Fermomag luglio 2015

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CONTENTS

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Le meraviglie di Sgarbi

Tutti i volti di Roma

Alla ricerca della Marchesa perduta

All the faces of Rome

In search of the lost Marchesa

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National Theatre Live: tre pièce da non perdere

A spasso con i ragazzi dello IUSVE (mamma mia come pioveva!) A walk with the IUSVE boys (my God how it was raining!)

Critica del critico gastronomico Quarta parte

Sgarbi’s wonders

National Theatre Live: three plays not to be missed

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Il pioniere rurale in festa

Un Pixel coi baffi

Feasts of a Rural Pioneer

A Pixel with mustache

Critic of the food critic Part Four


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Le meraviglie di Sgarbi Sgarbi’s wonders

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È un corteo lungo un secolo, un corteo di colori e di gesti, di pietra e natura, di occhi che cercano, di mani che si intrecciano”, scrive Furio Colombo nella presentazione del libro di Vittorio Sgarbi Gli anni delle meraviglie. Da Piero della Francesca a Pontormo (Bompiani, 2014). E del corteo il libro ha proprio tutte le caratteristiche: è composto da mille personaggi e si snoda attraversando un secolo intero e tutta l’Italia, in un percorso costellato di capolavori di pittura e scultura, senza dimenticare anche l’arte delle tarsie lignee e della miniatura. I protagonisti celebri sono quelli che tutti conosciamo, dai due pittori che compaiono nel titolo del volume a indicare i confini cronologici del racconto, fino ad Andrea Mantegna, a Giorgione, a Raffaello e Michelangelo, ovviamente, e solo per fare qualche nome. Ma la ricchezza del volume è data anche e soprattutto dall’accostamento degli artisti più noti e che si trovano su tutti i manuali di storia dell’arte, a quelli che in pochi conoscono ma le cui opere sono altrettanto emozionanti, e sanno allo stesso modo trasmettere quello spirito del tempo – dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento all’incirca – che con il Rinascimento ha profondamente mutato l’arte italiana. Ecco allora che si snocciolano gli approfondimenti su Stefano da Putignano, di cui si sa pochissimo ma che sa fare angeli che paiono direttamente posati dal cielo; su Bartolomeo della Gatta, con la sua pala conservata a Cortona, “forse il più convinto, e più dotato, degli allievi di Piero della Francesca”; sulle inclinazioni alla favola di Giovanni Boccati e ancora sulle inquietudini e i tormenti del fiorentino Mariotto Albertinelli. Molti i testi, naturalmente, ma il libro non avrebbe la stessa efficacia senza un apparato di immagini ricchissimo e che per ogni dipinto, per ogni statua, mette a fuoco particolari che spesso sfuggono e che invece rappresentano la vera essenza dell’opera: delle lenti di ingrandimento che permettono di osservare i dettagli intimi e misteriosi che più di ogni altra cosa svelano la poesia e l’intuizione degli artefici. Di grande attualità, infine, il contributo sulla Pietà Rondanini di Michelangelo, il suo “pensiero intimo”, proprio in queste settimane al centro di accese discussioni: “ha la sua perfetta collocazione al Castello Sforzesco [di Milano, Ndr], isolata nell’abside di un’ideale cappella disegnata da quattro architetti del gruppo BBPR, con una semplicità e una misura che la fanno parlare nella concentrazione e nell’isolamento”. Ora quell’allestimento è cambiato, la Pietà spostata in un’altra sala, e il critico ferrarese non ha mancato di sottolineare, con la sua solita energia polemica, quanto sia stata scellerata un’operazione che ha abbattuto un contesto storico costruito attorno a un capolavoro e che permetteva a ogni visitatore di instaurare un dialogo profondo con una scultura sublime e autenticamente “senza tempo”.

M.S.

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It is a century-long procession, a parade of colors and gestures, stone and nature, of eyes looking for something, of weaving hands”, wrote Furio Colombo presenting Vittorio Sgarbi’s The years of wonders. From Piero della Francesca to Pontormo (Bompiani, 2014). And the book does indeed seem a parade: it is composed of a thousand people and runs through a whole century and throughout Italy, in a path full of masterpieces of painting and sculpture, without forgetting the art of wood inlays and illumination. The protagonists are the famous ones we all know, from the two painters who appeared in the title of the book to indicate the historical boundaries of our narrative, to Andrea Mantegna, Giorgione, Raphael and Michelangelo, of course, just to name a few. But the richness of the volume is also, and above all, given by the combination of best-known artists who are on all the art history books with those few people know about but whose works are just as exciting, and they knew how to convey that same idea of time – roughly from mid-fifteenth century to mid-sixteenth century – that, with Renaissance, has deeply changed Italian art. And here they are papers about Stefano da Putignano, we know very little about him but he was able to paint angels who seemed to be taken just out of Heaven; about Bartolomeo della Gatta, with his altarpiece kept in Cortona, “perhaps the most convinced, and most gifted, student of Piero della Francesca”; about how Giovanni Boccati liked fables and about the worries and torments of the Florentine Mariotto Albertinelli. Words are many, of course, but the book would not be as effective without a rich array of images which focuses on details that often escape and instead represent the true essence of the work for each painting, each statue, a magnifying lens that allows to observe the intimate and more mysterious details that more than anything else reveal the poetry and the intuition of the authors.

Very timely, finally, the text on Pietà Rondanini by Michelangelo, his “inner thought”, object of fierce discussions these past weeks, “it has its perfect location in the Castello Sforzesco [in Milan, Ed], isolated in the apse of an ideal chapel designed by four architects of BBPR group, with a simplicity and a measure that make it speak in concentration and isolation”. Now that staging is changed, the Pietà moved to another room, and the critic of Ferrara did not fail to point out, with his usual controversial energy, how it was wicked the idea of removing the historical context built around a masterpiece that allowed each visitor to establish a meaningful dialogue with a truly sublime and “timeless” sculpture.

M.S.

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"Michelangelo, PietĂ Rondanini" fotografia di Paolo da Reggio - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons / "Michelangelo, PietĂ Rondanini" photography by Paolo da Reggio - Own work. Under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons 8

"Raffaello, Sposalizio della Vergine" / "Raffaello, Marriage of the Virgin" - Via Wikimedia Commons

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Giacomo Balla, Il dubbio / Giacomo Balla, The doubt (1907-1908)

Tutti i volti di Roma All the faces of Rome

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C

ominciamo da un dipinto affascinante ed enigmatico. Il suo titolo è Il dubbio, il suo autore Giacomo Balla. Proprio quel Balla che nel 1910 sottoscrisse il Manifesto dei pittori futuristi, nel 1915 ideò con Fortunato Depero il Manifesto della ricostruzione futurista dell'Universo e nel 1929 aderì al Manifesto dell'Aeropittura. Impossibile non riconoscere nella tela e nella splendida cornice che la racchiude quegli echi di Art Nouveau e di Secessione di Monaco che certamente l'artista aveva conosciuto e che poi promosse tramite un movimento – la Secessione romana, appunto – nato nella Capitale nel 1913 per contrapporsi alla "vecchia" e potente Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti che spadroneggiava con criteri conservatori e selettivi il mercato e la partecipazione degli artisti ai maggiori eventi. Il dubbio, conservato presso la Galleria d'Arte Moderna di Roma, è ora esposto nel percorso della mostra Roma 900 allestita fino al 5 luglio presso la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma). È solo una delle tante opere che ricostruiscono un panorama artistico sfaccettato che ha caratterizzato Roma nella prima metà del Novecento e che qui è rappresentato con dipinti, sculture, disegni, mosaici firmati dai maggiori artisti che risiedevano nell’Urbe. Tra le sezioni più interessanti quella dedicata all'Aeropittura: la prima mostra ufficiale si tenne nel 1931 dopo che il Futurismo aveva spianato la strada dell'attenzione verso la macchina, le grandi imprese dei piloti, la passione verso la fotografia di guerra, tutti elementi che furono alla base di opere dal taglio instabile, dalla prospettiva innovativa e inusuale. "Noi stiamo per assistere alla nascita del Centauro e presto vedremo volare i primi angeli", scrisse Marinetti già nel 1909. Ma a Roma pittori e scultori non potevano rimanere indifferenti al rapporto con l'antico e con la tradizione italiana: Mario Sironi, Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Marino Marini percorrono una via differente e restituiscono la figura umana e la natura con modi e stili personali dove la lezione classica è assimilata e maturata nel contesto di un secolo di grandi rivoluzioni e di avanguardie dirompenti.

Benedetta (Cappa Marinetti), Velocità di motoscafo Benedetta (Cappa Marinetti), Speed of speedboat, (1922-1924) 12

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e t's begin from a fascinating and enigmatic painting. Title is Doubt, author Giacomo Balla. The same Balla who, in 1910, signed the Manifesto of Futurist Painters, in 1915 devised, with Fortunato Depero, the Manifesto of the Futurist Reconstruction of the Universe, and, in 1929, joined the Manifesto of Airpainting. You can't fail to recognize, both in the painting and in its beautiful frame, those echoes of Art Nouveau and Secession of Monaco the artist certainly met and then promoted in a movement – the Roman Secession, in fact – which stemmed in Rome in 1913 to oppose the "old" and powerful Society of Amateurs and Connoisseurs of Fine Arts who lorded with conservative and selective criteria both the market and the participation of artists into major events. Doubt, now in the Galleria d'Arte Moderna in Rome, is on display in the exhibition Roma 900, until July 5, at the Fondazione Magnani Rocca di Mamiano of Traversetolo (Parma). It's just one of the many works that reconstruct the multifaceted art scene that characterized Rome in the first half of the Twentieth century, and that is here represented by paintings, sculptures, drawings, mosaics signed by the greatest artists who resided in the City. Among the most interesting sections, the one devoted to Aeropainting: the first official exhibition was held in 1931 after the Futurism had opened up a way for machines, big endeavors of pilots, the passion for war photography, elements which were the basis of unstable works, with innovative and unusual perspective. "We are about to witness the birth of the Centaur and soon we will see the first angels fly", wrote Marinetti in 1909. But in Rome, painters and sculptors could not remain indifferent to the relationship with the ancient and with Italian tradition: Mario Sironi, Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Marino Marini chose a different path and painted the human figure and nature in their personal ways and and with their personal styles, digesting the lesson left by Classical art and letting it ripe in the context of a century characterized by great revolutions and disruptive vanguards.

Giulio Turcato, Comizio / Giulio Turcato, Meeting 13


La mostra / The exhibition

In parallelo si muovono le ricerche di altri artisti, come il sodalizio tra Mario Mafai, Antonietta Raphaël e Scipione, unito a un'intesa intellettuale e affettiva con Giuseppe Ungaretti; nel 1937 si trasferisce a Roma anche Renato Guttuso, con tutta la potenza del suo fare pittura e con la sua problematica – il contesto è ovviamente quello del Regime – iscrizione al Partito Comunista Italiano. È Roberto Longhi a identificare la Scuola Romana, a metterne a fuoco il suo rivolgersi all'Espressionismo europeo, ma la "figura", proprio negli stessi anni, comincia a essere messa in discussione da nuove tendenze, da una pittura che volge verso l'astrattismo e l'informale. Non a caso, con grande intelligenza e suggestione, la mostra si chiude con Comizio, di Giulio Turcato: una folla di teste e mille bandiere rosse, ma ormai queste sono solo un ricordo dell'illusione della fedeltà figurativa, e diventano forme geometriche e linee mosse.

On a parallel path other artists did their own experimentation, such as the partnership between Mario Mafai, Antonietta Raphaël and Scipione, combined with intellectual and emotional understanding with Giuseppe Ungaretti; in 1937 even Renato Guttuso moved to Rome, with all the power his painting could unleash and his tormented adhesion – we are, obviously, in the Fascist period – to the Italian Communist Party. Roberto Longhi identifies the Roman School, puts focus on its leaning on European Expressionism, but the "figurative painting", just in the same years, began to be challenged by new trends, by paintings that turns to abstract and informal. Not surprisingly, with great intelligence and charm, the exhibition concludes with Comice, Giulio Turcato: a crowd of heads and a thousand red flags, but now these are just a memory of the illusion of figurative loyalty, and become geometric shapes and blurred lines.

Info: www.magnanirocca.it Info: www.magnanirocca.it Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

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Jean de Gaigneron, La marchesa Casati, 1922 - Olio su tela - Collezione Lucile Audouy Jean de Gaigneron, the Marchesa Casati, 1922 - Oil on canvas - Collection Lucile Audouy

Alla ricerca della Marchesa perduta In search of the lost Marchesa

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n fantasma si aggira fra moda, arte e letteratura. Di lei restano pochi oggetti, il suo lascito è intangibile come la leggenda. Non era una madre amorevole né una moglie devota. Ricchissima, disdegnava la beneficenza o la politica. Ma è stata una musa ispiratrice, una mecenate, una donna che voleva fare di sé stessa un’opera d’arte vivente, e ancor oggi è un’icona di stile. La Marchesa Luisa Casati Stampa appare anche a chi non la conosce: rivive in un maquillage, in un abito da sfilata, nei tratti di qualche personaggio cinematografico, in una fotografia o in un’opera teatrale. Il suo “personaggio” nasce nel 1903, quando all’età di ventidue anni trasformò il suo look per ammaliare D’Annunzio: alta e magrissima (era anoressica-bulimica), precorrendo i tempi si tagliò i capelli alla garçonne tingendoli di rosso fiamma con l’henné; anche le labbra erano rosse, gli occhi cerchiati di nero quasi indossasse una bautta. Usava la belladonna per rendere il suo sguardo luccicante, come di animale. Nel complesso l’immagine era funebre, tanto da valerle come soprannome “La reine du Père-Lachaise”.

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ghost is haunting between fashion, art and literature. She left a few objects of hers; her legacy is intangible as the legend. She was not a loving mother or a devoted wife. Rich, disdained charity or politics. But she was a muse, a patron, a woman who wanted to make of herself a living work of art, and still is a style icon. The Marchesa Luisa Casati Stampa appears also to those who do not know her: she lives again in a make-up, in a catwalk dress, in the features of some movie character, in a photograph or a play. Her “character” was born in 1903, when at the age of twentytwo transformed her look to charm Gabriele D’Annunzio: tall and skinny (she was anorexic-bulimic), ahead of the times she cut her hair in garçonne style dying it with red flame henna; even her lips were red, black-rimmed eyes almost like she wore a mask. She used belladonna to make her look shiny, like animals. Overall the picture was a funeral, as much to be worth her the nickname “La reine du Père-Lachaise”.

Sala della mostra a Palazzo Fortuny (4 ottobre 2014 – 8 marzo 2015) The exhibition at Palazzo Fortuny (October 4, 2014 - March 8 2015)

Sala della mostra a Palazzo Fortuny (4 ottobre 2014 – 8 marzo 2015) The exhibition at Palazzo Fortuny (October 4, 2014 - March 8 2015)

Difficile inquadrare Luisa Casati. Era una delle tante, eccentriche femmes fatales del periodo fra la Belle Époque e gli anni Venti, o era davvero un’artista? Provare a descrivere in poche righe una figura così inquieta e oggi sfuggente, “simbolo perduto di un’epoca irripetibile”, una performer ante litteram dedita agli artisti, alle feste, al collezionismo, al teatro e alla danza – eppure descritta come incredibilmente timida – è impossibile. Ecco allora una guida per cercarne le tracce, iniziando dal bel volume La Divina Marchesa – Arte e vita di Luisa Casati dalla Belle Epoque agli anni folli, edito da 24 ORE Cultura, pubblicato in occasione dell’omonima mostra veneziana a Palazzo Fortuny terminata a marzo di quest’anno, ricco di saggi e immagini. Recente anche lo snello Memorie di un’opera d’arte (Skira) dove Luca Scarlini tocca un po’ tutte le tematiche legate alla Marchesa, delineandone un quadro generale che invita all’approfondimento. Fascinosa e documentata la graphic novel di Vanna Vinci, La musa egoista (Rizzoli), in cui la Casati viene dipinta come una rockstar.

It is difficult to frame Luisa Casati. She was one of many, eccentric femmes fatales of the period between the Belle Epoque and the Twenties, or she was really an artist? Trying to describe in a few lines a figure so restless and shifty today, “lost symbol of a unique era,” a performer before its time devoted to artists, to parties, to collecting, to theater and dance – and yet described as incredibly timid – it's impossible. Here then is a guide to search for hints, starting with the beautiful book The Divine Marchesa – Art and Life of Luisa Casati from the Belle Epoque to the Roaring Twenties, published by 24 ORE Cultura for the Venetian exhibition at Palazzo Fortuny closed in March this year, full of essays and images. Recently even the slender Memoirs of a work of art (Skira) where Luca Scarlini touches a bit of all the issues related to the Marchesa, outlining a general framework that invites an in-depth analysis. Fascinating and documented the graphic novel by Vanna Vinci, The selfish muse (Rizzoli), in which the Casati is painted like a rock star.

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Andando a ritroso, nel 1999 Scott Ryerson e Michael Orlando Yaccarino hanno dato alle stampe la sontuosa biografia The Marchesa Casati: Portraits of a Muse, creando a New York gli Archivi Casati, che oltre a raccogliere documenti e memorabilia promuovono manifestazioni a tema. Gli stessi autori, insieme a Quentin Crisp, hanno pubblicato un altro volume, Infinite Variety: the life & legend of the Marchesa Casati. Infine, il vero “pezzo da novanta” è a opera di Dario Cecchi, biografo sia del pittore Boldini sia della Marchesa: pubblicato nel 1986, si intitola Coré – Vita e dannazione della Marchesa Casati. Difficile da reperire, è la fonte più attendibile per cercare di comprendere cosa possa nascondersi dietro all’aura mitica della Casati, in parte costruita da lei stessa e in parte derivante dalla scarsità di informazioni storiche sulla sua vita. Citando Luca Scarlini e con la mente agli ultimi anni della Marchesa, trascorsi poveramente in poche stanzette londinesi dove i barboncini sostituivano leopardi, serpenti e altri animali esotici di cui amava circondarsi, “la Marchesa è oggi più che mai capace di catturare l’attenzione anche del pubblico contemporaneo, sempre attratto dalle storie in cui fasto fa rima con disastro e splendore con dolore”. http://www.mostracasati.it http://www.marchesacasati.com/casatihome.html Giovanna Bragadini

Mariano Fortuny y Madrazo, La marchesa Casati con Giovanni Boldini e un uomo in maschera a Ca’ Venier dei Leoni, settembre 1913 - Lastra di vetro alla gelatina - Venezia, Archivio Museo Fortuny, Legato Henriette Fortuny, 1956 / Mariano Fortuny y Madrazo, the Marchesa Casati by Giovanni Boldini and a man in a mask at Ca' Venier dei Leoni, September 1913 - Glass plate gelatin - Venice, Fortuny Museum Archive, Legato Henriette Fortuny, 1956 20

Working backwards, in 1999 Scott Ryerson and Michael Orlando Yaccarino have given to press the sumptuous biography The Marchesa Casati: Portraits of a Muse, creating in New York the Casati Archives, who in addition to collect documents and memorabilia promote themed events. The same authors, along with Quentin Crisp, have published another volume, Infinite Variety: The Life & Legend of the Marchesa Casati. Finally, the real “big shot” is a work by Dario Cecchi, biographer of both the painter Boldini and the Marchesa: published in 1986, is titled Coré – Life and damnation of the Marchesa Casati. Book really hard to find, is the most reliable source to try to understand what can hide behind the mythical aura of Casati, partly built by herself and partly resulting from the shortage of historical information about her life. Citing Luca Scarlini and mind to the latest years of the Marchesa, passed poorly in a few small Londoners rooms where poodles replaced leopards, snakes and other exotic animals which she liked to surround herself, “the Marchesa is now more than ever able to capture the attention even of the contemporary audience, always attracted by stories in which pomp rhymes with disaster and splendor with pain”. http://www.mostracasati.it http://www.marchesacasati.com/casatihome.html

Renato Bertelli, Marchesa Casati, 1920 circa - Ceramica policroma e vetri tagliati a brillante - Collezione Cavallini Sgarbi Renato Bertelli, Marchesa Casati, about 1920 - polychrome ceramics and glass cut brilliant - Collection Cavallini Sgarbi

Giovanna Bragadini

Man Ray, La marchesa Casati, 1922 - Intervento di Luisa Casati del 17 dicembre 1923 Man Ray, The Marquise Casati, 1922 - Statement by Luisa Casati of December 17, 1923 Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani - © Man Ray Trust by SIAE 2014 21


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Foto di scena da Skylight, con Carey Mulligan e Bill Nighy Still from Skylight, with Carey Mulligan and Bill Nighy

National Theatre Live: tre pièce da non perdere National Theatre Live: three plays not to be missed

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ev’essere laggiù, nell’inconscio, la convinzione che l’Attore risieda in Inghilterra. Shakespeare ha posto le fondamenta e Lawrence Olivier ha fatto il resto, spalancando le porte a una miriade di epigoni. L’ente culturale che oggi conduce questa magnifica tradizione è il National Theatre Live, con produzioni originali e rivisitazioni eccellenti di classici del teatro greco e anglosassone. È successo, di recente, con tre pièce rappresentate nel West End londinese e a Broadway, poi approdate nei cinema grazie a Nexo Digital e viste da decine di migliaia di spettatori. Il regista Stephen Daldry (che abbiamo apprezzato in Billy Elliot) ha diretto i britannici Bill Nighy, Carey Mulligan e Matthew Beard in Skylight, vincitore dell’Olivier Award come Miglior Testo Drammatico. Skylight esplora la complessa relazione tra Tom e la sua ex-amante, la maestra di scuola Kyra. Durante un inaspettato incontro nella casa-dormitorio di lei, nell’arco di una sola notte, si riaccenderanno in loro sia la passione erotica che le differenze ideologiche, unite a un senso di colpa schiacciante. In scena il cavallo di razza Nighy e una sorprendente Carey Mulligan (diva del cinema in Shame di Steve McQueen, piega del labbro tesa in una smorfia di cupa rassegnazione) fanno scintille. E il fratello? L’ignavia che esprime il suo personaggio è inversamente proporzionale all’energia dell’attore. Quarto personaggio è l’appartamento. Quel genere di luogo dove ci si rifugia scappando da qualcuno. A volte il senso di colpa è così grande da essere insormontabile. Più spesso la mancanza di coraggio, nelle persone, rende vano qualsiasi tentativo di rappacificazione col passato. Una pièce esemplare. Secondo dramma, Uomini e topi di John Steinbeck, titolo che fa tremare i polsi. James Franco nella parte dello sveglio George – “Ma non sono poi una cima, altrimenti non starei a caricare sacchi per i miei cinquanta e rotti” – e Chris O’Dowd in quella del ritardato Lennie, così grosso e informe da non controllare le proprie azioni. La storia è nota: il bracciante Lennie uccide maldestramente la moglie del padrone e toccherà a George, tutore del primo, porvi rimedio, ma come accade nei classici è un piccolo disperato episodio che racconta una storia ben più grande e spaventosa: l’afflizione degli emarginati. E la prestazione di Franco regala una venatura in più, alla già svariata gamma di espressioni sfoggiate dai predecessori nel ruolo di George. Infine, la tragedia con la T maiuscola. Quanto ci ha messo Helen McCrory a entrare nel nichilismo distruttivo di Medea non ci è dato sapere. Tuttavia, il risultato è folgorante. Nuova e moderna versione di Ben Power, la barbara Medea è affidata a un’incredibile attrice, nota al grande pubblico per Narcissa Malfoy nella saga di Harry Potter. La pièce agisce come una piccola spada, conficcata nell’anca di chi guarda. Essa scivola nella carne, poco a poco, in parallelo alle stazioni più dolorose del martirio di Medea, e che non ci sarà scampo alla furia lo si sa. Tuttavia il dramma è talmente insondabile che viene, sempre e ridicolmente, alle labbra la domanda: “Possibile?”. Può il cuore umano indurirsi a tal punto? Un’altra Medea, oggi, nel 2015? Allora guardiamo Helen McCrory lacerarsi lo spirito cercando una giustificazione all’atto che sta per compiere e pensiamo che sì, questa è Medea. Impossibile girare la testa dall’altra parte. Lara Ferrari

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here must be, in our unconscious mind, the belief that the Author resides in England. Shakespeare laid the foundations and Lawrence Olivier did the rest, opening the door to a host of imitators. The cultural organization that now leads this magnificent tradition is the National Theatre Live, with original productions and excellent interpretations of classical Greek and Anglo-Saxon plays. It happened recently, with three plays in London's West End and Broadway, then landed in theaters thanks to Nexo Digital and seen by tens of thousands of spectators. Director Stephen Daldry (we loved him in Billy Elliot) directed the British Bill Nighy, Carey Mulligan and Matthew Beard in Skylight, Award-winner for Best Drama Text. Skylight explores the complex relationship between Tom and his ex-lover, schoolteacher Kyra. During an unexpected meeting in the house of her dormitory, in just one night, their erotic passion and ideological differences will explode once again, combined with an overwhelming sense of guilt. On stage, Nighy, a true champion, and the surprising Carey Mulligan (movie star in Steve McQueen's Shame, lip stretched into a grimace of grim resignation) strike sparks. And the brother? The sloth his character expresses is inversely proportional to the energy of the actor. The fourth character is the apartment. The kind of place where you take refuge fleeing from someone. Sometimes the guilt is so great it becomes insurmountable. More often, the lack of courage makes any attempt of reconciliation with the past useless. An exemplary play. Second play, Of Mice and Men by John Steinbeck, a title which can make you falter. James Franco plays smart George – "But I'm not that smart, otherwise I would not move bags for a fifty and some pences" – and Chris O'Dowd retarded Lennie, so big and shapeless he cannot move properly. The story is well known: the laborer Lennie awkwardly kills his master's wife, and it's up to George, his guardian, find a solution, but like in any classical play, this is a small desperate episode that tells a far greater and more frightening story: the outcasts' sorrow. And Franco adds yet another color to the already varied range of expressions sported by his predecessors who played George. Finally, the tragedy with a capital T. How long it took Helen McCrory to enter the destructive nihilism of Medea we can not know. However, the result is dazzling. A new and modern version by Ben Power, the role of barbaric Medea is entrusted to an incredible actress, known to general public for being Narcissa Malfoy in the Harry Potter saga. The play moves like a tiny sword, stuck in the hip of the spectator. It slips in the flesh, little by little, in parallel to Medea's most painful martyrdom steps, and we know from the beginning that there will be no escape from fury. However, the tragedy is so unfathomable that spectators keep on asking, ridiculously,: "Is it possible?". Can human heart harden to such an extent? Another Medea, today, in 2015? Then, let's follow Helen McCrory as she tears her own spirit apart looking for a justification to what she's about to do and let's think that yes, this is Medea. And we can't stop staring.

Lara Ferrari 25


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A spasso con i ragazzi dello IUSVE (mamma mia come pioveva!) A walk with the iusve boys (my God how it was raining!)

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uorisalone 2015 – Tour fra Triennale, Fabbrica del Vapore e Zona Tortona. Sotto la pioggia, il telefono squilla incessantemente e io che distratta sbaglio strada, che figuracce sbagliar strada a Milano!!, e poi proprio mentre sto portando a spasso gli studenti dello IUSVE e i loro docenti. Ma dai! Ma cosa facevano a Milano questi ragazzi? Una gita fuori porta? Nel paese dei balocchi per loro (anche per me). Ma, forse! Diciamo che hanno unito l’utile (progetto) e il dilettevole (scorrazzare per il fuorisalone), perché nel tardo pomeriggio avrebbero presieduto alla presentazione della nuova corporate identity di SpazioFMG per l’Architettura da loro ideata. Questi ragazzi sono il futuro della nostra comunicazione. Bellissimi, spensierati, con gli occhi dappertutto. Dove si giravano, scoprivano. A nessuno di loro importava della pioggia. Stavano volando! In Tortona li ho persi, non so se al Tokyo Design Week o in SuperStudio. Sta di fatto che li ho ripescati poi in Via Bergognone 27 con l’outfit rinnovato e trucco rifatto poco prima di diventare i protagonisti del cocktail party. Ma cos’hanno fatto per SpazioFMG ce lo dice Paolo Schianchi, direttore creativo dello spazio e docente di visual communication e interaction design presso lo IUSVE, nonché direttore di Floornature.com

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uorisalone 2015 – Touring Triennale, Steam Factory and Tortona area. In the rain, the phone rings incessantly and, distracted, I take the wrong way, damn tangled Milan streets!!, and just as I'm taking IUSVE students and their teachers for a walk. Really! What did they do in Milan, these kids? A trip out of town? In a wonderland (for me as well). Well, perhaps! Let us say they have combined useful (project) and pleasure (scampering around Fuorisalone), because in the late afternoon they were going to attend the presentation of the new corporate identity of SpazioFMG for Architecture conceived by them. These kids are the future of our communication. Beautiful, carefree, looking everywhere at once. Every turn a discovery. None of them care about the rain. They were flying! In Tortona I lost them, I do not know if we were at the Tokyo Design Week or SuperStudio. Then I found them again later in Via Bergognone, 27 with new outfit and makeup shortly before becoming the protagonists of the cocktail party. Paolo Schianchi, creative director of the atelier and professor of visual communication and interaction design at the IUSVE and director of Floornature.com, tells us what they did for SpazioFMG.

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Paolo, come mai queste aziende hanno puntato sui giovani? “Per le aziende sponsor di SpazioFMG per l’Architettura è importante dare ai giovani un’opportunità di crescita, mettendo in mostra il proprio talento. Da qui l’idea di affidare agli studenti dell’Università IUSVE l’ideazione della nuova corporate identity della gallery milanese. Il sapore internazionale, ulteriormente accentuato nell’anno di Expo Milano, di SpazioFMG per l’Architettura ha così potuto avere maggiore risonanza, grazie a un’Università che fa del talento creativo la propria bandiera culturale e critica”.

Paolo, why have these companies focused on young people? "For SpazioFMG Architecture sponsor companies is important to give young people opportunity to grow, showing their talent. Hence the idea of entrusting to the students of the IUSVE University the design of the new corporate identity of the gallery in Milan. SpazioFMG international flavor, even more present in the year of Expo Milano, for Architecture gained a more prominent role, thanks to a university that wears creative talent as its cultural and critic flag."

In gara sette proposte per cambiare l’immagine allo spazio, il primo premio è stato assegnato a Rami El Mogy, Laura Gelonesi, Daisy Vigato e Irene Zivelonghi che con l’utilizzo di una grafica essenziale hanno dato un’impronta netta e pulita al futuro di questa galleria dove si intrecciano performance di professionisti e design di giovani emergenti, raffigurati – gli intrecci – da linee rette tridimensionali presenti su una parete degli spazi espositivi. In un mondo ormai pieno di archistar – che stanche di fare design si inventano succhi di frutta! – trovare aziende che scommettono e investono sui giovani sembra un sogno. Ma forse tutto questo è l’inizio di un nuovo modo di vedere i sogni.

Seven proposals running to change the image of the space, first prize went to Rami El Mogy, Laura Gelonesi, Daisy Vigato and Irene Zivelonghi who, using a basic graphics, have given a clean and sharp sign of the future of this gallery where performance of professionals and young emerging designers mingle. And this mingling is depicted with a series of 3D straight lines on a wall of the exhibition space. In a world full of archistars – who, tired of designing, invent fruit juice flavors! – it is something really unusual to find companies that are betting and investing in young people. But perhaps this is the beginning of a new way of seeing dreams.

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IUSVE - Istituto Universitario Salesiano Venezia (Salesian University Institute Venice) www.iusve.it www.facebook.com/IUSVE www.facebook.com/IUSVE.Venezia.Verona www.spaziofmg.com www.facebook.com/spaziofmg.milano Cinzia Munari

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Critica del critico gastronomico Quarta parte Critic of the food critic Part Four

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Il critico-riassuntore, in un piatto, un pranzo o in un locale di ristorazione vede soltanto una trama sottile, ma a lui ben evidente. Questa trama, secondo i casi – del critico o delle condizioni concrete – è di tipo storico, sociologico, antropologico e via dicendo, e permette di dire tante cose, ma senza giungere ad alcuna conclusione operativa e utile al comune consumatore. Questa trama per il critico-riassuntore spiega tutto, ma non permette alcun giudizio, in questi differenziandosi dagli altri tipi di critici.

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The abstract maker sees just a tiny plot behind a dish, a lunch or a restaurant a plot which he can see clearly. This plot is – based on his or the place actual conditions - historical, sociological, anthropological, and so on, and can mean many things, but without reaching any true and useful conclusions for the average client. The abstract-maker believes this plot explains everything, but does not allow judgment, setting him apart from the other kinds of food critics.

10 - Il critico-tuttologo è il meno definibile di tutti, in quanto, pur parlando di tutto dal piatto al menù, al ristorante e tutto quanto vi sia intorno, spesso o quasi sempre non dice nulla, ma lo dice molto bene. Per questo è spesso invitato a parlare, anche perché veste bene e non parla mai male di alcuno, il che gli assicura il successo e la sua stessa sopravvivenza sociale.

10 - The spin doctor is the least definable of them all, in that, while talking about everything from the dish to the menu, the restaurant and all that there is around, often or almost always does not say anything, but he says it very well. Therefore it is often invited to speak, because he knows how to dress properly and never badmouths, which grant him success and social life.

Quali altri tipi di critici gastronomi esistono? Molti altri, a iniziare dal critico-sgarbato o aggressivo fino alla cattiveria verbale elevata a sistema (a tavola diviene gentile e gradevole), o il critico-gentile o suadente, persino mellifluo, senza dimenticare il critico-occulto che accuratamente si nasconde a tutti e soltanto pochissimi intimi di una cerchia ristretta possono vantarsi di dire “io so chi è, ma non posso dirlo”. Ognuno, secondo la propria esperienza, può anche aggiungere altri tipi e varietà di critici gastronomici, o come modificare l’esemplificazione che si è voluta dare. Il problema è – o potrebbe essere – un altro, ma molto difficile e forse impossibile, ovvero: come si dovrebbe esercitare la critica gastronomica? In altri termini, a cosa serve questa critica e soprattutto a chi deve essere utile? Per tentare di dare una risposta a questi non facili interrogativi, analogamente a quanto avviene per la critica artistica in generale (vedi il citato Roberto Escobar), bisogna forse tornare agli inizi, non solo della critica gastronomica ma della cucina stessa, quando era lo stesso uomo primigenio che mangiando un cibo preparato o anche solo assemblato dalla sua donna (spesso donne) dava un giudizio, non solo di “buono” o “non buono”, ma anche di merito. Non si dimentichi che in uno dei primi testi scritti, la Bibbia, i cibi buoni sono definiti ricchi di sugo o “succulenti” (Giobbe, 36,13 – Isaia 25,6 – Isaia 55,2 – Abacuc 1, 16).

What other types of food critic exist? Many others, from the ill-mannered, or aggressive, to the verbal-nastiness-state-of-the-art (who is kind and mild once seated), or the mild, or persuasive, verging on the oily, and let's not forget the hidden who carefully hides from any and everyone but some fortunate few who can say “I know who he is, but I can't tell you who he is”. Everyone, according to their personal experience, can also add other types and varieties of food critics, or change the examples we wanted to give. But there's – or there could be- another problem, one which is very difficult and perhaps impossible: how should a food critic work? In other words, what is this critic useful for and who should it be useful to? To try and find an answer we should, just like they do in the art critic field at large (see quoted Roberto Escobar), turn back to the beginning, not only of food critics but of cooking itself, when primitive men, eating food cooked or just given him by his wife, expressed a “good” or “not good” judgment as well as a substantial one. Let us not forget that on one of the first written texts, the Bible, good food is defined as having a rich sauce, as being "juicy" (Job 36,13 – Isaiah 25.6 – Isaiah 55.2 – Habakkuk 1, 16).

Il critico gastronomico, a parte la sua storia personale (che forse poco interessa ai più) non dovrebbe mai dimenticare il piacere della tavola in tutti i suoi aspetti, iniziando dalla convivialità, non sempre favorita in molti locali pubblici troppo rumorosi, eccessivamente affollati e stipati (per fortuna oggi non più fumosi), con la libertà che ognuno, anche a tavola, ha di divertirsi come vuole e, anche, come può secondo le proprie possibilità. 4 – continua

The food critic, apart from his personal history (perhaps of little interest to most) should never forget the pleasure of eating in all its aspects, starting with the conviviality, not always favored in many public places too noisy, too crowded and crammed (fortunately now no longer foggy with smoke), with the freedom that everyone, even at the table, he wants to play as and, also, how can within their means. 4 – continues Drawings by Cecilia Mistrali

Illustrazioni di Cecilia Mistrali

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Illustrazione di / Drawing by Allan Rodriguez

Il pioniere rurale in festa Feasts of a Rural Pioneer

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ono seduto in paziente attesa di un’amica, silenzioso come un albero, nel mezzo di una mattina frizzante con un vento rinfrescante che spazza via la mia stanchezza mattutina. Nel giardino di una casa di campagna, la sensazione è insolita. Il paesaggio è molto più calmo. Uccelli di diversi tipi cinguettano, grilli e suoni di vita sconosciuta in lontananza. L’aria si sente più libera. Anche il sole è in uno stato d’animo diverso. Più dolce, più socievole e accogliente. In mezzo alla natura, con un silenzio tutto particolare, ti chiedi: “È questo ciò che la natura ci ha destinati a sentire?”. Un concetto rilassante che attutisce il resto del mondo. Mentre penso a me stesso, la mia amica appare portando un cestino a vassoio con fette di torta di albicocche, Tenerina al cioccolato e una tazza di caffè forte. La vita migliora a ogni sorso di espresso e diventa più dolce a ogni boccone di pasticcino. Saremmo più in pace se ci collegassimo alla natura più spesso? Lo neghiamo, ma penso che sia proprio così. Il pranzo è pronto. Gli animali dei quali la mia amica si prende cura mangiano dalle sue mani. Chiama ciascuno di loro per nome e loro si girano al suono della sua voce. Polli e galli si affrettano verso di lei. I conigli attendono cautamente nei nidi mentre cervi, capre e mucche si prendono il loro tempo. Gli animali hanno guadagnato la sua fiducia, comprese le timide anatre che guardano dallo stagno in attesa del loro turno. Pomodorini luminosi pendono dai vitigni come allarmi rossi. Pronti per la raccolta insieme a zucchine ed erbe per il rinfrescante pranzo di domani in questo caldo estivo. “La cura per la tua terra è la cura per la tua casa”, mi dice tirando su la sigaretta che le pende dalle labbra. Continuiamo a lavorare nel campo difendendolo dalle erbacce, mantenendo il manto erboso sano e invitante. Ci sentivamo persi andando in giro fra ettari di alberi di noce. Ma lei dice sempre: “perdersi è solo un’altra avventura”. L’aria diventa più fresca. Dopo una lunga giornata di sole prendiamo un necessario aperitivo. Vino bianco e spritz. Oltre a formaggi e salumi, lei prepara polenta alla griglia, olive e bruschette. Un’altra sigaretta si accende con le nostre ultime bevande prima di preparare la cena per la famiglia e gli amici in arrivo. “Alla Ornelliana!”, così chiama il suo stile di cucina. Tutto quanto è a portata di mano. Ispirato alle sue radici a Bonate Sotto, Bergamo, i suoi piatti sono confortanti e unici. La cucina si riempie del profumo di coniglio brasato al vino rosso, burro e chiodi di garofano: il suo piatto della serata, Casoncelli al coniglio morto. La tavola è apparecchiata in giardino, il vino rosso è versato e altro tabacco viene acceso. Ha lasciato un lavoro ben pagato per dedicarsi alla natura e all’ospitalità in una casa di campagna dove vivono lei e i clienti. Nel suo tempo libero si riconnette con sé stessa scrivendo poesie ispirata dalla natura che la circonda, agli amici, alla famiglia e all’amore. I momenti preziosi della vita sono lo stare insieme agli amici e alla famiglia, col cibo preparato con il cuore. Ne è valsa la pena? Sicuramente sì. Grazie Ornella Viscardi. Salute! Leo Rodriguez

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sit patiently waiting for a friend. As silent as a tree in the middle of a crisp morning with refreshing wind clearing away my morning fatigue. In the garden of a rural country house, the feeling is unusual. The scenery much cooler. Birds of different kinds chirping, crickets and sounds of unfamiliar life in the distance. The air feels more free. Even the sun is in a different mood. More gentle, more sociable and welcoming. In the middle of nature with a distinctive silence, you wonder: "Is this what nature intended us to feel?" A peaceful notion that drowns out the rest of the world. As I think to myself, my friend appears with a basket tray carrying slices of apricot tart, Tenerina al cioccolato and a strong cup of coffee. With every sip of espresso life feels better and with every bite of pastry life gets sweeter. Would we be more at peace if we connected with nature more often? We deny it, but I think we definitely would. Lunch is served. The animals she cares for eat from her hands. She calls each of them by name and they quickly turn to the sound of her voice. Chickens and roosters scurry towards her. Rabbits cautiously wait in nests, while herds of deer, goat and cow take their time. The animals have gained her trust. Including the shy ducks that watch from the pond waiting for their turn to be fed. Bright cherry tomatoes hang from the vines like red alerts. Ready for picking along with zucchini and herbs make for a refreshing lunch tomorrow in this summer heat. "Caring for your land is caring for your home" she tells me while pulling on the cigarette that hangs from her lips. We continue working the field fending off weeds, keeping the turf healthy and inviting. We seemed lost driving around in the acres of walnut trees. But she always says, "getting lost is just another adventure." The air gets cooler. After a long day in the sun we have our much needed aperitif. White wine and spritz. Along with cheese and salumi, grilled polenta, olives and bruschette she prepared herself. Another cigarette is lit with our last drinks before we prepare dinner for family and friends coming over. "Alla Ornelliana!" is what she calls her spontaneous style of cooking. Whatever is at reach. Inspired by her roots in Bonate Sotto, Bergamo her dishes are comforting and unique. The kitchen fills with a fragrance of rabbit braising in red wine, butter and clove. Her dish of the evening, Casoncelli al coniglio morto. The table is set in the garden, red wine is poured and more tobacco is lit. She gave up a well paying job to dedicate herself to nature and hospitality in a country house where she lives and patrons stay. In her spare time she reconnects with herself by writing poetry inspired by nature that surrounds her, friends, family and love. The valuable moments of life are being together with friends, family and the food prepared at heart. Was it all worth it? I believe it definitely was. Grazie Ornella Viscardi. Salute!

Leo Rodriguez

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Photo by Leo Rodriguez

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Photo by Leo Rodriguez

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Un Pixel coi baffi A Pixel with mustache

Pixel - Š Cecilia Mistrali

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