“Iniziazione cristiana e famiglia” Ho trovato degli appunti della diocesi di Brescia, riguardanti ancora l’Iniziazione cristiana, che ci aiutano ulteriormente a chiarire e ad approfondire l’argomento. In particolare essi pongono l’accento sul compito non solo della comunità, ma della famiglia. Si è già detto che è venuto meno l’ambiente cristiano che generava alla fede naturalmente, ma continua invece quella mentalità per la quale si crede che l’Iniziazione cristiana sia soltanto il ricevere i Sacramenti. Che dire di questa mentalità? “Certamente i Sacramenti dell’IC sono determinanti ed essenziali per diventare cristiani. Infatti un cristiano non è tale finché non viene fatto cristiano da Cristo Stesso, cioè reso partecipe del suo mistero, in forza dell’azione che Cristo compie attraverso l’atto sacramentale; in definitiva è Cristo stesso che ‘inizia’, che introduce l’uomo nel rapporto con sé, è Dio stesso a introdurci nel mistero di Cristo. Tuttavia ‘il sacramento al di fuori di
un contesto di fede non ha alcun senso…” va ribadito che i Sacramenti sono pur sempre e in primo luogo ‘i sacramenti della fede’, che presuppongono la grazia della fede come condizione indispensabile per la loro efficacia salvifica”. Non si può separare il dono gratuito di Dio dall’accoglienza della fede, dalla libera adesione del credente. Il catechismo degli adulti ‘La verità vi farà liberi’ a questo proposito dice: ‘Nel nostro paese quasi tutte le famiglie chiedono i Sacramenti dell’ IC (batt, cres, I^ comun) per i loro figli; ma molte volte li vivono come riti di passaggio, in cui prende corpo un vago senso del sacro, e non come riti specificamente cristiani. La grandezza di queste celebrazioni sta invece nel fatto che uniscono vitalmente gli uomini a Cristo e li assimilano a Lui nell’essere e nell’agire, introducendoli nella comunione trinitaria. Particolarmente necessario si rivela dunque un itinerario di fede, che preceda, accompagni e segua la celebrazione dei tre sacramenti’. Si tratta allora di collegare intimamente il sacramento della fede alla vita e di dare la priorità alla evangelizzazione in vista della fede e
della conversione. E’ ragionevole puntare sulla famiglia? E’ innegabile che quasi tutti i bambini vengono battezzati, fanno la I^ Comun. e sono cresimati: vuol dire che la cosa sta a cuore dei genitori e delle loro famiglie. Però ai genitori preme che i propri figli ricevano i sacramenti, ma non preme altrettanto che facciano un cammino di fede e che siano introdotti a una vita cristiana che continua anche dopo la Cresima. Inoltre i genitori tendono a delegare alla Parrocchia il compito di introdurre i loro figli nella vita di fede, perché presi da tante altre cose da fare. Capita allora che i fanciulli battezzati presentati per la preparazione ai Sacramenti, non hanno avuto dalla loro famiglia alcuna educazione alla fede. Il documento dei Vescovi ICFR afferma che è indispensabile ricercare il coinvolgimento della famiglia, ne va di mezzo l’efficacia del cammino stesso: nel contesto scristianizzato in cui viviamo è importante creare attorno al fanciullo un ambiente di vita cristiana rappresentato dai catechisti, dai padrini, dai familiari: nella nostra parrocchia c’è un gruppo di genitori che partecipano al cammino di fede. E’ vero che spesso ci troviamo di fronte a situazioni familiari molto diverse fra loro: ci sono genitori indifferenti, altri contrari, altri lasciano libero il figlio di scegliere… Il documento della diocesi di Brescia ritiene che la parrocchia non possa e non debba sostituirsi alla famiglia che è la prima responsabile dell’educazione anche cristiana dei figli.
III
Regina Marin Perché torniamo a scrivere su di lei dopo otto anni? Perché la sua vita ci insegni il coraggio, la perseveranza, la capacità di amare il nostro prossimo, di dare un senso alla nostra vita, di valorizzare il nostro quotidiano. Il Vangelo è stato la sua strada, la Madonna delle Grazie la sua guida. Ha lasciato una grande eredità di amore alla sua famiglia, agli ammalati, ai sacerdoti, alla Parrocchia. IN FAMIGLIA Ecco come la ricordano Mara e Sandro: “Il 26 Settembre del 1971 Regina entrò a far parte della famiglia di Giuseppe Frison unendosi con lui nel matrimonio. Era una brava moglie, scrupolosa e generosa nell’accudire la sua nuova famiglia, che, oltre al marito, comprendeva anche il figlio Sandro, che allora aveva 15 anni. Lei lo ha seguito negli anni dell’adolescenza standogli vicina con i suoi consigli, con i suoi gesti amorosi, facendogli da madre in tutti i momenti belli e meno belli, sempre in unione con il papà Giuseppe. Il matrimonio di Sandro con Mara ha segnato il distacco di lui dalla casa paterna, ma ciò non ha diviso la famiglia che, pur allargandosi, rimaneva comunque sempre amorevolmente unita. Dopo la morte di Giuseppe, la famiglia di Sandro era diventata un po’ la sua famiglia e, grazie anche a loro,
IV
Regina è riuscita a superare i tanti tristi momenti di solitudine e di sconforto. Regina era sempre disponibile ed era molto affezionata anche ai suoi nipoti Francesca, Stefano e Michele: li coccolava, li abbracciava, li ha visti crescere! Quando si riunivano per il pranzo durante le feste nella nuova casa di Sandro, la cara nonna Regina emanava gioia, allegria e gentilezza; la casa si arricchiva di amore e di bontà. Era una donna amabile, dolce, ma, allo stesso tempo, energica e forte. Anche nei momenti della malattia si lasciava accudire, con umiltà, da Sandro e da Mara, che, giorno dopo giorno, la assistevano nella sua abitazione. Erano momenti difficili e spesso era lei, Regina, che riusciva a dare forza e a consolare chi le stava vicino, come se lei quasi non ne avesse bisogno. Regina era sempre sorridente e riusciva a coinvolgere nelle preghiere le persone che le stavano accanto. Nell’ultimo periodo della sua malattia, a volte, parlava con fatica e, anche se le forze le mancavano, lei donava fino in fondo il suo amore, accettando aiuto dagli altri, ma soprattutto dedicandosi spiritualmente agli altri. I ricordi sono tanti, belli, ancora vivi e indimenticabili. La sua bella vita sta sicuramente continuando tra le braccia del Signore. Regina rimane e rimarrà sempre con noi, dentro di noi, nei nostri cuori.”
IN PARROCCHIA La redazione vuole ricolorarla anche nel suo impegno presso il nostro Santuario come “Ministro Straordinario dell’Eucarestia”, incarico svolto verso gli ammalati ed anziani della Parrocchia. La scelta di dedicarsi al prossimo con una missione così preziosa e delicata, l’aveva maturata durante la sua crescita di fede nel Cammino Neocatecumenale, seguito per tanti anni e nel quale trovava l’aiuto spirituale di cui sentiva bisogno. Possiamo ben dire che era un Ministro particolare, “completo”, in quanto, oltre alla Teca dell’Eucarestia, con sé portava sempre la “pompetta della pressione”, qualche dolcetto e tante immaginette sacre. Inoltre non mancavano mai il foglietto della Parrocchia e la rivista Respice Stellam: voleva che ai suoi “anziani” non mancasse nulla. Dove-
vano sentirsi in parrocchia, perciò li informava di tutto quello che accadeva in Santuario. Il rispetto e la discrezione unite all’amore verso gli altri, soprattutto se ammalati, erano le sue doti. Non mancava mai di mettere a proprio agio le persone che visitava, se vedeva che una misuratina alla “pressione” poteva dare un po’ di tranquillità, prontamente tirava fuori dalla borsa “la pompetta”. In qualche caso, se c‘era bisogno, c’era tempo anche per un’iniezione: l’infermiera si manifestava con dedizione e professionalità, anche se ormai anziana. Se vedeva che si poteva aiutare con una spazzatina alla stanza lo faceva e, se era necessario, per chi era solo, preparava un po’ di minestra. Poi iniziava con le preghiere, qualche breve lettura per preparare l’anima e metteva la piccola tovaglietta ricamata sul tavolo. Non poteva mancare una candela che veniva accesa da chi la ospitava. Così, con semplice praticità svolgeva questo suo compito, che sentiva dono per sè e per il prossimo. Non ha mai voluto mettersi in “mostra” e per questo, raramente ha dato la comunione in chiesa, nelle celebrazioni, perché, diceva, non si sentiva degna di “tanto”. Questo è il ricordo che ha lasciato Regina. Donna di fede semplice, pratica, ma ferma e salda, la quale ha saputo mettere in pratica la parola del Signore, convinta che il Paradiso si conquista con la quotidianità di ogni giorno, svolgendo il proprio compito con dedizione, convinta che salviamo la nostra vita condividendo e aiutando con amore il prossimo che lei sentiva “fratello”.
Il ricordo di un amico Chi ha conosciuto Regina Marin, certamente poi la ricorderà quale infermiera alla Casa di Riposo di Piove di Sacco, Ci piace riportare un aneddoto che lei stessa amava raccontare e che ci svela la sua straordinaria sensibilità: LA SCOPERTA DELLA MEDICINA PALLIATIVA. Un giorno il primario del reparto dell’ospedale dove lavorava, la chiamò a rapporto: voleva verificare se i sospetti delle colleghe infermiere avevano fondamento. Quando Regina era di servizio notturno, tutte le pazienti dormivano, in quanto somministrava loro delle “sìete” (pastigliette) che le facevano quietare e quindi dormire. Il sospetto era che desse loro dei tranquillanti all’insaputa dei dottori. Alla domanda di chiarimenti da parte del primario, Regina trasse prontamente dalla tasca del camice un sacchettino bianco e lo porse al superiore. Con sua sorpresa, nell’aprirlo, egli scoprì che non conteneva medicine, ma pasticche di zucchero colorato. Alla sera, prima di iniziare il turno di notte, Regina passava dalla Lea Campioni, la più nota pasticceria del paese, e comperava un sacchettino di caramelle sciolte di zucchero colorato. Poi, in servizio, quando andava a fare l’ultimo controllo prima di spegnere le luci del reparto, se c’era qualche sua paziente che si lamentava che non era andata di corpo, le dava la “sìeta” rosa, al gusto di fragola; per quella che aveva la tosse
sceglieva quella gialla al limone, per quella col mal di testa quella all’anice, per quella che non riusciva a prender sonno c’era quella verde... Amava le sue anziane pazienti come una mamma con le sue bambine. “Vede dottore disse - non posso dare medicine senza il suo permesso. Loro si lamentano non perchè hanno qualche grave malanno, ma le sento bisognose di un atto di amore, prima di dormire, come delle bambine”. Aveva scoperto la medicina palliativa. Come da una mamma, dopo aver ricevuto, assieme alla buona notte e ad un bacio, le “sìete”, le sue pazienti coccolate si addormentavano.
Una cara amica Regina è una presenza viva nel mio cuore. Di notte le facevo compagnia, stavo bene con lei. Si svegliava molte volte di notte e diceva il rosario donando le sue preghiere. Dopo qualche anno anch'io ho iniziato il percorso della malattia, e ho capito quanto preziosa è stata questa amicizia. La sua testimonianza di fede VIVA, di Parola vissuta ha reso bello e semplice il percorso che a volte può portarti alla rassegnazione. Grazie Regina! Maria Grazia
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O Maria! O Maria! Un prezioso ricordo in occasione della festa dell’ammalato
Questa "poesia-preghiera" è stata scritta da due sposi che vogliono farci partecipi della loro gioia con questo ricordo di Lourdes, conservano nel cuore il bellissimo dono che la Madonna della Grotta ha loro riservato.
O Maria! O Maria! Tu che dolcemente scorri, vedi maree di gente e vai, vedi lacrime e mani giunte, vedi amore e fratellanza e ... corri, ma dove corri? Tu che senti il rumore delle ruote di carrozzine e barelle, di lamenti e pianti, lo senti il leggero volo del velo bianco delle sorelle. O Maria! Tu che dal tuo letto scorgi e cingi l'Immacolata, testimone di tanta solidarietà e custode di tanto dolore. Ma avverti un fremito, non rallenti un po' la corsa, non provi un\'emozione, quando vedi una bambina che fa la prima comunione? Quando una mamma non può rincorrere il suo bambino e quando il bambino non può giocare libero nel prato e i giovani che non possono esprimere la loro esuberante vitalità. Quando vedi tanta sofferenza. Perchè corri?
O tu Maria! che distingui il sorriso della gioia? della gioia, quella vera, perchè non suggerisci agli uomini i rapporti si fondono su base sincera? Tu o Maria che al tuo passaggio raccogli il pianto, raccogli le invocazioni e le preghiere devote, di immense schiere. Vedi processioni e fiaccolate, odori profumo di fiori e odo di ceri, sentimenti e ringraziamenti. Porta al mondo questo messaggio E allora corri!!! E davanti alla Grotta che tutti i cuori concilia, che anche l\'orgoglio si umilia. E la Santa Acqua che dalla sorgente sgorga, purifichi prima di tutto i cuori, cancelli tutti gli orrori, asciughi tutte le lacrime, lenisce tutti i dolori. Ed ora che siamo tornati, dille che abbiamo come speranza, dille che siamo più forti, ma dille anche che torneremo perchè da Lei ci sentiamo amati.
Annunziata e Giuseppe Norbiato
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34^ Giornata per la vita Un aiuto per chi ne ha bisogno Nella prima domenica di febbraio si celebra la Giornata per la Vita istituita dalla CEI nel 1978 come "ribellione culturale" all'approvazione della legge 194, che regola l'interruzione volontaria della gravidanza. Quest'anno i Vescovi invitano le comunità cristiane a riflettere su un tema di fondamentale importanza per il futuro della nostra società "GIOVANI APERTI ALLA VITA". In tempi di profondo smarrimento dei valori, sia nel campo sociale che politico, mentre noi adulti siamo tentati ad assumere atteggiamenti di neutralità, i giovani si trovano spesso disorientati, senza punti di riferimento, senza speranza e senza progetti per il futuro. La Chiesa Cattolica ha fatto propria la sfida educativa di trasmettere alle giovani generazioni l'amore per la vita, dal concepimento alla sua naturale conclusione. E' fondamentale però che i giovani incontrino nel loro cammino di crescita adulti maturi e impegnati, pieni di fiducia nella vita e gioiosi nel loro servizio. Ecco allora l'invito dei Vescovi ad Associazioni, Movimenti, educatori, catechisti e ad ogni persona di buona volontà ad ingaggiare la bat-
taglia per "l'apertura alla vita" in tutte le sue fasi, soprattutto quando essa è debole e indifesa, incoraggiando così i giovani all'accoglienza totale di quel bene primario che è la vita, con tutte le opportunità e l'impegno che questo comporta. Il testo del messaggio per la 34ª Giornata Nazionale per la vita del 5 febbraio 2012 è consultabile al seguente indirizzo: http://www.chiesacattolica.it/cci_new/document_cei /2011-11/08-3/Messaggio%20Giornata%20vita%20 2012.pdf Il MpV-CAV(Movimento per la Vita-Centro aiuto Vita) di Piove di Sacco, con sede in Casa San Martino, parrocchia del Duomo, da 12 anni si impegna per diffondere la cultura della vita secondo lo spirito del MpV nazionale e anima ogni anno la giornata nazionale cercando di coinvolgere il maggior numero di comunità parrocchiali nella presentazione, nella riflessione, nella preghiera. L'offerta delle primule è una forma di autofinanziamento per le numerose attività messe in atto dal CAV, a favore di molte mamme in difficoltà per una gravidanza non programmata e di nuclei familiari che vivono una situazione di disagio economico.
Una fiore per la vita Anche un piccolo gesto può salvare delle vite innocenti Nella parrocchia Madonna delle Grazie, un aiuto è stato offerto al CAV di Piove di Sacco con l’offerta(al termine delle messe domenicali) di una primula, fiora che annuncia la primavera, quale auspicio di fioritura per una nuova vita. A chi dare il compito se non ai giovani della parrocchia di essere al servizio per una così bella iniziativa? Grazie alla disponibilità di Alice, Filippo, Arianna, Roberta, Simone, Giovanni, Irene, Anna Rita, Giuseppe e tanti altri ancora, e grazie alla generosità delle persone che hanno accolto l’appello, e si sono dimostrate sensibili ad aiutare, sono stati raccolti circa 600 €, che come gocce d’acqua andranno a ridare speranza e VITA a mamme e bambini in difficoltà. Per chi volesse contribuire a dare una mano è possibile fare un’offerta tramite l’utilizzo del c/c n° c.c.p. 9097390 intestato a Centro di aiuto alla vita Piove di Sacco
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Servitori e Servi Uno sguardo tra coloro che servono alla messa Ecco suona la campana, entrano, inizia. L'ho già letta prima, sul foglietto, seconda lettura, dalla lettera ai Corinzi, facile come una versione di Cesare al liceo, senza tutti quei popoli dai nomi complicati. Mi fosse capitata la prima oggi davvero sarebbe stato un macello: colpa delle tribù. Con le tribù è sempre un macello! Perfino Giusy una volta è incespicata sui Patriarchi Prediluviani, figurati un novizio come me. Ma oggi la prima tocca a Manlio, una sicurezza; io vado con la seconda, poi versetto dell’alleluia (Erika annuisce chitarra alla mano) e preghiera dei fedeli. Insomma un classico come la Milano Sanremo del tempo ordinario. Ecco il Salmo, ripetiamo insieme, poi tocca a me. Dovrei stare più attento, seguire, ma ancora l'emozione, sai com'è ! Eccomi sul posto, vi do un'occhiata, mentre sistemo questo microfono, che pare un piccolo serpente, che tanto è inutile piegare che torna sempre allo stesso punto, ma prendo tempo, vi do un'altra sbirciata, prima fila, in fondo alla chiesa, siamo molti oggi, ed io sono qui per leggervi la Parola. Accade ogni volta e ancora me ne
stupisco: leggere su quel libro è tutta un'altra cosa. Sarà lo spessore delle pagine sotto alle dita, quel segnalibro verde che taglia la pagina di sbiego; ma quanto peserà quel libro ? Come farà poi Don Battista ad alzarlo ben sopra alle sue spalle e, dopo una delle sue sapienti pause, esclamare “Parola del Signore”? Ma sto già leggendo...capita sempre così, leggo e non sono io a leggere, vorrei tenere un certo tono ed invece me ne vado rapido; cosa mi succede ? Mi par d'essere come la cassa di risonanza di un violino: utile, ben fatta ma inconsapevole. Lo faccio per voi , lo faccio per Gesù e lo faccio per me. “Parola di Dio” dico, sono quasi stanco, spossato da quelle poche righe. Scendo al mio posto, tra Lorenzo e Maria Rita. Non scordo di certo l'inchino, grazie Gesù d'avermi guidato. Andrea già intona, siamo all'offertorio, chi c'è oggi ? Fammi un po' vedere: Giovanni e Nicola. Domenica scorsa c'era anche Tommaso; Mattia e Francesco invece erano alla messa delle nove e mezza. I nostri chierichetti, fanno ancora la gara, come facevo io alla loro età. Saprei riconoscerli da come suo-
nano il campanello: Nicola anticipa, Tommaso prolunga, Giovanni breve, Mattia e Francesco professionisti impeccabili. Ecco, monete che urtano altre monete, un frugare, un cercare, un tintinnare, è ora della “cerca”; si proprio della “cerca”, così almeno la chiama Paolo, ed io di certo non posso dire diversamente. Prendi il cesto, sorridi, aspetta, fai svelto ma con cura, saluto, inchino e offri all'altare. Ma quanto pesa quel cestino? Ci mettessero dentro più banconote di carta, farebbero pure un piacere a me, oltre che a Don Franco! La Comunione. “Verbum caro factum est ...” credo sia uno dei pezzi che le vengono meglio, aiuta la riflessione e poi lei ha una voce bellissima. La coda ondeggia, qualcuno conosce la canzone, altri la mormorano, il solito rientro in contromano schiaccia e spreme la colonna. Povero Don Battista il suo principio d'ordine anche oggi va a farsi friggere! “ Il Signore sia con voi” rispondiamo “e con il tuo spirito” e finisce la messa. Uno sguardo tra di noi, che serviamo, uno sguardo d'amore. Perché servire è amare. Massimo
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La Candelora La luce nata al Solstizio di Inverno comincia a vedersi all’inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta, anche se il Generale Inverno continua a mantenere la sua gelida morsa. Le popolazioni antiche erano molto attente ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il periodo più difficile dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Quindi, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare. Da queste attente osservazioni sono nati dei proverbi pertinenti : "Candelora dell'inverno semo fora, ma se piove e tira vento dell'inverno semo dentro." Il 2 febbraio, noi oggi festeggiamo la Luce di Gesù, vera luce, con la benedizione delle candele: "O Dio, fonte e principio di ogni luce, che oggi hai rivelato al santo vecchio Simeone il Cristo, vera luce di tutte le genti, benedici queste candele e ascolta le preghiere del tuo popolo, che viene incontro a Te con questi segni luminosi e con inni di lode; guidalo sulla via del bene, perché giunga alla luce che non ha fine. Per Cristo nostro Signore." Come Giuseppe e Maria, anche in Santuario si è partecipato alla presentazione al tempio in modo particolare con i bambini del catechismo venuti numerosi a fare festa con Gesù.
Settimana Ecumenica Era il 1908 quando padre Paul Wattson, ministro anglicano degli Stati Uniti, pensò di pregare nella settimana della conversione di San Paolo 25 gennaio per l’unità dei cristiani. Ma passarono ben 60 anni prima che le chiese si accordassero per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e, solo a partire dal 1973, un gruppo ecumenico ne cura lo schema e la proposta. Da allora, ogni anno sempre nella settimana dal 18 al 25 gennaio, si celebra l’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, che nella Chiesa di Roma si manifesta con molte iniziative promosse da parrocchie, movimenti e associazioni. Iniziative che culminano in appuntamenti di veglia ecumenica e di preghiera. Questa settimana, è stata caratterizzata anche in Santuario in un incontro di preghiera ecumenica, con un pastore aventista della comunità di Padova e un fedele Greco Ortodosso della comunità di Mestre (Ve) con la presenza di Don Giovanni Brusegan, responsabile del dialogo eucumenico per la diocesi di Padova. E' stato un momento di preghiera per ritrovarci nell'unità di Cristo con una preghiera di impegno nel ricercare l'unità, di progredire nella testimonianza, a superare gli ostacoli desiderando di fondare i nostri rapporti sull'onestà riconoscendo che ciò che ci unisce supera ciò che ci divide.
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