Portfolio Federica Rabotti

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via Leguigno Le Coste 12 Casina Reggio Emilia (Italy) +39 345 3118930 federica.rabotti@gmail.com

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INDICE //01 Torri di Guardia dell’Appennino Reggiano. La conoscenza per la valorizzazione dell’apparato difensivo matidico. Progetto per un restauro e riuso: il caso della torre di Gova Tesi di Laurea

//06 Progetto di arredo camera da letto Cocontest_ Bedroom Contest

//02 Casa a Torre Progetto di restauro di casa a torre ad Albinea (RE) Laboratorio di Conservazione e Restauro

//08 Progetto di Centro polifunzionale a Fidenza, “zona San Pietro” Laboratorio di Progettazione III

//03 Bagheria Progetto di una città Laboratorio di Urbanistica //04 Nuovo edificio in Via Digione_Parma Progetto di edificio di nuova costruzione Laboratorio di Costruzione

//07 Progetto di arredo appartamento Cliente privato

//09 Progetto di Campus Universitario a Boretto Po (RE) Laboratorio di Progettazione II //10 Progetto di Area museale zona Ospedale Vecchio Parma Laboratorio di Progettazione I

//05 Progetto di riqualificazione urbana e “area STAR” a Corcagnano (PR) Laboratorio di Progettazione IV

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Torri di Guardia dell’Appennino Reggiano. La conoscenza per la valorizzazione dell’apparato difensivo matidico. Progetto per un restauro e riuso: il caso della torre di Gova. Tesi di laurea Il suggestivo paesaggio dell’Appennino reggiano conserva un eccezionale patrimonio architettonico, che affonda le radici nell’Alto Medioevo. I punti nodali della sua maglia insediativa sono costituiti da borghi, chiese e castelli che, pur alterati dal tempo e dall’ingiuria dell’uomo, conservano ancora l’impronta originale. Ognuna di queste costruzioni costituisce un irriproducibile ed irripetibile documento d’arte, di storia e di cultura tradotto in pietra, che presenta la medesima importanza e dignità, a cui va dedicata la stessa attenzione. Inoltre, appartenendo ad un’antica concezione dell’arte del costruire, può far scoprire aspetti della nostra storia talvolta ignorati. L’unicum è stato, così, il motivo che ha spinto e stimolato nella tesi la voglia di conoscere e analizzare le peculiarità distintive di undici torri di avvistamento dell’Appennino reggiano, ubicate nella zona compresa tra il fiume Enza ed il fiume Secchia. Un patrimonio minore – non per importanza - che si è posto nella storia come elemento fondamentale all’interno di una fitta rete connettiva con i manufatti maggiori, contribuendo alla formazione della storia del luogo. Benché suddette costruzioni si ritrovano per la maggior parte in uno stato di abbandono da secoli, ridotte oramai a scarni ruderi, oppure alterati a seconda delle esigenze dei fruitori del momento, esse mostrano caratteri ben

riconoscibili della propria identità. Tali indizi sono stati analizzati, sia mediante l’osservazione diretta, sia attingendo a fonti e documenti storici, cartografie e manuali, per ottenere una ricostruzione delle fasi e dei metodi di edificazione, delle possibili destinazioni d’uso e dei materiali utilizzati, giungendo così ad un profilo completo di ognuna di queste costruzioni, successivamente riassunto in schedature di immediata leggibilità: solo da una completa conoscenza e coscienza dell’oggetto trattato segue la scelta di un consapevole intervento di conservazione, restauro e riuso. Per questo motivo, la proposta di un loro potenziamento si pone soprattutto come obiettivo la trasmissione al futuro del valore stesso di ciascuna architettura, nonché lo sviluppo culturale della zona. Inoltre, per ricreare nella società una sensibilità ed un interesse collettivo verso l’antico ed ogni struttura ritenuta ormai “morta”, avvalendosi di “simboli guida”, tratti sono stati pensati nuovi percorsi di collegamento tra le torri, per riunire i frammenti di quel puzzle ormai frantumato.

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Esempio di schedatura realizzata per ogni torre, in particolare la torre di Gova Da sinistra, in senso orario: Dati essenziali della torre: ubicazione, note storiche e rilievo geometrico. Rilievo e analisi della tessitura muraria. Rilievo materico e dei degradi, composizione del quadro fessurativo e interventi conservativi, concepiti ad hoc per ciascun manufatto. Sintesi delle caratteristiche.

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Rilievo materico, dei degradi e possibili meccanismi di collasso. Su ogni torre è stato redatta un’analisi completa, per giungere ad un consapevole intervento di conservazione e restauro. Qui si riporta l’esempio della torre di Gova, oggetto, in seguito di un intervento di riuso.

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La torre di Gova si trova nel comune di Villa Minozzo, sulla sommità di un rilievo collinare a circa 800 metri s.l.m. Vi si accede mediante un sentiero sterrato inserito nella boscaglia che si dirama nei pressi della Strada Provinciale 95, la quale costeggia il borgo omonimo. Percorrendo il sentiero sopra citato, si scorgono le mura con struttura a secco del complesso fortilizio. Giunti in sommità si apre lo scenario suggestivo incorniciato da alberi e montagne, della Torre che da protagonista di esso, si erge in tutta la sua magnificenza: questo provoca una sensazione di sorpresa e allo stesso tempo, di timore, quasi un brivido che riporta indietro nel tempo, ad immaginare il simbolo che essa rappresentava.

Ciò che è rimasto della torre di Gova è un edificio tozzo alto circa 11 metri, a pianta di forma quadrangolare di 7,50 x 8,50 metri, , circa 14 x 16 braccia reggiane (un braccio reggiano è pari a 0,53 m) i cui spessori murari si aggirano intorno a 1,50 metri. Sul prospetto Est sono ben riconoscibili l’ingresso originale, sormontato da un concio in pietra spezzato, sul quale è scolpito lo stemma dei Dalli, e quello apocrifo, costituito da una bucatura a livello del terreno in posizione mediana. Dell’interno non è rimasto nulla, a parte le tracce del primo impalcato, si pensa ligneo, anche se i conci disposti in modo arcuato sulla parete interna Nord possono trarre in inganno. Il piano terra è nascosto per una buona parte da un cumulo di terreno depositato; probabilmente era adibito a cisterna, in quanto risultano tracce di uno strato di finitura in cocciopesto lisciato e di una bucatura provvista di mensola, che assume forma cilindrica all’interno della muratura, per lo scolo dell’acqua piovana all’interno della cisterna stessa. Interessante è il ritrovamento di uno spacco nella muratura che si ripresenta intorno a tutta la struttura. In particolare, all’interno di esso sulla parete Ovest, si è ritrovato un resto del cordolo in legno. Dallo studio effettuato sulla proporzione della struttura, come la ripetizione della distanza tra le buche pontaie (ogni foro circa 12 x 20 cm), di circa 1,20 metri, si può presupporre che l’impalcato di accesso potesse essere a circa 6 metri dal piano campagna e, come detto in precedenza, il portale originale a Est, quindi richiamare in qualche modo lo schema delle torri matildiche. Come scritto precedentemente, l’ingresso è situato a Est, disponeva di un piano interrato o seminterrato e altri tre fuori terra. Molto probabilmente suddivisi in: cisterna, magazzino, piano di ingresso, dormitorio e camminamento di ronda. Da queste motivazioni e dagli studi effettuati si può dedurre che della torre ne sia rimasta circa la metà, quindi ne deriva la scelta progettuale qui descritta.

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Oltre ad interventi conservativi volti alla messa in sicurezza e conservazione del manufatto, con inserimento di tiranti, integrazione di porzioni di muratura e pulizia generale, lo spirito dell’intervento è la ricostruzione totale della torre, in chave completamente contemporanea che si discosta completamente dal linguaggio medievale, se non per precise volontà progettuali che ne richiamano le caratteristiche tipologiche. Si è pensato, perciò, ad una struttura completamente indipendente in acciaio Cor-ten, quindi facilmente removibile in futuro, posta all’interno della torre, che riproduce l’altezza originale della costruzione. Questo materiale è stato scelto non solo per la struttura portante, ma anche per pannellature poste all’esterno e all’interno, a filo muro, per conferire un senso di continuità della muratura stessa. Queste ultime sono stati progettati in modo tale da riprodurre la ripetizione del modulo del braccio reggiano; si è sviluppata l’idea di una lamiera di dimensioni 53 x 53 centimetri, di spessore 3 millimetri, traforata con il

motivo del simbolo guida. Essi vengono sostenuti mediante struttura reticolare con profili a sezione circolare fissati ai pannelli e alle travi mediante bullonature su profili cuneiformi posti alle estremità del tubolare. Questa lamiera, all’interno, viene fissata alle estremità alle travi e ai pilastri attraverso fazzoletti saldati. A livello delle passerelle, si aumenta lo spessore per avere funzione di parapetto. La struttura portante è composta da quattro pilastri disposti in modo indipendente e a distanza di 15 cm dal manufatto esistente. La divisione concettuale e funzionale del progetto in cinque livelli rappresenta la volontà di evidenziare quelli che erano gli impalcati originali.

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Inquadramento


Particolari costruttivi

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Vista lato Sud - Ovest

Vista dell’interno

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Vista dell’esterno


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La provincia di Reggio Emilia era, ed è tuttora, percorsa da antichi solchi stradali. Al fine di farli conoscere e renderli visitabili, il progetto “sentiero Matilde” si è occupato di recuperare l’antica direttrice matildica, da Canossa al Passo delle Radici, per riunificare i numerosi Castelli della dinastia attonide. Tuttavia, una buona parte del complesso fortificato, matildico e non, non viene inglobato nel sistema di questo percorso. A fronte di questo limite del progetto e dell’importanza che, invece, si è riconosciuta in questa tesi alle torri analizzate - spesso considerate “inutili” dalle comunità locali - si è concepita l’idea di una loro messa in rete, sia per ricreare le condizioni originali di tali manufatti, sia per rendere possibile e incentivare la visita di questi siti. Tale proposta nasce, infatti, con lo scopo di riportare alla luce oggetti di pregio e rendere tangibile il valore storico che queste torri rappresentano, allontanando dal pensiero comune l’idea di ruderi non meritevoli di alcuna valorizzazione estetica, turistica ed economica. La nuova rete viaria pedonale, partendo da Canossa e districandosi tra i boschi e le radure dell’Appennino, sarà percorribile sia in senso orario, che antiorario. La segnaletica del sentiero sarà composta da simboli di indicazione a freccia e da totem informativi in corten, in cui verrà inserita, anche con linguaggio braille per non vedenti, la planimetria del sistema fortificato, evidenziando la localizzazione della torre, e le relative notizie storiche; entrambi conterranno i simboli guida, attribuiti ad ognuna di esse. Per rendere più coinvolgente la visita, si è ideata, inoltre, una sorta di caccia al tesoro, che consiste nel collezionare tutti i simboli dei complessi fortilizi studiati, per arrivare alla piena coscienza e conoscenza del valore e del rispetto da porgere a tali manufatti. In ultimo, l’intento che ci si prefigge consiste nell’estensione di tale modello a tutto il sistema fortificato dell’Appennino

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Reggiano.


“Osservare il muro che ci sta davanti, per trovare una carta dell’Universo – suggeriva Leonardo. Nella tessitura dei muri, nelle campiture irregolari degli intonaci che si staccano o resistono, leggiamo la storia silenziosa di episodi che sono inestricabilmente legati al destino e all’avventura umana. Confrontando le superfici vediamo che piccoli dettagli trascritti sui muri sono rimasti individualmente a sconfiggere giorni e secoli, mentre il morso del tempo si è accanito e ha vinto contro colossi più grandi e monumenti immensi. L’architettura è da sempre governata da un lavoro di tessitura. I singoli mattoni sono frammenti intessuti gli uni con gli altri, con una geometria di fantasia e di efficacia nell’intreccio e nell’incastro, in cui gli interstizi sono una ragione intima della durata e della qualità nella disposizione ordinata e regolare. Sappiamo ciò che vuol dire toccare la superficie di un muro di mattoni inondato dal sole che faccia recinto a un giardino che cresce al di dentro, rivestendolo di verde e lasciando ampia superficie di rosso, disegnato dal bianco chiaro della calce e delle sabbie lungamente lavate e depositate nello scorrere lento del fiume. Il muro è una storia depositata e resistente, dove i frammenti ritmano le avventure grandi e piccole, e cantano come vasi di argilla che il fuoco ha saputo maturare nel colore e nel suono. Cotto e mattone formano una geometria insuperabile, con una materialità chiara e certa che respira come il corpo dell’uomo, sabbie che stridono in mano per provare lo stato cristallino, impasti che si mescolano e solidificano con sapiente rigore. Questo è l’universo che Gilberto Quarneti cattura con lo sguardo e la sapienza misurata e fertile di materiale che propone al nuovo fare costruttivo con uguale senso e durata di un tempo. Materie da costruire con un’immagine classica che alla fine del nostro millennio futuro perché del lungo periodo hanno la durata, la forza e la bellezza.” Manlio Brusantin , I quaderni di Giacomo Querini da Venezia

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Casa a Torre

Progetto di restauro di casa a torre ad Albinea (RE) Laboratorio di Conservazione e Restauro Con la denominazione generica ”casa a torre” si distingue un insieme di tipologie derivabili dall’architettura fortificata, di cui conservano a lungo alcuni attributi. I “modelli” più antichi, riferibili alle cosiddette “case-forte” sono riferibili ai secoli XII-XIV; essi assolvevano talvolta ad una funzione fiancheggiatrice e di supporto alle rocche vicine. La casa-torre propriamente detta si diffonde particolarmente nel XV-XVI secolo localizzandosi prevalentemente nella fascia collinare, ove diviene spesso il nucleo generatore delle aggregazioni di numerosi agglomerati rurali, nonché l’elemento distintivo del panorama architettonico dei borghi o emergenza isolata nel paesaggio rurale. Questa tipologia edilizia può forse considerarsi una “emanazione” in ambiente rurale delle torri gentilizie che caratterizzavano la fisionomia delle città medioevali. I modelli più antichi hanno in genere un aspetto massiccio, con ampia superficie di pianta quadrata; sono articolati su tre o più livelli con funzioni pluriuso, comprendendo nell’ordine, il deposito viveri e il ricovero per gli animali, la residenza e la colombaia superiore. Le murature sono generalmente in pietra, talvolta con basamento allargato (scarpa). Il paramento murario è in pietra parzialmente squadrata disposta prevalentemente in ricorsi regolari e con

massicce pietre angolari ben rifinite; vi si accedeva tramite un ingresso defensivo sopraelevato che conduce entro ambienti caratterizzati da luci piccole e rade per evitare la dispersione di calore ed assicurare la difesa. In corrispondenza del piano ove si apriva il portale d’ingresso è presente l’ampia cappa del focolare, mentre al piano superiore è situato lo spazio adibito a giaciglio per la notte; il tetto è a quattro falde, coperto in coppi. Nel corso dei secoli le mutate condizioni di vita conseguenti alla maggiore sicurezza e benessere riducono sensibilmente gli elementi derivati dalle esigenze difensive. Tra la metà del secolo XV e la metà del XVI, si assiste infatti ad un grande sviluppo della casa a torre, che in questo periodo assume un aspetto più aggraziato sia nelle proporzioni che nell’apparato decorativo, dando luogo ad un’architettura stilisticamente ricercata nelle soluzioni tipologiche. Si introduce l’uso del laterizio integrato nella restante muratura, sfruttandone sapientemente la contrapposizione cromatica con la pietra. Le cornici di gronda ed i cordoli che delimitano le colombaie sono costituiti dacomposizioni di mattoni disposti a dente di sega, a “T” o con andamento lineare, intercalandosi alle aperture di accesso per i volatili, ai posatoi, ed ai caratteristici rosoni. Nell’alto appennino, a causa della minore disponibilità dell’argilla da laterizio, tutti questi elementi decorativi di

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facciata sono sostituiti spesso da filari sagomati di pietra (case a torre di Collagna). Ai quattro angoli sono talvolta murati dei coppi smaltati a colori vivaci per impedire la risalita dei roditori. Le parti sommitali esterne delle case a torre, ed in particolare il vano della colombaia, erano talvolta intonacate a calce; non infrequentemente venivano anche effettuate decorazioni policrome ad affresco in corrispondenza delle finestrelle di accesso dei colombi od attorno ai fori per i rondoni che si aprono negli interstizi tra i laterizi dei soffittini di gronda. Altri elementi decorativi compaiono anche all’interno dei vani delle case a torre: talvolta infatti, anche l’ambiente del focolare è abbellito da fasce affrescate a parete, soffitti a cassettoni sorrette da mensole lignee intagliate ed altri ornati. Gli affreschi sono spesso nascosti da mani di calce, stese successivamente in occasione di epidemie, riadattamenti funzionali ecc. All’elemento originario della casa a torre si aggregano altri corpi di fabbrica come ampliamento della residenza, ad uso stalla per gli animali e ricoveri diversi per le attività agricole. Nel XVII-XVIII secolo, al fine di aumentare la “funzionalità” della colombaia, si diffonde la copertura ad “altana”, impostata su due falde; le nuove strutture si riducono progressivamente, con prevalente destinazione a “torri colombaie o magazzino per attrezzi e prodotti agricoli”. Le forme più tarde sono talvolta isolate dagli altri edifici o si impostano a torretta con appendice sulla parte superiore dei fabbricati padronali. La casa a torre in oggetto presenta uno degli esemplari di questa tipologia maggiormente conservato. Sono, infatti, riconoscibili ancora oggi i caratteri tipologici tipici di queste costruzioni: partendo dal soffitto del piano primo con decorazioni a pseudo cassettoni, fino ad arrivare

ai coppi smaltati in verde, posizionati agli angoli per evitare la risalita dei roditori. Alla torre, in tempi più recenti, sono stati addossati due edifici, per rispondere alle esigenze della famiglia proprietaria. Era stato richiesto un tema di restauro e riuso che si distaccasse dalla rifunzionalizzazione come residenza, quindi si è pensato alla creazione di un bed & breackfast con annesso ristorante. Si è operato nel pieno rispetto dell’esistente, sia per l’intervento di consolidamento e la divisione funzionale degli ambienti, sia per l’organizzazione degli impianti, pensati all’interno di appositi arredi, che possono essere, in futuro, completamente removibili.

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Rilievo geometrico stato di fatto

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Demolizioni // Ricostruzioni

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Stato di progetto

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//03 Bagheria

Progetto di una città Laboratorio di Urbanistica La richiesta è quella di progetto di una città intera, tenendo conto delle caratteristiche morfologiche del territorio. Bagheria è una città in Sicilia, in provincia di Palermo. Si è pensato al progetto di una città che tiene conto di tutti i riferimenti normativi italiani, al fine di giungere alla realizzazione di una città “perfetta” per vivere.

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Nuovo edificio in Via Digione _Parma Progetto di nuova costruzione Laboratorio di Costruzione Il progetto richiesto è un edificio di nuova costruzione in muratura portante, che potesse ospitare tre appartamenti per tre persone ciascuno, che rispettassero i minimi di superficie per gli ambienti e risolvessero le esigenze di risparmio energetico. Si è pensato ad una struttura in muratura portante con isolamento a cappotto e finitura esterna in gres porcellanato. Gli appartamenti sono serviti da un unico generatore posto nel piano interrato, dove sono disposte le cantine e un posteggio per le biciclette. Lo spazio esterno ospita un’area verde e i posti auto condominiali.

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Progetto di riqualificazione urbana e “area STAR” Corcagnano (PR)

Laboratorio di Progettazione IV La richiesta per questo progetto era la riqualificazione di Corcagnano, un paese situato a pochi chilometri dal capoluogo di provincia Parma, ed è all’incrocio tra due direttrici, la strada provinciale 665, che da Parma si dirige alla zona collinare e montana, e la direttrice VigattoCarignano. Il paese non possiede un vero e proprio “centro” e ospitava la fabbrica Star, ormai in disuso. Il fulcro del progetto è, quindi, ricreare un luogo di aggreagazione e donare alla cittadina qualche zona verde. Si è pensato, quindi, al potenziamento dell’asse viario Vigatto-Carignano attraverso l’inserimento di filari alberati che lo incorniciano, prevedendo zone boschive perpendicolari ad esso, quasi per richiamare l’asse viario che da Parma va alle montagne. Secondariamente, si sono pensate due piazze ai lati opposti di questo asse: una nella zona ex Star, quindi verso Carignano, l’altra verso Vigatto. Il sito Star viene riqualificato modificando l’esistente, eliminando le pareti della fabbrica per creare un porticato per ospitare le persone anche in caso di pioggia, e realizzando due nuovi edifici: il primo, di forma cubica presenta bucature che richiamano le aperture degli antichi caseifici della zona; il secondo, è formato da due torri, una cilindrica e una a base quadrata, che richiamano le ciminiere in laterizio dell’architettura industriale,

collegate da passerelle.

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Progetto di arredo camera da letto Cocontest_ Bedroom Contest La richiesta del cliente era la seguente: 2 armadi separati (circa 1,50 di larghezza); 2 letti (uno di essi può essere anche un letto a castello con una scrivania sotto); 2 scrivanie (uno dei quali deve essere di almeno 70x150cm, l’altro potrebbe essere 90x45cm. Per la proposta numero 1 si è deciso di lavorare esclusivamente con mobili IKEA. Nella parete di sinistra, si sono sistemati due letti a soppalco bianchi, della serie Ikea Tromso, in acciaio verniciato a polvere, 97x208 cm, con la scrivania al piano inferiore. Al di sopra dei letti si sono posti scaffali fissi, per avere una superficie di appoggio, anche quando si è sdraiati. Sulla parete di fronte alla precedente, si sono posti armadi Ikea Pax, 150x66x201 cm, con porte scorrevoli per avere più spazio possibile. Tra di loro, vi è una libreria Ikea BILLY 80x28x202 cm. L’altezza dell’armadio di 201 centimetri, consente di riempire il muro rimanente con ripiani. Si è deciso di dipingere le pareti in cui vi sono gli arredi, in blu-grigio, per conferire carattere ad una stanza che altrimenti rimarrebbe bianca e molto seriosa.

La proposta numero 2 consiste in una camera con letti a soppalco e di un più articolato sistema. Si è preso ad esempio le camere Moretti Compact. Sulla parete a sinistra della porta sono stati disposti, letti e armadi, mentre sull’altra, due scrivanie IKEA, a 150 x 75 cm 100x60 cm, il tutto di colore bianco. Sulla parete si ha una composizione Ikea BESTÅ, che funge da biblioteca e porta oggetti. Per i lati lunghi della stanza si è scelto un colore blu scuro. Questa soluzione ha la capacità di fornire il suo punto di forza, in particolare, offre ampi spazi per riporre gli oggetti. Come, per esempio, i cassetti sotto il letto e quelli incorporati nei gradini. I colori, in entrambi i casi, fanno fede alla vostra richiesta.

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Progetto di arredo appartamento Cliente privato Questo lavoro ha previsto la risistemazione di un appartamento degli anni 50. Esso aveva, e ha tuttora, la funzione di abitazione per il mugnaio del mulino posizionato in modueo contiguo ad esso. L’appartamento è stato oggetto di ristrutturazione nel 2012 e al cliente serviva un parere per l’arredo ed i rivestimenti verticali e orizzontali. Si è prevista la levigatura dei pavimenti in marmette di graniglia e la creazione di un nuovo pavimento nel bagno. Esso è stato pensato in gres porcellanato effetto legno, poichè vi era la volontà nel cliente di creare ambienti moderni, ma che allo stesso tempo potessero conferire una sensazione di calore. I rivestimenti del bagno sono stati pensati in mattonelle di gres porcellanato effetto marmorizzato lucido, in due varianti di grigio. La doccia con pareti e pavimento in mosaico di vetro. Per le pareti del soggiorno si è considerata una pittura lavabile color tortora, mentre per gli altri ambienti il proprietario ha espresso la volontà di mantenere le pareti color bianco. Per le motivazioni citate in precedenza, si è ritenuto di installare una cucina in stile moderno, ma di color castagno, con top in granito, materiale utilizzato anche per il tavolo.

Il salotto è stato pensato con arredi moderni nelle tonalità del bianco, beige e marrone scuro. La camera da letto segue sempre questa linea di stile e si sono scelti arredi di colore scuro ma caldo.

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Progetto di Centro polifunzionale a Fidenza, “zona San Pietro” Laboratorio di Progettazione III

Questo progetto prevede la riqualificazione della zona posta dietro al Palazzo delle Finanze, in zona S. Pietro a Fidenza (PR). Il lotto ospita un campo polivalente ed una palestra, ed è circondato da edifici. Si è pensato ad un edificio a corte che riprende quella del palazzo delle finanze, emergenza architettonica importante della zona. Il piano terra della nuova corte accoglie funzioni di carattere pubblico. Il caffè letterario si pone come luogo nel quale la socializzazione si coniuga alla vocazione culturale del complesso: ampi spazi possono accogliere piccoli eventi o mostre temporanee. Il punto informazioni all’ingresso della corte richiama, invece, la funzione dominante del centro congressi: due sale conferenza da 140 posti cadauna occupano al piano terra le due ali laterali al palazzo delle finanze. Gli accessi indipendenti rivolti alla torre distributiva centrale permettono alle sale di lavorare autonomamente, ma ricordano al visitatore come essa sia il punto di riferiemnto del complesso. Gli spazi del primo piano sono interamente dedicati ad area espositiva. Centro distributivo e riferimento visivo all’interno del complesso, la torre permette di raggiungere le varie sale,

collegate tra loro per mezzo di passerelle. Tramite una di queste si raggiunge il primo piano del palazzo delle finanze, che diventa, quindi parte integrante del complesso espositivo, oppure rimanere autonomo: si creano in questo modo molteplici combinazioni di percorsi. Si sono create, inoltre, appartamenti di supporto alla nuova corte in via Bacchirri.

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Prospetto Nord

Prospetto Ovest


Sezione CC

Sezione DD


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Progetto di Campus Universitario a Boretto Po (RE) Laboratorio di Progettazione II

La zona di intervento è situata sul fiume Po a Boretto, in provincia di Reggio Emilia. Si è pensato ad un campus universitario per la Facoltà di Architettura che comprende: alloggi per studenti, aule, biblioteca e un auditorium, il tutto affiancato da edifici esistenti.

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Progetto di Area museale zona Ospedale Vecchio Parma Laboratorio di Progettazione I

Il progetto si pone nell’area retrostante l’Ospedale Vecchio, su via Kennedy. Si è pensato ad un disegno consistente in una griglia, che riprende l’intercolumnio interno all’edificio, intervallata da cerchi.

Questa rappresentazione definisce i volumi per lo spazio espositivo previsto, ma si riprende anche nella pavimentazione.

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Ultimo aggiornamento 09/05/2015

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