Iniziazione Cristiana
CATECUMENATO Dagli articoli apparsi precedentemente, ci si può fare un’idea di come la Chiesa Italiana si sta muovendo per realizzare l’invito di Gesù “andate...predicate il Vangelo”: i Vescovi Italiani invitano alla Nuova Evangelizzazione. Nel decennio 2001-2010 abbiamo lavorato seguendo il programma ‘comunicare il vangelo in un mondo che cambia’; in questi dieci anni 2011-2020 punteremo di più sul vivere la Parola di Gesù: ‘educare alla vita buona del vangelo’. Erano apparsi precedentemente anche tre documenti: ‘Catecumenato degli adulti’, ‘catecumenato dei fanciulli e dei ragazzi’, e ‘itinerari per il risveglio della fede cristiana’. La Diocesi di Padova prende in considerazione, per quest’anno e in seguito, un modello di iniziazione cristiana, ispirato al catecumenato. Il passaggio sarà il seguente: primo annuncio del vangelo(1), inizio di vita nuova percorrendo itinerari di iniziazione – catecumenato (2), per ricevere dal Padre il dono della sua grazia attraverso i sacramenti (3), la parrocchia, luogo ordinario in cui questo cammino si realizza (4). Innanzitutto il catecumenato vuol collegare il ricevimento del sacramento, che è il punto di arrivo, alla fede e alla vita cristiana: non si può accostarsi al sacramento se non c’è la fede; essa viene suscitata dall’annuncio del Vangelo, e con essa si trasforma la vita fino a renderla simile a quella di Gesù Cristo. Allora il Catecumeno, che si sta preparando a ricevere il Battesimo, ascoltando la Parola, viene invogliato a cambiare la vita improntandola alla Carità, sente nascere la fede e matura un rapporto personale con il Padre-Dio, celebra il sacramento che lo fa partecipe della grazia di Figlio di Dio. “Si dovrà pertanto recuperare ed applicare all’Iniziazione crist. dei fanciulli e ragazzi (ICFR)alcuni elementi tipici dell’antico catecumenato. In particolare si tratta di attivare un cammino di ICFR che non dia per scontata e presupposta la fede, ma si preoccupi di generarla; che sviluppi un’educazione globale alla vita cristiana, senza limitarsi al momento dottrinale o sacramentale; che sia un cammino fortemente integrato tra parola -rito- vita, scandito da tappe progressive e segnato da diversi passaggi e verifiche, che...coinvolga gli adulti della comunità e in particolare le famiglie. In conclusione: l’intento di pensare un nuovo modello di ICFR è di creare dei credenti cristiani adulti e non semplicemente dei ‘battezzati’ o ‘cresimati’. “ (v. Diocesi Padova: Iniziaz.crist. orientamenti pastorali 2011-2012 pg.36). Don Battista
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Il personaggio
CARLO ZAGOLIN Forse qualche lettore ha avuto la fortuna di conoscerlo, forse altri ne hanno solo sentito parlare e per qualcun altro è un perfetto sconosciuto, ma di certo Carlo Zagolin merita appieno questo articolo di presentazione. Perché? Perché egli aveva capito che la vera ricchezza di una persona sta nella costruzione della propria identità, operazione possibile solo attraverso il rispetto delle proprie “radici” e mediante un continuo lavoro di arricchimento culturale ed un costante esercizio delle relazioni interpersonali.
CENNI BIOGRAFICI Carlo nacque a Piove di Sacco, all’ombra del Santuario come ebbe a dire qualcuno, nel 1929. Ha avuto otto fratelli, il più piccolo nato nel 1945, due mesi dopo la morte del padre. Della madre ebbe a dire: ”Forte e coraggiosa, madre ed educatrice, ci ha dato tutto il suo amore e i veri valori nei quali credeva fermamente.”. Nel giugno del 1948, a diciannove anni non ancora compiuti, emigrò in Argentina, a Rosario , dove viveva una zia che gli spianò la strada burocraticamente e gli trovò un posto di lavoro che gli consentì, fin dal primo mese, di mandare un contributo alla famiglia in Italia. Perché emigrò? Egli stesso ci fornisce la risposta: “ Emigrai anche per il grande desiderio di viaggiare e di conoscere il mondo. Ma emigrai principalmente perché i tempi non mi consentirono altra via. La guerra era finita da brevi anni e nessuno pensava che il nostro paese si sarebbe ripreso dallo sfacelo”. Così, come molti altri italiani, conobbe il dolore della separazione dai suoi cari e anche l’ostilità di qualche argentino verso lo straniero, quella stessa ostilità che tanti immigrati oggi sperimentano in Italia. Svolse le mansioni di meccanico in un’officina, quindi lavorò per circa un anno in una fonderia, poi in una fabbrica che produceva macchine per la panificazione e in un’altra che produceva invece ammortizzatori d’auto. Seppe mettere a frutto le sue conoscenze relative ai motori diesel e riparò molti autocarri sia come dipendente che per conto proprio. Nel 1952 con altre nove persone istituì una cooperativa per l’istituzione di un regolare servizio di linea a Rosario, il primo in assoluto, utilizzando in principio sei corriere in fase di disarmo. Nel 1952 sposò Eliana Nibale, nata a Torino da padre padovano e dall’unione nacque una figlia: Dilva. Nel 1969 si mise in proprio e istituì una nuova linea che collegava Rosario a Maria Susara e in seguito aprì nel centro di Rosario la “Zagolin viaggi” e poi la “Zago tour”. Di sé ha scritto: “Per molti anni mi sono alzato alle 4 del mattino e andavo a dormire a mezzanotte. Ma Dio mi ha aiutato, nelle mie imprese e nelle mie grandi fatiche. E anche nei momenti di grave rischio, quando guidavo i pullman per le strade”. E i rapporti con la famiglia d’origine? Il legame non è mai stato spezzato anche se la frequentazione, particolarmente nei primi anni , è stata molto difficile. Il fra-
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Il personaggio tello Olindo racconta che il primo viaggio di Carlo verso l’Italia per rivedere i suoi avvenne solo nel 1965. Si svolse in una nave che attraccò a Genova, dove la madre ed il fratello maggiore andarono ad accoglierlo. Nella nave era scoppiata una piccola epidemia e le autorità erano intenzionate a ritardare lo sbarco dei passeggeri, ma Carlo forzò le transenne, tanta era la voglia di riabbracciare i suoi cari. Olindo racconta che la madre in un primo momento stentò a riconoscere il figlio a causa della sua magrezza, ma fu solo un attimo. Il secondo viaggio avvenne cinque anni dopo e in seguito i ritorni si fecero più frequenti, grazie al miglioramento delle situazioni economiche e dei servizi di collegamento. Carlo espresse in più occasioni il suo desiderio di tornare a casa per morire, ma in questo non fu esaudito: sabato 29 ottobre 2011 è venuto a mancare a Rosario a 82 anni.
L’EREDITA’ Oltre all’innegabile testimonianza di spirito di sacrificio, di laboriosità, di fedeltà negli affetti, Carlo ci lascia in eredità il suo enorme impegno in seno alla collettività veneta ed italiana in Argentina: fu membro di numerose associazioni italiane di Rosario, consigliere del Comites, membro del direttivo CAVA, membro del CAI (Centro assistenza agli italiani). Nel 2005 il Presidente della Repubblica italiana Ciampi l’ha insignito con l’onorificenza di Cavaliere della Stella della solidarietà italiana. Ma la sua prima passione fu l’impegno nella associazione Famiglia Veneta di Rosario, della quale fu per tantissimi anni dirigente con la carica di presidente dal 1993 fino alla morte. Questa associazione opera con interventi a favore degli anziani in difficoltà, degli orfani e si propone di promuovere e diffondere la cultura italiana alle nuove generazioni e di tenerla viva nelle altre attraverso l’insegnamento della nostra lingua, un corpo di ballo folcloristico, cicli teatrali, cene mensili con menù tipici delle nostre terre (compresi vino e grappa prodotti artigianalmente), conferenze e attività del “Coro Veneto” , che giovedì 19 maggio 2011 si è esibito anche presso il nostro Santuario con la direzione del maestro Solagna, proponendo melodie che univano le tradizioni venete con i canti argentini e religiosi. In tanti hanno saputo cogliere la bellezza della sua opera: lo testimonia la gran quantità delle persone che si sono recate alla camera ardente per l’ultimo saluto, alla fine di una lunga malattia sopportata con rassegnazione cristiana e confortata dall’aver ricevuto i Sacramenti che un missionario gli ha somministrato al capezzale. In tanti hanno ricordato di lui la scarsa propensione per l’uso delle parole e la forte tendenza all’azione, il sorriso per accogliere con affabilità chiunque gli chiedesse consiglio, la sua capacità di adoperarsi per il superamento dei diverbi. Alcuni suoi ex dipendenti hanno testimoniato come Carlo fosse stato per loro prima un padre, poi un padrone ed infine un amico inseparabile. E noi? Siamo felici di aver contribuito per lunghi anni a creare un legame tra l’Argentina e il nostro Santuario attraverso la nostra rivista, che Carlo ha sempre ricevuto con gioia e che la sua famiglia continuerà a ricevere in virtù del puntuale rinnovo dell’abbonamento. Siamo felici di aver imparato a conoscere meglio questa persona che ci arricchisce tutti con il suo esempio di vita e ci insegna a valorizzare maggiormente le ricchezze della cultura della nostra terra e del suo patrimonio di anime. Paola
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Dal Santuario
PRIMO PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE A PIEDI DA VOLTABAROZZO AL SANTUARIO Sicuramente un’esperienza indimenticabile. Nella mattina del 7 gennaio, la Parrocchia di Voltabarozzo ha compiuto un pellegrinaggio parrocchiale a piedi partendo dalla chiesa parrocchiale per giungere al Santuario della Madonna delle Grazie di Piove di Sacco. Un gruppo di circa 50 persone guidate dal parroco Don Pierangelo Valente e dal cooperatore festivo Don Celestino Corsato, si sono trovate alle 6 del mattino per un momento di preghiera nella chiesa parrocchiale. Iniziato il cammino ancora nel buio della notte, siamo partiti – con in testa un’icona mariana e la lampada della luce di Betlemme – e abbiamo percorso la “Via Vecchia” che già in epoca medievale portava da Padova a Piove. Affascinante è stato il tratto di strada percorso passando davanti alla chiesa di Rio, percorrendo il tratto arginale lungo il Bacchiglione con i bagliori mattutini che risplendevano tra le canne palustri e giungendo alla chiesa di Roncajette, illuminata dalle prime luci di un’alba di un giorno terso e soleggiato. Nell’antica chiesa, già riferimento dei canonici padovani fin dall’epoca medievale, il gruppo ha recitato le lodi assieme al suo parroco. Il cammino pellegrinante ha poi ripreso, passando davanti alla chiesa di Isola dell’Abbà, ammirando la campagna fra Ponte San Nicolò e Polverara con lo sfondo delle prealpi venete e le prime vette dolomitiche innevate. Percorrendo l’argine dell’antico Fiumicello è stata fatta quindi un’altra tappa presso la chiesa rupestre di Volparo, forse anteriore al mille. Un momento di preghiera ha permesso al gruppo di farsi coinvolgere dall’antica atmosfera del luogo, per poi riprendere il cammino rettilineo dell’ultimo tratto di strada fino a giungere al Santuario. Siamo stati quindi accolti al Santuario dal sorriso del parroco Don Franco che ci ha introdotto nell’antica chiesa francescana frutto di un voto del popolo piovese. La preghiera conclusiva col canto di fronte allo sguardo materno dell’immagine di Maria del Giambellino ha preceduto il rito della consegna della luce di Betlemme che, grazie al gruppo MASCI locale, è partita dalla Terra Santa e, dopo varie tappe, mantenuta per il Natale a Voltabarozzo, per giungere all’indomani dell’Epifania a Piove di Sacco. Nel nostro piccolo, abbiamo così potuto assaporare il gusto spirituale di un cammino di ricerca verso quel Gesù che guida i nostri passi lungo le strade della nostra vita, insegnandoci ad assaporare tutte quelle cose grandi e semplici che la fretta dei nostri giorni ci impedisce di gustare. Grazie Maria che ci hai accolti e che ci hai accompagnato in questo nostro primo viaggio: Madre premurosa e presente. Il gruppo della Parrocchia di Voltabarozzo
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La pagina dei giovani
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Mettiamo l’accento su...
GRAZIE A TE... Nella cultura Cristiana é importante, quasi fondamentale, il rapporto con il prossimo. Chi crede, ha un'attenzione particolare verso gli altri, é pronto a fermarsi per aiutare e ascoltare chi incontra nel cammino di vita. E' naturale avere rapporti sociali, da soli non riusciremmo mai ad essere veramente felici, e le occasioni si presentano ogni giorno. Eppure, ad essere sinceri, non c'é spontaneità attorno a noi, non sentiamo un clima favorevole a trasmettere e diffondere quel calore che pur é dentro e radicato nel nostro cuore e nel nostro animo. Ad esempio, non sentiamo spesso esprimere un semplice "grazie" alle azioni rivolte ai conoscenti, ai colleghi di lavoro, ai giovani, ai nostri figli. Anche noi non sappiamo gioiosamente ringraziare. E' la pigrizia, l'abitudine, la fretta o la disattenzione in cui viviamo, diciamo noi e, un po’ imbarazzati, giustifichiamo pure i giovani ma é bene soffermarsi su tale aspetto comportamentale anche a fini educativi. E' un valore da non scordare e ci facciamo del bene se ringraziamo volentieri quando una bella azione ci viene offerta. Il termine Eucarestia deriva dal greco eucharisto, "rendo grazie" . E' importante insegnare e spiegare ai giovani che salutare, chiedere qualcosa con cortesia e ringraziare, é rispetto verso le persone nonché apprezzamento e valorizzazione delle buone azioni: atteggiamento non scontato nella collettività e nella vita di oggi. La quotidianità ci sfugge facilmente, come la gioia di fermarsi a parlare con chi ci abita a fianco oppure con le persone che incontriamo. Ascoltare e dialogare é sentire, é imparare, é vi-
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vere la vita. Perché non ringraziare vivamente chi ci scalda il pentolino del latte, chi ci prepara la cena, chi ci allunga la borsa della spesa o chi ci lascia passare all'incrocio con la macchina perché vede che siamo in difficoltà? I ragazzi lo fanno perchè sollecitati, spesso, ed oramai non si insegna loro a guardare negli occhi le persone che salutano e non c'é il tempo nelle Famiglie per affrontare spiegazioni intriganti con i figli per far capire loro che é scorretto non ringraziare chi si mette a Tuo servizio. Quanto si insegna e si spiega oggi ai giovani é probabile sia messo in pratica domani e la Chiesa da 2 millenni insegna e guarda al Futuro. Poco tempo fa, in un grande supermercato della nostra città, gli addetti al banco dei salumi dopo che un cliente aveva chiesto 2 etti di prosciutto, accompagnando la richiesta con un "per cortesia", gli stessi in contemporanea hanno alzato la testa e si sono rivolti al cliente, con gli occhi contenti, confidandogli: “é quasi l'ora di chiusura ma oggi lei é la seconda persona, dopo centinaia di persone da noi servite, che ci chiede gentilmente quanto le serve” ! Proviamo ad iniziare anche a ringraziare i nostri genitori ed i nonni che si prodigano da anni per noi, in silenzio a guardarci fiduciosi, anche al fine di non rimanerne dispiaciuti, dopo, per non averlo fatto abbastanza e soprattutto in modo diretto, convinti, guardandoli negli occhi. Avremo, in questo modo, ringraziato il nostro Padre Creatore che ogni giorno offre il bene, piano, piano, ed é vicino a noi. Non lo sentiamo perché generalmente pensiamo a noi stessi e
Mettiamo l’accento su... non ci facciamo le giuste domande. Un pensiero ed un grazie ai nostri anziani (siamo e saremo sempre noi!) che incontriamo lungo il marciapiede, i nostri parroci giovani o meno che hanno scelto, donandosi agli altri quasi interamente, di arricchire la Comunità di beni invisibili, che riusciamo a valorizzare solo purtroppo nelle situazioni a noi avverse. Solo allora rimaniamo meravigliati e ci accorgiamo che dal profondo di noi stessi ci viene voglia di chiedere e ringraziare Nostro Signore. Saremo più felici e nel nostro vagare potremmo essere un po’ più in sintonia con le persone, il nostro prossimo: la nostra compagnia in questo viaggio. Portiamo fuori il calore e l'energia per il bene che abbiamo dentro e quindi con la parola "grazie" testimoniamo agli altri che li apprezziamo e che sono importanti per noi.
Dipendiamo e siamo affidati agli altri per buona parte della nostra vita, da bambini, eppoi quando non siamo più giovani. E' bello esprimere riconoscenza e ricambiare il prossimo con il "grazie" e questo modo di rapportarsi ci porta ad essere, con gli altri, in armonia: che é molto di più che raggiungere la felicità. La vera cultura é il comportamento e sono valori indubbi, a prescindere dal credo, il saluto, usare cortesia nel chiedere e soprattutto ringraziare chi si dedica per noi. Anche i cittadini devoti a Maria decisero di far erigere lo splendido nostro Santuario, per "renderLe grazie" e per gratitudine. La storia si ripete e questo é di nostro conforto. Manlio
CRONACHE DAL SANTUARIO Primo dell’anno con la musica "Buon Anno in Musica" con l'orchestra giovanile di Piove di Sacco, ha iniziato la nuova stagione concertistica dal Santuario, cuore della città come ha detto il vicesindaco dott. Andrea Recaldin, che preso la parola, aggiungendo che i piovesi si affidano alla Madonna delle Grazie da sempre, quindi come non cominciare da qui! L'orchestra è composta da allievi e da giovani diplomati dei conservatori del Veneto, che hanno avuto consensi in prestigiosi concorsi nazionali ed internazionali. La direzione è affidata al maestro Nicola Simoni, e in questa occasione l'orchestra è stata affiancata dalla corale di Monselice esibendo brani musicali ambiziosi, sia nella qualità che nella varietà. Mara
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Cronache
Come i tre Re Magi... Il giorno dell’Epifania, i nostri parroci don Franco e don Battista insieme a don Teodoro si sono recati al presepe allestito al di fuori del Santuario per rendere omaggio alla venuta del Bambino Gesù, proprio come i tre Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.
Primo Gennaio: Santa Madre di Dio Nel primo giorno dell'anno, i piovesi vengono in processione al Santuario per affidarsi alle mani di Maria. Il Vicario, Monsignor Giorgio Facchin, ha fatto notare che i primi a vedere Gesù sono stati i Pastori perchè avvisati dagli angeli, loro andarono, adorarono e poi annunciarono che avevano visto il Dio Bambino, anche noi con la nostra presenza, siamo venuti, adoriamo, e poi andiamo per le nostre case, strade ad annunciare. Ecco che il papa Benedetto XVI nella giornata della gioventù di Madrid annuncia ai giovani arrrivati a migliaia che Gesù è vicino a noi. Il Vicario ha ricordato che il Santo padre nella sua visita in Africa, nel Benin è satto accolto con grandissima gioia, felici di sentirsi cristiani. Nelle nostre comunità, con la missione cittadina, continuiamo conoscerci, e integrarci tra di noi sotto lo sguardo della Madre di Dio.
Affidati alla Madonna Maria, ti affidiamo i 15 bambini che in questo anno trascorso sono stati battezzati e sono diventati figli di Dio. Il giorno 8 Gennaio c’è stato modo di ricordarli con una celebrazione a loro dedicata per accoglierli nuovamente nella grande famiglia del Signore.
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