PANORAMA Giugno 2009 facoltà d’Architetura di Ferrara
the artificial landscape
WWW.COMEONARCHITECTS.COM
Università di Ferrara, Giugno 2009
PANORAMA E L’ORIGINE DELLO SPETTACOLO “Il nostro tempo preferisce l’immagine alla cosa, la copia all’originale, la rappresentazione alla realtà, l’apparenza all’essere…per esso sacra è solo l’illusione.”
L. Feuerbach
Panorama:
dal greco Pan-Horama, tutto + visione, visione totale ma anche visione totalizzante. Parola nata alla fine del XVIII sec in Inghilterra.
19 Giugno 1787:
a Londra Robert Barker, sconosciuto pittore di Edinburgo specializzato in miniature e paesaggi, deposita il brevetto di quella che lui chiama “Nature a coup d’oeil” più tardi diffusasi col nome di Panorama: il Panorama è l’invenzione di un singolo, avvenuta in un momento e in un luogo determinato.
Dalla descrizione del brevetto:
“metodo atto, per mezzo del disegno e della pittura e di una appropriata disposizione dell’insieme, a definire l’intera veduta di una regione o di un luogo qualsiasi, cosi come appare a uno spettatore che si giri completamente su se stesso.”
Un’invenzione di poco valore ai nostri occhi ma che in realtà segna un momento di svolta culturale in un contesto storico ben preciso: chi era il pubblico dei panorami? (FOTO 12) “contadini, operai che non hanno mai visto il mare, borghesi, commercianti la cui vita è scorsa in una piccola località o in un retrobottega, diplomatici che sognano di rappresentare la Francia all’estero, amanti della natura che hanno sete di foreste vergini.” Da “le Nature” rivista francese del ‘800 Un pubblico al contempo articolato e massificato, tipico delle città industrializzate dell’800, nei cui confronti il Panorama copriva un’ esigenza diffusa in cui si mescolavano cultura e informazione, novità, evasione, arte: in questo periodo nasce il concetto di Tempo Libero. Assistiamo a una democratizzazione del desiderio di conoscenza, il viaggio (FOTO 13) entra prepotentemente nell’immaginario collettivo, per la prima volta un pubblico di massa paga il biglietto per osservare un dipinto, al di là di specifici interessi o competenze in materia: il Panorama è il dipinto per tutti, l’arte si fa spettacolo. Il Panorama rappresenta quindi uno dei primi e paradigmatici esempi di incontro tra arte tecnologia merce e si configura come precursore di quelli che oggi chiamiamo mass media. Proprio come quest’ultimi esso è caratterizzato dall’ambiguità del messaggio sospeso tra informazione oggettiva e spettacolo: elemento fondante del suo successo è l’attualità delle scene mostrate. ( i dipinti venivano esposti per non più di un anno e poi venivano portati in tour in altre città ) (FOTO 14) Proprio in virtù della sua forza nel conferire “verità” ad un avvenimento grazie alla visione totalizzante, puntigliosamente documentata (fondamentali erano i depliant illustrativi del panorama stesso) e priva di ogni paragone critico, esso divenne presto strumento di comunicazione dell’ ideologia dominante, soprattutto in Francia sotto il dominio di Napoleone, quando alle classiche vedute di città o luoghi esotici si sostituirono le descrizioni di battaglie vittoriose. Il Panorama fu nondimeno fertile campo di sperimentazione: (FOTO 15) delle teorie artistiche da un lato, adattandosi perfettamente all’estetica del sublime della contemporanea pittura romantica (celebre il Panorama di Palermo di Schinkler ) (FOTO 16) delle innovazioni tecnologiche dall’altro, in ambiti diversificati come l’ industria delle costruzioni o quella delle immagini. (l’immediato successore del Panorama, il Diorama, fu la fonte di ispirazione per il dagherrotipo ) (FOTO 17)
I commentatori del tempo non esitarono a scrivere riguardo un fenomeno di cosi vasta fortuna, e contribuirono enormemente a fondarne le basi concettuali, laddove i procedimenti messi in atto dagli autori stessi erano invece del tutto empirici. Il critico d’arte Dufourny scrive: (FOTO 18) “In effetti il Panorama non è altro che la maniera di esporre un grande quadro in maniera che l’occhio dello spettatore abbracciando successivamente tutto l’orizzonte e non incontrando in ogni dove che questo quadro, prova l’illusione più completa. I nostri sensi sono facili da ingannare, soprattutto la vista, questo organo delicato, giudica gli oggetti con incertezza; le grandezze, le distanze, non possono essere valutate dallo sguardo senza l’ausilio di un mezzo secondario, e questo mezo è il confronto.” Lo scopo è l’illusione attuata tramite un inganno: l’assenza di ogni termine di paragone. Johannes Bapst descrive l’entrata nel panorama della battaglia navale di Navarino nel 1830: (FOTO 19) “salendo per una scaletta si arrivava nella sala da pranzo del comandante dove si trovava l’equipaggiamento completo, le poltrone, il cassettone, il cannocchiale, il compasso, strumenti diversi e tavoli. Si montava al secondo piano, e dall’ alloggio del comandante si passava al casseretto; di la si vedeva il combattimento tutt’intorno.” Il Panorama si configura come un’ architettura del fantastico, fatta di solo interno, tutto contribuisce alla creazione di un mondo parallelo. La transizione dall’ esterno avviene gradualmente attraverso un lungo tunnel allestito a tema che ci fa dimenticare il mondo reale. Le caratteristiche strutturali e di forma vennero esplicitate da Barker nel suo brevetto: (FOTO 20) “l’edificio dei Panorami doveva essere costruito secondo modalità precise, come spazio finalizzato all’esposizione e alla fruizione del dipinto, fissando i dati fondamentali: la forma circolare, l’illuminazione dall’alto, i dispositivi che limitano la visione ottica unicamente alla tela dipinta.”
Analizzeremo due esempi localizzati in due luoghi e contesti storici differenti:
Il Colosseum di Londra, di Decimus Burton, 1824-29: La storia del Colosseum comincia nel 1821 quando Thomas Hornor, topografo e pittore, approfittò dei lavori di restauro della cattedrale di S.Paul, per ritrarre la città di Londra dal suo punto più alto, si fece costruire cosi sull’estremità della cupola un osservatorio di legno (FOTO.1), nel quale grazie a strumenti di sua invenzione e a più di mille schizzi riuscì a “delineare con matematica accuratezza il più distante e intricato scenario”. Di seguito concepì l’idea finanziata da noti banchieri del tempo di realizzare un immenso Panorama della città dalla cima di S.Paul e di collocarlo come attrazione permanente in un sontuoso edificio all’angolo sud-est di Regent’s Park. (FOTO.2) Era impostato sul disegno di un poligono di sedici lati scanditi da pilastri e lesene con ordine gigante, una base di 38 m di diametro sormontato da una cupola emisferica che riceveva luce da un’ampia lanterna. L’ingresso era un portico dorico di sei colonne con le stesse dimensioni del prospetto del Partenone mentre tutto l’edificio richiama la struttura formale del Pantheon. Sia l’interno che l’esterno erano decorati con sfarzo e inventiva particolari, in modo da apparire come un continuo e stupefacente spettacolo illusionistico di cui il Panorama costituiva il momento culminante. (FOTO.3-4-5) Queste strutture tendevano a fare del Colosseum il più strepitoso luogo di attrazione e divertimento di Londra,il più moderno e alla moda. (FOTO.6-7)
La Rotonda dei Panorami di Parigi, di Jacob Hittorf, 1838: Se il Colosseum si poneva come un luogo di lussuoso intrattenimento, il Panorama di Hittorf agli Champs-Elysèes riesaminò il problema dell’architettura di una rotonda assumendo come punto fondamentale le esigenza funzionali. Nelle intenzioni di hittorf il nuovo Panorama di Parigi doveva offrire il massimo di funzionalità e di aderenza alle esigenze dell’esposizione e insieme avere una completa dignità architettonica, tutto questo si poteva ottenere attraverso l’impiego delle tecniche e dei materiali moderni. (FOTO.8-9) I cambiamenti fondamentali proposti rispetto ai precedenti Panorami, riguardavano le dimensioni dell’interno portando il diametro a 50 m, il sistema di copertura non doveva più appoggiare su un sostegno centrale e l’illuminazione naturale doveva essere migliorata eliminando strutture che potessero proiettare ombre all’interno. Sperimentatore di nuove tecnologie e anche sostenitore dalla policromia degli edifici, anziché adattare i nuovi materiali a vecchi metodi costruttivi, secondo una prassi dell’epoca molto diffusa, reinterpretò le nuove tecnologie industriali alle esigenze funzionali del Panorama stesso. Il Panorama di Hittorf tuttavia non venne realizzato secondo questo progetto (FOTO.10-11) il committente dell’operagli rivolsero una serie di osservazioni e richieste di modifiche, motivate dalla scarsa fiducia della stabilità del principio costruttivo adottato. Venne imposto all’architetto di sopprimere le aperture dei contrafforti, di rafforzare il perimetro murario con un secondo ordine di loggiati, e soprattutto di abbassare il punto di appoggio dei cavi e di ripartirne i carichi verticalmente con l’inserimento di puntoni incernierati. (FOTO EXTRA)
WWW.COMEONARCHITECTS.COM