CARLA ACCARDI MISTERO IN-FORME
vita solitaria e l’insieme che compongono, intrecciandosi e inserendosi nella superficie del quadro, rappresenta con infinite varianti la vita”. Michel Tapié la invita alla rassegna romana presso la Galleria Spazio Individualità d’oggi, con Burri, Capogrossi, Fontana, Klein, e all’edizione parigina della mostra alla Galérie Rive Droite, con Poliakoff, Mathieu, Riopelle, Sam Francis. Dal 1961 reintroduce il colore nelle sue composizioni, aderisce al Gruppo Continuità e allestisce personali a New York e a Londra. Nel ’64 è alla Biennale di Venezia. Lavora con vernici su supporti plastici trasparenti – il sicofoil – e compie un ciclo di opere investigando i rapporti con l’ambiente: ne presenta gli esiti in Tenda e Triplice tenda alla Galleria Editalia di Roma e alla sezione Arte Ambiente alla Biennale del 1976. “Uso il sicofoil – asserisce – come luce, mescolanza, fluidità con l’ambiente intorno: forse per togliere al quadro il suo valore di totem”.
Carla Accardi Nasce a Trapani nel 1924, artista tra le più rappresentative del secondo dopoguerra italiano e pioniera del femminismo insieme a Carla Lonzi. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo e un inizio figurativo (paesaggi di campagna siciliani e ritratti di amici), nel 1947 fonda con Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo (che sposa nel ’49) e Turcato, il Gruppo Forma 1 (“Ci interessa la forma del limone, non il limone”, si legge sulla dichiarazione di intenti). Partecipa con il gruppo a numerose collettive in Italia e all’estero. Esordisce con la prima personale alla Galleria Numero di Firenze, espone poi alla Galleria Age d’Or di Roma nel 1950 e alla Libreria Salto di Milano, sede espositiva del Mac. Lavora in ambito cubista sulla scia di Magnelli, quindi astratto fino al 1952 e dal 1954: la sua pittura è segnica, caratterizzata da bicromie in bianco e nero eseguite a tempera alla caseina, che poi presenta alla Galleria San Marco di Roma nel 1955. “I segni si scambiano questa loro
Realizza Rotoli e opere trasparenti, grandi Lenzuoli con schemi geometrici ripetuti. Esegue installazioni e ritorna con gli anni ’80 alla bidimensione con le sequenze delle Parentesi e dei Capricci. Espone alla Biennale del 1978, alle retrospettive del Gruppo Forma e delle avanguardie degli anni ’50. Tiene personali alla Pinacoteca di Ravenna, al Pac di Milano, a Erice, all’Istituto italiano di cultura a Madrid, alla Galleria civica di Modena, al Museo di Gibellina, al Castello di Rivoli; ha una sala monografica alla Biennale del 1988. Fra le antologiche che la vedono protagonista, quelle al Kunstmuseum di Bonn e al PS1 di New York (2001). È presente nel 2001 alla mostra Novecento alle Scuderie del Quirinale. Nel 1999 viene pubblicato il Catalogo ragionato delle sue opere (Charta, testi di Germano Celant). Tra le ultime mostre, la monografica al Macro di Roma nel 2005, nel 2010 al Museo Bilotti di Roma e alla Fondazione Puglisi Cosentino di Catania (2011), dove viene proposto il pavimento “sonoro” nato in collaborazione con la rockstar Gianna Nannini. Carla Accardi muore il 28 febbraio 2014, i funerali si tennero presso la sala del Carroccio in Campidoglio.
“Per quanto riguarda i diritti di riproduzione l’Istituto si dichiara pienamente disponibile a regolare eventuali spettanze per le immagini di cui non sia stato possibile reperire fonte.”
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Carla Accardi
Dirò subito che comincio con il porre lo spettatore di fronte a una lettura instabile e precaria, dovrà abbandonarsi senza reticenze a una specie di stato ipnotico e sospeso nello stesso tempo, in cui esso potrà sentire lo scorrere della vita stessa, in quel gioco visivo ambiguo e indefinito .
“Un gioco visivo ambiguo e indefinito”
Carla Accardi «errabonda esploratrice di cosmiche armonie nascoste nel segno e nel colore...». Così viene definita l’artista dal suo amico e poeta Valentino Zeichen, che proprio a lei ha dedicato una sua poesia, dal titolo A Carla Accardi. Come il genio equanime di Noè inventò il Naturalismo pittorico e l’Arte Astratta. Ed è ancora il poeta a parlare del loro rapporto: «Il nostro è un incontro stilistico, io ritengo Carla una maestra della forma, sa dare ritmo e forma alle opere, un dato, questo, fondamentale dell’astrazione, nell’opera d’arte astratta; lei ha saputo dare ritmo alla forma e al colore». L’arte di Carla Accardi è sempre tesa verso la ricerca dell’armonia di forme pure esplicata attraverso il colore, il disegno e la plasticità. È questa la filosofia espressiva che sta alla base concettuale dell’opera Mistero in-forme.
Tale lavoro è emblematico della continua ricerca ed esaltazione del segno-colore tipico dell’artista, poiché è lo stesso spazio pittorico, il supporto dell’opera a farsi segno e colore. La Accardi ha isolato in un close-up due dettagli di alcuni dei suoi segni rossi curvilinei e li ha fatto dialogare con il supporto, un cartone sagomato e colorato di viola. Le due forme rosse sono state applicate sul supporto con la tecnica del collage, creando così una composizione bidimensionale estremamente dinamica, che connota lo spazio con il suo ritmo. «Accardi – scrive il critico Achille Bonito Oliva – asseconda la mobile nozione di campo azzerando la profondità spaziale [...]. Il segno si attorciglia, si snoda, si sposta fuori da ogni paralizzante geometria. Ora non esiste il vicino e il lontano, il fondo e il primo piano, ma una compenetrazione simultanea dell’insieme [...]. L’ambi-
guità della visione è data dal ritmo organico dei segni che seguono un movimento imprevedibile e nello stesso tempo costante...». Circa questa sua opera Carla Accardi avverte: «Dirò subito che comincio con il porre lo spettatore di fronte a una lettura instabile e precaria, dovrà abbandonarsi senza reticenze a una specie di stato ipnotico e sospeso nello stesso tempo, in cui esso potrà sentire lo scorrere della vita stessa, in quel gioco visivo ambiguo e indefinito». Della realizzazione dei multipli dell’opera si è occupato lo studio di Romolo e Rosalba Bulla, figli di editori d’arte con una grande tradizione. I due fratelli hanno seguito con cura e attenzione le indicazioni dell’artista. È stata creata la matrice per sagomare il cartone Canson, poi colorato a mano in modo uniforme con la tinta scelta dall’artista. Successivamente sono state preparate le altre forme,
poi colorate anch’esse uniformemente di rosso. Una volta asciugate, le forme rosse sono state applicate al supporto sagomato viola. «Mi è sempre accaduto di pensare alla pittura della Accardi – scrive il critico Fabrizio D’Amico – come a qualcosa che, pur stando ben dentro il tessuto linguistico della nostra arte migliore, sia capace di inondarsi ancora della mediterranea solarità della sua terra siciliana: riprendendone l’antico trasporto verso la grande decorazione, quella che non si contenta di raccontare una storia, ma presume di poter reinventare il mondo in arabeschi, colori, calligrafie infinite».
In questa pagina le tre foto illustrano, alcune fasi della lavorazione dell’opera di Carla Accardi
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Carla Accardi
Dirò subito che comincio con il porre lo spettatore di fronte a una lettura instabile e precaria, dovrà abbandonarsi senza reticenze a una specie di stato ipnotico e sospeso nello stesso tempo, in cui esso potrà sentire lo scorrere della vita stessa, in quel gioco visivo ambiguo e indefinito .
“Un gioco visivo ambiguo e indefinito”
Carla Accardi «errabonda esploratrice di cosmiche armonie nascoste nel segno e nel colore...». Così viene definita l’artista dal suo amico e poeta Valentino Zeichen, che proprio a lei ha dedicato una sua poesia, dal titolo A Carla Accardi. Come il genio equanime di Noè inventò il Naturalismo pittorico e l’Arte Astratta. Ed è ancora il poeta a parlare del loro rapporto: «Il nostro è un incontro stilistico, io ritengo Carla una maestra della forma, sa dare ritmo e forma alle opere, un dato, questo, fondamentale dell’astrazione, nell’opera d’arte astratta; lei ha saputo dare ritmo alla forma e al colore». L’arte di Carla Accardi è sempre tesa verso la ricerca dell’armonia di forme pure esplicata attraverso il colore, il disegno e la plasticità. È questa la filosofia espressiva che sta alla base concettuale dell’opera Mistero in-forme.
Tale lavoro è emblematico della continua ricerca ed esaltazione del segno-colore tipico dell’artista, poiché è lo stesso spazio pittorico, il supporto dell’opera a farsi segno e colore. La Accardi ha isolato in un close-up due dettagli di alcuni dei suoi segni rossi curvilinei e li ha fatto dialogare con il supporto, un cartone sagomato e colorato di viola. Le due forme rosse sono state applicate sul supporto con la tecnica del collage, creando così una composizione bidimensionale estremamente dinamica, che connota lo spazio con il suo ritmo. «Accardi – scrive il critico Achille Bonito Oliva – asseconda la mobile nozione di campo azzerando la profondità spaziale [...]. Il segno si attorciglia, si snoda, si sposta fuori da ogni paralizzante geometria. Ora non esiste il vicino e il lontano, il fondo e il primo piano, ma una compenetrazione simultanea dell’insieme [...]. L’ambi-
guità della visione è data dal ritmo organico dei segni che seguono un movimento imprevedibile e nello stesso tempo costante...». Circa questa sua opera Carla Accardi avverte: «Dirò subito che comincio con il porre lo spettatore di fronte a una lettura instabile e precaria, dovrà abbandonarsi senza reticenze a una specie di stato ipnotico e sospeso nello stesso tempo, in cui esso potrà sentire lo scorrere della vita stessa, in quel gioco visivo ambiguo e indefinito». Della realizzazione dei multipli dell’opera si è occupato lo studio di Romolo e Rosalba Bulla, figli di editori d’arte con una grande tradizione. I due fratelli hanno seguito con cura e attenzione le indicazioni dell’artista. È stata creata la matrice per sagomare il cartone Canson, poi colorato a mano in modo uniforme con la tinta scelta dall’artista. Successivamente sono state preparate le altre forme,
poi colorate anch’esse uniformemente di rosso. Una volta asciugate, le forme rosse sono state applicate al supporto sagomato viola. «Mi è sempre accaduto di pensare alla pittura della Accardi – scrive il critico Fabrizio D’Amico – come a qualcosa che, pur stando ben dentro il tessuto linguistico della nostra arte migliore, sia capace di inondarsi ancora della mediterranea solarità della sua terra siciliana: riprendendone l’antico trasporto verso la grande decorazione, quella che non si contenta di raccontare una storia, ma presume di poter reinventare il mondo in arabeschi, colori, calligrafie infinite».
In questa pagina le tre foto illustrano, alcune fasi della lavorazione dell’opera di Carla Accardi
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Carla Accardi
Dirò subito che comincio con il porre lo spettatore di fronte a una lettura instabile e precaria, dovrà abbandonarsi senza reticenze a una specie di stato ipnotico e sospeso nello stesso tempo, in cui esso potrà sentire lo scorrere della vita stessa, in quel gioco visivo ambiguo e indefinito .
“Un gioco visivo ambiguo e indefinito”
Carla Accardi «errabonda esploratrice di cosmiche armonie nascoste nel segno e nel colore...». Così viene definita l’artista dal suo amico e poeta Valentino Zeichen, che proprio a lei ha dedicato una sua poesia, dal titolo A Carla Accardi. Come il genio equanime di Noè inventò il Naturalismo pittorico e l’Arte Astratta. Ed è ancora il poeta a parlare del loro rapporto: «Il nostro è un incontro stilistico, io ritengo Carla una maestra della forma, sa dare ritmo e forma alle opere, un dato, questo, fondamentale dell’astrazione, nell’opera d’arte astratta; lei ha saputo dare ritmo alla forma e al colore». L’arte di Carla Accardi è sempre tesa verso la ricerca dell’armonia di forme pure esplicata attraverso il colore, il disegno e la plasticità. È questa la filosofia espressiva che sta alla base concettuale dell’opera Mistero in-forme.
Tale lavoro è emblematico della continua ricerca ed esaltazione del segno-colore tipico dell’artista, poiché è lo stesso spazio pittorico, il supporto dell’opera a farsi segno e colore. La Accardi ha isolato in un close-up due dettagli di alcuni dei suoi segni rossi curvilinei e li ha fatto dialogare con il supporto, un cartone sagomato e colorato di viola. Le due forme rosse sono state applicate sul supporto con la tecnica del collage, creando così una composizione bidimensionale estremamente dinamica, che connota lo spazio con il suo ritmo. «Accardi – scrive il critico Achille Bonito Oliva – asseconda la mobile nozione di campo azzerando la profondità spaziale [...]. Il segno si attorciglia, si snoda, si sposta fuori da ogni paralizzante geometria. Ora non esiste il vicino e il lontano, il fondo e il primo piano, ma una compenetrazione simultanea dell’insieme [...]. L’ambi-
guità della visione è data dal ritmo organico dei segni che seguono un movimento imprevedibile e nello stesso tempo costante...». Circa questa sua opera Carla Accardi avverte: «Dirò subito che comincio con il porre lo spettatore di fronte a una lettura instabile e precaria, dovrà abbandonarsi senza reticenze a una specie di stato ipnotico e sospeso nello stesso tempo, in cui esso potrà sentire lo scorrere della vita stessa, in quel gioco visivo ambiguo e indefinito». Della realizzazione dei multipli dell’opera si è occupato lo studio di Romolo e Rosalba Bulla, figli di editori d’arte con una grande tradizione. I due fratelli hanno seguito con cura e attenzione le indicazioni dell’artista. È stata creata la matrice per sagomare il cartone Canson, poi colorato a mano in modo uniforme con la tinta scelta dall’artista. Successivamente sono state preparate le altre forme,
poi colorate anch’esse uniformemente di rosso. Una volta asciugate, le forme rosse sono state applicate al supporto sagomato viola. «Mi è sempre accaduto di pensare alla pittura della Accardi – scrive il critico Fabrizio D’Amico – come a qualcosa che, pur stando ben dentro il tessuto linguistico della nostra arte migliore, sia capace di inondarsi ancora della mediterranea solarità della sua terra siciliana: riprendendone l’antico trasporto verso la grande decorazione, quella che non si contenta di raccontare una storia, ma presume di poter reinventare il mondo in arabeschi, colori, calligrafie infinite».
In questa pagina le tre foto illustrano, alcune fasi della lavorazione dell’opera di Carla Accardi
MISTERO IN-FORME, 2012, formato cm 35x80, spessore mm 6 - Cartone Canson a 2 colori, sagomato e colorato a mano e collage, tiratura 60 esemplari numerati in cifre arabe, X esemplari numerati in cifre Romane, 5 fuori commercio con dicitura H.C.