Tesi 2013

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Il Progetto dell’Immagine

La rappresentazione nel progetto Federica Congiu

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI Corso di Laurea Scienze dell’Architettura A.A. 2012/2013

Federica Congiu Il Progetto dell’immagine

Relatore Nicola di Battista Co-relatori Francesco Zuddas Sabrina Puddu



Federica Congiu Il Progetto dell’immagine

La rappresentazione nel processo progettuale


relatore Nicola di Battista co-relatori Francesco Zuddas Sabrina Puddu


Contenuti

9. Il Progetto dell’Immagine 31. Portfolio progetti



Il Progetto dell’Immagine



Alvaro Siza ha definito il disegno "una forma di comunicazione con l'io e con gli altri" (A.Siza, “Scritti di Architettura”, 1997), riferendosi all’esistenza di due fasi del processo progettuale: una connessa al progetto come documento e storia del formarsi di un'immagine architettonica; ed una seconda legata all'organizzazione di questa immagine nel progetto secondo una serie di notazioni essenzialmente rivolte alla comunicazione del progetto stesso in funzione della sua corretta esecuzione. Queste due fasi non sono temporalmente successive e logicamente causali, ma solo funzionalmente distinte, capaci di interagire e influenzarsi durante tutto il processo di elaborazione del progetto.

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Nelle parole di Siza:

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“Il disegno è un collegamento, tra l'ideazione e la realizzazione, che viene compiuto mediante l'uso di vari strumenti e in scale differenti attraversando tre sfere di applicazione: primo momento: a livello concettuale il disegno costituisce uno strumento di dialogo tra il progettista e le sue idee; secondo momento: a livello comunicativo il disegno diviene uno strumento di confronto tra il progettista e gli altri attori coinvolti nella fase decisionale;

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terzo momento: a livello esecutivo il disegno funge da strumento di definizione di tutti quei dettagli necessari alla comunicazione tra il progettista e gli esecutori. Durante un corso universitario solitamente si ha la possibilità di fare esperienza soltanto all’interno del primo dei tre momenti individuati da Siza, ovvero quello in cui il disegno è usato come strumento di dialogo tra il progettista e le sue idee.

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L’obiettivo di questo testo è quello di riflettere sulla molteplicità di modalità di rappresentazione – di disegni – che vengono messe in atto per attuare tale dialogo. Prendendo spunto da un progetto eseguito durante il triennio di studi – il progetto di riqualifica del mercato di San Benedetto nel centro della città di Cagliari – cercherò di evidenziare la profonda complessità del processo ideativo del progetto di architettura e la necessità di riferirsi continuamente a modalità di rappresentazione differenti all’interno di un processo non lineare ma iterativo, fatto di decisioni e di momenti di verifica. In particolare, mi soffermerò su un momento di verifica specifico che consiste nella necessità di controllare le decisioni progettuali attraverso la creazione di rappresentazioni tridimensionali. Piuttosto che riferirmi alle possibilità offerte dalle tecnologie informatiche e dagli strumenti CAD, l’attenzione si concentrerà qui su un’operazione fortemente selettiva e sintetica che consiste nella realizzazione di un plastico - in scala ridotta ma con dettaglio – di un frammento del progetto e nella successiva rappresentazione fotografica dello spazio così ricreato. Rivedendo il progetto, riconosco di aver affrontato in maniera ciclica tre livelli di studio che si sono manifestati attraverso il ricorso costante alla rappresentazione. Ognuno di questi momenti possiede una funzione e una finalità propria. Inizialmente le analisi hanno acquisito concretezza attraverso dei collage concettuali nei quali tramite un immagine si sono definiti tutti i contenuti che si volevano attribuire al progetto. Per contenuti intendo le soluzioni proposte in merito alle problematiche riscontrate in seguito all'analisi dell'area di progetto da riqualificare. Il piano di lavoro dei collage concettuali non è reale in quanto lo scenario dell'immagine creata è a-spaziale. Lo spazio rappresentato infatti non è vincolato ai parametri della sfera reale ma risulta essere un contenitore di elementi, un immagine contenente un insieme di soluzioni e riflessioni progettuali.

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6 1. Alvaro Siza. Museum For Iberê Camargo Foundation. Schizzo 2. Alvaro Siza. Render, Museum For Iberê Camargo Foundation. Render 3. Alvaro Siza. Dettaglio Costruttivo, Museum For Iberê Camargo Foundation 4. Progetto di riqualificazione del Mercato di San Benedetto, Cagliari. Collage concettuale 5. Progetto di riqualificazione del Mercato di San Benedetto, Cagliari. Studi preparatori 6. Progetto di riqualificazione del Mercato di San Benedetto, Cagliari. Schizzo “concettuale”


7. Mercato San Benedetto. In primo piano bancarelle di oggettistica, di fianco vendita frutta e verdura. (Foto di Emanuela Piras) 8. Mercato San Benedetto, parcheggi. (Foto di Emanuela Piras) 9. Planimetria stato attuale 10. Planimetria di progetto 12. Sezione trasversale. 13. Piante del piano ipogeo e del soppalco.

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Il quartiere di San Benedetto ha subito dagli anni sessanta in poi un fenomeno di inurbamento che ha visto il mercato, costruito negli anni cinquanta, localizzarsi al centro di un forte addensamento edilizio. Le problematiche riscontrate riguardano non solo un calo delle vendite, e quindi una forte lacuna all'interno del sistema economico amministrativo, ma anche un organizzazione funzionale e spaziale del mercato stesso che fatica ad adempiere ai bisogni attuali. Mancanza di parcheggi e luoghi di sosta o di condivisione, scarsa definizione degli spazi esterni (l’esterno del mercato non è ne un parcheggio, ne una piazza, ne un luogo di vendita). Abbiamo quindi deciso di demolire il mercato proponendo di decentrarlo nell’attuale quartiere di Sant’Elia e ragionando sulle esigenze del quartiere abbiamo immaginato un grande spazio in cui tutte le fasce d’età potessero rapportarsi. Uno spazio in cui potersi fermare o anche da attraversare, una piazza ma anche un connettore urbano.

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Ragionando sul bisogno insito nell’uomo di esprimersi ed emergere abbiamo quindi pensato alla figura metaforica della balena che per prendere ossigeno emerge vivendo però in spazi non visibili dall’occhio. La personificazione di questo ragionamento è stata attuata immaginando un grande cosmo sotterraneo nel quale potessero avvenire flussi di qualsiasi tipo finalizzati a far esprimere e confrontare le persone. Per noi il mercatro doveva essere ripensato come un’ arena di dialogo. Abbiamo progettato un grande spazio avente come punto focale una grande rampa elicoidale che permettesse il passaggio dalla superficie all’ipogeo. Inoltre si è pensato a un gioco di volumi estrusi dal di sotto che come grandi gabbie di vetro emergono portando non solo aria e luce nel piano sottostante ma ponendosi anche come richiamo e come segnale di un qualcosa che sta avvenendo al di sotto.


Un qualcosa di contrapposto all’apparente calma superficiale della piazza. L’ipogeo è stato quindi settorializzato e funzionalizzato in ambienti ampi e luminosi aperti liberamente ai potenziali fruitori. Il collage è stato il primo tipo di rappresentazione che ci ha permesso di riportare sullo spazio bidimensionale del foglio alcune intenzioni progettuali. La riflessione si è poi evoluta mediante dei disegni ortogonali quali prospetti, piante e sezioni. Questi sono disegni strettamente connessi fra loro che hanno attribuito al progetto un livello di dettaglio sempre maggiore nel quale è stato possibile studiare l'ipotetica presenza dell'uomo nello spazio e i suoi movimenti in esso nonché le relazioni tra i vari ambienti. La rappresentazione ortogonale ha permesso quindi di stabilire gerarchie spaziali e dimensionali. Il prospetto è un involucro dell'oggetto architettonico e cela dietro di se realtà dinamiche nelle quali l'uomo agisce e interagisce. Mediante il prospetto si può rappresentare un punto di vista che mai verrà percepito ma che consente al progettista di scandire lo spazio con geometrie o moduli. L'unico prospetto che può essere disegnato nel progetto per il mercato è quello del volume collocato nel fondo della piazza. La scelta dei materiali è stata influenzata dalla volontà di dare al volume un aspetto più leggero affinché non entrasse in contrasto, dal punto di vista percettivo, con i palazzi circostanti. Abbiamo scelto per questa ragione un rivestimento in u-glass che conferisse meno sostanza all'involucro. La sezione e la pianta mostrano le successioni spaziali, l'articolazione degli ambienti e la distribuzione degli elementi divisori e di condivisione. Questi disegni ci permettono tecnicamente di conoscere non solo le quote altimetriche, ma anche le dimensioni degli spazi e di tutte le componenti progettuali quali muri, finestre, porte etc. (aspetti che hanno dunque un carattere fondamentalmente quantitativo).

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Una volta definiti i disegni tecnici ortogonali è subentrato il bisogno di verificare lo spazio mediante una simulazione della possibile manifestazione del progetto. Abbiamo quindi ragionato su quale potesse essere il fulcro progettuale, ovvero il punto di vista in grado di mostrare l'essenza dello spazio da noi progettato, capace di esprimere non solo l'articolazione spaziale, ma l'atmosfera che volevamo ricreare in quegli ambienti. Analizzando le piante abbiamo individuato questa componente incisiva nel grande foyer semiaperto ed abbiamo selezionato un punto in cui collocare un ipotetico osservatore. In seguito abbiamo costruito in scala 1:200 un plastico destinato unicamente ad essere fotografato affinchè si potesse rappresentare il punto di vista scelto. Specifico l'unicità della sua funzione in quanto il modello si è posto come un apparato scenografico curato nel dettaglio solo nei punti destinati ad essere impressi nella fotografia. Il plastico può essere infatti usato e costruito in molteplici modi a seconda delle necessità che si hanno. Ciò che viene riprodotto è strettamente legato a ciò che vogliamo comunicare. Si può infatti riprodurre un dettagliato sistema tridimensionale, nel quale si palesano tutti gli elementi formali , o può essere un plastico dei volumi inseriti all'interno del contesto di progetto nel quale verranno riprodotte le eventuali curve di livello e i volumi circostanti a quelli progettuali. Nel nostro caso, una volta realizzati i plastici in scala minore, abbiamo avuto il bisogno di approfondire uno specifico scenario che, come detto in precedenza, aveva lo scopo di mostrare l'articolazione spaziale e l'atmosfera. Abbiamo creato da zero una scena prospettica scegliendo accuratamente i materiali che, oltre a dover simulare la realtà, dovevano anche ricreare la stessa profondità prospettica. Le vetrate dei grandi laboratori sono state costruite utilizzando un foglio sottile di plexiglas, che è stato accuratamente inciso per emulare gli infissi presenti nelle reali vetrate.

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plexiglass

sagome cartone

supporto cartonlegno

poliplat

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15. Studio della costruzione del plastico e del punto di vista 16. Altra tipologia di plastico. Inquadramento territoriale progetto di riqualifica dell’area di Is Arenas. Progetto 2009 17. Altra tipologia di plastico. Palstico di studio degli elementi strutturali di una tensostruttura. Progetto 2012

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20. Dettaglio fotografato del plastico, rampa elicoidale. 21. Dettaglio fotografato del plastico, corti vetrate e alberi. 22. Dettaglio della pavimentazione e della rampa con al centro un ramo che emula un albero. 23. Dettaglio vetrate costruite mediante il Plaxiglass inciso.

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La pavimentazione è stata ricreata incidendo con tratti paralleli il pannello di supporto e creando quindi visivamente delle linee convergenti prospetticamente in un unico punto sul fondo della scena. Infine abbiamo costruito con il poliplat la grande rampa elicoidale, ricreando, con delle foglie di thè scuro, le aree verdi presenti nelle corti aperte e al centro della scala. Queste operazioni ci hanno permesso di costruire uno scenario visivo, un punto di vista quindi, e di renderlo paradossalmente obbiettivo. Questo tipo di processo di studio e costruzione dello spazio è stato svolto dal fotografo francese Thomas Demand, a cui abbiamo fatto riferimento, che, mediante delle vere e proprie sculture cartacee ha ricreato ambienti reali a grandezza naturale compiendo un operazione mimetica mirata alla verosimiglianza. Demand opera ad una manipolazione della realtà tramite la simulazione. Siamo di fronte così ad una sorta di obbiettivazione della soggettività, ovvero alla riproduzione di una proiezione mentale dello spazio mediante tecniche che utilizzano parametri matematici di misurazione. E’ quello chen Erwin Panofky, storico dell'arte tedesco, ha messo in evidenza nella sua trattazione sulla rappresentazione prospettica dello spazio (E. Panowsky, "La Prospettiva come Forma Simbolica", 1960). Per Panowsky, la rappresetnazione prospettica porta alla razionalizzazione dell'impressione soggettiva visiva attuando un passaggio dallo stato psicofisiologico allo spazio matematico: "Essa riduce i fenomeni artistici a regole matematicamente esatte, ma d’altro canto le fa dipendere dall’uomo, anzi dall’individuo, in quanto queste regole si riferiscono alle condizioni psicofisiche dell’impressione visiva e in quanto il modo in cui agiscono viene determinato dalla posizione, che può liberamente essere scelta."


28,29,30. Thomas Demand. Ricostruzione di scenari reali in cartone in scala 1:1. 25,26,27. Thomas Demand racconta l’architettura di John Lautner mediante la fotografia del dettaglio dei suoi plastici. 24a. Foto del plastico. Thomas Demand. 24b. Plastico Thomas Demand dall’ “esterno”.

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La possibilità di simulare la percezione visiva permette quindi di verificare il progetto ed i principi o i caratteri architettonici che ad esso il progettista vuole attribuire. Si tratta di un tipo di verifica che è ritrovabile all’interno di un’esperienza di collaborazione che ha visto un architetto e un fotografo evolvere mutualmente la comprensione delle proprie discipline. Mi riferisco alla collaborazione tra Aldo Rossi e Luigi Ghirri, iniziata nel 1983.

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Va subito osservato che, rispetto a quanto detto finora sull’uso dell’immagine tridimensionale e della fotografia come possibile strumento di verifica, nel caso di Ghirri e Rossi siamo davanti ad una verifica del progetto che avviene in una fase diversa del processo progettuale. Le foto che Ghirri fa delle opere di Rossi rappresentano infatti delle opere architettoniche compiute, piuttosto che delle riduzioni in scala minore all’interno di un plastico come nel caso del progetto per il mercato. Tuttavia ho riscontrato delle affinità in quanto nel fotografare il plastico non abbiamo solo attuato una ricerca puramente compositiva dello spazio ma abbiamo avviato una riflessione sulla percezione dello stesso, e quindi sul rapporto che viene a crearsi tra gli ambienti e la luce naturale, con le ombre che mettono in risalto le piccole sporgenze, o la spazialità che la semplice pavimentazione può suggerire mediante i tratti paralleli convergenti nel fondo della scena. La fotografia permette all’occhio di analizzare il contesto, di scegliere un punto e di riprodurlo fedelmente su un piano. Ghirri ricevette nel 1983 l'incarico, da parte di Vittorio Savi, di fotografare l'architettura rossiana per un saggio critico destinato alla rivista Lotus International. In "Cose che sono solo se stesse" ,curato da Paolo Costantini, viene messo a confronto il punto di vista di entrambe le personalità ed emerge che entrambi ebbero modo con il tempo di comprendere e trarre spunto riflessivo dal lavoro dell'altro. Nelle sue foto Ghirri prova a rileggere provocatoriamente l'aspetto visibile dell’odierno ambiente artificiale, al quale la sua fotografia pare capace di dare un inedito valore privo di pregiudizi estetici, ed afferma che il proprio lavoro nasce dalla “necessità e dal desiderio di interpretare e tradurre il segno e il senso di questa somma di geroglifici” che è il nostro mondo. “Il mio impegno è vedere con chiarezza”:

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31\32. Foto di Luigi Ghirri del Cimitero di Modena di Aldo Rossi 33. Acquarello Aldo Rossi 33\34\35. Rapporto fra i tre momenti. Sfera concettuale, disegno prospettico geometrico, rappresentazione dello spazio per validarne i principi e i caratteri architettonici.

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parafrasando, Ghirri è interessato a tradurre e interpretare le infinite possibili immagini del reale. Ciò significa confrontarsi non solo con una realtà facilmente identificabile, ma anche con il pensiero, la memoria, l’immaginazione, il contenuto fantastico o alienato. (Paolo Costantini) Le prime fotografie sono dell’aprile 1983 e riguardano il Cimitero di San Cataldo progettato da Rossi nel 1971 a Modena. Le foto sono state pubblicate nella rivista Lotus International con il titolo “Il cubo e il portico”. Qiesto progetto fotografico è un saggio interpretativo, con il quale Ghirri affronta una lettura critica, interamente incentrato sul montaggio delle piccole fotografie scattate muovendosi intorno e dentro il corpo del cimitero di Modena. E’ stato osservato come le foto di Ghirri abbiano costituito un' innovazione sostanziale nel modo di pensare e di usare l’immagine fotografica entro una rivista di architettura, che le affidava nuove e diverse responsabilità, aprendo la strada a nuove esperienze nel panorama culturale italiano. La novità fu nella differente maniera di considerare il rapporto tra fotografia e architettura , fino a quel momento solitamente compreso come una relazione in cui la prima era chiamata a fornire delle buone immagini, piuttosto che interpretazioni critiche della complessità del luogo (e dell’oggetto). Con il lavoro di Ghirri non si introducono solo delle nuove inquadrature e dei nuovi movimenti, nello spazio, ma piuttosto un nuovo pensiero, una “fotografia pensata” (per parafrasare un’autobiografica espressione di Rossi) che per Ghirri mette apertamente in crisi lo stereotipo della fotografia di architettura. Il fotografo, nell’ approcciarsi con la fotografia al cimitero di Rossi, intraprende una riflessione nella quale fa emergere la sua iniziale riluttanza nei confronti della "fotografia d’architettura”, in quanto vi leggeva una semplificazione o un tentativo di creare una iconografia dell’opera architettonica, un atto di autenticazione che sembra consegnare l’architettura al regno di una ripetizione indifferente, incapace di inventare altre soluzioni.


Ghirri ha infatti affermato: "C’è un percorso che comincia con il disegno progettuale, attraversa le fasi che ben conosciamo e si risolve nella costruzione dell’edificio. Il manufatto alla fine, viene autentificato dalla fotografia. Alla fine di questo percorso, abbiamo una specie di stereotipo dell’immagine architettonica, molto simile ad uno ”still-life” ma eseguito nel mondo esterno. Anche se spesso queste “nature morte” sembrano imbrigliare e catturare lo sguardo per la singolare e vertiginosa precisione, mi ricordano però anche un pò la fotografia di un plastico dell’edificio più che l’architettura realizzata: cieli quasi sempre limpidi ed immobili, la macchina in asse e in bolla, il decentrabile a basculaggio, per evitare distorsioni, la messa a fuoco più precisa per ottenere il massimo di nitidezza, sono il rituale necessario anche se affascinante, per consegnare l’architettura all’archiviazione museale." Il lavoro di Ghirri ha l'obiettivo di interpretare l'architettura, mediante una codificazione dei principi e dei caratteri architettonici, che diventano parte di un linguaggio. Ghirri immortala il suo punto di vista e la sua percezione dell'oggetto in un'immagine, non pretendendo che quella stessa foto rappresenti "l'architettura" (fotografata) ma bensì l'"architettura" che lui percepisce. Quell'architettura soggetta alla luce che genera ombre, le cui lesene vengono messe in rilievo dal sole a quarantacinque gradi o quell'architettura modulare nella quale l'involucro non è altro che un gioco di pieni e vuoti che permettono all'edificio di essere illuminato durante il giorno e protetto dai fenomeni atmosferici. Ghirri compie un percorso analitico capace di dare apporto, come lo stesso Rossi disse, all'architettura e al mestiere dell'architetto. Costruendo il plastico del progetto di riqualifica del mercato; studiando la costruzione di questo come essa stessa un progetto nel progetto che richiede di definire dimensioni, vantaggi e ipotesi strutturali; facendo tutto questo con l’obiettivo prefissato di rappresentare un punto di vista altamente selettivo con un’unica inquadratura fotografica, abbiamo in qualche modo riprodotto una relazione tra fotografia e progetto simile a quella descritta dalla collaborazione tra Rossi e Ghirri.

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Bibliografia Edvin Panofsky, La prospettiva come forma simbolica, Feltrinelli, 1999 (Prima Ed. Italiana 1961). Thomas Demand, Model Studies, Ivory Press, 2012. Peter Zumthor, Atmosfere, Electa, 2007. Paolo Costantini, Aldo Rossi e Luigi Ghirri: Things which are only Themselves, Electa, 1996. Antonio Angelillo (a cura di), Alvaro Siza. Scritti d’architettura, Skira, 1996. Vittorio Savi, “Il Cubo e il Portico”Lotus International, 38. 1987.


Portfolio dei progetti 2009/2012


Progetto per l’area di Is Arenas, 2009/2010 Docenti: Sabrina DessÏ, Antonello Sanna


Premesse


L’area di progetto si trova a Is Arenas, striscia di terra tra lo stagno di Molentargius e le saline di Quartu. Si tratta di un’area ricadente nel Comune di Cagliari, accessibile attraverso lo storico collegamento tra le citta’ di Cagliari e Quartu e compresa nel “parco di Molentargius”. L’area e’ interessata da un generale dissesto morfologico per un prolungato uso come discarica e abbandono delle attivita‘ agricole tradizionali, soprattutto vigneti e mandorleti. Inoltre e’ da sempre luogo di abusi edilizi, si conta circa 400 case abusive, la cui sorte all’interno del parco non e’ mai stata chiarita, anche per l’impossibilita’ di applicare le leggi sulla sanatoria se non per decisione politica (la presenza del vincolo paesistico del parco, rende impossibile l’attivazione della legge). Eppure il valore dell’area e’ altissimo, sia per il contesto ambientale e paesaggistico che lo rende uno degli habitat naturalistici urbani più importanti di Europa, sia per la presenza di un sistema delle acque che lo mette in veloce comunicazione con molte parti dell’area vasta di Cagliari. Infatti il canale di Terramaini (e canale di San Bartolomeo), consente la navigazione “leggera” dall’omonimo parco tra Monserrato e Cagliari e il lungomare sul Golfo di Cagliari (sino al silos del sale). L’area e’ caratterizzata dalle tracce lasciate dalle frequentazioni dell’uomo sin da epoche pre-fenicie. Le condizioni favorevoli sia della costa che del clima, provocando la deposizione spontanea del sale, hanno da sempre offerto la possibilita’ di raccolta di questo importante elemento, attivita’ sviluppata in maniera intensiva sino agli anni Ottanta. Tutto il sistema degli stagni, dei canali e dei percorsi, oltre ad una serie di fabbricati connessi, rappresenta una macchina per la produzione del sale a livello territoriale. Il rapporto con il luogo va interpretato alle differenti scale di intervento. La particolare posizione di is arenas, rende quest’area visibile da molti punti della citta’, sia da quelli più elevati, che dalle strade di maggiore flusso, quali l’asse mediano e la strada litorale del Poetto. Allo stesso tempo le aree di progetto si aprono con viste differenti sul parco, sul sistema dei canali, sulla citta’ e verso la costa.

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STATO ATTUALE DEL LUOGO 190 abusi edilizi conclamati, Scarichi delle residenze abusive fuori controllo, Vari cumuli di rifiuti, Attività agricole in abbandono in favore dell’edilizia 40

Viabilità in pessime condizioni

PROPOSTA Pianificazione di un’area residenziale; Dotazione di elementi che permettano lo smaltimento dei rifiuti; Pianificazione di percorsi su più livelli che permettano il traffico veicolare, il traffico pedonale e ciclabile; Rendere il canale naviganile, dotando l’area di punti d’attracco; Dotazione di aree verdi ridisegnate; Dotazione di servizi; Pianificazione di Luoghi di scambio e di incontro.


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canale navigabile

pista ciclabile strada carrabile

pista ciclabile strada carrabile

zona residenziale

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Masterplan


Il progetto di riqualifica si pone come obiettivo quello di mettere in relazione i vari elementi ritenuti fondamentali all’interno dell’intera area di Is Arenas. Si e’ quindi proceduto ricercando un dialogo non solo tra le componenti del luogo ma anche con chi deve convivere con lo stesso.

40,41. Inquadramento territoriale, plastico. 42. Differenziazione suolo e percorsi percorribili 44. Panoramica area progetto 45. Masterplan

Facendo un analisi territoriale a grande scala ho ritenuto di fondamentale importanza ricercare quelle che si potrebbero definire le tracce nascoste dal tempo e dall’azione umana. Come detto l’area e’ caratterizzata da una forte percentuale di edilizia abusiva infiltratasi senza una logica progettuale e senza considerazioni mirate dei conseguenti effetti sul paesaggio. Penso che la valorizzazione del luogo non avvenga esclusivamente dall‘attuazione di operazioni fisiche ma anche dalla partecipazione attiva dell’uomo, che con la sua presenza é in grado di contribuire o meno allo sviluppo dello stesso dandone un carattere identitatario. A questo proposito ho ritenuto fondamentale la valorizzazione dei percorsi pubblici pedonali identificabili non solo come collegamenti territoriali ma anche come luogo di incontro e di scambio. Osservando il disegno emerge il rapporto che viene a crearsi fra il percorso pedonale e quello navigabile. Un rapporto estremamente interessante che mette a confronto le due realta’ principali del Area di Is Arenas: La Terra e l’Acqua. Il progetto prevede infatti non solo la valorizzazione del ricchissimo patrimonio ambientale e paesaggistico (ricca flora e fauna) ma anche la creazione di un dialogo fra lo spazio destinato alle residenze e quello caratterizzato dalla spiaggia del Poetto che, potenzialmente potrebbe essere dotata di servizi e pedane atte a facilitarne l’uso e ad incrementare la qualita’.

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mare

spiaggia attrezzata

fronte mare

strada carrabile

canale navigabile

zona residenziale

parco urbano

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46. Rotazione del sole intorno all’unità abitativa 47. Pianta 49. Sezione prospettica 50. Inquadramento

46 1. Open Space 2. Bagno 3. Stanza singola

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4. Matrimoniale

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5. Corte interna

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50. Rotazione del sole intorno all’unità abitativa 51. Pianta piano terra 52. Pianta primo piano 53. Prospetti 54. Inquadramento

50 6. Open Space 7. Bagno 8. Stanza singola 9. Matrimoniale

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10. Corte Interna 11. Collegamento Verticale

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Housing Sostenibile 2010\2011 Docente: Vittorio Tramontin


Il progetto incentrato sull’Housing Sostenibile prevede un nuovo disegno del lotto destinato ad usi residenziali. Il volume posto nell’asse nord ovest \ sud est prevede diciotto unità abitative progettate secondo i criteri di accessibilità e visibilità. La zona giorno, con esposizione a sud ovest si affaccia su una grande piazza urbana, ed è schermata dai raggi solari grazie a dei giardini verticali privati presenti in ogni unità abitativa, la zona notte è invece orientata a nord est. La copertura è stata invece progettata per ospitare strumenti che sfruttano l’energia termica (pannelli fotovoltaici e solare termico) e che permettano l’indipendenza energetica dell’intero volume residenziale. 52

Caratteri dimensionali e qualitativi Lotto: 80x70 mq Esposizione: N\E (A) S\O(B) Destinazione d’uso: residenziale Descrizione: il lotto è caraterizzato da una lieve pendenza in quanto risulta più basso rispetto al livello stradale. Il lato sud est e il lato nord est sono adiacenti a una strada carrabile (Via Corsica e Via Curie) Diversamente gli altri due lati sono definiti dalla presenza di complessi abitativi.


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Scelta delle componenti tecnologiche

55. Inquadramento territoriale 56. Collegamenti viari 57. Addensamento urbano 58. Spazi verdi pubblici e privati 59,60. Filtraggio del sole d’estate e d’inverno

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45 PANNELLI FOTOVOLTAICI IN SILICIO MONOCRISTALLINO INCLINAZIONE 30° ESPOSIZIONE SUD OVEST Caratteristiche: il modulo fotovoltaico appare esteticamente come una cella rettangolare, affiancata ad altre sotto una lastra di vetro in una cornice di alluminio. Il modulo fotovoltaico è composto da circa 30-70 celle fotovoltaiche singole affiancate, elettricamente unite e fissate attraverso particolari materiali ad una o più lastre di vetro in una cornice in alluminio, al fine di dare al tutto una certa robustezza, maneggiabilità e isolamento dagli agenti atmosferici. Il rendimento globale di un pannello solare in silicio monocristallino è di circa il 13-17%. Aparità di spazio rispetto al modulo solare in silicio amorfo, si hanno dei rendimenti doppi, o quasi tripli, ma comunque il costo per ogni Watt producibile e del monomulticristallino rimane superiore. 16 PANNELLI. SOLARE TERMICO COROSILICATO ESPOSIZIONE SUD OVEST I tubi sottovuoto ottimizzano a pieno le prestazioni dell’impianto solare termico in quanto sfrutta in modo ottimale la quantità totale di radiazione solare prodotta dal collettore ogni giorno. I raggi solari attraversano i tubi ad un angolo perpendicolare alla loro superficie riducendo così le perdite per riflessione. Tutti i collettori solari sottovuoto sono formati da tubi il cui numero può variare in base alla grandezza, ogni tubo sottovuoto è strutturato da due tubi di vetro. Il tubo esterno è composto di vetro borosilicato molto rigido. Il tubo interno presenta i medesimi materiali ma è rivestito da un materiale avente caratteristiche e di assorbimento e minima riflessione di calore.


L’arbusto a foglia caduca perde le foglie d’inverso mentre vantano una folta chioma nella stagione estiva, ciò permette la protezione delle unità abitative dai raggi ultravioletti. In inverno invece, quando la radiazione solare giova al benessere interno, perdono le foglie. Gli alberi a foglia caduca necessitano inoltre di un substrato minimo, condizione importante per il conseguente dimensionamento dei solai.

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Masterplan

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61. Proposta progettuale 62. Pianta tipo, primo piano 63. Pianta tipo, secondo piano 64. Pianta tipo terzo piano

a Vi ie

r Cu

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1. Open Space, zona giorno 2. Bagno (visitabile) 3. Camera matrimoniale 4. Camera doppia

Co

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5. Bagno 6. Verande giardino

Vi a

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6 6

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Scenari dell’abitare. Fotogrammi Film. Il Riflesso della realtà , il Riflesso della finzione.



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1. Pavimento flottante 2. Iso. acustico (fibra poliestere) 3. Caldana con rete elettrosaldata 4. Lamiera grecata 5. Arcareccio IPE 140 6. Trave IPE 360 7. Ancoraggio controsoffitto

8. Iso. termico (lana di roccia) 9. Controdoffitto in cartongesso 10. Piastra HE 30 11. Tramezzo cartongesso 12. Iso acustico (lana di roccia) 13. Lastra lapidea


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14. Magrone 15. Getto cls 16. Caldana 17. Lamiera grecata 18. Profilato U (10x15x10) 19. Blocco cemento cellulare autoclavato 20. Intonaco 21. Zoccolo 22. Profilato angolare 10x10

23. Pozzetto scarico acque bianche 24. Pannelli DAKU sfd. Posato a secco su impermeabilizzante antiradice per stoccaggio acque. 25. Stabifilter. Lastra geotessile (poliestere + poliammide. 1.45 mm) 26. Ghiaia drenante 27. Terreno 28. Muro mattoni forati 29. Parapetto ancorato con bullonatura


Progetto di riqualifica del Quartiere di San Benedetto 2011/2012 Docenti: Nicola di Battista, Francesco Cherchi


premesse


La rifunzionalizzazione del Mercato di San Benedetto ha l’obiettivo di creare un luogo d’incontro e di scambio. Una piazza urbana, un mercato di idee e di confronto. Un vuoto urbano che vuole contrastare il graduale ed opprimente processo di urbanizzazione che il quartiere ha subito dagli anni Sessanta ai giorni nostri. Il mercato è nato negli anni Cinquanta ed è divenuto da subito un punto nodale della città. Con il tempo ha acquisito maggiore importanza. L’analisi effettuata oggi, nella contemporaneità, ha fatto emergere però numerose problematiche con le quali è possibile spiegare perchè secondo noi lo stesso non funziona più. In seguito a soppralluoghi e interviste, non solo ai venditori ma anche agli acquirenti, abbiamo riscontrato che lo spazio ha difficoltà a respirare, sta insomma implodendo in se stesso e nell’inadeguatezza che il tempo gli ha dato. Il progetto pensato sessant’anni fa non tenne infatti in consederazione il forte incremento edilizio che ci sarebbe stato nei decenni a seguire e soprattutto della necessità di posti, di sosta o parcheggio, per le autovetture che sempre più invadono la città. Il mercato è inoltre frequentato soprattutto dalla fascia anziana della popolazione che oltre per l’acquisto si reca nel posto per il piacere della compagnia. Studiando a fondo questo fenomeno abbiamo infatti capito che il mercato risente di gravi perdite economiche in quanto, noto il periodo di crisi economica che stiamo vivendo, un’alta percentuale di cittadini preferisce acquistare un prodotto avente meno qualità ma un prezzo più vantaggioso. In seguito a queste considerazioni ed inseguito quindi all’esigenza di decongestionare questo polo lentamente in rovina abbiamo pensato di delocalizzare il mercato ed unirlo a quello già presente nel Quartiere di Sant’Elia, attualmente considerato quartiere periferico. Sant’Elia gode di una buona fama per il mercato, ma trovandosi in una posizione poco favorevole è caraterizzato da un alta percentuale di delinquenza. Gli ampi spazi presenti permetterebbero quindi una gestione migliore delle autovetture e la presenza di nuovi flussi all’interno del quartiere marginale.

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Ragionando sulle esigenze del quartiere abbiamo immaginato un grande spazio in cui tutte le fasce d’età potessero rapportarsi. Uno spazio in cui potersi fermare o anche da attraversare, una piazza ma anche un connettore urbano. Ragionando sul bisogno insito nell’uomo di esprimersi ed emergere abbiamo quindi pensato alla figura metaforica della balena che per prendere ossigeno emerge vivendo però in spazi non visibili dall’occhio. La personificazione di questo ragionamento stata attuata immaginando un grande cosmo sotterraneo nel quale potessero avvenire flussi di qualsiasi tipo finalizzati al far esprimere e confrontare le persone. Un’ arena di dialogo. Abbiamo quindi progettato un grande spazio avente come punto focale una grande rampa elicoidale che permettesse il passaggio dalla superficie all’ipogeo. Inoltre si è pensato a un gioco di volumi estrusi dal di sotto che come grandi gabbie di vetro emergono portando non solo aria e luce nel piano sottostante ma ponendosi anche come richiamo e come segnale di un qualcosa che sta avvenendo al di sotto. Un qualcosa di contrapposto all’apparente calma superficiale della piazza. L’ipogeo è stato quindi settorializzato e funzionalizzato in ambienti ampi e luminosi aperti liberamente ai potenziali fruitori. E’ stato steso un programma funzionale prevedente funzioni e ambienti finalizzati agli introiti per il mantenimento dell’intero sistema. Quindi servizi di ristorazione ma anche commerciali o di svago, cinema, teatro, locale notturno. Tutti ambienti ch permettono l’uso dello spazio ad ogni ora del giorno. Parallelamente si è pensato alle funzioni già presenti nel quartiere e quelle mancanti ovvero alta densità di impiegati ed uffici e all‘assenza di adeguati luoghi per la sosta pranzo. E’ emerso quindi dal piano ipogeo un volume sul fondo della piazza che si è posto come fondale prospettico della stessa. Tale volume, da noi chiamato la Lanterna per il suo rivestimento, ha acquisito funzione di “incubatore culturale” un luogo quindi capace di essere sede aziendale ma anche filtro tra università e mondo lavorativo. Uffici, studi professionali, ma anche spazi comuni nei piani più bassi finalizzati a crerare un legame tra la superficie e il livello ipogeo.


67\70. Foto del Mercato , Esterno e Interno 70. Stato attuale 71. Proposta progettuale 72\73. Schizzi

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74. Laboratori 75. Corti vetrate 76. Collegamenti verticali 77. Foyer 78. Servizi

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Scuola Estiva Internazionale Architettura, 2012/2013 Docente: Sbriglio Jacques


Premesse


In seguito a un confronto con il gruppo di lavoro ed in seguito alle analisi effettuate si e’ affermato che l’area di Portoscuso \ Portovesme ha potenzialmente una capacita’ di ampliamento molto elevata grazie alla sua posizione strategica e alle risorse territoriali che le appartengono. Oltre ad affacciarsi sul mare ha comunque un forte legame con la terra ferma che porta l’area ad essere un luogo nodale di scambio e di interazione. Vi é inoltre una forte dicotomia tra l’immagine di citta’ balneare opposta a quella di citta’ industriale, realta‘ che porta all’esigenza di creare un filtro tra le due. La prima proposta progettuale analizza l’infrastruttura viaria esistente e fa emergere l’esigenza di maggiori spazi pubblici dotati di servizi. Si sono voluti evidenziare due assi. L’asse Est \ Ovest che marca il territorio con il suo andamento curvilineo prolungandosi dal centro della citta’ fino all’area agricola. Il secondo é in direzione Nord \ Sud e delimita l’area industriale. Un analisi a scala minore, quasi urbana, ci ha portato ad individuare un sistema di assi viari locali che permettono un ragionamento piu’ specifico sul suolo e del relativo uso. Difatti emerge una possibilita’ concreta di creare un legame fra realta’ urbana e industriale. Dopo queste prime riflessioni, basate su scale urbanistiche progressive e flessibili possiamo dividere in nove punti l‘intento progettuale che non si pone lo scopo di delineare con precisione futuri spazi ma ha invece l’obiettivo di immaginare e consigliere una potenziale soluzione.

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1. Ridisegno del fronte mare tra il piccolo porto turistico e la spiaggia. 2. La spiaggia e’ circondata da uno spazio verde nel quale si puo‘ immaginare una sorta di giardino pubblico urbano dotato di piccole strutture turistiche. Lo spazio potrebbe anche essere riservato all’ampliamento del tessuto urbano e all’ipotetico ridisegno di un nuovo fronte per la citta’ sul mare. Vi é anche la possibilita‘ di creare un grande parcheggio “verde” all’estremita’ di questo spazio marginale. 3. Dietro l’attuale centro abitato vi é un grandissimo spazio che puo’ essere destinato all’ampliamento della citta’, con alloggi, edifici pubblici, etc.. 4. L’asse viario N\S che divide la citta’ dalla zona industriale puo’ diventare un grande “boulevard de la mer” che avrebbe esito nel molo di imbarco per i traghetti. 78

5.Abbiamo individuato come punto nodale del progetto la grande area sottostante l’industria. E’ stata infatti individuata come potenziale “grande piazza sul mare” come la piazza a Lisbona o come i grandi vuoti urbani presenti a Venezia. Di questo spazio riteniamo fondamentale la conservazione dell’edificio che ha sviluppo longitudinale che può essere recuperato e rifunzionalizzato ed anche l’antica centrale elettrica che si presta a divenire un museo come ad esempio e’ stato fatto ad Istanbul. 6. Creazione di un nuovo molo che accolga i servizi della zona industriale e dell’ipotetico museo. 7. Rendere l’asse N\S la “colonna vertebrale” dell’intero luogo. Concepito come un “parkway” che delimita la citta’. 8. Creazione di una cantieristica 9. In riferimento al “pieno della Citta’ di LC” impostare una media urbanizzazione affianco a un Grande parco che riscopre la natura che l’area ha perduto.


1. Riqualifica fronte mare e spiaggia 2. Giardino pubblico \ parco 3. Ampliamento tessuto urbano 4. Viale alberato 5. Grande piazza del mare - Nodo Intermodale 6. Parcheggio 7. Parco Industriale

8. Porto Industriale 9. Cantieristica 10. Ri.organizzazione dell’area industriale 11. Area di interesse storico culturale 12. Porto turistico 13. Centro abitato

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90 86. Masterplan del progetto di analisi dell’area nel Sulcis Iglesiente, Portoscuso Portovesme. 87. Plastico

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88. Portoscuso e Portovesme. In rosso l’asse viario principale. 89. Analisi dell’area. 1) Portoscuso, centro abitato. 2) Portovesme SRL 3) Euroallumina 4) Ila 5) Alcoa

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90. Portoscuso 91. Ila 92. Alcoa 93. Euroallumina 94. Portovesme SRL


carbon

alumina

used for production of pure aluminum

50€ Mw/h +14€ transport

bauxite

64€ Mwh

red mud

polluting by product

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vegetation rock layer

combined with gypsum & sewage

alumina

used for production of pure aluminum

red mud

dried & compacted

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red mud

polluting by product

50€ Mw/h +14€ transport

64€ Mwh

bauxite


95. Attuale ciclo produttivo inquinante 96. Futuro ciclo produttivo per un’industria pulita 97/98. Distanze percorribili in macchina 99. Navigazione leggera e mediante imbarcazioni 100. Percorsi percorribili a piedi o in bicicletta

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Buggerru

Iglesias

90min

Portoscuso Portovesme Carloforte

Cagliari

30min

Carbonia 30min

15min

Calasetta

Cagliari 96min

15min

Sant’Antioco

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Buggerru 45min

25min

Portoscuso Portovesme Carloforte

70min 30min

40min

Carbonia

Calasetta S.Antioco

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Iglesias

Cagliari


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Proposta Vecchi binari ferroviari Strade romane

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PORTO TURISTICO DI PORTOSCUSO

Porto per imbarcazioni turistiche e per i pescatori locali; Strutture da adeguare e da implementare CENTRO STORICO PORTOSCUSO\TONNARA

Centro storico del paese; conserva al suo interno l’antica tonnara, parzialmente restaurata e convertita in museo EDIFICI ESISTENTI

Non costituiscono un fronte adeguato; necessita di costituire un nuovo affaccio sul mare, assenza di servizi 86

PRODUZIONE DI ALLUMINIO

L’attuale fabbrica è in via di chiusura, probabile perdita di molti posti di lavoro. Sviluppi futuri incerti EOLICO - ENERGIA PULITA

Presenza di pale eoliche, possibilità di implementazione ed aumento della produzione


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STRADA VEICOLARE

Connessione veicolare secondaria verso il porto turistico

PASSEGGIATA PEDONALE

Opportunità di creare un nesso tra centro storico e porto turistico. AREA INDUSTRIALE \ PORTO

L’area industriale è sempre visibile nello sfondo, torri e ciminiere caratterizzano lo skyline. 88

WATERFRONT

Necessità di riorganizzazione spaziale e funzionale. ISOLA DI SAN PIETRO \ CARLOFORTE

Destinazione turistica raggiungibile da Portovesme


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