Fermi36ore 2013

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FERMI 36ore

Raccolta articoli 2012-2013

2 0 1 3 Giornale dell’ITS Fermi



Giugno 2013 Numero 2

F ERMI 36 ORE Itis E.Fermi , Cannaregio 465, 30121 Venezia http://fermi36ore.cosafe.org/

Fermi36Ore In questo numero:

Articoli segnalati: Il viaggio della vita Il viaggio considerato come uno spostamento è solo la più banale delle interpretazioni … (pag 4).

Le celle scoppiano, Italia condannata L’Europa: violati i diritti umani In Italia vi è un' importante questione che viene pesantemente sottovalutata: il sovraffollamento delle carceri. Il nostro paese è accusato …(pag 5).

Il tablet sottile e flessibile. Si piega come un foglio “Così sostituiremo la carta, è una rivoluzione” In un futuro, apparentemente non molto lontano, l’indiscrezione che circola in questi giorni, se fosse vera, sarebbe una vera e propria rivoluzione nell’ambito della tecnologia ..(pag 6).

Record di giovani senza impiego, ma in Italia cresce l’occupazione rosa È il lavoro il dramma d’Europa, dove ci sono 26 milioni di abitanti in cerca di lavoro. (pag 8).

Copertina Attualità Notizie dall’Itis La nostra Venezia Scienza Informatica Letteratura e arte Ho letto quindi consiglio L’angolo del narratore

Venezia al tempo barbariche (pag 16).

delle

invasioni

L’arrivo in laguna dei primi popoli dall’entroterra e loro usanze La cucina veneziana: La cucina veneziana nasce nelle spoglie isole della laguna… Una lettera dal passato

Buona Lettura! La redazione Prof.ssa Nicoletta Frosini Prof.ssa Nicoletta D’Alpaos

Autori Marco Bianchi Gregorio Bonaldo Giacomo Bertotti Alberto Bison Andrea Gasparoni Andrea Giliberti Alyosha Ivanovich

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Alvise Maniero Emanuele Micaglio Marco Mion Luca Passarella Fabio Rosada Leonid Rusnac Alberto Scantamburlo

Andrea Scarpa Andrea Senigaglia Michelangelo Tessarotto Luo Ting Mattia Tognin Jacopo Valentini Francesco Zhou

Foto di: Marco Bianchi, Bianchi, Alyosha Ivanovich, Mattia Tognin, Carlo Valentini, Valentini, Jacopo Valentini,


Attualità

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Il viaggio della vita Di Andrea Senigaglia 4B - 2012

Il viaggio considerato come uno spostamento è solo la più banale delle interpretazioni. Infatti il viaggio può essere inteso in molti modi. La vita stessa può essere interpretata come un viaggio, a partire dalla nascita quando si compiono i primi movimenti, seguendo poi l’incessante scorrere del tempo e il cambiamento interiore che avviene grazie all’esperienza. Lo svolgimento di questo viaggio, che è la vita, è sempre incerto; la fine non è prevedibile come nell’opera omerica dell’Odissea, dove il ritorno di Ulisse è l’ovvio finale per completare la storia.

Come afferma P.Citati “I due viaggi, quello fantastico e quello reale, quello delle guide e quello del mondo, ora si accordano, ora si combattono”.

Il viaggio può portare ovunque, basta una piccola deviazione perché il finale sia completamente diverso.

Un viaggio mentale non avviene solo nei bambini o nella programmazione di un viaggio, ma può avvenire in qualsiasi modo. Uno di questi è il racconto di un viaggio compiuto da un amico o da una persona qualsiasi: ci si immedesima in colui che compie il viaggio, immaginando persone e paesaggi che si incontrano durante il cammino.

Le deviazioni da intraprendere non sono già decise, non sono segnate dal destino, ma dipendono da noi perché siamo solo noi a scegliere ciò che vogliamo diventare. L’uomo stesso è metafora del viaggiatore che affronta il proprio viaggio in maniera fugace, si sofferma a guardare monumenti e non si concentra sulle persone grazie alle quali potrebbe conoscere nuovi abitudini e culture diverse con una conseguente possibilità di crescita interiore; invece si sofferma su cose futili senza compiere la fatica di confrontarsi e mettere in discussione la propria identità. Come dice Todorov “E’ meno pericoloso osservare cammelli che uomini”. Spesso quando da bambini si deve compiere un viaggio risulta più appassionante la preparazione, dove ci si immaginano avventure che vorresti si verificassero, ma il tutto è spesso frutto della fantasia, quindi intraprendendo un viaggio ne compiamo due: quello fisico e quello della mente, contrapponendo realtà e fantasia.

Lo stesso si può fare nella lettura di un libro, che sia di genere autobiografico, storico o altro. Viaggiare: questa azione è vista spesso in modo superficiale, affrontare le tappe pensando già alla successiva, senza posare la giusta attenzione a ciò che si sta affrontando. E il viaggio è come la vita: alcuni nel loro viaggio mettono la loro attenzione in cose superflue e prive di importanza, altri si soffermano ad osservare e vivere ciò che veramente li circonda.

“I due viaggi, quello fantastico e quello reale, quello delle guide e quello del mondo, ora si accordano, ora si combattono”


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Attualità

Le celle scoppiano, Italia condannata, l’Europa: “Violati i diritti umani” Di Alvise Maniero 3A - 2012

In Italia vi è un' importante questione che viene pesantemente sottovalutata: il sovraffollamento delle carceri. Il nostro paese è accusato per violazione dei principi fondamentali a danno di chi finisce dietro le sbarre: la capienza massima è di 47.040 detenuti contro i 65.726 presenti nelle carceri italiane. La condanna, ancora da confermare, ammonterebbe ad un totale di 100.000€ per danni morali ed una diffida perché lo Stato provveda entro un anno a risolvere la questione del sovraffollamento. Tutto ciò è partito da sette detenuti fra Busto Arsizio e Piacenza che hanno accusato pessime condizioni di vita, ed è stato appoggiato dal leader radicale Marco Pannella che sta effettuando lo sciopero della fame e della sete. Questa sentenza dimostra una delle tante incapacità del nostro Stato di garantire ciò

che è alla base della gestione di un importante paese come il nostro. Il governo ha ricevuto ordinanza dall’UE per poter attribuire pene alternative alla detenzione; ma sarà conveniente per il modo in cui ciò verrebbe gestito dai vertici dello Stato? E soprattutto, data la quasi inesistente democrazia di questo paese, che emana leggi ad uso e consumo dei politici, non dovrebbe essere una priorità il miglioramento delle condizioni delle carceri, in quanto sarebbero il luogo giusto per molti dei politici? Purtroppo non è possibile fornire una risposta, né tantomeno cercare una soluzione al problema. Nel frattempo prendiamo per buono ciò che ci viene detto: la colpa è dell’alto tasso di criminalità e degli stranieri…

Dati tratti da “Il Giorno-il Resto del Carlino” del 09/01/2013


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Il tablet sottile e flessibile. Si piega come un foglio “Così sostituiremo la carta, è una rivoluzione” Di Andrea Gasparoni 3A - 2012 In un futuro, apparentemente non molto lontano, l’indiscrezione che circola in questi giorni, se fosse vera, sarebbe una vera e propria rivoluzione nell’ambito della tecnologia. È possibile che un domani tablet e pc andranno rinnegati per tornare a scrivere su “carta”, infatti, alConsumer Electronics Show, la maxifiera della tecnologia in corso a Las Vegas, ci sarà spazio anche per un progetto della canadese Queen’s University. Questo progetto consiste in un «PaperTab», un tablet fatto di un particolare tipo di carta elettronica pieghevole e sensibile al tocco. Secondo quanto detto da Roel Verteegal, direttore dello “Human Media Lab” dell’Università canadese, alDaily Mail «usare diversi PaperTab rende più facile lavorare con tanti documenti insieme». Infatti, avvicinandone due o più, si può creare un unico foglio-schermo più grande. Ciò nonostante rimangono due grossi dubbi: in un foglio di “carta” spesso pressappoco un millimetro non ci sarebbe spazio per la batteria e la componentistica non è ancora flessibile.

recente ascesa dei “libri elettronici” come i prodotti Kindle o Kobo, per non parlare dei tablet, che stanno per essere “dimenticati” per fare spazio ai PaperTab. Tutto ciò è indubbiamente un segnale positivo ma, vedendola da un altro punto di vista, l’importanza dei testi scritti su carta è inequivocabile, così come, per i più nostalgici, l’inconfondibile fragranza di essa. Perciò, prima di abbandonare la carta stampata, ci penserei anche più di due volte. mercoledì 9 Gennaio 2013; fonte: Il Corriere della Sera

Al giorno d’oggi la tecnologia è in continua evoluzione. Un esempio lampante di ciò è la

L’uomo, la conoscenza e la diffusione del sapere Di Luca Passarella 3B L’uomo è sempre andato alla ricerca della conoscenza, del sapere, una ricerca del “perché” che non si è mai fermata, mostrandosi con varie facce, sotto varie forme, ma che è sempre rimasta impregnata nell’uomo. Potremmo dire che le religioni sono nate per “conoscere” risposte a domande alle quali una risposta non si poteva dare (dal perché ci sono i fulmini al perché sorge il sole ecc...); questo sta a dimostrare quanto la volontà di conoscere sia forte e radicata nell’uomo, il quale necessita di “certezze” a cui aggrapparsi per mantenere “la propria sanità mentale”.

La conoscenza come la intendiamo noi, cioè il sapere, l’apprendere qualcosa di cui prima si era all’oscuro, nell’antichità era una cosa elitaria: c’era un netto distacco tra chi sapeva e chi era propriamente ignorante, ed era proprio il popolo ad essere ignorante. Però, oltre ad essere un problema di ceto sociale, tempo e denaro, era una questione di diffusione, anche i più aristocratici non potevano essere eclettici, i libri che erano l’unica vera fonte di istruzione (in appoggio ai

continua


Attualità

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maestri) erano ben pochi e difficilmente venivano duplicati (a volte nella copia si attuavano tagli e censure, specialmente da parte dei monaci). La stampa rivoluzionerà tutto questo, il sapere inizierà a diffondersi grazie alla quantità e velocità di produzione che poteva offrire questa nuova tecnologia, ma non era abbastanza, i libri rimanevano comunque, anche se meno, un oggetto che potevano permettersi ben poche persone. Comunque rimaneva il problema della propagazione del “nuovo” sapere: era molto difficile per una nuova “tesi” avere la possibilità di essere pubblicata, e anche in caso di pubblicazione la “notizia” si sarebbe sparsa lentamente. Siamo ancora molto distanti dal sapere pubblico e dal suo libero accesso. Poi arrivarono i primi computer, che di per sé non possono fare nulla a parte calcolare, ma con loro arrivarono anche le prime reti universitarie (anche se nate come reti militari, poi diventate pubbliche) le quali mettevano in comunicazione le principali accademie americane, permettendo la prima vera e propria condivisione del sapere. Da questa prima rete di comunicazione, chiamata ARPANET, nacque l’attuale internet che si diffuse con una velocità sbalorditiva. Ma perché internet ha portato questo drastico cambiamento nel modo di conoscere, di sapere, di apprendere? Perché internet non ha nulla in comune con tutti gli altri mezzi di comunicazione usati fino ad allora. Internet a differenza di un libro è un’idea. Cos’è un’idea ? Un’idea è un dato ordine di concetti, concetti che sono a disposizione di tutti, ma che diventano qualcosa di nuovo, un’idea appunto, quando vengono collegati tra di loro in un certo modo. Il problema è che il libro non è l’idea in sé, il libro contiene l’idea ma non è la stessa, e quindi è una cosa reale, concreta. Come tale porta con sé il problema che un qualsiasi oggetto fisico ha, cioè di essere un’identità e come tale può trovarsi in un solo punto in un dato momento, ha una massa e un volume proprio (anche se il libro venisse duplicato sarebbe un altro libro con lo stesso contenuto, ma sarebbe “separato dall’originale”). Internet invece è l’idea in sé, allo stato puro, esiste in quanto pensiero, e in quanto tale può trovarsi in qualsiasi punto in qualsiasi momento, non ha limiti fisici, chiunque abbia la possibilità di

connettersi può avere accesso a qualsiasi idea risieda sul web, e la cosa straordinaria, che si differenzia dagli altri metodi, è che l’accesso a un’idea, ad un’informazione può essere simultaneo: più persone possono acquisire le stesse conoscenze e, pur trovandosi agli antipodi della terra, contemporaneamente avrebbero la possibilità di consultare la stessa fonte, gratuitamente, in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo. Non si può negare quindi che internet abbia contribuito alla diffusione della conoscenza a livello globale, ma questa conoscenza con la sua diffusione non ha perso di qualità? Non ha perso di profondità? Purtroppo sì, sta accadendo proprio questo: con l’aumentare del bacino di utenza automaticamente la qualità scende (in internet, specialmente nelle piccole comunità virtuali, esiste un termine proprio per definire questo andamento di diffusione: mainstream ). Questo è dovuto al fatto che con l’aumentare della “popolazione web” aumentano sempre più le persone che utilizzano internet solo come riempitivo (molte volte gente che capita sul web solo per caso, migrando da facebook magari); a questo tipo di utenza puoi dare solo articoli di intrattenimento, magari anche filo-scientifici, ma comunque non approfonditi. Si può notare questo fenomeno nel diffondersi sempre maggiore di siti come: “dieci cose che non sapevi”, “incredibile”, “scienza facile”, “scuola facile” ecc. …, i quali si ritrovano con moltissimi visitatori pur avendo contenuti a dir poco banali, puntando molto magari su aspetti come la grafica del sito, piuttosto che i suoi argomenti, e questo è possibile proprio perché al giorno d’oggi “l’internauta medio” naviga in maniera casuale, intrattenitiva , solo per passare del tempo. D’altra parte, questo permette a quelle persone che lo fanno per “passione” di preservare il loro habitat, permette alle piccole comunità di rimanere tali, e di rimanere di qualità. Se si può dire quindi che internet ha diffuso l’informazione e la conoscenza, non si può allo stesso tempo affermare che l’abbia resa profonda. Alla fine è solo un grande aggregatore di notizie, informazioni e sapienza; è il tuo utilizzo di internet che lo rende più o meno utile alle tue conoscenze.


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Record di giovani senza impiego, ma in Italia sale l’occupazione rosa Di Alberto Scantamburlo 3A - 2012

È il lavoro il dramma d’Europa, dove ci sono 26 milioni di abitanti in cerca di lavoro. Ciò accomuna quasi tutti i Paesi del continente alle prese con un tasso di disoccupazione che colpisce i Paesi più in crisi come Grecia, Spagna, Portogallo. L’Italia regge ancora; ma il dato generale, inferiore alla media, è accompagnato dall’ esplosione della disoccupazione giovanile, balzata al 37.1% record dal 1992. Secondo i dati provvisori Istat, tra i 1524enni le persone in cerca di lavoro sono 641mila e rappresentano il 10.6% della popolazione in questa fascia d’età. La disoccupazione ha raggiunto livelli senza precedenti negli ultimi 20 anni, denuncia Lazslo Andor presentando il rapporto Ue su occupazione e sviluppi sociali. Sono state inefficaci fin qui le riforme prodotte all’urto della crisi economica, perciò Andor conclude che è “improbabile che la situazione dell’Europa migliori nel 2013” se non si faranno ulteriori passi avanti contro la crisi, incentivando gli investimenti e spingendo l’economia reale. Tornando al dato Istat, l’unico elemento positivo è la riduzione del divario uominidonne sul mercato del lavoro, mentre aumentano del 2.2% i non occupati maschi, la disoccupazione femminile cala di 0.2 punti in novembre e negli ultimi 5 anni è cresciuta di 220 mila unità.

Per il ministro Fornero la crisi del lavoro non è un fallimento del governo Monti, ma una tendenza di lungo periodo che la sua riforma tende a contrastare. Dure invece le reazioni dei sindacati secondo i quali politica del rigore e riforma delle pensioni sono la causa dell’aumento della disoccupazione in generale, e di quella giovanile in particolare. Secondo me questi dati ricavati dall’Istat, sono veri perché si può notare anche in giro questa crisi e infatti mi fa preoccupare un po’ nel fatto del trovare un lavoro dopo la fine degli studi. Mi soffermo sulle dichiarazioni fatte dal ministro Fornero. Non sono assolutamente d’accordo che non sia un fallimento del governo Monti, penso però che, oltre a questo governo che ha subito questa bruttissima situazione di crisi, anche il governo Berlusconi portò un inizio di una crisi, che però si pensava che non potesse arrivare a questi livelli. Tuttavia sono d’accordo sull’aumento dell’età pensionabile che ha portato veri disagi, perché non permette il rinnovo degli addetti sul lavoro anche ai nuovi entrati nel campo. Spero che ciò finisca prima della conclusione dei miei studi in modo così che si permetta anche a noi giovani di entrare nel mondo del lavoro. Dati tratti: dal “Il Giorno” del 9 gennaio 2013


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Attualità

Al dolore che non finisce ora si aggiunge la paura degli scout sotto inchiesta Di Alvise Maniero 3A - 2012 Venerdì 4 gennaio, durante una semplicissima uscita scout invernale, una ragazza di 15 anni appartenente al gruppo ha perso la vita, cadendo da un burrone alto più di 40 metri , perdendo il controllo dello slittino mentre scendeva da una baita. Mercoledì 9, dopo alcune ore dalla sepoltura della ragazza è stato richiesto un intervento di riesumazione, a seguito della richiesta di dissotterrare il corpo per fare un'autopsia non fatta in precedenza. Finiti sotto accusa di omicidio colposo il gestore della Baita e sei capo scout che guidavano il gruppo di ragazzi nell'uscita. COMMENTO Io, essendo scout da ormai da 6 anni , appena ho saputo la notizia ai telegiornali , sono stato invaso da un'enorme tristezza, perché perdere la vita in questo modo, facendo una delle cose che più si ama, è un'autentica tragedia. Ma la cosa che mi ha più scioccato è che al suo posto sarei potuto benissimo potuto esserci io , dato che essendo un suo coetaneo, uscite come quelle ne faccio tranquillamente due e tre volte l'anno , senza mai pensare a imminenti disgrazie, dato che queste attività sono preparate appositamente per divertire i ragazzi. Di queste tragedie, anche se di rado (per fortuna), se ne sentono, e ogni volta è uno shock , e qualsiasi persona di buon senso , sentendo questi eventi starebbe alla larga da queste attività. Ma, come la madre di Chiara ha affermato, lo scoutismo per la figlia era uno stile di vita, tanto che è stata seppellita con l'uniforme addosso.

Come scout posso affermare che quando si intraprende questo tipo di strada, lo scoutismo entra a far parte della tua vita, che come qualsiasi cosa può nascondere degli imprevisti, dai più innocui come una bruciatura, ai più tragici come in questo caso. Quindi potrebbe sembrare superficiale detto così, ma l'accusa di omicidio colposo è a mio parere infondata, perché a mio parere sarebbe come inciampare e cadere dalle scale, poiché una volta che si è SCELTO di intraprendere seriamente questo stile di vita, si è sempre al corrente di quello a cui si potrebbe andare incontro anche nei casi più estremi.


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Notizie dall’ITIS

Viaggio nelle Marche Prima gita per la 2 A Di Giacomo Bertotti e Alberto Bison 2A Foto: Mattia Tognin e Alyosha Ivanovich 3B Su iniziativa della prof. Frosini le classi 2^A e 3^B, hanno fatto un viaggio d' istruzione nelle Marche accompagnati dalla stessa prof e dal vicepreside della scuola, Alessandro Ghezzo. Per noi il viaggio è stata una bellissima idea perché, oltre a farci visitare posti che non avevamo mai visto, abbiamo relazionato molto con i ragazzi di terza. È stata un' esperienza molto bella ed interessante sia dal punto di vista didattico, sia perché ci siamo divertiti molto.

Ripercorrendo il viaggio, siamo partiti dal Tronchetto il giorno 10 Aprile per recarci ad Urbino che è stata la prima città visitata. Urbino è una città rinascimentale dove si trovano vari palazzi e piazze molto importanti come piazza Rinascimento e il Palazzo Ducale e, da ricordare, anche via Raffaello, dove c’è la casa del famoso pittore. Dobbiamo dire che : " Dopo ogni salita c'è sempre una discesa". Questa frase si è sentita molto durante le faticose, ma stupende, salite di Urbino.

Una volta visitata la città, dove c’è chi ha soddisfatto il suo desiderio di zucchero filato, chi di giocare sui dondoli del parco giochi , chi di dare dimostrazione di arrampicata, chi di gare di corsa per le ripide salite della città, siamo di nuovo saliti in pullman per recarci a Pesaro dove ci aspettava l' albergo con la designazione delle camere. . Alla fine della cena siamo andati a fare un giro per Pesaro camminando per il lungomare e in spiaggia. continua


Notizie dall’ITIS

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Il secondo giorno è stato abbastanza stancante, ma molto bello perché siamo andati a far visita ai "Giganti" che sono delle stalagmiti che si trovano dentro le Grotte di Frasassi. Una delle caratteristiche delle grotte è la loro grandezza, infatti quando si è dentro si perdono facilmente le proporzioni e il senso dell' orientamento. Finita la visita e completato l' acquisto dei souvenir ci siamo recati al monastero di San Vittore delle Chiuse, che risale addirittura all’epoca longobarda e dove si trova inciso , come ci ha fatto notare Samuele di terza, un misterioso segno dell’infinito. Poi siamo andati a visitare la “popolatissima” Genga, ricostruita dopo il terremoto del ’97 e che appare come un intatto borgo medievale, dove non c' era realmente anima viva e la maggior parte degli studenti esclamava alla prof: " Molto gente oggi!? " , accompagnando la frase con un sacco di risate.

Una volta recatisi a Fabriano, che è la città della carta, l' abbiamo percorsa in lungo e in largo, facendo anche “piacevoli incontri” e concludendo la sosta con una partita di calcio

nel parco del centro storico. Finita la cena, un giro per il centro di Pesaro, dove ci hanno colpito molto le piastrelle infisse sul selciato della piazza con la riproduzione degli articoli di giornale che parlavano degli ebrei deportati e delle leggi razziali. Un lancio di monetine nella fontana, un altro lungo giro in spiaggia verso il porto e poi tutti a nanna ( si fa per dire). Era arrivato l' ultimo giorno. Con malinconia abbiamo fatto le valigie e una volta caricate in pullman ci siamo spostati alla Rocca di Gradara, ovvero al Castello di Paolo e Francesca. Finita la visita del castello, con le sue prigioni, le stanze dei nobili e i locali dei soldati, abbiamo percorso le mura che proteggevano la Rocca, tutti, tranne chi soffriva di vertigini e ci salutava dal basso. In seguito siamo andati a San Marino che è una Repubblica Indipendente, molto scoscesa e molto ventosa. Il viaggio di ritorno è stato abbastanza pesante, perché eravamo ormai molto stanchi. Comunque questa è stata una gita veramente interessante e molto bella. Anche i proff si sono detti molto contenti, sia per il nostro comportamento, sia perché tutto era andato senza intoppi. Un grazie alla prof. Frosini e al prof. Ghezzo per averci accompagnato in questa nuova, speriamo la prima di molte altre, esperienza di viaggio!


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Notizie dall’ITIS

Gita al Vittoriale

di Fabio Rosada e Andrea Scarpa, 4B Foto: Jacopo Valentini, Marco Bianchi 4B e Carlo Valentini 5A

Giovedì 2 maggio con la nostra classe, 4^b, e la 5^a siamo andati in visita al Vittoriale degli Italiani, e a San Martino della Battaglia, accompagnati dai proff. Callegari e Frosini Il Vittoriale degli Italiani si trova a Gardone Riviera, ed è stato la residenza di Gabriele D’Annunzio durante gli ultimi anni della sua vita. E’ composto da varie parti: L’anfiteatro all’aperto, un grande parco, e infine la residenza stessa.

Già nel parco abbiamo visto una cosa molto particolare: una nave donata dalla Regia Marina a D’Annunzio. Subito dopo, durante la visita della casa, molte altre sono state le cose particolari, visto che la casa era piena di oggetti apparentemente inutili, ma ben studiati nel significato e nella posizione da D’Annunzio.

L’edificio si componeva di molte stanze che avevano tutte la particolarità di essere poco illuminate, per non affaticare la vista del poeta, già compromessa per un incidente aereo. Per l’epoca la casa era alquanto moderna, disponeva già di un telefono, bagni con acqua calda e molti altri dettagli. continua


Notizie dall’ITIS

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Nel pomeriggio ci siamo spostati a San Martino della battaglia, dove abbiamo visitato la Torre monumentale, e l’ossario. La torre è stata eretta in memoria delle guerre d’indipendenza italiane, e delle sue fasi, infatti entrando si possono subito vedere i busti dei principali protagonisti di essa, mentre nei vari piani verso la cima, si possono vedere degli affreschi raffiguranti tutte le battaglie.

Il mio posto è in mezzo ai miei e oggi voi siete dei miei. Qui c’è della gloria per tutti!

L’ossario è stato costruito per raccogliere i resti di tutti i caduti nelle battaglie di San Martino e Solferino, e all’interno della cappella oltre alla parete con le ossa, si possono leggere tutti i nomi dei caduti, di entrambe le fazioni: sia italiani, che austriaci, gli uni scritti di fronte agli altri. La gita ci è stata molto utile, sia perché le guerre d’indipendenza erano parte integrante del programma di storia, mentre il Vittoriale è stato piacevole per le varie particolarità.

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Notizie dall’ITIS


Notizie dall’ITIS

Corti in corto Gli studenti dell’ex 2A autori di un libro Sabato 22 settembre 2012 alle ore 17 a Villa Groggia a Venezia è stato presentato alla città il libro "Corti in corto ed in racconto", edito da Studio L72, che raccoglie i racconti selezionati al concorso omonimo della Municipalità di Venezia nello scorso anno. Tra essi anche il bel lavoro della classe 2A (anno scolastico 2010/11) "La corte del Tagiapiera", che ha ottenuto dalla giuria il primo premio assoluto. E' davvero un'emozione vedere evidenziata la qualità del lavoro degli studenti che compaiono come autori in un libro in vendita al pubblico in tutte le librerie cittadine. Il volume è inoltre un interessante percorso in alcune corti minori di Venezia e nelle loro piccole storie

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La nostra Venezia

Venezia al tempo delle invasioni barbariche A cura di Gregorio Bonaldo, Andrea Giliberti, Marco Mion , Michelangelo Tessarotto 2°A

L’arrivo in laguna dei primi popoli dall’entroterra e loro usanze Con l’arrivo dei barbari nel Veneto le popolazioni cominciarono a migrare alla ricerca di un posto sicuro, e alcune persone trovarono la salvezza rifugiandosi lungo la gronda lagunare e nella laguna, abitate già da prima dell’arrivo dei Romani. Gli abitanti di Altino, per primi, trovarono rifugio a Torcello, Burano, Mazzorbo e Murano, mentre chi proveniva da Treviso si spinse a Rialto e a Malamocco. Le persone che abitavano sui Colli Euganei, a Monselice e a Padova si stabilirono a Malamocco e a Chioggia, mentre altri provenienti da quelle zone andarono a stabilirsi nell’arcipelago composto da Rialto, Olivolo, Dorsoduro e Spinalunga (attuale Giudecca). n quel periodo le isole lagunari più importanti erano: Medissa, che era la sede politica e militare; Grado, che era il centro religioso della laguna; Torcello, che era il centro commerciale della zona.

Le persone immigrate nella laguna si adattarono in fretta alle nuove condizioni di vita che l’ambiente offriva (caccia, pesca, pastorizia, orticultura, saline, commercio), ma conservarono comunque le loro conoscenze nei diversi ambiti, per cui diedero vita alla “Civiltà lagunare”. Pertanto ogni isola si trasformò in un piccolo centro autonomo e indipendente che comprendeva varie comunità che giravano intorno alle famiglie più importanti. Ogni isola, per quanto piccola, si organizzò socialmente, politicamente, amministrativamente e culturalmente, dotandosi in primis di una chiesa attorno alla quale sorgevano palafitte e capanne di giunco, spesso a pianta rettangolare, con muri di fango e tetti di paglia. La caratteristica principale di queste città era la vicinanza tra le persone umili con le persone potenti.

La cucina veneziana La cucina veneziana nasce nelle spoglie isole della laguna e lungo la gronda lagunare. In quella zona c’era un intenso commercio che si sviluppava lungo i corsi d’acqua e in laguna, con scambi di prodotti fra città e villaggi, anche molto lontani fra loro. Alimento protagonista della prima cucina veneziana era ovviamente il pesce, soprattutto cefali e anguille, ma anche gli uccelli acquatici. Si aggiungevano sulle tavole le erbe spontanee, le radici, la frutta e gli ortaggi coltivati, spesso importati dagli orti dell’ Estuario. In quei tempi l’agricoltura e l’allevamento del bestiame, anch’essi molto importanti per la cucina, erano pertinenza degli uomini, mentre le donne avevano il compito di raccogliere i tanti tipi di erbe, officinali, aromatiche e alimentari, che caratterizzavano il cibo e la farmacopea del tempo, macinare i cereali, setacciare e impastare la farina trasformandola in pane, in plutes (polenta), pasta e dolci; le donne dovevano, inoltre, continua


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allevare gli animali domestici, che in alcuni casi venivano usati come aiuto durante le battute di caccia, e soprattutto avevano il compito di preparare il cibo quotidiano. Precedentemente i Veneti avevano assorbito senza troppa fatica gli apporti con i romani, anche perché avevano scoperto subito che così facendo arricchivano la propria tavola dove compaiono anche in seguito del buon pane lievitato, vino bianco e rosso, minestre vegetali, paste fritte, pesce d’acqua dolce e salata, carne alla brace, insaccati di carne, nuove specie di maiali, formaggio, lumache saporite, insalate miste e altri tipi di piatti tipici. Va inoltre sottolineato che nella zona della laguna veneta le persone povere e quelle ricche, almeno inizialmente, mangiavano lo stesso tipo di cibo, senza differenza, cambiava solo la portata delle porzioni.

Biscotti a scaletta

spongade Successivamente i veneziani, molto abili nel commerciare, com’è noto intrattennero rapporti fittissimi in tutto il Levante, da dove importavano spezie, zucchero, caffè che poi rivendevano a caro prezzo in tutta Europa. L’utilizzo dello zucchero portò i veneziani a perfezionare la loro pasticceria, dove si trovano già a cavallo tra Alto e Basso Medioevo diversi tipi di dolci: budini, confetture, torte e biscotti o dolci tipici quali marzapani, zeli, pignocade, codognade, storti, occhietti, spongade, ma soprattutto scalete, una particolare ciambella antica con la forma di una scaletta a pioli. Da qui i pasticceri veneziani presero il nome di scaleteri. La cucina veneziana si alimenta quindi attraverso scambi continui. Erede diretta della tradizione bizantina, e

quindi romana, la gastronomia lagunare è tra le prime a confrontarsi anche con le altre cucine del mondo: da quella araba ed ebraica all’austroungarica passando per quella spagnola e francese. Bibl. : G. Rorato, Origini e storia della cucina veneziana,2010, Dario de Bastiani editore)

Andrea Giliberti – Marco Mion


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La nostra Venezia

La laguna di Venezia: le origini Una lettera dal passato

Nel 537 d.C. Cassiodoro, prefetto di Ravenna, invia una lettera ai Tribuni Marittimi Veneziani per incaricare i Veneziani del trasporto di carichi di vino e olio a Ravenna. Il documento è una preziosa testimonianza di alcuni aspetti della vita nelle isole lagunari nel VI sec.d.C. La laguna veneta, al tempo, era un insieme di isolette protette dal litorale, il quale dava protezione agli abitanti in caso di attacchi nemici dal mare e offriva un clima più mite e umido. Il problema delle onde del mare e della conseguenza della corrosione delle barene era attenuata dalla presenza del litorale. Al tempo di Cassiodoro, Venezia non era ancora una grande potenza dei mari, ma gli abitanti della laguna erano famosi per la costruzione di navi e i trasporti marittimi, soprattutto di sale. I navigatori veneziani sapevano tutte le rotte da affrontare e come sfidare una tempesta per rendere veloce la consegna delle merci.” Tutto il vostro impegno è rivolto alla produzione del sale(…)da qui nasce ogni vostro guadagno dal momento che in ciò possedete anche le cose che non avete. Qualcuno forse può non cercare l’oro, ma non c’è nessuno che non desideri avere il sale e giustamente, dal momento che ogni cibo che ha buon sapore lo deve a questo...” All' epoca il sale era paragonabile all' oro per la sua spendibilità su scala mondiale. A quel tempo, come risulta dalla lettera di Cassiodoro, la popolazione veneziana è tutta molto simile: poveri e ricchi si nutrono dello stesso cibo, vivono nello stesso tipo di case e producono e commerciano sale... “Lì la povertà convive con la ricchezza allo stesso modo. Un unico cibo sfama tutti, case simili ospitano tutti. “ Le prime abitazioni della laguna sono basse, non più di piano terra e primo piano... senza distinzione tra le case dei poveri e quelle dei ricchi. Le case, tuttavia, sono molto curate dall’uomo, a volte sono visibili i collegamenti per andare da una casa a un’ altra, a volte invece sono sommersi dall’ acqua con l‘alta marea, creando uno strano effetto visivo...” In modo simile le abitazioni sembrano sparse per il mare attraverso distese molto ampie, ed esse non sono opera della natura, ma della cura degli uomini.” Gregorio Bonaldo


La nostra Venezia

“...Le vostre navi non temono i venti violenti, toccano il terreno con grandissima

facilità senza subire danni e non si rovinano, anche se urtano frequentemente. Da lontano si può credere che vengano quasi portate attraverso i prati, quando capita di non vedere il loro canale. Trascinate dalle funi procedono, esse che di solito stanno legate alle gomene, e, cambiata la situazione, gli uomini a piedi le aiutano ad avanzare. Gli uomini trascinano senza alcuna fatica le navi da trasporto e usano al posto delle pericolose vele il passo più sicuro dei marinai. Vale la pena di ricordare come sono le vostre abitazioni, che io ho visto. Le Venezie, famose un tempo e piene di nobiltà, confinano a sud con Ravenna e il Po, mentre ad oriente godono della bellezza del litorale ionico, dove l’alterno moto della marea ora copre d’acqua ora fa vedere l’aspetto dei campi. Qui voi avete la vostra casa simile in qualche modo ai nidi degli uccelli acquatici. E infatti ora appare terrestre ora insulare, tanto che si potrebbe pensare che esse siano le Cicladi, dove improvvisamente si può scorgere l’aspetto dei luoghi trasformato. In modo simile le abitazioni sembrano sparse per il mare attraverso distese molto ampie, ed esse non sono opera della natura, ma della cura degli uomini. Infatti in quei luoghi la consistenza del suolo è resa più solida da intrecci di rami flessibili e non si esita ad opporre questa fragile difesa alle onde marine; ciò evidentemente quando la costa poco profonda non riesce a respingere la grandezza delle onde e queste restano senza forza perché non sono sostenute dall’aiuto della profondità. Dunque vi è una sola cosa in abbondanza per gli abitanti, che si saziano di soli pesci. Lì la povertà convive con la ricchezza allo stesso modo. Un unico cibo sfama tutti, case simili ospitano tutti. Non conoscono invidia per la casa e in questo modo chi ha meno evita il vizio al quale si sa che il mondo è soggetto. Tutto il vostro impegno è rivolto alla produzione del sale: fate girare i rulli al posto dell’aratro e delle falci: da qui nasce ogni vostro guadagno dal momento che in ciò possedete anche le cose che non avete. Lì in qualche modo viene coniata una moneta che vi permette di vivere. Ogni flutto è al servizio della vostra arte. Qualcuno forse può non cercare l’oro, ma non c’è nessuno che non desideri avere il sale e giustamente, dal momento che ogni cibo che ha buon sapore lo deve a questo...” (Cassiodoro, 537 d.C.)

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Scienze

Visita all’università di fisica di Padova Di Mattia Tognin e Alyosha Ivanovich 3B - 2012 Il 1° marzo 2012, dopo il ritrovo alla stazione e il conseguente viaggio in treno, la classe 2° A, si è diretta verso l’università di fisica di Padova, per visitare il museo di storia della fisica e per svolgere, (nei laboratori dell’università) alcune esperienze mirate a studiare sperimentalmente il moto di un corpo in varie condizioni. Dopo una breve spiegazione introduttiva delle due guide, riguardante gli studi di Galileo Galilei sul moto, la classe è stata divisa in vari gruppi con lo scopo di eseguire due diverse esperienze: il moto di un proiettile e la caduta di un corpo su di un piano inclinato. Le esperienze sono state scelte tra quelle più significative svolte da Galileo per studiare il moto uniformemente accelerato. I gruppi che si sono occupati del piano inclinato avevano come obiettivo verificare che il moto di caduta di una sfera, lasciata scivolare su una guidovia inclinata era un moto rettilineo uniformemente accelerato; lo scopo finale era quello di sistemare alcuni campanelli lungo la guidovia, per farli suonare ad intervalli regolari, al passaggio della pallina. Interessante l’utilizzo di un orologio ad acqua del tutto simile a quello usato da Galileo, come cronometro di misura dei tempi. Gli altri gruppi si sono cimentati col moto di caduta di un proiettile; lo strumento utilizzato è stata una rotaia metallica, rialzata di circa un metro da terra (fig.), da cui veniva lasciata rotolare una pallina. Questa doveva cadere a terra, all’interno di una scatola di legno nella quale era appoggiato un foglio di carta carbone sopra ad un foglio bianco. Lo scopo era capire che tipo di moto avesse la pallina, lasciandola cadere da altezze diverse

lungo la rotaia, in modo che cadendo nella scatola al suolo lasciasse impressi nella carta vari segni, corrispondenti alle diverse distanze di caduta. Attraverso i dati così raccolti, si è potuto studiare il moto della pallina quando lascia la guidovia e compie il suo “moto parabolico”. Dopo una breve pausa, gli alunni hanno raggiunto la zona dell’università ospitante il museo, dove sono esposti vari strumenti antichi alcuni dei quali, utilizzati all’epoca di Galilei. Tra i pezzi più interessanti, vi sono un modellino in scala (e teoricamente funzionante) di una fabbrica di caffè, diversi strumenti ottici di varie forme e dimensioni, i primi modelli di macchina fotografica, alcuni telescopi e svariati strumenti antichi di misura. Un’altra stanza ospita dispositivi usati per i primi studi di elettricità e magnetismo, quali pile, generatori elettrostatici e accumulatori di vario tipo. L’ultima stanza conteneva alcuni modelli di pompe a vuoto funzionanti; a dimostrazione dell’esistenza del vuoto d’aria vi erano due contenitori in vetro, uno contenente una campanella e l’altro dei palloncini annodati sgonfi. Generando il vuoto all’interno dei contenitori si può notare che i palloncini iniziano a gonfiarsi a causa della differenza di pressione, mentre la campanella attenua il suo suono fino a renderlo impercettibile per il semplice fatto che il suono non si propaga nel vuoto. Entrando nel museo agli alunni hanno notato un grande pendolo, che oscillava indicando una coppia di valori (20°-200°) su un disco graduato; uscendo dal museo, un’ora dopo, si poteva notare che era indicata un’altra coppia di valori: apparentemente il pendolo si era spostato. continua


Scienze

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Si tratta del pendolo di Foucault, che con un esperimento del 1851 fornì un’ulteriore prova della rotazione terrestre, sulla base del fatto che il pendolo oscilla sempre sullo stesso piano; il cambiamento della coppia di coordinate è dovuto al fatto che il piano di oscillazione del pendolo non è perpendicolare all’asse di rotazione terrestre e pertanto il suolo ruota, rispetto al piano di rotazione del pendolo. Dopo aver salutato e ringraziato le guide, la classe si è avviata sulla strada di ritorno, temendo già relazioni e articoli che sarebbero poi stati assegnati a scuola.

Orologio ad acqua di Galileo Di Mattia Tognin 3B - 2012

Per misurare il tempo, quando ancora non erano stati inventati gli orologi, Galileo Galilei si ingegnò un metodo abbastanza semplice ma incredibilmente efficiente. Egli progettò un recipiente riempito d'acqua con una piccola "cannuccia" attaccata al fondo, che poteva essere aperta e tappata per "avviare" e "fermare" la misurazione; questa "cannuccia" lasciava fluire l'acqua in un apposito recipiente, che veniva poi pesato per determinare il valore. In questo modo Galileo misurava il tempo sotto forma di peso, ma era comunque sufficiente a effettuare le misure necessarie ai suoi esperimenti.


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Steve Jobs

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Steve Jobs

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Steve Jobs

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Steve Jobs

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Steve Jobs

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Steve Jobs Di Francesco Zhou

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Steve Jobs Ultima frase celebre:Stay hungry, stay foolish Invenzioni:Steve Jobs, uno dei fondatori dell'Apple, era anche il CEO dell'azienda Pixar e dell'azienda NeXT.Jobs viene conosciuto come un punto di riferimento per la Silicon Valley e contemporaneamente e' anche l'inventore dei prodotti hi-tech come Macintosh, iPod, iPhone e iPad.Nel 2007, Steve Jobs viene considerato da Fortune uno dei imprenditori piu' potenti dell'anno. Jobs ha influenzato notevolmente la Silicon Valley, diffondendo la sua arte di Design in tutto il mondo.E' riuscito ad ottenere un numero incredibile di Fans attraverso la sua capacita' di semplificare e facilitare l'uso dei dispositivi.I personal computer non sarebbero diventati cosi' diffusi senza il Mac, ed e' proprio Steve Jobs a commercializzare il Mouse.

La sua vita:Non aveva mai avuto la laurea e aveva frequentato solo sei mesi l'universita'.Ma continuava lo studio prendendo un corso relativo all'arte di calligrafia, e proprio per quello egli si concentrava molto sul formato dei caratteri presenti nei software del computer, un fattore molto importante che attira i consumatori attenti al Design.Nel 1976 a soli 21 anni Jobs realizzo' uno tra i primi personal computer insieme a Wozniak, e lo nomino' Apple I con il prezzo di 666,66 dollari. Nel 1983 l'Apple era in pieno sviluppo, allora comincio' a cercare una persona in grado di gestire l'azienda.Invito' John Sculley, il presidente della Pepsi Cola, dicendogli: Vuoi vendere per tutta la vita' l'acqua zuccherata o hai anche l'intenzione di cambiare il mondo?Quindi Sculley accetto' la richiesta e nel 1984 lancio' il primo Mac seguito dalla pubblicita' "1984" che ottenne grandi successi. Nel 1985 Sculley affermo' che fosse proprio Jobs il problema principale dell'arretratezza dell'Apple e Steve Jobs abbandono' l'Apple nello stesso anno per la lotta interna.Fondo' poi la NeXT con lo scopo di avviare una rivoluzione del sistema operativo.Riusci' a realizzare il NeXTSTEP, un sistema operativo potentissimo e rivoluzionario da punto di vista tecnologico, ma poco conosciuto a quel tempo.

I suoi migliori affari:Acquisto' nel 1986 la Pixar da Lucasfilm e produsse nel 1995 il film Toy Story, il primo film creato totalmente con il computer.Torno' ad Apple dopo 12 anni, quando la NeXT veniva acquistata dall'Apple, ormai in crisi e assunse il carico di CEO nel 1997 dopo l'abbandono di Gil Amelio.Lancio' nello stesso anno l'iMac e successivamente i prodotti estremamente popolari come iBook, Mac mini, Mac OS X, iPod, Apple TV e iTunes Store, il quale con la collaborazione di molti musicisti rende possibile l'acquisto delle canzoni via internet.Il 29 giugno 2007 l'apple presenta l'iPhone che ha fatto raggiungere Apple un successo mai avuto prima.Il ruolo rivoluzionario dell'Apple viene consolidato sempre di piu' attraverso la regola di una nuova generazione dell'iPhone ogni anno, che sono rispettivamente iPhone 3G(la prima iPhone che supporta 3G), iPhone 3GS, e alla fine iPhone 4.In piu', con l'introduzione dell'iPad, l'Apple conquista anche il mercato dei Tablet PC. Il 24 agosto 2011 dopo aver nominato Tim Cook come nuovo CEO abbandona di nuovo Apple per motivi di salute e muore di tumore maligno al pancreas il 5 ottobre dello stesso anno.

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Letteratura e arte

I limiti della scienza medioevale Di Jacopo Valentini 3B - 2012

Nel medioevo, in Europa, le conoscenze scientifiche si trovano ad uno stato più arretrato rispetto

all'epoca greco-romana dovuto alla perdita di vari testi scientifici che o si trovano nelle mani degli arabi o vengono nascosti dalla chiesa e successivamente “filtrati” dagli studiosi di teologia. Infatti, soprattutto all'inizio del medioevo, la scienza è una materia profondamente subordinata alla teologia. Ne consegue, per esempio, che in un importante documento dell'alto medioevo, il “Fisiologo”, nonostante si parli della natura, essa è usata solo come ricerca di esempi religiosi e morali per la vita dell'uomo; per esempio il serpente, simbolo del male, è usato come rappresentazione di vari peccati che l'uomo non deve commettere. Successivamente con altri autori come Brunetto Latini (1220-1294) e Ristoro d'Arezzo (XIII secolo) troviamo una maggiore curiosità nei confronti della scienza, ma sempre vista con il filtro della religione o dell' "auctoritas" , cioè del riferimento ad opere di autori ritenuti i depositari del sapere. Si trovano perciò vari trattati pseudoscientifici come il “Tresor” di Brunetto Latini. Quest'opera nonostante sia volontariamente quasi priva di riferimenti religiosi, é un miscuglio di informazioni vere, come nel capitolo di architettura “il luogo

migliore per costruire un pozzo” , e di fasulle credenze popolari , come la descrizione della iena o del lupo. L'autore infatti si basa troppo sui vincoli, sbagliati, dell'”autorità”. Anche Ristoro d'Arezzo nonostante affermi che gli animali siano plasmati uno ad uno da Dio, mostra un certo interesse verso di essi, per esempio descrivendo le differenze tra loro; tuttavia anche lui riconduce le loro caratteristiche a influenze “divine”. E' però solo verso il Trecento che con il monaco Ruggero Bacone (1214-1294) abbiamo un tentativo di distacco della scienza dalla teologia; egli fu anche il primo ad affermare ch “bisogna fugare ogni dubbio senza lasciare alcuna zona d'ombra” e che “senza l'esperienza non si può arrivare alla ragione”; infatti lui nella sua “Opus maius” dà i primi spunti per analizzare scientificamente la natura e i suoi fenomeni. Purtroppo verrà incarcerato come eretico per via delle sue teorie, a dimostrazione del fatto che i tempi non erano ancora maturi per accettare una teoria puramente laica senza alcuna base religiosa.


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Ho letto quindi consiglio

Gli occhi di Venezia di A. Barbero Riassunto: Gregorio Bonaldo 2A Commento: Andrea Giliberti 2A

Gli occhi di Venezia Autore: Alessandro Barbero Ed. Oscar Mondadori Il racconto è ambientato nella Venezia del sedicesimo secolo. Narra della storia avventurosa e complessa ci una famiglia povera di muratori; il padre del protagonista viene ucciso e il protagonista, di nome Michele, viene ricercato dalla Repubblica di Venezia, allora si imbarca su varie galere con il costante pensiero di tornare dalla giovane moglie rimasta a Venezia. Libro ben scritto e facile da capire, racconta molto bene l’ epoca e gli avvenimenti. Il viaggio di Michele è molto difficile perché incontra numerosi pericoli in mare, scopre dei segreti pericolosi da sapere come quando sulla prima galera nella quale si è imbarcato vengono rubati e nascosti 10 mila zecchini destinati all’ amministrazione pubblica. Nella seconda galera nella quale si imbarca incontra alcune persone più vecchie di lui con cui fa amicizia, ma anche lì vengono uccisi alcuni compagni. La moglie Bianca invece è a Venezia con l’ incognita del marito, non sa se è ancora vivo o morto e non sa dove si trova. Le arriva una lettera nella quale capisce che si è imbarcato. La vita a Venezia non è facile perché prima fa la serva ad un’ anziana signora, poi va a mendicare e poi è di nuovo serva con un guadagno basso. Il sogno di entrambi gli sposi è di ritrovarsi Venezia

e continuare la vita di sempre. Michele però ha anche un altro sogno: ritrovare i 10 mila zecchini per vivere la vita con la moglie in una maniera più dignitosa… Gregorio Bonaldo 2A Alessandro Barbero descrive molto bene gli episodi del romanzo, tanto da far credere al lettore di essere nascosto in una calletta di Venezia ad assistere alla scena. Il romanzo è scritto in modo semplice, lineare e molto dettagliato. Grazie al tipo di narrazione di Barbero sembra di entrare nelle case veneziane del Cinquecento e di vivere sulle galere in viaggio nel Mediterraneo. Questo romanzo ha come sfondo temi della storia passata, quindi posso consigliarlo a tutti coloro che sono appassionati di storia. La particolarità del racconto sta nel collocare personaggi fantastici nel contesto storico reale. Andrea Giliberti 2°A


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Ho letto quindi consiglio

“Pappagalli verdi”

di Gino Strada

Di Marco Mion 2A Gino Strada, l’autore, è un chirurgo di guerra che ha fondato l’organizzazione non governativa “Emergency” che mira ad offrire cure mediche e chirurgiche gratis alle persone “colpite” dalla guerra e dalla povertà. I “Pappagalli verdi” sono piccole mine antiuomo che in tempo di guerra venivano lanciate da aerei o elicotteri per colpire i civili, soprattutto bambini, che le raccoglievano dilaniando il loro corpo. In questo diario si capisce veramente quanto terribile è la guerra, che noi conosciamo solo tramite libri e film e che continua inesorabile la sua devastazione anche dopo la sua conclusione. E’ quasi impossibile pensare che in un mondo “civilizzato” come il nostro esistano tali atrocità! E’ impressionante, però, l’impegno che ci mette Gino Strada, rischiando la vita. In questo libro racconta quello che lui e i suoi colleghi di Emergency hanno svolto e continuano a compiere in paesi come Iraq, Pakistan, Afghanistan, Kurdistan, Etiopia, Angola, Perù, Cambogia, Ex Jugoslavia, Gibuti; esso raccoglie vicende, episodi, ansie, rimpianti e memorie delle missioni alle quali ha partecipato, senza seguire un determinato ordine cronologico. Mi ha colpito particolarmente il capitolo che racconta le condizioni dei perseguitati politici a Brakajo, nella periferia di Suleimania in Iraq, dove centinaia di famiglie hanno trovato rifugio in case popolari mai terminate, delle

quali sono rimaste solo rovine. Tali famiglie vivono in condizioni di estrema miseria: senza lavoro, soldi, cibo né cure, essi non vengono aiutati dall’ ONU o altre organizzazioni perché non sono considerati rifugiati in quanto sono stanziati nel loro paese. Invece Emergency è intervenuta appena è venuta a conoscenza della loro situazione portando cibo, bevande, bidoni per l’immondizia, materiali isolanti per il freddo apparendo anche nella tv locale. Mi ha colpito perché mi ha fatto capire che Emergency interviene non soltanto nei confronti delle vittime della guerra vera e propria, ma sostengono anche coloro che lottano contro le diverse forme nelle quali essa si manifesta. Il loro operato è straordinario, sono persone degne di ammirazione e questo libro va letto per capire meglio chi sono e l'importanza di quello che fanno.


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Ho letto quindi consiglio

Mille splendididi soli di Khaled Hosseini Di Andrea Giliberti e Michelangelo Tessarotto 2A

Miriam e Laila hanno età diverse, Miriam è la prima moglie di Rashid, non può avere figli ed è abituata ad essere considerata una nullità fin dalla nascita. Laila è una ragazzina che vive nelle vicinanze di Miriam e Rashid e quando una bomba cadrà sulla sua casa e ucciderà la sua famiglia, lei si troverà incinta del suo “ragazzo” che però è partito con la famiglia. Per poter crescere suo figlio sposa Rashid e gli fa credere che la bimba di cui è incinta sia sua Mille splendidi soli è un libro molto commovente, ti fa capire e conoscere il mondo. Hosseini descrive in una maniera semplicemente unica tutte le persone e i fatti che accadono, per farci capire l’orrore della guerra e cosa si prova a trovarsi in mezzo alla sofferenza. L’autore ci fa conoscere le donne afghane, forti, che non si arrendono davanti al primo ostacolo, che lottano contro la brutalità degli uomini. Questo possiamo capirlo quando Laila nonostante venga picchiata dai soldati, continui ad andare a trovare sua figlia senza un accompagnatore uomo. Consiglio questo libro a tutti coloro che cercano una storia avvincente e triste allo stesso tempo. Andrea Giliberti È una storia capace di catturare l’attenzione del lettore con uno stile di scrittura molto scorrevole, che non annoia. Questi secondo me sono i punti di forza del romanzo. Durante la lettura ho imparato a conoscere una parte di mondo lontana dal nostro, una condizione femminile per noi difficile da comprendere, che mi ha costretto a pensare

molto. Le donne che vivono qui, sono in una realtà diversa, dove possono (quasi sempre) parlare, esprimere le loro idee, difendere i loro desideri e i loro sogni, senza rischiare di essere prese a calci e pugni. Ho pensato molto sia a Mariam che a Laila, ai loro sogni soffocati da un marito violento, da un matrimonio imposto da altri, dalla guerra che toglie e distrugge tutto. Alla fine del libro uno si chiede: ma in quei posti ci potrà mai essere veramente la libertà? Quando una donna tornerà ad essere considerata una persona e non un oggetto? Tessa2A

Rivela il tuo segreto al vento, ma non lamentarti se lo dirà agli alberi.


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Ho letto quindi consiglio

“Io non ho paura”

di Niccolò Ammaniti

Recensione di Marco Mion 2A

Niccolò Ammaniti è uno scrittore italiano nato a Roma. Ha esordito nel 1994 con “Branchie”; successivamente ha scritto molti libri, di cui uno con suo padre. Questo libro è ambientato nel sud Italia in mezzo alla campagna in un minuscolo paesino chiamato Acqua Traverse in una torrida estate del 1978. I personaggi principali sono Michele, un bambino di 9 anni molto maturo, responsabile e altruista per la sua età; Maria, la sorella di Michele, lo segue sempre e cerca di imitarlo; Filippo, il bambino che è stato sequestrato, anche lui ha 9 anni e considera Michele la sua salvezza; Salvatore, il migliore amico di Michele, è introverso ma intelligente, rivelerà il segreto di Michele per poter guidare la macchina; Antonio, detto il Teschio, è il capo della “banda” e si diverte a comandare, è prepotente quando si infrangono le sue regole; Barbara, è una ragazza di 11 anni grassottella, ha una cotta per Michele; Teresa, mamma di Michele, è molto rigida con i figli, ma non ha problemi a proteggere Michele; Pino, il papà di Michele, a cui vuole molto bene; Felice, fratello maggiore del Teschio, è crudele e violento verso i bambini, è molto solo, senza nessuno; Sergio, il leader dei rapitori, va a vivere per un po’ a casa di Michele.

Trama . Michele, un bambino di 9 anni, e i suoi amici si divertono a correre su e giù per i campi di grano. Per evitare un’umiliazione alla sua amica, Michele, deve pagare penitenza, salire su una casa diroccata. Tornando giù cade ma non si fa male perché atterra su di un materasso, sotto il quale nota un buco. Tolto il “coperchio” intravede un mucchio di stracci e qualcosa che sembra un bambino. Michele non fa altro che pensare a quel bambino e il giorno dopo decide di tornare, accorgendosi che il bambino è vivo, ma malridotto. Dopo diverse visite comincia a fare amicizia con il bambino, che si chiama Filippo ed è tenuto prigioniero, senza raccontare niente a casa. Ad un certo punto però si decide di raccontare tutto al padre, ma capisce che c’entra qualcosa con il rapimento e allora non gli dice niente. Decide di dirlo al suo amico Salvatore e poi va da Filippo e riesce a farlo camminare all’esterno del buco, ma Felice, avvertito da Salvatore, minaccia Michele con un fucile e rimette Filippo nel buco. Arrivato a casa Michele giura con il padre che non tornerà più là. Mantenere la promessa è difficile e quando viene a sapere che vogliono uccidere Filippo decide di andarlo a salvare rischiando la sua vita. Mi ha colpito il coraggio di Michele nell’affrontare i suoi timori a di andare contro il suo stesso padre. Inoltre è impressionante la crudeltà degli uomini nel rinchiudere un bambino in un buco senza luce, acqua o cibo, soprattutto Pino che ha un figlio della stessa età. Il libro è molto bello e piacevole da leggere, l’autore è stato bravo nel descrivere gli stato d’animo dei personaggi tanto da farti “entrare” nel libro. Andrebbe letto per capire fino a dove può arrivare la crudeltà, ma anche il coraggio, di un uomo.


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“Chi è morto alzi la mano”

Ho letto quindi consiglio di Fred Vargas

Recensione di Andrea Giliberti 2A

"Chi è morto alzi la mano" è un romanzo giallo della scrittrice francese Fred Vargas. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1995 in Francia, tradotto e pubblicato in Italia nel 2002 da Einaudi. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti in Francia ed il premio per il miglior romanzo poliziesco tradotto in inglese.

Ecco allora che Mathias, studioso di preistoria, Lucien , storico della Grande Guerra, Marc, medievista, ed il suo padrino Vandoosler, utilizzano le loro doti professionali e si improvvisano investigatori per affondare le unghie nelle radici di un mistero molto ingarbugliato… COMMENTO:

TRAMA : Un giovane faggio spunta dal nulla nel giardino dell'ex cantante lirica Sophia Simèonidis. L'apparizione vegetale inquieta la donna, trasformando quell' innocuo albero in una vera e propria ossessione, aggravata dalla più totale indifferenza dimostrata dal marito Pierre nei confronti dell'evento. Sophia si pone delle domande :" E' uno scherzo? Un omaggio di un ammiratore segreto? Oppure un messaggio di qualcuno tornato dal passato?" Dopo essersi confidata con l'amica Juliette, Sophia decide di chiedere un aiuto ai nuovi vicini, quattro uomini trasferitisi di recente in quella che Pierre definisce “la Topaia”, trascurata villetta, abbandonata da anni. I quattro, tre giovani storici disoccupati ed un ex sbirro corrotto che li soprannomina “Gli evangelisti”, si rendono disponibili ad aiutarla, scavano a fianco al faggio per scoprire se sotto si nasconde qualcosa di sospetto. La ricerca si rivela inutile, la preoccupazione di Sophia è infondata… almeno finché la donna non scompare nel nulla.

Sono sempre stato affascinato dai film gialli, ma questo era il primo libro che leggevo di questo genere e devo dire che mi è piaciuto molto, anche se non ho trovato quella tensione che ti trasmette un thriller . Fred Vargas descrive molto bene i personaggi come se volesse crearne un'immagine fissa nella testa del lettore. Il romanzo è scritto in modo semplice, lineare e molto dettagliato. Questo libro, mentre lo leggevo, mi rapiva sempre di più e mi ha tenuto con il fiato sospeso fino alla fine, perché si aggiungevano sempre nuovi sospettati e quando alla fine ho scoperto che il vero assassino era un personaggio conosciuto all'inizio della storia, sono stato molto sorpreso. La parte più piacevole del libro è quando i quattro detective riescono a scherzare ed a ironizzare anche quando la situazione non è delle migliori. Ho trovato molto divertente ed interessante anche la disposizione dei tre storici nella "Topaia": Mathias al primo piano, Marc al secondo, Lucien al terzo e Vandoosler al quarto, la disposizione è in ordine cronologico in base a cosa studiano i tre giovani.


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L’angolo del narratore

Ultimi disperati giorni di guerra di Marco Mion 1A - 2011

Era una serata tranquilla, la luna era piena ed io mi stavo godendo un thè caldo guardando le stelle. C’era silenzio, finalmente un po’ di silenzio dopo questa giornata movimentata, pensavo. Era quasi strano poter stare tranquilli seduti in giardino, visto che ormai il re aveva firmato e i tedeschi ci stavano con il fiato sul collo da mesi. Era l’ultima sera a casa: il giorno dopo dovevo partire per la Sicilia, gli americani erano già sbarcati e avevano cominciato a cacciare i tedeschi. Mia moglie e i miei figli, Giacomo e Federico, erano a letto già da un po’ ed io volevo trascorrere la fine della serata in tranquillità. Quella tranquillità che fu squarciata dalla sirena dall’ allarme. Un altro bombardamento. Era il terzo quel giorno. Sembrava quasi che i tedeschi non volessero farmi partire. Appena suonò la sirena lasciai a terra la tazza e corsi in casa per aiutare la mia famiglia ad uscire di casa e appena fuori ci dirigemmo verso il fosso dietro casa, dove passava il ponte ferroviario. Ci buttammo nella fanghiglia e rimanemmo rannicchiati per tutto il bombardamento. Sentivamo solo urla ed esplosioni, mi sentivo impotente davanti a tutta quella distruzione. Quando sembrava tutto finito una bomba cadde vicino a dove eravamo nascosti; dopo finì tutto. Quando aprii gli occhi fu tutto più chiaro, avevano distrutto il ponte ferroviario poco più avanti di dove eravamo noi e appena girai lo sguardo feci l’amara scoperta. La casa, la casa che avevamo appena comprato con i risparmi di una vita era distrutta, proprio davanti a me. Ci dovemmo trasferire da mia sorella e suo marito; visto che non sapevamo dove andare lei ci ospitò a casa loro. Non dimenticherò mai l’ amarezza con cui partii la mattina seguente

dalla stazione, il treno era occupato solamente da noi soldati, non volava una mosca, erano tutti amareggiati e tristi, me compreso. Quando arrivammo giù gli americani cominciarono subito a darci ordini, si sentivano i padroni del mondo perché noi non riuscivamo a contrastare i tedeschi che assediavano l’ Italia. I primi mesi passarono abbastanza velocemente, anche se i tedeschi opponevano resistenza e non ci davano tregua. A poco a poco risalivamo la penisola. Le giornate mi sembravano tutte uguali: dopo aver mangiato, si cominciava ad avanzare, e si combatteva. Ogni volta che si trovava un blocco tedesco dovevamo seguire un solo ordine: “Uccidete!” e noi dovevamo ubbidire come dei cani. Io mi impegnavo molto, perché ai migliori che si distinguevano in battaglia era concesso di tornare a casa per le feste di Natale, ogni sera sognavo il ritorno a casa dalla mia famiglia. Però i miei sogni furono infranti il 9 dicembre. Arrivò una lettera di mio cognato; non la scorderò mai, diceva che dopo la mia partenza i bombardamenti non erano cessati, anzi erano aumentati e che cominciavano ad arrivare le truppe tedesche. Poi dopo aver letto le prime righe arrivai a leggere la terribile notizia. Mentre andavano al mercato avevano subito un attacco, l’ esplosione fu devastante, diceva, immaginavo già cosa c’ era scritto nelle righe successive, ma continuai: mia moglie, mia sorella e Giacomo, il più piccolo dei miei figli, non ce l’ avevano fatta, mentre Federico era sopravvissuto, ma i dottori davano poche speranze. Mentre leggevo quelle poche righe il mondo mi crollò addosso, non avevo più motivi per continuare a vivere, non avevo più una famiglia, e quindi nelle battaglie successive non mi impegnai affatto, ma miracolosamente riuscii a sopravvivere. Continua


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L’angolo del narratore

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Poi ci fu una tregua sotto Natale, che passai solo, distrutto dal dolore a compiangermi assieme ai miei compagni che non erano stati ritenuti degni di tornare a casa dalle loro famiglie. Quando ripartimmo alla risalita dell’ Italia ero ormai intenzionato a farla finita. Mi giunse però una notizia dai nuovi soldati venuti dal mio paese natale: Federico, che ormai davano per spacciato, miracolosamente si era svegliato e ora era sano e salvo. Questa notizia mi fece combattere come un leone nelle battaglie successive e dopo pochi mesi arrivai nei pressi di Roma. Ero felicissimo di essere quasi arrivato alla capitale, sapevo cosa mi aspettava: la città era piena di tedeschi e sarebbe stato molto difficile liberarla, ma la voglia di tornare era più forte della preoccupazione, ero pronto a

combattere ancora e non mi sarei arreso, avrei portato a termine il mio viaggio tornando a casa. Non sapevo, però, che il mio viaggio si sarebbe concluso molto prima di quanto pensassi, proprio lì a Roma; avevo faticato molto per raggiungerla e non riuscii neanche a vederla. Mentre ci avvicinavamo alla città le nostre truppe guidate dagli americani furono attaccate dagli aerei tedeschi. L’ultima cosa che ricordo è la bomba che cade davanti a noi e poi una forte luce. Mi svegliai a casa nel mio letto, con Federico e mio cognato a fianco. Quando mi girai vidi vicino alla porta una sedia a rotelle e dopo aver cercato di muovere le gambe scoprii di averle perse nell’ esplosione. La mia vita non fu più la stessa, il dolore era molto, alleviato però dalla possibilità di continuare a vivere assieme a mio figlio, e questo mi bastava.

Evoluzione da homo abilis ad homo erectus di Emanuele Micaglio 1A - 2011

Sono in una battuta di caccia, io e il mio gruppo di cacciatori aspettiamo pazienti la preda. Ecco il segnale, corro verso la preda seguito dal resto del gruppo, l’ animale sta scappando, un attimo. No, sta tornando indietro, ci sparpagliamo velocemente, ci passa in mezzo con le corna abbassate pronte a infilzare. Mi affretto a lanciare la mia lancia, lo centro, ora il resto dei cacciatori lanciano le lance, lo fanno cadere. Noi ci avviciniamo cautamente, mimetizzati nel fogliame. Siamo intorno alla preda e le diamo il colpo di grazia, affrettandoci a portare via la carcassa, perché potrebbe arrivare un predatore. Mentre corriamo nella foresta, udiamo un ruggito,; impauriti ci affrettiamo a raggiungere il clan dove ci aspetta la salvezza, ma ad un certo punto comincio a sentire dei veloci passi sul terreno.

Ad un tratto sento il respiro dell’ animale. Mi controllo le spalle di tanto in tanto, il resto del gruppo inizia ad allontanarsi. Mi fermo. Mi fermo per scrutare, per ascoltare, ma non sento più niente. Ad un tratto vedo sbucare un grosso felino da un cespuglio; la prima cosa che faccio è lanciare un urlo di paura. Inizio a correre disperatamente per salvarmi, ma il felino è più veloce e attrezzato di me. Decido di colpirlo quando si avvicina troppo,. Ormai mi è alle spalle; ad un tratto salta verso di me e vedo i suoi denti aguzzi di fronte a me, inciampo su una radice sporgente. L’ animale mi salta sopra senza neanche fermarsi; mi tiro su in fretta, la tigre si gira di colpo puntando verso di me. Inizio allora ad arrampicarmi su albero Continua


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L’angolo del narratore Continua da pagina 36

utilizzando delle liane per raggiungere il ramo. Sono quasi arrivato che la tigre fa un balzo mentre raggiungo il ramo e si attacca con i suoi artigli nella carne delle mie caviglie; non sopporto il peso, mi aggrappo forte forte a due liane, la tigre si oscilla dando strattoni per farmi cadere. Ad un certo punto molla la presa e decide di aspettare finché non sono caduto. Mi arrampico ancora più su, arrivo ad un punto abbastanza alto, mi aggrappo con le zampe ma le liane non reggono il mio peso e si spezzano facendomi cadere. Sto precipitando verso la morte perché il felino mi sta aspettando sotto. Ad un tratto mi fermo di colpo, i miei polsi si sono aggrovigliati in un intreccio di liane, fermandomi la mia schiena si stende dritta emettendo un forte CROK ! Ora non sono solo in un punto di morte, sono anche bloccato sull’ albero senza cibo e acqua. Sono stato un giorno intero qui, appeso come un salame su questo maledetto albero, mi sono svegliato all’ alba e quel maledetto felino se n’ è andato. Mi fanno male le caviglie, le ferite si stanno rimarginando, ma mi fanno ancora male. Cerco di slegarmi da quel groviglio di liane. Faccio fatica a raggiungere i polsi perché sono senza forze, ma ce la devo fare se non voglio morire. Una mano è slegata, ora è più facile liberarmi. Afferro una liana e mi lascio scivolare fino giù.

Appena metto piede per terra mi viene da mettermi a quattro zampe, ma non ci riesco< . la mia schiena si è irrigidita. Tento di stare in equilibrio su due zampe, ogni tanto cado, ma mi rialzo in piedi, non ho abbastanza forze. Devo mangiare qualcosa. Cerco di scavare per trovare delle radici da mangiare. Dopo aver fatto rifornimento mi rincammino verso il clan. Tiro un grido di sollievo. Il mio clan mi fissa come se fossi un estraneo, noto che sono molto più alto rispetto a loro. Alcuni si allontanano da me come se fossi un pericolo o uno sconosciuto. Dopo poco un altro clan più evoluto, simile a me, invade il nostro territorio. Iniziano a uccidere i miei compagni. Sono più veloci e forti di noi, ci sopraffanno in poco tempo. Mi metto a correre un po’ a quattro zampe e un po’ a due. In un attimo me li ritrovo dietro, uno di loro scaglia la lancia e mi centra in pieno petto trapassandomi. Cado a terra inerme e negli ultimi attimi della morte vedo il mio popolo sterminato. QUESTA È L’ EVOLUZIONE !


La nostra Venezia


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