respice stellam Dicembre 2011

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Iniziazione Cristiana

ESSERE COMUNITA’ PER INIZIARE ALLA VITA CRISTIANA Essere comunità...! Non è un aspetto secondario. Si tratta di condurre alla fede persone che pur battezzate sono vissute senza Dio, o persone nate in famiglie che non hanno conosciuto Gesù Figlio di Dio. Come possono trovare Dio, aprire il cuore a Gesù che li ama fino a dare la sua vita per loro? Non basta dare una risposta leggendo il Vangelo o parlando della SS.Trinità. Occorre: - che una Comunità, vivendo la Parola di Gesù, mostri che Egli è vivo in mezzo ad essa; - che una Comunità faccia esperimentare l’amore reciproco; - che una Comunità viva l’unità per far entrare nel mistero dell’Unità e Trinità di Dio. E’ quindi la comunità cristiana in questione! E’ la Comunità cristiana che fa nascere figli per Dio, si sente feconda e si rinnova. Si può dire con una frase programmatica Essere comunità per iniziare alla vita cristiana. Allora si capisce anche che l’iniziazione cristiana non è fatta, come per il catechismo, solo da una persona incaricata, e non è programmata per un solo periodo e a scadenza fissa, ma è una educazione continua da parte della Comunità che vive la Parola di Dio, in mezzo alla quale si sperimenta la presenza di Gesù risorto. E’ qui nella Comunità che si accetta Dio nella propria vita e si sceglie liberamente di vivere secondo il Vangelo. Molte persone non sono state affascinate dalla bellezza della vita cristiana e non hanno scelto Gesù come ideale da raggiungere, ma si sono trovate quasi automaticamente, per tradizione a ricevere i Sacramenti. Diventa necessario allora chiederci perchè l’ambiente di vita e il contesto socio-culturale portano ad accettare e quasi ad esigere i sacramenti della iniziazione cristiana(battesimo-Cresima-Eucaristia) senza aver raggiunto una piena adesione alla vita in Cristo, sapendo (o meglio: non sapendo!) che i sacramenti portano a Cristo e inseriscono nella vita della Comunità Cristiana. In pratica è rimasto solo l’aspetto esteriore e quel po’ di convenienza sociale che risponde all’esigenza di mettere in rilievo le tappe graduali di crescita dei figli (nascita=battesimo; crescita=I^Comunione; adolescenza=cresima). Torniamo a dire che INIZIAZIONE CRISTIANA non è solo celebrazione dei sacramenti, non è solo insegnamento catechistico, ma è un cammino di fede nella comunità per accogliere la vita di Cristo come dono e praticarla nella carità. Don Battista

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Il personaggio

FESTA DELL’IMMACOLATA Presentazione del nuovo affresco della facciata Giovedì 8 dicembre la parrocchia ha festeggiato il suo “compleanno” con un pomeriggio veramente speciale. Durante tutta la giornata moltissime persone sono entrate in Santuario per pregare ed assistere alla Messa, una partecipazione veramente notevole. Non ha fatto eccezione la Messa pomeridiana delle ore 16. Dopo la celebrazione Eucaristica, presieduta da don Giovanni Brusegan, l’associazione Madonna delle Grazie ha presentato uno splendido quadro: la riproduzione del particolare del volto della Madonna Immacolata ritratta nel nuovo affresco della facciata. Si tratta di un “bozzetto” in scala reale, realizzato su tela ma con la tecnica dell’affresco, quindi con i materiali ed i colori che sono stati poi utilizzati per la grande opera in facciata. Di questo “bozzetto” sono state stampate solo cento copie, numerate, su tessuto “canvas”, non su carta. Il risultato è che sembra di avere in casa una tela dipinta ad olio con il volto dell’Immacolata. Un’opera di pregio, un bel regalo da fare e da farsi. Ci piaceva l’idea che, oltre a poter ammirare quest’ultima opera d’arte che ha impreziosito la facciata e il santuario tutto, i fedeli potessero anche averne a casa propria una fedele riproduzione. Tutto l’affresco sarebbe stato eccessivamente grande, così ci siamo limitati al volto della Madonna. La riproduzione è piaciuta moltissimo anche all’artista Annamaria Trevisan, che ne ha apprezzato la qualità e la grande fedeltà all’originale. Alla presentazione hanno partecipato Erika Duranti, vicepresidente dell’Associazione, che ha parlato delle finalità con le quali è nato il gruppo, don Franco, con un saluto “mariano”, l’architetto Davide Doardo (che ha curato il progetto per la realizzazione dell’affresco), che ha esposto una breve nota storica sulla facciata e sui recenti lavori fatti per la realizzazione dell’affresco, e poi l’artista, Annamaria Trevisan, che ha parlato dell’affresco e dell’iter burocratico affrontato per poterlo realizzare. Tra gli interventi abbiamo ascoltato con grande emozione l’organista Alberta Tresoldi e la soprano Luana Durello, che ci hanno fatto ascoltare quattro splendidi canti. …. Dulcis in fundo, un momento di festa in patronato per condividere assieme la gioia e l’emozione di questo momento, per conoscere di persona l’artista, per vedere da vicino la nuova opera d’arte. Ci auguriamo che il Suo volto possa incontrare numerose persone non solo all’interno della chiesa, ma anche all’esterno, per far comprendere loro l’Amore della Mamma celeste, attraverso il suo dolce sguardo misericordioso. Davide

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Il personaggio

Preghiera del “Santino” Vergine Maria, Immacolata e Madre di Grazia, com’è bello il tuo sguardo rivolto a noi con Amore: ci incoraggia, ci infonde conforto, ci lascia nel cuore tanta pace e serenità. È bello per noi, ogni volta che veniamo nel Tuo Santuario, lasciarci guardare e venirti accanto. Il tuo volto ci preannuncia un abbraccio colmo di tenerezza. Tutti abbiamo bisogno di questo tuo affetto. Il tuo sguardo ci unisce e ci fa sentire tutti figli tuoi. Aiutaci a tendere a quell’Amore

Che tuo Figlio Gesù ci ha portato sulla Terra: l’Amore che si apre a tutti e non esclude nessuno, l’Amore che va per primo verso l’altro, l’Amore che dà la vita e diventa reciproco, l’Amore che ama senza misura fino al perdono, l’Amore che ama il tuo Figlio Gesù in ogni prossimo. Maria, grazie perché continui ad invitarci A ripetere con te il tuo “ECCOMI” Grazie perché ci sei sempre accanto, con le Tue mani che ci indicano, ci accolgono, con la Tua discreta presenza.

Natale d’altri tempi Il natale nella mia famiglia e nelle famiglie dei miei tempi (1946-56) era Natale e Basta! Sereni, allegri felici, ci bastava poco:qualche arancia,due mandarini, qualche caramella. Il panettone fatto dalla mamma con pasta di pane lievito, uvette e zucchero era la festa più bella e felice dell’anno. C’era la neve, sempre! Avevamo le scarpe con la suola di legno e con le borchie di acciaio perché ci bastassero più a lungo si chiamavano sgalmare; in qualche famiglia più abbiente arrivavano anche dei libri o delle bambole di pezza ma solo il giorno della Befana. Natali semplici familiari , niente che si possa avvicinare a questo consumismo vuoto e irrefrenabile. Gesù bambino era ed è povero, non porta e non portava regali, ma solo tanto amore e pace Franca

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Il personaggio

Il Natale con gli Anziani Lavorare con gli anziani è una delle esperienze più belle e arricchenti che un educatore possa fare... Sono educatrice in un nido e da più di un anno lavoro nel Centro Diurno della RSA di Via Botta. Vivere il Natale in queste due realtà è davvero speciale. A scuola con i bambini dagli 1 ai 3 anni si respira la magia dell'arrivo di Babbo Natale, la recita e il regalino per mamma e papà... con gli anziani è tutto molto diverso! Ci sono le emozioni e la ricchezza di una vita intera che con il calore del Natale sembrano risvegliarsi. Quanti ricordi, belli e commoventi, che se non rievocati rischiano di rimanere chiusi nel cuore di queste persone. E' arricchente chiacchierare con loro, ognuno ha una storia unica e preziosa da raccontare e se ci si ferma ad ascoltarli con cuore aperto si capisce quanto queste persone possano essere importanti per la nostra società. In loro risiedono i racconti più belli del passato, le tradizioni, l'esperienza, la saggezza... sono un tesoro che troppo spesso teniamo nascosto. Aspettando il Natale con alcuni ospiti della Casa di Riposo e del Centro Diurno, mercoledì 14 Dicembre siamo venuti al Santuario, abbiamo partecipato alla S.Messa delle 16, e poi ci siamo fermati un'oretta in patronato dove, la nostra dolcissima Marisa, ci aveva preparato cioccolata calda, thè e pasticcini. Abbiamo avuto il piacere di trascorrere un pò di tempo in compagnia di Don Franco e Don Battista, è stato un pomeriggio piacevole, gli ospiti mentre tornavamo verso casa, erano davvero entusiasti e pensavano già quando poter organizzare un'altra uscita. Credo sia importante organizzare attività dedicate agli anziani; spesso ci sono gruppi di catechismo, cori, che vengono in casa di riposo a passare un pò di tempo con loro, ma sarebbe davvero bello se i riuscisse ad organizzare attività anche al di fuori di queste strutture alle quali poterli invitare a partecipare...basta davvero poco non c'è bisogno di organizzare chissà quali eventi... Un giorno un docente di filosofia durante una lezione all'università disse: "Un uomo se non conosce la storia non conocerà mai se stesso". Questa frase fece un gran rumore in me, e ogni tanto quando sono seduta a chiacchierare con i miei nonni mi torna in mente...passiamo ore a leggere nei libri storie e racconti sulla seconda guerra mondiale, ma non ci rendiamo conto che magari nella casa accanto abita una persona che l'ha combattuta, cerchiamo al supermercato mille detersivi per togliere quella terribile macchia dal nostro vestito preferito e non pensiamo di chiedere a nostra madre o nonna che conoscono i mille rimedi più semplici ed economici per toglierla. Loro sono la nostra storia...perchè non vivercela? Non è solo un dare, ma uno scambio. Voi anziani, o per meglio dire "meno giovani" siete fondamentali per i vostri figli, i nipoti, per l'intera societàe , non è vero che ad un certo punto quando le gambe si fermano e le mani non sanno più lavorare veloci, si è inutili, nella vostra mente e nel vostro cuore c'è un mondo che solo voi potete raccontarci... e noi vogliamo imparare ad ascoltare. Erika

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La pagina dei giovani

TEMPO DI NATALE, TEMPO DI ATTESA LA PASTORELLA CI ANNUNCIA LA VENUTA DI GESU’ “I pastori portano la Buona Novella della venuta del Signore… Noi portiamo a tutti il messaggio della nascita di Gesù Bambino!!” Nicola

… c’è chi va a cantare … La pastorella è un momento d’incontro tra tutti, o la maggior parte dei giovani del Santuario. Andando di casa in casa per le vie della parrocchia ci si può divertire suonando e cantando tutti assieme, portando "la buona novella", facendo quindi un atto di amore verso il prossimo. Sono ormai già 4, 5 anni che personalmente vado alla pastorella, ed ogni anno mi si riempie sempre più il cuore vedendo la felicità delle famiglie che ci accolgono con gioia. La pastorella è una tradizione da ormai tanti anni, come confermano alcune famiglie che incontriamo durante il cammino, e auspico che la cosa continui sempre negli anni a venire. Irene

...c’è chi ascolta il canto... Il periodo che precede il Natale è ricco di simboli, che annunciano la venuta di qualcuno molto importante; tutti questi segni, però, sono muti, possono aiutare a trasmettere la fede, ma fino a un certo punto. L’uomo, infatti, ha bisogno di comunicare e l’arrivo dei pastori, che vengono ad annunciare la venuta di Gesù ( attraverso il canto della pastorella), apre ulteriormente i cuori e li riempie di gioia. Questo è un modo vivo di trasmettere la fede e ci si accorge di non essere soli ad attendere questo bimbo che nasce. Il fatto che siano i ragazzi della mia parrocchia a fare questo servizio mi fa sentire partecipe di una comunità viva. Queste che ho citato sono alcune motivazioni per cui attendo volentieri i giovani che cantano la pastorella. Maria Antonietta

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UNA VITA (QUASI) NORMALE Questa breve intervista vuole essere un segno di amore e di speranza per le persone e le famiglie che combattono contro il cancro ed altre malattie gravi. Mercoledì 30 Novembre 2011 Intervista a Silvia. Silvia è un giovane avvocato, capelli biondi, il sorriso sempre sulle labbra. Siede sul divano azzurro di casa sua ed oggi ci racconta un pezzo della sua vita. Abbiamo scelto di farle un'intervista perché crediamo riesca più facile parlare di sé, quando qualcuno te lo chiede con garbo, un poco per volta. Domanda “Un marito, una famiglia, un lavoro; arriva una notizia che sconvolge la tua vita, come si fa?” Risposta “Si fa! Prima la disperazione, poi la ricerca dell'ospedale giusto, dei medici giusti e tutto un po' per volta si schiarisce. Il fatto che prima si corresse tutto il giorno e non si avesse mai tempo per nulla svanisce in un attimo, bastano due righe in un esame istologico, anzi, basta una parola: “carcinoma”. Insomma: ho trentasei anni ed ho il cancro. D. “Cosa vorresti dire a chi deve affrontare la tua stessa malattia?” R. “Di non mollare, di tenere duro e di essere comunque felice” D. “Felice?” R. “Si, felice! La felicità è pensare che stai comunque vivendo e che ogni momento va vissuto fino in fondo, avendo fiducia che il Signore ti pone sempre di fronte a prove che sei in grado di superare. Ricordo una frase che lessi nei primi giorni di ricovero ad Aviano, diceva: “quello che non si può cambiare, bisogna saperlo affrontare”. Questo mi ha dato una forza inaspettata. D. “Primi giorni di ricovero, Aviano, lontano da casa, dai tuoi cari, che sensazioni hai provato?” R. “Mi veniva tanto da piangere, ma poi anche li ho trovato degli Angeli Custodi, che mi hanno accompagnato e aiutato nei giorni difficili di sofferenza: Infermieri e Dottori. Mi ricordo in particolare un episodio, in cui Alfredo, un infermiere del reparto di Oncologia Medica C, un pomeriggio mi disse “vuoi il thè?” gli risposi stizzita “non me lo chiedere più! A me il thé non piace, berrei una cioccolata calda!” e dopo cinque minuti Alfredo era li con un bicchiere di cioccolata calda in mano. D. “Piccoli gesti, che riscaldano il cuore, ne ricordi altri?” R. “Ne avrei tantissimi da ricordare. Sono episodi cui normalmente non daremmo alcun peso particolare, ma nella malattia e nel dolore tutto cambia ed il più piccolo gesto diventa un grandissimo atto d'amore. Un abbraccio, sentirsi chiamare per nome, una chiacchierata con gli altri ammalati, un farsi coraggio l'un l'altro”.

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Cronache

D. ”Parlami ancora dei rapporti con gli altri ammalati, nasce qualcosa di particolare tra di voi?” R. “Non proprio. Dire che nasce un legame particolare non è corretto, piuttosto direi che pur nella difficoltà c'è sempre un istinto di protezione verso chi sembra essere ancora più in difficoltà di te. Ti aspetteresti la chiusura, l'isolamento da parte di chi sta male, ed invece ho avuto prove di grande affetto e comprensione, da parte di persone da cui sarebbe stato naturale attendersi rabbia e disperazione”. D. ”Cambiamo argomento: cosa significa per te la parola “speranza” dopo questa esperienza? R. “Più che di speranza parlerei di “fiducia”, anzi di “affidamento”. Affidarsi a Dio e ai medici. Ora mi sento più forte, consapevole di essere in grado di far fronte alle difficoltà della vita. Consapevole di quanto sono importanti le persone che ti amano e che ti sanno stare accanto anche in certi momenti difficili. Di non aver mai paura di chiedere “amore” perché l'amore è la forza che ti spinge ad uscire dal buio”. D. “Il tuo rapporto con Gesù e la fede. Prima della malattia, durante e adesso. R. “Prima della malattia la mia fede era “standard”. Nata ed educata in una famiglia cattolica. Per il “durante” mi viene in mente un episodio che ancora oggi mi fa sorridere: ero nella mia stanza 12, al quarto piano, il giorno prima dell'operazione. Fa capolino dalla porta il Sacerdote dell'ospedale e mi chiede “sei arrabbiata con Gesù ?” io un po' perplessa per la domanda gli risposi semplicemente “no”. Anche questo è un episodio banale, come dicevo sopra, ma pieno di significato. Davvero io non ero arrabbiata con Gesù, perché sentivo che era proprio da Gesù che mi arrivava la forza per affrontare questa prova, come potevo essere arrabbiata con Lui? D. ”E adesso, la tua fede? “ R. ”Una fede consapevole, più matura” D. “Cioè?” R. “Prima Gesù era una entità astratta, ora mi rivolgo a lui direttamente, chiedo, ascolto, insomma mi è più familiare. Non posso scordare Suor Aldina, prestava servizio a Camposampiero dove sono stata ricoverata per circa un mese. “Sorridi” mi disse, “io pregherò per te e ti starò vicina” e così è stato. Questa è la consapevolezza che intendo. D. “Ritieni che questa intervista potrà essere utile ad altre persone che si trovano ad affrontare questa prova ?” R. “Pensare di essere “utile” sarebbe troppo presuntuoso, la malattia è difficile, il percorso è durissimo ed ognuno lo vive in maniera diversa; ma come dice il mio medico radioterapista: io penso a guarirti, tu pensa a farti tornare il sorriso”. D. “Grazie Silvia.” R. “Grazie alla redazione di Respice Stellam per avermi dato questa opportunità”. Massimo

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Cronache

Festa di Respice Stellam Nel pomeriggio del 4 dicembre 2011 si è festeggiata la nostra rivista Respice Stellam con video di presentazione per nuovi e vecchi abbonati, sono seguiti giochi di intrattenimento

Affidati alla Madonna Hanno festeggiato il 27 novembre il 50° matrimonio di Elena Panizzolo e Giuliano Destro; in questo tempo sono stati capaci di trasfigurare la loro unione giorno per giorno rendendola una creazione divina, circondati dai figli e nipoti e affidandosi al Signore.

Il 27 novembre, Mario e Gianna Zanetti hanno festeggiato il loro 50° anno di matrimonio, punto di arrivo e di partenza perchè continuino a essere dono l'uno dell'altro con la pazienza e la complicità nella loro famiglia e con i loro figli e nipoti sotto lo sguardo della Madonna delle Grazie.

Mamma Valeria e papà Domenico affidano alla Madonna i figli Matteo e Paolo

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