Performance 2-2021

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LA VITTORIA DELLA MENTE IN UN POTENTE ACRONIMO:

S.F.E.R.A. L’inconscio, come fondo oscuro, viene a coincidere con il destino ed è allora necessario modificare l’inconscio per modificare il destino. a cura di Paolo Roccuzzo 72

L

avorare sulla mente per lavorare meglio sul corpo: possibile? Parlando di allenamento mentale o mental coaching, si ha spesso l’errata convinzione che si tratti di un mondo a parte in cui solo alcuni addetti ai lavori possono entrare. Si pensa inoltre che l’allenamento mentale sia un aspetto della pratica sportiva secondario rispetto ad altri fattori oppure che si tratti di qualcosa di talmente complesso e astratto da non prendere in considerazione. Di fatto, ai nostri

giorni, a parlarne con entusiasmo sono proprio gli atleti che hanno provato e sperimentato l’efficacia del lavoro mentale su di loro. Nella mia esperienza di formatore e operatore del settore fitness e preparazione atletica mi sono imbattuto in uno dei metodi, a parer mio più efficaci, il metodo SFERA che nasce appunto dal lavoro sul campo con atleti professionisti, tecnici e preparatori atletici operanti in diverse discipline sportive. In particolare tale metodo serve per riunire in un acronimo di facile memorizzazione i cinque punti fondamentali per una buona preparazione mentale, che poi si tradurrà in risultato sul campo. Questi cinque fattori, come vedremo, sintetizzano in modo esaustivo tutto ciò di cui l’atleta ha bisogno per realizzare la sua massima prestazione in pratica. La SFERA è stata ideata raccogliendo l’esperienza di numerosi atleti professionisti adulti ma è poi stata sperimentata, con gli stessi risultati di successo, anche con atleti non professionisti di diverse età, compresi bambini e ragazzi dagli 11 ai 18 anni. Tale metodo di indagine, attraverso alcune domande specifiche riesce ad evidenziare quali sono le aree psicologiche che l’atleta deve potenziare per ottenere una prestazione di eccellenza. Esistono diversi esercizi, anche molto semplici, che vengono insegnati all’atleta in modo che egli, in autonomia, possa lavorare sul rinforzo delle aree mentali in cui risulta essere più debole. Una volta che l’atleta ha imparato il metodo, può analizzare da solo l’andamento dell’allenamento o della gara ed essere così consapevole del suo stato mentale, dei suoi punti di forza e delle sue aree di miglioramento. E’ possibile che qualcuno, magari abituato a passare molte ore sul campo a fare cose “pratiche” possa trovare perlomeno curioso pensare di far sedere gli atleti, dotarli di un foglio e di una matita colorata e chieder loro di completare una sfera rispondendo a domande. Per quella che è la mia esperienza, questo lavoro se proposto nel


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