I Portici di Bologna: Protocollo d'Intesa per la progettazione e l'esecuzione dei Restauri.

Protocolo d’Intesa

_ fornire una metodologia di intevento

_ definizione delle pavimentazioni ammissibili e di quelle incongrue _ redazione di linee guida come metodo di comprensione e risoluzione di ogni caso specifico

_ carattere funzionale _ carattere simbolico _ facilitazione alla lettura del monumento

PROTOCOLLO D’INTESA

_ rapporto diretto tra proprietario e ente comunale preposto

_ restauro critico conservativo su scala urbana

PROTOCOLLO D’INTESA

_ semplificazione iter procedurale

PROTOCOLLO D’INTESA

PROTOCOLLO D’INTESA

Il progetto del restauro in questo caso deve essere inteso nel senso più ampio del termine: non più, pertanto, restauro del singolo monumento, ma restauro di un tessuto organico, il centro storico di Bologna che vede articolarsi al suo interno circa 38 chilometri di Portici.

OBIETTIVO GENERALE: il fine ultimo di questo progetto è la restituzione storico-artistica alla città dei Portici, elementi costituenti l’ambiente monumentale del tessuto urbano di Bologna. FORMULAZIONE DEL PROBLEMA: il restauro di un monumento diffuso quale è il tessuto del centro storico di Bologna, agendo su scala urbana, coinvolge molteplici soggetti e conta differenti casi su cui operare.

Il problema del restauro dei Portici in questo senso può essere così formulato: riconoscimento dei Portici come monumento attraverso le istanze brandiane per giustificare la necessità di intervento su tutti i Portici che presentano degrado indipendentemente dal loro grado di vincolo o dal loro pregio estetico-architettonico

A N A L I S I

COMPRENSIONE

P R O G E T T O

_ storica _ tipologica _ degrado _ percettiva

_ monumento diffuso nel tessuto urbano

_ progetto di restauro delle pavimentazioni _ progetto di illuminazione

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

Candidato:

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

A01

Analisi storica - urbanistica: i fatti urbani XI SECOLO - PRIME TRACCE

MEMORIA UMANA E MEMORIA URBANA

Un contratto di affitto del 1091 per un casa situata in Via Santo Stefano ci rivela per la prima volta l’esistenza di un portico il cui suolo apparteneva alla casa e non alla strada.

Queste prime testimonianze si trovano al di fuori della prima cerchia di mura, quella di selenite del V secolo a.C., poichè il nucleo più antico della città di origine romana era privo di portico sulla strada.

Il portico si è originato per iniziativa privata, senza alcuna imposizione dall’alto da parte delle autorità, e si è inizialmente sviluppato grazie alle interazioni locali a livello del piano strada una volta riconosciuta la sua utilità in rapporto al costo in termini di spazio.

L’origine e lo sviluppo dei portici devono essere visti come fatto urbano, come quella capacità umana di memorizzare un tipo architettonico che soddisfasse le esigenze del tempo e che si adattasse al luogo. La memorizzazione del fatto in sè nella memoria collettiva ha implicitamente permesso da un lato il risparmio di tempo nella progettazione e dall’altro l’identificazione in esso di una coscienza.

“La città viene vista come una grande opera, rilevabile nella forma e nello spazio, ma questa opera può essere colta attraverso i suoi brani, i suoi momenti diversi. L’unità di queste parti è data fondamentalmente dalla storia, dalla memoria che la città ha di se stessa.

Queste parti risultano essere definite essenzialmente dalla loro localizzazione: esse sono la proiezione sul terreno dei fatti urbani.” (Aldo Rossi, L’architettura della città, Milano, 1966)

MEMORIA

Ricostruzione grafica di due case date in affitto dal monastero di Santo Stefano nell’anno 922 e 1007 a.C. Da Francesca Bocchi, “Bologna e i suoi portici: storia dell’origine e dello sviluppo”, Bologna, Grafis, 1995, pp. 20 - 21

PORTICO COME IDEA E COME MATERIA “solo una felice coincidenza dà luogo a fatti urbani autentici; quando la città realizza in se stessa una propria idea della città fermandola nella pietra.” (Aldo Rossi, L’architettura della città, Milano, 1966, pag. 228) In questo senso si scopre la dualità della città: la sua struttura materiale insieme all’idea stessa che noi abbiamo della città come sintesi di una serie di valori e riconoscimento di una stessa identità culturale.

FATTI URBANI: DALL’INIZIATIVA PRIVATA A TESSUTO CONNETTIVO DELLA CITTA’ Originatesi per la straordinaria capacità dei privati che sono stati in grado di tradurre in forma architettonica un concetto di utilità, l’intervento intelligente e lungimirante delle pubbliche autorità ha permesso ai portici di potersi sviluppare fino a costituire e partecipare al disegno urbano della città, a costituire un organismo vitale attraverso un’attenta, precisa e chiara regolamentazione urbanistica.

“Sono infatti propenso a credere che i fatti urbani persistenti si identificano con i monumenti; e che i monumenti siano persistenti nella città ed effettivamente persistano anche fisicamente. (...) questa persistenza e permanenza è data dal loro valore costitutivo; dalla storia e dall’arte, dall’essere e dalla memoria.” (Aldo Rossi, L’architettura della città, Milano, 1966)

PORTICO COME PERCORSO URBANO “Il portico bolognese - prima ancora di essere un principio costruttivo o una regola amministrativa che sancisce l’uso pubblico di una fetta di terreno privato tangente alla pubblica strada - è un percorso urbano” (P. C. Cervellati, La città bella, Bologna 1991), un cannocchiale che amplifica la dimensione urbana, un gradiente spettacolare di fotogrammi che ritmate dal pieno delle colonne formano l’immagine figurativa della città, un caleidoscopio per scoprire l’anima della città.

CITTA’ MONUMENTO Il tessuto urbano di Bologna, “tutta carne e sangue” nella sua meravigliosa complessità rappresenta lo spazio dell‘opera d’arte, non essendo possibile scindere nessuna sua parte dalla poetica dell’intero.

“Non esito ad affermare che Bologna non possiede neppure un monumento - parlo d’architettura - assolutamente imprescindibile per la storia dell’arte italiana [...], ma che, in quanto a tessuto urbano, Bologna quasi non ha rivali, e si tiene sullo stesso allineamento di Firenze, di Siena, di Catania, di Noto, di Lecce ossia delle più belle e continue città italiane, dove, naturalmente, siano ancora continue.” (Cesare Brandi, Terre d’Italia, Milano 2006) “Il centro storico non è luogo di monumenti e di edilizia minore ma un unico monumento da conservare e restituire nella sua totalità e complessità.” (P. L. Cervellati, La città bella, Bologna, 1991) “... intendo solo affermare che il processo dinamico della città tende più all’evoluzione che alla conservazione e che nell’evoluzione i monumenti si conservano e rappresentano dei fatti propulsori dello sviluppo stesso. E questo è un fatto verificabile, lo si voglia o no.” (Aldo Rossi, L’architettura della città, Milano, 1966, pag. 58)

RAPPORTI DIMENSIONALI TRA GLI EDIFICI E LE SEZIONI STRADALI La massima parte dei portici bolognesi si trova all’interno della terza cerchia muraria, la Cirda.

Il tessuto edilizio in tale area risulta piuttosto denso, caratterizzato da edifici da uno a tre piani di altezza e da strade strette.

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A

UNITA’ NELLA VARIETA‘ “ [...] il tessuto urbano non implica nessun concetto di artificiosa unità stilistica, ma, nello sviluppo meraviglioso dell’architettura italiana dal Rinascimento alla fine del Settecento, armonizza, nella fondamentale e unitaria concezione prospettica, Gotico e Rinascimento, Barocco, Rococò, e perfino il primo Neoclassico. Questo tessuto, dove si è conservato, è quanto fa il pregio unico delle città italiane, e quanto fa sì che, [...] non si possa distrarre neanche una parte minima senza attentare a tutto l’insieme”

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2A

3

2

A

FORMA E FUNZIONE “Un fatto urbano determinato da una funzione soltantonon è fruibile oltre l’esplicazione di quella funzione. In realtà noi continuiamo a fruire di elementi la cui funzione è andata da tempo perduta; il valore di questi fatti risiede unicamente nella loro forma. La loro forma è intimamente partecipe della forma generale della città, ne è per così dire una invariante.”

(Aldo Rossi, L’architettura della città, Milano, 1966, pag 60 )

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

N

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

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scala 1:5000

Candidato:

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

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Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

A03

Giustificazione del Valore Universale “Bologna è una città grande e bella che fa parte dei domini papa. Sorge in pianura, circondata da antiche mura, con molte torri tutte in muratura. Vi sono grandi case pure in muratura e palazzi bellissimi. Le strade principali e anche quelle secondarie sono larghe e le case che le fiancheggiano sono apoggiate su alti pilastri di pietra.

Questo fa sì che, anche se dovesse piovere molto, in tutta Bologna gli abitanti possono percorrere a piedi l’intera città, indossando vestiti eleganti e senza soprabito e la pioggia non li potrà bagnare. In questi spazi coperti non ci può essere mai fango; perciò, anche se una persona gira per tutta Bologna con scarpe leganti, non la insudicia mai.”

“Bologna è piena di belle chiese e di belli edifizi privati [...]. Essa è tutta fabbricata, come a Padova, a portici, sotto i quali la gente passeggia al coperto. Ma invece degli infami portici che vi sono a Padova, qui trvansi larghe e lunghe strade fiancheggiate da due linee di portici, alti, ben spaziati, sostenuti da filedi colonned’ogni ordine architettonico con pilastri quadrati, che si inseguono a perdita d’occhio. Per quanto il gusto delle colonne sia a volte buono e alle volte cattivo, puer l’insieme di questa uniformità produce secondo me, il più bell’effetto e il meglio inteso che si possa immaginare, tanto più che questi pilastri sostengono comunemente delle basse case, tutte fabbricate in mattoni secondo l’uso del luogo.”

1699_ Petr Andreevic Tolstoj

RICONOSCIMENTO DELL’UTILITA’

1739_ Charles De Brosses

UNITA’ NELLA VARIETA’: COMPOSIZIONE FORMALE

2006: i portici di bologna entrano nella Tentative List per essere riconosciuti come patrimonio universale per l’umanità.

I criteri con cui vengono valutati i portici di Bologna recitano:

ISTANZA STORICA

iv) to be an outstanding example of a type of building, architectural or technological ensemble or landscape which illustrates (a) significant stage(s) in human history;

INIZIATIVA PRIVATA

ORIGINE E SVILUPPO

INTERVENTO AUTORITA’

ORDINE E CONTROLLO

I portici di Bologna Oggi il centro storico di Bologna, considerato come l’area racchiusa dalle cinta murarie del XII secolo (mura della Cirda), contiene circa 38 chilometri di portici costruiti lungo un vasto periodo storico (XI - XX secolo).

Il portico non è di certo un’esclusiva architettonica bolognese. Infatti diverse città che si sono fortemente sviluppate ne Medio Evo presentavano edifici e strade caratterizzate dalla presenza di portici ma, a differenza di Bologna, questi non ne hanno mai rappresentato il segno distintivo, l’eccezionale pecularietà del disegno urbano.

Originatisi per rispondere ad esigenze funzionali, si sono continuati a costruire per più di un millennio, senza mai essere tamponati o demoliti (escludendo i borbamenti della seconda guerra mondiale).

Nati per l’iniziativa dei privati che ne avevano immediatamente visto l’utilità e la risposta al reperimento di spazio, nel tempo, grazie ad un’attenta regolamentazione, sono diventati un organismo consolidato, un elemento caratteristico e caratterizzante la città e la sua pianificazione, fino a diventare un tipico segno urbano.

Non deve stupire che la causa che ha originato lo straordinario sviluppo in termini di diffusione e permanenza di questa tipologia architettonica, sia da conferire ad una così semplice e primitiva esigenza umana: la ricerca dell’utilità delle cose.

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

ORDINE URBANO

RESTAURO E OPERA D’ARTE

UNITA’ NELLA VARIETA’

LE ISTANZE DIFFUSIONE

AUTENTICITA’ SPECIFICITA’

UNICITA’ PERMANENZA

INTEGRITA’

“Come prodotto dell’attività umana l’opera d’arte pone infatti una duplice istanza: l’istanza estetica che risponde al fatto basilare della sua artisticità per cui l’opera d’arte è opera d’arte; e l’istanza storica che le compete come prodotto umano attuato in un certo tempo e luogo che in un certo tempo e luogo si trova” (2) L’UNITA’ POTENZIALE DELL’OPERA D’ARTE - “intero e totale”

Dalla relazione dell’Unesco traspare che l’elemento discriminante che porta al riconoscimento del valore universale deriva dagli aspetti:

che hanno permesso uno sviluppo legato intimamente al tessuto urbano della città nei secoli e quindi la loro conservazione; il riconoscimento del portico come categoria; un unicum in cui ogni singola campata, anche se di basso valore estetico, è inscidibile dal suo insieme, un vitale organismo architettonico consolidato nel tempo e che, contemporaneamente, è stato in grado di evolversi senza mai perdere lo stretto legame con la città.

1817_ John Bell

“Il legame inscindibile tra restauro e opera d’arte s’istituisce perciò all’atto del riconoscimento, e continuerà a svilupparsi inseguito, ma nell’’atto del riconoscimento ha le sue premesse e le sue condizioni. Da quel riconoscimento entrerà non solo la materia di cui l’opera d’arte sussite, ma la bipolarità con cui l’opera d’arte si offre alla coscienza.” (2)

GIUSTIFICAZIONE DEL VALORE UNIVERSALE

v) to be an outstanding example of a traditional human settlement, land-use, or sea-use which is representative of a culture (or cultures), or human interaction with the environment especially when it has become vulnerable under the impact of irreversible change.

_NORMATIVI E DI REGOLAMENTAZIONE URBANISTICA

“Nell’architettura deoi colonnati, che offrono un piacevole e grato riparo, può osservarsi di quando in quando, una certa capricciosa fantasia, che impiega capitelli di molte forme diverse procurando che l’una differisca dall’altra; [...]. I mattoni per le colonne sono gettati in forme tali che ciascuno presenta un segmento di cerchio, e così compongono il fusto della colonna. I pavimenti di questi portici sono fattidi piccole pietre ben preparate o di mattoni dal taglio preciso”

UTILITA’ GIUSTIFICA QUALSIASI ALTRA MANCANZA

MEMORIA DI UNA STESSA IDENTITA’ CULTURALE

ISTANZA ESTETICA

iii) to bear a unique or at least exceptional testimony to a cultural tradition or to a civilization which is living or which has disappeared;

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

“Si entra a bologna attraverso dodici porte, che tutte conducono a delle vie lunghe e ampie; ornate da entrambi i lati da portici coperti ad arcate aperte; i portici sono elevati al di sopra del livello della strada e la maggior parte di essi è ststa restaurata di recente in modo uniforme e appare di buona architettura, oltre che di grandissima comodità per percorrerere la città al riparo del sole e della pioggià, senza temere di venire disturbati dalle vetture, dalla polvere e dal fango: quasi tutte le strade di questa città hanno lo stesso ornamento. Questi portici, d’altronde, impediscono che si goda della vista dei bei palazzi che decorano la città di Bologna, e le danno un’aria di uniformitàà che non hanno nulla di attraente; ma la comodità che offrono la spunta su ogni altra considerazione, e mettendovi un po’ di attenzione, ci si accorge agevolmente che questa città è una delle meglio costruite d’Italia.”

1761_ Jérome Richard

CONSERVAZIONE L’impressione, però, è che i portici non riceveranno mai la tutela da parte dell’Unesco, non chiaramente per un problema di valore o di unicità del manufatto, ma per l’impietoso stato di conservazione in cui versano: si rende necessario e urgente un progetto di restauro che agendo su scala urbana, porti alla risoluzione di ogni specifica realtà.

ESSENZIALITA’ DELL’OPERA D’ARTE DI ESSERE RICONOSCIUTA COME OPERA D’ARTE “Un’opera d’arte, non importa quanto vecchia o classica, è attualmente e non solo potenzialmente un’opera d’arte quando vive in qualche esperienza individualizzata.” (1) “Lo speciale prodotto dell’attività umana a cui si dà il nome di opera d’arte, lo è per il fatto di un singolare riconoscimento che avviene nella coscienza: riconoscimento doppiamente singolare, sia per il fatto di dover essere compiuto ogni volta da un singolo individuo, sia perchè non atrimenti si può motivare che per il riconoscimento che il singolo individuo ne fa.” (2) Nel riconoscimento dell’opera d’arte non si valuta “l’essenza o il processo creativo che l’ha prodotta”, ma la capacità di “entrare a far parte del mondo, del particolare essere nel mondo di ciascuno individuo”. (2) Si può conslcudere che il riconoscimento, che la coscienza ne fa come opera d’arte, eccettua il prodotto umano che si analizza in modo definitivo dalla comunanza degli altri prodotti.

“Noi dobbiamo anzitutto sondare la inderogabilità di attribuire il carattere di unità all’opera d’arte, e precisamente l’unità che spetta all’intero e non l’unità che spetta al totale. Se infatti l’opera d’arte non dovesse concepirsi come un intero, dovrebbe considerarsi come un totale, e in conseguenza risultare composta di parti.” (2). In tal caso, allora, emergono due possibilità: o le parti prese singolarmente non sono poi autonome oppure, nel contesto in cui appaiono, perdono quel valore individuale per essere riassorbite nell’opera che le contiene.

Si conclude che l’unità dell’opera d’arte non è quantitativa, ma necessariamente qualitativa, e per questo tale unità non può essere equiparata all’unità organico funzionale della realtà esistenziale, ma deve essere intesa quale unità figurativa dell’immagine dell’opera d’arte.

AMBIENTE MONUMENTO - MONUMENTO AMBIENTE “[...] il pregio singolarissimo della città è il suo tessuto urbano, in cui entrano naturalmente anche i portici, ma con le gambe che stanno alla persona umana, nè mai si è visto, che, per valutarle si debbano staccare dal busto. E il busto sono le case, con le finestre, le porte, i cornicioni. E’ il tessuto urbano che conta e non i portici presi a sè. Sembra ovvio, e non è così.” (3) Ecco allora che, risultando inscindibile il legame che sussiste tra i portici e il tessuto urbano di Bologna, il concetto di monumento, di opera d’arte, si espande fino ad abbracciare tutto gli elementi del centro storico fino a confondersi in esso per divenire un unico organismo architettonico.

(1) John Dewey, Art as experience, New York, 1934 (2) Cesare Brandi, Teoria del Restauro, Torino, 1977 (3) Cesare Brandi, Terre d’italia, Milano, 2006

portico dell’archiginnasio. la percezione della continuita’ del percorso urbano e’ indipendente dalla grammatica architettonica.

Candidato:

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

A04

Emergence o Teoria dei Sistemi Emergenti EMERGENCE: un comportamento emergente (emergent behaviour) è la situazione

nella quale un sistema esibisce proprietà inspiegabili sulla base delle leggi che governano le sue componenti. Esso scaturisce da semplici interazioni locali tra le componenti stesse che si rivelano capaci di formare un sistema complesso ed organizzato.

Le strutture dei sistemi emergenti appaiono a diverse scale di organizzazione come ordine spontaneo. Il criterio di auto-organizzazione si manifesta frequentemente nelle città che non sono state oggetto di pianificazione capace di predeterminare l’aspetto urbano della città.

Lo studio interdisciplinare dei comportamenti emergenti non è solitamente considerato un campo omogeneo, ma vien suddiviso in base al campo di applicazione o ai domini del problema.

OMEOSTATICITA’: è la proprietà di un sistema (chiuso o aperto) di regolare il suo ambiente interno al fine di cercare di mantenere una condizione costante di stabilità.

SELF-ORGANIZING SYSTEM: L’auto-organizzazione è il processo in cui

Gli urbanisti e gli operatori che redigono piani urbanistici forse non possono prevedere tutti i percorsi urbani di un sistema complesso come quello di una città. Allo stesso tempo possono lasciare liberi gli utenti stessi di scegliere autonomamente i percorsi da loro preferiti e a loro più utili e solo allora progettare quei percorsi in modo più approfondito e completo.

Lo sviluppo urbano di oggi, caratterizzato da una velocità temporale delle azioni elevata, potrebbe essere un esempio di sistema emergente cibernetico: i patterns delle strade e di diverse aree di espansione, la creazione di indeterminabili vuoti urbani, potrebbero collaborare insieme per formare un sistema emergente la cui forma ed assetto non sono prevedibili anzitempo.

Alla luce di ciò, oggi la volontà è quella di riscrivere il processo di crescita della città al fine di modificare la sua forma ed assetto attuali stabilendo una nuova metodologia di pianificazione che sia collegata alla pratica tradizionale.

una struttura o un pattern appaiono nel sistema senza un’autorità centrale o una componente di intelligenza più elevata che la imponga. Questo pattern costituito da elementi coerenti e omogenei tra loro emerge dalle interazioni locali di elementi che formano il sistema; pertanto l’organizzazione globale del sistema è ottenuta in modo parallello (tutti gli elementi agiscono nello stesso momento) e distribuita (nessun elemento è deputato alla coordinazione)

Le città possono raggiungere uno stato omeostatico attraverso le interazioni generate dal livello della strada (livello degli utenti).

La pianificazione che si propone di allontanare le persona dal livello della strada in realtà è quella che vuole distruggere la città. Infatti rogettare la città senza sidewalk è come avere una cervello senza neuroni e dendriti.

ESEMPI DI SISTEMI EMERGENTI “Le formiche creano colonie, gli abitanti delle città creano quartieri, semplici software di riconoscimento suggeriscono agli utenti del web quali libri comprare.”

SMARTER

“La loro tendenza a crescere dal basso per creare un ordine di livello superiore è quello che viene definito emergence.”

Sono sistemi che sono in grado di trarre un comportamento intelligente da un basso livello che è costituito dalla collettività; sono sitemi complessi e adattabili la cui intelligenza emerge attraverso la semplice interazione dei loro componenti.

SLIME MOLD: organismi primitivi e semplici come le muffe, sono in grado di svilupparsi in modo organizzato e intelligente per raggiungere uno scopo.

DUNE DI SABBIA: il reticolo curvilineo che il vento crea sulla sabbia è un esempio di struttura emergente in natura

ORGANIZED COMPLEXITY la condizione di complessità ordinata (organized complexity) segue regole molto semplici, le cui esecuzione non è comandata da un elemento esterno che la ordina:

SISTEMI BOTTOM-UP: sono sistemi che sono in grado di fare emergere un livello di ordine e di sviluppo di alto livello attraverso l’applicazione di semplici regole tra i loro componenti che operano contemporaneamente e allo stello livello.

SISTEMI TOP-DOWN: sono sistemi che sono organizzati con una struttura piramidale, ove il vertice è rappresentato da una o più componenti del sistema che hanno potere decisionale sulle altre componenti del sistema.

Il potere segue un gradiente decrescente dall’alto verso il basso.

POWER

+

-

I PORTICI DI BOLOGNA: possono essere considerati un esempio di sistema emergente caratterizzato da una complessità organizzata?

WWW: pagine web come wikipedia sono esempi di intelligenza organizzata attraverso la collaborazione di più utenti dello stesso livello

FORMICHE : senza avere una visione globale della colonia, sono in grado di manterla stabile e promuoverne uno sviluppo intelligente.

_ INTERAZIONI LOCALI: i componenti del sistema pensano e agiscono a livello locale, nell’intorno in cui vivono, ma le loro azioni nel complesso producono effetti al sistema in senso globale... senza avere mai visto il sistema intero; portano ad una struttura globale; _ GRADIENTE: l’intensità con cui gli elementi i scambiano informazioni indica il livello di qualità dello sviluppo del sistema; _ FREQUENZA: il numero delle interazione dei componenti nell’unità di tempo determina la velocità di crescita diel sistema.

Ciò che accomuna i diversi sistemi emergenti, che possono essere di diversa natura e forma, è il processo generativo, che può essere così schematizzato: 1_ PATTERN MATCHING 2_ NEGATIVE FEEDBACK 3_ POSITIVE FEEDBACK 4_ ORDERED RANDOMNESS 5_ DISTRIBUTED INTELLIGENCE la materia di cui è costituito il processo non è rilevante nel creare un sistema emergente.

METROPOLI: Bangkok. La loro crescita senza pianificazione preventiva ha portato spontaneamente ad un assetto urbano ordinato e definito.

SISTEMA OMEOSTATICO URBANO Il sistema urbano del centro storico di Bologna ha raggiunto tale condizione attraverso la costruzione e lo sviluppo del portico come percorso pedonale capace di promuovere le interazioni locali che hanno riconosciuto in esso un vantaggio in termini di utilità.

SISTEMA

CENTRO STORICO BOLOGNA

CONDIZIONE DI STABILITA’

PORTICI COME ORGANISMO ARCHITETTONICO

CAUSA

RICONOSCIMENTO DELL’ UTILITA’

Quando il processo di crescita e sviluppo BOTTOM-UP incontra un sistema di controllo e gestione di tipo TOP-DOWN, il sistema così generato può portare ad una buona e sicura crescita: lascia gli utenti liberi di esprimersi dal basso, ma promuovi incentivi per incoraggiare la crescita dal basso.

1_ AUTO-ORGANIZZAZIONE: origine e sviluppo BOTTOM-UP

PORTICI COME UN CONTINUO SIDEWALKS, COME UN PERCORSO, UNA TRACCIA DI FEROMONE PER SCOPRIRE L’ANIMA DELLA CITTA’.

2_ FOMAZIONE DI UN PATTERN

MODULO

2

3_ AUTORITA’: gestione e controllo TOP-DOWN 1211

1245

1250-59

1288

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

1343

Questi sistemi decentralizzati e distribuiti non sono possibili senza un gran numero di partecipanti, nessuno dei quali conosce da solo l'intera struttura. Ognuno edita e conosce solo una parte, ma tutti hanno la sensazione di partecipare a qualcosa di più grande di loro.

Il feedback in generale ha un effetto sulle performance: quello dall'alto aumenta efficienza e connessione, mentre il contributo dal basso incrementa la varietà.

Questa unità nella diversità causa la complessità delle strutture emergenti.

Il motore dello sviluppo è nelle strade, ovvero l’ambiente in cui la città vive di vita propria: la vera magia della città viene dal basso: NEIGHBORHOODS ARE PATTERNS IN TIME.

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

Candidato:

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

PATTERN: ripetizione del modulo nel tempo e nello spazio urbano in varietà e forme diverse

SIDEWALKS: sotto l’apparente disordine della città antica, in realtà ovunque il suo sistema lavora con successo; è un ordine meravigliosamente costituito per mantenere la sicurezza e la libertà della città. E’ un ordine complesso. La sua essenza è intimamente legata all’uso dei sidewalks, portando con essi una successione costante di occhi e di sguardi. Questo ordine è costituito interamente da movimento e cambiamento. Una danza le cui sequenze non si ripetono mai al cambiare del posto perchè in ognuno di essi è pieno di improvisazione.

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

A05

Classificazione tipologica generale UNITA’ E MOLTEPLICITA’

PORTICI E CONTINUITA’

La molteplicitò dei portici è data dal modo in cui variano: _ TIPOLOGIA DEL PORTICO

E’ interessante notare che solitamente la tipologia di portico e, all’interno della stessa tipologia, la sua dimensione e proporzione variano al variare della proprietà dell’edificio di pertinenza.

_nel corso dei secoli con le modifiche e con i restauri si è cercato di far prevalare il senso di continuità del percorso pedonale, oppure più semplicemente i proprietari si allineavano al tipo di pavimentazione che il loro vicino aveva scelto in precedenza.

PORTICO CELEBRATIVO

N

PORTICO MONUMENTALE: CASI ECCELLENTI

O

S Via Parigi

PORTICO A COPERTURA ORIZZONTALE

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

Via Marsala

Via del Carro

Via Santo Stefano

Teatro Verdi

VOLTA A BOTTE

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

Palazzo de’ Banchi, Piazza Maggiore

VOLTA A CROCIERA

Candidato:

Francesco Naldi

S

P

A

N

S

I

O

Sono i casi eccellenti del Vignola, del Morandi, di Antonio di Vincenzo, del Fioravanti. Queste opere monumentali, così come i palazzi che si affacciano sulle piazze principali, i palazzi di pubblico impiego, quelli senatori bolognesi in genere, presentano un portico, che a livello percettivo si distingue molto dalla tipologia precedente: infatti l’uniformità delle loro campate che si ripetono eguali in modulo e geometria, la ricchezza dei dettagli architettonici, sono riconoscibili per la loro individualità in rapporto al tessuto urbano nonostante rimangano indiscutibilmente connessi all’intero. Solitamente sono stati utilizzati come elemento ordinatore a livello urbano e come quinta scenografica nelle grandi piazze bolognesi: “Il motivo costante dei portici, in forme diverse, da quelli rinascimentali del palazzo del Podestà ai massicci Banchi del Vignola, rilega le varie parti della piazza di S. Petronio riuscendo a cambiare ritmo senza sconnettere l’invaso”

E

N I D R

U T T U

Sono caratterizzati dall’incredibile varietà dei loro elementi costitutivi (orizzontamento, colonna e pavimentazione).

Rappresentano la tipologia con cui il portico si è diffuso maggiormente, la cui forma è strettamente connessa con la lottizzazione gotica tipica dell’XII-XIII secolo. Infatti, quando le autorità hanno imposto l’obbligo di costruire con il portico sulla strada principale, questo tipo di lotto, stretto sul fronte e profondo, ha consentito un’agevole consenso della norma da parte dei privati in quanto il costo in termini di spazio era più che accettabile. La loro monumentalità è evidente nel loro insieme, nell’intero architettonico a cui tutti partecipano. Conferiscono struttura al tessuto urbano.

T

R

_ è difficile stabilire una pavimentazione originaria, soprattutto per i portici più antichi, i quali probabilmente non presentavano alcun tipo di pavimentazione, forse ghiaia o terra battuta;

_ PAVIMENTAZIONE DEL PORTICO

E

E

PORTICO TIPICO

Da questa continuità percettiva emergono tre tipologie di portici: i portici tipici caratterizzati dall’incredibile varietà dei loro elementi (copertura, colonna e pavimentazione), i portici monumentali dei paazzi più importanti caratterizzati invece dalla loro uniformità e i portici celebrativi di carattere religioso che presentano moduli sempre identici a se stessi.

R

A

La percezione della continuità non dipende nè dalla grammatica architettonica, nè, di conseguenza, dalla tipologia di portico.

All’interno della terza cerchia che racchiude il centro storico, il percorso porticato è percepito come unico e intero anche se gli elemeti che lo definiscono sono diversi tra loro per forma, materia, colore e dimensione.

Dal momento che i portici, così come afferma il Brandi, sono inscidibili dall’edificio cui appartengono, così come le gambe lo sono per il corpo, si ha la stessa percezione di continuità non solo percorrendo il sottoportico, ma osservando anche le facciate delle case e dei palazzi che si elevano dai colonnati.

Le pavimentazioni non seguono invece lo stessa regola; la materia, di cui la pavimentazione è fatta, varia meno di frequente, prevalentemente per due ragioni:

San Bartolomeo, Strada Maggiore

Sono caratterizzati dalla ripetizione di moduli sempre identici a se stessi e solitamente vivono di vita propria, senza un legame simbiotico con l’edifico, che infatti spesso non è presente. Di solito presentano un forte carattere religioso. I primi esempi erano stati costruiti per ricoprire la funzione di tessuto connettivo, al fine di collegare il centro storico alle nuove zone periferiche oltre porta. Per questo possono essere considerati come elementi di espansione.

Il portico diventa così, nel XVI secolo, l’elemento di connessione tra città e campagna, connessione che risultando essere ritmata dalla successione delle colonne evita una discontinuità percettiva tra le due realtà ambientali.

Invertendo la tendenza che aveva caratterizzato i secoli precedenti, solo dopo la costruzione del portico avviene la l’edificazione delle case e del tessuto urbano circostante.

Esemplari sono il portico di San Luca che collega il Meloncello al Santuario sul colle della guardia e il portico degli Alemanni che originandosi a Porta Maggiore si sviluppa su via Mazzini per poi terminare in prossimità del Santuario di Santa Maria delle Lacrime.

Portico di San Luca

VOLTA A VELA

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

Portico dei Servi

COPERTURA ORIZZONTALE SU ARCHI

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

A06

Comportamento delle Pavimentazioni COMPORTAMENTO DEI MATERIALI CARAT. MEC. CALCE AEREA

CALCE IDRAULICA

CAUSE DEL DEGRADO PER LE PAVIMENTAZIONI DEI PORTICI PROPRIETA’ FISICHE

PROPRIETA’ CHIMICHE

E = 2-3 GPa Rc = 1 MPa c = 5*10-6

_ alta porosità (10 micron) _ alta traspirabilità

_ presenza di componenti idrofile (CaO) _ solubilità all’azione di acque piovane

E = 9 GPa Rc = 3-9 MPa c = 8*10-6

_ alta porosità _ traspirabilità

_ presenza di componenti idrofile (CaO) _ presa lenta

MECCANISMI DI DEGRADO _ rigonfiamenti e fratture per componenti idrofile _ dilavamento del legante per azione dell’acqua piovana _ disgregazione del legante per azione di solfuri

_ disgregazione del legante

_ forme espansive dovute alla presenza di ossido di magnesio e ossido di calcio _ efflorescenze _ disgregazione del legante _ porosità variabile (da 0,01 a 5 micron) _ bassa traspirabilità

_ presenza di componenti idrofile (CaO) _ presa rapida _ presenza di componenti reattive ad agenti atmosferici, acqua di risalita, sali comuni _ instabilità alle variazioni di umidità relativa

CEMENTO

E = 30 GPa Rc = 20 - 30 MPa c = 2,9*10-6

RESINA

E = 20 - 30 GPa Rc = 20 - 40 MPa c = 20*10-6

_ porosità quasi nulla _ impermeabilità quasi totale

_ resistenza agli agenti chimici _ adesione ai materiali di fibra _ instabilità alla luce e al colore _ adesione alle malte

Rc = 10 - 30 MPa

_ medio bassa porosità _ durevolezza _ resistenza all’usura

CERAMICI (laterizio e cotto)

PIETRA (granito)

E = elevatissimo Rc = elevatissima

_ gelo/disgelo _ cristallizzazione di sali _ azione solfuri

_ gelo/disgelo _ cristallizzazione di sali

_ rigonfiamenti causati da umidità relativa U.R.>95% _ ritiro da carbonatazione _ rapporto a/c _ ritiro igrometrico _ rapporto i/c _granulometria inerti _ ritiro plastico _ formazione di prodatti dannosi per la presenza di acque solfatiche _ fessurazioni _ efflorescenze

VIBRAZIONI INDOTTE DAL TRAFFICO: non rappresentano, in generale, un pericolo immediato per le costruzioni, ma possono contribuire, nel corso degli anni, al loro continuo e progressivo deterioramento strutturali.

Dallo stato dell’arte della ricerca risulta che vi è una stretta correlazione tra vibrazioni da traffico e fessure lobgitudinali in prossimità della sede stradale: in effetti, tra tutti portici lesionati, solo nell’1.2 % dei casi il traffico non è affatto presente, mentre è massimo nel 48.5%.

Il loro effetto è in stretta correlazione ai seguenti fattori: LARGHEZZA SEDE STRADALE

_ DISTANZA DELLA FONTE

- variazione di colore con l’invecchiamento

PRESENZA DI PARCHEGGI LATO STRADA

_ ALTEZZA DELLA PIANO DEL PORTICO RISPETTO ALLA STRADA

_ efflorescenze _ disgregazione

CONTINUA

_ TIPO DI PAVIMENTAZIONE STRADALE

_ bassa porosità _ durevolezza _ durezza _ resistenza all’abrasione

_ aggressione agli agenti chimici

LEGGERO

_ possibili efflorescenze

_ TIPO TRAFFICO

_ BATTUTO DI CALCE

_ LACUNA

_ BATTUTO DI CEMENTO

COMPORTAMENTO A LASTRA

_ LONGITUDINALE

_ FESSURAZIONE

_ BATTUTO DI GESSO _ TERRAZZO ALLA VENEZIANA

PESANTE

ESPOSIZIONE SOLARE ED ESCURSIONI TERMICHE: possono influenzare le dilatazioni/contrazioni delle pavimentazioni.

Dall’indagine effettuata su tutti i portici entro la terza cerchia muraria risulta che, essendo il tessuto urbano piuttosto denso (vedi rapporto larghezza strade/altezza edifici) i portici difficilmente risultano soleggiati al punto tale da poter giustificare l’effetto di variazione termiche giornalieri rilevanti.

_ TRASVERSALE

EVENTUALE PRESENZA DI CANTINA: le differenze di temperatura e di umidità tra l’estradosso e l’intradosso del solaio possono essere fattori che concorrono al degrado della pavimentazione.

_ DIAGONALE

_RESINE

DISCONTINUA

_ VELOCITA’ MEZZO

FORME DI DEGRADO RICORRENTI

PAVIMENTI MONOLITICI

_ BATTUTO DI ARGILLA

SUBSIDENZA: si intende ogni movimento di abbassamento verticale della superficie terrestre indipendentemente dalla causa che lo ha prodotto, dal suo sviluppo reale, velocità di esplicazione e evoluzione temporale.

Dallo stato dell’arte della ricerca si può concludere che al variare dell’angolo d’incidenza che le linee di abbassamento formano con l’asse longitudinale, il grado di lesione non varia. Pertanto si ritiene questo tipo di causa poco incisiva sul degrado delle pavimentazioni dei portici.

_ SOLLEVAMENTO

TIPO DI SOTTOFONDO: lo spostamento del materiale di riempimento delle volte o dei solai a voltine o lo stesso terreno può causare dei cedimenti differenziali.

FORME DI DEGRADO RICORRENTI

PAVIMENTI AD ELEMENTI

_ SELCIATO IN PIETRA NATURALE _ MATTONATO IN PIETRE COTTE

EFFETTO ANTROPICO: deriva dalla normale usura provocata dal continuo calpestio e dall’aggressione degli agenti inquinanti.

_ LACUNA / DISTACCO

_ CIOTTOLATO IN SASSI

DISCONTINUITA’ DEGLI ELEMENTI

_ POSATO IN PIASTRELLE CERAMICHE

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

ESECUZIONI LAVORI A REGOLA D’ARTE: pur risultando in questa analisi impossibile discutre sulla bontà ed accuratezza dei lavori di pavimentazione, questo fattore è di assoluta rilevanza per il mantenimento nel tempo delle prestazioni.

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

Candidato:

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

A15

Lesioni caratteristiche e cause perturbatrici

CURLING: ritiro igrometrico differenziale (non uniforme tra la superficie interna ed esterna) che porta ad una deformazione della lastra alle estremità. (P; P+M)

Umidità di risalita: rigonfiamento del sottofondo (P; P+M)

Perdita di aderenza localizzata al giunto: formazione di sali, cicli di gelo/disgelo, infliltrazioni d’acqua (P)

Dilatazione termica: deformazione della lastra (P; P+M) Deformazioni residue permanenti

SOLLEVAMENTO + Δt

+ Δt

+ Δt

Variazione termica a farfalla tra estradosso ed intradosso in presenza di cantine voltate in senso parallello alla strada (P+M)

Vibrazioni da traffico (P)

FESSURE LONGITUDINALI

Δt

Azione delle acque solfatiche: formazione di ettringite secondaria che può causare un aumento di volume dello strato (P; P+M) Assestamenti del materiale di rinfianco delle volte o di riporto posto alla base dello strato inferiore della pavimentazione (P+M)

Cedimento dell’elemento di contenimento per portici collocati non su un livello superiore al piano strada (P+M)

Ritiro igrometrico del sottofondo: si sviluppa solitamente nel senso longitudinale della lastra portando ad una fessurazione lungo la perpendicolare della direzione dello sforzo stesso.

Giunti di contrazione mancanti o mal eseguiti: spostamenti differenziali tra strati (P; P+M)

FESSURE TRASVERSALI

+ Δt

Variazione termica a farfalla tra estradosso ed intradosso in presenza di cantine voltate in senso perpendicolare alla strada (P+M)

FESSURE DIAGONALI

-

-

Δt

Se la pavimentazione del portico è su un piano inferiore rispetto al livello stradale, un cedimento dell’elemento verticale di contenimento può generare sforzi assiali che producono fessurazioni diagonali in prossimità delle colonne. (P)

Vibrazioni da traffico e presenza di bocche di lupo: concentrazione delle tensioni nei punti di discontinuità. (P)

Usura amalgama inerte/legante a causa dell’azione antropica (P)

Fenomeni di gelo e disgelo e/o cristallizzazione dei sali (P)

LACUNE Reazione alcali - silice: gli inerti contenenti silice amorfa reattiva e gli alcali del legame causano un rigonfiamento locaizzato che si manifesta con fessurazioni di forma irregolare ed espulsione localizzata di legante (P)

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

Somma effetti che hanno prodotto le diverse fessurazioni

Candidato:

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

+

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

A17

Luce e Sorgenti luminose COMPRENSIONE

ANALISI

SCELTA

Illuminazione migliorata attraverso la visione scotopica Storicamente, i produttori di lampade hanno utilizzato gli esposimetri per determinare i lumen che sono calibrati in base alla sensibilità dell’occhio all visione fotopica ovvero considerando utile solo il funzionamento dei coni che, come già detto, sono presenti maggiormente nella parte centrale della retina. Gli esposimetri ignorano completamente l’effetto dei bastoncelli e quindi la visione scotopica. Come risultato, si accettava questa singolo funzionamento della sensibilità visiva perchè si riteneva erroneamente che i bastoncelli si attivassero esclusivamente in presenza di un basso livello di illuminazione.

Audio frequencies

10 16 ¬ (nm)

800

10 14 10 12 10 10 10 8 10 6 10 4 10 2 10 0 10 - 2 10 - 4

850 ¬ (nm)

Long wave Medium wave Short wave Ultra short wave Decimetre waves Centimetre waves Microwaves Radar IR radiation UV radiation X rays Gamma rays Cosmic radiation

IR radiation

750

Lampade a scarica

Lampade radianti

a incandescenza

(I)A

alogene

(I)QT

a bassa pressione

a alta pressione

LED

fluorescenti

ai vapori di mercurio

LED tipo T

(LM)T

HM

LED SMD

alogene 12V

fluorescenti compatte

(I)QT

alogenuri metallici

(LM)TC

HIT

0,6

450

0,4

400 350

ai vapori di sodio a bassa pressione

0,8

500

ai vapori di sodio a alta pressione

LST

LED dw

LED ww

100 %

100 %

80

80

60

60

Spettro di radiazione ellettromagnetica. la lluce visibile è compresa tra 380 e 780 nm

L’esperienza di Sam Bernard

(Professore emerito Berkeley University)

Una sorgente di luce che tenga conto del ruolo fondamentale che i bastoncelli hanno anche nella visione diurna (fotopica) aumentando la lunghezza d’onda del blu. Il miglioramento che ne deriva provoca: _riduzione dell’apertura della pupilla _ migliore percezione della luminosità Il diametro pupillare varia sia al variare dell’intensità luminosa e sia al variare dello spettro dell’emissione luminosa.

Se però non è stata trovata una correlazione tra la variazione della pupilla e l’intensità della luce, misurata con un tradizionale esposimetro, si è notato uno stretto legame tra la variazione della pupilla stessa e la variazione delle lunghezze d’onda sensibili ai bastoncelli, ovvero ciò che viene detto funzione di sensibilità spettrale dei bastoncelli o più semplicemente funzione di risposta scotopica.

Conclusioni sintetiche

_ migliore acuità visiva _ riduzione della fatica _ riduzione abbagliamento _ aumento del senso dell’orientamento _ aumento percezione della sicurezza _ aumento delle performance visive

1000

1500

2000

C

20

0

0

400

500

600

R

40

20

Distribuzione dello spettro relativo alla radiazione solare (luce diurna): l’emissione massima è nel campo visibile.

Si è pertanto dimostrato che i bastoncelli sono attivi anche nella visione fotopica tipica nella illuminazione artificiale di ambienti interni.

Una tradizionale illuminazione interna non si dimostra efficiente perchè, essendo basata sulle caratteristiche della sola visione fotopica, non permette l’intervento dei bastoncelli nel controllo della pupilla.

Più le pupille sono ridotte e maggiore è la qualità visiva e il senso di profondità spaziale.

Il solo aumento dell’intensità luminosa non migliora la qualità percettiva, ma aumenta il rischio di abbagliamento e lo spreco di energia. Infatti la sensazione di luminosità dipende da entrambi i recettori retinici, e pertanto la scelta della sorgente luminosa dovrà tenere conto del funzionamento dei coni e e dei bastoncelli, insieme.

I soggetti nell’esperienza di Bernard riconoscevano come più luminosa la stanza con illuminazione scotopica migliorata, sebbene l’intensità luminosa era ridotta del 30%.Tale risultato deriva dal fatto che l’attivazione dei bastoncelli non è misurabile dai comuni esposimetri perchè non variano al variare dello spettro.

Studio commissionato all’ Istituto Mindwave Research

Esperimento su un garage comunale a Raleigh, North Carolina.

Obiettivo principale dello studio: determinare se, dopo la sostituzione delle lampade HID con sorgenti LED, si è registrato un significativo miglioramento della percezione complessiva del garage.

I risultati: _ percezione della qualità della luce tre volte superiore _ sensazione di maggiore sicurezza

Flusso luminoso

800 nm

700

300

400

C

600

500

700

800 nm

LED QT HIT TC

700

800 nm

700

800 nm

700

800 nm

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

100 %

100 %

10

50

100

500 1000 2000

5000 10000

50000 F (lm)

Efficienza luminosa LED QT HIT TC

HIT ww

HIT dw 80

80

60

60 R

40 0

0

20

40

60

80

100

400

500

600

40000

50000 t (h)

Indice di resa cromatica LED QT HIT TC

80

80

60

60 R

20

40

0

0

80

100 Ra

400

500

600

700

800 nm

80

LED QT HIT TC

60

3000

4000

5000

6000

T (K)

TC

20

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

0

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

R

500

600

700

C

20

HIT

400

600

60 40

300

500

80

QT

40 2000

400

100 %

LED R

300

C

QT

COMPARAZIONE

Temperatura colore

R

40 20

300

60

C

20

100 %

Candidato:

100 %

40 30000

600

500

TC ww

100 %

20000

400

C

n (lm/W)

Vita utile

10000

300

800 nm

700

TC dw

LED QT HIT TC

R

40 20

300

0

C

20

_ percezione dello spazio sensibilmente migliorata

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

TC / T 9–58 600–5200 90 ww, nw, dw 2700–6500 1b 80–89 8000–20000 + +

¬ (nm) 2500

L’esperienza di Cree

Illuminazione caratterizzata da un alto rapporto scotopica/fotopica (S/P) e quindi da una elevata temperatura colore, permettono:

R

40

HST

300 500

HIT 20–400 1700–35000 88 ww, nw 3000–4200 1b 80–89 9000–12000 + -

LED COB

0,2 UV radiation

QT 20–100 320–2200 22 ww 3000 1a 100 3000–5000 + + +

Blue_ SHIFT

1,0 Se (%)

550

LED dw LED varychrome 1.7–42 2.6–28 35–3240 30–870 77 31 dw diverse 5500 1700–10000 2 1b 70 85 50000 50000 + + + + + +

LED

650 600

LED ww Potenza della lampada P (W) 1.7–42 Flusso luminoso (lm) 25–2610 Efficienza luminosa max. (lm/W) 62 Tonalità cromatica ww Temperatura colore T (K) 3200 Grado di classificazione della resa cromatica 1b 85 Indice di resa cromaticaaR Durata utile t (h) 50000 Comportamento alla dimmerazione + Brillantezza + Comportamento all'avviamento +

Lampade a ellettroillunescenza

700

300

10 - 6

Comparazione

Lampade

Studi recenti, iniziati circa 15 anni fa dal Dipartimento di energia degli Stati Uniti d’America, dimostrano inequivocabilmente e in modo oggettivo che i bastoncelli non si attivano solo in presenza di una scarsa illuminazione (10E-2 - 10E-6 cd/m2), ma anche in condizioni tipiche di illuminazione artificiale degli interni. Infatti si è scoperto che i bastoncelli sono molto più sensibili dei coni alla luce blu-bianca che è caratteristica di sorgenti luminose che hanno una elevata temperatura di colore (luce fredda). Questo spiega perchè ambienti illuminatio da una luce bianca calda (warm white) 3000K o persino di 4100K appaiono meno luminosi rispetto ad una luce di temperatura colore superiore > 5000K a fronte di un’intensità luminosa minore.

PROGETTO

0

800 nm

300

400

500

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

600

A25

Percezione. Parametri. Supporti ANALISI

COMPRENSIONE

_ COLONNA

Parametri

Percezione

PROGETTO

SCELTA Supporti

_ MURO DELLA FACCIATA INTERNA

Qualità della luce Luce per vedere, luce per guardare, luce per osservare: sono questi i concetti fondamentali della progettazione illuminotecnica qualitativa. Negli anni '50 del secolo scorso il progettista illuminotecnico Richard Kelly ha preso spunto dalla psicologia della percezione e dall'illuminazione dei palcoscenici per creare una concezione unitaria dell'illuminazione ed ha suddiviso la luce in base alle tre funzioni fondamentali che essa può svolgere:

STORICIZZATE

VOLTATO

ORIZZONTAMENTO

SORGENTI PREESISTENTI INCONGRUE

PIANO

_ ambient luminescence (luce per vedere) _ focal glow (luce per guardare) _ play of brilliants (luce per osservare) ARCHITETTONICI

La luce per vedere crea l'illuminazione generale dell'ambiente. Nella progettazione illuminotecnica qualitativa la luce per vedere non è un obbiettivo, ma solamente la base di partenza per il proseguimento della progettazione. La luce per vedere soddisfa la necessità fondamentale di orientamento nell'ambiente.

H. VOLUME

ATTRATTORI FUNZIONALI

ILLUMINAZIONE

La luce per guardare si sovrappone all'illuminazione generale: la luce orientata accentua i punti focali e crea delle gerarchie di percezione. Vengono sottolineate le zone più significative, mentre quelle meno importanti passano in secondo piano. E’ un'illuminazione d'accento.

_ CATENE

LUCE VETRINE

Luce per osservare: effetti luminosi decorativi con colori, sagome e variazioni dinamiche creano l'atmosfera e la magia desiderate. A tal fine si possono utilizzare strumenti di illumi nazione per effetti luminosi (ad es. proiettori), apparecchi di illuminazione decorativi (grandi lampadari) o semplicemente una candela.

_0

CATENE CAPITELLO

SUPPORTI

COLONNA

LUCE

Il concetto di illuminazione è costituito nel complesso dalla combinazione dei tre tipi di luce, luce per vedere, luce per guardare e luce per osservare.

_1

PULVINO

STRADA

PARETE

LARGHEZZA

I portici rappresentano un filtro spaziale tra l’ambiente esterno pubblico e l’interno delle unità private.

_2

Luce indiretta

Luce diretta

La luce diffusa è prodotta da una sorgente che dirige il flusso luminoso su una area estesa capace di rifòetterla all’ambiente.

la luce diretta è emessa da una sorgente puntiforme e tende a focalizzare l’attenzione su un elemnto.

+ atmosfera uniforme di luce morbida - riduce le ombre nette e l’abbagliamento

+ promuove la spazialità 3D + aumenta i dettagli architettonici - eccesivo shaping fa perdere info

_3 Proiezione del cono luminoso

Costanza

Concept

Quantità della luce Il ivello di illuminazione dipende dallo scopo e dall’uso a cui è destinato l’ambiente che si intende illuminare.

Esistono delle classi di intensità adatte a determinate funzioni. classi di lumen

tipologia di illuminazione

Esempi applicativi

< 500 lm

Illuminazione d’accento di piccoli oggetti da distanze molto ravvici nate, luce radente, illuminazione d’orientamento

Edifici abitativi, giardini, illumi nazione di passaggi e di vetrine, sistemi di demarcazione

< 2000 lm

Illuminazione d’accento di oggetti di medie dimensione da distanze medie, illuminazione diffusa del le pareti alte fino a 3 metri, luce radente, proiezione

Gallerie, edifici abitativi, giardini, illuminazione di passaggi

Percezione costante di una forma nonostante la modifica dell’immagine sulla retina per il cambiamento di prospettiva.

La posizione del cono luminoso il discriminante perchè esso venga percepito come sfondo o come elemento fastidioso che crea confusione.

Il cono di luce che non corrisponde alle geometrie della superficie dell’immagine viene percepito come disturbo, una figura a sè stante.

Struttura dell’elemento architettonico

E’ inoltre importante il contrasto che vi è è tra lo spazio illuminato e l’ambiente immediatamente circostante: i portici, in questo caso, sono caratterizzati da una situazione di contrasto importante in quanto l’ambiente urbano su cui si affacciano è solitamente poco illuminato, con un gradeinte di intensità che diminuisce al diminuire dell’importanza veicolare della strada su cui si affaccia.

BASSO CONTRASTO ALTO CONTRASTO

richiede

LIVELLO INTENSITA’ ALTO LIVELLO INTENSITA’ BASSO

dw

Su di un elemento architettonico non strutturato le figure luminose diventano una figura dominante.

Al contrario su di un elemento caratterizzato da un pattern le figure luminose vengono interpretate come sfondo, e non vengono percepite distintamente.

I coni luminosi che non seguono e non marcano la struttura architettonica non vengono percepiti solo come disturbi, ma anche come principio di negazione dell’elemento stesso.

dw

ww

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

Candidato:

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

dw

ww

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

P26

Linee guida del progetto

tra

sv

PORTICO VOLTATO

er

le

v

sa

s tra

le

lon

git

le a n i

ud

d

u git

a ers

ina

le

lon

SUPPORTI:

UNITA'

INDIRETTA = DW 5500K

VARIETA'

ALTEZZA LIMITATA

_ CATENE _COLONNE _PARETE

LUCE

ILLUMINARE ORIZZONTAMENTO

DIRETTA = WW 3200K

LINEE GUIDA

LUCE INDIRETTA

VOLUME

REGOLAZIONE QUANTITA'

ALTEZZA ELEVATA

ILLUMINARE ATTRATTORI

CONTRASTO

tra

sv

er

ORIENTAMENTO

le

sv

lon

git

lon

SUPPORTI:

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

a ers

tra

le

ale

Candidato:

LUCE INDIRETTA + DIRETTA

ORNAMENTO

PORTICO SOLAIO PIANO

sa

u git

ARCHITETTONICI

FUNZIONALI

din

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

PERCEZIONE DELLE ALTEZZE

ud

ina

le

_ TRAVE _ COLONNE _ PARETE _ CATENE

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

P27

Stato di fatto. Il degrado luminoso.

l

u

c

e

n

a

s

c o

UniversitĂ degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum FacoltĂ di Ingegneria

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

Candidato:

p

n

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

d

e

e

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

r

r

e

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

A28

l u c e

Progetto. Giustificazione e obiettivi.

p e r

r i v e l a r e

L.R. 29/9/2003, successiva DIRETTIVA REGIONALE e CIRCOLARE ESPLICATIVA

VARIETA’ DI STILE CHE CREA L’UNITA’ “Perchè, il tessuto urbano, non implica nessun concetto di artificiosa unità stilistica, ma, nello sviluppo meraviglioso dell’architettura italiana dal rinascimento alla fine del Settecento, armonizza, nella fondamentale e unitaria concezione prospettica, Gotico e Rinascimento, Barocco e Rococò, e perfino il primo Neoclassico.”

Cesare Brandi, Terre d’Italia

IL TEMPO DELL’OPERA D’ARTE “La confusione più facile è quella che mira a identificare il tempo dell’opera d’arte col presente storico” “Se l’opera d’arte vorrà essere sentita in una attualità di partecipazione, altra da quella che unicamente le compete, d’essere cioè un eterno presente, vorrà dire che si piegherà l’opera d’arte a fungere da stimolo, si darà luogo a quella che taluni chiamano interpretazione suggestiva. (...) Si chiederà all’opera di scendere dal piedistallo, di subire la gravitazione del tempo in cui viviamo, nel frangente esistenziale stesso da cui la contemplazione dell’opera dovrebbe estrarci” Cesare Brandi, Teoria del Restauro

L’utilizzo delle nuove tecnologie per una più efficiente illuminazione è pertanto più che giustificata se queste hanno lo scopo di rivelare il monumento e non di nasconderlo. Questo perchè il monumento vive nel tempo presente pur rimanendo nella sua dimensione storica. E’ nel riconoscimento del suo essere opera d‘arte che lo riportiamo a vivere nel nostro presente come testimonianza di un passato in cui ci riconosciamo. E’ nel riportarlo tra noi, che ci si adopererà al fine di renderlo conforme al nostro modo di vedere, anche se diverso da quello in cui è stato creato. Non dobbiamo essere noi a fare un salto nel passato per vivere il monumento, ma siamo noi a dover chiedere al monumento di vivere il nostro tempo. E con questo lo si amerà di più.

AUMENTO DELLA SICUREZZA PERCEPITA L’illuminazione con sorgenti a LED, migliorate per la visione scotopica, ovvero con temperature di colore elevate (colori freddi, blue_shift), oltre a migliorare la qualità percettiva del monumento e dell’ambiente nel suo insieme, aumenta la sicurezza percepita dalla maggior parte degli utenti, fattore non certo secondario, in una città in cui al degrado della materia si associa spesso un degrado civile e culturale.

RISPETTO DELL’OPERA D’ARTE Se le nuove sorgenti luminose cercano legittimamente di riportare il monumento al nostro tempo, la progettazione e l’installazione del sistema di illuminazione devono procedere per sottrazione: aggiungere qualsiasi elemento superfluo o invasivo in vero porterebbe ad una diminuzione del valore dell’opera d’arte che, per questo, dovrà essere rispettata massimamente perseguendo come obiettivi: _MINIMO INTERVENTO

_ REVERSIBILITA’

_ ADATTABILITA’

ILLUMINAZIONE COME FACILITAZIONE ALLA LETTURA DEL MONUMENTO Illuminazione come esplicitazione dell’istanza estetica, l’unità nella varietà: la luce indiretta bianca, (5800K), a visione scotopica migliorata, funge da cerniera, da elemento di continuità, da tessuto connettivo dei portici nel loro insieme; la luce diretta, più calda (3500K), seguendo gli attrattori, architettonici e funzionali, evidenzia la varietà tipologica e formale dei portici: da un lato promuove l’orientamento urbano e dall’altro esalta la varietà tipologica e gli elementi ornamentali.

In tal modo l’illuminazione oltre che rispondere ad un’esigenza funzionale e prestazionale, cerca di porsi come guida urbana e come strumento di facilitazione alla lettura del monumento al fine di sensibilizzare l’utenza al riconoscimento di quel grande monumento diffuso che sono i portici di Bologna.

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

Candidato:

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

P29

Generative Algorithms

1_ INPUT: INSERT COORDINATES _ FLOOR

3_ INPUT: CHOOSE GEOMETRY _ CEILING (Xa, Ya)

_ COLUMNS

(Xb, Yb)

2_ INPUT: SET HEIGHTS _ WALL

RESULT: VARIETY AND VARIATION Lo scopo dell’algoritmo è duplice: da un lato quello di rappresentare la variazione del portico nello spazio urbano, dall’altro quello di massimizzare il risultato illuminotecnico al variare di ogni singolo caso specifico. _ COLUMNS

Università degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum Facoltà di Ingegneria

CdL in Ingegneria Edile Architettura Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale Tesi di Laurea in Restauro Architettonico

Candidato:

Francesco Naldi

Relatore: Correlatori:

Prof. Ing. Claudio Galli Ing. Matteo Grilli Prof. Ing. Alessio Erioli

Il Restauro dei Portici di Bologna.

Materia, Luce, Percezione

P30