respice_marzo_2012

Page 1


“La Diocesi di Padova parte...” Dal 4 febbraio la Diocesi di Padova, dopo un incontro congiunto di tutti gli organismi diocesani di Comunione, parte con un progetto nuovo di formazione per essere cristiani e vivere da cristiani. Finora si è fatto catechismo dopo il battesimo, ai bambini e ragazzi, preparandoli ai Sacramenti (I confessione, I comunione, cresima). Il Concilio Vaticano 2° e i documenti della Chiesa avevano confermato il catechismo, rinnovandolo a partire dal Documento Base “il rinnovamento della catechesi” del 1970; è uscito il Catechismo Chiesa Cattolica (CCC) del 1992 e il catechismo degli adulti del 1995 “Signore da chi andremo?”; e poi per tutte le fasce di età; infine il Compendio, a domande e risposte, del 2005 e anche il Youcat per i giovani. Sembrava che la fede si trasmettesse attraverso lo studio di un libro, anche se il suo linguaggio

rifletteva la vita delle persone. Invece si tratta di annunciare Cristo unico Salvatore, renderLo presente in mezzo a noi con l'amore reciproco, iniziare le persone a incontrarsi con Lui per vivere come Lui e insieme a Lui, e arrivare passo passo alla vita eterna in Dio. Questa è la missione della Chiesa; essa deve essere fatta propria da tutta la comunità cristiana, in particolare dal Consiglio Pastorale; è la comunità che si fa ora in prima istanza responsabile della proposta cristiana; e insieme alla comunità, la famiglia, senza deleghe. In pratica dopo un cammino di formazione, si arriverà a celebrare tutti i sacramenti della Iniziazione Cristiana alla Veglia della Notte di Pasqua, e saranno non la conclusione, ma il passaggio verso la maturazione cristiana. Il nostro Vescovo di Padova dice che il programma

della Iniziazione Cristiana deve suscitare una mobilitazione generale di tutta la Diocesi: un Comitato, composto da Ufficio Catechistico, Liturgico, della famiglia, la Caritas e l’Azione Cattolica e da un pedagogista, gestirà e accompagnerà questo percorso. Concludendo ci saranno due fasi: 1) domanda di battesimo da parte dei genitori, incontri di formazione per genitori, preparazione alla celebrazione, accompagnamento fino ai 6 anni; 2) dai 6 ai 14 anni: l’obiettivo è di far diventare gradualmente il bambino e il ragazzo, discepolo di Gesù (catecumenato) attraverso l’ascolto della Parola, la catechesi, i Sacramenti, la testimonianza del Vangelo vissuto e la carità. Dopo la celebrazione dei Sacramenti alla Veglia Pasquale, seguirà un tempo in cui il ragazzo prenderà coscienza del dono ricevuto (mistagogia). Adesso spetta al Consiglio Pastorale di tutte le Parrocchie coordinate a livello vicariale, informare e coinvolgere tutti gli operatori pastorali e i genitori. Con l’anno pastorale 2013-2014 in diocesi di Padova cominceranno il nuovo cammino tutti i bambini che avranno sei-sette anni.

III


Maria, una donna maestra di vita Era l’8 marzo di alcuni anni fa. Sul mio cellulare ricevetti un messaggio che diceva così: “Auguri a colei che mi sta insegnando a diventare una donna. Grazie!”. Era di mia figlia, allora adolescente! Inutile dire che mi provocò un enorme piacere, ma subito diedi inizio a una riflessione che non è ancora terminata. Il fatto è che la conquista della femminilità è un processo che non ha fine, esattamente come quello che ci conduce alla cristianità. E’ un continuo divenire verso la completa realizzazione delle proprie potenzialità e delle proprie vocazioni. Sono una persona coerentemente e compiutamente realizzata? Certo che no! Sono come tutti alla continua ricerca del perseguimento di un IO ideale e credo che questo cammino sia condiviso anche dall’universo maschile, che sia implicito nella nostra umanità. Per fortuna esistono i modelli! Potrei scrivere pagine e pagine su quanto ho appreso da mia madre o da mia nonna, ma c’è una figura femminile che più di tutte guida il mio

IV

incedere: Maria. Si è scritto già tanto su questa Donna che ha originato molte interessanti disquisizioni teologiche, ma ora qui, in questo articolo, è mia intenzione limitarmi di analizzare quanto la Vergine ha influito nel mio vivere quotidiano. Ovviamente l’ho invocata e mi ha soccorso nei momenti di difficoltà, anche solo dandomi forza di andare avanti, ma mi ha aiutato anche nei giorni “ordinari” con alcuni insegnamenti che ora elencherò. ECCOMI Era poco più di una bambina e ha saputo farsi carico di un disegno divino imperscrutabile: diventare madre di Gesù! Ho pensato a lei nei momenti in cui mi sono trovata a vivere situazioni nelle quali mi sentivo inadeguata. Sì! Maria mi ha insegnato ad essere coraggiosa, a vincere la tentazione della “vita tranquilla”, del già sperimentato, a cogliere le sfide grandi e piccole che la vita mi ha posto davanti con la consapevolezza che Dio ha elaborato un progetto anche per me e che io devo fare il possibile per realizzarlo anche quando non lo comprendo. A volte mi sento stanca e in quelle occasioni mi ripeto le parole di un meraviglioso canto dedicato a Maria. Sono queste: “Quando ti senti ormai stanco e ti sembra inutile andar, tu vai tracciando un cammino…un altro ti se-

guirà”. NULLA E’ IMPOSSIBILE A DIO Maria ha recepito pienamente questo messaggio nell’Annunciazione. E’ una affermazione che diventa per me un incitamento a confidare nella divina misericordia anche quando la ragione umana toglie ogni ragione di ottimismo. E’ un lasciarsi cullare tra le braccia di Dio nella consapevolezza che le sue vie non sono le nostre vie, i suoi pensieri non sono i nostri pensieri. E’ un monito a vincere la tentazione di contare solo su di sé, a rifuggire dall’egoismo, dal relativismo. Ma ciò non ci esonera dal tentare di fare del nostro meglio! Io credo fermamente che Dio non voglia da me una rassegnazione passiva di fronte agli eventi, credo che esiga un mio impegno personale anche quando la ragione mi induce a pensare che i risultati saranno incerti o addirittura improbabili. Maria ha accettato di diventare madre di Gesù! Ho conosciuto genitori che hanno dato la propria vita per crescere figli gravemente handicappati e definiti dalla nostra medicina “allo stato vegetale”! Ecco, anche io devo saper liberarmi dai lacci della razionalità quando la mia anima mi rivela l’importanza di una situazione, di una relazione, di un impegno. IL MIO CUORE ESULTA IN DIO, MIO SALVATORE Che bella questa espressione del Magnificat! Ho dovuto vivere tanti anni e tante situazioni di dolore per provare l’esultanza del cuore. Non è gioia, è un palpitare dell’essere che vive uno stato di meraviglia, di pienezza di grazia. Nell’esistenza sono solo attimi, ma la loro esperienza costituisce un tesoro inestimabile per


l’anima ed è un serbatoio di energia per i momenti bui. Conversando con le persone che mi circondano ho constatato che non tutte hanno vissuto consapevolmente momenti simili e ciò mi dispiace: vorrei che ciascuno avesse sperimentato almeno una volta questo stato dell’essere. In quali occasioni l’ho provato? Non in molte! Quella volta che mi sono messa in gioco affrontando gratuitamente un impegno per me gravoso e confidando completamente nell’aiuto di Dio, che mi ha letteralmente sostenuta tra le sue braccia per tutto il tempo. O quando ho visto nel monitor durante l’ecografia la mia creatura già completamente formata a tre mesi di gestazione! Sono esperienze di Dio da conservare gelosamente dentro i nostri cuori! MARIA VA A SERVIZIO DALLA CUGINA ELISABETTA Maria, la madre di Dio, non esita a correre in aiuto della cugina e a servirla per sei mesi! Ecco, ci sono tanti impegni nella nostra vita, ma nessuno è importante quanto la cura per il nostro prossimo. Ho avuto momenti di intenso lavoro extradomestico e domestico, ma ho sempre cercato e cerco di mettere al primo posto chi ha bisogno di me, anche quando ciò ha frustrato le mie ambizioni professionali o personali. Non provo alcun rimpianto per le occasioni perdute e in ogni servizio reso alle persone ho ricevuto molto di più di quanto ho dato. Maria mi ha trasmesso questa pillola di sapienza e io la tramanderò ai miei figli e ai miei nipoti non come un dovere, ma come un segreto per raggiungere la felicità.

NON HANNO PIU’ VINO Non so voi, ma io non ho un grande spirito di osservazione e a volte non riesco a cogliere i bisogni di chi mi circonda. Maria sì! Lei, tra tutti gli invitati, non esita a intercedere con suo Figlio affinchè la gioia del banchetto nuziale non sia rovinata. Seguendo il suo esempio, quando colgo o mi viene espressa una necessità, cerco sempre di vincere la pigrizia o il timore di espormi e di farmi carico delle problematiche, per quanto posso. Credo che ogni persona abbia diritto a una condizione di dignità e che noi, che ci proclamiamo cristiani, abbiamo il dovere di cercare di eliminare le situazioni di ingiustizia o di insicurezza sia mediate la preghiera, sia con un impegno sociale concreto e partecipato. MARIA CONSERVAVA QUESTE COSE NEL SUO CUORE Il Vangelo ci svela questo atteggiamento di Maria in due occasioni: dopo la profezia di Anna e Simeone e dopo il ritrovamento di Gesù dodicenne nel tempio. Ho cercato di farlo mio in molte occasioni, soprattutto quando ho vissuto il distacco dai figli a causa della loro crescita. Sono stati per me momenti difficili, molto più difficili degli anni di accudimento

e di sostentamento. Seguendo l’esempio di Maria ho imparato via via a lasciarli andare, a accettare le loro scelte, a rispettare completamente la loro autonomia di vita. I figli non sono nostri! In altre occasioni mi sento sgomenta per “i segni dei tempi” che colgo nella cronaca. Molte sono le reazioni urlate e plateali, ma Maria ci insegna a ricorrere a momenti di profonda riflessione e meditazione, per operare poi scelte di campo responsabili. ECCO TUA MADRE! Voglio scrivere anche della mia ammirazione sconfinata per Maria per come ha saputo vivere l’esperienza della morte di suo figlio in croce, per come è riuscita a trasformare la disperazione in un’apertura all’amore per Giovanni e per tutti noi suoi figli. Quante persone da sempre volgono gli occhi a Lei per trovare un po’ di consolazione dopo la perdita di una persona cara! E Lei non si sottrae mai dal fornire ascolto e compassione e dall’invitare tutti a non inaridire il cuore. In Lei si trova il compimento della vocazione alla maternità che è propria di ogni adulto. Personalmente ho sperimentato un forte amore materno per i miei figli, ma anche per altre persone e persino per mio padre o per mia madre quando ho “sentito” la loro fragilità o il loro dolore. Maria mi insegna che la maternità non è un ruolo da ricoprire, è un donarsi all’altro affinchè possa trovare se stesso. E’ un compito da svolgere per dare senso alla nostra stessa vita. Davvero per me non è esistita mai una DONNA più grande! Ed è nostra MADRE! Grazie Maria!

V


Madonna delle Grazie Un dipinto di Giovanni Bellini Fra le tante immagini della Madonna eseguite per chiese o altri luoghi di culto del Pievado, emblematica appare quella conosciuta come Madonna delle Grazie. Per una parte della critica permangono, a tutt’oggi, dubbi circa la data di esecuzione come pure sul nome dell’autore, ma per altri esperti d’arte essa è opera di Giovanni Bellini, che l’avrebbe eseguita intorno al 1478[...]. Maria, in questa tavola (cm 82x60) è rappresentata a mezzo busto, entro il riquadro di una finestra aperta su un ridente paesaggio inondato di luce e di scintillanti colori. Stringe a sé il piccolo Gesù che, poggiando i nudi piedini su marmorea soglia, si erge ritto con tutta la figura[...]. Anche se in atteggiamento di dignitosa compostezza, egli presenta vivacità e dinamismo, particolarmente nella movenza, in un tentativo quasi di avanzamento, del ben modellato arto inferiore sinistro e nella mano, del medesimo lato, intenta a vellicare la più grande mano della madre. Diverso invece il movimento del braccio opposto, alzato e lievemente proteso in avanti, giusto ad assicurare protezione, a benedire ogni devoto. Dinamicità e ricchezza di significati dunque nelle mani del tenero bambino, ma vigore ed emblematicità anche in quelle della madre. Grandi innanzitutto, e non soltanto per ragioni prospettiche,[...] ma a significare larghezza di doni celesti, generosità senza limiti. E grandi ancor per poter abbracciare tutt’intero il Bambino, come a

VI

rammentare, sotto il profilo umano, un vincolo carnale e di conseguenza un rapporto carico di affetti, unico e indifferibile quale rifulge nel cuore di ogni madre per la propria creatura. La grazia delle mani trova poi continuità nella dolcezza del volto, tracciato con segno deciso seguendo un modello d’impianto rinascimentale, di impronta innovativa; un volto colmo di bontà, di tenerezza, pur nelle sottili ombre di uno sguardo puntato a guardare lontano, a fissare arcani disegni; un volto gentile, affabile, e nondimeno senza sorriso. Aspetto intenso e ricco di pathos, qualità poste ulteriormente in risalto da verginale candido velo, appena accennato sulla fronte, e da ampio manto che all’intenso turchino unisce una velatura di smeraldo, nell’ideale intento di significare, con la speranza dell’animo, la beatitudine eterna del Cielo. Il dipinto, che originariamente apparteneva alla famiglia Sanguinazzi, a seguito di un prodigio divino è stato donato dalla stessa ai francescani dell’Osservanza di Piove di Sacco perché lo esponessero alla venerazione dei fedeli del luogo. Trovò perciò collocazione: dapprima in una cappella annessa al convento dei citati religiosi e qualche anno più tardi in una chiesa appositamente costruita (1484) per custodirlo. In quest’ultima rimase poi per tutti i secoli successivi e vi si trova ancora oggi. Non sempre purtroppo, nel corso degli anni, si sono avuti i debiti riguardi, le necessarie atten-

zioni, indispensabili per una buona conservazione della preziosa tavoletta, così che umidità, polvere e fumo (nonché maldestre ridipinture) agli albori del presente secolo l’avevano ridotta in condizioni miserevoli, irriconoscibile. Venne affidata perciò, non appena se ne presentò l’opportunità (1942), all’istituto Centrale di Restauro di Roma dove, sotto la direzione del Prof. Cesare Brandi, riacquistò la primitiva configurazione, l’originario splendore. Ad un ulteriore restauro ha dovuto quindi essere sottoposta allorché, nel tentativo di rubarla (20 aprile 1978), ignoti ne hanno causato non indifferenti danni. Oggi, anche se fragile, “ammalato” nel legno di supporto e precario nella pellicola cromatica, questo dipinto continua ad esercitare la sua funzione di preziosa testimonianza nel campo dell’arte rinascimentale italiana e di fede e religiosità nella gente tutta della Saccisica. Paolo Tieto Respice Stellam, Ottobre 1998


VII


Accendiamo una candela Il valore di una candela votiva nelle intenzioni dei fedeli Mi è capitato il 5 febbraio scorso, in occasione della giornata della Vita, di essere al Santuario delle Grazie alla S. Messa domenicale delle ore 16.00. Stupita nell’assistere a una celebrazione che sembrava quella solenne di Natale o Pasqua, non si riusciva nemmeno a entrare dalla porta tanto numerosi erano i fedeli; piano piano mi sono fatta spazio e ho raggiunto il tavolino pieno di fiori destinati all’offerta per sostenere l’associazione “Si alla Vita” ed ho aspettato il termine della Messa. L’”andate in Pace” è coinciso con il defluire silenzioso delle persone verso l’uscita, man mano che la chiesa si svuotava le luci si spegnevano, solo l’altare della, ”Madonna delle Grazie” rimaneva illuminato e le persone lo attorniavano “tin, tiin tontrin trin”, nel silenzio della chiesa le monetine dell’accensione delle candele hanno destato la mia attenzione. Quando ho visto una mamma far accendere la candelina ai suoi bambini, invitarli a farsi il segno della croce e a mandare un bacio a Maria, mi sono ricordata di quando ero bambina, di come questo semplice gesto faceva vivere in me l’amore per la mamma di Gesù e di come poi diventata mamma l’avessi insegnato ai miei figli, che sempre erano affascinati dalla luce tremolante della fiamma che saliva verso l’alto. Tante erano quel giorno le persone che aspettavano di accendere il lume e chissà quali suppliche, grazie, ringraziamenti o protezioni, affidavano alla luce

VIII

della candela e alle preghiere che seguivano l’accensione del lume. Raccolti in ginocchio capo chino o seduti col rosario in mano e lo sguardo fisso, chi alla candela appena accesa chi al tabernacolo chi a Maria. Le Candele Votive sono accese da una moltitudine di persone, è un gesto che ritroviamo a tutte le latitudini in tutte le chiese, è il simbolo della Luce di Cristo risorto. Si rifà alla luce del Cero Pasquale che si accende al buio nella notte della veglia di Pasqua per simboleggiare la risurrezione di Gesù. La Luce di Cristo poi, distrugge le tenebre e indica anche lo Spirito Santo sceso su Maria e sugli Apostoli come lingue di fuoco nel giorno di Pentecoste istituendo la Chiesa missionaria nel mondo. Voglio solo ricordare che dov'è custodito il SS. Sacramento c'è sempre un lume acceso per indicarne la presenza. Nel catechismo della chiesa cattolica nel rito del battesimo, è indicato che: (1243) “La veste bianca significa che il battezzato si è rivestito di Cristo, 37 che egli è risorto con Cristo”. La candela, accesa al cero pasquale, significa che Cristo ha illuminato il neofita. In Cristo i battezzati sono «la luce del mondo » (Mt 5,14). Il 2 febbraio la Chiesa cattolica celebra la presentazione al Tempio di Gesù (Lc 2,22-39), popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti".

Quanto è affidato al gesto “dell’accensione di una candela" da tutti noi credenti può essere trasmissione della fede quando è fatto con i bambini, ai quali si insegna di onorare ringraziare e affidarsi a Gesù con l’atto di accendere un lumino e depositarlo dove altri hanno fatto la stessa cosa. Può essere affidamento a Maria per le preoccupazioni che affliggono le persone, malattie, lavoro, allontanamento dalla fede e altro. La preghiera affidata alla fiamma ardente di una candela sembra quasi possa salire più veloce al cielo, così come la fiamma s’innalza verso il cielo sembra che i canti i pensieri le parole, accompagnate dalla fiamma tremolante delle candele della chiesa possano raggiungere più in fretta Gesù, Maria o i Santi a cui sono rivolte. C’è tutto un mondo in un piccolo gesto, me l’ero quasi scordata grazie al "Tin Ton, tic tic,” e ai fedeli del Santuario l’ho riportato alla memoria. E’ bello accendere una candela! Patrizia


Cenetta organizzata dalla Cassa Peota Che bella serata! Una “cenetta” squisita e un clima familiare! Il 10.02.2012, alla sera, la Cassa Peota ha organizzato per i suoi iscritti, per i membri del coro e per quanti hanno dato l’adesione la possibilità di sperimentare un momento conviviale contrassegnato da un clima sereno, con Don Franco che non ha mancato di dire come tutti fossimo a “casa nostra”, nella nostra parrocchia, famiglia di famiglie. Niente è mancato! La preghiera prima del pasto, le chiacchierate tra persone che hanno avuto modo di approfondire la loro conoscenza, le barzellette, i canti, le portate succulente che Olindo e Marisa hanno saputo preparare con la collaborazione di altri che, con spirito di servizio, li hanno aiutati e hanno provveduto a preparare la sala, a distribuire le pie-

tanze, a pulire. Non è mancata nemmeno la lotteria finale! E’ stato davvero un bel momento per tutti quelli che hanno voluto portare anche al Santuario la Cassa Peota con lo scopo di favorire e allargare la partecipazione

di tutti alla vita della nostra Chiesa, nella quale trovano dignità tutti i momenti della nostra quotidianità: la preghiera, la frequentazione tra fratelli, ma anche l’accantonamento settimanale di qualche piccola somma che a fine

anno è puntualmente restituita e che spesso garantisce alle famiglie il pagamento del riscaldamento invernale o di qualche altro onere in scadenza. Viene restituita senza interessi! Quelli vanno a beneficio della Parrocchia, come tutti sanno e vogliono e come previsto dallo statuto. Non è un caso se gli iscritti alla Cassa Peota sono in aumento! Evidentemente la “mission” del gruppo è percepita come valida ed è entrata nello “stile di vita” di tanti che hanno capito che non dobbiamo pensare solo a noi stessi, che dobbiamo sentirci parte di un’umanità più ampia di quella casalinga, che la Parrocchia è viva se noi la facciamo vivere, che la società può divenire più cristiana se noi non viviamo solo per il soddisfacimento dei nostri bisogni, ma se sappiamo convivere con un’umanità più ampia in cui tutti trovano affermata la propria dignità e tutti si sentono accolti. Ecco, la serata del 10 febbraio ci ha dimostrato che è possibile anche oggi, in questi tempi difficili, vivere queste esperienze di condivisione nella semplicità e nella gioia. Sono esperienze di Vangelo che si concretizzano! Marcello

www.madonnadellegraziepiovedisacco.it Visita il sito e segui anche tu la S. Messa in diretta ogni domenica direttamente a casa tua!

IX


La Festa di carnevale con i bambini In un cammino cristiano può starci anche un po' di divertimento, come è per il Carnevale, infatti nella tradizione cattolica il Carnevale è il periodo allegro, è tempo importante per la preparazione di feste, di costumi mascherati, in modo particolare si festeggia il giovedì grasso e il martedì che precede il mercoledì delle ceneri. Sabato 18 febbraio in Patronato si sono ritrovati i bambini del catechismo con i genitori, gli animatori e i catechisti per condividere questo momento di gioia: vivendolo con buon senso e

moderazione è un ottimo spunto per insegnare ai bambini di scherzare senza offendere, di divertirsi senza esagerare, di mangiare dolci ringraziando Dio pensando ai bambini che sono senza cibo, di giocare pensando ai bambini che purtroppo sono costretti a lavorare. Mara

Mercoledì delle Ceneri La simbologia delle ceneri è presente nella Bibbia più volte, pensiamo alla pagina in cui Abramo rivolgendosi a Dio ricorda con umiltà di essere null'altro che pol-

vere e cenere, (Gen 3,19); al re di Ninive,che viene a sapere della minaccia di Dio, si copre di sacco e si mette a sedere sulla cenere (Gio 3,6); a Giobbe debole e fragile uomo si vede rassomigliare alla polvere e alla cenere. (Gb 30,19); a Giuditta che chiama tutto il popolo a cospargersi il capo di cenere, vestire di sacco e alzare le mani per supplicare il Signore (Gdt 4,11). Questi significati sono espressi anche dalle formule che accompagnano il gesto

Affidati alla Madonna I genitori Elisabetta e Massimo Panizzolo affidano alla Madonna delle Grazie il loro piccolo Luca

X

di imposizione delle ceneri:“Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai” (Gen 3,19) “Convertiti e credi al Vangelo”(2Cor 5,20): in Santuario si è svolto questo momento con solennità sia nella celebrazione del pomeriggio che quella della sera, con grande partecipazione di fedeli, consapevoli che la misericordia di Dio ci aiuta a riprendere il cammino di conversione nel nostro quotidiano in questo tempo di Quaresima.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.