovo luogo per lo svolgimento del festival jazz è stata una delle prime variazioni adottate, essenzialmente per un motivo che ritengo validissimo nella zona: lo spazio all’aperto. La concreta possibilità di eseguire dei concerti all’aperto, mi fa immaginare una maggiore utenza che approfitti ancor prima che inizino i concerti, della location, visitando gli stand che saranno posti sull’area. Ciò varrà ad ampliare la partecipazione di persone sull’area di attrattiva. L’area prescelta è quella del Liceo Artistico “P.Mercuri”, un istituto secondario di secondo grado, (questa è la sede di interesse); l’istituto si avvale di un’area di mq.8000 su cui sono compresi più edifici scolastici con ampi spazi esterni, provvisto di una palestra con volte in legno, di cui ho accertato una buona acustica, dove saranno svolti i concerti serali e le prove d’orchestra per i gruppi di studio che aderiranno a master class e seminari con i docenti dei corsi di strumento. Ho scelto questa location poiché si adatta benissimo all’iniziativa, avendo spazi esterni pertinenti anche per poter gestire l’area stand, e quelli espositivi. Inoltre l’Istituto è provvisto di buona parte di strumentazione, di aula magna per le conferenze con proiettore e poltroncine, di bagni ai piani terra e di comodi parcheggi per disabili, nonché di un bar posto nel parco con gestione esterna.

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Dal punto di vista dei contenuti ho progettato concerti e gruppi di studio con i maestri di strumento inseriti nella programmazione a cui si potranno iscrivere e partecipare tutti gli allievi dei corsi Jazz, potranno suonare in orchestra con docenti e professionisti della musica, la scheda di partecipazione ai seminari di Ciampino Jazz Fest 2013, sarà diffusa attraverso internet nelle scuole e associazioni di interesse e saranno raccolti dei feedback per valutarne la risposta. In allegato la (scheda di iscrizione).

A livello di ipotesi i contatti artistici che prevedo di stabilire per la programmazione dei concerti e per i seminari sono i seguenti:

4 settembre Anteprima Orchestra dell’ Istituto Comprensivo “G.Carissimi” Marino Orchestra dell’ Istituto Comprensivo “L. Da Vinci” Ciampino 5-6-7 settembre-orchestra studenti e docenti:

-Claudio Corvini, tromba -Mario Corvini, trombone -Cinzia Tedesco, voce -Luca Pirozzi, basso contrabbasso -Pietro Iodice, batteria -Stefano Sabatini, pianoforte -Gianni Oddi, Sandro Satta,sax -Alberto De Nisi, percussioni

Direzione: Mario Corvini – Pino Iodice

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Informiamo, ai sensi dell'art.13 del D. Lgs. 196/2003 che Ciampino Jazz Fest procederĂ al trattamento dei dati da Lei fornit i nel rispetto della normativa in materia di tutela del trattamento dei dati personali. I dati personali da Lei forniti sono raccolti con modalitĂ telematiche e trattati, anche con l'ausilio di mezzi elettronici, direttamente e/o tramite terzi delegati per le seguenti finalitĂ :

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Il mio intervento ha previsto anche la variazione del periodo di svolgimento del festival, stimando in settembre una affluenza maggiore in special modo dei ragazzi che ancora non sono impegnati con le attività didattiche curriculari. Suddiviso su quattro giornate dal 4 al 7 settembre tutti avranno modo sia di poter partecipare al festival attivamente, o di assistere ai concerti inseriti nella programmazioni serali. La location del Festival è provvista anche di parcheggi esterni abbastanza sufficienti, di una linea ferroviaria con fermata vicinissima alla istituzione scolastica.

Saranno invitati a collaborare alcuni nomi importanti del panorama musicale Italiano, storici e critici; Adriano Mazzoletti, Eugenio Colombo, i quali introdurranno gli argomenti dedicati al Jazz, facendo in modo di condurre l’ ospite ad un ascolto consapevole, questo per permettere ai non addetti ai lavori di avere a grandi linee un quadro generale di informazioni e rendersi piÚ sensibili e attenti ai concerti programmati. Saranno invitati alcuni giornalisti anche di riviste specializzate che avranno modo di incontrare ed intervistare alcuni nomi importanti del panorama jazzistico Italiano.

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Locandina concerti e seminari


Capitolo 1 1.1 I Festival Jazz Il Festival può essere considerato un settore specifico dello spettacolo dal vivo, la definizione più appropriata può essere quella proposta dal decreto 8/2/2002 n. 47 del Ministro dei Beni e Attività Culturali secondo cui i festival sono manifestazioni che comprendono una pluralità di spettacoli anche interdisciplinari, nell’ambito di un coerente progetto culturale, effettuato in un arco di tempo limitato e in un medesimo luogo. Nella lettura del decreto si possono sottolineare almeno altri tre elementi distintivi : il collegamento con il turismo culturale, l’incontro di più discipline, ed il pregio della direzione artistica. Le caratteristiche dei festival si possono ricollegare a tre differenti principi: un principio artistico che ne fa una sorta di officina artistica, e luogo di scambio culturale, un principio sociale e politico, che considera i festival come luogo di sviluppo del territorio e di promozione turistica, un principio economico, poiché attraggono investimenti e finanziamenti, e contribuiscono allo sviluppo, sia pure temporaneo dell’economia territoriale. Festival : elementi caratterizzanti

Festival Progetto Artistico Evento

Luogo

Artistico Momento

Quindi, in ogni festival si prefigurano almeno tre elementi: un progetto artistico, un luogo ed un momento, l’idea artistica si può esprimere in un luogo ed in un momento, ma a volte può succedere che è proprio il luogo o il momento a stimolare l’idea creativa. D’altronde Wagner aveva dichiarato: Il festival si realizza in un luogo particolare, con un programma particolare, in un periodo particolare.

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I festival possono essere un potente strumento di marketing per il territorio. Possono offrire e trasmettono il terreno più appropriato per il lancio di nuove idee, la scoperta di nuovi artisti e nuovo repertorio. I festival jazz hanno contribuito a far scoprire nuovi talenti e sono stati il mezzo attraverso il quale si è orientato il mercato musicale italiano ed europeo. È attraverso queste manifestazione che si sono scoperti artisti, musicisti ed interpreti di primissimo piano e sono stati anche il mezzo attraverso il quale si sono intersecate altre arti. Attraverso i festival il pubblico ha potuto partecipare ad eventi che hanno fatto la storia della musica e nello stesso tempo il pubblico più esperto ha potuto allargare i propri orizzonti, se non addirittura pretendere delle programmazioni che includessero grandi artisti. Un festival degno di questo nome, incontra sempre il proprio pubblico, dal momento in cui è predisposta la programmazione: è già da questa che si tiene conto di un auditorio interessato sia alla qualità che alla innovazione. È già in questo momento che avviene l’incontro tra domanda ed offerta.

I festival quindi sono oggi anche strumenti di marketing, diversificati in molteplici ambiti; quello territoriale, poiché stimolano ad avvicinare il flusso turistico alla città, contribuiscono alla popolarità della stessa e, nel contempo danno sviluppo ed incentivo al settore economico e all’occupazione, introducendo il concetto di indotto diretto ed indiretto, attorno al quale si crea lavoro che, sia pure stagionale o limitato nel tempo all’arco temporale della manifestazione, permette alla realtà imprenditoriale di trarre un beneficio per sé e nel contempo di investire, favorendo la circolazione di moneta.

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1.2 Le Tipologie: organizzazione e ricerca

Le esigenze indispensabili dei maggiori festival jazz italiani sono riconducibili ad alcuni principi fondamentali, tra cui spiccano l’autonomia artistica, la sicurezza in ambito economico, il supporto degli enti locali, per quanto concerne le location, incentivi, permessi e politica culturale. L’autonomia artistica deve essere messa in condizione di sviluppare le sue potenzialità, programmare puntualmente, valorizzare tutte le risorse umane e le location che negli anni sono state il punto di incontro tra persone, facendo aumentare di valore il significato della socializzazione culturale. Per la loro discontinuità operativa i festival hanno bisogno di certezze economiche se non altro per poter effettuare una programmazione mirata al successo degna di significato culturale, essendo gli stessi più esposti alla precarietà sociale. Per poter sviluppare una politica culturale “integrale” diviene sempre più necessario l’apporto delle istituzioni locali, pubbliche e private. L’organizzazione, la macchina operativa del festival, dovrà essere strutturata in modo molto leggero”, quindi composta da pochi addetti ai lavori, ma con impegno costante durante tutto l’anno, indirizzata alla ricerca di sponsor e ad un intenso lavoro per la ricerca di contatti e relazioni. I ruoli che si identificano nella figura di maggiore responsabilità sono diversi, con altrettante competenze e responsabilità. La maggiore responsabilità è quella riconosciuta al project manager, figura che nel caso di un evento, coincide con quella dell’event manager, a cui sono individuate specifiche attitudini ed abilità riconosciute o riconducibili a materie come economia e marketing e quindi lo stesso deve essere dotato di: grande capacità di poter fare una analisi del mercato come studio preventivo del processo organizzativo; abilità di organizzazione e negoziazione;

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rapidità nel risolvere problemi ed imprevisti (problem solving), essendo la gestione di un evento un meccanismo complesso, il dinamismo e la capacità decisionale divengono requisiti essenziali; conoscenze informatiche e tecnologiche. Esigenza di lavorare in squadra e motivare il gruppo. I collaboratori si occuperanno degli argomenti legati alle tre dimensioni che ruotano attorno ad un evento, che sono come già accennato: finanziarie operative le strategie di marketing a secondo della propria specializzazione e delle loro attitudini che in termini operativi corrispondono, a responsabilità, che sono in ordine: Responsabilità dei contenuti del festival, in termini di temi trattati, di scelta degli artisti e della programmazione rispetto alla scaletta; Responsabilità del governo del festival, in termini di cura dell’ immagine, e di coordinamento logistico; Responsabilità della gestione di imprese di fornitori o di servizi coinvolti nella organizzazione del festival.

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1.3 La Comunicazione e Il Marketing Il prodotto culturale, cioè il nostro festival jazz, è un insieme di fattori di attrattiva tali per cui il soggetto formula la propria domanda, mentre l’utente (l’utilizzatore) è dotato di diverse risorse che orientano il processo di scelta. Il festival oggetto della tesi di laurea può divenire, attraverso l’utilizzo e l’applicazione delle nuove tecnologie (riprese audio-video, streaming) oggetto culturale, poiché risponde alle domande che si pone la sociologia della cultura contemporanea. Come si legge nel libro “La Cultura ed il Diamante Culturale”, Wendy Griswold infatti definisce “oggetto culturale” ciò che entra in un circuito, ciò che viene percepito, consumato, discusso e che abbia un significato condiviso incorporato in una forma concreta (cd audio, dvd, testi): nel caso specifico potremmo dire che il prodotto finale del festival può essere una registrazione audio, video o un video in diretta streaming, che divengono “oggetto culturale” in quanto rispondono alle caratteristiche prima citate, riassunte nel seguente schema. In particolare evidenziamo le sei relazioni che si formano tra i quattro vertici. Contesto sociale

Oggetto - culturale

Creatore - artista

Wendy Griswold definisce diamante culturale lo strumento della ricerca inteso a favorire una più esaustiva Pubblico fruitore

comprensione delle relazioni di qualsiasi oggetto culturale con il mondo sociale.

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Dunque la comunicazione diviene lo strumento che trasmette il messaggio e l’immagine del festival. Lo scopo principale della comunicazione riguarda la necessità di incrementare la visibilità, di estendere la domanda, ottenendo un maggior numero di clienti potenziali ed effettivi, ma soprattutto quello di migliorare il livello qualitativo percepito dai consumatori attraverso una informazione diretta e semplice.

Premesso questo, possiamo definire la comunicazione un processo per cui un comunicatore distribuisce un messaggio il quale è destinato a più utenti. Gli stessi attraverso un processo di decodifica acquisiscono il messaggio e emetteranno un feedback esplicito o implicito con l’iniziale comunicatore, il quale potrà trarne delle valutazioni in termini di risultati”. [Cherubini, Eminente, 1997]

Può accadere che durante il processo comunicativo possono manifestarsi delle interferenze le quali possono ostacolare il corretto percorso del messaggio. Spesso le maggiori interferenze sono causate dai critici attraverso le recensioni intervenendo nel processo di apprendimento del soggetto, modificando la percezione, le scelte e la comprensione. Ma chi effettivamente sono i destinatari della comunicazione? Riguardo a questo interrogativo diviene strettamente necessario elencare tutti i soggetti che utilizzeranno il prodotto culturale (Festival) e quindi l’utenza attuale e potenziale, i finanziatori, i critici, tutti gli operatori del settore, la stampa, e i collaboratori. Ma quale deve essere essenzialmente lo scopo della comunicazione, oltre ad essere lo strumento che trasmette il messaggio e l’immagine ufficiale del festival, lo scopo ultimo della comunicazione è quello di incrementare la visibilità dell’evento, cercare di ottenere il maggior numero di persone potenziali ed effettivi e favorirne la fidelizzazione, migliorare il livello qualitativo per mezzo della informazione, promuovere il consenso a proporre dei miglioramenti nel caso esistano delle idee, opinioni scorrette di esso.

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Mokwa elenca tre principali obiettivi per la promozione [Marketing for the Arts] 1980 L’informazione: far conoscere agli utenti attuali e potenziali le caratteristiche del prodotto (festival), le modalità di acquisto e fruizione consigliate (forme di pagamento, prezzi, data ed orari); La persuasione: indurre e facilitare la scelta del consumatore, utilizzando le leve motivazionali aggiuntive, l’utilizzo di nomi di grandi artisti per promuovere l’evento, la facilità all’acquisto e la prenotazione; L’istruzione: e cioè dotare gli utenti di materiali, strumenti utili a comprendere lo spettacolo, a valutarlo. Se teniamo bene presente che lo scopo della comunicazione è quello di incrementare la visibilità del festival, e non perdiamo di vista i 3 obiettivi indicati da Mokwa nel marketing delle arti, possiamo iniziare ad applicare delle strategie alle singole voci, elaboriamo delle fasi che seguiremo scrupolosamente e che sono riassunte nello schema che segue.

Le fasi del processo di marketing utili alla promozione sono: analitiche (analisi del mercato,approccio audience); strategiche (elaborazione strategica, per raggiungere gli obiettivi, individuazione dei target primari, posizionamento dei target); operative (messa in atto delle leve di marketing).

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1.4 Gli strumenti della comunicazione La Comunicazione può essere integrata con una strategia di marketing, il marketing infatti è la leva principale della comunicazione la quale è finalizzata all’ottenimento di obiettivi prestabiliti (con verifiche in progress). Utilizzando il criterio di segmentazione sottoesposto del marketing culturale, ho eseguito una piccola analisi di mercato, ho individuato e selezionato piccoli gruppi di potenziali utenti, e, distinguendoli con i seguenti parametri ho raccolto le informazioni in un database. I criteri che ho utilizzato sono: socio demografici (per età, e livello di istruzione) psico demografici (stili di vita, istruzione scolastica) legati ai benefici ricercati (musicisti, artisti)

Di seguito indico alcuni dei parametri entro i quali ho scelto di compiere l’azione promozionale relativa al festival jazz Numero di persone che desidero coinvolgere e raggiungere; Localizzazione geografica dei fruitori (dove sono, in quale città e/o paese); Grado di complessità della comunicazione; Tipo di comunicazione (personale, diretta, indiretta) Tipo di messaggio che si vuole diffondere; Timing; La scelta degli strumenti di promozione è spesso influenzata da vincoli e obiettivi economici, i quali spesso impongono una scelta basata sui minori costi a discapito della qualità e potenzialità degli strumenti di comunicazione. Pubblicità, essa può essere condotta in numerosi modi: televisione, insegne su trasporti pubblici e volantini (pubblicità dinamica), radio, affissioni, quotidiani, internet;

Manifesti e locandine: risulta importante come primo approccio, e come possibilità di informazione; il consumatore infatti seleziona i messaggi in base alle proprie preferenze, interessi, bisogni propri;

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Comunicazioni istituzionali (relazioni pubbliche), è fatta di azioni volte al conseguimento di benefici, visibilità. E’ gestita in genere dall’ufficio stampa che si relaziona anche con finanziatori sponsor e pubblico; Depliant o brochures Affissioni; Canali multimediali, Internet ed il web sono importanti per stabilire e gestire contatti con i vari stakeholder. Un sito web curato è uno strumento fondamentale per informare, dare aggiornamenti, gestire la biglietteria, ed avere una buona fidelizzazione. Merchandising diviene anch’esso essenziale per permettere di vendere prodotti spinoff (complementari), essenzialmente con almeno due obiettivi; aumentare le entrate complessive, ma anche per favorire la visibilità e riconoscibilità del marchio o dell’immagine (cd, libri, borse, cartoline, matite, quaderni, magliette,cappelli etc.)

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Il Marketing mix è un insieme di leve (strumenti operativi interconnessi) per attuare le strategie e raggiungere gli obiettivi: Gli strumenti della comunicazione inseriti in una griglia a lettura statistica

Obiettivi

Strumento

Mezzo

Vantaggi

Svantaggi

Ideale per occasioni di

televisione

Copertura versatilità

Costo elevato per affitto spazio

Per eventi di massa

radio

Copertura

Veicola poche informazioni

Eventi musicali

Resa grafica poco efficace

Tutti gli eventi

Pubblicità

velocità quotidiani

Copertura credibilità

Informare Ricordare Persuadere

Promozione

Ufficio Stampa

Riviste periodici

selettività

Tempi di preparazione

Eventi del settore

Affissioni

territorialità

deteriorabilità

Eventi locali

e-mail

Rapporto tra Qualità della lista costo ed efficacia

Eventi del settore

Convenzioni

Network del partner

Costo di ricerca del partner

Tutti gli eventi

Distribuzione materiali

Efficacia

Costi di distribuzione Tutti gli eventi

Promozione presso festival

visibilità

Costo allestimento

Tutti gli eventi

Tv locale

Copertura

Tutti gli eventi

Radio

Credibilità

Incertezza non ponderabilità del risultato

stampa,internet

selettività

Incertezza del risultato,costo degli omaggi

Tutti gli eventi

Deve essere comunicato

Tutti gli eventi

Co-marketing

Relazioni esterne

Critici,testimonial,leader Copertura

Internet

Sito web ufficiale dedicato

Credibilità

interazione

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1.5 Le fasi della progettazione

Come già indicato, la macchina operativa dovrà essere composta da pochi addetti, ma con un impegno regolare tutto l’anno: se infatti per il pubblico e buona parte dei media il festival vive solo nei giorni che l’organizzazione gli ha dedicato, per gli organizzatori l’ impegno inizia molto tempo prima con una serie di intense fasi tra le quali distinguiamo: Fase iniziale di ideazione: fase molto delicata, rivolta essenzialmente alla progettazione; fase intermedia di pianificazione, comprensiva di uno studio approfondito sul periodo e sui tempi di svolgimento dell’evento; fase finale, che comprende la realizzazione dell’evento, il completamento e la valutazione in ordine a più fattori.

Nella fase iniziale di ideazione mettiamo in risalto l’apporto che le tecniche del marketing e il metodo del progetto di management possono fornire per il successo della iniziativa: è la fase in cui vengono programmate le strategie che adottiamo. Si esegue un’analisi preventiva dell’evento in programmazione, in ordine a fattori quali: conoscenza del territorio, azioni di marketing ed analisi degli aspetti logistici. Alla base della strategia c’è sempre un’idea di partenza, che sarà il motore di tutto ciò che cerchiamo di creare.

Il concetto, l’idea di partenza, sarà evidente in tutte quelle scelte riguardanti le azioni da avviare per raggiungere gli obiettivi della manifestazione, che devono essere condivise all’unanimità, per poter lavorare con lo stesso intento uniti in una unica produttiva collaborazione. Non meno importanza riveste la fase intermedia, che potrà raccogliere più pubblico se indoviniamo l’obiettivo “periodo, tempistica e location”.

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La vision (proiezione di uno scenario futuro) che funge da volano risiede alla base delle strategie che adotteremo, e indicherĂ gli scopi etici ed economici a cui miriamo per poter raggiungere gli obiettivi a medio e lungo termine che ci imponiamo, e che il ruolo del manager insieme ai propri collaboratori deve tradurre in realtĂ .

Nell’acronimo PLAN troviamo le caratteristiche che gli obiettivi devono avere: Possible: diviene indispensabile prefiggerci obiettivi raggiungibili; Listed: gli obiettivi elencati equivalgono ad una unità di intenti e danno logicità al lavoro; Assessable: gli obiettivi devono essere accertabili; Numerical: gli obiettivi devono essere sempre stimabili e misurabili per poter valutare i risultati ottenuti.

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1.6 L’industria musicale Italiana L’industria discografica italiana è tra le realtà industriali che investono maggiormente in ricerca, da studi recenti è emerso che quasi il 50% del fatturato è rappresentato dalle vendite al dettaglio della produzione discografica, segmento che interessa molto il settore commerciale, infatti l’indotto generato dall’industria discografica, anche con attività collaterali, provvede ad una occupazione lavorativa di oltre ventimila addetti sul territorio nazionale, occupati in vari settori tra cui i circuiti radiofonici, le discoteche, i festival, le sale di produzione e registrazione i diritti e tutte le attività collegate. Oggi possiamo dire in modo esplicito che il mercato discografico è un mercato ad alto rischio di impresa, essenzialmente per almeno due motivi: il primo per la difficoltà di incontrare i gusti del pubblico, che cambiano rapidamente, non sono stabili e accertabili, il secondo perché l’utilizzo del web alimenta molto spesso il fenomeno della pirateria online, questa realtà va ad incidere a sfavore di chi produce e lavora in modo corretto. Sta crescendo il mercato della musica digitale e, anche la musica online ha la sua grande fetta di mercato, è in forte espansione anche lo streaming video, guidato da YouTube, mentre è in calo la vendita dei cd audio. Molte organizzazioni che si occupano di diffondere cultura artistica si sono orientate anche sul mercato telematico capitalizzando. Hanno costruito un loro archivio di concerti che vendono online. Il mondo delle registrazioni, archiviazioni e centro di documentazione della propria attività sta divenendo molto importante e redditizio, produce la possibilità di poter rivedere e vendere ciò che è stato realizzato. Sappiamo che la distribuzione in Italia è stata sempre carente ma, tramite la possibilità di vendita telematica (ebay-eboock), gli interessi della rete anche di estrema nicchia hanno costituito un mercato interessante per tutte le organizzazioni.

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Da quando infatti la rete è entrata a far parte della nostra vita quotidiana, l’ Intrattenimento il business e le relazioni sociali non sono più le stesse. Internet si è ormai affermata come strumento di comunicazione per milioni di persone, per moltissimi internet è un servizio verso il quale è impossibile rinunciare, ma nonostante questo la distribuzione della rete nel mondo non è omogenea, ci sono ancora molti paesi in cui rimane difficile reperire una connessione, questo fenomeno che in parte interessa anche l’Italia viene definito digital divide e rappresenta una vera e propria forma di esclusione sociale. La mancanza di internet, si è cominciata ad interpretare come una possibile fonte di disuguaglianza sociale. Internet è un vasto territorio da esplorare, noi stessi possiamo affidarci ai motori di ricerca, è infatti che grazie ad essi siamo in grado di orientarci nella vastissima quantità di contenuti presenti in rete. A mio avviso oggi l’industria musicale italiana deve affidarsi al web, internet è una fonte inesauribile di occasioni sia per mettere alla prova la propria creatività, avendo nel contempo un potenziale pubblico di milioni di persone. Il web, difatti, ha visto realizzare progetti di giovani, pensiamo a Ebay, Twitter, Facebook, aziende in cui il loro operato ha rivoluzionato il modo di guardare il web, che, unito alle iniziative come wikipedia enciclopedia open source e i blog, hanno costretto i media tradizionali a rivedere il modo in cui si comunicano le loro informazioni. Uno dei settori dell’intrattenimento che ha colto in maniera significativa le suggestioni del web è quello del cinema negli ultimi anni sono molti i registi ed autori che hanno utilizzato il web come base di partenza per trovare collaboratori e distribuire film indipendenti spesso realizzati con costi limitati. Con l’avvento di internet e delle nuove tecnologie sono cambiate molte delle nostre abitudini e di conseguenza anche la società sta subendo delle mutazioni che diverranno sempre più significative.

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L’ industria musicale per non restare esclusa dal mercato deve necessariamente guardare alle nuove tecnologie sia nel campo delle applicazioni specifiche di produzione e realizzazione del prodotto finale, ma soprattutto deve guardare intensamente al potenziale umano giovane e giovanissimo che ha dinanzi a sé. La definizione di Mark Prensky infatti, ci deve far riflettere, essa denota la generazione nata tra il 1990 e il 2000 cresciuta in un ambiente in cui internet, videogiochi, cellulari, e social network sono parte integrante della vita quotidiana, la differenza è sostanziale: negli anni 50 il boom economico ha fatto emergere un nuovo tipo di categoria sociale, i giovani, che ascoltano musica rock, consumano i prodotti dell’industria culturale, hanno un codice di riconoscimento che è basato sullo stile sul linguaggio e sui luoghi che frequentano. Negli anni 60 i giovani acquistano una maggiore consapevolezza e innescano un conflitto generazionale con i genitori, gli insegnanti ed il sistema sociale nel suo complesso. Oggi un altro tipo di gap sembra affermarsi nel quotidiano in maniera non violenta e senza suscitare clamore, quello tra nativi ed immigrati digitali, termine coniato da Mark Prensky nel 2001.

L’attività produttiva musicale deve guardare al futuro per non restare esclusa. Sappiamo che le tecnologie stanno cambiando le nostre vite e, probabilmente anche il nostro modo di pensare, quindi anche il nostro futuro, il prossimo stadio di internet già prevede che anche gli oggetti siano connessi alla rete, in modo da creare un mondo in cui le cose e le persone possano interagire in maniera istantanea, in questo contesto rientra il concetto di realtà aumentata, cioè la realtà fisica sulla quale grazie al contributo del digitale, grazie alle reti, e a i sistemi di sensori e controllo riusciamo ad aggiungere moltissimi strati di informazione alla realtà fisica. L ‘ industria musicale a mio avviso non può escludersi dalle nuove tecnologie: il mercato attraverso il web è un mercato moderno, stimolante ed in continua mutazione e sempre più innovativo, è un mercato a cui dovrà necessariamente guardare anche e soprattutto chi si occupa di organizzazione musicale.

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Capitolo 2 2.1 Aspetti economici e budget

La parte che riguarda il budget è molto importante. Avere sotto controllo tutti i costi è un aspetto delicato anche per una associazione culturale no profit, che pur non avendo come obiettivo primario la realizzazione di profitti , reinveste gli eventuali utili interamente per scopi organizzativi. Resta comunque stabilito che la vera chiave per un successo di un evento non risiede tanto nella disponibilità (monetaria) dell’investimento iniziale, ma nella capacità di fare scelte efficaci, mirando essenzialmente alla sostanza, poiché l’ottenimento dei risultati attesi non è direttamente proporzionale alla quantità di budget disponibile all’ organizzazione. Un aspetto che merita una maggiore attenzione è questo: il festival dal prossimo appuntamento vuole raccogliere fondi per promuovere una causa sociale. In questo specifico caso l’obiettivo finanziario è anche l’obiettivo centrale dell’evento, ma non inteso come profitto: è questo uno dei casi in cui la formazione del budget va concepita in una logica di investimento e non di costo.

Il tema principale, e lo slogan da tenere sempre in evidenza, è quello di cercare i fondi per promuovere presso il Ministero dell’ Istruzione, un nuovo centro poliformativo presso l’IIS (l’istituto d’istruzione superiore), integrare l’istituto esistente e dotarlo di un indirizzo musicale. In questo modo, si dà origine ad una continuità educativa già cercata da tempo tra i docenti delle scuole medie ad indirizzo musicale del territorio limitrofo con cui già abbiamo delle collaborazioni.

Il target di riferimento studiato ci assicurerebbe un preciso segmento di mercato, come pure determinante risulterebbe l’apporto degli sponsor, sia dal punto di vista economico, ma soprattutto da quello dell’immagine del festival.

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Il bilancio preventivo allegato vuole essere anch’esso uno strumento guida per i gruppi di lavoro. Tutte le voci elencate che riguardano le spese generali, del personale, quelle di rappresentanza ed i compensi come i costi di produzione, rappresentano tutte le spese che il festival dovrà sostenere. Gli abbattimenti eventuali dei costi , le eventuali spese diverse da quelle elencate, saranno misurate a consuntivo, come pure gli interventi degli sponsor, sia finanziari che in natura, non sono dettagliati nel bilancio poiché ad oggi abbiamo una promessa di adesione che sarà seguita come lo è stata fino ad ora.

Inoltre si è studiata la possibilità di presentare per i prossimi anni domanda per aderire al FUS (fondo Unico per lo Spettacolo) e tentare di ottenere dei finanziamenti più importanti dal punto di vista economico, che possano dare al festival una diversa veste, più innovativa più curata. Questa è una delle idee centrali della conduzione del festival verso la quale la “nuova direzione artistica” aspira.

Nel bilancio non sono riportate le entrate che si realizzano attraverso la biglietteria e attraverso tutte quelle attività menzionate nella nuova idea progettuale, e che sono: i seminari, gli sponsor, le entrate previste per la cessione di spazi esterni all’area location ( area stand, di circa 30 spazi), entrate supplementari con prodotti spin off o del merchandising, come pure non sono elencati gli eventuali fondi assegnati al festival e provenienti da enti territoriali. Nella mission che l’organizzazione vuole perseguire, saranno sempre evidenti i valori che l’associazione vuole potenziare, la visione delle linee guida sarà il filo conduttore attraverso tutto l’elaborato.

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2.2 Le sponsorizzazioni Tra i diversi tipi di sponsorizzazione esistenti quelle che più di altre ha riguardato gli orientamenti per l’organizzazione di questo festival jazz sono state: finanziaria, gli sponsor partecipano con erogazioni in denaro oppure con sussidi, o forme di donazioni; tecnologica lo sponsor mette a disposizione delle apparecchiature che riguardano i settori (informatici-multimediali) in natura, lo sponsor mette a disposizione dei beni o dei servizi, dei mezzi materiali, umani o tecnici.( strumentazione musicale, luci, competenza tecnica- fonici ) Le sponsorizzazioni assolvono ad una triplice funzione:

Abbiamo capito che il soggetto o l’azienda, sponsorizzando, ottiene una buona visibilità sul territorio, proponendo il proprio marchio infatti, o il proprio prodotto, l’azienda e i suoi prodotti vengono riconosciuti, valorizzati ed apprezzati dal pubblico, ottenendo dei vantaggi in immagine. L’azienda ottiene agevolazioni dal punto di vista fiscale, in quanto le normative sulle sponsorizzazioni prevedono la deducibilità fiscale, infine dal punto di vista aziendale, mentre la pubblicità mira direttamente all’incremento delle vendite, la sponsorizzazione mira a ritorni in immagine o in notorietà, che restituiranno i loro frutti a medio e lungo termine, quindi le imprese interessate potranno ricavare dei profitti allargando la platea dell’utenza.

La sponsorizzazione è una tecnica che si è sviluppata nell’ambito del marketing, ed è stata il primo modo in cui le imprese, le aziende e gli artigiani, sono entrati in contatto con il mondo degli eventi, gli stessi eventi oggi, costituiscono il nocciolo dell’event marketing,(e cioè l’utilizzo dell’evento come strumento di promozione di un prodotto).

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La sponsorizzazione è uno strumento del marketing molto usato, infatti grazie alla peculiare capacità di dare origine ad un valore aggiunto di notevole interesse per l’azienda, valorizza il prodotto e restituisce una visibilità aziendale associata all’evento, infine attrae un target preciso e procura dei riscontri sulle vendite al dettaglio dei prodotti suggeriti, spesso giudicato interessante dall’azienda sponsorizzatrice. L’aumento del settore degli eventi degli ultimi anni è dovuto non solo allo sviluppo delle comunicazioni (internet e social network), ma anche alla crescente predisposizione delle aziende ad investire in sponsorizzazioni, questo meccanismo conduce inevitabilmente ad un aumento delle risorse disponibile per organizzare eventi. Conquistare degli sponsor dipende in gran parte dalla abilità di negoziazione della persona preposta, questa attività, non è un compito facile, poiché richiede del tempo per gestire tutti i contatti ed è preferibile lavorare in un ottica a lungo periodo per stabilire dei rapporti durevoli incentrati sulla fiducia e sulla collaborazione. Le imprese considerano una serie di elementi che conducono al convincimento di sponsorizzare tra i quali spiccano: le potenzialità dell’evento, (successo previsto in termini di pubblico, e attenzione da parte dei media; le caratteristiche degli organizzatori (misurate in termini di credibilità e abilità); la compatibilità dei prodotti con l’ associazione dell’evento.

I benefici sostanziali che lo sponsor culturale consegue attraverso l’operato dell’event manager sono: Status di sponsor da pubblicizzare in vario modo, con la presenza del materiale degli spazi pubblicitari, compresi gli spazi telematici, relativi all’evento; Disponibilità di biglietti omaggio e di altre forme di ospitalità e di sconti;

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Possibilità di allestimento di spazi pubblicitari sia per l’esposizione di prodotti e campioni, sia per la degustazione, sia per le altre attività di direct marketing nella sede dell’evento per tutto il periodo del festival. (Fonte ferrari 2002)

Il team che si è dedicato ai rapporti con gli sponsor per il festival, ha ovviamente valutato la coerenza tra la scelta delle aziende (probabili sponsor), con l’immagine dell’evento. Trovare l’impresa o l’azienda adatta all’evento massimizza i risultati sia dell’organizzazione che dello sponsor , e trasforma il rapporto di sponsorizzazione in un rapporto di partenariato con il fine di realizzare progetti futuri e rapporti di fiducia stabili.

I possibili sponsor: Mancini strumenti musicali

Sponsor Vini Colle Picchioni

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sponsor per pubblicitĂ dinamica

Arredamenti esterni ed interni all’area location

Sponsor informatica

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2.3 Le attività nel management di un festival In una organizzazione sono le regole che guidano la stessa verso i risultati attesi, è da tenere presente che le regole per lo più riguardano tutte quelle attività che devono essere fatte. (quelle ripetibili e misurabili). Fare fronte ad una direzione artistica non vuol dire però dirigere rigidamente applicando solo regole, le persone coinvolte nel processo organizzativo devono aver modo di attingere alla personale creatività e alla propria efficienza, questo a mio parere è quello che occorre proporre per gestire dinamicamente una struttura moderna, come quella di un festival territorialmente locale, in una organizzazione. In questo modo si è certi di aumentare la coesione fra le persone e formare il gruppo di lavoro, tenendo bene a mente che le prestazioni delle persone, (collaboratori, personale, artisti) ruotano essenzialmente su tre ambiti: abilità, motivazione, contesto organizzativo quello che è importante è chiedersi se le persone preposte sono adatte e se sono motivate, questo è un compito verso cui il direttore artistico non può sottrarsi. In questa logica si inserisce l’approccio per processi che è tanto ricordato fra i modelli di gestione. Ma chi è il responsabile dell’organizzazione? Non è solo il direttore artistico per i festival o il Sovrintendente per i teatri. Il termine organizzazione si collega ad “organizzare” che consiste nel mettere insieme azioni ed elementi interdipendenti entro sequenze sensate le quali possano garantire i risultati attesi. Si può quindi definire l’organizzazione come un sistema aperto, poiché non può escludersi da legami con l’ambiente esterno; è dinamico perché cambia nel tempo; ed è complesso perché non solo gli elementi sono tanti, ma anche perché non sono prevedibili come le persone.

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L’organizzazione ha la sua ragione di essere e esiste in quanto c’è il pubblico che, utilizza il prodotto e i servizi, per affermarsi nel mercato e per soddisfare il pubblico, il vertice dell’organizzazione decide su quali fattori puntare per ottenere successo, questi possono essere: il prezzo, la qualità, il valore, l’ambiente, l’etica. Il sistema, quindi, è un ‘insieme di elementi eterogenei che interagiscono influenzandosi reciprocamente nel raggiungimento di un obiettivo. Nel sistema azienda troviamo elementi tangibili (persone, tecnologia, infrastrutture, materiali) ed elementi non tangibili (valori, cultura, competenze). Va considerato però che questo sistema intrattiene legami con altri sistemi esterni, che a loro volta sono influenzati da altri sistemi di ambito sociale, e che comunque il sistema nasce per produrre, e a questo proposito entrano in gioco diverse variabili che distinguiamo in: variabili di causa ( in entrata: materiali, informazioni, tempo); variabili di stato ( per la trasformazione: materia, energia, informazioni e risorse); variabili di effetto (in uscita: prodotti e servizi). Il percorso rappresenta i passaggi che le variabili di causa, sottoposte a variabili di stato, danno origine alle variabili di effetto.

Dobbiamo aggiungere che il sistema organizzazione formalizza i suoi percorsi ed indirizzi con diversi strumenti, i principali sono: Mission: esprime in termini generali il compito nei confronti del pubblico e degli stakeholder (diffondere la cultura delle arti, per aumentare il benessere); valori: principi ed atteggiamenti che fissano l’etica di comportamento (rispetto delle persone); vision: proiezione nel lungo periodo delle linee guida cui fare riferimento; politica: “dove il festival vuole andare, cioè la “meta” e come vuole raggiungerla.

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2.3 Business plan online offline I nuovi modelli che si sono imposti attraverso il web hanno fatto in modo che il documento che traccia le linee guida e che rappresenta in modo sintetico sia i contenuti che le caratteristiche del progetto imprenditoriale deve tener presente che tutti gli obiettivi che ci prefiggiamo e che nel business plan pianifichiamo sono di ordine statistico.

Nell’acronimo PLAN troviamo le caratteristiche che gli obiettivi devono avere: Possible: diviene utile prefiggerci obiettivi raggiungibili; Listed: gli obiettivi elencati equivalgono ad una unità di intenti e danno logicità al lavoro; Assessable: gli obiettivi possono e devono essere accertabili; Numerical: gli obiettivi devono essere sempre stimabili e misurabili per poter valutare i risultati ottenuti. Oggi il web è importante per stabilire e mantenere i contatti sia con il pubblico che con gli stakeholder. Un sito web curato è uno strumento essenziale per informare, dare aggiornamenti, ed avere, attraverso un contatore, il numero delle visite che approcciano giornalmente al sito del festival. I dati statistici sono quelli che ci permetteranno di poter investire e migliorare le programmazioni, e, attraverso appositi aggiustamenti raggiungere quei segmenti di mercato a noi sconosciuti. Gli strumenti della comunicazione oggi ci possono permettere di raggiungere i risultati verso i quali siamo orientati. Io stesso nella parte introduttiva della tesi ho segnalato la grande importanza della comunicazione che ritengo essere uno dei punti cardini per raggiungere un successo nella direzione di eventi. Oggi a maggior ragione la comunicazione può essere amplificata, e può nello stesso tempo raggiungere segmenti di pubblico inaspettati, proprio attraverso il web abbiamo la grande possibilità di diffondere, fare pubblicità, raccogliere informazioni e trasmetterle.

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I prodotti che il festival potrà produrre (riprese audio, video, streaming ) potranno diventare oggetti culturali e diffusi sul web anche a pagamento, potranno essere una piccola risorsa con modestissimo impegno economico. Infatti , internet è una fonte inesauribile di possibilità sia per mettere alla prova la propria creatività, avendo nel contempo un potenziale pubblico di milioni di persone. Il web, difatti, ha visto realizzare progetti di giovani curiosi, pensiamo a Ebay, Twitter, Facebook, You Tube, ai provider di posta elettronica , ai motori di ricerca, insomma il web ha rivoluzionato il modo di interagire con il resto del mondo e tutto questo ha contribuito a rivedere il modo in cui si comunicano le informazioni e si trattano affari. A noi non resta altro che uniformarci per non essere tagliati fuori dal nuovo sistema che la tecnologia ha introdotto. Le statistiche parlano in modo chiaro il mercato della musica digitale è in aumento, ma altrettanto succede per la musica online ed è anche in forte espansione lo streaming video, mentre è in calo la vendita dei cd. Oggi molte organizzazioni capitalizzano, creando un archivio dei propri concerti che propongono online, assume quindi grande importanza anche la raccolta e archiviazione dei dati perché crea la possibilità di poter rivedere e riproporre ciò che è stato realizzato, questa realtà ci permette di poter effettuare anche eventuali aggiustamenti tecnici. Il web è una fonte inesauribile di occasioni ed ha come potenziale milioni di persone. L’osservatorio Facebook gestito in Italia sul blog (Vincos Blog) ci dice che a settembre 2012 gli utenti erano poco più di 22 milioni, trend in continua crescita. Considerando questi dati ci si convince che Facebook sia il principale network che le organizzazioni devono presidiare. Purtroppo un dato preciso sul numero di pagine legate a realtà no profit non è disponibile, approfondendo poi sul social network è possibile da pochi mesi inserire la data e l’orario del post (testi inseriti per una discussione) addirittura con programmazione che verrà pubblicata nel preciso momento indicato, si possono raccogliere dati personali con espresso consenso dell’utente, si può utilizzare una pagina per amministrare gare e concorsi, insomma si possono sicuramente raccogliere dati significativi per chi organizza e per poter implementare le statistiche, utilissima disciplina per la programmazione preventiva.

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Andamento complessivo del fenomeno facebook

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Dati Facebook in Italia: circa 21 milioni di iscritti, 13 milioni ogni giorno accedono al social network, la metĂ da mobile (iPod, iPhone, iPad).

Nel nostro paese i navigatori abituali sono 27 milioni (rilevazione Audiweb), mentre gli utenti registrati su Facebook sono 21 milioni. PiĂš della metĂ accedono ogni giorno. I dati Audiweb sono impressionanti circa 14 milioni gli italiani che usano internet, infine 9 milioni usano la rete da dispositivo mobile.

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Top brand in classifica (statistica) su facebook

Molti altri social network di elevata importanza come Linkedin sono impiegati principalmente per lo sviluppo di contatti professionali. La rete di Linkedin è presente in oltre 200 paesi , come dati statistici interessanti vediamo il crescente numero di utenti circa 200 milioni a gennaio 2013, “solo 100 milioni erano gli utenti in marzo 2011”. Un social network diffuso in tutti i continenti e che cresce alla velocità vertiginosa. Importante questo dato statistico in Europa gli iscritti sono circa 22 milioni e le nazioni che mostrano maggior interesse sono l’Olanda, la Francia e l’Italia.

Altri dati significativi li abbiamo ottenuti negli incontri programmati in radio Cemat dalla prof. Belgeri. Grazie a Lei abbiamo avuto l’opportunità di incontrare e conversare con il grande fisico Giuseppe Di Giugno, che ci ha introdotto il discorso della musica elettronica dalle sue origini, sui calcolatori elettronici e sulle attività di ricerca scientifica musicale sulle quali lui stesso ha lavorato, una delle sue prime realizzazioni fu il sistema 4A (processore dedicato alla elaborazione dei suoni digitali) progettato sotto la guida appunto di Di Giugno con lo scopo di aprire uno spazio per la ricerca scientifica e la produzione musicale, in stretta

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relazione tra loro, sui mezzi informatici ed elettronici. L’incontro con Robert Moog lo stimola a realizzare sofisticati strumenti digitali per la composizione di musica attraverso il computer. Di Giugno ha lavorato presso L’ IRCAM (istituto ricerche musicali) ed ha contribuito alla fondazione del dipartimento di computer music. Poi a Parigi costruì dei prototipi di sintetizzatori digitali che nel 1979 diedero origine al sistema 4x considerato la prima stazione di lavoro interamente digitale per la sintesi e l’analisi del suono digitale in tempo reale.

“Nulla sostituisce l’orchestra, racconta Di Giugno, la concertazione ha la sua peculiarità, poiché ogni direttore ha il suo modo di vedere”.

Giuseppe Di Giugno è noto nell’ambito del computer music per aver sviluppato una serie di processori dedicati alla elaborazione dei suoni digitali.( otto anni ci dice Di Giugno in quell’incontro con noi al Cemat per costruire un calcolatore per il campionamento dei suoni).

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Sia in Italia che in Germania si inventarono un nuovo modo di fare musica (con i numeri). Nasce il dodecafonismo che imprime una svolta enorme. Questa scuola (la scuola dei numeri) ha moltissime dissonanze.

Nasce in seguito la musica elettronica. Nel ’60 c’è il primo festival di musica d’avanguardia a Parigi. Anche in Italia a Palermo si fece un festival della “nuova musica” con una forte componente sociale in cui si chiedeva un cambiamento per migliorare tutto. Oggi la musica contemporanea è un termine d’avanguardia. I giovani si trovano in condizioni di comporre musica in modo diverso con supporti elettronici e supporti multimediali, questi sono gli strumenti che stiamo utilizzando in quest’era di irrefrenabile tecnologia. Un ringraziamento particolare a tutti i collaboratori di Radio CEMAT che ci hanno ospitato e interessato con i loro progetti speciali.

Che cosa ha inoltre cambiato il web, dare e ricevere informazioni riguardo la musica, anche questo è un aspetto che si è modificato con il web, perfino la divulgazione dei file musicali mp3, mp4, e le partiture. Enorme importanza e novità è stata anche l’aspetto della informazione attraverso il web che ha dato grande opportunità alle istituzioni di lavorare in modo più capillare, attraverso la posta elettronica, ora anche certificata. Anche le produzioni di opere e le composizioni musicali costruite con l’ausilio del web, hanno avuto dei grandi vantaggi con l’ausilio delle nuove tecnologie.

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Le stesse radio hanno utilizzato le nuove tecnologie, radio CEMAT ad esempio trasmette i brani che vengono scelti dal personal computer in maniera random, anche i palinsesti per le programmazioni vengono scelti dal pc, insomma che dire il termine web indica uno stato di evoluzione del word wide web, rispetto ad una condizione precedente, e noi non possiamo far altro che apprezzare l’utilizzo di tutto ciò, prendendo per scontato che tutto questo fa parte di tutte quelle applicazioni online che permettono un elevato livello di interazione tra sito web e utente, come pure i blog, i forum, le chat, i wiki, comprendendo anche le piattaforme di condivisione di media come You Tube, Vimeo, Flickr e i social network Myspace, Twitter, Google, Linkedin, Foursquare.

La musica elettronica è stata per due tre anni il punto di riferimento del CEMAT. L’opera Hi- tech nasce da un idea di Italo Gomez.

I musicisti rispetto a pittori, architetti non hanno cambiato tecnologie. Il limite è la fantasia.

Oggi anche le colonne sonore dei film sono fatte per abbattere i costi, e la maggiore attenzione è indirizzata alle nuove tecnologie solo per le strumentazioni.

In una nota di “Chi Siamo” sul sito di autunno musicale Gisella Belgeri affronta l’argomento della direzione artistica affermando che la direzione artistica è sempre stata l’obiettivo di obiettivi unitari, questo rende i festival un patrimonio culturale unico in Italia.

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Capitolo 3 3.1 Adriano Mazzoletti Pompei Jazz Festival

Come anticipato inserisco alcune interviste fatte a personaggi di rilievo, poiché attraverso le stesse , a mio avviso si possono cogliere “sottotraccia” delle verità, che si presentano unite ad emozioni e ricordi. Inizierò con un’intervista condotta da me ad Adriano Mazzoletti, incontrato in novembre e dicembre presso il College of Music Saint Louis di Roma, in queste due occasioni Mazzoletti mi ha ospitato nella scuola dove ho potuto chiedergli nozioni, dettagli, impressioni, consigli e strategie, riguardo l’organizzazione dei festival Jazz italiani di oggi, confrontandoli con quelli del passato e, in particolare con quelli in cui lui stesso ha condotto la direzione artistica.

Descrizione con alcune note biografiche Già dal 1957 si occupa in RAI di condurre il programma “l’angolo del Jazz”, la passione per questa musica fa sì che il Jazz diviene il suo oggetto di studio. Nel corso degli anni riesce a recuperare molte incisioni di jazz dagli anni dieci agli anni trenta, conservando un vero e proprio archivio sonoro che gli permette di pubblicare qualche anno più tardi una serie di volumi di storia del jazz italiano, e vince nello stesso anno il Premio della Critica Discografica. Nel 1960 è tra gli autori del Dizionario del jazz, in quegli anni conduce più programmi radiofonici, tra cui “rotocalco musicale”, e “jazz concerto”. Nel 1970 è stato autore di “adesso musica”, programma televisivo molto apprezzato.

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Nel 1980 come funzionario di Radio 1 della RAI ha curato molti programmi che hanno riguardato la musica jazz, tra cui “Professione Jazz” originali radiofonici sulla vita dei grandi del jazz tra cui Benny Goodmann, Louis Armstrong, Jelly Roll Morton , trasmissione la cui durata è stata di oltre due anni consecutivi. Adriano Mazzoletti ha fatto parte per trent’anni della direzione della Unione Europea Radiodiffusione, quale vice, e poi presidente del dipartimento jazz e musica leggera. Nel 1982 è stato direttore editoriale della “Grande Enciclopedia del jazz” pubblicata dalla Armando Curcio Editore, ed ha avuto l’opportunità di ristampare negli LP allegati molte esecuzioni introvabili. Ha pubblicato vari volumi monografici sul Jazz, tra cui Eddie Lang- Stringin the Blues, favorendo la riconoscibilità del chitarrista italo-americano Eddie Lang, contribuendo alla nascita del festival Jazz a suo nome Eddie Lang Jazz Festival, ha anche collaborato con la casa editrice EDT di Torino per molte pubblicazioni. A partire dalla fine degli anni ’90 a creato, coadiuvato dalla moglie, la “Riviera Jazz Records” ristampando in digitale molte esecuzioni di grandi artisti degli albori del jazz italiano. Nel 2008 ha pubblicato il volume Lelio Luttazzi – Il giovanotto matto, allegato all’omonimo DVD curato da Pupi Avati e dedicato al noto musicista Lelio Luttazzi.

Un grande esperto, verso il quale devo un infinito riconoscimento, una persona umile, diretta e cordiale, che mi ha concesso di intervistarlo senza nessuna incertezza.

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L’ho incontrato in centro a Roma al Saint Louis. Cordialissimo, mi ha subito chiesto di cosa mi stessi occupando. Il rispetto per una persona di questo calibro mi ha aiutato ad essere conciso e diretto, e lui stesso è rimasto entusiasta del lavoro che stavo preparando. La sua disponibilità mi ha aiutato ad impostare degli argomenti di interesse comune. Avevo già premesso che le interviste sono a mio avviso un contenitore di verità: è attraverso le stesse che si riescono a cogliere quei particolari che possono essere suggerimento per organizzare il Festival in modo coerente. Dopo aver premesso i contenuti del mio lavoro, con disinvoltura e padronanza, Mazzoletti mi ha raccontato delle sue varie esperienze, dalle quali ho potuto ricavare moltissime considerazioni e trarre altrettante conclusioni.

Uno dei punti cardine per Adriano Mazzoletti è trovare una novità , è trovare e cercare un’idea, che possa interessare , entusiasmare il pubblico che riceve l’informazione. Le idee mi suggerisce Mazzoletti devono offrire al pubblico qualcosa per farlo muovere. Per un festival, ad esempio, può essere valida l’idea di un premio, è molto importante decidere la location all’aperto o al chiuso, e di conseguenza studiare il periodo più favorevole in cui l’utenza può essere più libera e più disponibile, e per questo diventa anche più ricettiva.

Il Jazz ha come peculiarità più periodi storici, ai quali viene associato un certo tipo di stile. Come scegliere a quale stile del jazz può essere interessato il pubblico? Ci sono scelte che pregiudicano il lavoro di chi organizza? Per Mazzoletti una ipotesi che può facilitare di capire quali le preferenze del pubblico è quella di offrire tre opportunità, e propone di montare tre palchi su ognuno dei quali verranno svolti concerti per differenti stili, offrendo un’offerta variegata in cui i gruppi o le orchestre si avvicendano. Una miscela di ensemble di jazz classico, jazz moderno o blues non possono non essere ascoltate con piacere.

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Facendo riferimento alla sua esperienza , quanti giorni può o deve durare un festival? La risposta è breve e concisa: dai 3 ai 5 giorni, ai concerti vanno collegati interventi di dibattiti con la partecipazione del pubblico e dei critici, ma anche proiezioni di corti o cinema in tema; a fronte di una multi offerta completa di mostre, stand di fotografia, quadri, dischi, e libri, il festival interesserà una platea maggiore, rendendo con ciò un vantaggio per chi organizza.

Il Maestro prende spunto per raccontare sul festival Jazz di Pompei, mi racconta che portare professionalità e idee facilita molto chi organizza; poi aggiunge, io ho organizzato Pompei Jazz in un teatro romano, e non sapevo più dove mettere la gente. In quella occasione il teatro romano è stato richiamo anche di turismo culturale, oltre che creativo. Avere sempre delle idee e delle novità aiuta moltissimo, per poter stimolare la curiosità delle persone.

Adriano Mazzoletti mentre conversa mi conduce a questo concetto importante: esistono a mio avviso due tipi di direttori artistici: Il manager esperto del settore jazz; persone con idee fantastiche.

Tenete sempre a mente, quando organizzate, dice Mazzoletti che il jazz italiano oggi è il primo nel mondo poiché i musicisti italiani si sono dimostrati di grandi capacità, abbiamo dei nomi importanti che sanno suonare il jazz. Mazzoletti ribadisce che è molto importante la location, e che deve essere adatta alla musica che si va a proporre. Il budget può provenire da sponsorizzazioni, dallo Stato, ma anche da case discografiche interessate.

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L’Hot club di Perugia ad esempio è stato aperto dove il jazz non esisteva, successivamente il mio amico Carlo Pagnotta ha proseguito con la diffusione di questa musica a Perugia ed ha inventato Umbria Jazz, che oggi vive quasi esclusivamente di sponsorizzazioni.

Carlo Pagnotta ha ricevuto il Dottorato in Musica Honoris Causa e, nella cerimonia di consegna della laurea dalle mani di Larry Monroe direttore della Berklee School di Boston ha voluto che io stesso fossi presente, perché queste le sue parole pronunciate nel corso della cerimonia “è con Adriano che abbiamo iniziato il Jazz a Perugia”. Le campagne pubblicitarie sono importanti aggiunge Mazzoletti: devono essere mirate e diffuse nei giusti tempi, determinante è il coinvolgimento di radio e tv locali per la diffusione dei festival. Il Jazz, a mio avviso, deve ritornare ad essere di persone che amano la musica e che vogliono ascoltarla.

Mazzoletti ha anche pubblicato 2 volumi molto interessanti ed un libro fotografico “L’Italia del Jazz”, nel primo volume si racconta il jazz degli anni 20, il secondo è relativo al periodo degli anni ‘60 e nel terzo, che sta per essere ultimando il Jazz fino ai nostri tempi. Poi aggiunge che, la via italiana a questa musica, è una via speciale perché il jazz italiano non ha solo imitato quello americano, ma ci ha aggiunto del suo, ad esempio il grande senso della melodia, è una via che dobbiamo conoscere, percorrere e vivere. A suo giudizio, ma anche a giudizio di grandi musicisti classici del ‘900 come Straninskij, Maurice Ravel, Cloude Debussy, il jazz è la musica più importante del ‘900, come il ‘700 è stato caratterizzato dalla musica sinfonica, e l’800 dall’opera lirica, nel ‘900 ha avuto grandissima importanza la musica jazz.

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Adriano Mazzoletti ha una grande padronanza della materia jazz, si percepisce che lo ha vissuto, ascoltato, suonato e amato, traspare in lui un immenso piacere nel raccontare aneddoti e circostanze di una vita vissuta e dedicata a questa intrigante musica.

Il Jazz questa musica cosÏ emozionante, è spesso raccontata anche online, sul web, e spesso in orari in cui è difficile seguire, ma nonostante tutto rimane coinvolgente, soprattutto quando si raccontano le storie intrise di vissuto e sofferenze dei grandi musicisti.

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3.2 Pietro Iodice: le Masterclass e la batteria jazz

Perché un’intervista a Pietro Iodice? Pietro è considerato un batterista di spicco del panorama jazzistico italiano ed europeo: la sua attività concertistica ha una risonanza internazionale, e la sua preparazione strumentale è accurata e meticolosa. Questa peculiarità lo caratterizza e lo presenta puntualmente ad un pubblico molto attento, sia nei Clubs nazionali che nei Festival europei.

Un musicista è anche un po’ manager di sé stesso, ha risorse da gestire, obiettivi e progetti da realizzare, imprevisti da affrontare. Questa realtà mi ha fatto pensare che intervistare dei musicisti può essere una risorsa preziosa sotto molteplici aspetti.

Quello che ho cercato dalla serie di domande proposte è stato raccogliere opinioni, esperienze, impressioni personali da musicisti che vivono il palco, la performance e le emozioni, in un ottica diversa da quella di chi organizza, e che con il loro prezioso contributo possono cooperare per le iniziative in programmazione. Motivare anche i musicisti, chiedendogli opinioni, è una risorsa che ha effetti positivi sull’evento stesso.

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Dopo aver premesso i contenuti del mio lavoro, con disinvoltura e padronanza, Iodice mi ha raccontato delle sue varie esperienze, dalle quali ho potuto ricavare moltissime considerazioni e trarre altrettante conclusioni.

Chi è il pubblico che partecipa ad un festival?

Il pubblico del festival è un pubblico che viene prevalentemente a sentire gli artisti che si esprimono nell’evento, quindi è un pubblico preparato e motivato, interessato a ciò che viene proposto. Probabilmente è un pubblico che possiede già delle conoscenze musicali e sa riconoscere anche i differenti stili. Il festival acquisisce una rilevanza maggiore quando è specializzato, quando propone artisti emergenti, cose nuove ed inedite e soprattutto quando documenta il pubblico sui temi in programmazione. Fornire materiale che dettagli lo spettacolo fa stabilire un rapporto più solido con il pubblico.

Cosa faresti per migliorare l’ascolto, la diffusione, della musica jazz in Italia, rispetto alla musica pop e leggera che sovrastano il mercato? Il mercato discografico dei giorni d’oggi è un mercato ad alto rischio di impresa, per almeno due motivi: innanzitutto per la difficoltà di incontrare i gusti del pubblico, che cambiano rapidamente, non sono stabili e accertabili; ma anche perché l’utilizzo del web alimenta molto spesso il fenomeno della pirateria online, che va ad incidere a sfavore di chi produce e lavora secondo le regole. L’industria discografica già da tempo ha orientato le proprie scelte commerciali verso un mercato certo, dove il rischio d’impresa è ridotto e gli utili sono sicuri.

Iodice è molto sicuro e deciso di ciò che dice: “Se fosse possibile tornerei indietro, utilizzerei di più e meglio i media, che hanno avuto ed ancora hanno una grande forza comunicativa. Secondo me, le grandi case discografiche degli anni ’80 hanno giocato un ruolo significativo nell’orientare il mercato: “le major”, che hanno trovato terreno fertile nel proporre musica commerciale senza grandi sforzi, hanno proposto al pubblico ciò che lo

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stesso ha sempre chiesto. Per questo il Jazz è stato ed è ancora oggi erroneamente definito musica di nicchia, perché non ha avuto la fortuna commerciale che hanno trovato la musica pop e la musica leggera: per le case discografiche è stato più semplice e vantaggioso proporre ciò che sicuramente avrebbe fornito maggiori profitti.”

Adriano Mazzoletti dice che il Jazz italiano è importantissimo perché i musicisti sono assolutamente all’altezza di questa musica, cosa abbiamo ereditato dal Jazz? Sicuramente il linguaggio, che è stato fuso con le nostre esperienze; l’aspetto melodico della nostra melodia italiana ha fatto poi la differenza. Abbiamo ereditato un linguaggio, ma l’abbiamo unito con il nostro. Questa è la prerogativa della nostra musica: passare attraverso qualsiasi tipo di genere e influenze per farne un’unità stilistica.

Cosa rappresenta per te il tuo strumento? E’ un mezzo per poter esprimere tutte le esperienze personali. Per quanto mi riguarda è un mezzo di espressione, dove unisci tutte le tue esperienze e le convogli in un solo modo di comunicare. L’emozione, la passione ed i ricordi poi fanno il resto: il fattore emotivo infatti è l’elemento portante, è quello che ti spinge a fare quello che fai. Lo stimolo è legato alla spinta emotiva che ti viene da dentro, e che tu attraverso lo strumento provi a trasmettere. In alcuni casi si riesce meglio in quest’impresa, mentre in altri casi vi si riesce in maniera diversa: molto dipende anche dalla capacità recettiva del pubblico che hai davanti e che ti sta seguendo.

Quando suoni che cosa è che ti fa essere felice, cosa ti gratifica? Mi piace costruire qualcosa con gli altri musicisti: questa interazione con gli altri, questo continuo suonare ti porta in una concentrazione notevole e la soddisfazione è vedere il pubblico che partecipa.

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Nella performance si perde o si guadagna qualcosa rispetto alle prove? Davanti ad un pubblico si costruisce e si guadagna sicuramente qualcosa. Dal momento che hai qualcuno davanti, la concentrazione cambia perché è influenzata da molti fattori: questo determina lo spessore della persona.

Che cosa cambieresti nelle organizzazioni che si occupano di diffondere l’arte e in particolare la musica? Cosa vorresti funzionasse meglio? Immagino una direzione artistica più “open”, più competente. La direzione spesso non è legata soltanto alla capacità di promuovere certe persone piuttosto che altre: i meccanismi per cui si propone una gruppo piuttosto che un altro sono sempre legati a logiche di mercato. Non sono logiche naturali, quelle esistenti: sono logiche politiche. Questo pregiudica la musica ed il suo aspetto culturale-territoriale.

Che formazione dovrebbero avere i direttori artistici? Fare fronte ad una direzione artistica non vuol dire dirigere rigidamente applicando solo regole: le persone coinvolte nel processo organizzativo devono aver modo di attingere alla personale creatività e alla propria efficienza, ma devono tenere bene a mente che le prestazioni delle persone con cui lavorano, comprese quelle dei musicisti, ruotano essenzialmente su tre ambiti: abilità, motivazione, contesto organizzativo. L’ importante è chiedersi se le persone prescelte nel gruppo di lavoro sono adatte e motivate. Le competenze che deve possedere un Direttore sono di ordine musicale, relazionale, e di gestione, quindi manageriali.

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Come pensi si possa arrivare a prendere la Direzione Artistica di un festival? In Italia ci sono logiche politiche, non ci sono logiche di capacità: sono in maggioranza tutte logiche di conoscenze ed amicizie, oggi purtroppo è ancora è così. Questo pregiudica la musica? Sicuramente, e pregiudica in modo considerevole l’aspetto territoriale, specialmente quando si utilizzano i soldi pubblici: non si può utilizzare un budget pubblico al 70-80% offrendo moneta agli stranieri e dimenticandosi delle risorse nazionali. I budget pubblici dovrebbero essere centellinati e comunque controllati. In questo paese, secondo me, i soldi pubblici vengono utilizzati male.

A tuo parere la storia della musica è diffusa bene nelle scuole? Non in modo capillare. Ma vorrei aggiungere che, parallelamente alla storia della musica, sarebbe bello oltre che culturalmente utile proporre nelle scuole anche l’ascolto consapevole della musica: risulterebbe più pratico, più divertente, visto che la scuola ha una grande importanza, riveste un gran valore. Attraverso l’ascolto devono essere appresi i brani, le opere e i testi che hanno fatto riconoscere universalmente la musica del popolo italiano nel mondo. In questo modo si allargano gli orizzonti culturali dei giovani e giovanissimi.

A tuo avviso il Jazz ha ereditato dal Blues o il Blues ha ereditato dal Jazz? Il Jazz ha ereditato dal blues, ma poi con le influenze della musica europea, ha avuto le sue trasformazioni: c’è da dire che il Jazz ha fatto un percorso armonico melodico e ritmico velocissimo rispetto alla musica classica.

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Quale paese Europeo ti ha colpito di più dal punto di vista organizzativo nel settore musicale? Prevalentemente la Germania e la Francia, in Italia non c’è capacità manageriale.

Quali sono stati i tuoi punti di riferimento nelle persone e nella musica nella tua carriera? Ho ascoltato moltissimi musicisti e da tutti ho potuto imparare qualcosa. Quelli verso i quali ho avuto un’attenzione particolare sono Elvin Jones e Tony William, due personaggi che hanno fatto parte della mia formazione strumentale, insieme a Jack De Johnette e Peter Erskine.

Come sei diventato un musicista? Sono sempre stato sintonizzato su questo percorso, già da quando mi occupavo di eventi locali. Ero giovanissimo, e sono stato fortunato: avevo capito che non stavo bene in un luogo di lavoro “comune”, e la mia famiglia mi ha sempre permesso di fare le mie scelte. Sono cose che non possono essere codificate, sono spinte interiori che non possono essere controllate e i miei genitori non mi hanno mai ostacolato; in aggiunta mi ha aiutato molto avere anche un fratello musicista.

Quale è il maestro con cui hai studiato la batteria che ricordi con molto piacere? Antonio Golino

Che dici della tua importanza nel panorama jazzistico italiano? So che ho un mio ruolo, una mia posizione, ma sarà la storia che dirà qualcosa.

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Chi sono, secondo te, i grandi del jazz e perché? Sono quelli che hanno segnato il tempo, che hanno segnato un cambiamento, quelli che hanno saputo trasformare le proprie esperienze in uno stile ben preciso: lo stesso suono dell’orchestra è legato alle personalità dei singoli musicisti. Le grandi orchestre quelle di Duke Ellington, Glenn Miller, Count Basie, Benny Goodman, sono riuscite a fare questo.

Che importanza ha l’esecuzione di uno strumentista ed il ruolo che ricopre in un piccola ensemble o in una grande orchestra?

Nel piccolo gruppo c’è più libertà espressiva, il che va a favore dell’aspetto creativo. Nel grande gruppo c’è più disciplina, e l’attenzione che può essere rivolta alla cura del timbro, del colore, del suono e delle dinamiche è fondamentale per tutti i componenti dell’orchestra. Suonare in orchestra è una esperienza pazzesca.

Nei tuoi workshop hai parlato di interpretazione della lettura della partitura. Perché va interpretata una partitura per batteria? La partitura della batteria prevalentemente va interpretata perché è legata molto ad un linguaggio personale: ognuno ha un proprio linguaggio, un proprio modo di interpretare la scrittura, di suonare le figurazioni sul tempo, di usare dei timbri piuttosto che altri, di arrangiare le figurazioni in un modo piuttosto che in un altro. Nessun arrangiatore scrive cosa un batterista deve fare: dà delle indicazioni, degli appuntamenti importanti che devono essere suonati insieme alla band, il resto è responsabilità del batterista. Il batterista è l’elemento che fa cambiare il suono dell’orchestra. Il ritmo ha un’importanza fondamentale.

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Tu suoni sempre con la voglia di trasmettere emozione? Io penso già che quando vado a suonare vado a fare una cosa piacevole: è quella la sensazione che devi riuscire a trasmettere. Sta al pubblico riceverla.

Che importanza ha la geometria dei movimenti quando si suona? Il movimento armonico che bisogna cercare dentro se stessi è quello che ti fa stare naturalmente comodo: devi cercarlo dentro te stesso per poterlo comunicare. La tecnica serve a lavorare comodi, a stare tranquilli e non essere preoccupato mentre suoni.

Che esercizi fai prima di un concerto? Un semplice preriscaldamento, per poter ristabilire un rapporto rapido con lo strumento e le persone, cercando di aumentare il punto di rilassamento fisico e mentale.

Hai suonato con molti musicisti europei? Sei stato sempre a tuo agio? No! Dipende molto dai contesti, dalla musica, dal rapporto con gli altri musicisti, e il pubblico ha la sua notevole importanza, capisci subito se è interessato. La performance è sempre in uno stato mutevole, ma quando sei sul palco non pensi più a niente: devi concentrarti su quello che stai facendo e la concentrazione serve a tanto. Il fattore emotivo è determinante: il rilassamento ad esempio, l’ acustica, e quindi il posto, il suono dello strumento ed il pubblico sono elementi che hanno potere nell’influenzare la performance.

Pietro Iodice ha una grande padronanza del suo strumento e della materia jazz, è un appassionato, si comprende che questa musica la vive, la suona, la ascolta, anche in lui come in Adriano Mazzoletti si delinea un immenso piacere nel raccontare circostanze aneddoti di una vita che sta scorrendo dedicata con immenso piacere a questa musica.

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3.3 Luca Pirozzi: il contrabbasso e la musica d’insieme

Descrizione con alcune note biografiche Luca Pirozzi suona il basso elettrico ed il contrabbasso, la sua attività concertistica è notevole. Pirozzi vanta delle collaborazioni importanti sia con musicisti europei che con artisti italiani, prestando la sua specifica collaborazione in incisioni importanti con: Nicola Piovani, Renzo Arbore , Mina, Gianni Morandi, Patty Pravo, Alex Baroni, Lucio Dalla, Sergio Caputo , Michele Zarrillo, , Germano Mazzocchetti, Tosca, Irene Grandi, Dino e Franco Piana effettuando registrazioni in studio e partecipando a trasmissioni televisive e tournée (oltre 60 interventi discografici).

Ha inoltre collaborato con i seguenti artisti Paul McCandless, Riccardo Fassi, Tankio Band, Riccardo Del Frà, Bruno Tommaso, Eddi Palermo, Javier Girotto, Aires Tango, Alessandro Gwis, Eddie Henderson, Lutte Berg, Nicola Stilo, Flavio Boltro, John Ramsey, Jean Paul Ceccarelli, Dino Piana, Franco Piana,Marco Tiso, Gianni Ferrio,Bob Brookmejer, Maria Schneider, Mike Gibbs, Mike Stern, Bill Holmann, Rick Margitza, Uri Caine, Enrico Rava, David Fiuczynski, Kenny Wheeler, Norma Winstone, Frank Tiberi, Mick Goodrik, Martial Solal, Karl Berger, Kim Thompson, Nguyen Le’, Paolo Damiani, Maurizio Giammarco, Umberto Fiorentino, Roberto Gatto, Horacio Hernandez, Michele Rabbia, Dee Dee Bridgewater, Maria Pia De Vito, Area 2, Massimo Urbani, Antonello Salis, George Garzone, Dick Oates, Tommy Smith, Flavio Boltro, Stefano Di Battista.

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Chi è il pubblico che partecipa ad un festival? Un pubblico eterogeneo, in prevalenza tra i 35 e i 60 anni, quelli che hanno vissuto il jazz grazie alle prime trasmissioni della Rai quando c'era l'orchestra swing. Con la crescita delle scuole di musica di quest'ultimo decennio però anche i ragazzi cominciano pian piano ad affluire, anche se con estrema lentezza;

Cosa faresti per migliorare l’ascolto, la diffusione, della musica jazz in Italia, rispetto alla musica pop e leggera che sovrastano il mercato?

E' un discorso culturale; la musica "non cantata" richiede una soglia di ascolto e di attenzione maggiore, più intensa, rispetto ad una canzone di musica leggera. La televisione e' ancora il mezzo più popolare e purtroppo non ci sono programmi che danno l'opportunità all'ascoltatore di avvicinarsi al jazz. Per fortuna il web e' una porta aperta e chi vuole può ascoltare qualsiasi cosa ma bisogna dare l'opportunità e far ascoltare il jazz anche a chi non "lo cerca". In radio ci sono ottimi programmi ma la strada e' ancora lunga;

Adriano Mazzoletti dice che il Jazz italiano è importantissimo perché i musicisti sono assolutamente all’altezza di questa musica, cosa abbiamo ereditato dal Jazz?

E' vero! Il livello dei musicisti italiani è altissimo. Abbiamo ereditato un patrimonio enorme ed inoltre lo abbiamo "fuso" con il nostro innato senso melodico;

Cosa rappresenta per te il tuo strumento?

È semplicistico dire che è una parte di me ma è veramente così! La musica, in quanto arte, ha come veicolo la comunicazione, il basso e il contrabbasso sono la mia "voce" per comunicare in modo universale;

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Quando suoni che cosa è che ti fa essere felice, cosa ti gratifica?

E' un argomento complesso, entriamo nella sfera emozionale, ed è difficile rendere l'esatta idea con le parole. Molti sono gli input: riuscire ad esprimere tramite il mio strumento e la mia musica esattamente lo stato d'animo che sto vivendo, oppure essere in totale sintonia con gli elementi nel gruppo, o anche avere un dialogo musicale con un solista dandogli sostegno o fraseggiando con lui, o ancora (e forse è la cosa più importante) riuscire a vedere negli occhi del pubblico l'emozione che sono riuscito a fargli arrivare...

Nella performance si perde o si guadagna qualcosa rispetto alle prove? Beh.... In prova si tende ad oliare il processo musicale e solitamente non si "suona" realmente. Dal vivo si guadagna la comunicazione...stai suonando di fronte ad un pubblico, in più stai mettendo veramente alla prova te stesso tarando quanto riesci ad emozionare;

Che cosa cambieresti nelle organizzazioni che si occupano di diffondere l’arte e in particolare la musica? Cosa vorresti funzionasse meglio?

Mi piacerebbe che fossero dedicati più canali informativi, mi piacerebbe che succedesse quello che accade nel nord Europa o in America, dove la musica è materia di studio già nelle scuole medie, con sale prova ed obbligo di dare poi l'esame di stato con uno strumento, al pari con matematica, fisica, chimica... probabilmente i ragazzi avrebbero una valvola di sfogo e di espressione creativa più elevata, e sicuramente verrebbe apprezzata molto di più la musica "suonata" e non creata solo con l'elettronica. Semplicemente vorrei che funzionasse meglio la divulgazione della musica già nei primi anni di vita, con competenza e professionalità..Il resto verrebbe di conseguenza;

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A tuo parere la storia della musica è diffusa bene nelle scuole?

Assolutamente no! Alle scuole primarie non c'è nulla che ti fa innamorare della musica. Io ho un figlio di 8 anni e non ha nessuno stimolo all'ascolto o alla conoscenza storica della musica. Spesso poi si arriva alle scuole medie conoscendo solo il pianoforte, il flauto, il violino e la chitarra.... Ancora oggi se chiedi ai ragazzi cos'è un basso... non lo sanno, credono sia una grande chitarra! E pensare che alla radio, o nelle trasmissioni televisive il basso è dappertutto, ma non lo riconoscono. Come non riconoscono i pezzi della batteria, o da cosa si differenzia enormemente in confronto alle percussioni, senza parlare della differenza tra un sax tenore o soprano;

Quale paese Europeo ti ha colpito di più dal punto di vista organizzativo nel settore musicale?

Note dolenti! Ho suonato parecchio nel nord Europa e c'è un abisso a livello organizzativo. È un discorso sociale e culturale; se c'è la volontà politica ed economica di dare importanza all'arte allora e' facile trovare persone con conoscenze specifiche nel settore;

Quali sono stati i tuoi punti di riferimento nelle persone e nella musica nella tua carriera?

Tantissimi, ma se penso ai miei primi passi... Amante del rock poi del Miles elettrico fino a che Jaco Pastorus e i Wheater Report sono entrati prepotentemente nelle viscere. Da quel momento ho ascoltato tutto... Ho "suonato" sui dischi di Jarrett, Bil Evans, Miles, Monk, Mehldau, Charlie Haden...E' inutile fare un elenco....sono tantissimi.....Diciamo che sono attratto dalla musica e non solo dal musicista. Non amo la tecnica strumentale fine a se stessa. Credo che alla fine i punti di riferimento ben saldi sono chi riesce ad emozionarmi fino alle lacrime o chi mi fa smuovere così tanto da prendere il basso in mano e suonare!

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Come sei diventato un musicista?

Sono nato autodidatta, come molti in casa avevo una chitarra (fratello galeotto..), poi mi sono avvicinato al basso ed ho cominciato a suonare per 10 ore al giorno, casa mia era il punto di ritrovo per i musicisti del quartiere. Non c'erano tante scuole di musica come oggi, ho fatto parecchia strada da solo, ascoltando i dischi (non c'erano ancora i cd) e suonandoci sopra. Ho cominciato ad avere diversi gruppi, alcuni di musica originale, ho cominciato a fare tour, a suonare in Rai, e nel frattempo studiavo tecnica, armonia, con tanta sete di sapere. Il contrabbasso lo suono solo dal 2002. Non c'è mai un punto di arrivo nell'arte, c'è sempre qualcosa da migliorare, da sapere, da imparare. E tenersi in allenamento è vitale;

Chi sono, secondo te, i grandi del jazz e perché?

Domandona! Anche qui non farò un elenco ma solo un nome: Miles Davis ha cambiato veramente la musica, non il jazz ma la musica; che è un concetto ancora più ampio! Ha cambiato ed innovato il concetto di forma, ha inciso dischi registrando "il processo" e non la musica! Ma Miles ha "succhiato" musica da Parker, e cosi via.....Quindi centra anche Back....

Tu suoni sempre con la voglia di trasmettere emozione?

Non esiste altro modo di suonare. Vedere la musica solo come "lavoro" non ha senso: leggere una parte in orchestra come lo farebbe un computer non ha senso. Il solo nome "groove" non può prescindere dall'emozione, e se non c'è groove non c'è musica;

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Hai suonato con molti musicisti europei? Sei stato sempre a tuo agio? Ho avuto la fortuna di collaborare e suonare con moltissimi musicisti di livello mondiale. Beh, a livello umano, dopo il one, two, three, four... è la musica che vince, è il suono. Suonare con un grande musicista è fantastico; è come parlare con qualcuno che ha un vasto vocabolario con mille sfumature di toni e colori, non puoi rispondere con un semplice "uhm"! E... si, sono "attentamente a mio agio" :-).

Conosco il trio Sabatini , Iodice, Pirozzi da molto tempo, e credo sia l’ensamble che possiede il maggior interplay che conosco. Nell’intervista Luca Pirozzi ha confermato ciò che io stesso supponevo,( attraverso le interviste si possono cogliere delle verità che risiedono nella sfera personale di ogni artista). Nell’argomento gratificazione, Pirozzi risponde mettendo in risalto la sfera emozionale del musicista, lo stato d’animo del momento in cui si sta suonando, evidenziando la totale sintonia con gli elementi del gruppo. Avere un dialogo di fraseggio con un componente del gruppo, o anche riuscire a vedere negli occhi del pubblico l'emozione che riesce a fargli arrivare, questo denota una sensibilità tanto artistica quanto umana, quando poi gli chiedo cosa rappresenta per te il tuo strumento egli stesso conferma che è parte di se stesso, e che la musica in quanto arte ha come veicolo la comunicazione, e che il suo strumento rappresenta la sua “voce” per poter comunicare in modo universale. Una formazione veramente unica con un groove notevole ed un interplay originale. Loro tre attraverso il disco Heart & Soul con musiche scritte da Stefano Sabatini hanno saputo esprimere ciò che la musica rappresenta per loro.

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3.4 Stefano Sabatini: Il pianoforte e la musica Jazz

Descrizione con alcune note biografiche Pianista versatile e raffinato e compositore ispirato, Stefano Sabatini inizia a fare le prime esperienze in campo jazzistico formando il gruppo “Kaleidon” e suonando con Tony Scott, Massimo Urbani, e Maurizio Giammarco. Si trasferisce poi a Los Angeles dove frequenta, diplomandosi, un corso di Composizione e Arrangiamento presso la “Dick Grove School of music”: Sempre a Los Angeles incide un disco a suo nome con musicisti californiani dove compare, tra gli altri, Chester Thompson, ( ex dei Weather Report e di Frank Zappa). Dopo 6 anni negli States torna a Roma e successivamente entra a far parte della prima formazione di “Lingomania” ( con Maurizio Giammarco, Flavio Boltro, Furio di Castri e Roberto Gatto ). Il gruppo viene votato “miglior gruppo dell’anno”dalla rivista Musica Jazz e viene premiato a “Radio uno sera jazz”. Fa parte inoltre dei gruppi di Massimo Urbani, Giovanni Tommaso, e Tullio de Piscopo, e suona tra gli altri con Jonnhy Griffin, Lee Konitz, Sal Nistico, Steve Grossman, Gary Bartz, Billie Cobham, Chet Baker ( con cui partecipa alle trasmissioni RAI “ D.O.C.” e “Va Pensiero” ), Rick Margitza, Sonny Fortune, George Garzone, Ronnie Cuber, Alex Sipiagin, e inoltre gli italiani: Stefano Di Battista, Rosario Giuliani, Gianni Basso, Daniele Scannapieco, Dino e Franco Piana, Giovanni Amato, Stefano D’Anna e molti altri. Ha partecipato a numerose manifestazioni nazionali e internazionali (Festival di Parigi, Festival di Norimberga, Umbria Jazz, festival di Verona, festival di Pompei, festival d’Ivrea, Atina Jazz festival, Jazz e image a Villa Celimontana etc…). Ha inciso 7 dischi a suo nome, di cui l’ultimo “Hearth and Soul”, registrato con Luca Pirozzi al contrabbasso e Pietro Iodice alla batteria, e’ uscito ad Aprile per l’etichetta Alfa Music. Nel campo della Musica Pop ha collaborato con Eduardo de Crescenzo, Sergio Caputo, Tony Esposito, Mia Martini, Edoardo Bennato, Fabio Concato, Tullio de Piscopo e Teresa De Sio. Insegna attualmente Pianoforte, Armonia e Improvvisazione nella scuola “Saint Louis Music Center” di Roma.

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Intervista a Stefano Sabatini

Una intervista a Stefano Sabatini, perché lui è considerato un pianista di spicco del panorama jazzistico italiano ed europeo: la sua attività concertistica, unita alla sua preparazione strumentale così accurata, lo caratterizza e lo propone puntualmente ad un pubblico molto attento, sia nei Clubs nazionali che nei Festival europei. La sua recente discografia si arricchisce di un disco unico, che raccoglie otto brani, attraverso i quali è possibile riflettere sul titolo che diviene esclusivo, e che nel contempo rappresenta l’unicità generata dal trio. Anche un musicista è perfino un po’ manager di sé stesso, ha risorse da gestire, obiettivi e progetti da realizzare, imprevisti da affrontare. Questa realtà mi ha fatto pensare che intervistare dei musicisti può essere una risorsa preziosa sotto molteplici aspetti.

Quello che ho cercato dalla serie di domande proposte è stato raccogliere opinioni, esperienze, impressioni personali di un musicista che vive il palco, la performance e le emozioni, in un ottica diversa da quella di chi organizza, e che con il suo prezioso contributo può cooperare per le iniziative in programmazione. Motivare anche i musicisti, chiedendogli opinioni, è una risorsa che ha effetti positivi sull’evento stesso.

E’ presso la sua abitazione in Roma che ho condotto questa intervista Stefano Sabatini mi ha messo subito a mio agio: mi ha fatto accomodare e, introducendo il discorso della mia tesi, che prevede delle interviste, abbiamo cominciato insieme a ricostruire parte della storia della sua musica dagli anni 70 ad oggi. Conosco Stefano Sabatini musicalmente dagli anni 70 e, più che una intervista l’incontro è stato una importante conversazione su argomenti di interesse culturale comuni, inseriti questa volta in un contesto “nuovo”: quello degli anni correnti, quello degli anni delle tecnologie,

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che non potevano essere presenti negli anni 70, anni in cui la musica ha rappresentato per tutti i giovani momenti di “libertà, di unità, e di grandissime emozioni”.

Abbiamo conversato e analizzato più momenti e contesti, che hanno riguardato il pubblico, le nuove generazioni, i nuovi media e le nuove tecnologie, ed il rapporto che c’è tra loro.

Chi è a tuo avviso il pubblico che partecipa ad un festival? Prima il pubblico che partecipava ai festival era un pubblico più vasto e più attento, probabilmente era anche più interessato alla cultura e approfondiva gli argomenti di interesse anche attraverso i media di allora: tv e radio . Oggi c’è più distrazione; poi va anche considerato che la musica jazz è più complessa, ha bisogno di un ascolto più attento e consapevole e i ragazzi di oggi non trovano il tempo da poter dedicare all’ascolto. In Italia c’è una genialità che tanti popoli non hanno: quello che noi abbiamo ereditato dal jazz lo abbiamo saputo fondere con la cultura classica, ma quello che ci distingue è senza dubbio il nostro “umore mediterraneo”.

Che cosa rappresenta per te il tuo strumento? Cosa ti gratifica quando suoni? Il pianoforte è un punto di riferimento da sempre, io adoro scrivere e suonare la mia musica, anche l’organico fa la sua differenza: ad esempio, il trio mi permette di modellare la musica in modo totale, specialmente nella scrittura del mio mondo musicale. La gratificazione rappresenta un’insieme che comprende più elementi, tra i quali distinguo: sicuramente un pianoforte accordato, che possa trasmettermi il suono che cerco; suonare con musicisti preparati; possibilmente suonare la mia musica; avere poi un pubblico attento, entusiasta, partecipe, fa sicuramente migliorare la performance. Sapere e vedere che il pubblico è investito dall’ interplay che si genera tra i musicisti mi trasmette immenso piacere.

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Cosa chiederesti alle organizzazioni che si occupano di diffondere la musica? Che formazione dovrebbero avere i direttori artistici di un festival? Avere più modo di suonare, avere molti più festival in cui proporre la nostra musica jazz, quella italiana, che è straordinaria. Per quanto riguarda la formazione degli addetti ai lavori… Le competenze che deve possedere un direttore sono di ordine musicale, relazionale, e di gestione, quindi manageriali per poter fare delle scelte artistiche e culturali stimolanti ed attente.

A tuo parere la storia della musica è diffusa bene nelle scuole? No! Oltretutto bisognerebbe insegnare a mio avviso uno strumento musicale per poter dare alle nuove generazioni un contributo culturale verso cui lo Stato non mostra interesse.

Quale paese Europeo ti ha colpito di più dal punto di vista organizzativo nel settore musicale? Prevalentemente la Germania e la Francia, nonostante i musicisti italiani siano molto bravi.

Chi sono le tue persone di riferimento nella musica? Come sei diventato musicista? E’ stata molto importante la mia permanenza a Los Angeles, dove ho studiato presso la “Dick Grove School of Music”. Le persone di riferimento nella musica… sicuramente Keith Jarrett. Devo molto ai miei genitori e all’amore che ho per la musica: non avrei saputo collocarmi in nessun altro ambito se non quello musicale. Riconosco di avere un mio stile e di appartenere al panorama del jazz italiano che è importantissimo: è anche per questo che sono felice della mia professione.

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Chi sono a tuo avviso i grandi del jazz e perché? I grandi…..sono quelli che hanno inventato uno stile, un nuovo modo di suonare: J. Coltrane, C. Parker, M. Davis, C. Coria, B. Evans, K. Jarret secondo me sono i più importanti della storia del jazz.

Le esecuzione di uno strumentista hanno più importanza in un’orchestra o in un piccolo ensamble? Nel piccolo gruppo hai maggiore libertà, hai modo di esprimerti per quello che stai suonando, ed hai voglia di trasmettere emozioni. Nell’orchestra hai meno spazi per interventi solistici e maggiore disciplina, maggiore cura delle dinamiche e del colore del suono.

Stefano Sabatini ha partecipato a moltissimi festival jazz italiani ed europei tra cui (Festival di Parigi, Festival di Norimberga, Umbria Jazz, festival di Pompei), ha una grande padronanza del suo strumento e dell’ armonia jazz, è un appassionato, si comprende che questa musica la vive, la suona, la ascolta, si percepisce un immenso piacere nel raccontare circostanze aneddoti di una vita che sta scorrendo dedicata con sconfinato piacere a questa musica.

Un grande musicista, verso il quale devo un grandissimo riconoscimento, una persona semplice, diretta e cordiale, che mi ha concesso di intervistarlo senza nessuna incertezza.

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Conclusioni Gli elementi che si sono delineati attraverso la stesura di questo elaborato appaiono orientati soprattutto in una direzione principale: ho dato la priorità alla parte che riguarda la comunicazione, che ritengo essere uno dei punti cardini per la buona riuscita di qualsiasi evento. Attraverso poi le interviste con Adriano Mazzoletti ed il trio di Stefano Sabatini, ho voluto raccogliere tutti quei contenuti che provengono dalle esperienze dei musicisti che, impegnati nella loro attività, partecipano in modo produttivo agli eventi e che con la loro collaborazione contribuiscono al miglioramento delle programmazioni.

L’organizzazione di un festival è un sistema complesso, non solo perché gli elementi sono tanti, ma anche perché non sono prevedibili, così come l’affluenza del pubblico. Va però ricordato che per poter gestire dinamicamente una struttura, l’organizzazione deve avere modo di valorizzare la coesione tra le persone che collaborano, avendo presente che le prestazioni delle stesse (siano essi collaboratori, artisti o amministrativi) ruotano essenzialmente sui tre ambiti: abilità, motivazione, contesto organizzativo. E’ verso questa direzione che un “organizzatore” deve saper guardare; è in questa direzione che deve saper muoversi. Gli aspetti innovativi che ho introdotto nella ricerca hanno riguardato più ambiti. E’ interessante menzionarli per poterli esaminare ed eventualmente discuterli. La scelta della nuova location ha una duplice funzione; inserire il festival in un’ottica più dinamica, più moderna, dove il contorno degli spazi esterni dedicati agli stand possano offrire un motivo di svago e curiosità, e contemporaneamente far riflettere sulla scelta dell’indirizzo scolastico di studi superiori. Va inoltre ricordato che il target di riferimento studiato comprende due istituti superiori di primo grado ad indirizzo musicale (scuole medie) limitrofe all’istituto sede del festival e potenzialmente studenti del “nuovo istituto poliformativo”.

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Il festival vuole raccogliere infatti dei fondi per dare inizio ad una causa sociale: questo è uno degli aspetti che merita maggiore attenzione nella mia ricerca. Attraverso la raccolta di fondi si potranno acquistare le attrezzature per dotare la nuova “sezione musicale”. Promuovere presso il Ministero della Pubblica Istruzione una nuova sezione di studi, integrare cioè l’istituto superiore esistente e, colmare questa enorme carenza statale. In questo modo si potrà dare origine ad una continuità educativa già da tempo cercata tra i docenti delle scuole medie ad indirizzo musicale, con cui già abbiamo delle collaborazioni. In questo specifico caso l’obiettivo finanziario (la raccolta di fondi) tra sponsor, Istituzioni e FUS è anche l’obiettivo centrale dell’evento, ma non inteso come profitto: è questo uno dei casi in cui la formazione del budget va concepita in una logica di investimento e non di costo. Diffondere la musica e l’arte, per poter fronteggiare la dispersione scolastica; per poter creare un arricchimento formativo; per valorizzare percorsi di educazione e formazione delle nuove generazioni tra scuola ed extrascuola è stato uno degli aspetti che più mi ha coinvolto nella figura di referente per le attività musicale d’istituto.

Già da tempo infatti si provano ad esplorare i confini tra i processi, i sistemi, le regole aziendali e l’improvvisazione, la creatività, le emozioni che sono caratteristiche che ogni manager deve avere per risolvere problematiche lavorative. E soprattutto grazie all’acronimo PLAN (People Local Action Network) che si sta cercando di elaborare questo Festival in maniera semplice, ma con grande effetto comunicativo. Sono stati appositamente inseriti nella programmazione degli ensamble di solidissima intesa che hanno perfezionato la capacità di accompagnarci nella spirituale connessione che deve esserci tra musica e management per raggiungere insieme gli obiettivi stabiliti.

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Bibliografia Erika Leonardi

Azienda in jazz gruppo 24 ore

Cecilia Balestra, Alfonso Malaguti

Organizzare Musica

Michelle Mercer

Il filosofo col sax New Jazz People

Pollillo A.(1997)

Wayne Shorter

Jazz Nuova Edizione aggiornata a cura di Franco Fayenz Cles (Tn)

Mondadori Caprera F.

Jazz 101 La storia del Jazz in 101 dischi 2009

Mondadori

Leboyer Frèdèrick Canto e respirazione energetica musica e meditazione Edizioni Red La Cultura ed il Diamante Culturale” Lucien Malson

Storia del Jazz

Wendy Griswold ERI Edizioni Rai

Fonti internet http:// www. Musica jazz.it http:// www.Wikipedia.org http:// www. Casajazz.it http:// www. Jazzitalia.net http:// www. Icbsa.it http:// www.csc-cinematografia.it http:// www.sienajazz.it http:// www.classicaoggi.it http:// http://www.dispes.units.it/

Riviste: Jazz magazine; Down beat; Jazz man; Modern drummer 73


Ringrazio, per il tempo che ci hanno dedicato nelle giornate intense di emozioni, il Direttore del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma Edda Silvestri, tutti i docenti del Biennio Management, Gisella Belgeri, Cristiano Chiarot, , Michele Dall’Ongaro, Mauro Mariani, Giovanni Oliva, Vincenzo De Vivo, Fabio Maestri, Sandro Cappelletto, Catello De Martino, nonché i docenti delle classi di concorso jazz incontrati per mezzo del protocollo d’intesa stipulato tra il Conservatorio Santa Cecilia di Roma e L’Istituto Tecnico “Michele Amari” di Ciampino nell’ambito del progetto “Percorsi Jazz” ed in particolare Paolo Damiani, prove e concerto con il Conservatorio di Nantes-Francia- Arturo Tallini, Javier Girotto con i rispettivi ensamble.

Infine i ringraziamenti sono estesi ad Adriano Mazzoletti, Pietro Iodice, Stefano Sabatini, Luca Pirozzi, per mezzo dei quali sono riuscito attraverso le interviste a raccontare delle realtà presenti nei festival Jazz Italiani.

Un grazie ancora all’ufficio stampa e le segreterie tutte per la disponibilità e l’efficienza di coordinamento.

 Allegato pianta in scala 1:500 “Area Location scelta per la programmazione del Festival Jazz “

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