Conferenze sul clima: successi conseguiti e sfide future Il cambiamento climatico, i rischi che comporta e i gravi mutamenti del nostro pianeta sono discussi e trattati già da decenni dai mass-media e sono diventati un tema affrontato, in un modo o nell'altro da ognuno di noi. Cosa è accaduto dal Summit della Terra tenutosi a Rio nel 1992 e quali sono le aspettative riposte nella Conferenza sul Clima che avrà luogo a Parigi alla fine di novembre? La teoria dell'effetto serra1 è stata presentata per la prima volta dallo scienziato svedese Svante Arrhenius. È ormai generale il consenso scientifico sull'evidenza che l'aumento dei gas serra nell'atmosfera e i conseguenti cambiamenti climatici sono dovuti prevalentemente alle attività dell'uomo. In particolare la produzione e il consumo di energia fossile (carbone, petrolio, gas) ma anche la "deforestazione" in tutto il mondo contribuiscono al riscaldamento della terra provocato dall'effetto serra. L'energia fossile rappresenta più del 75% del consumo mondiale di energia e il costante aumento del suo consumo nei decenni scorsi ha provocato un aumento continuo delle emissioni di CO2. L'aumento repentino della concentrazione di CO2 viene osservato solo dall'inizio dell'industrializzazione, è pertanto da ricondurre all'uso di combustibili fossili a cui si è fatto ricorso in modo significativo solo a partire da questo periodo.
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Per effetto serra si intende il riscaldamento del terreno e dello strato inferiore dell'atmosfera terrestre provocato dai gas radianti nell'atmosfera, i cosiddetti gas serra, come il vapore acqueo, l'anidride carbonica (CO2), l'ozono (O3), il protossido di azoto (N2O), il metano (CH4).
Il problema dell'effetto serra e della lotta contro questo fenomeno fu posto in cima all'agenda politica con una dimensione internazionale solo alla fine degli anni '80. Con la costituzione dell'IPCC2, attraverso il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente e con l'Organizzazione Meteorologica Mondiale, nel 1988 si è arrivati ad un importante punto di svolta quando, oltre alle ONG3, anche i governi a livello internazionale hanno posto in cima all'agenda il tema del riscaldamento climatico. L'ambito di attività primario dell'IPCC è la creazione di rapporti fondati su basi scientifiche sul riscaldamento climatico e le sue ripercussioni economiche e sociali. Un ulteriore importante passo avanti è stata l'UNFCCC4 prodotta dal Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992, che oltre ad importanti accordi su una crescita globale sostenibile, comprende anche la cosiddetta convenzione sul clima che contempla importanti elementi di una politica ambientale internazionale.
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2 IPCC = Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico) È stato costituito nel 1988 dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale, per raccogliere e valutare i dati sui cambiamenti climatici. 3 Le GNO sono organizzazioni non governative 4 L'UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) è la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il cui obiettivo è impedire un pericoloso cambiamento del sistema climatico provocato dall'uomo, rallentare il riscaldamento globale ed attenuarne le conseguenze. È attualmente l'unica piattaforma internazionale di ampia legittimazione poiché vi sono rappresentati tutti i paesi del mondo.
Il protocollo di Kyoto rappresenta una pietra miliare nella politica internazionale sul clima5. In questo accordo del 1997, sottoscritto nella città giapponese di Kyoto, i paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre entro il 2012 le emissioni di gas serra complessivamente del 5,2 percento rispetto ai livelli del 1990. L'accordo è stato sottoscritto anche dai paesi in via di sviluppo, che però sono esonerati da questo obbligo. Il protocollo di Kyoto è un protocollo supplementare per l'implementazione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), con l'obiettivo di concretizzare quanto stabilito dall'UNFCCC e renderlo vincolante. Per essere riconosciuto dal diritto internazionale, il Protocollo di Kyoto doveva essere ratificato da almeno 55 stati della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, responsabili, assieme, di almeno il 55 percento delle emissioni di CO2 dei paesi industrializzati del 1990. Con l'adesione della Russia al Protocollo nell'autunno del 2004 si è raggiunto questo scopo. Gli stati che ora vi hanno aderito sono responsabili complessivamente del 61,6 percento delle emissioni di CO2.
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Gli stati che hanno aderito al Protocollo hanno concordato meccanismi flessibili per la sua implementazione. Si tratta del mercato delle emissioni fra gli stati industrializzati, progetti per la
I gas serra regolamentati nel Protocollo di Kyoto sono: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (gas esilarante, N2O), idrofluorocarburi parzialmente alogenati (H-FKW/HFCs), perfluoroidrocarburi (FKW/PFCs) ed esafluoruro di zolfo (SF6); 5
protezione del clima fra i paesi industrializzati e fra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo6. L'accordo, entrato in vigore solo il 16 febbraio 2005, ha stabilito per la prima volta obiettivi riconosciuti dal diritto internazionale per le emissioni di gas serra nei paesi industrializzati che sono la principale causa del riscaldamento globale. I singoli paesi hanno diverse normative che dipendono dal livello di sviluppo economico di ogni paese. Fra l'altro sono stati concordati i livelli ammissibili delle emissioni dei gas aventi un impatto sul clima per i singoli paesi o gruppi di paesi e le misure che tali paesi si impegnano ad adottare per la loro riduzione entro un calendario specifico. Finora il Protocollo di Kyoto è stato ratificato da 191 stati e dall'Unione Europea. Gli Stati Uniti, dopo la Cina la nazione con il livello più elevato di emissioni di CO2, più del 15% delle emissioni mondiali, non hanno mai ratificato il Protocollo con la motivazione che gli accordi sarebbero antieconomici. Il Canada, il 13 dicembre 2011, ha annunciato l'uscita dall'accordo. Al vertice sul clima a Doha/Qatar tenutosi nel mese di dicembre 2012, è stata approvata una proroga fino al 2020 del Protocollo di Kyoto che sarebbe dovuto scadere alla fine del 2012.
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Nei due decenni trascorsi dal Summit della Terra del 1992 a Rio de Janeiro, vi sono state 20 conferenze sul clima nelle quali non sono stati compiuti i progressi auspicati. Uno dei pochi risultati positivi ottenuti alla Conferenza sul Clima di Kopenhagen del 2009, per il resto deludente, è stata la
I paesi che non riescono a rispettare l'obiettivo prefissato di riduzione delle emissioni, hanno la possibilità di acquistare certificati di emissioni dai paesi che superano gli obiettivi che si sono impegnati a raggiungere. Inoltre, possono anche essere acquistati certificati da progetti in paesi in via di sviluppo che non hanno stabilito obiettivi di riduzione delle emissioni. 6
costituzione del "Green Climate Fond" (GCF) nell'ambito dell'UNFCCC con l'obiettivo di finanziare progetti nei paesi in via di sviluppo. Questo fondo, che andrà ad integrare strumenti bilaterali e multilaterali esistenti, deve essere un nuovo importante apporto ai finanziamenti internazionali per il clima e un contributo essenziale alla mobilizzazione dei 100 miliardi di dollari statunitensi all'anno a partire dal 2020 promessi alla Conferenza sul Clima di Kopenhagen del 2009. Il dato di fatto è che dal Summit di Rio le emissioni di anidride carbonica sono aumentate del 60 percento, il clima si è riscaldato in media di 0,5 gradi, la popolazione mondiale è aumentata di 1,7 miliardi, il livello dei mari è salito di 7,5 centimetri e la calotta glaciale in Groenlandia e nell'Antartico si è ridotta di 4,9 miliardi di tonnellate di ghiaccio. I gas serra aumentano costantemente a causa del consumo sempre maggiore di combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) e di altre attività umane. La terra si riscalda, i ghiacci si sciolgono e ciò comporta cambiamenti climatici con, da un lato, maggiori periodi di siccità e, dall'altro, inondazioni.
Conseguenze del cambiamento climatico: siccità in Africa e scioglimento della calotta glaciale in Groenlandia Le aspettative riposte nella conferenza sul clima di Parigi (COP21) sono elevate. L'obiettivo di questa conferenza è la sottoscrizione di un nuovo accordo internazionale per la protezione del clima che faccia seguito al protocollo di Kyoto e, per la prima volta dopo più di 20 anni di trattative delle Nazioni Unite, la delibera di un accordo sul clima giuridicamente vincolante per tutti i paesi per contenere il riscaldamento globale entro i 2 °C (dall'inizio dell'industrializzazione) evitando così conseguenze catastrofiche7 per il nostro pianeta. Almeno tutti i paesi industrializzati e quelli emergenti si devono impegnare a ridurre le emissioni di gas serra. Questo accordo dovrà entrare in vigore nel 2020.
Il cambiamento climatico provoca eventi meteorologici estremi, come uragani, inondazioni, siccità ed ondate di calore. A causa del riscaldamento del clima, si sciolgono i ghiacciai del Polo Nord e del Polo Sud, si alza il livello dei mari e molte isole e regioni saranno inondate e diventeranno inabitabili. 7
Gran parte delle Kiribati in futuro diventeranno inabitabili a causa dell'aumento del livello dei mari
La protezione del clima e l'adattamento ai cambiamenti climatici richiederanno enormi investimenti negli anni a venire. La Banca Mondiale, qualche tempo fa, ha preventivato che saranno necessari da 75 a 100 miliardi di dollari nei prossimi 40 anni per l'adattamento ai cambiamenti climatici. La questione dei costi sarà il tema più importante nei negoziati sul clima. I paesi industrializzati, già in passato, si sono impegnati a sostenere finanziariamente i paesi in via di sviluppo per la protezione del clima e l'adattamento ai cambiamenti climatici. La maggior parte dei paesi industrializzati ha però separato i primi pagamenti dagli aiuti per lo sviluppo, in contrasto con gli accordi raggiunti. Le risorse finanziarie necessarie a breve e medio termine per la protezione del clima e per l'adozione delle misure per l'adattamento ai cambiamenti climatici nelle conferenze sul clima tenutesi in passato hanno fatto emergere differenze fra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. La domanda essenziale era ed è tuttora: gli stati industrializzati con le loro economie opulenti sono gli unici responsabili del cambiamento climatico o i paesi emergenti,8 con un grande desiderio di crescita e con spese energetiche in forte aumento, sono anch'essi responsabili del cambiamento del clima? Questa domanda è strettamente connessa alla questione del finanziamento degli interventi necessari per la riduzione delle emissioni di gas serra. La soluzione della questione del finanziamento deciderà se a Parigi si arriverà a una svolta. Il dato di fatto è che è ora di agire e di arrivare ad accordi incisivi, perché mentre fervono i preparativi del vertice sul clima di Parigi, i primi abitanti di alcune isole9 devono già lasciare la loro patria. Un paese emergente solitamente viene ancora annoverato fra i paesi in via di sviluppo, ma non presenta più le caratteristiche tipiche di questi paesi, per esempio ha un reddito pro-capite già relativamente elevato (per es. Cina, India, Brasile, Messico, ecc.) 9 Alcune isole del Pacifico, nelle zone costiere non sono più abitabili e, fra non molto tempo, lo diventeranno interamente se il livello dei mari continuerà ad innalzarsi a causa del riscaldamento del clima (per es. Vanuatu, Kiribati, Isole Marshall). 8