Articolo 11: La Russia: il gigante dell’energia

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La Russia: il gigante dell’energia

La Russia domina i mercati energetici globali e, per l’Europa, è uno dei più importanti fornitori di gas e petrolio. Lo scoppio della crisi con l’Ucraina ha evidenziato il significativo ruolo della Russia quale fornitore di energia al vecchio continente. Quanto sono importanti gas e petrolio russi per l’Europa e quale posto occupa la Russia nell’offerta energetica mondiale? Vi sono delle alternative alla dipendenza dell’Europa dal gas russo? La Russia, il Paese più esteso al mondo per quel che concerne la superficie, dispone di immensi giacimenti di petrolio, gas e carbone che si trovano nelle regioni degli Urali/Volga, del nord-ovest del Paese, nel nord del Caucaso, nella Siberia occidentale ed orientale nonché nell’estremo oriente. Con tutta probabilità vasti giacimenti di petrolio e gas si trovano anche nelle regioni artiche sebbene l’esplorazione del sottosuolo in quelle zone sia solo agli arbori. Attualmente l’estrazione di petrolio e di gas si concentra soprattutto nella Siberia occidentale e nelle regioni degli Urali/Volga. La rapidissima espansione dei mercati asiatici e la conseguente richiesta di energia nonché l’applicazione di nuove tecnologie porteranno, a media e lunga scadenza, ad un significativo potenziamento dell’estrazione di petrolio e gas in Siberia orientale, nell’estremo oriente russo nonché nelle regioni artiche. La Russia dispone anche di vasti giacimenti di gas e petrolio di scisto la cui estrazione non è ancora iniziata.


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Nella classifica dei Paesi in cui vi sono i maggiori giacimenti di gas e carbone al mondo la Russia figura al 2° posto, mentre si piazza all’8° per quel che concerne i giacimenti di petrolio. Se riuscirà a sfruttare le risorse di petrolio e gas naturale presenti nelle regioni artiche, le riserve del Paese potrebbero aumentare in maniera considerevole. Se si prendono in considerazione petrolio e gas insieme, allora la Russia diventa il maggiore esportatore al mondo di energie fossili con un volume annuale di 7,5 milioni di barili di petrolio al giorno e 230 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

tabella 1


L’economia russa dipende fortemente dalle esportazioni di gas e petrolio: le entrate che derivano da questi due combustibili fossili rappresentano il 50% del bilancio e quasi il 70% delle entrate da esportazioni. Grazie alla forte dipendenza dalle esportazioni di energia, le oscillazioni dei prezzi dell’energia influenzano pesantemente l’economia della Russia.

grafico 2

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica l’industria del petrolio e del gas venne privatizzata, mentre nei decenni successivi una parte considerevole fu nuovamente statalizzata. Oltre alla Rosneft, la maggiore società petrolifera russa, ve ne sono alcune private tipo Lukoil e Novatek. La multinazionale GAZPROM domina l’industria del gas, produce circa il 75% del gas russo e ha il monopolio delle esportazioni. Il governo progetta di liberalizzare gradualmente il mercato del gas soprattutto per quel che concerne le esportazioni di GNL 1. Le aziende straniere incontrano spesso moltissime difficoltà a collaborare con le aziende russe. Un importante accordo di collaborazione è stato siglato tra la Rosneft e la ExxonMobil per l’estrazione di petrolio e gas nell’area artica del mare di Barents: la Rosneft, non disponendo delle necessarie tecnologie per estrarre petrolio e gas nelle regioni artiche, si è vista costretta a ricorrere al know-how di aziende estere.

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GNL sta per gas naturale liquido (in inglese LNG liquified natural gas). Il gas naturale standard viene raffreddato ad una temperatura da 164 a 161° (da 109 a 112 K) in modo tale da ridurne il volume specifico di circa 600 volte. Il GNL presenta enormi vantaggi soprattutto nel trasporto e nello stoccaggio.


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Russia: consumo per tipo di combustibile 2013 (quota percentuale)

carbone 13% energia nucleare 6%

gas 53%

petrolio 22%

energia idroelettrica 6% energia rinnovabile 0.1%

Fonte: BP mStatistical Review of the World Energy June 2014

Oltre la metà del consumo energetico russo è coperto da gas, il 22% da petrolio, il 13% da carbone, il 6% da energia idroelettrica e nucleare. A differenza di altre regioni e Paesi del mondo, la percentuale delle energie rinnovabili è insignificante (0,1%). Grazie ai prezzi contenuti dell’energia praticati ad imprese e consumatori privati, in passato non si è ritenuto di dover aumentare l’efficienza energetica e tanto meno di incentivare le energie rinnovabili quale alternativa alle fossili. Attualmente, con i prezzi dell’energia che continuano ad aumentare, i consumatori iniziano a comprendere l’importanza di incrementare l’efficienza energetica e di investire nelle rinnovabili. Con il risparmio derivante vi sarebbero maggiori quantità di petrolio e gas da destinare all’esportazione. Il Ministero russo dell’energia ritiene che fino al 2020 vi sarebbe un enorme potenziale di risparmio pari a circa il 40-50% del fabbisogno energetico primario del 2010. Nel 2013 la Russia produceva il 13% del petrolio mondiale e figurava il secondo maggiore produttore petrolifero dopo l’Arabia Saudita. La Russia è, dopo gli Stati Uniti, il maggiore produttore mondiale di gas con una quota pari al 18% della produzione mondiale. Sebbene disponga pure di enormi giacimenti di carbone il Paese produce solo minime quantità di questo combustibile fossile ovvero il 4,3% della produzione mondiale. Il volume dell’export di petrolio e soprattutto di gas fa della Russia uno dei maggiori protagonisti dei mercati energetici del Pianeta.


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Nel 2013 la Russia è stata il maggior esportatore di gas al mondo grazie a 225,5 miliardi di metri cubi ovvero ad una quota pari al 22% nelle esportazioni mondiali di gas. A seguire il Qatar con il 12%. Nel 2013 circa il 60% del gas è stato esportato in Europa orientale ed occidentale attraverso gasdotti, il 22% in Ucraina, in Bielorussia e in altri Paesi aderenti alla C.S.I. 2, il 12% in Turchia. Solo il 6% è stato trasportato come GNL in Giappone, Corea del Sud e Taiwan poiché la Russia dispone di un solo impianto per la liquefazione del gas sull’isola Sachalin nell’estremo oriente del Paese. Per intensificare il commercio di GNL sono in progetto altri impianti che sorgeranno, tra l’altro, sulla penisola Jamal in Siberia occidentale e a Vladivostok. Gasdotti esistenti o in fase di progettazione dalla Russia all’Europa

Data la posizione geografica è evidente che l’Europa Orientale, l’Europa Occidentale e i Paesi aderenti alla C.S.I. sono i naturali destinatari del gas russo che viene facilmente trasportato nei vari Paesi grazie ad una rete di metanodotti divenuta sempre più capillare nel corso degli anni. Gran parte delle forniture russe attraversano l’Ucraina che è così diventata importante terra di transito del gas russo verso l’Europa. Per quei Paesi che soddisfano gran parte del proprio

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C.S.I. sta per Comunità degli Stati Indipendenti sorti all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica: Armenia, Azerbaigian,

Bielorussia, Georgia (1993), Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan.


fabbisogno acquistando gas dalla Russia questa forte dipendenza può rappresentare un rischio da non sottovalutare memori di quanto già avvenuto negli anni 2005/2006 e 2007/2008 quando tra Russia ed Ucraina scoppiò una vera e propria guerra dei prezzi. La crisi attuale dell’Ucraina è causa di una nuova escalation. La Russia è estremamente interessata a costruire il metanodotto “South Stream”, attualmente in fase di progettazione, che dal mar Nero dovrebbe giungere in Europea passando per i Balcani evitando di entrare in Ucraina. Per il momento l’Unione Europa ha congelato il progetto “South Stream”. La costruzione di questo gasdotto si trova, comunque, in fase molto avanzata e sarebbe un bene sia per l’UE sia per la Russia se fosse portato a termine.

tabella 2

La tabella 2 evidenzia un quadro assai articolato della dipendenza dei Paesi europei dalle importazioni di gas dalla Russia. Paesi come la Finlandia, la Slovacchia e l’Ungheria vi dipendono al 100%, mentre Irlanda, Spagna e Gran Bretagna non effettuano alcuna importazione; tre quarti e più delle importazioni di Polonia, Grecia e Austria avvengono dalla Russia. Nel 2013 l’Europa ha importato, dalla Russia, mediamente il 36% del proprio fabbisogno di gas.


Quali alternative ha l’Europa se nel prossimo inverno la crisi ucraina dovesse portare a difficoltà di approvvigionamento? Attualmente su tutti i mercati del mondo vi è ampia offerta di gas. L’Europa potrebbe acquistare GNL (gas naturale liquido) da vari Paesi anche se ad un prezzo decisamente più elevato 3. I rapporti dei Paesi europei riferiscono che i depositi sono pieni e in grado di fronteggiare situazioni eccezionali. Poiché l’economia russa dipende fortemente dalle esportazioni di energia, è piuttosto improbabile che la Russia blocchi le forniture di gas all’Europa. A lunga scadenza è lecito ritenere che la crisi ucraina indurrà il vecchio continente a diversificare in maniera consistente le fonti di approvvigionamento di gas.

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L’Europa è un mercato importante anche per il petrolio russo. La Germania è il maggior importatore, seguita dai Paesi Bassi e dalla Cina. Diversamente dal gas, nelle importazioni di petrolio vi è una maggiore diversificazione dei Paesi importatori e di conseguenza nessuna forte dipendenza. Inoltre, nel caso del petrolio è molto più facile rivolgersi ad altri Paesi esportatori

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Il prezzo del GNL include i costi di fluidificazione, di trasporto nei serbatoi e i costi alle stazioni di arrivo dove deve essere nuovamente trasformato in stato gassoso prima di essere inviato ai metanodotti.


poiché il commercio è molto più flessibile considerato che avviene senza l’ausilio di gasdotti o speciali container per GNL. Nonostante le sanzioni, nell’agosto 2014 la società petrolifera statale russa Rosneft e la multinazionale americana ExxonMobil hanno dato il via, insieme, a perforazioni di prova nel Mare di Kara, una porzione meridionale del Mar Glaciale Artico. Non sappiamo se le nuove, aspre sanzioni riusciranno a bloccare questo progetto. Piattaforma

galleggiante

per

trivellazioni

marine della West Alpha nel Mare di Kara

Vi è un sufficiente numero di Paesi che dispongono di un adeguato potenziale di esportazioni a condizione che si realizzino le necessarie infrastrutture: i metanodotti e gli impianti di fluidificazione del gas nei Paesi esportatori, stazioni di rifornimento di metano allo stato liquido (GNL) nei Paesi importatori. Il Qatar, l’Iran e l’Azerbaigian dispongono di enormi riserve di gas e sarebbero in grado di contribuire adeguatamente a soddisfare la richiesta europea di gas. Anche la Nigeria dispone di vaste risorse e da quando gli Stati Uniti non importano più metano, il Paese è alla ricerca di nuovi acquirenti. La costruzione di metanodotti richiederebbe parecchi anni mentre la fornitura di metano allo stato liquido (GLN) potrebbe aver luogo via nave in tempi brevi a patto che, come già detto, il Paese importatore si sia dotato degli impianti di fluidificazione e delle stazioni di rifornimento. Nonostante le instabilità geopolitiche conseguenti alla crisi ucraina, la Russia continuerà ad essere, per l’Europa, un significativo fornitore di petrolio e gas. Sia il vecchio continente sia la Russia traggono enormi vantaggi dalla posizione geografica, dai buoni rapporti instaurati nei decenni passati e dagli stretti rapporti commerciali intrecciati nel corso del tempo: non sarà così facile comprometterli con continue discussioni geopolitiche. La logica conseguenza della crisi con l’Ucraina indurrà la Russia a cercare di penetrare sempre nuovi mercati come già avvenuto in Cina con la quale il Paese ha recentemente siglato un importante accordo di fornitura di gas. Dal canto suo l’Europa dovrà impegnarsi a ridurre la propria dipendenza dall’importazione di gas naturale russo. Monika Psenner - Esperta in energie

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