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INDICE
RELAZIONE Inquadramento nella Provincia di Bergamo ………………………………………...... Sviluppo Economico e Sociale di Dalmine e della Dalmine Dalmine, centro industriale …………………………………………… Il periodo fascista: 1927 – 1943……………………………………… Giovanni Greppi (1884 – 1960) : l’ Architetto ………………………………………… Il Refettorio degli Operai ………………………………………………………………….……. Progetto di riqualificazione della nuova biblioteca ………………………………… L’edificio …………………………………………………………………………………………….…. La biblioteca oggi ……………………………………………………………………………………
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ALLEGATI Bibliografia generale ………………………………………………………………………………. Schede di lettura ………………………………………………………………………………….... Cartografia di riferimento del luogo ……………………………………………………….. Schede Iconografiche …………………………………………………………………………….. Schede Fotografiche ………………………………………………………………………………. Confronto Fotografico ……………………………………………………………………………. Conclusioni ……………………………………………………………………………………………..
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INQUADRAMENTO NELLA PROVINCIA DI BERGAMO Dalmine è il risultato della fusione di sette centri diversi: Dalmine, Brembo, Guzzanica, Mariano, Sabbio, Sforzatica Sant'Andrea, Sforzatica Santa Maria d'Oleno. Il comune è stato istituito nel 1927 unendo i comuni preesistenti di Sabbio Bergamasco, Mariano al Brembo e Sforzatica, oltre alla borgata di Dalmine, che non era sede comunale. Nel reticolo orografico che compone il territorio comunale spicca il fiume Brembo, che delimita il confine amministrativo ad ovest; numerosi sono inoltre i canali artificiali, utilizzati già in epoca medievale per l'irrigazione delle campagne, tra i quali i rami terminali della Roggia Serio, della roggia Morlana e della Roggia Colleonesca, che attingono al corso del fiume Serio in val Seriana. Le origini degli abitati di Sforzatica, Mariano, Guzzanica, Sabbio e Dalmine, risalgono probabilmente al momento della colonizzazione e della centuriazione dell'agro romano. Le tracce della colonizzazione, avvenuta nel I secolo a.C., quasi cento anni dopo la conquista di questi territori da parte dei Romani, si possono ancor oggi reperire nelle mappe catastali in cui si evidenzia chiaramente una caratteristica fondamentale della centuriazione romana: la suddivisione geometrica del territorio. Sembra che alcune località siano sorte lungo la strada che i Romani costruirono in quel periodo per congiungere Bergamo a Milano e che altri abitati preesistenti si siano, sempre in quel periodo, sviluppati ulteriormente. Questa strada toccava Bergamo, Sforzatica, Mariano, Marne, Trezzo e proseguiva per Milano. 1
Il territorio di Dalmine fa parte dell'undicesimo Pagus , 2 trasformato ne «la Plebania di Pontirolo» , a cavallo dei due territori di Bergamo e Milano. 3 Bergamo, prima come ducato longobardo e poi come 4 contea Carolingia , è, in questo periodo, uno dei più importanti centri della vita politica e religiosa dell'Italia settentrionale. Il dominio dei Franchi rafforza notevolmente il potere del vescovo, potere che aveva fondamento nell'esteso patrimonio fondiario delle chiese bergamasche, che erano a capo di molti settori della vita della contea.
Fig.1 Mappa delle terre bergamasche risalente al tardo Medioevo (Comune di Dalmine (a cura di) “Dalmine: Cenni di storia”. Dalle origini al 1963.)
In seguito alle lotte per il dominio sul Regno Italico, nel X 5 secolo il potere sul «comitato (o contea) di Bergamo» viene smembrato tra varie famiglie. Così i piccoli territori, non sentendosi più sufficientemente protetti, si rendono indipendenti.
Caratteristica del periodo è la costruzione di numerosi castelli, ad opera di grandi proprietari fondiari o, come probabilmente nel caso di Mariano, ad opera di piccoli e medi contadini che danno vita a «castelli di proprietà 6 comune» . Nell'Alto Medio Evo, i cinque abitati di Dalmine, Guzzanica, Mariano, Sabbio e Sforzatica hanno una loro autonomia amministrativa, sono, cioè, dei «comuni». Per poter acquisire questo titolo, ogni centro abitato, dipendente dal Comune di Bergamo, doveva essere formato da almeno dodici famiglie o, soprattutto, essere in grado di pagare un determinato tributo annuo. Peraltro, gli statuti di Bergamo del 1263 consentono ai comuni l'opportunità di raggrupparsi per far fronte alle varie incombenze (pagare il tributo annuo, fornire soldati,...), con la possibilità, però, di ritornare singolarmente autonomi. Infatti i comuni di Dalmine e Mariano si uniscono con Sforzatica, Sabbio e Guzzanica e si associano a Stezzano. Il sovrapporsi delle giurisdizioni ecclesiastiche e amministrative sui medesimi territori, rende difficile ricostruire l'autonomia dei singoli comuni. 1
Con l'affermarsi della struttura gerarchico-cristiana sulla precedente organizzazione amministrativa romana, gli insediamenti maggiori, detti «Pagi», si trasformano in «Plebanie» (o Pievi) rette da un Parroco. Da queste dipendono anche i «Vici», che quindi perdono d'importanza, dipendendo, appunto, dalle chiese maggiori. 2 Cit. da: Comune di Dalmine (a cura di) “Dalmine: Cenni di storia”. Dalle origini al 1963. 3 Nel 568-569 i Longobardi conquistano la pianura padana 4 Nel 774, Carlo Magno si proclama re dei Longobardi, da lui sconfitti 5 Tratto da: Comune di Dalmine (a cura di) “Dalmine: Cenni di storia”.Dalle origini al 1963. 6 Tratto da: Comune di Dalmine (a cura di) “Dalmine: Cenni di storia”.Dalle origini al 1963.
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Per quanto riguarda Dalmine, gli Statuti Bergamaschi del 1263 lo definiscono 8 come «comune». Invece, nella relazione del 1596 scritta da Giovanni da Lezze , Capitano di Bergamo, si parla di «Sabbio con Dalmine», non di Dalmine come 9 comune a sé stante . Anche nei «censimenti veneti», condotti fra il 1766 e il 1789, i dati riguardanti la popolazione, gli edifici e le attività produttive vengono sempre presentati unitamente a quelli di Sabbio. Per cui è lecito supporre che Dalmine, durante il governo della Repubblica Veneta sul territorio Bergamasco, fosse una contrada di Sabbio. Dal punto di vista dell'amministrazione civile, due eventi vanno citati. Durante la breve parentesi Napoleonica, i comuni presenti sul territorio di Dalmine vengono aggregati a unità amministrative più ampie: i distretti; nel 1816, col formarsi del Regno Lombardo-Veneto, si ritorna alla precedente situazione amministrativa: Fig.2 Decreto Regio di Vittorio Emanuele III sono riconosciuti i comuni di Sforzatica, di Mariano e di Sabbio che rimangono (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine) tali fino al 1927, anno in cui un Regio Decreto di Re Vittorio Emanuele III ne sancisce l'unificazione nel «Comune di Dalmine» (Figura2). 10 I più antichi documenti cartografici esistenti relativi all’ area in oggetto risalgono al 1752 ; nei Cabrei sono indicati in pianta (Figura 4) e in prospetto la morfologia dei terreni, strade e fabbricati. I manufatti originali, denominati Casa Dominicale con Oratorio ed altri comodi, componevano un isolato chiuso, data l’ assenza di aperture verso l’ esterno.
Fig.3 Frontespizio dei Cabrei del 1752 (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A. Urbanizzazione e industrializzazione nell’ area bergamasca.Il caso Dalmine:nascita e sviluppo della fabbrica totale.
Fig.4 Cabrei del 1752, Planimetria del centro di Dalmine (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A. Urbanizzazione e industrializzazione nell’ area bergamasca. Il caso Dalmine: nascita e sviluppo della fabbrica totale. Tesi di Laurea in Architettura. Politecnico di Milano.Relatore Prof. Calza G., A.A. 1978-1979)
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Raccolti nell’ opera Lo statuto di Bergamo del 1263 scritto da Angelo Mazzi, pubblicato nel 1902 e conservato presso la biblioteca civica A.Mai Giovanni Da Lezze, conte di Croce, militare e politico italiano della Repubblica di Venezia; visse tra il XVI e il XVII secolo. Nel 1596 compose una particolareggiata descrizione del territorio bergamasco nell’ opera Descrizione di Bergamo e del suo territorio. 9 Tratto da: Ghisetti T., Alla ricerca delle radici di Dalmine, Vol. II pag. 168 10 Anno in cui Tommaso Bottelli consegna all’ abate Angelo Maffetti dei Canonici Lateranensi lo stato dei possedimenti dell’ ordine in Dalmine. 8
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– L’unica parte antica sopravvissuta è la Torre 11 Camozzi ; dai Cabrei e dalla documentazione fotografica esistente (Figura5), si vede chiaramente come non fosse l’ unica torre dell’ intero complesso: prima dell’ intervento della Dalmine era presente una seconda torre sull’ ingresso della corte interna. Diverse fotografie storiche dimostrano la attendibilità dell’assonometria del Bottelli (Figure 67-8), riscontrabile anche in una fotografia del 1912 (Figura 9), anno in cui vengono inaugurate la Piazza e il monumento di G. Camozzi.
Fig.5 Torre scomparsa della Casa Dominicale Camozzi (Tratto da: Ghisetti T., Alla ricerca delle radici di Dalmine, Litobriva di Giovanzana G., Olgiate Molgora (LC), 1998, Vol.I, p.184)
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Fig.6 Torre Camozzi raffigurata in una cartolina d’ epoca (Tratto da: Amministrazione Comunale Dalmine (a cura di), Storia in immagine, Ed. S.G.P., Bergamo 1987, p.29 )
Fig.7 Torre Camozzi ( Tratto da: La Dalmine durante cinquant’ anni. 27 Giugno 1906-27 Giugno 1956. Ilte, Torino 1956 p.19)
Fig.8 Torre Camozzi e parte dell’ edificio della Direzione Dalmine (Tratto da: Amministrazione Comunale Dalmine (a cura di), Storia in immagine, Ed. S.G.P., Bergamo 1987, p.49 )
Fig.9 Torre Camozzi dalla Piazza Camozzi ( Tratto da: Ghisetti T., 1958, Vol. I, p.385)
Torre Suardi, erroneamente chiamata Torre Camozzi in quanto è proprietà della famiglia stessa dal 1787 al 1936.
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– Dall’illustrazione (Figura 10) contenuta nella serie dei Cabrei stesi da Antonio Gasperini nel 1803, si osserva un territorio pressoché immutato rispetto alla descrizione settecentesca (Figura 11-12-13), sia sull’ impianto che sulla morfologia del fabbricato (Figura 14).
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Fig.10 Frontespizio dei Cabrei del 1803 (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A.,1978-1979)
Fig.11,12 Cabrei del 1752, Planimetria e assonometria area chiesa di San Giorgio (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A.,1978-1979)
Anche per quanto riguarda l’intero nucleo storico di Dalmine non si notano sostanziali cambiamenti nel Catasto 12 Napoleonico (Figure 15-16) e nella cartografia del 1889 (Figura 17). Il nucleo rurale era composto da sei edifici a corte, denominati sedumi, mentre la chiesa di San Giorgio (XV secolo) completava il piccolo borgo. I numerosi fossi irrigavano i 13 campi coltivati principalmente a gelso . Fino all’ arrivo della Dalmine, l’intero sistema viario era molto semplice: l’asse est-ovest attraversava l’abitato nella direzione Sabbio-Brembo, interrompendosi proprio in corrispondenza del nostro edificio; su tale asse, poco prima del borgo, si incrociava sul lato nord la strada per Sforzatica e sul lato sud la strada del mulino.
Fig.13 Cabrei del 1803, Planimetria area fabbricati annessa alla chiesa di San Giorgio (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P , Spinedi A., 1978-1979)
Fig.14 Cabrei del 1803, Planimetria della Casa Dominicale Camozzi (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A., 1978-1979)
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Cartografia dell’ IGM in scala 1:25.000 Durante il diciottesimo secolo il commercio della seta crebbe di importanza, diventando determinante per gli equilibri economici e finanziari della Bergamasca. L’ area si specializzò nella fornitura di semilavorati per le manifatturiere europee. Mentre la gelso bachicoltura e la trattatura della seta impegnavano sempre più ampi segmenti della popolazione contadina, gli imprenditori bergamaschi cercavano nella province limitrofe ulteriori quantità di materia prima, da destinarsi ai grandi impianti di filatura e torcitura che nascevano sempre più numerosi alle porte di Bergamo. Tra i nomi più importanti nell’ industria della seta si ricordano le famiglie Berizzi, Caroli e Gambarini. 13
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Fig.15 Immagine del Catasto Napoleonico del comune di Sabbio (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A., 1978-1979)
Fig.16 Catasto Napoleonico del comune di Dalmine (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
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7 Fig.17 Cartografia IGM scala 1:25000, anno 1889 (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A., 1978-1979) 14
Un documento notarile attesta la vendita dei primi terreni Camozzi, situati nella zona sud-est di Dalmine, alla Società di Tubi Mannesmann Anonima; l’ultima operazione di cessione delle proprietà Camozzi sarà del 1912. La posa della prima pietra è del 31 marzo del 1908 (Figura 18); il rapido sviluppo dell’ azienda porta velocemente alla costruzione di fabbricati legati alla stessa: le tre ville per i dirigenti, l’ufficio postale telegrafico, la sede degli Uffici Amministrativi, la portineria operai, l’officina meccanica ecc. Nel dopoguerra si costituisce, il 24 febbraio 1920, la Società Anonima Stabilimenti di Dalmine, sotto la direzione dell’Ing. Mario Garbagni, Presidente e Amministrazione Delegato della Società. I dieci anni seguenti, fino alla morte di Garbagni nel 1930, furono segnati dallo stretto sodalizio tra l’Amministratore e Giovanni Greppi, architetto 15 milanese a cui si devono numerose realizzazioni tutt’ora presenti in Dalmine, dalla costruzione dei primi fabbricati del Quartiere Garbagni a quelli del Quartiere degli Operai (dal 1920 in poi). Sempre nel 1920 venne fondata la Cooperativa di Consumo fra gli addetti degli Stabilimenti Dalmine, dotato di forno elettrico per il pane, macello, magazzino, cantina e sala di vendita. Si Fig.18 Posa della prima pietra, 1908 suppone che l’ edificio della Cooperativa, rimodernato parzialmente (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine) da Greppi nel 1934, sia stato poi adibito a biblioteca (Figura19).
Fig.19 La Cooperativa nei primi anni del ‘900 (Tratto da: Ghisetti T.,1998, Vol. II .pag.195)
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Fig.20 Cooperativa dopo la ristrutturazione del Greppi del 1934 ( Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
Atto del 12 novembre 1907, Tratto da: Ghisetti T.,1998, Vol. II . Si rimanda alle pagine successive per la bibliografia di Giovanni Greppi
– Il legame tra la Dalmine, rappresentata da Garbagni, e l’architetto Greppi continuò con il progressivo completamento 16 dei due quartieri residenziali (Figure 21-22), con la realizzazione della Nuova Chiesa Parrocchiale e con la realizzazione delle Case Parrocchiali e della Scuola Elementare “Gabriele Camozzi” nel 1929.
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Fig.21 Vista generale dello stabilimento nel 1928 (in primo piano il quartiere Garbagni ) ( Tratto da: La Dalmine durante cinquant’ anni. 27 Giugno 1906-27 Giugno 1956. Ilte, Torino 1956 p.104)
Fig.22 Vista aerea degli impianti sportivi e Pensione Privata (sulla destra il quartiere Leonardo Da Vinci ( Tratto da: La Dalmine durante cinquant’ anni. 27 Giugno 1906-27 Giugno 1956. Ilte, Torino 1956 p.104)
Con la morte di Garbagni si verificò una battuta di arresto nelle attività edificatorie della Dalmine e dunque anche nei progetti di Greppi (Figure 23-24).
Fig.23 Cartografia IGM scala 1:25000, anno 1931 (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A.,1978-1979)
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Fig.24 Cartografia IGM scala 1:25000, anno 1934 (Tratto da: Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A.,1978-1979)
I lavori iniziarono nel 1928; la chiesa fu consegnata dalla Dalmine alla comunità il 19 marzo 1931.
– Il 19 giugno 1934 venne richiesto al Podestà il permesso di costruire il Refettorio per Operai (Figura 25), oggetto di questo studio, su progetto firmato da Greppi; congiuntamente vennero presentati i disegni dello edificio detto “Villa Omega” e della “Casa Operai 34” (Figura 26).
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Fig.25 Refettorio Operai, 1936 (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
Fig.26 Richiesta Nulla Osta per la costruzione del Refettorio Operai (Tratto da: Archivio Fondazione D almine)
Nel 1934 si intrapresero le prime importanti opere di demolizione dell’antico borgo per dare spazio ai nuovi fabbricati; nello stesso anno venne in parte abbattuto e in parte rimodernato l’antico palazzo dei Camozzi per lasciare spazio alla nuova Mensa e all’ edificio della Cooperativa (Figure 27-28).
Fig.27 Opere di costruzione della nuova Mensa Operai e ristrutturazione della Cooperativa (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
Fig.28 La Cooperativa dopo le opere di ristrutturazione edilizia del 1934 (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
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SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE DI DALMINE E DELLA DALMINE DALMINE, CENTRO INDUSTRIALE: 1907-192617 La «Società Anonima Tubi Mannesmann» si era costituita a Milano il 27 giugno 1906, presso il notaio Gerolamo Serina, ed aveva per scopo «la fabbricazione e lo smercio di articoli siderurgici di ogni specie ed in particolare di tubi di ferro e 18 di acciaio, su brevetti e metodi Mannesmann...».
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Fig.29 Atto di costituzione della Società Anonima (Tratto da: Ghisetti T.,1998, Vol. II)
Fig.30 Telegramma che comunica l’insediamento della
Il 7 maggio 1907, scrivendo al Sindaco di Sabbio Bergamasco, la Società Anonima Tubi Mannesmann manifesta la sua intenzione di «Impiantare in codesto territorio e più precisamente nei possedimenti Camozzi di Dalmine, un grandioso stabilimento per la costruzione di tubi d'acciaio, nel quale dovranno in seguito essere 19 impiegati fino a duemila operai». Fa quindi domanda al Comune per ottenere l'esonero perpetuo da tutte le tasse comunali e in particolar modo da tutti i dazi sulle materie necessarie all'impianto, al consumo e all'esercizio dello stabilimento.
Società Anonima in Dalmine (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
Insieme a tali agevolazioni, chiede anche quella di poter spostare la strada di collegamento tra Sabbio e Mariano. L'accordo tra l'Amministrazione e la Società viene ufficialmente comunicato il 5 agosto 1907. La Società Tedesca crea così un nuovo stabilimento in Italia, precostituendosi però, un solido controllo sul pacchetto 20 azionario. 17
“Dalmine, cenni di storia”.Dalle origini al 1963. I fratelli Reinhard (1856-1922) e Max (1861- 1915) Mannesmann, tedeschi di Remscheid in Renania, mettono a punto nel XIX secolo un processo per la produzione e la lavorazione di tubi senza saldatura. Nel 1885 richiedono il loro primo brevetto per un «Laminatoio a cilindri obliqui». Scoprono, infatti, che le barre lavorate con quella macchina presentano una specie di cavità longitudinale. Da qui nasce l'idea di poter ottenere tubi di acciaio senza saldatura. Per avere tubi di spessore sufficientemente sottile, con risultati validi anche sul piano industriale, si doveva ricorrere ad un'altra macchina. Mettono, quindi, a punto un «Laminatoio perforatore a passo di pellegrino» che aveva il compito di trasformare questi «forati» in tubi veri e propri; la foratura e la lavorazione del «forato», sono le due fasi principali della produzione con il procedimento Mannesmann. Nel 1887 i due fratelli fondano, nella loro città, il Gruppo Siderurgico «Mannesmann A.G.». Nel 1890 il gruppo, con la denominazione «Mannesmann Rohren-Werke A.G.», è già una grande impresa con sede prima a Berlino e poi a Dusseldorf, con stabilimenti a Buss (Saar) e Komotau (Boemia). 19 “Dalmine, cenni di storia”.Dalle origini al 1963., 1982 , pag.16 20 Il capitale, rappresentato da 10.000 azioni da L. 500 ognuna, è così suddiviso: - Deutsche Osterreichische Mannesmann RW L. 3.750.000 - S.A. Metallurgica Italiana L. 1.200.000 - Sig. Eugenio Hannesen L. 50.000 18
– I territori su cui avrebbero potuto sorgere gli stabilimenti erano: Vergiate (provincia di Varese), Tortona (in provincia di Alessandria) e Dalmine. La scelta cade su Dalmine, poiché la Società è convinta che il territorio garantisce un approvvigionamento di energia elettrica a bassi costi, la conformazione pianeggiante del terreno consente un risparmio nei costi di realizzazione degli impianti, la sua ubicazione faciliti i collegamenti con il mercato europeo e che la zona prevalentemente agricola favorisca il reperimento di manodopera maschile a basso costo. Accade però che la società elettrica Zanchi che garantisce energia elettrica a bassi costi fallisce, costringendo la Mannesmann ad accettare tariffe più alte dalla «Società Cisalpina»; inoltre i costi di livellazione del terreno risultano molto più gravosi del previsto (circa un milione di lire, ovvero un quinto del capitale societario) e la facilità di trasporto delle materie si ottiene solo tramite la costruzione di un collegamento con Verdello, che risulta essere il più lungo raccordo ferroviario italiano; per quanto riguarda la presunta facilità di reperire manodopera maschile, proprio la caratteristica agricola della zona, insieme al suo isolamento viario, impone all'azienda oneri notevoli, quali la realizzazione di infrastrutture adeguate ad accogliere la manodopera specializzata che diventa necessario far venire da fuori Dalmine; nascono così la Cooperativa di Consumo (1920), l'albergo (1924) e i quartieri residenziali per il personale dipendente (1920). La scelta di Dalmine è, sostanzialmente, il risultato del grosso interessamento di due illustri personaggi, il Dott. Ciro Prearo, procuratore della società Mannesmann e l'onorevole Danieli che, in qualità di ex membro del Governo, promette la massima assistenza politica alla società. Raggiunto l'accordo con l'Amministrazione di Sabbio, la Società provvede all'acquisto dei terreni Camozzi. Il primo lotto, di 510.000 mq, viene acquistato in data 26 novembre 1907. A seguito dell'assemblea straordinaria del 29 dicembre 1911, viene deciso il trasferimento della sede e degli uffici amministrativi da Milano a Dalmine. Con l'entrata dell'Italia in guerra si assiste ad un periodo nero per la società, che cambia spesso gestione a causa dei problemi finanziari: nel 1915 nello stabilimento viene nominato un commissario governativo sotto il quale la Banca Commerciale Italiana riscatta l'intero pacchetto azionario, per L.15.500.000. Il 14 settembre 1916 la S.A. Tubi Mannesmann delibera lo scioglimento della società e, poco dopo, il pacchetto azionario viene rivenduto alla Società Anonima Franchi-Gregorini, per la somma di L. 25.000.000. All'inizio del 1920 la Franchi-Gregorini, per difficoltà finanziarie, è costretta a sua volta a cedere lo stabilimento di nuovo alla Banca Commerciale, la quale in associazione con la Fiat, costituisce una nuova società con ragione sociale «Società Anonima 21 Stabilimenti di Dalmine». Con questa gestione si verifica una ripresa ed un 'espansione dell'attività produttiva. Nel 1925 la Fiat cede la sua partecipazione azionaria alla Commerciale. Nella giornata di sabato 15 marzo 1919 viene issata la bandiera tricolore sul pennone dello stabilimento. Inizia così una nuova forma di lotta: l'autogestione operaia della fabbrica. Sono gli operai stessi, infatti, che, dopo aver sostituito i dirigenti padronali con altri eletti fra le maestranze, garantiscono il proseguimento della produzione nella fabbrica occupata. Tale azione nasce dalla mancata risposta dell'azienda ad un documento del consiglio degli operai, in cui erano formulate richieste come la giornata lavorativa di otto ore, il sabato pomeriggio libero, i minimi di paga, il riconoscimento della UIL (l'organizzazione sindacale promotrice del documento stesso). La sera del 17, il commissario di Pubblica Sicurezza ordina alla truppa di procedere allo sgombero di tutti gli operai dai fabbricati della ditta, operazione che si conclude verso le ore 2,30 del mattino seguente; durante tale operazione vengono arrestate quattordici persone tra operai e dirigenti sindacali. Il 20 marzo, ad agitazione ormai conclusa, si reca improvvisamente a Dalmine Benito Mussolini, allora direttore del «Popolo d'Italia». Durante la pausa del pranzo, davanti agli operai ammassati nel cortile della casa Colleoni, pronuncia un breve discorso «patriottico» inneggiante alla forma di sciopero adottata e la collaborazione tra capitale e lavoro. Nel mese di luglio 1920 ebbe inizio a Dalmine il primo sciopero da parte degli impiegati; gli astenuti sono solo cinque. Il 27 ottobre 1924, Mussolini, ormai capo del governo, venuto a Bergamo a inaugurare la nuova torre dei Caduti della guerra, vuole far visita allo stabilimento e, sul piazzale davanti alla direzione, tiene il suo secondo discorso, che verrà inciso nel monumento della fontana di Piazza Caduti del IV Luglio. Non a caso nel maggio 1926 la «Dalmine» propone come podestà dei tre comuni il Cav. Prearo, persona di fiducia dell'azienda, che assume la carica per tutto il periodo del regime fascista. 21
Il capitale sociale era di L. 45.000.000 di cui 30.000.000 della Fiat.
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– IL PERIODO FASCISTA: 1927-194322 Il decreto di unificazione dei tre comuni di Sabbio Bergamasco, Mariano al Brembo e Sforzatica va inquadrato nell'ideologia fascista volta a riproporre un modello amministrativo accentrato per un maggior controllo e per il superamento delle autonomie locali. Sono infatti le leggi fasciste del 1925-26 che favoriscono la fusione di questi nuclei e nel contempo sopprimono il regime elettivo per le amministrazioni provinciali e comunali, attraverso la sostituzione dei sindaci elettivi con i podestà di nomina governativa. Verso questa soluzione spinge anche la Dalmine che è interessata ad avere una sola amministrazione con cui trattare, in modo da semplificare ed agevolare ogni suo rapporto con essa. La nuova amministrazione fascista inizia la realizzazione di opere di pubblico interesse badando soprattutto ad aumentare il prestigio politico del regime. In questo campo il fascismo si manifesta, principalmente, attraverso alcune caratteristiche quali un'urbanistica ed una progettazione edilizia improntata alla divisione di classe e alla monumentalità, l'accentramento amministrativo con il soffocamento delle autonomie locali e il cambiamento del nome delle vie e delle piazze che vengono intitolate a personaggi, date e ricordi fascisti; il vecchio nucleo di Dalmine viene modificato radicalmente con la demolizione di alcuni fabbricati, come, ad esempio, Villa Camozzi. A ridosso della cinta muraria dello stabilimento viene completato il Villaggio operai, intitolato all' Ing. Garbagni (presidente della «Dalmine» con la gestione Fiat) ed il quartiere delle «Ville» impiegati («Leonardo da Vinci») iniziati nel 1920. Il villaggio operaio è costruito lungo la strada verso Mariano e si compone di fabbricati con appartamenti destinati ai capi officina e ad una parte delle maestranze. Ogni fabbricato ha il suo orto e giardino, è dotato di acqua potabile e di luce elettrica. Il villaggio destinato ad accogliere le famiglie dei dirigenti e degli impiegati viene costruito in tutt'altra parte, a nord-est verso Sabbio ed è composto da villette a due piani con annessi giardini. Le costruzioni sopra citate, con 93 fabbricati, 354 appartamenti e 1.663 locali. Va sottolineato che la realizzazione dei due quartieri non nasce con finalità di investimento immobiliare, bensì con l'obiettivo del «controllo della forza lavoro nell'ambito comunitario». Naturalmente non si tratta di un’ idea innovativa: si rifà all’ idea del Villaggio Operaio di Crespi D’ Adda, sorto nel 1880 circa. I due quartieri di cui sopra riflettono proprio questa ispirazione in cui la geometria urbanistica viene presa come espressione di una più generale concezione sociale di ordine, di disciplina e di gerarchia che si riflette anche nella vita quotidiana della fabbrica. Sulla base di questo principio nascono anche la scuola elementare, la chiesa di Dalmine (1931), il dopolavoro aziendale «A. Locatelli» (1936), la piscina scoperta con vasca sospesa (1937), la colonia elioterapica (1937), la casa di riposo per anziani, sulla strada per Brembo (1939), il poliambulatorio di fianco alla casa del fascio (1941-1942). L'opera della Dalmine si estende anche a località montane, con la costruzione della colonia alpina di Castione della Presolana (1931), e marine, con la costruzione della colonia marina di Riccione (1938). Nel 1941 viene inoltre acquistata, a Trescore Balneario, un'antica villa adattata a colonia elioterapica con un padiglione destinato alle cure termali.
Fig.31 Fotografia d’ epoca con Mussolini in visita a Dalmine ( Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
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“Dalmine, cenni di storia”.Dalle origini al 1963.
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GIOVANNI GREPPI (1884-1960) 23 : L’ ARCHITETTO Giovanni Greppi nasce a Milano il 19 settembre 1884 da Donato e Luisa Frizzi. Primo di nove figli, iniziò presto a collaborare con il padre, titolare di una piccola impresa artigianale specializzata nella lavorazione del ferro battuto, da cui apprende le tecniche del mestiere. Di questo particolare apprendistato Greppi si servirà per progettare i dettagli e le rifiniture in ferro battuto presenti nei suoi edifici. Nel 1905 si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura della Reale Accademia di Belle Arti in Milano. Si laurea (1906) ed ottiene presso l’Onorevole Segreteria della Reale Accademia di Belle Arti la patente di «Professore di disegno architettonico». Inizia la sua collaborazione nello studio di Raimondo D’Aronco, uno dei massimi esponenti dello stile Liberty italiano (artefice del Padiglione alla Esposizione d’Arte di Torino del 1902).
Fig.32 Giovanni Greppi (Tratto da E.Zambon, Il ‘900 di Greppi)
Partecipa al Concorso per la Scuola greca di Costantinopoli (1907), in cui ottiene un riconoscimento e vince un concorso governativo che gli attribuisce una pensione annuale con la quale si potrà permettere di soggiornare all’estero: grazie a questa, Greppi frequenta, tra il 1908 e il 1910, l’«École des Beaux Arts» a Parigi. Altri due premi (Tantardini e Canonica) sono del 1910. I lunghi viaggi e i soggiorni all’ estero rappresentano la sua vera formazione. Tra febbraio e marzo del 1911 espone alcuni acquarelli (tecnica a cui si dedicherà tutta la vita e che adotterà come mezzo espressivo nei bozzetti e nei disegni progettuali) alla Mostra dell’Associazione degli Acquarellisti Lombardi presso il Palazzo della Società per le Belle Arti di Milano. La passione per l’ arte lo porterà a lavorare come scenografo negli anni Venti (realizza alcuni allestimenti per l’Arena di Milano), grazie alla quale diventerà membro della Commissione ordinatrice della Biennale delle Arti decorative di Monza, esperienza che si protrarrà sino al 1927. Partecipa a vari concorsi tra cui il concorso nazionale per la progettazione della Stazione ferroviaria (1912) da erigersi in piazza Doria (Stazione Centrale) a Milano, per il quale si classifica al secondo posto, e il concorso nazionale per il Progetto di una nuova sede centrale della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno (1913), al quale partecipa insieme all’ amico Ettore Fagiuoli, classificandosi ancora una volta al secondo posto. Nel 1914 realizza Villa Greppi-Frizzi a Varenna, sul lago di Como e nello stesso anno si sposa con Rosa Labus, che diverrà sua compagna di vita e sensibile consigliera nell’attività professionale (la figlia Giulia Rosa nascerà nel dicembre dell’anno successivo). Con l’ entrata in guerra dell’ Italia (1915), Greppi viene nominato sottotenente nel Genio Militare; viene incaricato di realizzare una serie di grandi incisioni per rappresentare le risorse e i mezzi impiegati dall’ Industria italiana per la guerra (oggi conservate presso il Castello Sforzesco). Il legame con quei modelli viennesi tanto cari al D’Aronco si nota particolarmente nel progetto non realizzato di Villa Gagliano (1919) e in una serie di progetti a Milano, tra cui le case d’abitazione in Piazza Piemonte e la Casa Collini, in via Statuto. Partecipa anche al concorso per il Piano Regolatore dell’Isola Comacina (1921). Dal 1924 inizia una fitta serie di realizzazioni: egli progetta, infatti, la propria residenza per la villeggiatura a Craveggia, in Val Vigezzo; sono degli anni successivi le residenze per una colta committenza, di cui spesso fanno parte gli stessi amici di famiglia: Villa Argentina (Craveggia), Villa Tridenti-Pozzi (Vocogno), Villa Perego (Vocogno), Villa Gennari (S. Maria Maggiore). Nel 1920 conosce l’ Ingegner Mario Garbagni, Amministratore della Società Anonima Stabilimenti di Dalmine. Lo stretto legame che si creerà tra i due porterà Greppi ad un’ intensa attività progettuale e a una lunga serie di realizzazioni che si protrarranno sino ai primi anni Quaranta: realizza la Pensione Privata (1925), prima opera a Dalmine, e numerosi altri edifici a differente destinazione d’uso, tra cui la sistemazione decorativa dei tubi Mannessmann di Dalmine per la fiera campionaria di Milano (1928). L’ ultimo atto del villaggio progettato da Greppi a Dalmine sarà la 23
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– fontana monumentale di Piazza Caduti del VI Luglio (1938). La morte di Garbagni (1930) e l’ entrata in guerra dell’ Italia porta una battuta d’ arresto nell’ attività progettuale del Greppi; l’architetto, tuttavia, prosegue proprio a Dalmine alcuni lavori di modifica e di ampliamento dell’esistente e negli anni Cinquanta progetta il quartiere Cinquantenario. Inizia poi una serie di progetti a Milano: partecipa al concorso per il Piano Regolatore di Milano (1926), progetta il Padiglione dell’Irpinia (1928), realizza due abitazioni private : casa Piazza-Valesi in via Goldoni (1929)e casa F.lli Greppi in via Mameli; un anno dopo progetta la Casa Facetti-Suitermaister accanto alla casa Piazza-Valesi. Nel dicembre 1931 viene inaugurata la sede centrale della Banca Popolare di Milano in piazza Crispi, oggi piazza Meda, in cui adotta uno stile neoclassico, manifestando tutta la sua abilità nella costruzione della cupola ad armatura metallica del salone centrale. Seguono poi una serie di opere grandiose: realizza la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde (1933), in collaborazione con Giovanni Muzio, su incarico del Comune di Como elabora il progetto dello stadio Giuseppe Sinigaglia (oggi modificato), progetta Villa Garbagni ad Ello, in Brianza; seguono il grande Sacrario militare del Monte Grappa (iniziato nel 1932 e terminato nel 1935) e i progetti di altri Ossari della Prima Guerra Mondiale in diverse località, tra cui Redipuglia. Durante gli anni della guerra progetta una nuova villa in Val Vigezzo per il fratello e la sede della S.E.E.E. (Società Emiliana Esercizi Elettrici) di Parma (1938-1940). Tra il 1950 e il 1960 realizza ben 21 sedi per la Banca Popolare di Novara, tra cui la sede centrale. Il 12 aprile 1959 rimane vittima di un grave incidente automobilistico, in seguito al quale muore esattamente un anno dopo, il 12 aprile 1960.
Fig.33 Sacrario del Monte Grappa, architetto G. Greppi, 1935
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IL REFETTORIO DEGLI OPERAI “La mensa è stata prevalentemente sistemata con organizzazione di carattere alberghiero, con pasti alla carta, mentre ai dipendenti che desiderano consumare il cibo preparato in famiglia sono riservati confortevoli locali ai quali essi possono accedere anche con i familiari". Anonimo, relazione sulla Dalmine, 1953 Quando Greppi progettò la nuova mensa per operai della Dalmine si trovò molto probabilmente, non possedendo attualmente documenti in merito, ad intervenire su parte dei resti dell’antica Casa Domenicale di età medioevale. Il lato 24 sud est dell’isolato era già stato oggetto di completo rifacimento caratterizzato da due ampi portali, uno dei quali, quello sud, marcato da un ampio frontone, come si può vedere dalle figure 34 e 35, datate 1916. Le due aperture non erano semplicemente un arricchimento delle facciate, ma avevano soprattutto valore urbano; attraverso queste si evinceva la volontà di apertura della corte interna verso gli spazi cosiddetti privilegiati: la via verso Sforzatica e la facciata degli Edifici Amministrativi della Dalmine.
Fig.34 Piazza Camozzi (Tratto da: Ghisetti T.,1958, I .p.385)
Fig.35 La Cooperativa (Tratto da: Ghisetti T.,1998, II.p.195)
All’epoca in cui Greppi si trovò a intervenire sull’isolato, le esigenze territoriali erano radicalmente cambiate: l’accesso principale dell’edificio non avrebbe più potuto aprirsi verso la facciata principale della Direzione e nemmeno verso la chiesa. Era, infatti, più opportuno che l’accesso principale fosse rivolto verso la Portineria Operai, in modo tale da rendere più breve la pausa pranzo. La scelta progettuale delle case operaie, costruite decentrate rispetto all’antico borgo di Dalmine, si riflette anche nell’assegnazione del titolo di “facciata posteriore” alla facciata rivolta verso quella che sarà Piazza XX Marzo 1919 (attuale Piazza Caduti del VI Luglio): venne quindi rimosso il portale decorato e furono sostituite le aperture del piano sopraelevato con finestre in metallo alte e rettangolari, prive del minimo motivo decorativo. La distribuzione interna era molto semplice e razionale: nelle due ampie e luminose sale maggiori (ala ovest dello isolato), poste al piano rialzato e al piano seminterrato, venivano posizionati i tavoli su cui venivano serviti oltre mille pasti al giorno. Il corpo nord era occupato dalle cucine, quello est da locali accessori, probabilmente in parte non realizzati secondo il progetto originale. Sul lato sud venne invece riorganizzato lo spazio della Cooperativa, provvisto di lungo bancone.
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Tratto da: “La pro Dalmine. Le opere sociali e assistenziali della Dalmine S.A., 1939
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Fig. 36 Prospetto della mensa (Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003)
Il sistema degli accessi dall’ esterno è strutturato in modo da tener innanzitutto conto del recupero della scala concava del Greppi; seguono la costruzione della nuova scala d’ angolo a nord ovest della corte interna, la costruzione del nuovo passaggio verso la Piazza Caduti del VI Luglio, con il posizionamento, nel punto di raccordo dei due edifici principali, di un ascensore; infine la costruzione delle uscite di sicurezza per il piano seminterrato integrate nella nuova soluzione angolare.
I locali tecnici sono completamente interrati e posti nella corte interna. L’ ingresso,completamente indipendente, avviene tramite una rampa collocata nell’ angolo nord-ovest del cortile, al di sotto della scala di accesso principale al piano rialzato. In questo modo la piazzetta risulta libera da ogni possibile ingombro, rendendo possibile la riqualificazione in funzione della apertura del nuovo passaggio verso la Piazza Caduti del VI Luglio.
Fig. 37 Sezioni della biblioteca ( Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003)
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Fig. 38 Progetto di riqualificazione dell’ isolato (Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003)
17 In figura 38 è mostrato il progetto di riqualificazione dell’ intero isolato con indicazione delle funzioni attribuite ai singoli locali. Dallo schema è possibile evincere una suddivisione in tre settori: -
Edificio Greppi, dove sono localizzate tutte le funzioni della Biblioteca Civica e i locali tecnici; Ex Cooperativa Dalmine, ristrutturata nel 1934 dal Greppi, dove sono localizzati gli uffici Cultura, Sport e Pubblica Istruzione, la Biblioteca Bambini, la Sala Polivalente, il Bar Ristorante ed un negozio. Torre Camozzi, previsto come spazio accessorio alla Sala Polivalente.
Figg. 39, 40: 3D e Pianta ( Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003)
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Anche in questo caso vengono poste al centro dell’azione progettuale le caratteristiche formali e strutturali del fabbricato originale, che vengono riprese e sottolineate nel motivo dei pilastri in acciaio circolari, che caratterizza il sistema strutturale delle due grandi sale. Nella corte interna è previsto un nuovo accesso, necessario alla razionalizzazione dei percorsi così come alla riqualificazione della piccola piazza interna. Dalla necessità di creare dei sistemi di collegamento verticale che connettono i tre livelli dell’ edificio è nato il progetto per la coppia di scale simmetriche, con struttura in acciaio, balaustre vetrate, corrimani in acciaio satinato, alzate e pedate in pietra; tale scelta di materiali ha una chiara finalità di integrazione stilistica con l’ architettura originale del Greppi. La copertura nella parte nuova dell’ edificio era in lastre di ardesia, in quella vecchia in laterizio. Alcuni degli elementi originali, eliminati in passato, sono stati reinseriti in prospetto e sono a oggi visibili: le primitive finestre dell’ accesso principale convesso, l’oculo che caratterizzava l’accesso al piano inferiore, numerosi piastrini circolari sono stati rivestiti con delle tamponature . Tutte le facciate della corte interna sono state completamente stravolte attraverso l’apertura dei nuovi vani e la chiusura di quelli vecchi. Anche gli interni sono stati opera di numerose ristrutturazioni e di numerosi ampliamenti. Il progetto degli impianti ha previsto il recupero dei sistemi di canalizzazione esistenti utilizzati già dagli anni ’30, come ben si nota dalla fotografia storica sotto riportata (Figura 41), dove sono evidenti le ampie bocchette terminali di quei canali rappresentati nella pianta (Figura 40).
Fig. 41 Interni della mensa ( Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003 )
Tra i moltissimi elaborati progettuali relativi al nostro edificio sono conservati negli archivi della Fondazione Dalmine i seguenti elaborati: -
Progetto del 1952 (studio e sistemazione della scala d’accesso principale) Progetto del 1962 ( ipotesi di sopraelevazione dell’edificio con scala elicoidale sul fronte); Progetto di ristrutturazione del 1964; Progetto del 1977.
Durante il bombardamento del 1944, il Refettorio subì danni dovuti allo scoppio di un ordigno nelle sue vicinanze, rendendo necessari numerosi lavori di manutenzione.
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PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DELLA NUOVA BIBLIOTECA L’ intervento di progetto nasce dall’ esigenza di trovare nuovi spazi per la biblioteca civica del comune di Dalmine, oggi notevolmente sacrificata in spazi decisamente sottodimensionati per il grande patrimonio di libri e di utenti abituali. La scelta dell’ Amministrazione locale di destinare i locali della ex mensa Dalmine a biblioteca civica si è subito spostata sulla volontà di recuperare il rigore e la pulizia formale del progetto firmato da Greppi, prevedendo, in primis, la demolizione di tutti quegli elementi che nel tempo sono stati aggiunti all’ edificio originario, alterandone i valori formali e compositivi sia planimetrici sia di facciata, e in secondo luogo una scelta di materiali e tecnologie mirate ad inserirsi nell’ architettura razionalista in modo omogeneo. La destinazione dei locali è stata così distribuita: - Piano seminterrato, sala lettura e scaffale aperto, depositi, mediateca, stecca di servizi. Nell’ angolo interno della corte sono posizionate le uscite di sicurezza integrate nel sistema di accesso al piano superiore. - Piano rialzato, sala lettura a scaffale aperto, depositi, salette studio su doppio livello soppalcato. Un corridoio vetrato divide la sala di lettura adulti da quella dei ragazzi consentendo di restituire alla sua originaria funzionalità il primitivo accesso principale senza generare conflitti funzionali tra le zone. -
Sottotetto, uffici e deposito libri.
Fig. 42 Spaccato assonometrico della biblioteca civica (ala nord-ovest dell’ isolato), (Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003)
In figura 43 si vede il nuovo accesso alla biblioteca, posto nell’ angolo nord-ovest della corte interna. La rampa in muratura conduce al ballatoio coperto da una nuova pensilina che ridisegna la sommità dell’ unica e piccola porzione di edificio conclusa da un solaio piano. Ai due lati corrono le due scale di sicurezza a servizio del piano seminterrato. Completamente interrato nella corte c’ è un ampio locale ad uso dell’ intero lotto. L’intervento di progetto si pone anche l’ obiettivo di riqualificare e rivitalizzare uno spazio urbano sino ad oggi parzialmente in disuso, considerato anche lo spostamento dell’accesso principale della Dalmine adesso posto qualche centinaio di metri più a est. Fig. 43 Render della biblioteca attuale ( Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003)
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L’ EDIFICIO
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Fig.44 : Vista assonometrica del quartiere in un disegno appartenente agli Stabilimenti Dalmine, come indicato nell’immagine in alto a sinistra. Il Refettorio è stato colorato secondo i colori che oggi presenta. (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
– L’ edificio del Refettorio degli Operai viene eretto a partire dal 1934, quando la società Dalmine, su progetto dell'architetto Giovanni Greppi, decide di costruire per gli operai un "refettorio con annesse cucine" dai resti dell'antica 25 Casa Domenicale affinché, gli operai non dovessero più mangiare "fuori al freddo" . Lo stabile viene utilizzato a partire dal 1936. Nel 2004 la mensa è ristrutturata dall’ Amministrazione di Dalmine e viene adibita a biblioteca. Di seguito proponiamo una descrizione oggettiva dell’ esterno e degli ambienti interni dell’ edificio. L’ intero isolato è occupato da un edificio a corte che racchiude la Cooperativa di Consumo, con l’ ingresso principale su via Pasubio e su piazza Caduti del VI Luglio, e il Refettorio degli Operai, su via Cavour e su vai Marconi, due delle principali vie di Dalmine. L’ edificio presenta due accessi: uno che affaccia sul cortile interno (Figura 46), al quale si accede da via Pasubio, adibito allo scarico dei rifornimenti, l’altro, quello principale, che si affaccia sulla via Cavour (Figura 45).
Fig. 45 : Ingresso principale (Tratto da: Paesaggio Urbano)
Fig. 46: Cortile interno (Tratto da: Paesaggio Urbano)
Fig. 47 : Cooperativa di Consumo con affaccio su via Pasubio; si scorge l’ ingresso al cortile interno della mensa e la torre denominata “Camozzi”, unico elemento sopravvissuto all’ intervento sull’ isolato. (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
Fig.48 : Vista di via Pasubio (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
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Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003
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Fig. 49: Vista prospettica della mensa (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
Come si vede dalla fotografia di Alessandro Terzi in figura 49, scattata negli anni Quaranta, l’edificio presenta un’architettura semplice e scevro di decorazioni. La facciata principale è scandita da cinque elementi forti, simmetrici rispetto all’ asse passante per l’ingresso: si tratta dei due grandi blocchi di finestre, della scala di accesso al piano rialzato e delle due file di finestrelle a livello del piano della strada. Le otto grandi finestre, studiate secondo una netta regolarità geometrica e delimitate da un davanzale in pietra, sono disposte a fasce orizzontali e permettono un grande apporto di luce all’ interno delle sale da pranzo; originariamente questi elementi erano in metallo ed erano a ghigliottina.
La fascia inferiore del prospetto presenta una fila di otto finestre al livello del marciapiede, che nel progetto originale di Greppi erano sei, intervallate da fasce di circa 30 cm di clinker verde posato minuziosamente secondo una precisa composizione; la tinteggiatura era in color "Terra di 26 Siena".
Fig. 50: Cartolina d’ epoca (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
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Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003
– Elemento fondamentale e caratterizzante l’ intera facciata è la scala di ingresso, in pietra, con andamento semicircolare: tale geometria, morbida, in contrasto con la ritmicità e la squadratura degli altri elementi dell’ edificio, conferisce alla facciata di ingresso un carattere intimo, quasi come se la curva che si va a creare fosse un abbraccio che invita gli operai ad entrare. La scala, con corrimano in acciaio, prosegue col medesimo andamento dal livello del marciapiede fino al piano interrato (anch’esso adibito a sala mensa) come si intravede dalla fotografia, che fungeva da collegamento tra i due piani. Come si vedrà in seguito, il progetto originale di Greppi prevedeva, lungo la discesa di questo secondo tratto di scala, due aperture finestrate di uguale grandezza e una portafinestra, ma nella realizzazione dell’ edificio il progetto viene messo da parte: si realizza solo la portafinestra, di ampiezza uguale a quella prevista da Greppi, e le due aperture vengono rimpiazzate dall’oculo che si può intravedere in basso a sinistra. L’ ingresso è completamente vetrato con due grandi finestre, anch’esse di forma semicircolare e di ampiezza pari a quelle in facciata, che terminano su un davanzale in pietra, due finestre più strette a tutt’altezza e da una portafinestra; gli oscuramenti sono tapparelle in legno. L’ ingresso è protetto da una tettoia, anch’essa semicircolare, con calcestruzzo a vista, che fuoriesce rispetto alla struttura di circa 2 metri. Sopra l'entrata principale vi era l'iscrizione "Refettorio Operai", a oggi scomparsa, mentre è tutt’ora presente all'entrata sud, a fianco della Torre “Camozzi” l'iscrizione "Stabilimento Dalmine". Tale ingresso dava le spalle agli uffici della Direzione della Dalmine: tale scelta mirava a collegare in maniera razionale l’edificio della Portineria Operai, attraverso cui si entrava in fabbrica, con il Refettorio, delineando così una precisa gerarchia dei luoghi.
Fig.51 : Fotografia d’ epoca dell’ ingresso (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
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– In figura 52 è riportato il prospetto dell’attuale edificio: sono ben evidenti l’oculo e la portafinestra che caratterizzano il piano interrato, la scala d’accesso e le grandi finestre all‘ingresso del piano rialzato.
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Fig.52: Prospetto del Refettorio restaurato (Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003)
Fig .53 : Vista prospettica del Refettorio in una fotografia d’ epoca di Bruno Stefani (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
Fig .54 : Vista prospettica del lato lungo e dell’ ingresso del Refettorio in una fotografia d’ epoca (Tratto da: Archivio Fondazione Dalmine)
Anche nei prospetti laterali, rivolti a nord (Fig.54) e a sud (Fig. 53), vengono riproposte da Greppi il gruppo delle quattro grandi finestre e delle otto finestrelle a livello strada, caratteristica che conferisce ulteriore ritmicità e semplicità allo stabile.
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Fig. 55: Pianta del piano terra
Fig. 56: Pianta del piano interrato
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Secondo il progetto di Greppi, la pianta del piano prevedeva dei locali che sono disegnati come fossero completamente chiusi e isolati dal resto dell’edificio. Ad oggi non è possibile individuare a cosa corrispondono questi locali, pertanto i muri disegnati più chiari rappresentano una possibile disposizione interna da noi ipotizzata.
– Dalla pianta del piano rialzato dell’ edificio si nota subito una forma regolare a “L” che viene alleggerita dalle linee armoniche e sinuose degli spigoli. Si notano due ampie sale maggiori, separate dai locali di servizio da una parete parzialmente vetrata, come sullo sfondo della Figura 57, sia al piano seminterrato sia al piano rialzato, all’ interno delle 28 quali vengono posti i tavoli, disposti in lunghe file parallele, sui quali si servivano mille pasti a turno .
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Fig. 57 : Operai a pranzo (Tratto da Archivio Fondazione Dalmine)
Il lato nord era occupato dalle cucine e dai locali accessori, probabilmente realizzati solo in parte secondo il progetto consegnato. Come si nota nell’ immagine seguente, i locali dedicati alle cucine erano sufficientemente ampi da consentire il flusso di numerose persone e la disposizione di grandi fornelli e grandi contenitori per le vivande.
L’ elemento portante è costituito da una serie di pilastri in acciaio, come si può vedere in Figura F, disposti secondo una maglia strutturale regolare di 2,10mx4,20m.
Fig. 58 : Cucine (Tratto da Archivio Fondazione Dalmine)
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Tratto da: Paesaggio Urbano, 2003
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Fig.59 : Sala mensa del piano interrato (Tratto da Archivio Fondazione Dalmine)
Fig. 60 : Sala mensa del piano rialzato (Tratto da Archivio Fondazione Dalmine)
Fig. 61 : Sala mensa al piano rialzato durante la cena aziendale (Tratto da Archivio Fondazione Dalmine)
– Complessivamente l’ edificio è al giorno d’oggi in uno stato di conservazione ottimo, grazie al recente restauro (probabilmente nel 2004): non si notano crepe superficiali né all’ esterno né all’ interno, e la struttura risulta solida, senza evidenti cedimenti o fenomeni fessurativi in atto. Il Refettorio fu soggetto ai bombardamenti del 1944, in cui subì danni dovuti allo scoppio di un ordigno nelle sue vicinanze. Nel 1992, prima che diventasse Biblioteca, il Refettorio viene utilizzato come mensa per gli universitari.
LA BIBLIOTECA OGGI Il seminterrato, posto a livello –2,05m, ha un’ altezza di interpiano netta pari a 3,60m; ospita una sala per ragazzi sul lato nord, mentre il lato sud è occupato da numerosi scaffali accessibili agi utenti. L’illuminazione avviene attraverso le piccole finestre rettangolari ad altezza di 85 cm dal pavimento, oltre che dai lampade a soffitto. Il piano rialzato, a livello +2,00m , ha un’ altezza di interpiano netta pari a 4,38m. Entrando, sulla destra vi è l’emeroteca, sulla sinistra la sala lettura per ragazzi mentre di fronte all’ingresso vi è un piccolo bancone per la reception. Il lato nord è occupato dai sei soppalchi, a 2,95m dal pavimento, utilizzati come salette studio. Il sottotetto, a quota +6,88m, è stato recuperato con il restauro, probabilmente del 2004 per dedicarlo agli uffici amministrativi. Le scale simmetriche in acciaio nascono dalla ricerca di un’armonia verticale e dal bisogno di integrazione dell’interno con l’esterno; infatti, il progetto originale non prevedeva un sistema di distribuzione verticale tra un piano e l’altro se non attraverso i locali accessori. Durante il restauro viene aggiunta una coppia di scale con i corrimani in acciaio satinato, alzate e pedate in pietra e balaustre in vetro, con lo scopo fondamentale di riprendere lo stile del progetto di Greppi, migliorandone la distribuzione interna tra i locali.
Fig. 62 : La nuova scala
Fig. 63 : Interno del piano seminterrato
Fig. 64 : Interno del piano rialzato
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Fig. 65 : Interno del piano interrato
Fig. 66 : Interno del piano rialzato
Fig. 67 : Interno del piano rialzato, in primo piano la scala vetrata
Fig. 69 : Progetto di presa del piano interrato
Fig. 68 : Interno del piano rialzato, corridoio d’ingresso
Fig. 70 : Progetto di presa del piano rialzato
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BIBLIOGRAFIA GENERALE INQUADRAMENTO TERRITORIALE -
A.A.V.V, “Dalmine: Cenni di storia”.Dalle origini al 1963. Comune di Dalmine (a cura di), assessorato alla Pubblica Istruzione, Dalmine, 1982.
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Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A. Urbanizzazione e industrializzazione nell’ area bergamasca. Il caso Dalmine:nascita e sviluppo della fabbrica totale. Tesi di Laurea in Architettura. Politecnico di Milano. Relatore Prof. Calza G., A.A. 1978-1979)
-
A. Mazzi , Lo statuto di Bergamo del 1263, Mariani, 1902 (consultazione presso la Biblioteca Civica A. Mai)
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Ghisetti T., Alla ricerca delle radici di Dalmine, Volume 1 e Volume 2, Dalmine, 1998
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Amministrazione Comunale Dalmine (a cura di), Storia in immagine, Ed. S.G.P., Bergamo, 1987
-
A.A.V.V, La Dalmine durante cinquant’ anni. 27 Giugno 1906 - 25 Giugno 1956. ILTE, Torino, 1956
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www.fondazionestoriaeconomicabergamo.it
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www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-da-lezze
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dalmimine-fonti-documenti.it/bibiliografia-su-dalmine/, Dalmine“Storia in immagini”
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dalmine-fonti-documenti.it/files/2008/08/il-modello-inafferrabile.pdf BIBLIOGRAFIA DI GIOVANNI GREPPI
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E. Zambon, Il Novecento di Giovanni Greppi – Giovanni Greppi architetto del Novecento milanese, Tesi di Laurea in Architettura, Politecnico di Milano,1984-’85
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www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-greppi INQUADRAMENTO STORICO
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Rivista Paesaggio Urbano, numero 6, anno 2003
-
Opere sociali della Dalmine, Comune di Dalmine (a cura di), ILTE, 1958
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SCHEDA DI LETTURA 1 Titolo
“Dalmine: Cenni di Storia”. Dalle origini al 1963.
Autore
Claudio Pesenti, Edi Spreafico, Speroni Vasco
Editore
Comune di Dalmine, assessorato alla Pubblica Istruzione
Luogo
Dalmine
Edizione
1982
Tipo di fonte
Primaria
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Riassunto Il testo si apre con una meticolosa analisi storica dello sviluppo urbano di Dalmine e delle sue frazioni. Viene curato in particolar modo, tramite ampia documentazione proveniente dai Cabrei del 1752, la descrizione del territorio prima dell’ insediamento della Dalmine. In seguito vengono descritte le vicende che hanno portato alla nascita della fabbrica e caratterizzato il suo successivo sviluppo, fino all’ avvento del fascismo, descrivendo, in particolare, le trasformazioni che hanno caratterizzato il territorio durante il periodo fascista.
SCHEDA DI LETTURA 2 Titolo
Lo statuto di Bergamo del 1263
Autore
Angelo Mazzi
Editore
Mariani
Luogo
Bergamo
Edizione
1902
Tipo di fonte
Fonte secondaria (consultazione presso la Biblioteca Civica A.Mai)
Riassunto L’ autore esprime in una doviziosa analisi le circostanze storiche che hanno portato alla stesura degli Statuti Bergamaschi: si affrontano temi quali l’unificazione di alcuni territori in provincia di Bergamo, la gestione delle tasse e degli indennizzi da parte dei neonati Comuni, le problematiche amministrative e gestionali derivanti dalla sovrapposizione delle giurisdizioni ecclesiastiche sui medesimi territori.
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SCHEDA DI LETTURA 3 Titolo
Alla ricerca delle radici di Dalmine
Autore
Tomaso Ghisetti
Editore
Litobriva di Giovanzana G.
Luogo
Olgiate Molgora (LC)
Edizione
1998
35 Tipo di Primaria fonte Riassunto Lungo racconto in cui ogni capitolo tratta di uno specifico periodo o argomento storico: si passa dalla peste alla trebbiatura. Lo scopo fondamentale dell’ opera è il recupero e la valorizzazione di un patrimonio di testimonianze consentano di cogliere con immediatezza aspetti importanti di vita sociale della comunità Dalminese dei primi del Novecento. Il materiale fotografico viene accompagnato da poesie e racconti scritti in occasioni di eventi, in modo d integrare e arricchire le immagini visive, consentendo una più adeguata comprensione
SCHEDA DI LETTURA 4 Titolo
Storia in immagine
Autore
A.A. V.V.
Editore
S.G.P.
Luogo
Bergamo
Edizione
1987
Tipo di Primaria fonte Riassunto Raccolta di fotografie di svariate epoche. Fotogramma per fotogramma si racconta la storia del Comune di Dalmine e di ciò che ha contribuito a rendere il paese quello che oggi è: si tratta di una voluminosa raccolta di fotografie di famiglie, di edifici, della fabbrica della Dalmine. Gli autori rivolgono una particolare attenzione alle famiglie, come se volessero tracciare un albero genealogico di quella che è Dalmine; il risultato è una collana di immagini che ritraggono intere famiglie di contadini al lavoro nei campi, operai in fabbrica, donne nelle case operaie che lavorano a maglia.
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SCHEDA DI LETTURA 5 Titolo
La Dalmine durante cinquant’ anni. 27 Giugno 1906 - 25 Giugno 1956
Autore
A.A. V.V
Editore
ILTE
Luogo
Torino
Edizione
1956
36
Tipo di Primaria fonte Riassunto Gli autori trattano della storia di Dalmine durante il particolare cinquantenario che va dal 1906 al 1956. Partendo dal 1906, con la nascita e la fondazione della Società Anonima nel Comune di Dalmine, viene tracciato il profilo storico e territoriale dell’azienda; dall’amministrazione sotto la guida dell’Ing. Garbagni, grazie al quale sono state promossi diversi progetti a sfondo comunitario, tra cui il Refettorio degli Operai. L’opera si conclude con le considerazioni relative alla nascita della Dalmine S.p.A., nel 1956.
SCHEDA DI LETTURA 6 Titolo
Urbanizzazione e industrializzazione nell’ area bergamasca. Il caso Dalmine: nascita e sviluppo della fabbrica totale.
Autore
Antonio Giazzi, Agostino Negri, Alberto Spinedi
Relatore
G. Calza
Università Politecnico di Milano Luogo
Milano
Edizione
1978-1979
Tipo di fonte Riassunto
Tesi di Laurea La tesi indaga sull’ evoluzione della città di Dalmine, tracciando parallelamente un discorso circa lo sviluppo degli stabilimenti della Società Anonima Stabilimenti Dalmine. Cominciando da un quadro sommario di come era il territorio prima dell’insediamento della fabbrica, nei primi anni del Novecento , si delinea un’analisi ben precisa degli stravolgimenti territoriali e sociali che il comune ha subito in seguito allo stanziamento del fabbricato.
–
SCHEDA DI LETTURA 7 Titolo
Il ‘900 di Giovanni Greppi – Giovanni Greppi architetto del Novecento milanese
Autore
Elena Zambon
Relatore
Adriano Alpago Novello
Università Politecnico di Milano
37
Luogo
Milano
Edizione
1985-1986
Tipo di fonte Riassunto
Tesi di Laurea La tesi tratta della vita e delle opere dell’ architetto milanese Giovanni Greppi, soffermandosi con particolare cura sulla vicenda di Dalmine: si traccia un profilo incrociato tra quella che è stata la formazione dell’architetto e l’evoluzione dello suo stile negli anni.
SCHEDA DI LETTURA 8 Titolo
Il recupero dell’ ex-mensa Dalmine a nuova biblioteca civica
Rivista
Paesaggio Urbano
Editore
Maggioli
Luogo
Bergamo
Edizione
2003
Tipo di Rivista fonte Riassunto Breve trattato sull’ intervento dell’ architetto Greppi in Dalmine: l’autore analizza la riprogettazione dell’ intero isolato in cui vi è il Refettorio Operai; successivamente passa ad esaminare, nello specifico, la diversa distribuzione degli ambienti interni dell’ edificio, evidenziando il diverso utilizzo delle stanze che vengono destinate all’uso di sale di biblioteca.
–
SCHEDA DI LETTURA 9 Titolo
Le opere sociali della Dalmine
A cura di
Ufficio stampa e comunicazione della Dalmine
Editore
ILTE
Luogo
Torino
Edizione
1958
38 Tipo di Primaria fonte Riassunto Si tratta di una breve raccolta, quasi integralmente fotografica, degli spazi comuni messi a disposizione dall’Azienda Dalmine per i suoi impiegati: vi sono immagini dello spaccio aziendale, della Cooperativa di Consumo e del Refettorio.
–
39
– IGM, LEVATA DEL 1889
40
– IGM, LEVATA DEL 1931
41
– IGM, LEVATA DEL 1954
42
– IGM, LEVATA DEL 1971
43
–
44
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 1
45
Autore
Ignoto.
Luogo Soggetto
Mappa delle Terre bergamasche risalente al tardo medioevo.
Anno Editore
Comune di Dalmine (a cura di) “Dalmine: Cenni di storia”. Dalle origini al 1963.
Tecnica Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 2
46
Autore
Ignoto.
Luogo Soggetto
Frontespizio dei Cabrei del 752.
Anno Editore
Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A. Urbanizzazione e industrializzazione nell’ area bergamasca.Il caso Dalmine:nascita e sviluppo della fabbrica totale.
Tecnica Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 3
47
Autore
Giovanni Tomaso Bottelli.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Planimetria del centro di Dalmine nei Cabrei del 752.
Anno Editore
Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A. Urbanizzazione e industrializzazione nell’ area bergamasca.Il caso Dalmine:nascita e sviluppo della fabbrica totale.
Tecnica Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 4
48
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Torre scomparsa della casa Dominicale Camozzi.
Anno Editore
Ghisetti T., Alla ricerca delle radici di Dalmine.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 5
49
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Cartolina d’epoca raffigurante la Torre Camozzi.
Anno Editore
Amministrazione Comunale Dalmine (a cura di), Storia in immagine.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 6
50
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Cartolina d’epoca raffigurante la Piazza e la Torre Camozzi.
Anno Editore
Ghisetti T., Alla ricerca delle radici di Dalmine.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 7
51
Autore
Giovanni Tomaso Bottelli.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Planimetria dell’area della Chiesa di San Giorgio raffigurata in uno dei Cabrei del 1752.
Anno Editore
Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A. Urbanizzazione e industrializzazione nell’ area bergamasca.Il caso Dalmine:nascita e sviluppo della fabbrica totale.
Tecnica Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 8
52
Autore
Giovanni Tomaso Bottelli.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Assonometria dell’area della Chiesa di San Giorgio raffigurata in uno dei Cabrei del 1752.
Anno Editore
Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A. Urbanizzazione e industrializzazione nell’ area bergamasca.Il caso Dalmine:nascita e sviluppo della fabbrica totale.
Tecnica Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 9
53
Autore
Giovanni Tomaso Bottelli.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Assonometria dell’area della Chiesa di San Giorgio raffigurata in uno dei Cabrei del 1752.
Anno Editore
Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A. Urbanizzazione e industrializzazione nell’ area bergamasca.Il caso Dalmine:nascita e sviluppo della fabbrica totale.
Tecnica Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 10
54
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Cooperativa di Consumo nei primi anni del Novecento, prima dell’intervento di restauro.
Anno Editore
Ghisetti T., Alla ricerca delle radici di Dalmine.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 11
55
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Vista dello stabilimento della Società Anonima Dalmine in una cartolina d’epoca.
Anno
1928.
Editore
La Dalmine durante cinquant’ anni. 27 Giugno 1906-27 Giugno 1956.
Tecnica
Cartolina.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 12
56
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Vista aerea degli impianti sportivi e della Pensione Privata.
Anno Editore
La Dalmine durante cinquant’ anni. 27 Giugno 1906-27 Giugno 1956.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 13
57
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Atto di costituzione della Società Anonima Dalmine.
Anno Editore
Ghisetti T., Alla ricerca delle radici di Dalmine.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 14
58
Autore
Ignoto.
Luogo Soggetto
Giovanni Greppi.
Anno Editore
E. Zambon, Il ‘900 di Giovanni Greppi.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 15
59
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Prospetto della biblioteca.
Anno Editore
Paesaggio Urbano.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 16
60
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Sezioni della biblioteca.
Anno Editore
Paesaggio Urbano.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 17
61
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Torre Suardi detta “Camozzi”.
Anno Editore
La Dalmine durante cinquant’ anni. 27 Giugno 1906-27 Giugno 1956. Ilte, Torino 1956 p.19
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 18
62
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Torre Camozzi e parte dell’ edificio della Direzione Dalmine .
Anno Editore
Amministrazione Comunale Dalmine (a cura di), Storia in immagine, Ed. S.G.P., Bergamo 1987, p.49
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 19
63
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Frontespizio dei Cabrei del 1803.
Anno Editore
Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A.,1978-1979
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 20
64
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Cabrei del 1803, Planimetria area fabbricati annessa alla chiesa di San Giorgio.
Anno Editore
Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A.,1978-1979
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 21
65
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Cabrei del 1803, Casa Dominicale Camozzi.
Anno Editore
Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A.,1978-1979
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 22
66
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Progetto di riqualificazione dell’ isolato.
Anno Editore
Paesaggio Urbano.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 23
67
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
3D dell’ edificio.
Anno Editore
Paesaggio Urbano.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 24
68
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Pianta dell’ edificio.
Anno Editore
Paesaggio Urbano.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 25
69
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Interni dell’ edificio.
Anno Editore
Paesaggio Urbano.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 26
70
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Spaccato assonometrico dell’ edificio.
Anno Editore
Paesaggio Urbano.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 27
71
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Render prospettico dell’ edificio.
Anno Editore
Paesaggio Urbano.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 28
72
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Render prospettico del cortile interno.
Anno Editore
Paesaggio Urbano.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA ICONOGRAFICA 29
73
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Cartografia IGM scala 1:25000 dell’anno 1934.
Anno Editore
Giazzi G., Negri A.P., Spinedi A.,1978-1979
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
74
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 1
75
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Decreto regio di Re Vittorio Emanuele III.
Anno Editore
Ignoto.
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 2
76
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Disegno del Catasto Napoleonico di Dalmine.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 3
77
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Posa della prima pietra.
Anno
1908.
Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 4
78
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Vista prospettica della mensa.
Anno
1936.
Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 5
79
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto Anno
Nulla osta per la costrizione del Refettorio
Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 6
80
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Cooperativa di Consumo.
Anno
1934.
Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 7
81
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Telegramma inviato dalla Società Mannesmann al Comune di Sabbio.
Anno
1907.
Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 8
82
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Mussolini in visita a Dalmine.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 9
83
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Assonometria del quartiere in cui si trovano gli uffici amministrativi della Società Anonima Dalmine.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 10
84
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Vista prospettica della Cooperativa di Consumo e scorcio di via Pasubio.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 11
85
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Via Pasubio, uno scorcio del Refettorio e uno degli uffici amministrativi della Dalmine.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 12
86
Autore
Alessandro Terzi
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Facciata e ingresso alla mensa degli operai.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 13
87
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Cartolina d’epoca che ritrae l’ ingresso del Refettorio e via Cavour.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 14
88
Autore
Umberto Da Re.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Operai dinanzi l'ingresso della mensa aziendale.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 15
89
Autore
Bruno Stefani.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Vista dell’angolo sud-ovest del Refettorio con operai che si accingono ad entrare in pausa pranzo.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 16
90
Autore
Bruno Stefani per Studio Boggeri.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Mensa aziendale: operai a tavola
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 17
91
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Mensa aziendale: cucina
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 18
92
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Mensa aziendale: cucina
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 19
93
Autore
Foto Wells.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Mensa aziendale. Interni: Tavoli apparecchiati
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 20
94
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Refettorio durante una cena aziendale.
Anno Editore
© Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Luogo prima tiratura
Dalmine
Tecnica
Fotografia Bianco e Nero
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 21
95
Autore
Ignoto.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Opere di costruzione della nuova Mensa Operai e ristrutturazione della Cooperativa .
Anno Editore
Archivio Fondazione Dalmine.
Tecnica
Fotografia in Bianco e Nero.
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 22
96
Autore
Paolo Poma.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Nuova scala.
Anno
2013
Editore Tecnica
Fotografia a Colori.
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 23
97
Autore
Paolo Poma.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Interno del piano seminterrato.
Anno
2013
Editore Tecnica
Fotografia a Colori.
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 24
98
Autore
Paolo Poma.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Interno del piano seminterrato.
Anno
2013
Editore Tecnica
Fotografia a Colori.
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 25
99
Autore
Paolo Poma.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Interno del piano rialzato.
Anno
2013
Editore Tecnica
Fotografia a Colori.
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 26
100
Autore
Paolo Poma.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Interno del piano rialzato.
Anno
2013
Editore Tecnica
Fotografia a Colori.
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 27
101
Autore
Paolo Poma.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Interno del piano rialzato, scala.
Anno
2013
Editore Tecnica
Fotografia a Colori.
Note
–
SCHEDA FOTOGRAFICA 28
102
Autore
Paolo Poma.
Luogo
Dalmine.
Soggetto
Interno del piano rialzato, corridoio.
Anno
2013
Editore Tecnica
Fotografia a Colori.
Note
–
103
–
Foto 1
104
Foto 2
SCHEDA FOTOGRAFICA DI CONFRONTO N° 1 Luogo
Dalmine
Soggetto
Cooperativa di Consumo
Data fotografia 1
Sconosciuta
Data fotografia 2
05/06/2013
–
Foto 1
105
Foto 2
SCHEDA FOTOGRAFICA DI CONFRONTO N° 2 Luogo
Dalmine
Soggetto Data fotografia 1
Via Pasubio, angolo sud ovest della biblioteca Sconosciuta
Data fotografia 2
05/06/2013
–
Foto 1
106
Foto 2
SCHEDA FOTOGRAFICA DI CONFRONTO N° 3 Luogo
Dalmine
Soggetto
Vista prospettica della facciata principale
Data fotografia 1
Sconosciuta
Data fotografia 2
05/06/2013
–
Foto 1
107
Foto 2
SCHEDA FOTOGRAFICA DI CONFRONTO N° 4 Luogo
Dalmine
Soggetto
Scala di ingresso
Data fotografia 1
Sconosciuta
Data fotografia 2
05/06/2013
–
Foto 1
108
Foto 2
SCHEDA FOTOGRAFICA DI CONFRONTO N° 5 Luogo
Dalmine
Soggetto
Vista complessiva del prospetto principale
Data fotografia 1
Sconosciuta
Data fotografia 2
05/06/2013
–
Foto 1
109
Foto 2
SCHEDA FOTOGRAFICA DI CONFRONTO N° 6 Luogo
Dalmine
Soggetto
Angolo sud ovest della biblioteca
Data fotografia 1
Sconosciuta
Data fotografia 2
05/06/2013
–
Foto 1
110
Foto 2
SCHEDA FOTOGRAFICA DI CONFRONTO N° 7 Luogo
Dalmine
Soggetto
Interno del piano rialzato
Data fotografia 1
Sconosciuta
Data fotografia 2
05/06/2013
–
Foto 1
111
Foto 2
SCHEDA FOTOGRAFICA DI CONFRONTO N° 8 Luogo
Dalmine
Soggetto
Interno del piano rialzato
Data fotografia 1
Sconosciuta
Data fotografia 2
05/06/2013
–
112
– Nel lavoro di Greppi sono manifeste le teorie architettoniche promosse dal fascismo: un'urbanistica e una progettazione edilizia improntata alla divisione di classe, ne sono esempio il Quartiere degli operai e il Quartiere Dirigenziale. Ricopre, secondo noi, un ruolo fondamentale, come, nelle pubblicazioni risalenti a quel periodo, la volontà della società di costruire fabbricati destinati ai dipendenti risulti come un’opera di bene nei confronti dei lavoratori. Questo perché quasi tutti i testi a noi giunti venivano commissionati dalla società stessa, e sono quindi estremamente fuorvianti e di parte. Un’analisi più approfondita fa emergere però come la realizzazione di fabbricati utili alla comunità mirino soltanto ad aumentare la devozione dei lavoratori nei confronti della società e il prestigio del regime fascista. Il concetto fondamentale che sta dietro a un simile atto di indulgenza è quello di far sì che l’operaio si senta un membro integrante della società, che si senta parte di una grande famiglia. Mantenendo i dipendenti in costante contatto con l’azienda, essi si sentono parte di questa, non rendendosi conto che, in realtà, lo scopo primario è quello di mantenere sotto controllo “la massa operaia”: la società, così, non solo controlla i singoli movimenti dei dipendenti, decidendo come scandire la giornata del singolo individuo, ma così facendo ottiene un effetto particolare, ovvero crea quella condizione mentale per cui l’operaio si sente quasi in debito verso il benefattore che permette alla sua famiglia di vivere in una bella casa, di potersi sedere al caldo in pausa pranzo, di poter mandare a scuola i figli. In questa circostanza il dipendente lavora in maniera attiva e solerte, permettendo un sempre maggiore sviluppo della società. La difficoltà maggiore che abbiamo riscontrato nell’analisi del progetto è stato il reperimento del materiale. La scarsità di informazioni è dovuta al fatto che si tratta di un edificio minore, che non ha una grande rilevanza nella storia del paese e della società. Abbiamo potuto raccogliere molte fotografie all’Archivio Fondazione Dalmine e dall’archivio del Comune, purtroppo le piante e i disegni originali sono andati persi. Non avendo potuto utilizzare le piante conservate nell’archivio comunale, abbiamo utilizzato un’immagine, trovata su una pubblicazione, che abbiamo in parte rielaborato e in parte ipotizzato, in base alle notizie ritrovate. Nella pianta originale vi erano spazi chiusi, a cui non si poteva accedere. In base alle notizie ritrovate e alle immagini dell’epoca si è cercato di è procedere a una rielaborazione della pianta con una possibile distribuzione degli ambienti interni. In prospetto, l’elemento secondo noi fondamentale, caratterizzante la facciata, è la scala in pietra, che presenta un andamento semicircolare e, con la sua linea morbida, crea un contrasto netto con la ritmicità e la squadratura dell’intero edificio. A partire da questo elemento, una delle osservazioni che abbiamo dedotto è che l’andamento semicircolare della facciata comunichi un’idea di accoglienza, invitando chi vi sta di fronte a entrare, come se la geometria sinuosa del prospetto volesse abbracciare i visitatori. Avendo recuperato molto materiale fotografico, abbiamo pensato di presentare un confronto tra come era la mensa e come è oggi la biblioteca. Da una prima comparazione della facciata di ingresso principale, emerge come lo stile di Greppi e la sua espressione formale siano state mantenute pressoché intatte: questo si riflette nel rispetto di alcuni componenti architettonici come le fasce orizzontali di finestre, la tettoria e gli elementi semicurvilinei. Viene conservata anche la scala di ingresso in pietra, con la curvatura originale, ma la scritta Refettorio operai è ora scomparsa. Per quanto riguarda gli ambienti interni, abbiamo potuto osservare come le grandi sale destinate ad accogliere gli operai a pranzo abbiano oggi perso il carattere di open-space che un tempo avevano. Infine, abbiamo voluto evidenziare come nel corsi di quasi ottant’anni, nonostante i numerosi mutamenti del territorio e gli interventi sull’isolato, il paesaggio urbanistico circostante il nostro edificio non sia particolarmente cambiato, eccetto che per l’intervento che trasforma la via Cavour, antistante l’ingresso principale, in piazza Cavour, riqualificando quindi il disegno urbano.
113