Il Giornale dell'Handball - Gennaio 2019

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Tutta la Pallamano che vuoi. Il Giornale dell’Handball - Gennaio 2018

Proprietà Federazione Italiana Giuoco Handball Stadio Olimpico 00135 Roma Tel: 06-87975901 Fax: 06-87975913 Pubblicazione Telematica Mensile Iscrizione Tribunale Civile di Roma 30/2012 del 13.02.2012 Direttore Responsabile Marcello Festa Redazione Matteo Aldamonte Sabrina Alessio Collaboratori Alessandro Luciani

SOMMARIO

04 Il vertice & la base

10 2 partite, 120 minuti, un avversario

06 Final8 Coppa Italia femminile

12 “Autorevolezza non autoritarismo”. Il nuovo mantra arbitrale

08 Voci di Coppa

14 Un fenomeno planetario 3

Consiglio Federale Pasquale Loria Stefano Podini Gianni Cenzi Flavio Bientinesi Gian Luca Brasini Andrea Guidotti Anna Maria Lattuca Fabrizio Quaranta Stanislao Rubinetti Massimo Petazzi Marcello Visconti Segretario Generale Adriano Ruocco Vice Segretario Generale Daniele Sonego Collegio Revisori dei Conti Michele Turato Olimpia Formisano Renato Vicinanza Fotografie Isabella Gandolfi , Riccardo Badolato, Antonio Villari, Vanni Caputo, Leandro Zampieri


È innegabile che i campionati di oggi (soprattutto il maschile) siano più interessanti e performanti rispetto al passato, così come sono innegabili sia la maggiore visibilità che le difficoltà che incontra la Maglia Azzurra ad eccezione dei fantastici Millenials, così come è evidente la crescita dell’attività giovanile. Dunque tutto bene? I mediocri potrebbero anche accontentarsi

Il Vertice & la Base e territori/basi ai minimi termini. Al netto di qualsiasi discorso propagandistico (la campagna elettorale è ormai alle spalle), la fotografia scattata alla pallamano italiana Coniugare il vertice e la base ovvero spingere le eccellenze senza trascurare i territo- due stagioni fa raccontava di campionati ri, soprattutto quelli che le Eccellenze non le che non piacevano più a nessuno, di visipossiedono. Non è impresa facile coniugare bilità ridotta al minimo indispensabile, di i due Asset della Federazione Italiana Giuo- Nazionali che vincevano con il contagocce, di attività giovanile in larga decrescita e, in co Handball, a maggior ragione se chi oggi generale, di una sensazione di stanchezza è alla guida ha ricevuto in dote un Moviche pervadeva un po’ tutti… mento con poche, pochissime eccellenze, di Marcello Festa

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Ma siccome non è bello, né corretto, né soprattutto stimolante, guardare al passato rifugiandosi nel classico luogo comune “….è colpa di chi ha governato per venti anni se oggi la pallamano è questa”, è giusto, oltre che responsabile, guardare avanti, lavorare per il presente e per il futuro senza accampare troppi e facili alibi. Ed allora: è innegabile che i campionati di oggi (soprattutto il maschile) siano più interessanti e performanti rispetto al passato, così come sono innegabili sia la maggiore visibilità che le difficoltà che incontra la Maglia Azzurra ad eccezione dei fantastici Millenials (comunque in buona parte ricevuti in dote ndr), così come è evidente la crescita dell’attività giovanile. Dunque tutto bene? I mediocri potrebbero anche accontentarsi, al massimo spargere qualche lauta prebenda ai più recalcitranti e scomodi protagonisti del Movimento e tirare a campare all’insegna del motto “Tutto va bene, Madama la Marchesa…”. E invece no, almeno non è così per chi con orgoglio ha deciso di alzare l’asticella e, possibilmente, scavalcarla….E siamo al quesito di partenza: cosa fare, come impiegare le risorse (sempre le stesse e anche meno…) disponibili? Migliorare e rendere ancora più appetibile il Vertice, aumentare in maniera esponenziale l’Attività degli Azzurri nella speranza che un “Risultatone” prima o poi arrivi, oppure “irrorare” a piene mani i territori, la base, con l’aspettativa di raccogliere tra qualche anno (forse) qualche risultato ? Non è propriamente un “aut aut” ma è come se lo fosse perchè il rischio che si corre (che già il Movimento ha pagato caro sulla propria pelle nel recente passato), è quello di fare di tutto un po’, non privilegiando né il vertice, né la base, accontentando (e scontentando) tutti a seconda dei casi, dei momenti, delle circostanze e delle convenienze. Ed è su questo terreno, pericoloso, minato e assai poco appagante che, esaurita la prima fase del mandato, il Consiglio Federale sarà chiamato a programmare le prossime due stagioni ben sapendo che, comunque, sarà quasi impossibile accontentare tutti. Quasi….


da redazione Il dominatore delle ultime due edizioni, il Conversano, sarà costretto ad incrociare le braccia e osservare da lontano ciò che accadrà ad Oderzo dove si preannuncia battaglia per la conquista della ventottesima edizione della Coppa Italia. Si preannuncia una Final Eight particolarmente equilibrata, probabilmente come mai in passato, pronostici alla mano. Le tre dominatrici della stagione (Brixen, Salerno e Oderzo) partono con i favori del pronostico tutto da confermare già nelle gare dei “quarti” tutt’altro che comode. Ad inaugurare il quadro degli incontri della prima giornata il confronto tra Venplast Dossobuono e Leonessa Brescia, a seguire Jomi Salerno – Casalgrande Padana, quindi le padrone di casa della Mechanic System Oderzo contro la Suncini Agrobiochimica Ferrara e a chiudere il confronto tra Brixen Sud Tirol e Leno. Ce n’è per tutti e per tutti i gusti…. La stagione fin qui ha emesso verdetti assolutamente provvisori e, se possibile, i primi assaggi del 2019, rispetto agli equilibri cristallizzatisi al termine del girone d’andata quando è stato definito il tabellone di gare, ha ancor di più equilibrato i valori, dunque… Manifestazione a sé durante

la quale non basteranno valori tecnici e tattici di primissimo livello per poter arrivare fino alla meta, la Final Eight in programma ad Oderzo fornirà anche l’opportunità ai club di confrontarsi con i vertici Federali in un incontro program6

matico che sarà utile a gettare solide e costruttive basi per il futuro; un movimento come quello femminile, da anni in regressione nonostante la formula del Girone Unico mai messa in discussione, merita una seria e profonda riflessione


anche in prospettiva Azzurra. In campo, poi, sarà battaglia autentica con le opitergine padrone di casa, già finaliste a sorpresa nella passata edizione, decise a conquistare il primo titolo della loro storia. Identiche ambizioni accompa-

gneranno anche le altre annunciate protagoniste: il Brixen inserito nella parte alta del tabellone e con un cammino, sulla scorta di quanto visto fino ad oggi in campionato, forse meno complicato e la Jomi Salerno. 7

Tutto in tre giorni, è il segreto di una formula avvincente, appassionante e apertissima. Chi avrebbe mai scommesso, l’anno scorso sulla presenza della Mechanic System in finale a Conversano? Ancora un pizzico d’attesa e il campo deciderà!


Ai nastri di partenza si presenteranno le migliori otto squadre d’Italia, qualificate al termine della Regular Season della Serie A1 Femminile. È la Final8 di Coppa Italia, che consegnerà all’albo d’oro il 28esimo nome della storia. Come andrà? Parola gli 8 capitani, un quarto di finale dopo l’altro, per tastare animi e umori. Stefanie Durnwalder (Brixen): “Questa è la seconda partecipazione della nostra storia alla Coppa Italia. Le premesse sono diverse dall’anno scorso, anche se arriveremo con la stessa voglia di accumulare esperienza e giocare una bella Pallamano. Naturalmente non ci nascondiamo: faremo di tutto per vincere ogni partita e arrivare fino in fondo, ma ragionando sempre giorno per giorno”. Marilena Bettinzoli (Leno): “Al primo anno di Serie A1 accedere alla Final8 di Coppa Italia è già di per sé un successo per la nostra società. Il tabellone ci mette di fronte al Brixen, formazione che ha chiuso in testa alla classifica il girone d’andata. Sulla carta una partita dal risultato scontato, tuttavia nella pallamano si sa che solo il campo può emettere i suoi verdetti certi. Per quanto ci riguarda, non abbiamo nulla da perdere, daremo quindi il massimo e proveremo ad esprimerci al cento per cento delle nostre possibilità”. Alice Biondani (Dossobuono): “Entrare in Final8 era il primo obiettivo stagionale ed il quarto posto ci ha consegnato un quarto di finale contro una squadra di livello come Brescia. Per un prono8


VOCI DI COPPA stico su questa gara penso basti osservare gli ultimi precedenti. Il comune denominatore di queste gare è sempre stato un equilibrio incerto fino alla sirena. Non vedo motivo per aspettarmi una partita differente, dunque siamo ben consapevoli di andare incontro ad una nuova battaglia sulla falsariga delle altre”. Federica Galli (Brescia): “Il nostro obiettivo è quello di fare meglio possibile, ragionando step by step. Non siamo nella nostra forma migliore, ma piccoli infortuni e malanni di stagione, ma del resto anche questo fa parte del gioco. Cercheremo di trarre come sempre il massimo da questa manifestazione, per regalare al nostro pubblico che ci seguirá a distanza dei buoni risultati”. Antonella Coppola (Salerno): “È il nostro prossimo obiettivo stagionale. Negli ultimi anni abbiamo perso ai rigori ed in semifinale, questo è passato, ma proprio tornare

a vincere la Coppa Italia sarà una delle nostre motivazioni più forti. Saranno gare abbastanza equilibrate, ed essendo ad eliminazione diretta, non sono permessi cali di concentrazione e bisognerà approcciare ad ogni partita come se fosse una finale. Credo nella forza del nostro gruppo e nel grande cuore di questa squadra per raggiungere la vittoria finale”. Ilenia Furlanetto (Casalgrande): “Andremo in Coppa Italia per giocarci il tutto per tutto, come si fa in queste manifestazioni. La formula da dentro-fuori ci offre ben poche possibilità di sbagliare l’approccio. Proveremo a mettere in difficoltà Salerno, squadre con le carte in regola per vincere il torneo, ma noi non dovremo avere alcun timore reverenziale. Fisicamente stiamo bene. Sará un quarto di finale durissimo, ma vogliamo dimostrare di aver compiuto importanti passi in avanti sotto il punto di vista del gioco e delle pre9

stazioni”. Anna Gherlenda (Oderzo): “Noi puntiamo sempre a vincere, quindi anche alla Coppa Italia questo sarà l’obiettivo che rincorreremo. In campo un elemento che ci contraddistingue è certamente la determinazione. Ci stiamo allenando al meglio, il nostro tecnico ci sta preparando con video e amichevoli, quindi speriamo di riuscire a dare il massimo e a far felici i nostri tifosi. Speriamo di fare bene e cercheremo di raggiungere la vetta”. Katia Soglietti (Ferrara): “La Coppa Italia rappresenta un trofeo molto prestigioso. Arriviamo ad Oderzo con tanta voglia di fare bene per continuare il nostro percorso di crescita. Sicuramente non sarà facile e ne siamo consapevoli; Oderzo punterà a vincere il trofeo e avrà, di certo, anche grande sostegno da parte del proprio pubblico. Cercheremo di mettere in campo il tutto per tutto per provare a passare il turno”.


2 Partite,120 minuti

Un AVVERSARIO di redazione Di tempo ce n’è ancora tanto, saggio allora non sprecarlo. Riccardo Trillini ha già cerchiato in rosso la settimana che va dal sette al quattordici aprile, sette

giorni durante i quali l’Italia si giocherà il tutto per tutto; si giocherà le sue speranze d’accesso alla fase finale degli Europei, traguardo che se centrato avrebbe dello storico! Due partite, 120 minuti, un solo avversario: la Slovacchia. Per cullare 10

qualche solida speranza di passaggio gli Azzurri dovranno centrare il risultato pieno (due ndr) e la qualcosa non va assolutamente catalogata sotto la voce “formalità”. “Diciamo soltanto – osserva argutamente il DT Riccardo Trillini – che nel


girone in cui siamo capitati la Slovacchia è la terza squadra, inferiore ad Ungheria e Russia contro la quale, però, ricordo ha perso di un solo gol…Fa niente – prosegue – noi abbiamo l’obbligo di provare a batterli, sarebbe il coronamento di un percorso cominciato qualche anno fa con la vittoria ai danni del Lussemburgo. Ci siamo! La partita, anzi le partite che aspettavamo sono ormai all’orizzonte e dovremo essere bravi a farci trovare pronti in quel preciso istante”. In Casa Azzurra si respira un’aria di moderato ottimismo, frutto – evidentemente – dell’ottime prestazioni offerte contro Ungheria (a Padova) e Croazia (a Porec). “Due partite diverse tra loro per importanza, contro avversari di grande

livello. Ecco – dice Trillini – mi farebbe piacere ripetere e possibilmente migliorare le prestazioni di Padova e Porec ma perché ciò avvenga sarà importante arrivare pronti al doppio appuntamento”. Possibile? Facile? “Non impossibile – argomenta il Direttore Tecnico – anche perché intanto abbiamo cominciato a fissare dei punti fermi. In porta siamo sicuri, in difesa abbiamo tre giocatori di assoluta valore internazionale (Parisini, Bulzamini e Argentin), quindi delle solide certezze in altre posizioni del campo e giovani di assoluto valore”. Giochi, allora, già fatti? Convocazioni blindate? “Neanche per idea. Il campionato ed il percorso di questi ultimi mesi diranno. Le porte della nazionale sono aperte, anzi, 11

spalancate. In considerazione dell’importanza e della particolarità del doppio impegno che ci attende tendo a pensare che indosserà la Maglia, tranne alcuni punti fermissimi, soltanto chi darà in quella precisa fase della stagione le migliori garanzie, anche giocatori che per un motivo o per l’altro non hanno partecipato agli ultimi stage. Quindi non chiudo la porta a nessuno, anzi spero tanto che la prospettiva alletti tanti atleti di valore anche un po’ lontani dal giro Azzurro. Poi – conclude Trillini – esaurita questo delicatissimo e decisivo doppio confronto ci sarà tempo per pensare e programmare il futuro. Rinviare queste considerazioni sarebbe un risultato straordinario”. Ad Maiora


Chiara la filosofia che accompagna il nuovo corso arbitrale. Piero Di Piero la snocciola senza affanni. “Non abbiamo bisogno di arbitri protagonisti o autoritari, bensì di serenità ed autorevolezza in campo”.

“AUTOREVOLEZZA, NON A IL NUOVO MAN di Marcello Festa

Un incontro proficuo, ricco di spunti d’interesse, positivo e propositivo. Il nuovo corso della FIGH si arricchisce di un nuovo e importante appuntamento. Voluto dal Consiglio Federale si è svolto a Roma il primo incontro tra i Club di serie A1 e i vertici del Settore Arbitrale, un momento

- così come nell’idea che lo ha accompagnato - di sano e opportuno confronto. Accompagnato dal Presidente Pasquale Loria, dal vice presidente Gianni Cenzi e dal consigliere federale Massimo Petazzi, il “triumvirato arbitrale” composto da Piero Di Piero, Giovanni Cropanise e Luigi Visciani, ha illustrato l’attività e i criteri formativi che stanno segnando il nuovo corso arbitrale, partendo da un dato storico, ovvero la situazione ereditata nel 2017. “Ci siamo trovati nel marzo 12

2017 - sottolinea il Presidente del Settore Arbitrale, Piero Di Piero - a dover rifondare un settore profondamente depresso che contava il 50% di abbandoni degli arbitri nazionali nei 5 anni precedenti. Fin da subito abbiamo cercato di dare un taglio diverso alla formazione e reintroducendo l’utilizzo sul campo dei Commissari Speciali per avere un rapporto diretto con gli arbitri già subito dopo le gare”. Chiara la filosofia che accompagna il nuovo corso arbitra-


punto per quanto riguarda la fluidità del gioco, meno per altri aspetti. Certo le società dovranno abituarsi a vedere anche facce meno conosciute e ad accettarne gli errori se vogliamo allargare la base di quelli che possono dirigere certe gare”. Singolari alcuni dati statistici forniti da Di Piero, Cropanise e Visciani nel corso dell’incontro: il 50% delle partite del campionato maschile e il 35% di quelle del campionato femminile si chiudono in pareggio o con al massimo tre reti di scarto! “Da tempo – dice Di Piero - non vedevo campionati così incerti ed avvincenti dove nessuno può scendere in campo avendo già in tasca il risultato e questo, lasciatemelo dire, non può non essere anche merito degli arbitri. So altrettanto bene che ci sono stati episodi che hanno fatto discutere, la cui importanza è stata probabilmente accresciuta dall’equilibrio. Tutti sappiamo che è impossibile eliminare l’errore arbitrale, ma comprendo che chi lo subisce E lo vive in modo diverso”. bitri, di tutto il movimento Partite complesse, equilibrate e perciò se ci sono problemi, e di conseguenza maggiore e ci sono, sono problemi di rischio di errore arbitrale: tutti”. Concetti chiari, sel’equazione è scontata! “Per condo alcuni addirittura questo – conclude il Presidenrivoluzionari, ma dettati te del Settore Arbitrale - rinda un’esperienza decennale, grazio le società intervenute maturata sui campi, nelle in questo primo incontro perpiù importanti e prestigiose competizioni europee che Di chè è molto importante per Piero (in coppia con Masi) ha noi e per tutto il Movimento conoscere il punto di vista e frequentato stabilmente. le loro esigenze per orientare “Stiamo lavorando per miil nostro lavoro direzione gliorare le prestazioni ed allinearle alla pallamano mo- giusta”. derna. Credo –- aggiunge Di Piero - che siamo già a buon

AUTORITARISMO” NTRA ARBITRALE le. Piero Di Piero la snocciola senza affanni. “Non abbiamo bisogno di arbitri protagonisti o autoritari, bensì di serenità ed autorevolezza in campo. Qualcuno vive queste parole come una diminuzione, come se l’avessimo disarmato, in realtà è l’esatto contrario, l’arbitro autorevole trasmette serenità in campo ed è molto più forte di un arbitro autoritario. Non nascondiamo le nostre criticità perché non ce n’è motivo. Gli arbitri sono i nostri ar-

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UN FENOMENO PLANETARIO Numeri da record per i Campionati Mondiali di Germania e Danimarca, che hanno consacrato la nazionale VICHINGA

di Matteo Aldamonte I numeri, prima ancora delle impressioni e dello stupore degli appassionati, dicono tutto: la Pallamano è uno sport globale, seguitissimo, in grado di far impazzire il globo. Perché una disciplina in grado di mettere insieme 837mila biglietti venduti - record ogni epoca -, di portare davanti alla TV qualcosa come 13 milioni di telespettatori in Germania e

oltre tre milioni in Danimarca, su 5.8 milioni di abitanti, è un fenomeno mediatico e popolare autentico, dal valore inequivocabile. Questo, più di quanto successo in campo, è ciò che i Campionati Mondiali di Germania e Danimarca hanno lasciato in eredità. Sul 40x20 ha vinto la Danimarca: giusto coronamento di un gruppo, quello 14

affidato alla guida di Nikolaj Jakobsen, che si muove tutto attorno agli incredibili numeri di Mikkel Hansen e che si è messo in testa le tre corone di Europei (2012), Mondiali (2019) e Olimpiadi (2016). Ma, sinceramente, per come la Danimarca ha saputo vincere, concentrarsi sul successo di Landin e compagni sarebbe quasi superfluo: il dominio


è stato limpido, dall’inizio alla fine, senza mai perdere e spazzando via dal campo in semifinale la Francia - campione uscente - e poi la Norvegia. Ecco perché il successo di questi Campionati Mondiali, quelli del “handball back home”, più di tutto hanno raccontato del ruolo che la Pallamano ha saputo ritagliarsi sul pianeta: primario, senza dubbio. Dei numeri - incredibili - del successo di pubblico si è parlato a più riprese. Solo un’annotazione ulteriore: Sanremo, alla prima puntata dello scorso anno, ha toccato quota 11.6 milioni di telespettatori. Si parlava di boom d’ascolti. Ecco: la semifinale tra Germania e Norvegia ha raggiunto 13 milioni di tedeschi. Lasciar parlare i dati, a volte, è decisamente più efficace di ogni tipo di considerazione: questo è il caso.Poi c’è il campo. Detto della Danimarca, cos’altro

è emerso? Che la Pallamano è europea, ma questo era noto. Che la Germania, terra di questo Sport, ha comunque qualcosa da rivedere in casa propria. Che la Croazia, pur arrivando affaticata, ha il gene (e il genio) di Lino Cervar e resta in corsa per le Olimpiadi. Che la Spagna, campione d’Europa, è scivolata ben al di sotto le aspettative. Ed è emerso che, più in generale, la Pallamano di alto livello ha raggiunto un livello atletico impressionante, a tratti spaventoso e difficile da seguire, da commentare: correre, seminando giocate d’una tecnica che supera ogni immaginazione, è diventato ormai all’ordine del giorno. Per dirla con un po’ di (smielata) tenerezza da appassionati: il nostro è lo Sport più bello del pianeta. E in fondo, anche se ce lo hanno ricordato, non servivano questi Mondiali per darcene conferma. 15



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