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...dal 1955
Eco del Santuario delle Grazie Piove di Sacco (Pd)
“POSTE ITALIANE SPA – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L.353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1. COMMA 2, NE PD”
Lettera aperta sulla famiglia. Ea Candeora. Laudato Si’. Riflessioni dalla parola di Vita di Febbraio. S.Leopoldo Mandic. La nascita di Maria.
Anno LXII -01
Gennaio Febbraio 2016
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SOMMARIO
ECO DEL SANTUARIO DELLE GRAZIE PERIODICO DI CULTURA E DEVOZIONE MARIANA Anno LXII - n. 01 Gennaio Febbraio 2016
Lettera aperta sulla Famiglia (Don Battista) III° Ea Candeora (Carla Tiengo) III° -------------------------------------------------------------------------------Laudato Si’ (Manlio Zecchin) IV-V° Riflessioni sulla parola di vita di Febbraio (Luisa) VI° -------------------------------------------------------------------------------S.Leopoldo Mandic (Maurizio Pengo) VII° --------------------------------------------------------------------------------
Pagine centrali a cura ed. Paoline
-------------------------------------------------------------------------------La nascita di Maria (Miotto Mario) VIII°-IX° -------------------------------------------------------------------------------Cronache dal Santuario X°
S.MESSA:
Orario delle celebrazioni in Santuario
La Madonna delle Grazie del Bellini (1430-1516) - Particolare
Direzione e Amministrazione: SANTUARIO DELLE GRAZIE Piove di Sacco (Padova) C.C.P. 92805332 Telefono 049 5840327
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CONFESSIONI
(in Cappellina) • ogni giorno mezz’ora prima e dopo la S. Messa • al sabato mattina e pomeriggio • alla domenica mezz’ora prima della S. Messa • in altri momenti della giornata richiedendo al Sacerdote
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Autorizzazione Trib. PD n. 188 del 7/7/1960
S.Messa in diretta su internet www.madonnadellegraziepiovedisacco.it tutte le domeniche ore 9,30 - 11,00 Finito di stampare in Piove di Sacco il 20.02.2016
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Giorni festivi 7.30 - 9.30 - 11 - 16 Festiva al sabato ore 18 (17 inv.) Giorni feriali ore 17 (16 inv.) Al giovedì ore 20.30
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Lettera Aperta sulla Famiglia
Senza essere indotto da qualche
valutazione tendenziosa, sento in me stesso una trepidazione che nasce dal desiderio di una quiete interiore fatta di buoni rapporti, di rispetto per tutto ciò che mi circonda, di esaltazione di ogni positività e di ogni cosa bella; trepidazione perché le mie aspettative non trovano riscontro in quello che vedo e che sento. L’inquietudine che si respira in ogni aspetto della vita sociale fa capire
ra Ea Cadeo
Da eà candeora
de l’inverno semo fora, ma se piove e tira vento de l’inverno semo drento. ’Sto antico proverbio fiducia el dava anche se eà bona stajon ritardava, intanto neve e bora ricamava i veri che no se vedeva fora. Pianseva i picoi co ai piè ’e bugànse
che non ci sono più valori assoluti condivisi e che prevale l’individuo e il flusso di corrente che lo trascina. La globalizzazione d’altra parte supera ogni valico e ci immerge in una realtà che tutti respiriamo. Resto perplesso di fronte alle prese di posizione degli organismi amministrativi e legislativi su situazioni che costituiscono l’eccezione. Si direbbe quasi che c’è il prurito di ciò che non è normale per metterlo alla pari di fronte alla legge con i
i grandi butava scataròni sul fogo pa’ inpissàre ’e speranse: ché finisse l’inverno cruo za dal doman co questo al ceo i alsava ’e man “Pa’ i nostri fioi, Signore, fa’ calcossa ché qua ghemo esaurìo de eà passiensa eà scorta.” Del fredo stufi morti i jera i desiderava che ritornasse eà primavera e i pori ossi ingrotuii al soe scaldare ’na volta i casoeàri i somejava a de ’e jassàre, però chee do bronse
fondamenti del vivere sociale. Sembra che ciò che va sotto il nome di ‘bene’ cercato da tutti, sia invecchiato e da dimenticare, e che si debba prendere in considerazione qualche singolo aspetto emergente per proteggerlo. Non voglio così esprimere un giudizio su chi è diverso; mi verrebbe piuttosto da equiparare la legge che si sta dibattendo, a quella relativa all’abbattimento delle barriere architettoniche con la differenza che il rispetto per gli Invalidi non va a intaccare nessun fondamento naturale. Ciò che è insito nella ‘Natura’ creata da Dio, non può essere oggetto di leggi positive che ne modifichino la sostanza. Sì, ai Diritti fondamentali dell’uomo, dichiarati dall’ONU, sì ai diritti del Bambino, sì alla FAMIGLIA COME è STATA COSTITUITA DALLE ORIGINI. Don Giovanni Battista che sul fogoeàro ardeva eà fameja insieme tegneva: noni, zii, putei, papà sercando de stare da eà indiferensa riparà. A pasto bastava de poenta calda ’na feta e eà jornata risultava perfeta. Eà sera ’e mame contava eà fàvoea più bea i oci iluminà dal tremoìo de eà candèa, dopo tuti in leto co ’na preghierina pa’ domandare perdono e rivare sereni a eà matina. Carla Tiengo 3
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Papa Francesco recentemente ha
pubblicato l’Enciclica “Laudato Sì”, sulla cura della casa comune. La “lettera del Papa”, inviata a tutti i Vescovi (e Cristiani) del Mondo, contiene diverse riflessioni teologiche e filosofiche sulla situazione dell’Umanità e del Mondo ed emergono dure, obiettive, lucide, vere, concrete analisi su errati comportamenti dell’Uomo e molti dati e fonti scientifiche che non lasciano spazio a dubbi circa la reale drammaticità del contesto attuale. Scopo o finalità: rendere evidenti e necessarie numerose nostre riflessioni, consapevolezza dei problemi ed azioni da far seguire, volte a migliorare il Mondo dove Noi, singolarmente, viviamo. Tuttavia, nell’ Enciclica di J. Bergoglio, prevale la Gioia nel Credere (e agire) in un “cambiamento rivoluzionario” e in una “Nuova Umanità”. Serve un mutamento radicale nella condotta degli uomini, perché i progressi scientifici più 4
straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti e la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’Uomo. (Paolo VIDiscorso alla FAO-1970) E’ utile dirigersi verso una “Ecologia Integrale”, dove il Mondo, gli Altri, la Natura sono veramente sostenibili. Ciò perché in ogni momento, qualcosa può cambiare o mancare. Certo, ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni, richiede un cammino educativo e servono dibattiti sinceri e onesti dove urgono molte spiegazioni. Ad esempio, c’è un “contrasto”, non sostenibile a lungo per l’Umanità, tra la “rapidizzazione” della Società e del Mondo del Lavoro rispetto alla naturale lentezza dell’evoluzione biologica dell’Uomo. Il Cambiamento è normale ed auspicabile ma diventa preoccupante quando si muta in “deterioramento” del
Mondo e della qualità della Vita di gran parte dell’Umanità.
Laudato si’
Ecco, di seguito, un insieme di ragionamenti, dubbi, preoccupazioni e suggerimenti su vari aspetti citati in Laudato Sì che Padre Francesco “offre” a tutti Noi, affinché possiamo pensare e creare in Noi una piccola “rivoluzione”, positiva. Perché gran parte dell’Umanità, i più poveri, non hanno libero accesso all’ acqua potabile ? Il debito dei Paesi Poveri verso le nazioni più sviluppate è uno strumento di controllo ma non accade così per il debito ecologico. In diversi modi, i popoli in via di sviluppo, dove si trovano le riserve più importanti della biosfera, continuano ad alimentare lo sviluppo dei Paesi più ricchi a prezzo del loro presente e del loro futuro. Ci
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sono responsabilità forti ed evidenti dei Paesi ricchi. La Terra ci precede e ci è stata data: non possiamo ancora essere irrispettosi del luogo dove viviamo. Abbiamo la consapevolezza di cosa può causare ogni nostro comportamento sulle Creature e sul Creato ? Non è Bene che la Tecnica domini l’Etica, l’Economia e l’Umanità. Piuttosto bisogna lavorare e lottare affinché la tecnica si orienti prioritariamente a risolvere i problemi concreti degli altri, con l’impegno di aiutarli a vivere con più dignità e meno sofferenze. Valore delle relazioni tra persone. Tutto è in relazione quaggiù e Noi viviamo se stiamo in sintonia con la Comunità. Se perdiamo la “sensibilità” verso gli altri, verso chi ha bisogno, non ci accorgeremo del nostro degrado “interiore”: naturale e sociale. Onestà di mettere in dubbio gli attuali modelli di sviluppo, produzione e consumo. Tutto è connesso: ora con il dopo. Responsabilità e competenze, non conoscenze frammentarie e isolate che possono diventare una forma di ignoranza, se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della realtà. Ambiente: relazione tra Natura e la Società che la abita. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato o rovinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento. Siamo in presenza di una crisi socioambientale. Serve combattere le eccessive ricchezze accumulate da pochi, restituendo dignità e partecipazione agli esclusi, diminuendo le povertà, ponendo la Persona e la Vita come scopo dove indirizzare l’Amore, se crediamo. E’ autentico sviluppo solo se il miglioramento è integrale, nella qualità della vita umana. Seppure in condizioni avverse, con precarietà varie nel quotidiano, in alcuni luoghi la “vita sociale” positiva e benefica degli abitanti
diffonde luce e tranquillità interiore. Valori che formano e valorizzano la persona, non il denaro o i beni materiali che non ci accontentano più di un giorno. Anche l’uomo possiede una natura, che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. Accettare se stessi, gli altri, il Mondo intero, come Dono di Dio. Generazioni future, dignità di Noi stessi. Ci siamo dimenticati che “il tempo è superiore allo spazio”, mancano grandi principi e, ciononostante, non ci fermiamo, non ci poniamo domande importanti volte a capire se stiamo andando avanti bene o male. E’ sempre necessario usare l’intelligenza, con audacia e responsabilità, per trovare forme di sviluppo sostenibile ed equo, nel quadro di una concezione più ampia della qualità della Vita. Le Creature tendono verso altri esseri viventi, innumerevoli sono le relazioni costanti che si intrecciano segretamente, che ci aiutano a creare la nostra propria identità, a scoprire una chiave della nostra propria realizzazione. Relazione Globale: tutto è collegato: Spiritualità, Fede, Crescita e Maturazione, Persona, Natura. Come possiamo non preoccuparci e, poi evitare di occuparci dei poveri, di coloro che sono privati di alcuni dei diritti fondamentali, delle Creature nel Mondo sterminate dal potere umano ? E’ importante accogliere un antico insegnamento, presente in diverse tradizioni religiose e anche nella Bibbia: della convinzione che “meno è di più”. La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. E’ un ritorno alla semplicità, fermarci e gustare le piccole cose, ringraziare delle possibilità che offre la Vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo. La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante. Non è meno Vita ma tutto il contrario. E’ vivere e gustare di più ciò che
abbiamo, è dignità massima, è apprezzare ogni persona ed ogni cosa senza rimanere storditi dagli eccessi e falsità che ormai abbondano intorno a Noi. Le nostre azioni (oltre le intenzioni e preghiere) sono dedicate a chi ha più bisogno di Noi ? I nostri occhi, il nostro cuore, vedono e sentono ancora ? Occorre “sentire” nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il Mondo, che vale la pena essere bravi e buoni e onesti. Formazione della Coscienza, e consapevolezza che in generale manca una morale e un’etica verso l’Ambiente: è un “peccato ecologico”.. La Chiesa se ne sta occupando ma servono molte conversioni interiori ecologiche e coerenza nel vissuto. E’ bello e interessante notare come, in questi recenti anni, molti gruppi organizzati o “spontaneamente” si sono occupati dell’Ambiente e del Territorio. Gruppi o singoli non indifferenti o immobili ma preoccupati di un luogo pubblico, di un edificio, un paesaggio, una piazza, per proteggerla o migliorarla, lottato e anteposto ogni loro sforzo agli interessi personali con obiettivo il Bene Comune. Uscire dall’ indifferenza e non usare una rassegnazione comoda: pericolose giustificazioni. La Santa Famiglia di Nazaret: Giuseppe ebbe cura e difese Maria e Gesù con il suo lavoro e la sua presenza generosa e li liberò dalla violenza degli ingiusti portandoli in Egitto. Maria non solo ha conservato nel suo cuore tutta la Vita di Gesù, che ha custodito con cura, comprendendo il senso di tutte le cose. Persone forti, non deboli, anche capaci di grandi tenerezze, attente alla realtà e capaci di amare e servire umilmente. Saremo capaci, Noi, di chiedere aiuto a Maria affinché riusciamo a guardare a questo mondo con occhi più sapienti ? Manlio Zecchin
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Inizio la breve riflessione con le Riflessioni sulla parola di parole di Chiara Lubich quando ci dona questa sua esperienza intima vita di Febbraio e concreta: «Signore, dammi tutti i
soli... Ho sentito nel mio cuore la passione che invade il tuo per tutto l’abbandono in cui nuota il mondo intero. Amo ogni essere ammalato e solo. Chi consola il loro pianto? Chi compiange la loro morte lenta? E chi stringe al proprio cuore il loro cuore disperato? Dammi, mio Dio, d’essere nel mondo il sacramento tangibile del tuo amore: d’essere le braccia tue, che stringono a sé e consumano in amore tutta la solitudine del mondo» . E vorrei che ognuno di noi fosse consapevole d’essere in grado di portare, nel nostro piccolo, l’azione amorosa di Dio anche dove non si avverte la Sua presenza. Che siamo chiamati ad essere annuncio di speranza per le persone che ci passano accanto, per la nostra famiglia. Perché Dio così fa con noi, in ogni momento, in ogni situazione. Dio ci è sempre accanto, conosce ogni nostro personale dolore e il dolore dell’umanità intera. È questo che ci dice di fare la parola di vita di Febbraio “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò”, ci dice che, come i bambini si gettano nelle braccia della mamma per farsi consolare ed asciugare le lacrime, così dobbiamo fare noi, qualsiasi cosa sia successa: buttarci nelle braccia di Dio per farci coprire dalla sua tenerezza e tornare a sorridere, ricominciare. Perché Egli è accanto a chi subisce persecuzione, ingiustizie, esilio. È 6
“Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò” (Is 66, 13)
con noi, con la nostra famiglia, con il nostro popolo. Si è fatto uno di noi, fino a morire sulla croce. Per questo sa capirci e consolarci. E dopo aver imparato ad aprire gli occhi e il cuore per sperimentare la Sua tenerezza riusciremo a trasmetterla a quanti vivono nel dolore e nella prova, diventeremo strumenti di consolazione: «consolare quelli che si trovano in
qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio» (2 Cor 1, 4). Viviamo allora questo mese da figli; figli che si fanno consolare fra le braccia dell’amore materno di Dio. Luisa
S
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San Leopoldo Mandić sa o La santità silenzi
Fra le molteplici iniziative legate
all’Anno della Misericordia, Papa Francesco ha voluto anche una ostensione straordinaria a Roma delle reliquie di due santi che sono stati dispensatori a piene mani della divina misericordia: Padre Pio e Padre Leopoldo. Così le spoglie mortali dei due santi cappuccini sono state portate a Roma ed esposte contemporaneamente per alcuni giorni nella Basilica Vaticana all’inizio della Quaresima. San Pio da Pietrelcina (1887-1968), il frate con le stimmate, non ha bisogno di presentazioni: alla sua vicenda terrena si sono interessati in molti. Fu un grande confessore e direttore spirituale, dal carattere un po’ burbero. È stato amato e avversato, dentro e fuori la Chiesa. A lui si ispira un vasto movimento di preghiera. Qualsiasi cosa lo riguardi fa sempre rumore, anche nei giornali e in tv. Quella di San Leopoldo Mandić (1866-1942), invece, è una santità silenziosa. La sua figura piccola e umile infondeva bontà e serenità. Nato a Castelnuovo di Cattaro in Dalmazia (attuale Montenegro), si era fatto frate con l’ideale di adoperarsi nel campo dell’unità dei cristiani, in particolare per l’unione degli Ortodossi con i Cattolici. Ma per la sua debole costituzione, la bassa statura e la balbuzie, i superiori non lo destinarono alla predicazione ma gli affidarono l’incarico di confessore in varie città, Venezia, Zara, Bassano del Grappa, Thiene e soprattutto Padova dove rimase per circa 33 anni e dove morì all’età di 76
anni. Nella confessione esercitava un fascino straordinario per il fine intuito e la santità della sua vita. A lui si rivolgevano intellettuali e aristocratici, professori e studenti dell’università, il clero secolare e regolare e tanti uomini e donne del popolo. Passava dieci/dodici ore al giorno nella sua celletta-confessionale ascoltando le confessioni e perdonando i peccati in nome di Dio. I penitenti vedevano in lui la presenza straordinaria del Signore. Viveva nel nascondiménto, ma tutti lo cercavano per accedere attraverso di lui ai tesori della Grazia. La sua proverbiale larghezza di cuore nel dispensare il perdono gli aveva fatto acquisire la fama di “frate dalla manica larga” e gli aveva fatto guadagnare la fiducia di tante anime che arrivavano anche da lontano. Sempre affabile e disponibile, accoglieva i peccatori con dolcezza e delicatezza, mettendo a loro agio chi si faceva prendere dalla vergogna. Addirittura si diceva che riuscisse a leggere nella coscienza e che conoscesse i peccati prima ancora che venissero enunciati davanti a lui. Era di poche parole, infallibile nell’ individuare le colpe, risoluto nel togliere i dubbi, fermissimo nella dottrina, larghissimo nel perdonare, generoso nel dare l’assoluzione. Possedeva il dono inestimabile di ricondurre le anime a Dio. Sapeva distinguere sempre tra peccato e peccatore. Era inflessibile nel condannare il peccato, ma sempre rispettoso della dignità del peccatore, che non veniva mai umiliato bensì vivificato con la misericordia di Dio.
Abitualmente dolce e paterno con i suoi penitenti, diventava particolarmente energico quando constatava gravi colpe di infedeltà coniugale. Aveva un’idea molto precisa del matrimonio cristiano e della famiglia impostata secondo il piano di Dio e cioè sull’amore, sull’unità e sull’accoglienza dei figli e pertanto usava parole molto dure per i peccati contro l’amore e la fedeltà, la violenza e la prepotenza. Trascorreva parte della notte in preghiera e dava poca penitenza ai penitenti in quanto la faceva lui per loro. Si distinse per la vita di preghiera e la pietà eucaristica e anche per una intensa devozione alla Vergine Maria. Nel suo cuore coltivò sempre una passione ardente per l’unità dei cristiani e pregava sempre per il ritorno dei fratelli separati d’Oriente all’unità della fede cattolica tanto da essere considerato un precursore dell’ecumenismo. Ecumenismo e misericordia erano strettamente uniti in lui in un unico ideale di vita. Padre Leopoldo era e continua ad essere una figura amatissima e la sua tomba, nel Santuario di Padova, è meta di un ininterrotto pellegrinaggio di persone attratte dalla sua forza spirituale. Accanto ad essa arde, giorno e notte, la lampada della riconciliazione alimentata dall’olio offerto, di anno in anno, nella festa liturgica del santo, il 12 maggio. Maurizio Pengo
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LA NASCITA DI MARIA
E' un'opera di grandi dimensioni
posta sopra la porta nord del duomo piovese ma proviene, come le altre quattro di simili dimensioni che lì stanno, dalla vicina chiesa di Santa Maria dei Penitenti, meglio conosciuta come chiesuola, dove ce ne stanno altre due di più modeste dimensioni. Tutte, e dunque anche questa, sviluppano un tema mariano perché volute dalla Confraternita dei Penitenti che fin dalla metà del '200 reggeva quel luogo e che si appellava proprio alla Madonna. L'affezione dei piovesi di quel tempo per la Vergine dev'essere stata davvero forte per aver deciso di commissionare tali grandissime tele che quasi ricoprivano del tutto le pareti della chiesuola. E, alla fine, i confratelli dovettero essere ben soddisfatti per avere "aggiornato" ai gusti dell'epoca il loro luogo di culto. Già, quale gusto? Quale tendenza artistica? Era il "Barocco", cioè quell'arte che, distaccandosi dallo stile precedente, più sobrio e somigliante alla natura, s'inalbera invece in mille volute che dilatano le rappresentazioni e quindi anche le sensazioni, illustrando in questo caso un fatto naturale come la nascita di una creatura in un'esperienza quasi da palcoscenico. Purtroppo però quella era anche la vita del tempo nel quale il "gran mondo" (cioè i ricchi) viveva 8
una vita totalmente pervasa dalle apparenze. Basta pensare al Re Sole di Francia o alla corte dogale di Venezia dove tutta la vita dell'alta società era orientata agli effetti dei "nei e cicisbei". E questa filosofia di vita si rifletteva necessariamente in tutte le forme dell'arte, e quindi anche nella nostra tela del duomo, dove perciò la finzione artistica si distacca di molto dalla realtà di duemila anni fa, quando nasceva Maria, riproducendola qui in maniera per così dire "aggiornata". Ma com'erano le condizioni materiali e sociali in cui nacque Maria? Sappiamo dai Vangeli che gli anziani genitori erano Gioacchino ed Anna; il primo, sacerdote del tempio e quindi di posizione leggermente superiore alla media ma non certo elevata; la seconda senza particolari riferimenti e quindi molto probabilmente donna di casa. Sicuramente avranno abitato una tipica casupola del medio oriente strutturata attorno ad un cortile, con tetto a terrazzo e un'unica apertura sulla pubblica via che serviva da ingresso per persone e animali. Vista la posizione sociale, la famiglia di Gioacchino avrà avuto qualche modesta servitù domestica, anche per alleviare le fatiche della gravidanza alla vecchia sposa. Di sicuro, come avviene da millenni per
Giovanni Battista de Lambranzi – 168 (circa m. 5x3).
la razza umana, al momento del parto qualche donna, parente o vicina di casa, sarà stata presente; lo stesso infatti fece Maria con sua cugina Elisabetta. Tutto comunque non poteva che avvenire nella semplicità e nell'umiltà della famiglia racchiusa strettamente tra le mura domestiche. Cosa ci mostra invece il nostro pittore nell'enorme quadro del duomo piovese?
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mbranzi – 1688 – Piove di Sacco – Duomo Il fatto rimane ovviamente sempre quello: la nascita; ma il contesto e l'atmosfera in cui si svolge è sostanzialmente diverso. Qui non c'è
nulla di riservato ed umile, ma è invece evidente lo sfarzo e la confusione, tipici di un evento mondano dell'epoca barocca. Osserviamo ad esempio l'ambiente. Il lieto evento avviene un una stanza dalle altissime pareti intonacate a marmorino e provviste di nicchie in cui sono collocate statue. In alto a sinistra una porta spalancata e incorniciata da colonne come un arco di trionfo lascia intravedere un atrio soleggiato separato dalla pubblica via da una solenne arcata. In basso a sinistra il fuoco arde dentro ad un camino monumentale sormontato da un ritratto di donna. Nell'ambiente i personaggi (oltre 30 persone!) si dividono in due gruppi, quelli attorno alla neonata e quelli attorno alla puerpera. I primi si accalcano dietro alle levatrici, mentre costoro, vicine al fuoco, accostano panni caldi alla bambina appena lavata. I secondi si complimentano con la puerpera mentre una cameriera, di spalle, porge il consueto brodino caldo e leggero. Continua comunque ad arrivare gente; infatti dalla porta stanno entrando ben cinque nuovi ospiti, a conferma che alla fine
del '600 la nascita, in una famiglia di rango, era un evento pubblico. Un particolare però ci fa comprendere appieno che nella scena tutto è subordinato alla neonata, peraltro raffigurata molto di scorcio; il fatto che i genitori, tutto sommato sono confinati in secondo piano: Anna, benché adagiata su tre materassi, è in totale penombra sotto l'enorme baldacchino di stoffa; mentre Gioacchino, seppure seduto su una monumentale seggiola, guarda nervoso la moglie e ci mostra perciò solo la nuca. Due adulti senza volto e una bambina raffigurata di scorcio. Come interpretare la volontà dell'artista che qui ci interpella con tre protagonisti dal volto sostanzialmente anonimo? Il mistero si risolve osservando l'opera con uno sguardo d'insieme, perché il pittore, omettendo di porre in risalto i personaggi principali (Maria, Anna e Gioacchino) ed evidenziando invece il contesto, volutamente adeguato ai suoi tempi, fa capire ai committenti e a quanti andavano in chiesuola alla fine del '600, la sua intenzione di illustrare non la nascita di una comune bambina di duemila anni fa ma quella di una persona straordinaria e di altissimo rango. La nascita di una regina. Mario Miotto
“Dal Cuore alla Penna”
Raccolta di riflessioni tratte da momenti di vita vissuta. Don Battista parla di se stesso, di fatti d’infanzia, degli studi, del Seminario per preti, degli anni di sacerdozio, e di piccole esperienze. La famiglia è oggetto di contemplazione nei suoi aspetti tradizionali migliori. Approfondisce la fede dai documenti della Chiesa e coglie la vita nelle piccole circostanze. Ammira la natura quando riempie l’animo. Passa dai sentimenti religiosi personali alla fede celebrata dalla Chiesa durante l’anno liturgico e vede in Maria la realizzazione dell’opera di Dio. 9
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CHE CRONA IN ARIO SANTU
Concerto di musica sacra del periodo barocco per le festività natalizie.
Domenica 27 dicembre le musiche eseguite dal Gruppo vocale e strumentale Caterina Ensemble dirette da Alessandro Kirschner hanno risuonato in Santuario nel concerto di Natale. Il linguaggio musicale per archi, violini, basso e organo, del Magnificat e del Gloria di Antonio Vivaldi, il prete rosso
vissuto tra 1678 e il 1741, è stato accolto molto calorosamente dalle persone presenti e la passione messa da ciascun corista ha trasmesso a tutti
sentimenti di entusiasmo all'ascolto. La musica sacra eleva l'anima! Mara Doardo
salita, poi un arco in pietra che si collega ad un piccolo borgo sulla destra. Sotto l’arco un sentierino, dal quale arriva il pastore che suona la zampogna con il gregge di pecore, che si inerpica verso le colline tra gli alberi in un misterioso percorso che non si vede fin dove arriva; in centro, colline e monti in lontananza, piante che si ergono verso il cielo danno un senso di profondità a tutta la scena, movimentata da un chiaro scuro di luci e da statuine in singolari atteggiamenti. Sulla destra si osserva
una parete in muratura; è la stalla della Natività: Gesù Bambino in mezzo a San Giuseppe e la Madonna che lo guardano con grande tenerezza e amore; c'è l’asinello che riscalda l’ambiente con il suo fiato e i re Magi, giunti dal lontano oriente in atteggiamento di adorazione e di omaggio, portano i loro doni al Re Bambino. Il tutto accompagnato come cornice, dal canto dello scorrere dell'acqua della fontana in primo piano sulla sinistra.
Tradizionale presepio artistico preparato nel Chiostro
Quest’anno per il Natale 2015, Anno della Misericordia, all'interno del Santuario è stato preparato un presepio che ha per tema “la porta della misericordia”, attraverso la quale passiamo, per accogliere Gesù che viene. Mentre, in chiostro è stato allestito un tradizionale presepio artistico, eseguito dai maestri presepisti per passione, Fabrizio Ginesi e Stefano Boscolo, invitati ad esporre la loro arte dal Gruppo Associazione Madonna delle Grazie. Questo presepe artistico realizzato interamente con materiali poveri, e colorati con pigmenti naturali, è ambientato a Betlemme; si presenta con uno scenario in cui la prospettiva, la ricerca accurata dei dettagli e dell’ambientazione sono parte integrante dell’opera. Osservandolo con attenzione, possiamo scoprire tre scenari diversi che si raccordano tra loro formando un unico e suggestivo quadro. Sulla sinistra, osserviamo, un caseggiato con una gradinata posto in una lieve 10
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“CHI CREDE IN ME,ANCHE SE MORTO, VIVRÀ”. GV. 11, 25
Gianni Fornasiero
15.07.1934
e conoscessi il mistero immenso del Cielo dove ora vivo, questi orizzonti senza fine, questa luce che tutto investe e penetra, non piangeresti, se mi ami! Sono ormai assorbito nell'incanto di Dio nella sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole al confronto! Mi è rimasto l'amore di te, una tenerezza dilatata che tu neppure immagini. Vivo in una gioia purissima. Nelle angustie del tempo pensa a questa casa ove un giorno saremo riuniti oltre la morte, dissetati alla fonte inestinguibile della gioia e dell'amore infinito. Non piangere se veramente mi ami! (Sant’Agostino)
07.04.2006
Giuseppe Miante
29.03.1933
20.12.2015
Paola Turato
25.07.1951
30.01.2015
Giovanni Battista Zanetti
10.02.1928
08.08.2011
Milena Romanato
30.03.1928
27.12.2015
Paola Birrini
30.03.1932
01.02.2015
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L’interno del Santuario
L’entrata dal Chiostro
L’altare dedicato a Maria
Il Chiostro interno
Vista Esterna del Santuario
Vista esterna del Santuario negli anni 60
La Chiesa prima degli anni 50
Affresco in facciata del Santuario