Strategie di RI.U.SO per l’archeologia industriale. Il caso dell’ex lanificio Tiberghien di Verona.

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Università degli studi di Trento Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura

Strategie di RI.U.SO per l’archeologia industriale Il caso dell’ex lanificio Tiberghien a Verona

Relatori Prof. ssa Arch. Claudia Battaino Prof. Ing. Marco Ballerini

Laureando Filippo Forlati

Correlatori Prof. Arch. Krzysztof Lenartowicz Arch. Phd. Luca Zecchin

Anno Accademico 2015-2016

1905-1907

1907-1920

1920-1932

1932-1945

1945-1960

1960-1972

1972-2016

2016-2016

2016-2016



Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale Meccanica Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile - Architettura Strategie di RI.U.SO per l’archeologia industriale Il caso dell’ex lanificio Tiberghien a Verona

Relatori Prof.ssa Arch. Claudia Battaino Prof. Ing. Marco Ballerini Correlatori Prof. Arch. Krzysztof Lenartowicz Arch. Phd. Luca Zecchin

Anno Accademico 2015-2016

Laureando Filippo Forlati



a Fabio e Daria



INDICE

INTRODUZIONE

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1. RIPENSARE IL PATRIMONIO INDUSTRIALE 1.1. RIgenerazione Urbana SOstenibile

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1.2. Archeologia industriale

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2. RUOLO DELL’INDUSTRIA PER LA CITTÀ DI VERONA 2.1. Prima industrializzazione

21

2.2. Seconda industrializzazione

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2.3. Ambiti industriali di trasformazione

35

3. QUADRO CONOSCITIVO DELL’EX LANIFICIO 3.1. Contesto urbano e suoi elementi

47

3.2. Storia ed evoluzione

59

3.3. Manufatto

69

3.4. Ciclo di produzione industriale

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4. PROGETTO DI RI.U.SO 4.1 Obiettivi

111

4.2 Strategie

115

4.3 Best Practices

117

4.4 Proposte

125

5. PROGETTO E VERIFICA STRUTTURALE 5.1 Sistema di copertura

153

5.2 Proprietà dei materiali

159

5.3 Analisi dei carichi

161

5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

171

5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

199

CONCLUSIONI

221

EPILOGO

223

BIBLIOGRAFIA

233

RINGRAZIAMENTI

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INTRODUZIONE

Il processo di industrializzazione delle città europee negli ultimi due secoli è stato caratterizzato dall’insediamento di grandi impianti industriali localizzati in zone periurbane, che hanno contribuito al fenomeno di espansione delle città culminato nella seconda metà del XX secolo ed ora esaurito. La delocalizzazione delle zone industriali in aree lontane dai centri abitati ha sicuramente avuto effetti positivi per quanto riguarda la salubrità degli ambienti urbani, ma ha provocato varie conseguenze negative per la città contemporanea. In primo luogo lo spostamento infinito del bordo urbano ha aumentato il consumo di suolo e l’impermeabilizzazione delle superfici naturali, generando problematiche ecologiche; questo spostamento ha inoltre giocato un ruolo di primo piano nello sviluppo della città, spostando i luoghi di lavoro di massa al di fuori della città novecentesca e ridisegnandone l’assetto socio economico. La conseguenza più interessante e fertile di opportunità è tuttavia quella che si riferisce agli scarti di questo fenomeno, ovvero le aree industriali abbandonate in contesti urbani consolidati. Questi enormi vuoti urbani hanno delle notevoli ripercussioni sul contesto sociale, culturale ed urbano che li ha circondati in poche decine di anni. I grandi volumi abbandonati vengono spesso visti come generatori di degrado da parte della popolazione residente, impattando sulla percezione di sicurezza, sull’estetica urbana e sul valore delle proprietà immobiliari nel quartiere. L’abbandono di edifici dal grande valore architettonico ha inoltre serie ripercussioni sui valori culturali del quartiere, poiché provoca la perdita di elementi identitari ed architettonici specifici di quel luogo. Infine il vuoto urbano non è da intendersi nella sola accezione di “privo di funzioni”, ma anche come limite alla mobilità interna al quartiere: queste grandi aree limitano fortemente la permeabilità urbana, impedendo la creazione di sistemi di relazioni urbane. Nonostante questi forti limiti e la presenza di enormi problematiche, queste aree e manufatti abbandonati, circondati da contesti abitati con cui non stabiliscono alcuna relazione, costituiscono un’importan7


te riserva urbana e contengono un patrimonio architettonico che va attentamente riconosciuto, per poi essere conservato e trasformato. Il fenomeno della dismissione rappresenta dunque una risorsa per soddisfare le esigenze contemporanee e allo stesso tempo per conservare i segni della storia recente della città. Adottare le strategie adatte per questa trasformazione è fondamentale per riuscire a sviluppare processi efficaci e virtuosi. Nel corso degli ultimi decenni sono stati identificati alcune strategie cardinali, quali la commistione funzionale e sociale, la densificazione, il miglioramento degli standard ambientali e la mixité funzionale; tuttavia queste indicazioni sono state colte solo raramente nelle città italiane, dove spesso si continuano ad adottare principi e strumenti di conversione obsoleti e incuranti del contesto. La tesi sceglie quindi di affrontare il tema del recupero ambientale, urbanistico e architettonico dell’ex lanificio Tiberghien a Verona. Il complesso, fondato nel 1907, rappresenta una più importanti e antiche realtà industriali cittadine, avendo fornito occupazione a 1600 lavoratori e avendo causato lo sviluppo dei quartieri limitrofi. Dei sette ettari che caratterizzano la superficie dell’area, circa la metà sono occupati da fabbricati che versano in stato di abbandono, in seguito alla chiusura della fabbrica avvenuta nel 2004. Obiettivo della tesi è di riconoscere il luogo, nei suoi elementi costitutivi, storici, tipologici, morfologici, e di trasformare le criticità esistenti, legate all’abbandono e al conseguente degrado architettonico, in occasioni di riqualificazione ricercando strategie di rigenerazione urbana che permettano a tale impianto di proporsi come nuovo catalizzatore urbano sostenibile per la città, a livello economico, sociale e ambientale. In aggiunta a ciò, la tesi ha l’obiettivo di evidenziare come l’approccio di rigenerazione urbana sostenibile si distacchi totalmente dalle strategie messe in atto nelle altre zone industriali abbandonate nella città di Verona, fornendo un esempio virtuoso che sarà possibile emulare in futuro nel contesto cittadino. Il lavoro di tesi è suddiviso in cinque parti. Il primo capitolo si occupa della definizione dei principi che regolano la rigenerazione urbana sostenibile e l’archeologia industriale, che costituisce il background di riferimento necessario per i successivi passaggi analitici e progettuali. Il secondo capitolo traccia il processo storico di insediamento dei grandi impianti produttivi nella città di Verona, la loro relazione con il 8


contesto e la tipologia di trasformazioni in atto in queste realtà. Il terzo capitolo riguarda il quadro conoscitivo dell’ex lanificio Tiberghien. Esso comprende l’analisi del contesto urbano nel quale si inserisce il manufatto, il ridisegno delle sue geometrie, la conoscenza della sua storia, dell’evoluzione architettonica dei fabbricati e del ciclo industriale in esso contenuto. Il quarto capitolo è dedicato alla definizione del progetto dell’ex lanificio effettuato sulla base di best pratices e analizzando la consistenza e lo stato di fatto dei manufatti, che ha portato alla scelta delle azioni necessarie alla trasformazione nel tempo attraverso un masterplan generale dell’area. Il quinto capitolo, a partire dalle scelta del masterplan di mantenere parti dell’esistente, riproponendo le caratteristiche geometriche e di finitura degli elementi sostituiti, ma sopperendo alle condizioni di degrado, anche per il miglioramento della risposta energetica dell’edificio, propone la verifica strutturale della copertura lignea a shed e del sistema strutturale in ghisa, a dimostrazione della fattibilità di una conservazione/trasformazione attenta alle caratteristiche dell’esistente.

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10


1.1 RIgenerazione Urbana SOstenibile

capitolo 1 RIPENSARE IL PATRIMONIO INDUSTRIALE

11


CAPITOLO 1

12


1.1 RIgenerazione Urbana SOstenibile

1. RIPENSARE IL PATRIMONIO INDUSTRIALE Negli ultimi due secoli le città europee, specialmente quelle di medie e grandi dimensioni, hanno vissuto una trasformazione senza precedenti nella storia della civiltà urbana. La prima rivoluzione industriale ha portato all’insediamento di impianti industriali nelle zone periurbane e all’espansione a macchia d’olio delle città, giungendo al culmine della propria espansione nella prima metà del XX secolo. Con la fine della II guerra mondiale e la distribuzione capillare dei mezzi di trasporto privati è stato possibile delocalizzare le industrie in zone lontane dai centri abitati, portando ad un progressivo abbandono del patrimonio edilizio interno alla città consolidata. La rigenerazione di queste aree interne è quindi una problematica attuale e di fondamentale importanza per le città europee post-industriali. Per riuscire a definire in modo completo tale tematica, il presente capitolo cercherà di affrontarla studiando gli aspetti teorici, storici e politici di due diversi aspetti: in che modo questa rigenerazione può essere sostenibile, ed in che modo questa trasformazione urbana possa relazionarsi efficacemente con il valore storico dell’archeologia industriale.

1.1 RIgenerazione Urbana SOstenibile

Nel corso dei millenni gli architetti hanno sempre saputo trovare nuove strategie per adattare edifici storici ad esigenze contemporanee. Aldo Rossi, nelle prime pagine de L’architettura della città, cita il Palazzo della Ragione a Padova come esempio di questa strategia, ma la lista è potenzialmente infinita: il Pantheon, le Terme di Diocleziano, il Partenone, e molti altri celebri edifici. Questo approccio adottava un punto di vista pragmatico verso lo spazio, adattando l’edificio alle esigenze funzionali contingenti. Ad inizio novecento è venuto a crearsi un ambiente sociale ed economico in cui il semplice riuso delle precedenti strutture non era più possibile: da

Figura 1.1 Il riuso dell'ex Michigan theatre a Detroit come parcheggio, in seguito all'abbandono dell'edificio.

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CAPITOLO 1 un lato le teorie funzionaliste, ed in particolare l’assioma “la forma segue la funzione”, sono divenute il dogma, instaurando un rigido legame tra forma e funzione, privando l’architettura e l’urbanistica della flessibilità necessaria a ripensare l’esistente. Dall’altro, il progressivo inurbamento e l’aumento demografico hanno costretto le città ad ampliarsi a dismisura, edificando notevoli porzioni di territorio adottando i criteri razionalisti con una bassa qualità edilizia. Oggi ciò che rimane degli ultimi 50 anni è un enorme patrimonio edilizio, su cui è fondamentale intervenire per evitare situazioni di degrado urbano. L’architettura riscopre quindi strategie fondamentali di reinvenzione spaziale e di rigenerazione urbana, elaborando anche nuovi strumenti urbanistici e legislativi a supporto (si pensi ai Piani di Recupero degli anni ’70 o ai Programmi Integrati degli anni ’90). In questa situazione si è fatta strada una concezione di rigenerazione urbana volta non solo a ripensare lo spazio, ma anche a ridefinirne le relazioni ambientali e sociali: si tratta del cosiddetto RI.U.SO., acronimo di rigenerazione urbana sostenibile: con ciò si intende l’insieme degli interventi di miglioramento da attuare sul costruito in termini ambientali, paesaggistici e sociali, necessari per lo sviluppo di una città futura più sostenibile, accogliente e umana.

1.1.1 Problematiche

1

Secchi,Indovina

2

Koolhaas, 2011

3

Clement, 2005

La città odierna è il risultato di un processo di espansione che negli ultimi cinquant’anni ha avuto un andamento esponenziale, arrestato in parte dagli effetti della crisi, e che ha portato a bordi urbani indefiniti e a varie configurazioni tra la città compatta e la città diffusa1. Il consumo di suolo e la conseguente impermeabilizzazione progressiva del territorio hanno come effetto la riduzione di superfici naturali, generando così problemi di carattere idro-geologico collegati al deflusso delle acque e al surriscaldamento delle superfici. La nuova costruzione è ancora economicamente vantaggiosa rispetto al riutilizzo dell’esistente, sfavorendo il riuso e l’adeguamento dei vecchi edifici agli standard normativi richiesti. In questo modo il bordo urbano si sposta indefinitamente verso l’esterno, mentre all’interno si formano una serie di discontinuità o vuoti urbani dovuti a quegli edifici o aree che, una volta finito il loro ciclo di produzione e uso, vengono abbandonate diventando Junkspace2, spazio spazzatura. Questi spazi rifiuto diventano in poco tempo sede di criminalità e degrado, influendo negativamente sulla percezione della sicurezza degli abitanti e dei fruitori delle zone limitrofe. Caratteristica di queste aree è la loro separazione con lo spazio pubblico che ne impedisce un qualsiasi tipo di interazione umana. Ciò ha il vantaggio di favorire un ambiente adatto all’insediamento di vegetazione e animali che danno luogo ad un Terzo Paesaggio3, dove si ha un aumento della biodiversità. Ulteriore problema della città contemporanea è quello dell’inquinamento causato dai presenti sistemi di mobilità e dai consumi energetici degli edifici. La mobilità è infatti ancora in gran parte basata sui mezzi privati inquinanti e spazialmente ingombranti, causando congestionamenti delle vie di circolazione e dei luoghi di sosta, sottodimensionati rispetto al numero

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1.1 RIgenerazione Urbana SOstenibile

dei veicoli presenti. Inoltre molte delle città italiane superano per più volte all’anno il limite di monossido di carbonio presente nell’aria, a cui si risponde con il blocco della circolazione saltuario per l’abbassamento dei livelli. La mobilità non sostenibile è inoltre una scelta priva di alternative, poiché nelle città italiane sono assenti reti di percorsi ciclo-pedonali efficienti, che permettano rapidi collegamenti con i punti di maggior interesse della città. Spesso infatti le piste ciclabili risultano isolate o ricavate da spazi di risulta, con una conseguente basso livello qualitativo. Il patrimonio edilizio pubblico e privato necessita invece di interventi di miglioramento energetico e sismico. Mentre nell’iter costruttivo di edifici sta diventando prassi la ricerca di realizzazione di abitazioni a basso impatto ecologico, elevate prestazioni energetiche e basso costo, il patrimonio esistente risulta esente da questa concezione legata prevalentemente ai costi e alla mancanza di incentivi che permetta di abbatterli.

Figura 1.2 La città diffusa del nord Italia o megalopoli padana, in una vista notturna dallo spazio.

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CAPITOLO 1 Concetto di non secondaria importanza è il paesaggio urbano, definito dall’insieme di modificazioni che hanno creato il palinsesto cittadino. Mentre il centro storico è sempre stato oggetto di attenzioni data la rilevanza dell’edificato presente, la periferia è stata spesso trascurata ed è mancata la visione d’insieme per costruire un insieme omogeneo ed organico. I centri storici stanno perdendo sempre più il loro ruolo accentrativo e abitativo, diventando sempre più al servizio del turismo di massa e all’insediamento di attività diurne, che ne causano la desolazione notturna. Le periferie invece faticano ad acquisire un carattere identitario e lo sviluppo di attrazioni, e di diventare centri minori di una realtà cittadina pluricentrica diversa e collegata. Scarseggiano inoltre i luoghi per le relazioni, le socialità e l’imprevisto.

1.1.2 Il nuovo approccio

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Price, 2003

La rigenerazione urbana sostenibile deve essere un programma da applicare a tutto il territorio edificato nazionale, in un insieme di interventi che fanno riferimento ad un fine comune e con una scadenza temporale a lungo termine. Esso propone un arresto del consumo di suolo, ripensando uno sviluppo urbano verso l’interno del bordo di espansione della città, tramite un processo di densificazione che vada ad occupare e riutilizzare i vuoti urbani presenti e le aree in abbandono o ad entrare in relazione con il costruito per mezzo di riduzioni, addizioni, inserzioni, connessioni, demolizioni, espansioni4, ecc... Tale operazione deve però corrispondere alla liberalizzazione di altre aree urbane da tramutare in servizi e luoghi di aggregazione.

Figura 1.3 Strategie applicabili per interventi di trasformazione su preesistenze.

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1.2 Archeologia industriale

1.2 Archeologia industriale 1.2.1 Aspetti teorici

5 http://www.treccani.it/enciclopedia/archeologia/

6

Tognarini, Nesti, 2007

Il termine archeologia industriale potrebbe essere interpretato come un ossimoro, dato dall’accostamento di significati apparentemente lontani: l’archeologia è quella disciplina scientifica volta alla ricostruzione delle civiltà antiche tramite lo studio delle testimonianze materiali, fonti scritte e iconografiche5, mentre con l’aggettivo industriale ci si riferisce ad un mondo a noi temporalmente molto vicino, collegato alla rivoluzione industriale, alla produzione in serie e all’idea novecentesca del lavoro che va con il tempo scomparendo a causa di fattori di tipo economico, sociale e geografico. La coscienza del valore del patrimonio industriale si radica Inghilterra negli anni ’60 in seguito a due eventi che hanno coinvolto edifici industriali. Il primo fu la demolizione dell’antica stazione londinese di Euston, che fece scaturire un forte movimento di dissenso per la distruzione di uno dei simboli del trasporto su rotaia e luogo cardine della mobilità storica; il secondo fu il salvataggio dalla demolizione del ponte sospeso in ghisa George in Galles, grazie alla nascita di un movimento di protesta. Forse non è un caso che la concezione del patrimonio della produzione nasca proprio nel paese che ha dato luogo alla rivoluzione industriale nel XVIII secolo. Si comincia quindi dalla seconda metà del secolo scorso a teorizzare i principi di questa nuova disciplina che portano come l’archeologia a scoprire, individuare, catalogare e descrivere6 i manufatti industriali, visti in questa prima fase come mo-

Figura 1.4 Il ponte in ghisa George, costruito nel 1779 in Galles, fu il primo esempio di archeologia industriale ad essere salvato dalla demolizione grazie alla nascita di un movimento di protesta.

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CAPITOLO 1 numenti industriali e quindi con valutazioni a forza valenza estetica. In seguito all’affermazione della nuova disciplina cominciano a differenziarsi le idee e visioni riguardo l’argomento. Un tema di discussione è stato la periodizzazione della fase in cui localizzare lo studio dei manufatti. C’è chi come M. Rix e E.E.R. Green, teorici della scuola inglese, riferisce come oggetto di questa disciplina tutti i monumenti compresi nel periodo che va dal XVIII alla metà del XX secolo, altri come A. Raistrick e K. Hudson, insieme a studiosi della scuola francese, ritengono che non sia possibile porre un limite temporale inferiore in quanto intendono come archeologia industriale tutti quegli edifici che sono connessi al lavoro dell’uomo; altri addirittura negano la possibilità del limite superiore, spostando l’archeologia industriale a disciplina del quotidiano.

7

op.cit. ibidem.

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Importante fase di evoluzione del pensiero legato alla disciplina si ha negli anni ’70 dove si passa dall’analisi del singolo monumento a quella dell’intero contesto in cui è inserito (prima sito industriale, poi area industriale), andando a includere quindi tutte quelle strutture non direttamente correlate con la produzione. L’archeologia industriale diventa quindi uno studio del paesaggio nel suo complesso, nel quale sono studiate le relazioni tra fenomeno industriale e insieme territoriale (insediamenti e infrastrutture) da esso condizionati. La disciplina diventa quindi un approccio multidisciplinare dato che l’influenza data dall’industrializzazione a campi come “la storia dell’architettura […], la storia economica e la storia della tecnica; […] caratteri storici immateriali ad esempio la cultura e le consuetudini del luogo, il saper fare delle comunità e anche le posizioni politiche e sindacali dei vari gruppi sociali che hanno partecipato allo sviluppo industriale”7. Una delle visioni più accreditate riguardo l’oggetto architettonico è quella offerta da A. Carandini che definisce il tipo industriale da studiare e che si riferisce a “caratteristiche socio-economiche tipiche dell’età industriale”8. • • • • •

Proletarizzazione della manodopera; Presenza di macchine più o meno complesse; Accentramento dei mezzi di produzione e manodopera in unico luogo; Separazione nella proprietà del capitale da chi compie il lavoro; Separazione netta della proprietà del prodotto da chi compie il lavoro.

Grazie a questa definizione si vanno ad escludere tutte quelle tipologie industriali di piccola scala riguardanti artigianato, industria domestica, ecc... Riguardo invece la definizione cronologica si hanno variazioni nazionali che dipendono dal periodo di sviluppo industriale che è avvenuto in maniera disomogenea in Europa. In Italia per esempio lo sviluppo industriale arriva in ritardo rispetto agli altri paesi europei, nella seconda metà del XIX secolo, e grazie soprattutto ad investimenti stranieri. Spesso ci si rifà addirittura a realtà locali, analizzando l’area industriale e definendo gli oggetti in base a questa.

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1.2 Archeologia industriale

1.2.2 La situazione attuale

http://ticcih.org http://www.patrimonioindustriale.it/sezioniregionali.shtm 11 http://oma.eu/projects/zollverein-kohlenwaesche

A partire dagli anni ‘70 del novecento si è assistito alla nascita di numerose organizzazioni a livello nazionale a tutela del patrimonio di archeologia industriale. Esse di occupano della ricerca, catalogazione, conservazione e divulgazione del patrimonio industriale del passato. Queste associazioni provvedono inoltre alla pubblicazione di materiale, all’organizzazione di conferenze, seminari e visite guidate nei siti di interesse. Ciò permette di divulgare la conoscenza dei manufatti di archeologia industriale e aumentare la consapevolezza sociale della loro importanza. Tra le associazioni sono da citare l’internazionale, TICCIH9, The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage (1978), e l’italiana AIPAI10, Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (1997).

Figura 1.5 Ex miniera di carbone Zeche Zollverein a Essen. Il sito, esteso per 100 ettari e riconosciuto patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, rappresenta uno degli esempi più riusciti di trasformazione e valorizzazione dell'archeologia industriale.

Oltre alla presenza di organizzazioni che si occupano della divulgazione culturale dell'archeologia industriale, fondamentale risulta la trasformazione delle aree produttive in luoghi dall'elevato valore architettonico, storico e culturale, per far riconoscere socialmente la potenzialità e il valore di tali impianti. Uno degli esempi di archeologia industriale più conosciuto e di maggior pregio è il bacino della Ruhr. In seguito al riconoscimento da parte dell'UNESCO dell'importanza del sito a livello internazionale, esso è stato valorizzato tramite l'istituzione di numerosi percorsi che permettono la visita dell'enorme patrimonio produttivo presente nell'area geografica. Il turismo creato dalle possibilità di visita di queste realtà ha permesso di creare un flusso economico tale da realizzare interventi architettonici firmati da architetti rinomati a livello internazionale. È il caso del progetto realizzato da OMA per l'ex miniera di carbone Zeche Zollverein a Essen, Germenia11.

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CAPITOLO 1 Il sito si estende su di un'area di 100 ettari ed è stato riconosciuto patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2001. Il progetto di OMA prevede di trovare un uso contemporaneo per il sito tramite la realizzazione di 12000 mq comprensivi del centro visitatori, il Rurhmuseum e il Metaform. L'edificio più impressionante del complesso risulta il Kohlenwäsche, edificio che era utilizzato per lo smistamento delle varie tipologie di carbone, riutilizzato senza rimuovere i macchinari presenti che dominano l'edificio. Il risultato è un monumento industriale che combina un uso moderno ad un contesto storico.

TICCIH, 2015

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Rispetto alla consapevolezza e capacità di valorizzazione perpetuata da alcuni paesi europei, Germania in primis, l'Italia si pone in una condizione altalenante tra valorizzazione ed estinzione del patrimonio industriale12. Oltre alla crisi economica, che ha avuto grande influenza sul paese e non ha contribuito allo sviluppo di numerosi progetti di valorizzazione, si sottolinea come non siano presenti adeguati riconoscimenti normativi a riguardo della materia, se non qualche eccezione legata ad iniziative regionali. Si è persa la testimonianza del patrimonio industriale principalmente a causa di tre fattori. La prima è legata al sisma che ha distrutto o danneggiato i manufatti di archeologia industriale e ne ha permesso di rimuovere elementi senza la verifica di un possibile consolidamento o recupero. La seconda è causata dallo sviluppo di eventi dolosi, come l'incendio avvenuto nella "città della scienza" a Bagnoli (NA). La terza è la demolizione a prescindere, ossia quella casistica di distruzioni effettuate senza che segua alcun intervento sostitutivo. Il patrimonio recuperato ha previsto invece una serie di soluzioni innovative di riuso delle fabbriche e nel rapporto tra conservazione e trasformazione degli elementi preesistenti. L'archeologia è trasformata prevalentemente in musei, in luoghi per la produzione di nuova cultura, in luoghi per la moda e in luoghi per l'innovazione tecnologica.

Figura 1.6 Arte classica e archeologia industriale si incontrano nella sezione dei musei capitolini ospitata nella centrale Montemartini di Roma.

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2.1 Prima industrializzazione di Verona

capitolo 2 RUOLO DELL’INDUSTRIA PER LA CITTÀ DI VERONA

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CAPITOLO 2

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2.1 Prima industrializzazione di Verona

2. RUOLO DELL’INDUSTRIA PER LA CITTÀ DI VERONA Il presente capitolo ha lo scopo di fornire un inquadramento urbano e territoriale legato allo sviluppo del settore industriale nella città di Verona. La conoscenza degli eventi storici è utile alla comprensione sia delle dinamiche di sviluppo urbanistico ed economico cittadine, sia dell’importanza degli ambiti industriali che hanno avuto maggior influenza in tali processi. A partire dalle iniziali difficoltà di insediamento di realtà industriali di grandi dimensioni, dovute alla presenza di un contesto prevalentemente militarizzato e agricolo, si passa attraverso un periodo caratterizzato da un insieme di scelte economiche atte a fare di Verona un importante snodo per lo stoccaggio e il transito di merci nazionale e internazionale, che porteranno la città a primeggiare in tale settore a livello europeo fino al giorno d’oggi. Si analizzano inoltre i metodi di trasformazioni applicati in quelle realtà legate alla prima e seconda industrializzazione che hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo industriale scaligero nel XX secolo.

2.1 Verona piazzaforte militare Lo sviluppo urbanistico della città di Verona nei secoli andò di pari passo con l’ampliamento delle sue opere difensive. Fino alla dominazione austriaca la città si sviluppò verso l’interno del limite posto dalle proprie mura.

Conforti Calcagni, A. 1999

1

Il primo nucleo di insediamento della città nacque a ridosso del sistema collinare nel punto in cui questa lambisce l’ansa del fiume Adige. Questa posizione offriva infatti una posizione difensiva privilegiata oltre che una vista aperta della pianura antistante. La posizione risultò in seguito strategica in quanto da lì passava la via Postumia, importante strada romana che collegava Genova ad Aquileia. Roma fu quindi interessata per motivi sia economici che strategici alla città; si trattava infatti di un crocevia di collegamento per tutta la parte settentrionale della penisola. Successivamente si ebbe la romanizzazione della città in base a un patto economico e lo spostamento dell’abitato all’interno dell’ansa del fiume Adige che forniva un naturale limite difensivo. Fu costruita in epoca repubblicana la prima cinta di mura che andava a chiudere in due direzioni la parte meridionale e si ricollegava al fiume permettendo un efficiente sistema difensivo. Successivamente in epoca imperiale, caratterizzata dal florido sviluppo della città e con la comparsa di molte delle architetture che caratterizzeranno la sua forma nei secoli, vennero costruite le mura di Gallieno, dal nome del suo fautore, ancora visibili in alcune parti della città1. Esse correvano parallelamente a quelle di epoca repubblicana e inglobavano l’anfiteatro Arena e il teatro romano che erano stati costruiti per l’intrattenimento della popolazione. In epoca medioevale le mura subirono ampliamenti in seguito all’espansione della città. Durante la dominazione di Teodorico le mura andarono a cingere la parte collinare, attorno a colle San Pietro che venne utilizzato per funzione militare. Fu nel XIII secolo, in epoca comunale, che si ebbe l’espansione delle mura fino all’Adigetto, ramo dell’Adige che tagliava la parte me23


CAPITOLO 2

2

op.cit.

ridionale della città e destinate a inglobare tutti quegli edifici che si erano sviluppati all’esterno. L’Adigetto venne utilizzato come fossato difensivo ma comportò, con le sue piene, problemi strutturali al comparto murario tanto da causarne il crollo in svariate parti2. Con l’avvento della dinastia dei Della Scala l’impianto murario si sviluppò a sud oltre l’Adigetto verso la campagna e a nord sul sistema collinare, in un sistema difensivo che andava a proteggere terreni disabitati in quanto si prevedeva una notevole espansione della città. L’ambizione dei Dalla Scala era infatti quella di far diventare la città una delle più importanti del nord Italia. Nel XV secolo, sotto il dominio della Serenissima, si rafforzarono le mura scaligere tramite la costruzione di bastioni e rondelle, capaci di ospitare le batterie dell’artiglieria e si provvide alla realizzazione nella zona a sud delle mura di una zona aperta per due chilometri, per favorire il tiro dei cannoni, distruggendo abitazioni e tagliando la vegetazione. La città risultava quindi come una sorta di isola fortificata. La funzione di piazzaforte militare fu accentuata durante la dominazione austriaca. Dopo il breve passaggio in mano dei francesi, gli austriaci provvidero a realizzare un sistema difensivo imponente. La città venne infatti dotata di due linee concentriche di forti che si andarono ad aggiungere al sistema di mura scaligere e veneziane preesistenti, che subirono opere di potenziamento.

Figura 2.1 Apparato difensivo di Verona sotto la dominazione asburgica, 1859.

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2.1 Prima industrializzazione di Verona

2.2 Prima industrializzazione 2.2.1 Stimoli allo sviluppo industriale Brugnoli, P. 1996 Olivieri, N. 1990

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Figura 2.2 Aree soggette ai vincoli militari e aree inondate dall’alluvione. La caduta dei vincoli militari, in seguito alla dipartita degli austriaci, e il progressivo abbandono dell’economia fluviale, in seguito all’alluvione, furono le due cause di stimolo all’industrializzazione di Verona.

strade centro storico mura cittadine vincoli militari aree inondate fiume Adige edifici centro storico

Uno degli eventi che stimolò lo sviluppo dell’industrializzazione di Verona fu la partenza degli austriaci nel 1866 in seguito all’annessione di Verona al Regno d’Italia3. Sotto la dominazione austriaca la città divenne la piazzaforte fortificata più importante del quadrilatero che comprendeva, oltre Verona, le città di Legnago, Mantova e Peschiera. Le ragioni di tale fortificazione stanno nella posizione privilegiata della città: si pone infatti a metà strada tra Milano e Venezia ed è in diretta comunicazione con la valle dell’Adige e il passo del Brennero. Durante i sessant’anni di dominio austriaco la città subì un rafforzamento delle opere di fortificazione, settore attorno al quale ruotava l’economia della città. La costruzione delle opere difensive occupava infatti gran parte della manodopera cittadina che contribuiva ad un’elevata occupazione della popolazione maschile. Il settore agricolo era il settore più sviluppato e di maggiore occupazione al di fuori delle mura, particolarmente importante era la coltura del baco da seta e la coltivazione della vite4. Vi era la presenza di piccole industrie per la trasformazione dei prodotti agricoli, spesso situate nelle vicinanze degli appezzamenti coltivati, mentre presenza di industrie era scarsa e limitata dalla presenza dei vincoli militari imposti dagli Austriaci. Essi prevedevano il divieto di costruzione di edifici civili e lo sviluppo di attività agricole in prossimità delle mura cittadine in modo da non ostacolare

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CAPITOLO 2 la visuale di tiro dell’artiglieria. Vigeva inoltre il divieto per i cittadini di avvicinarsi alle strutture militari e di transitare per particolari strade, mentre era concesso la costruzione di edifici industriali con l’obbligo che, se richiesto, avessero la possibilità di essere smantellati in breve tempo. Queste industrie risultavano essere piccoli stabilimenti in legno dalla forte natura temporanea che occupavano un limitato numero di addetti. Lo stimolo derivò in questo caso dalla ricerca di una soluzione di impiego per quella massa di persone una volta occupati nella costruzione delle opere murarie e la possibilità fu vista nell’insediamento di stabilimenti industriali in quelle zone che con il tempo non furono più soggette ai vincoli militari.

5 6

op.cit. http://www.verona-in.it

Ulteriore evento di slancio industriale fu l’alluvione che colpì Verona il 14 settembre 1882, risultando uno dei più gravi e devastanti della sua storia. Il fiume Adige uscì degli argini e inondò circa due terzi della città causando gravi danni alle abitazioni e agli edifici industriali, il crollo del ponte Nuovo e il grave danneggiamento del ponte Navi. Si decise quindi di costruire un importante sistema di argini capace di garantire la sicurezza idrologica della città. La costruzione decennale dei cosiddetti “muraglioni” e l’interramento di un ramo naturale dell’Adige, passante per l’Isolo (oggi via Interrato dell’Acqua Morta), porteranno ad un cambiamento economico ed estetico drastico per la città. Fino ad allora infatti l’economia fluviale era molto sviluppata, essendo l’Adige un collegamento con il Trentino e le zone dell’Europa centrale con i porti di Venezia5. Era comune la presenza sul fiume di mulini galleggianti e altre strutture che permettevano la riscossione dei dazi doganali. Le case erano affacciate direttamente sulle rive dell’Adige, con l’acqua che entrava nei portici e nei vo’ in un’atmosfera da Venezia fluviale6. In seguito all’alluvione il trasporto fu sostituito da quello su rotaia prima e su autostrada poi. La ferrovia aveva avuto un notevole sviluppo durante la dominazione austriaca per ragioni militari. La realizzazione della ferrovia del Brennero e la Milano-Venezia risalgono a quel periodo.

Figura 2.3 L’economia di Verona prima dell’alluvione era fortemente legata al fiume. La presenza di mulini galleggianti era comune prima del 1882 e permetteva la riscossione di dazi doganali.

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2.1 Prima industrializzazione di Verona

Figura 2.4 Canale industriale e area prevista per l’insediamento delle prime industrie. L’area di Basso Acquar fu individuata come l’area più favorevole per la prima industrializzazione cittadina grazie alla sua vicinanza alla stazione di Porta Nuova e al centro storico. ferrovia mura cittadine canale industriale area di insediamento fiume Adige edifici centro storico

2.2.2 Il problema energetico In seguito alla partenza degli austriaci si dovette affrontare la crescita della disoccupazione causata dalla mancanza di lavoro che precedentemente era garantito dalle opere di fortificazione. Si riscontrava l’assenza in città di industrie di grandi dimensioni che permettessero l’occupazione di grandi quantità di operai. Le industrie presenti risultavano scarsamente meccanizzate e raramente si assisteva alla presenza in uno stesso stabilimento di tutte le fasi produttive. Un primo problema era quello finanziario. I finanziamenti alle industrie venivano visti dalle banche come pericolosi, l’economia girava soprattutto attorno ai grandi investimenti nei possedimenti terrieri. Questo costringeva gli imprenditori a ricorrere a banche da fuori provincia o a forme di autofinanziamento. Una volta reperiti i capitali necessari si poneva il problema dell’energia. Era possibile ricavare l’energia meccanica tramite lo sfruttamento della forza idraulica o dalla forza a vapore. Il primo tipo di energia vincolava il posizionamento dell’industria vicino ad un corso d’acqua, il secondo premetteva di scegliere una migliore posizione, solitamente vicino alle vie di comunicazione e alle materie prime, ma risultava molto costosa in quanto il carbone veniva importato dall’estero. Per rimediare al problema energetico Giulio Camuzzoni, sindaco di Verona, propose di costruire un canale industriale capace di offrire una forza motrice a basso costo in modo da favorire l’insediamento di imprese nei pressi

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CAPITOLO 2 delle mura cittadine. Il fiume Adige risultava inutile allo scopo di produrre energia motrice a causa dell’incostanza della sua portata. Camuzzoni sperava in questo modo di attirare grandi industriali che avrebbero permesso lo sviluppo della realtà industriale di Verona e creare una grande quantità di posti di lavoro. Venne indotto un bando pubblico per la realizzazione del progetto e tra le tre proposte presentate venne premiata quella dell’ingegner Carli che prevedeva la realizzazione di un canale con una forza motrice di 2800 cavalli ottenuto deviando parte delle acque del fiume Adige. Vari imprenditori furono interessati all’acquisto di una quota o dell’intera forza motrice offerta dal canale, ma i ritardi legati alla realizzazione del canale, in seguito alle proteste da alcuni cittadini, videro la scomparsa di queste figure dopo che erano stati stipulati accordi. Proteste giunsero da parte di proprietari terrieri che richiedevano interventi prioritari per il settore agricolo con opere per lo sviluppo dell’agricoltura e quelli soggetti ad opere di esproprio per la realizzazione del canale che espressero la propria contrarietà all’intervento. Carli dovette quindi ridisegnare il percorso (quello attuale) passante nei pressi di Basso Acquar e aumentando la forza motrice ottenibile e collegandolo a canali già esistenti in modo da avere una riduzione dei costi. I ritardi e gli ostacoli per la realizzazione del canale spinsero gli imprenditori interessati ad investire in altre zone e si vide l’insediamento di piccole realtà che non sfruttarono appieno la forza motrice ottenuta. I cavalli rimanenti furono utilizzati in seguito da centrali idroelettriche per la produzione di energia elettrica che permise alle industrie una più libera localizzazione e l’indipendenza dai combustibili fossili. Il mancato insediamento di grandi realtà industriali e il forte peso che manteneva il settore primario non permisero quindi a Verona di diventare un grande centro industriale durante il periodo di prima industrializzazione, come era stato auspicato a livello politico.

Figura 2.5 Passaggio del canale industriale Camuzzoni sotto la ferrovia in una fotografia di Moritz Lotze.

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2.1 Prima industrializzazione di Verona

Olivieri, N. 1990

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2.2.3 Tipologie di industrie nel veronese Durante questo primo periodo di industrializzazione si vide la presenza di diversi tipologie di fabbriche, di cui principalmente quelle tessili avranno un utilizzo di manodopera e forza motrice di forte rilevanza. Le altre rimarranno di dimensioni limitate e a carattere prevalentemente locale7. Industrie di trasformazione dei prodotti agricoli: l’attività principale in questo campo era la macinazione di grani e la pilatura del riso, operazioni spesso esercitate sugli stessi fondi agricoli dove si sfruttava la forza motrice offerta dall’acqua per la messa in moto dei mulini. Altre attività erano legate all’estrazione dell’olio d’oliva o alla produzione di vino. Gli zuccherifici divennero un settore di punta del settore alimentare nei primi anni del secolo. Industrie meccaniche e metallurgiche: l’officina delle strade ferrate situata nei pressi della stazione di Porta Vescovo fu pressoché l’unica industria meccanica sotto la dominazione austriaca; erano presenti piccoli laboratori per la costruzione di macchine agricole e di utensili. In seguito è da segnalare la presenza di fonderie e la fabbrica di campane. All’inizio del XX secolo si ebbe uno sviluppo del settore soprattutto nella lavorazione di ghisa, ferro e grandi costruzioni meccaniche. Industrie estrattive: principale attività di questo settore era l’estrazione del marmo e delle terre coloranti, settore degno di nota in quanto fonte di occupazione di intere vallate del veronese come la Valpolicella dove le cave di marmo caratterizzano ancora oggi il paesaggio. Industrie estrattive e di lavorazione di minerali non metalliferi: questi stabilimenti provvedevano alla produzione di calce, mattoni e laterizi, quest’ultimi molto richiesti durante l’arginatura dell’Adige.

Figura 2.6 Le cartiere Fedrigoni, risalenti al 1888, sono state una delle più antiche realtà industriali ad essersi insediate a Verona, in zona Basso Acquar.

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CAPITOLO 2 Industrie chimiche: erano basate su lavorazioni per lo più artigianali e poco avanzate, come la produzione di cera, ricino e saponi, del carbonato di magnesio. Erano presenti fabbriche di concimi artificiali, fabbriche di colori e vernici, fabbriche di fiammiferi in legno, candele in cera e oli medicinali. Industrie diverse: sono considerate in questo tipologia le fabbriche che realizzavano la concia pelli, la produzione della carta, gli stabilimenti tipografici e quelle per la lavorazione del legno. Industrie tessili: risultava l’unico settore relativamente avanzato. Erano presenti industrie colte alla tessitura di lana, lino, canapa e cotone. Il settore, che in alcuni periodi sente l’influenza della concorrenza lombarda, si sviluppa lentamente. Poche sono le fabbriche di grandi dimensioni e la tessitura molte volte era svolta a domicilio. Le industrie seriche, molto sviluppate all’inizio del secolo, subiscono un progressivo declino.

Figura 2.7 Il cotonificio Turati, entrato in funzione nel 1847 a Montorio (VR), fu uno dei primi stabilimenti di grandi dimensioni della città. L’apporto energetico necessario al funzionamento delle macchine tessili era fornito dallo sfruttamento della forza idraulica del vicino torrente Fibbio.

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2.2. Seconda industrializzazione

2.2. Seconda industrializzazione 2.2.1. I Magazzini Generali di Verona

Pisani, A. 2011 ibidem.

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Figura 2.8 I Magazzini Generali di Verona in una fotografia aerea del 2013.

I Magazzini Generali erano delle strutture destinate allo stoccaggio per merci nazionali ed estere, da affittare a privati, caratterizzati dalla presenza di stazioni frigorifere per la conservazione dei materiali deperibili e silos per la conservazione di prodotti non freschi come i cereali. L’idea era di garantire stoccaggio e refrigerazione di prodotti a prezzi inferiori a quelli che erano realizzabili tramite iniziative private. Grazie alla sua particolare posizione e alla forte produzione agricola che avveniva sul suo territorio, Verona sembrava avere le caratteristiche ottimali per essere sede di una di queste realtà che si erano stabilite in varie città Italiane dopo l’unità d’Italia come Torino 1867, Senigallia 1870, Ancona 1871, Siena 1871, Bologna 1872, Napoli 1875, Milano 1875, Genova 18758. La Camera di Commercio di Verona decise l’istituzione dei magazzini già negli anni 70’ dell’ottocento, ma a causa della crisi economica che colpì il settore agricolo e la mancanza di un impianto industriale forte ne causarono un continuo rinvio. Era vista come idonea l’area a sud della stazione di Porta Nuova che avrebbe consentito un collegamento diretto alla ferrovia. Quest’area era però soggetta a vincoli militari, ereditati dalla dominazione austriaca, e utilizzata ancora dall’apparato militare essendo lì presente il forte Clam poi Forte Porta Nuova. Si pensò allora di stanziarsi nella zona in prossimità dell’altra stazione di Verona, Porta Vescovo, per poi spostarsi in quella pensata una volta avviata l’attività ma si abbandonò il progetto in quanto il trasferimento poteva risultare troppo costoso. Bisogna aspettare quindi il 1924, durante il fascismo, per vedere la formazione dell’ente autonomo dei magazzini generali composto da Consiglio Provinciale dell’economia, dal Comune e dalla Provincia di Verona col concorso della Cassa di Risparmio di Verona e Vicenza9. In seguito alla decisione dell’autorità militare di dismettere l’area l’ente acquistò i 75.628 mq su cui sarebbe sorta l’azienda. Nel 1927 venne inaugurato il complesso che presentava allora solo un primo gruppo di fabbricati a più piani destinati allo

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CAPITOLO 2

Merci, P. 2012

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stoccaggio di merci oltre alla recinzione che circuiva circa 30.000 mq del terreno acquistato. Nel 1930 venne inaugurata la stazione frigorifera specializzata che rappresentava il fiore all’occhiello del complesso. L’edificio, progettato dall’ingegnere Pio Beccherle, era una avanguardia tecnologica per l’epoca. Caratterizzato da una pianta circolare di 100 m di diametro e la sua cupola di 32 m di altezza, la stazione prevedeva la possibilità di stoccaggio e refrigerazione di interi vagoni ferroviari che entravano direttamente nel complesso con un raccordo a rotaia con la stazione di Porta Nuova10. La presenza di sette vani, disposti a raggiera attorno alla piattaforma rotante centrale, prevedeva il refrigeramento dell’intero vagone senza la necessità di carico e scarico della merce, garantendo un risparmio di tempo e di manodopera. La refrigerazione avveniva tramite aria raffreddata tramite appositi impianti e che scorreva nelle tubazioni a soffitto. Per molti anni i mercati generali vennero utilizzati a pieno ritmo, diventando uno dei nodi di esportazione italiani per merci dirette verso l’Europa, in particolare verso la Germania, destinazione privilegiata di gran parte dei prodotti. La sua funzione subì un incremento con l’istituzione nelle vicinanze di altri edifici industriali promossi dall’istituzione della Zona Agricolo Industriale “storica” che favorì lo sviluppo delle aree circostanti. Influenza negativa sul complesso derivò invece dalla realizzazione dei tratti autostradali A4, la Serenissima, nel 1950 e A22, Brennero-Modena, nel 1953 che diminuirono l’importanza del traffico ferroviario in favore di quello su ruota. In seguito alla realizzazione di impianti frigoriferi privati nella zona si decise nel 1964 di utilizzare il complesso come deposito per autoveicoli esteri. Nel 1972 cominciò la parziale dismissione di alcune attività per trasferirle nella nuova zona industriale del Quadrante Europa. Nel 1982 si ebbe infine la completa dismissione del complesso.

Figura 2.9 Pianta della stazione frigorifera specializzata. L’impianto planimetrico permette di comprendere la modalità di funzionamento dell’edificio. Superata l’entrata principale, il vagone merci procedeva verso la piattaforma centrale rotante e veniva sistemato in uno dei sette vani disposti a raggiera e refrigerato senza che venisse scaricato. Figura 2.10 Vista interna del mercato ortofruttticolo e della sua struttura ad archi parabolici.

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2.2. Seconda industrializzazione

2.2.2. Il consorzio ZAI e la Zona Agricola Industriale

Grego, S. 1992 Ferriani, E. & Felice A. 1981

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ZAI Uno-storica. Il consorzio ZAI venne istituito nell’aprile del 1948 e composto da Comune, Provincia e Camera di Commercio di Verona, con lo scopo di dettare le politiche di sviluppo industriale della città nel dopoguerra. La definizione del consorzio tramite decreto ministeriale coincise con la definizione delle aree destinate all’insediamento della Zona Agricola industriale e incluse nel piano di ricostruzione del 1948 redatto da Plinio Marconi11. Queste aree si ottennero tramite l’esproprio di terreni agricoli a sud della città e la conseguente realizzazione di tutte quelle opere di urbanizzazione e di collegamento necessarie al collegamento con la città e le principali tratte viarie che connettono ai mercati interni ed esteri. Al consorzio era infatti offerta la possibilità di eseguire opere di urbanizzazione e di cedere aree urbanizzate, oltre che offrire sgravi fiscali per incentivare le aziende a insediarsi nella zona12. Essendo l’economia della città fortemente sbilanciata verso il settore agricolo, il consorzio decise di favorire, almeno in un primo momento, quegli stabilimenti collegati con il settore primario. La scelta di localizzazione di Verona sud era dovuta alla presenza più che ventennale dei Magazzini Generali e alla vicinanza alla ferrovia oltre che alle opere autostradali che si svilupparono da lì a pochi anni. Fu anche a causa dell’insediamento dell’area che si stimolò la creazione di questi nuovi collegamenti viari. Nacquero in quegli anni i Mercati Ortofrutticoli, il nuovo polo fieristico, il foro boario e il macello delle carni che si situarono nei pressi dei Mercati Generali e della Manifattura Tabacchi che si ponevano a chiusura del cuneo urbanizzato della ZAI. Un nuovo asse urbano, viale del Lavoro, fu creato per un diretto collegamento con l’autostrada A4 in seguito alla sua realizzazione e che divide la zona industriale in due parti. Oggi essa comprende 4 milioni di mq e oltre 600 aziende con una tendenza industriale legata al settore agricolo.

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CAPITOLO 2 ZAI Due-Bassona. In seguito alla saturazione dello spazio per lo sviluppo dell’industria confinato dai quartieri di Santa Lucia e Borgo Roma, si decise la creazione di una seconda ZAI situata ad ovest della città in località Bassona. Quest’area conta 1 milione di mq di superficie e la presenza di 120 aziende ad alto contenuto tecnologico13. Area di Innovazione Marangona. L’area conta una superficie di 1,3 milioni di mq di superficie 600.000 dei quali controllati dalla ZAI ed è stata realizzata in concomitanza a quella della Bassona nel 197714.

Consorzio Zai, 2008 ibidem. 15 ibidem. 16 ibidem. 13 14

Figura 2.11 L’interporto Quadrante Europa è uno dei centri di interscambio merci più importante a livello europeo.

Interporto Quadrante Europa. Nella variante al Piano Regolatore Generale del 1975 si decide l’istituzione dell’interporto Quadrante Europa in una zona ottimale dal punto dei collegamenti circostanti. L’area in cui è situato si trova tra i caselli di Verona nord e sud, accesso rispettivamente dell’A22 e dell’A4, vicino all’aeroporto Catullo di Verona a Villafranca costruito nel 1980 e alla linea ferroviaria. Ciò caratterizza l’importanza di questo centro di stoccaggio e passaggio di merci internazionali provenienti o dirette dal centro-nord Europa attraverso il Brennero, i traffici da e per la Francia, la Spagna e i paesi dell’Est europeo Esso è il primo interporto a livello italiano con una capacità di 6 milioni di merci annui trasportate su ferrovia e 20 milioni su ruota15. Al suo interno sono presenti gruppi di servizi che comprendono: centro direzionale, zona ferroviaria, circoscrizione doganale, centro spedizioni, centri logistici, servizi ai mezzi e un’area verde. Occupa un totale di 2.5 milioni di mq di superficie con circa 100 unità industriali presenti al suo interno. Ne è prevista l’espansione fino al raggiungimento di 4.2 milioni di mq16.

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2.3 Ambiti industriali di trasformazione

2.3 Ambiti industriali di trasformazione Definito il quadro storico di sviluppo industriale della città di Verona si vuole analizzare lo stato di conservazione e di trasformazione di quei manufatti che, essendosi stabiliti per primi sul territorio, hanno permesso lo sviluppo del settore e indirizzato le scelte economiche della città. In particolare si rivolge lo sguardo verso quelle realtà storiche dalle grandi dimensioni, che riversano da più di un decennio in stato di abbandono e per le quali sono state applicate o progettate analoghe modalità di intervento. Dalla consultazione degli strumenti normativi per la gestione del territorio comunali e regionali, si evince come ci si proponga, attraverso la trasformazione di queste aree, il potenziale miglioramento della realtà urbana, attraverso la realizzazione di interventi rientranti all’interno di uno stesso disegno di piano urbanistico. Oltre alla definizione delle tipologie dei singoli interventi si studiano le modifiche alle condizioni economiche, sociali e viabilistiche comportate da tali modifiche. Dalla consultazione degli strumenti attuativi si denota invece come le modalità di intervento si distacchino da una concezione unitaria e coordinata, con la conseguenza di creare la saturazione di alcuni campi del mercato, gravi problemi di fruibilità delle vie di comunicazione e un peggioramento della qualità urbana. Gli interventi proposti per le realtà analizzate propongono infatti la realizzazione di realtà poco integrate con il contesto, che prevedono la demolizione di gran parte della preesistenza, l’assenza di dialogo tra nuovo intervento e manufatti conservati, una destinazione funzionale incentrata sulla stessa fetta di mercato e l’assenza dell’integrazione di spazi verdi.

Le aree analizzate, presentate in un ordine di lettura che va da sud ad est rispetto alla loro posizione nel contesto cittadino, sono le seguenti:

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Officine Adige, 1958-1996

Mercato Ortofrutticolo, 1952-2003

Magazzini Generali, 1924- 1982

Manifattura Tabacchi, 1932-2002

Cartiere di Verona, 1894- 1990

Lanificio Tiberghien, 1907-2004


figura 2.12 Sviluppo urbano della città di Verona. L’espansione della città a sud e ad est del centro storico è stata favorita dalla nascita di nuovi quartieri in prossimità delle grandi industrie, importanti fonti di lavoro all’inizio del XX secolo.



ferrovia mura cittadine edifici non industriali idrografia edifici industriali edifici industriali demoliti ambiti di trasformazione

figura 2.13 Ambiti industriali di trasformazione di grandi dimensioni e dalle simili caratteristiche nella cittĂ di Verona. Si nota come lo sviluppo del tessuto edilizio industriale sia avvenuto in prossimitĂ delle stazioni ferroviarie a sud e ad est del centro storico.



CAPITOLO 2

bordo lotto edifici demoliti edifici conservati

Officine meccaniche Officine Adige 1958-1996 figura 2.14 Inquadramento dell’area nel contesto urbano. figura 2.15 Vista aerea della fabbrica prima della demolizione. figura 2.16 Planimetria delle officine Adige.

http://www.ungiro.it Comune di Verona, 2015.

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Le officine Adige nascono per volontà dei soci Corazza e Caratti che nel 1920 istituirono la proprietà in prossimità della stazione ferroviaria di Porta Vescovo e dell’asse urbano di corso Venezia. La ditta si specializzò nella fabbricazione di rimorchi per autoarticolati. Dopo la guerra le officine furono completamente ricostruite in zona ZAI, essendo lo stabilimento primigenio svantaggiato logisticamente. La nuova sede di Verona sud entrò in funzione nel 1958 e, a partire dal 1960, divenne la principale sede di produzione. In seguito ad un passaggio di proprietà lo stabilimento chiuse per fallimento nel 199617. Il progetto per l’area, affidato inizialmente all’architetto Richard Rogers, prevedeva la realizzazione di Adige City, un complesso urbano che comprendeva al suo interno un centro commerciale, una torre per uffici, un hotel, delle residenze, una scuola, una chiesa, una piazza e un parco. Il progetto, modificato in seguito alla cessione della proprietà alla tedesca Ece, prevede la realizzazione di Verona Adige Shopping con la destinazione di 40.000 mq ad uso commerciale, 20.000 mq ad uso direzionale, 55.000 mq ad uso residenziale, 8.000 mq ad uso terziario, 5.000 mq ad uso ricettivo-congressuale, parcheggi e pertinenze, per un totale di 128.000 mq18. 40


2.3 Ambiti industriali di trasformazione

bordo lotto edifici demoliti edifici conservati

Vendita articoli ortofrutticoli Mercato Ortofrutticolo 1952-2003 figura 2.17 Inquadramento dell’area nel contesto urbano. figura 2.18 Vista dello stabilimento nord dei mercati ortofrutticoli. figura 2.19 Planimetria dei mercati ortofrutticoli.

P.Merci, 2012. http://www.corriereortofrutticolo.it

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Inizialmente situato in piazza Navona, il mercato ortofrutticolo di Verona venne trasferito prima in piazza Isolo, al di fuori dell’ansa dell’Adige, nel 1904, e successivamente, nel secondo dopoguerra in zona ZAI. Nel 1952 entrò in funzione lo stabilimento nord dei mercati che, con la sua struttura con archi parabolici permetteva lo stoccaggio di una grande quantità di prodotti. Nel 1956 entrò in funzione lo stabilimento sud. Fino agli anni ‘80 fu uno dei mercati più attivi in Italia19 e le sue esportazioni riguardavano anche il mercato estero. In seguito all’apertura dell’interporto Quadrante Europa, si decise di trasferirvi l’attività del mercato nel 2003. La trasformazione dell’area, recentemente venduta dal comune di Verona e dall’ente fiera a privati, prevede la realizzazione di supermercato che si avvarrà di una superficie di vendita di 4500 mq, su una superficie utile lorda di 8500 mq20. Si prevendono inoltre parcheggi fuori terra e interrati. La stabilimento storico situato a nord dell’area rimane invece di proprietà dell’ente fiera e sarà probabilmente riutilizzato per eventi espositivi. Nella parte orientale dell’area sono stati realizzati interventi di edilizia convenzionata e insieme ad una striscia di verde che corre longitudinalmente il lotto, destinata a parco. 41


CAPITOLO 2

bordo lotto edifici demoliti edifici conservati

Stoccaggio merci Magazzini Generali 1924-1982 figura 2.20 Inquadramento dell’area nel contesto urbano. figura 2.21 Vista aerea dei magazzini generali. figura 2.22 Planimetria dei magazzini generali.

P. Merci, 2012. C. Frappotti, 2014.

21 22

Previsti già a partire del 1870 dalla Camera di Commercio di Verona, i Magazzini Generali di Verona vennero inaugurati solamente durante il fascismo nel 192421. La loro funzione era lo stoccaggio di merci nazionali e internazionali per favorirne poi la loro mobilitazione tramite trasporto ferroviario. I magazzini furono situati nelle vicinanze della stazione di Porta Nuova, che divenne un importante snodo ferroviario di collegamento con la ferrovia del Brennero al mercato europeo. Tutti gli edifici che si trovavano all’interno del recinto che delimitava l’area avevano un numero identificativo che doveva essere visibile dall’esterno del complesso. La trasformazione dell’area prevede la realizzazione di un’attività di ristorazione all’interno dell’ex stazione frigorifera con modifiche dell’aspetto interno per l’adattamento al nuovo uso. Sono destinati ampi spazi a parcheggi interrati e fuori terra che andranno a servire, oltre al servizio ristorativo, gli uffici inseriti nei quattro edifici a sud dell’area. Nei fabbricati al centro e a nord dell’area si sono invece realizzate le sedi dell’ordine degli ingegneri e degli architetti. Nella zona a est si prevede la realizzazione di un parco con percorsi realizzati a terra inframezzati da aiuole e vasche d’acqua , con la volontà di definire gli assi in direzione est-ovest22. 42


2.3 Ambiti industriali di trasformazione

bordo lotto edifici demoliti edifici conservati

Produzione tabacco Manifattura Tabacchi 1932-2002 figura 2.23 Inquadramento dell’area nel contesto urbano. figura 2.24 Vista aerea degli edifici della manifattura tabacchi figura 2.25 Planimetria della manifattura tabacchi.

Variante n. 282 al P.R.G, 2007 24 http://citterio-viel.com 23

Inizialmente situata nei pressi di San Giorgio, si decise di spostare lo stabilimento nelle vicinanze della stazione di Porta Nuova. La manifattura venne inaugurata ufficialmente nel 1940 occupando soprattutto una manodopera femminile, con ragazze che avevano dai 15 ai 17 anni di età. Il complesso é caratterizzato da numerosi fabbricati racchiusi all’interno del muro di cinta. Il grande magazzino per tabacchi greggi e la ciminiera in mattoni della ex centrale termica, situati nella parte sud, rappresentano i manufatti che mantengono l’assetto originale, nella parte nord si hanno invece immobili diversi ed eterogenei ampliati e ricostruiti dal dopoguerra in poi23. L’intervento prevede la realizzazione di un centro polifunzionale con destinazione a commerciale, terziario, congressuale e ricettivo24. Gli edifici a sud dell’area, vincolati dalla Sovrintendenza, vengono mantenuti e integrati per mezzo di un nuova copertura che permette il collegamento tra i tre corpi di fabbrica. In adiacenza a questo fabbricato è pensata la realizzazione a sud di un hotel a torre di 80 metri di altezza, a nord di una piazza nella quale centrale è la presenza dell’antica ciminiera in mattoni. Per gli edifici più a nord dell’area, non vincolati, è prevista invece la demolizione e la sostituzione con un fabbricato che riprende esteticamente l’andamento di quello a sud. 43


CAPITOLO 2

bordo lotto edifici demoliti edifici conservati

Cartonificio Cartiere di Verona 1894-1990 figura 2.26 Inquadramento dell’area nel contesto urbano. figura 2.27 Vista aerea della centrale termica delle cartiere. figura 2.28 Planimetria delle cartiere.

Variante n. 282 al P.R.G, 2007 26 http://www.italianostravr.it 25

Lo stabilimento delle cartiere si situava accanto ai fabbricati della cartiera Fedrigoni, del molino Consolaro e del Cotonificio Crespi, in zona Basso Acquar, per servirsi della forza motrice resasi disponibile con la costruzione del canale Camuzzoni25. Lo stabilimento era specializzato nella produzione di tipo di semilavorati, ottenuti dalla cellulosa e dalla pasta di legno, che andavano a rifornire la vicina cartiera Fedrigoni. La produzione continuò fino agli anni ‘90 quando a causa dell’obsolescenza dei macchinari e la crisi del mercato ne causarono la chiusura. Tramite la redazione di un Piano Urbanistico Attuativo si prevede la trasformazione dei 140.000 mq dell’area delle ex cartiere. Si preve la realizzazione di spazi di vendita per un totale di 25.000 mq con una volumetria di 107.000 mc e di spazi destinati al terziario complementare e servizi per il divertimento e il tempo libero per una superfice di 14.000 mq e una volumetria di 60.500 mc26. Si prevede inoltre le possibilità di espansione della superficie commerciale a 39.000 mq quando quelli ipotizzati inizialmente corrispondevano a 10.000, per un totale di 168.000 mc commerciali di costruire. 44


2.3 Ambiti industriali di trasformazione

bordo lotto edifici demoliti edifici conservati

Ciclo industriale completo di produzione della lana Lanificio Tiberghien 1907-2004 figura 2.29 Inquadramento dell’area nel contesto urbano. figura 2.30 Vista aerea prospetto interno del mlanificio. figura 2.31 Planimetria del lanificio.

Olivieri, N. 2007 http://www.larena.it

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Il lanificio Tiberghien rappresentò, a partire dal 1907, una delle più grandi realtà industriali attive nella città di Verona nel XX secolo27. Dotato di tutti gli impianti necessari alla realizzazione di un ciclo industriale completo per lavorare la lana, fu la principale fonte di lavoro per il quartiere. La proprietà fornì inoltre ai suoi addetti una serie di servizi destinati al miglioramento delle loro condizioni di vita, come abitazioni, circolo, cooperativa, ecc... Questo tipo di rapporto privilegiato terminò negli anni ‘70 quando, i Tiberghien decisero di lasciare lo stabilimento nelle mani del comune nel 1974. In seguito l’industria tornò in mani private e venne chiusa nel 2004. A partire dalla chiusura dello stabilimento avvenuta nel 2004 è cominciato lo stato di abbandono della struttura e della sua occupazione da parte di senzatetto. Il problema del “degrado”, termine abusato dai giornali locali e dalla giunta, si è acuito negli ultimi anni, anche in seguito alla crisi economica. Per far fronte a tale problematica si è definito un piano urbanistico attuativo per realizzare la trasformazione dei 38.000 mq dell’area tramite la realizzazione di 8.500 mq destinati al commerciale con relativo parcheggio su viale Venezia-corso Unità d’Italia, un albergo con 170 stanze, edifici a funzione direzionale, residenziale e commerciale con negozi di quartiere28. 45


figura 2.32 Principali criticità legate alla trasformazione delle aree industriali di Verona.

ISOLAMENTO NEL CONTESTO URBANO

DEMOLIZIONE TOTALE O PARZIALE DEI MANUFATTI ESISTENTI SCARSA INTEGRAZIONE PREESISTENZE DI PREGIO

SATURAZIONE RETE VIARIA URBANA

AUMENTO SUPERFICI IMPERMEABILI

MONOFUNZIONALITÁ E ATTIVITÁ DI GRANDE DIMENSIONE

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1907-2004 Lanificio Tiberghien

1894-1990 Cartiere di Verona

1932-2002 Manifattura Tabacchi

1924-1982 Magazzini Generali

1952-2003 Mercato Ortofrutticolo

1958-1996 Officine Adige

CAPITOLO 2


3.1 Contesto urbano e suoi elementi

capitolo 3 QUADRO CONOSCITIVO DELL'EX LANIFICIO

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CAPITOLO 3

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3.1 Contesto urbano e suoi elementi

3. QUADRO CONOSCITIVO DELL’EX LANIFICIO Nel seguente capitolo si riportano quelle analisi che hanno permesso la comprensione delle caratteristiche del sito nel quale si colloca la fabbrica e quelle geometriche, storiche e funzionali della fabbrica. È studiato inizialmente il contesto insediativo del lanificio, tramite analisi urbane realizzate nella parte orientale della città di Verona, composta dai quartieri di Borgo Venezia, San Michele Extra e Porto San Pancrazio, quartieri periferici e dalle differenti caratteristiche formali e di sviluppo storico. In seguito si procede con la narrazione dei principali eventi storici che hanno caratterizzato la vita della fabbrica, correlati alla definizione delle fasi architettoniche evolutive dei fabbricati all’interno del lotto. Segue la restituzione geometrica del lanificio, comprensiva dell’inquadramento dell’area, del ridisegno di piante, prospetti e sezioni e della definizione delle caratteristiche geometriche del sistema strutturale in ghisa e della copertura lignea a shed. Si conclude con la descrizione del ciclo di produzione industriale della lana e la definizione del ciclo presente nel Tiberghien, tramite la definizione dei percorsi di lavorazione del prodotto, la definizione dei reparti di riferimento e il ridisegno dei macchinari originali.

3.1 Contesto urbano e suoi elementi

Viganò, P. 1999.

1

3.1.1 Materiali urbani Le analisi urbane svolte fanno riferimento alle tecniche formulate da Paola Viganò nel libro La città elementare1. Il tipo di analisi proposto ha come basi teoriche le ricerche e i manifesti redatti dai componenti del movimento De Stijl, in particolar modo da Theo Van Doesburg, dall’idea di composizione e decomposizione eseguita dalle avanguardie artistiche e più tardi dall’idea filosofica di Derrida che parla di decostruzione. Questo tipo di analisi propone di decomporre gli oggetti che formano il territorio negli elementi di cui sono composti. La città contemporanea è infatti un oggetto troppo complesso per essere definito e compreso nella sua totalità. Essa è un palinsesto, risultato di modifiche, aggiunte e cancellazioni avvenute nel corso dei secoli. Tramite la definizione delle sue parti, dei frammenti o dettagli, si ha una conoscenza e comprensione della posizione dei singoli elementi nello spazio, mettendo in luce la relazione della parte con il tutto. Le possibilità di scomposizione degli elementi sono infinite e sono determinate dal fine descrittivo e analitico di cui si necessita. La scomposizione, infatti, rappresenta la prima fase di questa operazione di conoscenza in quanto in seguito si avrà una ricomposizione degli elementi che permetterà di comprendere le relazioni tra materiali urbani, appartenenti a categorie simili o meno, per definire un ordine di livello superiore volto a definire un tema di analisi. L’ operazione di rilievo e di rinominazione degli elementi permette di creare così una nuova e personale realtà diversa da quella osservata e di cui si ha esperienza quotidianamente, portando ad una conoscenza generale, anche se non completa, del collage territoriale. 49


CAPITOLO 3 2 https://www.regione.veneto. it

In seguito sono descritti i principali elementi2 che costituiscono il sistema urbano dei quartieri, divisi in due categorie, comprendenti l’una elementi morfologici, l’altra elementi funzionali. ELEMENTI MORFOLOGICI Il fiume Adige rappresenta l’elemento idrografico di maggiore importanza a livello territoriale. Oggi sulle sue rive ospita il Parco dell’Adige Sud, area a forte carattere naturale e sede di biodiversità, fruibile tramite sentiero ciclabile e pedonale sterrato. I sistemi d’acqua a carattere torrentizio quali il Progno di Valpantena e il Fiumicello hanno contraddistinto storicamente il paesaggio e la geografia dell’area. Oggi risultano per lo più interrati per lunghi tratti per evitare le problematiche causate dalle piene in caso di forti piogge. Il sistema di canali di irrigazione agricoli risulta molto ramificato grazie all’abbondante presenza di acqua nel sottosuolo e nelle vicinanze.

Figura 3.1 Materiale urbano: torrente. Il torrente Fiumicello caratterizza la forma del lotto di insediamento della fabbrica.

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3.1 Contesto urbano e suoi elementi

Le superfici agricole di grandi dimensioni sono situate prevalentemente nella parte a est e a sud rispetto allo sviluppo dei tre quartieri. Esse sono caratterizzate per lo più da culture arboree, in gran parte frutteti e vigneti, e da appezzamenti destinati al seminativo e orti. Superfici alberate o boschive e superfici incolte spezzano la continuità dello spazio coltivato e determinano la varietà spaziale del sistema vegetale. A livello topografico si hanno lievi differenze di quota nel territorio pianeggiante in corrispondenza di elementi lineari come il fiume, la ferrovia, i torrenti o i canali di irrigazione agricola, mentre forti differenze si hanno in corrispondenza dell’inizio del sistema collinare a ridosso delle mura cittadine orientali. Il collegamento ferroviario Verona-Vicenza, parte della tratta Milano-Venezia, ha come punto di inizio la stazione di Porta Vescovo. Il tracciato ferroviario in esame corre ad un livello inferiore rispetto alla sezione stradale; Il dislivello è definito dalla presenza di un muraglione in pietra e della barriera antirumore, prevista per la mitigazione dell’inquinamento acustico, di recente costruzione. L’attraversamento di tale elemento viario avviene tramite sottopassi prevalentemente di piccole dimensioni e scarsa qualità. Il sistema viario comprende sia strade di collegamento regionali e provinciali, che strade di collegamento comunali. Le prime sono caratterizzate da un afflusso veicolare massiccio, con conseguente innalzamento dei livelli di inquinamento dell'aria e acustico. Fanno parte di questa categoria il raccordo autostradale di Verona est, viale Venezia-corso Unità d'Italia, via Colonnello Fincato e via Montorio. Le seconde prevedono un efficace collegamento ai rioni cittadini e si differenziano in base al quartiere servito, a livello di fruibilità, ampiezza di sezione e senso di marcia. Il sistema ciclabile non presenta caratteristiche di continuità ed è spesso interrotto bruscamente prevedendo immissioni nella carreggiata. Fa eccezione il tracciato ciclabile del Parco dell’Adige, che presenta un percorso continuo ma che risulta di difficile accesso. Figura 3.2 Materiale urbano: ciclabile. Ciclabile a bordo strada lungo corso Unità d'Italia. Essa si interrompe bruscamente e provoca l'immissione nella carreggiata.

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CAPITOLO 3 ELEMENTI FUNZIONALI La propensione abitativa dei quartieri periferici è testimoniata dalla prevalenza di residenze nel sistema edificato. Zone appartenenti al tessuto urbano storico si ritrovano all’interno del centro storico di Verona il cui bordo corrisponde con l’antico compartimento murario cittadino e nel centro storico minore di San Michele Extra in prossimità della chiesa parrocchiale. Il resto dell’abitato è composto da abitazioni a più piani a schiera, condomini con corte interne, villette in stile liberty e case isolate che formano un tessuto omogeneo nella zona occidentale di Borgo Venezia e in prossimità del centro storico di San Michele. Condomini di grandi dimensioni vanno invece a formare delle zone più disordinate, presenti nella fascia di separazione tra i due quartieri. Vi è la presenza rada di ville venete situate in un contesto verde adibito a giardino o a parco. Forte è la presenza di edifici industriali di grandi dimensioni soprattutto nella fascia di congiunzione tra i due quartieri e sul fronte di Viale Venezia-Corso Unità d’Italia. Alcuni di questi edifici hanno caratterizzato la prima industrializzazione di Verona e spesso sopravvivono solo come frammento di una realtà più complessa. Connessi a questo tipologia sono i landmark che caratterizzano lo skyline del quartiere e della città: torri piezometriche, serbatoi d’acqua, ciminiere e torri delle telecomunicazioni. Le attività commerciali risultano ben distribuite con la presenza di piccole e medie realtà distribuite secondo le necessità dei bacini di utenza dei quartieri. Omogeneamente sparsi sono gli edifici a servizio della comunità come quelli cimiteriali o di culto, ospedalieri, dedicati all’istruzione e sportivi, sottolineando il buon livello di qualità della vita per i quartieri considerati. Elementi di rilevanza urbana sono la stazione ferroviaria di Porta Vescovo, attiva sulla tratta Milano-Venezia, di secondaria importanza rispetto a quella di Porta Nuova, le caserme Gran Duca, rappresentanti un limite chiuso a ridosso del punto di incontro tra i quartieri di Borgo Venezia e S. Michele e il carcere di Montorio, l'unico a livello cittadino. https://associazioneagile. wordpress.com

3

La presenza di edifici abbandonati3 riguarda soprattutto grandi realtà industriali o residenze di piccole dimensioni, nelle vicinanze della SR11. Parcheggi pubblici di grande dimensione hanno uno sviluppo rado e sono più frequenti quelli lungo il bordo della sezione stradale, caratterizzando la percezione delle strade di quartiere limitatamente mitigata dalla presenza di alberature. Il sistema dei parcheggi privati risulta intenso vicino alle grandi aree produttive o commerciali e in corrispondenza di condomini. Giardini pubblici si hanno in corrispondenza delle chiese parrocchiali di quartiere, e distribuiti in modo sparso e poco visibile. I giardini privati di grandi dimensioni si hanno in corrispondenza dei condomini più alti, ma non utilizzati in quanto terra di nessuno. 52


3.1 Contesto urbano e suoi elementi

Figura 3.3 Contesto insediativo del lanificio nella parte orientale della cittĂ composta dai quartieri di Borgo Venezia, San Michele Extra e Porto San Pancrazio. Figura 3.4 Materiale urbano: abbandono. Edifici abbandonati appartenenti all'ex fabbrica di laterizi Lebrecht, situati nelle vicinanze del lanificio.

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CAPITOLO 3 3.1.2 Ricomposizione degli elementi

I materiali urbani precedentemente descritti sono riutilizzati per la definizione di tematiche tipologiche, ottenute tramite il raggruppamento degli elementi che le causano, risultando in questo modo più comprensibili. BORDI URBANI Sono i limiti allo sviluppo urbano determinati da quegli elementi morfologici che risultano fisicamente difficilmente superabili. Hanno uno sviluppo per lo più lineare e sono caratterizzati prevalentemente da elementi naturali topografici, idrologici e legati alla mobilità. Il limite più evidente risulta essere quello formato da i sistemi in parallelo della ferrovia, di viale Venezia-corso Unità d'Italia e del fiume, che determinano la formazione di aree ben definite e dalle differenti caratterizzate tipologiche e formali. Si ha così una scarsa compenetrazione tra sistema urbano e sistema naturale. PERMEABILITÁ DEL SUOLO Il sistema delle superfici permeabili è per la maggior parte dalle superfici coltivate o incolte poste a sud e ad est del quadro analizzato. All'interno del contesto insediativo antropizzato si nota come la permeabilità sia garantita dai giardini verdi o dai campi sportivi. Grande influenza all'impermeabilità è stata offerta dai grandi impianti industriali e commerciali, tramite la realizzazione di superfici asfaltate e parcheggi di grandi dimensioni. MIXITE’ FUNZIONALE Il quadro delle tipologie funzionali presenti nei quartieri, permette di notare come la tipologia residenziale sia la più estesa e diffusa tra le funzioni analizzate. Le altre tipologie non presentano particolari raggruppamenti risultando quindi distribuite omogeneamente sul territorio. Fanno eccezione gli antichi impianti industriali come quello delle officine ferroviarie in prossimità di Porta Vescovo, quelli della casa editrice Mondadori e dell’ex lanificio Tiberghien posti nella zona di saturazione tra i quartieri di Borgo Venezia e San Michele Extra, alcuni dei quali versano in stato di abbandono. SPAZI PUBBLICI Si vuole evidenziare le aree del contesto urbano interessate da attività pubbliche. Si nota come queste siano raggruppate in alcuni ambiti cittadini, spesso coincidenti con i nuclei parrocchiali e di piazze di quartiere. Si nota inoltre lo scarso sviluppo della rete ciclabile che non permette un collegamento diretto tra queste realtà.

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3.1 Contesto urbano e suoi elementi

Figura 3.5 Bordi urbani.

1

A

MATERIALI URBANI A1 fiume Adige A2 torrenti A3 canali irrigazione B1 topografia B2 ferrovia B3 strade regionali e provinciali

B

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2

3


CAPITOLO 3

Figura 3.6 PermeabilitĂ del suolo.

1

A

MATERIALI URBANI A1 colture arboree A2 seminativo e orti A3 alberature e boschi B1 incolto B2 attrezzature sportive B3 giardini pubblici C1 giardini privati

B

C

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2

3


3.1 Contesto urbano e suoi elementi

Figura 3.7 Mixitè funzionale.

1

A

MATERIALI URBANI A1 residenziale storico A2 residenziale misto A3 industriale B1 terziario B2 servizi B3 funzioni particolari C1 abbandono

B

C

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2

3


CAPITOLO 3

Figura 3.8 Spazi pubblici.

1

A MATERIALI URBANI A1 linea ferroviaria A2 strade regionali e provinciali A3 strade comunali B1 ciclabili B2 commerciale B3 servizi C1 attrezzature sportive C2 parcheggi pubblici C3 giardini pubblici

B

C

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2

3


3.2 Storia ed evoluzione

3.2 Storia ed evoluzione 3.2.1 Il lanificio dei Tiberghien

Olivieri, N. 2007 ibidem.

4 5

Figura 3.9 Mappa della città di Verona, 1850. Figura 3.10 Mappa di S. Michele extra, 1850. Figura 3.11 Il lotto del Tiberghien nel catasto italiano, 1894.

Il lanificio Tiberghien ha rappresentato una delle più grandi realtà industriali nel veronese, sia per le dimensioni della fabbrica che per il numero degli addetti impiegati, influenzando fortemente l’economia e lo sviluppo urbanistico del quartiere cinquecentesco di San Michele Extra, a ridosso del quale venne fondata. La sua più che centenaria storia inizia nel 1905 quando i fratelli Louis, Emile e René Tiberghien, discendenti di una famiglia di industriali attiva nel settore laniero francese e originari di Tourcoing, decisero di acquistare un terreno di circa 70000 mq in zona San Michele Extra e di compiere così quello che fu il primo investimento estero della Tiberghien Frères, nome della fabbrica di proprietà4. La scelta della posizione fu influenzata dalla vicinanza alla stazione ferroviaria di Porta Vescovo e dalla presenza di abbondati risorse idriche nelle vicinanze e nel sottosuolo. I lavori di costruzione iniziarono nel 1906 sulla base di progetti elaborati in Francia. Il rapporto con la madrepatria fu molto importante nell’arco di tempo in cui il lanificio fu di proprietà della famiglia. Nel primo periodo, in particolare, giunsero dalla Francia i macchinari per le lavorazioni della lana, i capireparto e le materie prime necessarie alla produzione. Al momento dell’entrata in funzione dello stabilimento nel 1907, infatti, erano presenti solo parte degli stabilimenti necessari alle lavorazioni del ciclo di produzione della lana, i cui fabbricati occupavano circa 27000 mq del totale, in cui lavoravano all’avvio circa 250 addetti, dei quali la maggior parte era composta donne, destinati a crescere rapidamente a 900 nel 19125. Particolare fu il legame tra la proprietà e i lavoratori. Si instaurarono rapporti di tipo paternalistico, ossia protezione e condiscendenza dall’alto verso il basso, il cui maggior esempio si può ritrovare a Schio nel complesso Lanerossi e negli interventi voluti da Alessandro Rossi, dove la proprietà forniva alle maestranze dei servizi che andavano oltre alla mera produzione.

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CAPITOLO 3

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3.2 Storia ed evoluzione

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CAPITOLO 3

Figura 3.12 Prospetto del lanificio su corso Unità d’Italia, 1919. Figura 3.13 Vista dello stabilimento agli inizi degli anni ‘20. Figura 3.14 Lavoratori del lanificio, aderenti alla società di mutuo soccorso Res Verba, nel piazzale della fabbrica. Figura 3.15 Tribune del campo sportivo Tiberghien, 1930. Figura 3.16 Deposito di carbone nel piazzale interno del lotto. Figura 3.17 Bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale, 1945. Figura 3.18 Evoluzione architettonica del lanificio, 1907-1920. Figura 3.19 Evoluzione architettonica del lanificio, 1920-1932. Figura 3.20 Evoluzione architettonica del lanificio, 1932-1945.

Dopo la fondazione i Tiberghien, tra il 1908 e il 1910, crearono delle abitazioni all’interno del recinto della fabbrica, affacciate su Viale Venezia, destinate ai lavoratori che provenivano dalla Francia. Successivamente vennero create altre abitazioni per i lavoratori in via Tiberghien e in via Monti Lessini nel 1923; nel 1936 la villa per il direttore della fabbrica accanto al muro di recinzione del lanificio. Nel 1925 venne inaugurato il convitto per il soggiorno delle lavoratrici che venivano da fuori città situato nell’ex fabbrica di lampade Lebrecht rilevata dai Tiberghien e gestita dalle Suore della Misericordia che provvedevano alla gestione e all’intrattenimento delle operaie. Furono create inoltre società di mutuo soccorso tra i lavoratori (la femminile “Res, non verba” e la maschile “Ars et labor”). Furono istituiti una cooperativa di consumo, un circolo ricreativo, una colonia estiva per i dipendenti dei lavoratori e un campo sportivo. Come tutte le realtà industriali e commerciali dell’epoca, le sorti del lanificio non sfuggirono agli avvenimenti storici di importanza mondiale, i quali portarono delle difficoltà ma non ne minarono la sopravvivenza. La produzione infatti proseguì durante la prima guerra mondiale grazie alle commesse che lo stato italiano diede per l’esercito, nonostante i lavoratori francesi furono richiamati alle armi in madrepatria sin dal 1914. Seguirono momenti di iniziale difficoltà dovuti alla necessità di riconvertire la produzione e successivamente la serie di scioperi e di occupazione avvenute durante il biennio rosso furono un ostacolo alla produzione. Un altro momento drammatico fu il 1929, anno del crollo della borsa di Wall Street e la conseguente crisi che colpì gran parte dei settori produttivi, compreso quello laniero, comportando una sottoutilizzazione dei macchinari per evitare sovrapproduzione e una riduzione dell’organico. Durante il regime fascista nel 1934 venne introdotta la legge sul contingentamento degli approvvigionamenti delle lane che creò grandi problemi nel reperimento delle materie prime, mentre successivamente il lanificio venne sequestrato in quanto appartenente a sudditi stranieri e affidato in gestione a persone gradite alla proprietà. La fortunata sorte del lanificio durante la seconda guerra mondiale è legata alla sua indicazione nelle carte americane come territorio protetto in quan-

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3.2 Storia ed evoluzione

1907-1920

1920-1932

1932-1945 63


CAPITOLO 3

6 7

op.cit. ibidem.

Figura 3.21 Ortofoto storica recante i segni dei bombardamenti subiti dalla stazione di Porta Vescovo, 1945. Figura 3.22 Evoluzione architettonica del lanificio, 1945-1960. Figura 3.23 Evoluzione architettonica del lanificio, 1960-1972. Figura 3.24 Vista aerea del lanificio negli anni ‘60. Figura 3.25 Vista aerea del lanificio negli anni ‘70. Figura 3.26 Vista aerea del lanificio negli anni ‘70.

to territorio francese e quindi risparmiato dai bombardamenti, permettendo così un repentino ripristino della produzione a guerra finita. Questa sorta di immunità permise inoltre alla resistenza partigiana di instaurare un ponte di comunicazione radio nel vicino campanile della chiesa di San Michele. Finita la guerra i Tiberghien decisero per la prima volta di trasferirsi a Verona per la gestione dello stabilimento, gestione che fino a quel momento era avvenuta direttamente dalla Francia. I primi anni del dopoguerra non furono prolifici per il comparto laniero, costringendo il licenziamento temporaneo di circa 800 lavoratori6. Nel secondo dopoguerra vi furono grandi cambiamenti nel settore laniero come la concorrenza estera, l’utilizzo di fibre artificiali e il rinnovamento delle attrezzature produttive. Gli effetti del boom economici italiano coincisero con un aumento della domanda e scongiurarono le ristrutturazioni di cui il comparto necessitava. A partire dagli anni Sessanta si ebbe un aumento del costo del lavoro e un inasprimento nel rapporto con i lavoratori, caratterizzato da conflittualità aziendale connessa ai rinnovi contrattuali con i conseguenti scioperi e astensionismo dal lavoro. Furono anni caratterizzati dall’aggiornamento tecnologico e impiantistico del lanificio che fecero registrare nel 1971 un totale di 1600 addetti e facendo salire il lanificio al terzo posto italiano per numero di impiegati7. Nel 1972 un forte impulso all’aggiornamento produttivo arrivò dal grande incendio che distrusse il reparto di apparecchio e parte di altri reparti come la tessitura e la ritorcitura. I danni furono così ingenti da non permettere una immediata ripresa della produzione e grazie all’indennizzo assicurativo si poterono aggiornare i macchinari, oltre che ad una riorganizzazione aziendale. Successivamente con lo shock petrolifero del 1973 vi fu un repentino innalzamento del costo delle materie prime, con ripercussioni sul tasso di inflazione e sul costo del denaro che ebbero grandi ripercussioni sull’economia. Il 1974 fu un anno cruciale nella storia del lanificio. Oltre a essere la data in cui venne trasformato in società per azioni, accaddero tre episodi che portarono alla decisione dei Tiberghien di cedere il lanificio e le sue rispettive proprietà al comune a titolo gratuito nell’aprile del 1975.

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3.2 Storia ed evoluzione

1945-1960

1960-1972

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CAPITOLO 3

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3.2 Storia ed evoluzione

Il primo di questi fu la decisione di un cambiamento nel tipo di produzione di lana. Si decise di sostituire un prodotto di qualità, come era stato fino ad allora, con una miscela di fibre artificiali e naturali, che portò gravi conseguenze a livello economico come rese o cancellazione degli ordini. Il secondo fu la creazione di uno stabilimento di filatura, dislocato dalla fabbrica principale, per arginare la scarsa produttività di quello originario, ma dotato di impianti produttivi che erano incompatibili con il ciclo di produzione. Terzo e ultimo fu il sempre più complicato rapporto con i lavoratori e i relativi sindacati che andò a spezzare il tipo di legame che si era instaurato tra la proprietà francese sin dall’inizio della storia del lanificio.

3.3.2 Gestione comunale

Figura 3.27 Vista interna del reparto in seguito all’incendio, 1972. Figura 3.28 Vista della copertura durante lo sviluppo dell’incendio, 1972. Figura 3.29 Evoluzione architettonica del lanificio, 1972-2016.

op.cit.

8

Fu l’avvocato Renato Gozzi, sindaco di Verona in quel periodo, a prendersi carico del lanificio e di organizzare un consiglio di amministrazione per scongiurare la chiusura e il conseguente licenziamento degli allora 1300 operai. Ciò che si auspicava era una gestione di breve termine con il conseguente ritorno della fabbrica in mani private. Ciò non avvenne e la gestione si protrasse per sei anni caratterizzati da problemi nel reperire “linee di credito” da parte degli istituti bancari. Questa mancanza continua di un afflusso di denaro costante portò alla decisione di monetizzare tramite la vendita di parte delle proprietà ottenute dai Tiberghien. La parte ovest del complesso, la villa del direttore e terreni agricoli sviarono il pericolo della chiusura del complesso.

3.3.3 Ritorno della proprietà privata

Il lanificio tornò in mani private il 25 novembre 1981 da un gruppo milanese guidato dalle sorelle Mazzocchi che predisposero un ammodernamento del layout aziendale oltre che la sostituzione dei macchinari più obsoleti che permisero di concentrare la produttività in uno spazio di 30000 mq8. In seguito venne ceduta nel 1988 al gruppo Trevitex dei Dalle Carbonare che dopo il fallimento della ditta nel 1994 portò alla crisi di produzione del lanificio con una decrescita del livello di occupazione della fabbrica. Nel 2000 seguirono due anni di amministrazione straordinaria fino al ritorno dell’azienda nelle mani dei Dalla Carbonara che dopo due anni licenziò i lavoratori con la conseguente chiusura del lanificio nel 2004, dopo quasi cento anni di produzione.

1972-2016 67


CAPITOLO 3 3.3.4 La demolizione

Triste è l’epilogo della più che centenaria storia del lanificio. In seguito ad uno stato di abbandono durato per più di un decennio, sono cominciati nel luglio 2016 le demolizioni dell’ex lanificio, in linea con le politiche proposte dal comune per manufatti di questo tipo. La crescente percezione di degrado, fomentata dai giornali locali e dall’amministrazione comunale, data dalla presenza di senzatetto all’interno delle mura della fabbrica, hanno focalizzato l’attenzione pubblica sul manufatto e portato alla ricerca di soluzioni di riqualificazione.

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http://sbap-vr.beniculturali.it

Figura 3.30 Vista delle demolizioni all’interno del lanificio, 2016. Figura 3.31 Progetto di trasformazione dell’area a destinazione commerciale. Figura 3.32 Demolizioni avvenute nel lanificio, estate 2016.

Numerose sono state le modifiche ai vincoli di archeologia industriale posti dalla soprintendenza dei beni culturali. A partire dal vincolo su gran parte delle superfici del lanificio, per un totale di 23000 mq, risalente al 2014, si è passati ad un vincolo che comprendeva solo 4600 mq, risalente al 20159. Il comune, uno dei grandi contestatori del primo vincolo, che andava a limitare le possibilità di trasformazione del lotto, di proprietà privata, ha approfittato della diminuzione del vincolo architettonico per autorizzare la serie di demolizioni che hanno colpito la fabbrica nell’estate del 2016. Verona perde in questo modo uno delle testimonianze e realtà più importanti del suo primo sviluppo industriale. Si tratta di una grande occasione sprecata, in quanto l’architettura era compatibile con il nuovo uso ipotizzato (supermercato).

2016-2016 68


3.3 Manufatto

3.3 Manufatto 3.3.1 Inquadramento dell’area

Il complesso dell’ex lanificio Tiberghien è situato nel punto di contatto tra i quartieri di S. Michele Extra e Borgo Venezia situati nella parte orientale della città di Verona. Il primo è un quartiere storico di origini cinquecentesche, che conosce il suo sviluppo per la presenza di conventi e altri edifici legati all’attività religiosa, a cui si deve molto della toponomastica di vie e zone del quartiere. Il secondo invece si è sviluppato a partire dall’inizio del ventesimo secolo e si pone all’esterno delle mura orientali cittadine. Gran parte del suo sviluppo è avvenuto in seguito alla seconda guerra mondiale a causa della forte richiesta abitativa che ha portato al riempimento del vuoto urbano esistente tra il sistema difensivo della città e il quartiere di S. Michele Extra.

Via Tiberghien Figura 3.33 Chiesa parrocchiale di S. Michele con relativa piazza. Figura 3.34 Vista del lanificio dal campo sportivo ad esso adiacente. Figura 3.35 Vista dal cimitero di S. Michele Extra. Figura 3.36 Centrale elettrica a servizio del lanificio, esterna al lotto.

La parte orientale del lotto del lanificio affaccia su via Tiberghien che prende il nome dei proprietari francesi del lanificio e si pone a ridosso del centro storico di S. Michela Extra. Esso è caratterizzato per lo più da abitazioni monofamiliari di piccole dimensioni, alcune delle quali antiche e in abbandono, che hanno come fulcro la piazza storica, su cui si staglia la chiesa parrocchiale con l’alto campanile e la più recente piazza del popolo che ha spostato il baricentro rionale ad est, seguendo lo sviluppo del quartiere. Nelle vicinanze del lotto è presente il cimitero, il contiguo campo sportivo Tiberghien, la centrale elettrica che forniva energia al complesso e le residenze dei lavoratori realizzate dalla proprietà. Essendo stato una fonte di lavoro per il quartiere per quasi un secolo, il lanificio ha influenzato lo sviluppo urbanistico, diventando una polarità di riferimento. Proseguendo in direzione nord da via Tiberghien si giunge all’altro grande stabilimento industriale storico di Borgo Venezia, l’ex Mondadori Printing, oggi Ecolgraf, oltre che all’esteso complesso delle caserme Gran Duca e al vicino carcere di Montorio, il principale di Verona.

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Figura 3.37 Ortofoto dell’area di insediamento del lanificio. La caratteristica forma del lotto risulta divisa in due parti. La parte sinistra è riutilizzata, quella destra è abbandonata.



CAPITOLO 3 Via Berbera

de Mori, M. 2011 ibidem.

10 11

Figura 3.38 Vista dell’entrata della parte riutilizzata del lanificio. Figura 3.39 Officina meccanica nell’ex reparto di falegnameria. Figura 3.40 Vista di corso Unità d’Italia dalla pista ciclabile ad esso adiacente.

La parte settentrionale del lotto è delimitata dalla presenza del torrente Fiumicello che oggi, a partire dall’ex lanificio, risulta completamente tombato. Esso ha da sempre caratterizzato la morfologia del territorio, che fino all’ottocento risultava caratterizzato da innumerevoli corsi d’acqua, come testimoniato nel catasto italiano del 1859. Il Fiumicello incrocia a nord-ovest il torrente Valpantena e insieme ad esso caratterizzano la strana forma del terreno di insediamento del lanificio che ha portato i costruttori a pensare a delle soluzioni costruttive particolari e che rendono il lanificio un manufatto unico. La zona abitativa che si sviluppa lungo via Berbera è caratterizzata dalla presenza di condomini di media altezza con corte interna. La via porta all’accesso della parte del lanificio che risulta al giorno d’oggi riutilizzata dopo che nel 198410 era stata venduta in seguito ad una razionalizzazione degli impianti che aveva permesso di concentrare la produzione in uno spazio di circa 38000 mq rispetto ai 70000 totali. Trovano qui spazio officine meccaniche, magazzini, uffici, fabbriche e altri locali eterogenei.

Via del Capitel

La parte orientale è caratterizzata dalla vicinanza a via del Capitel, una delle più importanti arterie di collegamento di Borgo Venezia. Il lotto non affaccia direttamente su questa, essendosi situate nel tempo altre attività industriali, come la fabbrica di laterizi Lebrecht11, di cui oggi è ancora visibile parte della sua ciminiera. Questi edifici risultano oggi abbandonati e in cattivo stato di conservazione. Su questa via si affacciano alti condomini, legati al più recente sviluppo urbanistico, edifici di importanza strategica per il quartiere di Borgo Venezia conosciuta come la sede dell’USSL 20, la biblioteca e la chiesa di Maria Addolorata.

Corso Unità d’Italia

Nella parte meridionale si ha quella che ha costituito una delle più importanti vie di comunicazione stradale della città di Verona: corso Unità d’Italia-viale Venezia. Essa ricalca l’orma dell’antica via Postumia che collegava

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3.3 Manufatto

tutto il settentrione da Genova ad Aquileia e risulta ancora di grande importanza per il collegamento medio-veloce con la parte est del comune e della provincia. Si tratta di una strada a quattro corsie che si restringono a due in alcuni tratti e su cui si affacciano prevalentemente edifici industriali o legati al grande commercio, eccezione fatta quando essa attraversa il centro storico di S. Michele. La presenza di edifici legati al settore industriale è dovuta alla vicinanza del corso con la stazione di Porta Vescovo, inizialmente la più importante di Verona, che ha decretato lo stanziamento di realtà industriali durante la prima industrializzazione della città, come nel caso del lanificio. Da questa stazione passa il tratto di ferrovia Milano-Venezia che corre per il tratto iniziale parallela al corso e separa il sistema costruito da quello verde, limitrofo al sistema del parco dell’Adige.

Parco dell’Adige

Figura 3.41 Vista di corso unità d’Italia dal centro storico di S. Michele Extra. Figura 3.42 Vista del lanificio, del campanile della chiesa parrocchiale e della torre delle telecomunicazioni dal parco dell’Adige.

Il sistema di interesse comunitario SIC costituente il parco dell’Adige, in prossimità dell’omonimo fiume, rappresenta un’importante riserva di biodiversità e naturalità per la città di Verona. Esso è dotato di un sistema di percorsi pedonali e ciclabili su strada sterrata che connettono il centro città con la parte sud orientale di San Michele, in un sistema unitario che si estende fino a Badia Polesine, per poi proseguire fino alla sua foce nel mar Adriatico. L’accesso al parco si ha in prossimità del ponte della ferrovia presso il lungadige Galtarossa, del quartiere di Porto San Pancrazio, nelle vicinanze della stazione di Porta Vescovo e da Villa Buri a San Michele. Nello spazio interstiziale tra il sistema parco e quello viario sono presenti per lo più coltivazioni delimitate dal torrente Valpantena che, nei pressi del complesso del lanificio, supera il dislivello di quota offerto da piano stradale e ferroviario, per immettersi prima in un corso d’acqua esistente e successivamente nel fiume Adige. Il torrente è affiancato da un percorso della salute, immerso nella fitta vegetazione che permette al sistema un riparo dai rumori viari provenienti dall’alto, permettendo la presenza di fauna tipica del sistema fluviale a poca distanza dall’abitato.

73


CAPITOLO 3

C

-2,25 -2,25

-3,15

A -3,15

-3,15 -3,15

74


3.3 Manufatto

3.2.2 Restituzione geometrica

Figura 3.43 Pianta piano interrato.

0

5

10

20

Sono riportati in seguito gli elaborati necessari per la comprensione spaziale della parte abbandonata dell’ex lanificio. Per la restituzione geometrica si è fatto riferimento alle piante catastali, alle piante e foto storiche, alle misure e foto di rilievo acquisite durante il sopralluogo. 30 m

B

3.2.2.1 Pianta piano interrato Il piano interrato si sviluppa in maniera per lo più puntuale, facendo pensare a interventi costruttivi consecutivi alla fase di fondazione. La parte più considerevole dell’interrato è situata nella zona sud-orientale del lotto, caratterizzata da un sistema strutturale in calcestruzzo armato di notevoli dimensioni. Essa mette in comunicazione quegli spazi che saranno utilizzati negli anni ottanta quanto la produzione venne riorganizzata nella parte del lotto attualmente in abbandono. Gli spazi sono caratterizzati da poche aperture per l’illuminazione, un’altezza interpiano inferiore di quella degli altri livelli e un sistema strutturale fitto con interassi ridotti.

-2,25

A

-2,25

-2,25

C

-2,25

B 75


CAPITOLO 3

C

+0,75

+0,75

+0,75

+0,80 +0,88

+0,40

A

+0,40

+0,70

+0,75

+0,75

+0,50 +0,00

+0,75 +0,70

+0,10

+0,80

+0,90 +0,20

76


3.3 Manufatto

Figura 3.44 Pianta piano terra.

0

5

10

20

30 m

B

Pianta piano terra Il piano terra è il più esteso di tutti i livelli estendendosi per una superficie di circa 38000 mq. Si articola in una serie di spazi eterogenei dovuti alle successive modifiche strutturali che hanno cambiato l’aspetto dell’ex lanificio sia per ragioni funzionali che per cause accidentali, di cui la principale è l’incendio avvenuto nel 1972 che ha contribuito a gran parte delle modifiche presenti e che rendono di non facile comprensione la lettura dell’edificio. Gli ambienti si sviluppano principalmente su due quote altimetriche distinte dal corridoio centrale, utilizzato per il passaggio dei cavi di alimentazione delle macchine. La parte sinistra è principalmente caratterizzata da una quota di +0,80 m, mentre quella a destra da una quota di +1,61 m, prendendo come quota zero quella del piazzale antistante la ciminiera. Questa differenza di quota è dovuta all’andamento altimetrico del terreno che cresce man mano che ci si sposta dalla parte meridionale a quella settentrionale del lotto. Per concorrere a queste differenze altimetriche sono presenti una serie di collegamenti verticali quali scale e rampe che contribuiscono alla definizione spaziale dell’edificio, oltre che il suo rapporto con l’intorno.

+1,61

+1,61

+1,61

+1,61

+0,80

+0,75

+1,61

A

+1,56

+1,65 +1,65

+1,65

C

B 77


CAPITOLO 3

C

+5,85

+5,85

A

+6,23

+6,70

+6,45

+7,40

+3,80

+4,00

78


3.3 Manufatto

Figura 3.45 Pianta piano primo.

0

5

10

B

20

30 m

Pianta piano primo Il primo piano è il meno esteso dei tre e caratterizza edifici concepiti originariamente pluripiano, come quelli alle estremità del lotto, da edifici sopraelevati, come quelli nei pressi della ciminiera o da elementi che sono andati a sostituire parti della struttura esistente, caso della parte di shed sostituita con una copertura curvilinea e struttura in cemento armato. E’ riportato in pianta anche l’andamento del sistema di copertura da cui è possibile comprendere la differenza strutturale presente all’interno dell’edificio, oltre che indicare con chiarezza gli elementi sostituiti in seguito all’incendio. Nella copertura a shed originale mantenuta si nota la sostituzione di parte del manto di copertura in tegole di tipo marsigliese con una guaina bituminosa, indicata in pianta con un pattern puntinato. La parte strutturale nuova, caratterizzata da una struttura in acciaio e manto di copertura in lamiera metallica, si distingue dalla discontinuità con il tetto storico e che ricalca, in parte, l’andamento in pianta del reparto incendiato. Nella parte a sud è presente invece la più recente copertura con shed in calcestruzzo prefabbricato e copertura in eternit.

4,50

A

+6,34

C

B 79


CAPITOLO 3

80


3.3 Manufatto

Figura 3.46 Prospetto est. Figura 3.47 Il muro perimetrale del lotto e la serialità degli elementi costituenti la copertura a shed.

3.2.2.2 Prospetto su via Tiberghien E’ il prospetto più lungo e omogeneo dell’intero compresso, oltre ad essere quello che ha subito meno trasformazioni e che presenta un aspetto pressoché uguale a quello della fondazione. Con il suo sviluppo diagonale delimita la copertura a shed e le sue 28 campate che, disposte in modo inclinato rispetto all’ortogonale del muro, portano ad una soluzione costruttiva che rende il manufatto unico nel suo genere. Altra particolarità è rappresentata dalla doppia pendenza del muro di cinta, che ricalca la forma originaria non regolare del lotto, creando un effetto di movimento allo scorrere longitudinale di tale muro. Sono presenti diverse tipologie di aperture, principalmente finestre, che si dispongono in maniera disomogenea e rada lungo la parete, necessarie per illuminare gli ambienti che hanno subito azioni di partizionamento nel tempo, per la creazione di locali come spogliatoi e bagni, essendo l’apporto luminoso necessario per gli altri ambienti fornito dalla copertura a shed finestrata sul lato nord. Sono presenti inoltre le uscite di emergenza del lanificio, caratterizzate dalla presenza di una serie di gradini che permette di superare la differenza di quota a cui si trovano i reparti da esse serviti. 81


CAPITOLO 3

82


3.3 Manufatto

Figura 3.48 Prospetto sud. Figura 3.49 Eterogeneità architettonica del prospetto caratterizzata dalla presenza di manufatti appartenenti ad epoche diverse.

Prospetto su corso Unità d’Italia E’ il prospetto che ha subito più trasformazioni nel tempo. Inizialmente era costituito principalmente dalle residenze dei lavoratori e dagli uffici della dirigenza dell’ex lanificio, oltre che dall’ingresso per i dipendenti e quello dotato di rotaie connesso con la ferrovia, per il transito dei vagoni merci. Erano presenti dei possenti serbatoi per lo stoccaggio dell’acqua e un bacino per la depurazione degli scarti delle lavorazioni. Oggi il prospetto risulta molto diverso da quello originale, essendo costituito per la maggior parte da edifici risalenti agli anni sessanta e ottanta. Gli edifici più recenti sono caratterizzati da una facciata continua in pannelli prefabbricati in cemento con l’assenza di aperture che definiscono un prospetto pressoché continuo e dall’aspetto austero. L’edificio degli anni sessanta al limite destro del lotto è caratterizzato dalla presenza di aperture regolari e da una facciata piatta su cui si può ancora leggere l’insegna del lanificio. L’unico edificio che risale alla prima fondazione, anche se oggetto di modifiche, è quello che ospitava gli uffici, situato nei pressi dell’ingresso. Qui si trova anche l’impianto di depurazione, in sostituzione al bacino, che, con il suo muro in pannelli prefabbricati, ha chiuso l’ingresso ferroviario. 83


CAPITOLO 3

84


3.3 Manufatto

Figura 3.50 Prospetto interno. Figura 3.51 Elementi di maggior valore archeologico industriale all’interno del complesso del lanificio.

Prospetto interno E’ il prospetto che presenta gli edifici di maggior pregio architettonico e le soluzioni di dettaglio più ricercate. E’ caratterizzato infatti da elementi risalenti ai primi anni di vita del lanificio, alcuni dei quali hanno subito trasformazioni di sopraelevazione. Gli edifici rappresentano un sistema a stecca continuo, per lo più a piano doppio, che si differenzia da quello più esteso e monopiano caratterizzante le parti produttive dell’ex lanificio. In questi edifici avevano sede: le caldaie e la sala macchine per la produzione di energia elettrica, tramite la combustione di carbone conservato nel piazzale antistante la ciminiera sotto una tettoia curvilinea in acciaio; il magazzino di stoccaggio per il prodotto finito; il reparto di impacchettamento e il punto vendita dove il filato veniva acquistato da terzi. Di spicco è la presenza della ciminiera recante la data dell’inizio dell’attività del lanificio, che rappresenta un landmark e punto di riferimento per i quartieri circostanti. Allo stato attuale gli edifici si presentano in uno stato di conservazione in peggioramento per l’assenza totale o parziale di serramenti di chiusura e per la presenza di distacchi murari o di intonaco. 85


CAPITOLO 3

Figura 3.52 Sezione trasversale A-A. Figura 3.53 Il sistema strutturale in ghisa dell’ex reparto di tintoria sopravvissuto all’incendio che ha portato alla sostituzione di parte degli elementi portanti.

3.2.2.3 Sezione trasversale A-A Tale sezione permette di visualizzare le due tipologie che caratterizzavano inizialmente la maggior parte delle superfici coperte del lanificio. Esse sono caratterizzate da un sistema strutturale in ghisa e una copertura lignea a shed simile, ma dalle differenti caratteristiche geometriche. L’elemento stretto e alto, di separazione tra le due aree sopra citate, ospitava il passaggio dei cavi di alimentazione delle macchine tessili. L’edificio in prossimità della ciminiera rappresenta bene la tipologia architettonica dei fabbricati che si affacciano sul prospetto interno, caratterizzata da edifici con due piani o a doppia altezza, che ospitavano le macchine e le caldaie necessarie alla produzione di energia elettrica per il lanificio.

86


3.3 Manufatto

87


CAPITOLO 3

Figura 3.54 Sezione longitudinale B-B. Figura 3.55 Il grande spazio coperto dell’ex reparto di tessitura dove la forte regolarità del sistema strutturale in ghisa è interrotta dalla presenza del muro perimetrale inclinato.

Sezione longitudinale B-B La presente sezione rappresenta la regolarità e ripetitività dell’assetto strutturale originario, dato dal sistema strutturale in ghisa e la copertura lignea a shed, dei reparti legati alla produzione. Lo spazio coperto rappresentato ospitava il reparto di tessitura che era il più esteso e rumoroso del lanificio, a causa della presenza delle numerose macchine per tale lavorazione. L’edificio a destra è stato costruito successivamente, secondo una tipologia architettonica che prevede l’utilizzo di possenti strutture in cemento armato e che ha ospitato il reparto di rammendatura del prodotto finito.

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3.3 Manufatto

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CAPITOLO 3

Figura 3.56 Sezione longitudinale C-C. Figura 3.57 Eterogeneità spaziale dell’ex reparto di ritorcitura dovuta all’inclinazione del muro perimetrale e alla presenza di riseghe murarie in seguito all’ampliamento del fabbricato.

Sezione longitudinale C-C In seguito all’incendio avvenuto nel 1972, alcuni reparti vennero totalmente modificati dal punto di vista architettonico e strutturale. Ne è testimone questa sezione, che denota sei diversi tipologie di sistemi strutturali, inserendo nel conteggio anche l’edificio all’estremità destra, in cemento armato aggiunto successivamente. Oltre alle strutture in ghisa storiche, ci si imbatte in strutture reticolari in acciaio di moderna concezione con copertura a shed in lamiera e dalle ampie campate e in un sistema che riprende all’incirca le geometrie di quello storico, ma realizzato in calcestruzzo.

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3.3 Manufatto

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CAPITOLO 3

92


3.3 Manufatto

3.2.3 Sistema strutturale Figura 3.58 Localizzazione dei differenti sistemi strutturali in ghisa all’interno del complesso.

3.2.3.1 Sistema strutturale in ghisa Il sistema strutturale composto da pilastri e travi reticolari in ghisa è quello più antico e che sostiene la maggior parte della superficie coperta dell’ex lanificio. Gli elementi strutturali in questione furono portati direttamente da Tourcoing, in Francia, dove rappresentavano un sistema costruttivo diffuso per le grandi fabbriche con copertura a shed. I tre sistemi in ghisa presenti all’interno della fabbrica sono costruttivamente simili, differenti solo per l’altezza di travi e pilastri, interasse nelle due direzioni dei pilastri, numero dei diagonali e dei tiranti. La travatura reticolare è caratterizzata da due correnti, inferiore e superiore, formati dall’unione di due profili a C di uguale lunghezza d’ala, collegati tra loro dalla presenza di diagonali a x lungo tutta la loro estensione. Ogni 5-6 x vi è un’interruzione data dalla presenza di una piastra a cui è collegato un tirante, necessario all’eliminazione delle spinte laterali date dalla copertura a shed. I pilastri sono invece caratterizzati da una sezione superiore quadrata cava, a cui è

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CAPITOLO 3

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3.3 Manufatto

Figura 3.59-60-61 Sezioni trasversali del sistema di copertura. Figura 3.62 Il sistema strutturale in ghisa nell’ex reparto di tessitura. La ripetitività e l’intensità di tali elementi ne caratterizzano la bellezza.

collegata la trave, tramite connessione, e una inferiore circolare cava. I due sistemi costruttivi più antichi, indicati nella figura a fianco dai colori nero e grigio scuro, creavano una netta divisione del lanificio, enfatizzata dallo stretto corridoio necessario al passaggio dei cavi per l’alimentazione delle macchine, utili al processo di produzione della lana. In seguito all’incendio che divampò nel lanificio gran parte della travatura presente nella parte sinistra è stata sostituita da altri sistemi strutturali risultando confinata nella parte più meridionale del complesso. Le parti danneggiate, indicate in pianta con linea tratteggiata bianca, sono state sostituite da sistemi a shed in calcestruzzo armato e in acciaio. La parte destra ha subito danni solo al manto di copertura che ne ha causato la sostituzione. Stessa sorte per il sistema reticolare indicato con il colore grigio chiaro, che risulta più recente rispetto ai primi due.

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CAPITOLO 3

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3.3 Manufatto

Figura 3.63-64-65 Sezione longitudinali della copertura a shed lignea. Figura 3.66 Geometria ed elementi di finitura della copertura lignea a shed dell’ex reparto di tessitura.

3.2.3.2 Copertura a shed lignea Il sistema di copertura a shed è tipico delle costruzioni industriali in quanto permette, tramite ampie aperture finestrate rivolte verso nord, la presenza di una luce omogenea lungo tutto l’arco della giornata. La copertura in questione è formata da shed costituiti dalla presenza di un fitto insieme di travetti di sezione e interasse limitati. Essi sorreggono delle tavelle in laterizio che costituiscono il piano d’appoggio per il manto di copertura composto da tegole di tipo marsigliese. All’intradosso è presente una rifinitura in cartongesso sorretto da profili metallici. I travetti risultano collegati al sistema strutturale in ghisa tramite connessioni passanti per l’ala del profilo a C e il dormiente ligneo appoggiato sul corrente superiore della trave.

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CAPITOLO 3

Figura 3.67 Lo stato di conservazione precario di alcune parti della copertura originaria permettono la lettura degli elementi strutturali che la compongono.

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3.4 Ciclo di produzione industriale

3.4 Ciclo di produzione industriale

12 http://www.treccani.it/enciclopedia/lana

La produzione della lana ha origini antichissime, Greci e Romani avrebbero continuato una tradizione assai più antica di loro. Soppiantata per alcuni usi dal cotone, a partire dal XVIII, divide oggi con questa fibra la massima parte del mercato mondiale12.

3.4.1 Ciclo continuo del Tiberghien Il lanificio Tiberghien è stato, per buona parte della sua vita, un lanificio a ciclo completo. All’atto della fondazione dalla Francia vennero fatti arrivare i macchinari per le lavorazioni che, all’inizio riguardavano la filatura, la tessitura, la tintoria e l’apparecchio di tessuti di lana pettinata. Inizialmente mancava il reparto di pettinatura (aggiunto nel 1923) e si importava dalla Francia anche la materia prima: i tops di lana pettinata. All’interno della fabbrica al momento dell’avvio della produzione erano presenti, oltre ai reparti dove avvenivano le lavorazioni, i servizi interni di officina e di falegnameria, oltre che sedici case a schiera all’interno del recinto della fabbrica per gli operai che giungevano da lontano. Agli inizi degli anni Sessanta, il ciclo partiva dalla slanatura delle pelli: nello stabilimento arrivavano le pelli delle pecore a cui andava tolto il vello. In genere però si partiva dalla cernita della lana succida, la cosiddetta assortitura o cernita. Le prime fasi del ciclo vennero a mano a mano abbandonate, compresa, negli anni Ottanta, la filatura. Il ciclo partiva dalla ritorcitura in quanto arrivava il filato già pronto. In seguito è riportata al descrizione del percorso produttivo e delle lavorazioni eseguite sulla materia prima per l’ottenimento del prodotto finito. In particolare si fa riferimento all’organizzazione produttiva relativa al periodo di ciclo industriale completo, corrispondente agli anni sessanta.

Figura 3.68 Gran parte della manodopera occupata dal lanificio era femminile. Lo testimonia questa fotografia che ritrae le operaie nel cortile interno della fabbrica.

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CAPITOLO 3

Figura 3.69 Schema del ciclo di produzione della lana. Figura 3.70 Ciclo produttivo completo all’interno al lanificio, riferito ai reparti presenti negli anni ‘60.

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3.4 Ciclo di produzione industriale

Fe

coop

funzioni accessorie alla produzione

coop

circolo

bacino acqua depurata

cooperativa

deposito diversi

abitazioni

officina falegnami

Fe

uffici

deposito ferro

serbatoi acqua

motrice

garage

caldaia

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CAPITOLO 3 0. Deposito cascame

13 http://www.treccani.it/enciclopedia/cascame/

cascame13: sono così chiamati, secondo il significato originario del nome, i residui che cascano nella lavorazione di certe materie, per esempio le fibre tessili; per estensione si chiamano cascami tutti quei residui che, avendo valore lieve rispetto al prodotto principale, sono generalmente abbandonati dall’industriale che utilizza quest’ultimo.

1. Cernita

14 http://www.treccani.it/enciclopedia/lana/

cernita14: questa operazione ha per scopo di scomporre i velli della tosa, separando le varie qualità e finezze di fibra esistenti sul corpo dell’ovino. Ogni vello, infatti, è formato da fibre di finezza differente, localizzate sul corpo della pecora.

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3.4 Ciclo di produzione industriale

2. Pettinatura e lavaggio

15 http://www.treccani.it/enciclopedia/pettinatura/ 16 http://www.treccani.it/enciclopedia/lana/

pettinatura15: nell’industria tessile ha lo scopo di eliminare le impurità non rimosse in fase di apritura e battitura; eliminare le fibre con lunghezza inferiore a quella prefissata in relazione al titolo del filato da produrre. lavaggio16: ha lo scopo di eliminare le impurità che aderiscono alle fibre, e cioè: l’untume, la secrezione sudorifera, il grasso, la terra, la sabbia, il letame, gli escrementi, le paglie e le lappole.

Figura 3.71 Foto di gruppo degli operai del reparto pettinatura.

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CAPITOLO 3 3. Cardatura

17 http://www.treccani.it/vocabolario/cardatura/

cardatura17: operazione d’importanza fondamentale nel ciclo di lavorazione delle fibre tessili, che ha lo scopo di districarle per renderle parallele e libere da materie estranee. La cardatura per lana pettinata ha lo scopo di trasformare i fiocchi di lana in nastro, procedendo contemporaneamente a una prima parallelizzazione delle fibre, alla loro elementarizzazione, all’eliminazione di buona parte delle impurità ancora presenti. 4. Filatura

18 http://www.treccani.it/enciclopedia/filatura/

filatura18: il prodotto della filatura, costituito da un elemento sottile e allungato di forma quasi cilindrica avente caratteristiche di elasticità e flessibilità, risultante da più fibre tessili tenute insieme mediante torsione, si chiama filato. Esso è prodotto nel determinato titolo e con la voluta torsione sufficiente a evitare scorrimenti delle fibre sotto tensione, in modo da formare un filato continuo, regolare e resistente.

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3.4 Ciclo di produzione industriale

5. Ritorcitura

19 http://www.treccani.it/enciclopedia/ritorcitura/

ritorcitura19: nell’industria tessile, operazione, eseguita con macchina torcitrice, intesa a dare al filo una prima torsione (torsione di filato), seguita, per il filato destinato all’ordito, da una seconda torsione (torsione di torto) impartita da una torcitrice simile alla prima. Operazione con la quale due o piÚ filati vengono accoppiati per mezzo di torsione, detta piÚ propriamente ritorcitura.

Figura 3.72 Foto del reparto di orditura. Figura 3.73 Foto del reparto di orditura.

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CAPITOLO 3 6. Orditura

20 http://www.treccani.it/enciclopedia/orditura/

orditura20: nella tecnologia tessile, operazione consistente nel disporre l’uno vicino all’altro, svolgendoli dai rispettivi rocchetti, tutti i fili necessari per formare l’ordito di un tessuto nella larghezza voluta, e nell’avvolgerli sul subbio destinato al telaio; è effettuata con l’orditoio.

7. Prelievo trama immagazzinata

21 http://www.treccani.it/vocabolario/trama/

trama21: nel telaio meccanico, convenzionale o automatico, la trama è inserita tra i fili d’ordito mediante la navetta caricata con la spola del filato di trama, mentre nel telaio senza navetta alla sua inserzione provvede un apposito organo vettore o altro mezzo porta-trama. Per rendere possibile il passaggio, e quindi l’inserzione della trama, i fili d’ordito vengono alzati e abbassati con la successione che è stata prevista in fase di progettazione del telaio, ottenendo in tal modo l’intreccio del tessuto stesso.

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3.4 Ciclo di produzione industriale

8. Tessitura

22 http://www.treccani.it/enciclopedia/tessitura/

tessitura22: operazione eseguita al telaio, artigianale o industriale, che ha per scopo, attraverso l’intreccio al telaio di fili ricavati da fibre tessili, la fabbricazione dei tessuti. Il tipo di intreccio più comunemente adottato è costituito da una serie di fili paralleli detti di ordito, fra i quali passa un filo continuo, detto di trama, che va da un estremo all’altro del tessuto.

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CAPITOLO 3 9. Rammendatura

23 http://www.treccani.it/enciclopedia/rammendatura/

rammendatura23: nell’industria tessile, operazione di rifinizione eseguita sul tessuto allo scopo di riparare i difetti più evidenti che possono presentarsi sia sul tessuto greggio dopo la tessitura (rifinitura in greggio) sia sul tessuto al termine del ciclo di rifinizione (rifinitura in finito). Questa operazione deve essere compiuta esclusivamente a mano, richiede personale molto specializzato e perciò, in ultima analisi, è un intervento costoso, che si tralascia sui tessuti di qualità corrente.

Figura 3.74 Foto del reparto di tessitura. Figura 3.75 Foto del reparto di rammendatura.

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3.4 Ciclo di produzione industriale

10. Tintura

24 http://www.treccani.it/enciclopedia/tintura/

tintura24: nel caso particolare della tintura delle fibre tessili diventa determinante la disponibilità di sostanze coloranti con requisiti di: solubilità o dispersibilità in fase acquosa; intensità di colorazione; capacità di salita e fissaggio sulle fibre; idoneità a produrre tinte dotate di sufficiente resistenza ai trattamenti chimici e fisici cui le fibre sono assoggettate nel corso della lavorazione o dell’uso. La scelta del colorante, le operazioni da eseguire e le apparecchiature da utilizzare dipendono dalla natura delle fibre e dalla forma in cui esse si presentano. 11. Apparecchiatura

25 http://www.treccani.it/enciclopedia/apparecchiatura/

apparecchiatura25: per apparecchiatura s’intende tutta la serie delle operazioni che si fanno subire ai tessuti dopo la tessitura, allo scopo di sviluppare e mettere in evidenza i caratteri delle fibre che li compongono e di dare loro l’apparenza migliore possibile e le qualità più adatte all’uso a cui sono destinati.

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CAPITOLO 3 12. Immagazzinamento finito

prodotto finito: il prodotto alla fine del ciclo di produzione viene riposto nel magazzino.

13. Impacchettatura

impacchettatura: prelevato il prodotto dal magazzino esso viene impacchettato per la spedizione o vendita al dettaglio in stabilimento.

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4.1 Obiettivi

capitolo 4 PROGETTO DI RI.U.SO

111


CAPITOLO 4

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4.1 Obiettivi

4. PROGETTO DI RI.U.SO Completate le analisi eseguite per indagare il quadro conoscitivo del lanificio, comprensivo del contesto urbano nel quale si colloca, delle sue caratteristiche geometriche, delle vicende storiche e della sua evoluzione nel tempo e del tipo di ciclo industriale comprensivo dei relativi reparti, si procede ora verso la fase progettuale. Per la definizione degli interventi da eseguire sul manufatto si parte dalla definizione di obiettivi generali, da cui si ricaveranno le strategie di intervento per la loro attuazione. In seguito alla determinazione delle strategie di intervento, si analizzeranno interventi rilevanti, da cui si prenderà spunto per la definizione delle azioni da eseguire sul manufatto che, nel loro insieme, caratterizzeranno la proposta di rigenerazione per l’ex lanificio.

4.1 Obiettivi Data la complessità dell’area in oggetto, per restringere il campo degli interventi eseguibili, come prima cosa si definiranno degli obiettivi generali che un qualunque intervento di rigenerazione urbana sostenibile di preesistenze dovrebbe perseguire. Creazione di una nuova polarità. Può essere visto come l’obiettivo cardine del riuso rispetto a quelli elencati in seguito, secondari, che nel loro insieme concorrono alla realizzazione di quello primario. Per un edificio abbandonato che deve ritornare in vita è fondamentale la necessità di divenire un attrattore e un catalizzatore urbano. Questo permette la creazione di una nuova polarità che si inserisce in una rigenerata rete multicentrica e periferica distaccata da quella monocentrica e accentatrice del centro storico. In questo modo le periferie perdono la loro storica funzione di zona dormitorio e diventano un luogo urbano a tutti gli effetti, tramite la riscoperta della loro identità, la creazione di un sistema sostenibile a livello ambientale, il potenziamento della produzione e del mercato locale, la creazione di spazi complessi e stratificati, e la creazione di spazi urbani di qualità che ne permettano una migliore vivibilità. Aumento della consapevolezza sociale del valore dell’archeologia industriale. Questo è un obiettivo fondamentale per la riacquisizione di un’identità locale e per la comprensione dell’importanza economica, storica e sociale che hanno avuto alcuni impianti produttivi. Insediandosi a ridosso del centro storico hanno i manufatti industriali infatti dato genesi ad interi quartieri, ora parte del tessuto urbano consolidato della città, fornendo occupazione a enormi masse di lavoratori. Dal punto di vista architettonico questi edifici sono inoltre caratterizzati da soluzioni di insieme o di dettaglio di particolare pregio, secondo la visione tipica dell’epoca del luogo di lavoro come un tempio. Ci si propone quindi di attuare degli interventi per la valorizzazione estetica dei manufatti e per la divulgazione culturale che ne permetta la consapevolezza sociale dell’archeologia industriale.

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CAPITOLO 4 Memoria e innovazione. Gli interventi eseguiti sulle preesistenze hanno un duplice fine legato alla conservazione della memoria dell’oggetto in trasformazione e alla realizzazione di uno spazio in grado di accogliere usi contemporanei. Si propone dunque che l’intervento ricerchi delle soluzioni in grado di rispondere a queste esigenze, in un’ottica di miglioramento reciproco tra i due campi. Tramite il nuovo intervento possono infatti esser messi in luce o in evidenza elementi che con il tempo hanno perso il loro significato originario, mentre il dialogo con la preesistenza dà luogo ad una realtà stratificata che rimanda alla dimensione urbana del centro storico. Rafforzamento della dimensione pubblica locale. La creazione di spazi urbani di pregio è necessaria per un aumento della vivibilità e della percezione della qualità cittadina ed invogliare il cittadino ad interagire con loro, tramite l’utilizzo di soluzioni estetiche e di uso compatibili con le necessità di chi ne usufruisce. Nei paesaggi urbani contemporanei troppo spesso ci si imbatte in spazi mal pensati, di risulta o inattuali. In particolare sono gli spazi pubblici a necessitare di interventi maggiori. Esso è relegato a ultima opzione nell’ambito delle scelte politiche o possibile solamente grazie alle opere di compensazione, in seguito alla realizzazione di interventi di nuova costruzione o di trasformazione. E’ in questi spazi che deve rinascere la vita della città, rinnovando la dimensione pubblica collettiva a discapito della privatizzazione e individualizzazione dell’abitare contemporaneo. Sostenibilità ambientale. La necessità di portare l’uomo ad uno stile di vita compatibile con il suo ecosistema è oggi estremamente attuale. Lo sviluppo tecnologico può portare al raggiungimento di un modello di vita sostenibile e poco inquinante che si ponga però in relazione con il sistema naturale e ne permetta la conservazione e lo sviluppo, tramite l’integrazione tra spazi antropizzati e naturali. Il percorso verso una città sostenibile può avere come punto di inizio proprio quegli impianti che tramite i loro processi produttivi hanno originato gli attuali livelli di inquinamento globale. Creazione di un nuovo sistema economico locale. Questo è un obiettivo più che mai importante. Di fronte a condizione di stagnazione della crescita, assenza di posti di lavoro, fuga all’estero alla ricerca di migliori condizioni lavorative e di vita, nuovi sistemi economici locali sono necessari alla valorizzazione del territorio, al perseguimento della produzione di qualità, all’aumento dell’occupazione a livello locale, al fine di sostenere un sistema sociale periferico connesso globalmente ma che mantenga le proprie caratteristiche e peculiarità.

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4.2 Strategie

4.2 Strategie Definiti gli obiettivi generali di intervento, si vogliono definire le strategie adottate per la loro attuazione. Queste strategie indicano un possibile approccio per raggiungere gli obiettivi proposti. Le strategie vanno a restringere il campo delle azioni di intervento applicabili e quindi indirizzano le scelte progettuali in una direzione definita a priori. Porosità urbana. L’accessibilità è un carattere fondamentale per creare una nuova polarità. Gli impianti industriali sono tipicamente caratterizzati da un recinto perimetrale impermeabile ai flussi che li isola dal contesto cittadino e che provoca la scarsa consapevolezza del valore di questi spazi da parte della cittadinanza. Si propone in primo luogo di superare questa chiusura con interventi di apertura che variano a seconda del valore dell’elemento di sbarramento. In seguito si prevede la realizzazione di una rete di percorsi interni che permettano la fruibilità dell’area indipendentemente dalle funzioni che si andranno ad instaurare. Si cerca di creare in questo modo un insieme di percorsi che permettano di riconnettere l’area con il tessuto consolidato circostante e rinforzare la concezione spaziale pubblica di quella parte di città. Si vuole quindi realizzare un elemento poroso, attraversabile e fruibile. Conservazione e valorizzazione manufatti di pregio. Al fine di aumentare la consapevolezza pubblica del valore dell’archeologia industriale, si propongono di attuare degli interventi di conservazione e di valorizzazione estetica di questi manufatti. La conservazione dei segni di un’epoca storica rappresenta il punto di partenza per la trasmissione del valore di questi impianti alle nuove generazioni. La salvaguardia di tali edifici deve inoltre coincidere con interventi di valorizzazione, che permettano l’insediamento di usi moderni nel rispetto del contesto storico e che stimolino il cittadino alla scoperta di queste architetture. Dialogo tra nuovo intervento e preesistenza. La ripetitività e la grande dimensione dell’architettura industriale possono rappresentare un limite al nuovo utilizzo. Risulta necessaria una diversificazione degli spazi che permetta di differenziare e caratterizzare il nuovo ambiente. Questo è possibile tramite l’aggiunta, rimozione o modifica di parti che creano una diversa conformazione spaziale. Tali interventi devono favorire un dialogo con la preesistenza, al fine di coinvolgere gli elementi conservati in un nuovo disegno che ne permetta allo stesso tempo una più facile lettura rispetto al loro passato e una nuova funzione rispetto all’uso proposto.

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CAPITOLO 4 Miglioramento della mobilità ciclo-pedonale locale. I luoghi dove avvengono le relazioni, la socialità e l’imprevisto sono necessari per il miglioramento della qualità e vivibilità urbana. Si propone che nell’intervento di rigenerazione urbana sostenibile questi spazi siano pensati come fulcro sul quale fondare il progetto: solo in questo modo si può ottenere la qualità spaziale che porterà poi i cittadini ad usufruire di quegli spazi. Marciapiedi e piste ciclabili fanno parte della dimensione pubblica cittadina. SI propone che il nuovo intervento vada a potenziare o creare delle reti di quartiere rientranti in un disegno di più ampia scala. Questa operazione ha come scopo l’incentivo all’utilizzo di una mobilità lenta ed ecologica permettendo sia un miglioramento della fruibilità degli spazi, sia una riduzione dell’inquinamento cittadino. Integrazione tra spazi urbani e spazi naturali. Per ottenere una città sostenibile è necessario, oltre a ridurre i consumi e l’inquinamento, creare un insieme di spazi naturali a bassa antropizzazione, collegati in rete tramite una serie di corridoi che permettano una continuità ecologica che dia possibilità alle specie animali e vegetali di spostarsi e di aumentare la diversità biologica dello spazio urbano. Nelle aree abbandonate, in assenza dell’intervento dell’uomo, varie specie pioniere vegetali e animali pongono le basi per la rinaturalizzazione. Si propone quindi che nel processo di trasformazione delle aree abbandonate si garantisca la presenza di luoghi destinati allo sviluppo di processi ecologici. Questi non devono necessariamente dissociarsi dall’attività umana, ma devono prevedere l’insediamento di attività compatibili, in un rapporto di convivenza paritaria. Aumento della mixitè funzionale. L’accostamento di funzioni eterogenee è fondamentale per la creazione di uno spazio fruibile da persone appartenenti a tutte le fasce di età. L’insediamento di attività miste per una commistione generazionale può inoltre aumentare lavorativa locale e le possibilità di nuove micro-imprenditorialità. Le possibilità aumentano se si prevede il contatto diretto con le realtà della produzione locale in modo da ottenere una catena di consumo breve, di maggior qualità e più sostenibile riducendo i trasporti. Si possono inoltre avviare realtà di produzione all’interno del recinto dell’area di trasformazione, il cui prodotto può essere venduto a chilometro zero all’interno delle nuove sedi.

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4.3 Best practices

4.3 Best practices Definiti gli obiettivi e le conseguenti strategie restano da definire le proposte di progetto, ossia l’insieme degli interventi e delle azioni da eseguire sull’edificio per ottenere i risultati definiti nelle precedenti fasi progettuali. Per arrivare a scegliere azioni pregnanti rispetto al manufatto in questione, si individuano e studiano delle Best Practices, ossia dei casi intervento rilevanti che hanno applicato strategie simili a quelle previste per il caso studio. L’analisi è volta a comprendere le peculiarità delle azioni progettuali e i caratteri riproponibili in altri contesti al fine di stabilire nuove relazioni e nuovi significati con la preesistenza. I progetti analizzati fanno riferimento a due scale di intervento. Una è quella urbana, nella quale si presta particolare attenzione al rapporto tra l’edificato e l’area interessata dall’intervento e se ne studiano le relazioni e i metodi di organizzazione spaziale a grande scala. L’altra è la scala architettonica, nella quale si analizzano le soluzioni spaziali adottate, le relazioni tra il nuovo e l’esistente, i particolari costruttivi e le soluzioni di dettaglio utilizzati.

I progetti analizzati sono i seguenti:

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Parc de la Villette, Bernard Tschumi

Parc de la Villette, OMA

Centro nazionale di arte contemporanea, Bernard Tschumi

Casa del Lector, Ensamble Studio

Superkilen, BIG, Topotek 1, Superflex

Palais de Tokio, A. Lacaton & J.P. Vassal


CAPITOLO 4 Bernard Tschumi Parc de la Villette 1982-1995, Parigi Figura 4.1 Elementi del Parc de la Villette in una vista aerea. Figura 4.2 Sistema di punti, sistema di linee, sistema di superfici, sistemi sovrapposti.

Il progetto elaborato da Tschumi si aggiudicò la vittoria del concorso per la trasformazione, di un’ex area industriale di 55 ettari a nord di Parigi, in un parco polifunzionale. Il progetto trae origine dalla sovrapposizione di tre layer differenti: il sistema dei punti, il sistema delle linee e il sistema della superfici. PUNTI. Il sistema dei punti è definito da una griglia di 120x120 m alle cui intersezioni sono collocate le cosiddette Folies. Esse sono delle piccole architetture di colore rosso caratterizzate da una forte rigidità strutturale, definita tramite la definizione di moduli dimensionali, a cui corrisponde una indeterminatezza funzionale che ne dissocia la forma dalla funzione. LINEE. Il sistema delle linee è formato da due assi ortogonali, che collegano rapidamente il parco alla città, e da un percorso sinuoso che si sviluppa attraversando diversi giardini. SUPERFICI. Il sistema delle superfici è definito dalle aree destinate alla varietà di funzioni richieste (ludiche, sportive, ecc...) e i volumi destinati ad usi culturali. Fanno parte di questo sistema anche i due edifici preesistenti: la Grande Halle e la Città della scienza e dell’industria.

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4.3 Best practices

OMA Parc de la Villette Progetto Figura 4.3 Schizzo concettuale. Figura 4.4 Le fasce, i confetti, i percorsi, gli oggetti trovati, planimetria di progetto.

IPOTESI INIZIALE. L’idea per il progetto presentato al concorso del Parc de la Villette del 1982 di Oma nasce dalla considerazione che il parco subirà continue modificazioni nel tempo. Si cerca di ottenere quindi la massimaversatilità adottando uno schema capace di adattarsi efficacemente ai futuri cambiamenti. LE FASCE. L’area è suddivisa in bande parallele in cui si dispongono le diverse funzioni richieste in modo casuale e secondo il funzionamento di un grattacielo. GRIGLIE PUNTIFORMI O CONFETTI. Sono elementi di piccole dimensioni ma molto numerosi. Si distribuiscono su diverse fasce e ne assumono le diverse caratteristiche risultando diversi l’uno dall’altro anche se appartenenti alla stessa tipologia. VIE DI ACCESSO E PERCORSI. Sono pensati due percorsi: uno che taglia perpendicolarmente tutte le fasce e assicura l’accesso a tutte le parti del parco; l’altro che unisce i vari punti programmatici all’interno delle diverse fasce. GLI OGGETTI TROVATI. Sono oggetti trovati o costruiti che non permettono una distribuzione sistematica date le loro dimensioni. La neutralità e regolarità degli altri strati conferisce un significato a questi elementi di grande scala.

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CAPITOLO 4 Bernard Tschumi Centro nazionale di arte contemporanea 1991-1997, Le Fresnoy, Tourcoing Figura 4.5 Lo spazio in beetween tra tetto e preesistenza. Figura 4.6 Schema compositivo.

Il progetto di Tschumi prevede per un centro polifunzionale prevede la sovrapposizione di una nuova copertura agli edifici esistenti e l’inserimento di collegamenti nello spazio che si è formato tra gli elementi. Il complesso risulta quindi un sistema di contenitori dove si è mantenutamantenere la fluidità degli spazi presenti e prima dell’intervento. La copertura oltre a garantire la protezione dalle intemperie permette alla luce di entrare tramite aperture curvilinee irregolari. Essa ospita anche tutte le condutture necessarie al riscaldamento e al trattamento dell’aria. Il sistema delle facciate alterna prospetti di tipo moderno, realizzati tramite vetrate continue o elementi di acciaio, a vuoti in cui è possibile scorgere i vecchi edifici oltre che il sistema di collegamenti interni. Il centro risulta quindi un’architettura che cambia a seconda del punto dal quale la si osserva in un’unità che appare a volte dissonante. I collegamenti diventano dei luoghi di relazione, dell’esibizione e dell’avvenimento per gli artisti ai quali è dedicato il centro. La forte caratteristica di questo spazio è la sua proprietà di essere a metà tra interno ed esterno, in una condizione che si dissocia dalla tipica divisione degli spazi che è definita in architettura.

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4.3 Best practices

Ensamble Studio Casa del Lector 2010-2012, Madrid Figura 4.7 Nuova spazialità interna ottenuta in seguito all’intervento. Figura 4.8 Schema compositivo.

La Casa del Lector occupa i blocchi 13, 14, 17b e 17c all’interno del complesso dell’ex macello di Madrid, El Matadero, il quale, con i suoi 148,500 m2, è diventato un centro per la cultura e la creazione contemporanea. La Casa del Lector è stato trasformata in un luogo di educazione e innovazione rispettando lo spirito della preesistenza e mantenendone le caratteristiche formali. L’intervento nei blocchi 13 e 14 si inserisce con attenzione in questo spazio, simile a quello di una cattedrale, delimitato dalla struttura metallica e dal sistema di reticolari. Corridoi lineari sopraelevati in calcestruzzo precompresso vengono inseriti attraverso le finestre degli spessi muri del fabbricato. Questi vanno a creare una nuova fruibilità dello spazio, oltre che a collegare i due blocchi, originariamente separati: tali “strade” sopraelevate permettono una differenziazione spaziale e funzionale del complesso. Il piano inferiore è caratterizzato da una maggiore apertura, è dinamico e più facilmente accessibile dal livello stradale ed è destinato alle esibizioni e alle attività di gruppo. Il piano superiore, dove si ha un contatto visivo diretto con la navata centrale, è invece più appartato. I blocchi 17b e 17c ospitano rispettivamente gli uffici per l’operatività e la direzione del complesso e un auditorium multifunzionale. Essi risultano indipendenti e chiusi rispetto al resto dello spazio interno.

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CAPITOLO 4 BIG, Topotek1, Superflex Superkilen 2012, Copenhagen Figura 4.9 Trattamenti superficiali della parte più colorata del parco in una vista aerea. Figura 4.10 Planimetria del parco, con indicazione delle tre parti che lo compongono.

Superkilen è un parco urbano frutto della collaborazione tra gli architetti BIG, i paesaggisti di Topotek1 e gli artisti visivi Superflex. Il progetto risponde alle richieste del bando di concorso per l’area di Nørrebro, che richiedevano la realizzazione di uno spazio di relazione e integrazione in uno dei quartieri più multiculturali dell’intera Danimarca. L’idea è quindi quella di creare un luogo che raccolga storie e realtà provenienti da tutto il mondo, con lo scopo di rappresentare ciascuna delle comunità presenti nel quartiere. Si ottiene in questo modo una composizione data dagli oggetti più disparati e colorati, per la cui scelta sono stati interpellati direttamente i futuri fruitori del parco. Caratteristica del parco è la sua suddivisione in tre aree caratterizzate dalla diversa tipologia di trattamento superficiale. Si ha una parte più colorata, formata da geometrie generate dall’alternanza degli accesi colori, le cui superfici arrivano a lambire i prospetti degli edifici preesistenti, una colorata omogeneamente di nero e con delle linee sinuose bianche che creano una variabilità spaziale, insieme alla morfologia del terreno, e un’ultima parte ricoperta di verde con una morfologia variegata che differenzia gli spazi dedicati al gioco da quelli dedicati al relax. Tutti gli spazi sono interamente pedonali e collegati da una pista ciclabile che taglia longitudinalmente le tre parti del parco.

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4.3 Best practices

A. Lacaton & J.P. Vassal Palais de Tokio 2012, Parigi Figura 4.11 Vista interna. Figura 4.12 Schema dell’articolazione spaziale interna.

Il Palais de Tokio, costruito nel 1937 per l’Esposizione internazionale di arte e tecnologia di Parigi, è stato per decenni utilizzato come Museo nazionale di arte moderna, come Centro nazionale della fotografia e come Palazzo del cinema. Alla fine degli anni Novanta fu abbandonato fino a quando il ministro della Cultura decise di trasformarlo in uno spazio di creazione ed esposizione per artisti contemporanei. Al momento dell’intervento gli interni erano stati profondamente trasformati e deteriorati a causa dei successivi utilizzi, in una condizione che permetteva una difficile lettura della configurazione e della complessità spaziale del progetto originario. Lacaton & Vassal propongono una strategia di “postproduzione leggera” volta alla valorizzazione delle caratteristiche spaziali ed estetiche del complesso, effettuando trasformazioni minimali, necessarie a migliorare l’accessibilità e la sicurezza. Il Palais de Tokyo è pensato come uno spazio fluido e senza suddivisioni, permettendo libertà di azione e movimento agli artisti e al pubblico. Sono stati creati nuovi nuclei di comunicazione per facilitare l’accesso tra i quattro piani dell’edificio, nei quali si è attuata un’ottimizzazione dello spazio, grazie all’eliminazione di elementi superflui, e si sono creati ambienti che rendano possibile lo sviluppo di eventi in simultanea. Si è realizzato un intervento che vuole ricreare il complesso gioco di spazi ai diversi livelli, presente nell’edificio originario.

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Figura 4.13 Strategie applicate nei progetti di riferimento, utili per la comprensione delle azioni che rendono peculiare l’intervento.

POROSITÀ URBANA

CONSERVAZIONE E VA L O R I Z Z A Z I O N E MANUFATTI DI PREGIO DIALOGO TRA INTERVENTO E PREESISTENZA

MIGLIORAMENTO DELLA MOBILITÁ CICLO-PEDONALE

INTEGRAZIONE TRA SPAZI URBANI E SPAZI NATURALI

AUMENTO DELLA MIXITÈ FUNZIONALE

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A. Lacaton & J.P. Vassal Palais de Tokio

BIG, Topotek 1, Superflex Superkilen

Ensamble Studio Casa del Lector

Bernard Tschumi Centro nazionale di arte contemporanea

OMA Parc de la Villette

Bernard Tschumi Parc de la Villette

CAPITOLO 4


4.4 Proposte

4.4 Proposte L’intervento sul manufatto rappresenta il punto di arrivo dei ragionamenti che sono scaturiti in seguito alla fase di analisi. Le proposte prevedono la realizzazione degli obiettivi e delle strategie precedentemente definite e assumono un senso se considerate nella loro totalità e reciproca relazione. È comunque possibile definire delle macrocategorie di azioni, che discendono direttamente dagli obiettivi e dalle strategie precisati in precedenza e che verranno in seguito esplicitate. Al fine di garantire l’attraversabilità e la porosità dell’area di studio si propone un sistema di collegamenti interni, secondo due tipologie, in base alle loro dimensioni e modalità di collegamento. La conservazione e la valorizzazione dei manufatti di archeologia industriale è garantita dal mantenimento di tali edifici e il loro riutilizzo secondo funzioni compatibili e che permettano lo sfruttamento delle loro potenzialità. Un insieme di interventi tra loro eterogenei è realizzato per garantire l’integrazione tra nuovo intervento e preesistenza. Essi prevedono tutte quelle trasformazioni necessarie a rendere fruibile il nuovo complesso e adeguarlo al nuovo uso. Queste si pongono in relazione con l’esistente in modo tale da garantirne una migliore leggibilità o l’acquisizione di nuovo senso. Oltre al miglioramento dei collegamenti interni si prevede un miglioramento dei collegamenti legati alla mobilità lenta ai bordi del lanificio e adiacenti al sistema viario. Essi consistono in un aumento della sezione stradale dedicata a pedoni e ciclisti. La creazione di spazi aperti in zone del lanificio precedentemente coperte e la destinazione a verde di gran parte delle superfici così liberate, permette, insieme ai percorsi interni, la totale fruibilità pubblica dell’area, in ambiti dedicati al tempo libero e al relax. Le grandi superfici coperte, grazie alla presenza di spazi flessibili e non partizionati, permettono l’insediamento di una serie di attività eterogenee e di piccole dimensioni, in grado di favorire il mercato locale e la piccola imprenditoria.

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CAPITOLO 4

1

2 5

6

2 5

A 2

1

1

2

6 1

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4.4 Proposte

Figura 4.14 Planimetria dell’intervento proposto. Strategie applicate per la realizzazione di una nuova porosità del complesso: 1. Percorsi interni 2. Manufatti di pregio conservati 3. Passerella sopraelevata 4. Mobilità lenta 5. Corti verdi 6. Spazi coperti

B

5

4

6

A

5

5 3

6 4

B


CAPITOLO 4 Figura 4.15 Sezione trasversale A-A. Diversità spaziale proposta dall’intervento tramite l’alternanza di spazi aperti e spazi coperti.





CAPITOLO 4 Figura 4.16 Sezione longitudinale B-B. PorositĂ proposta dal nuovo intervento tramite la rimozione di parte della copertura esistente. Gli elementi strutturali in ghisa conservati, rimandano alla forte regolaritĂ spaziale della fabbrica.



CAPITOLO 4

Figura 4.17 Interventi realizzati sul manufatto per la definizione dei percorsi interni. Figura 4.18 Percorso principale interno di collegamento in direzione nord-sud, da una vista aerea. Figura 4.19 I collegamenti proposti dall’intervento si caratterizzano come spazi pubblici dove sono possibili le relazioni, la socialità, l’imprevisto.

4.4.1 Percorsi interni I collegamenti interni sono la prima tipologia di interventi realizzata. Essi permettono di superare il recinto perimetrale e di riconnettere l’area al quartiere, garantendo una nuova porosità. I percorsi si differenziano principalmente in due tipologie. I percorsi principali sono ottenuti tramite la demolizione totale o parziali di edifici, di scarsa rilevanza architettonica, che ostacolano l’accessibilità all’area. Per la definizione di tali percorsi si realizza una pavimentazione che prevede l’utilizzo di due materiali al fine di enfatizzare da una parte il ritmo vario del prospetto interno, dall’altra il ritmo regolare del sistema strutturale storico. Si riporta in luce il segno del tracciato ferroviario utilizzato per il trasporto delle merci ai reparti, che permette di accentuare la direzionalità di tali collegamenti. La definizione dei percorsi secondari avviene invece attraverso la rimozione di una campata o di una porzione rettilinea del sistema di copertura. Essi permettono di collegare l’area con il sistema di percorsi primario.


4.4 Proposte

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CAPITOLO 4

Figura 4.20 Localizzazione degli edifici dall’elevato valore archeologico industriale all’interno del complesso. Figura 4.21 Vista aerea degli edifici in oggetto. Figura 4.22 Il riuso funzionale degli edifici deve essere compatibile con la loro conservazione. La valorizzazione dei fabbricati deve essere associata al basso impatto di trasformazione degli interventi.

4.4.2 Conservazione dei manufatti di pregio Gli edifici affacciati sulla parte interna del lanificio e disposti in serie, sono i più rappresentativi del complesso. Essi, oltre ad essere i più antichi della fabbrica, sono caratterizzati da particolari soluzioni architettoniche di insieme e di dettaglio. Si prevedono quindi interventi volti alla conservazione e alla valorizzazione di metodi costruttivi peculiari e unici, testimonianza di un’epoca passata. Il riuso funzionale previsto per questo tipo di edifici deve essere compatibile con la loro conservazione. Si prevedono quindi interventi dal limitato impatto di trasformazione dell’edificio, ma che ne permettano lo sfruttamento degli ampi spazi interni a disposizione. L’insieme di questa tipologia di edifici, dall’aspetto molto compatto, risulta attraversabile puntualmente attraverso l’utilizzo di aperture esistenti, scelte in maniera strategica rispetto alla rete di collegamento interna precedentemente definita.

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4.4 Proposte

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CAPITOLO 4

Figura 4.23 Interventi eseguiti sull’esistente, tra innovazione e memoria. Figura 4.24 Vista aerea del prospetto sud, della nuova passerella e della rimozione del solaio degli spazi interrati. Figura 4.25 Le demolizioni di parti dei fabbricati esistenti permettono la messa in luce di segni andati perduti. Nuovi elementi inseriti nel contesto storico permettono il nuovo uso delle spazialità create.

4.4.3 Integrazione tra nuovo intervento e preesistenza Gli interventi proposti in questa sezione propongono soluzioni necessarie all’innovazione architettonica del nuovo complesso e, contemporaneamente, alla messa in luce di elementi messi in secondo piano dall’evoluzione architettonica del lanificio. Si propone la demolizione dell’edificio in cemento armato prefabbricato nella parte meridionale del complesso, al fine di realizzare un piazzale allo stesso livello della quota stradale, in modo da permettere una continuità fisica e visiva con l’intorno. Oltre a riproporre il livello di quota presente al momento della fondazione dell’edificio, il piazzale permette la realizzazione di un parcheggio alberato, connesso con il sistema di collegamento primario interno. Questo intervento permette inoltre il recupero del prospetto sud del lanificio al quale era addossato l’edificio demolito. Altri interventi di trasformazione prevedono la rimozione del solaio delle parti interrate, permettendo così la creazione di spazi a doppia altezza che spezzano la regolarità dell’impianto industriale. La realizzazione di passerelle e rampe permette di superare le differenze di quota presenti nell’area.

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4.4 Proposte

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CAPITOLO 4

Figura 4.26 Interventi realizzati per migliorare la mobilità ciclo-pedonale. Figura 4.27 Vista aerea del senso unico realizzato su via Tiberghien. Figura 4.28 Il potenziamento della mobilità lenta di quartiere, collegata al sistema di percorsi interni, aumenta il livello di sostenibilità dell’intervento.

4.4.4 Mobilità lenta Al fine di migliorare la mobilità ciclo-pedonale del quartiere si prevede che l’insieme dei collegamenti interni al lanificio sia ad uso esclusivo di pedoni e ciclisti. Oltre alla definizione dei percorsi interni si prevede un miglioramento di quelli esistenti sul perimetro dell’area e a contatto con la rete viaria. Lungo il prospetto est che si affaccia su via Tiberghien si prevede il restringimento della carreggiata, tramite l’istituzione di un unico senso di marcia. Si procede quindi all’estensione del marciapiede esistente, in modo da garantire una fruibilità pedonale e ciclabile. Esso è realizzato tramite l’utilizzo della stessa pavimentazione dei collegamenti principali interni. Gli stessi ragionamenti sono applicati lungo il prospetto meridionale, lungo l’asse urbano di corso Unità d’Italia dove, l’estensione del marciapiede avviene verso l’interno, andando ad occupare parte del piazzale definito al punto precedente. Si ottiene in questo modo un sistema di circolazione lenta che va a legare i sistemi ciclo-pedonali dell’area a quelli di quartiere.

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4.4 Proposte

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CAPITOLO 4

Figura 4.29 Elementi di copertura rimossi per ottenere gli spazi aperti. Figura 4.30 Corti verdi interne al complesso in una vista aerea. Figura 4.31 La destinazione di spazi verdi all’interno del lotto, permette sia la possibilità di sviluppo della biodiversità, sia l’accessibilità a spazi destinati al tempo libero e al relax.

4.4.5 Corti verdi Il sistema di spazi aperti interni è ricavato nella parte più regolare e ampia dell’area tramite la rimozione di parti consistenti della copertura esistente, la cui scelta avviene in funzione dei segni, delle tipologie strutturali o dello stato di conservazione delle parti, in riferimento al quadro conoscitivo definito tramite le analisi sul manufatto. Negli spazi aperti così ottenuti si prevede la destinazione di ampie superfici al verde con il fine di definire luoghi accoglienti, accessibili per il tempo libero e il relax. Il tipo di vegetazione presente è raccolta puntualmente rispetto a quella presente nei collegamenti secondari, nei quali sono presenti filari alberati, che forniscono una direzionalità alla fruizione di tali elementi. Gli spazi aperti così determinati permettono, insieme ai collegamenti interni, una completa fruibilità dell’area, aperta al pubblico indipendentemente dagli usi insediati nelle zone coperte del nuovo complesso.

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4.4 Proposte

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CAPITOLO 4

Figura 4.32 Edifici coperti che presentano le stesse caratteristiche spaziali. Figura 4.33 Vista aerea delle coperture mantenute o modificate del lanificio. Figura 4.34 L’ampia flessibilità spaziale degli elementi coperti permette l’insediamento di un insieme di realtà eterogenee, necessarie per la diversità funzionale.

4.4.6 Spazi coperti Gli spazi coperti, ottenuti in seguito alla definizione di quelli aperti, sono caratterizzati da grandi superfici non partizionate che ne permettono un uso diversificato e flessibile. Al fine di caratterizzare l’interno, spezzando puntualmente la serialità e la regolarità degli spazi si prevede la rimozione di parti del solaio, per la definizione di spazi a doppia altezza, o la sostituzione di parti della copertura tramite lucernari, che permettono la creazione di spazi tramite l’utilizzo della luce naturale. Per la realizzazione delle nuove chiusure verticali si utilizzano ampiamente superfici vetrate, con geometrie dimensionalmente derivate dal sistema strutturale. Esse permettono di connettere visivamente le diverse parti del lanificio, concepito come uno spazio fluido, che si sviluppa con differenti soluzioni tra interno ed esterno, ma che vuole rimandare ad una concezione spaziale unitaria.

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4.4 Proposte

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CAPITOLO 4 Figura 4.35 Key map dello spazio coperto di maggiori dimensioni e degli spazi aperti limitofi. Figura 4.36 Fruibilità spaziale degli spazi esterni. Il nuovo uso è associato al ricordo della vecchia fabbrica. Figura 4.37 Diversificazione dell’utilizzo degli spazi interni coperti. La diversità spaziale è offerta sia dagli elementi d’arredo che dalla luce naturale.

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4.4 Proposte

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CAPITOLO 4 Figura 4.38 Key map dello spazio coperto di maggiori dimensioni e degli spazi aperti limitofi. Figura 4.39 Diversità spaziale creata da interventi volti a diventare eccezioni rispetto alla regolarità interna caratterizzante i fabbricati. Figura 4.40 Il riuso degli spazi aperti può coincidere con attività legate alla produzione e vendita di prodotti ortofrutticoli, creando in questo modo una catena di consumo breve.

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4.4 Proposte

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CAPITOLO 4

Figura 4.41 Inserimento del progetto nel contesto urbano di insediamento. La porositĂ interna si pone in relazione con le vie di collegamento esistenti.

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4.4 Proposte

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CAPITOLO 4

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5.1 Sistema di copertura

capitolo 5 PROGETTO E VERIFICA STRUTTURALE

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CAPITOLO 5

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5.1 Sistema di copertura

5. PROGETTO E VERIFICA STRUTTURALE La sostituzione della copertura lignea a shed originaria, ha il fine di sopperire alle condizioni di degrado presenti e di arrecare un miglioramento della risposta energetica dell’edificio, riproponendo le caratteristiche geometriche e di finitura degli elementi sostituiti. La verifica del sistema strutturale in ghisa, conservato nella sua interezza, vuole dimostrare invece la fattibilità del nuovo intervento e porterà alla definizione degli interventi necessari per migliorarne il comportamento statico.

5.1 Sistema di copertura 5.1.1 Elementi strutturali

Il progetto e la verifica strutturale sono riferiti ad una campata della struttura dell’ex reparto di tessitura. Il processo è reiterabile per le altre tipologie presenti, previa modifica delle dimensioni geometriche dell’elemento. La nuova copertura è composta da sei puntoni e da una trave di colmo in legno lamellare e da otto pannelli in xlam. I puntoni sono posizionati nel punto di arrivo dei tiranti della struttura reticolare e lo spazio vuoto tra il loro interasse è necessario ad ospitare l’ampia finestratura tipica delle coperture a shed. La trave di colmo, appoggiata e fissata ai puntoni, è studiata per sorreggere l’insieme dei pannelli in xlam che, essendo limitati dimensionalmente, non riescono a coprire l’interasse tra due puntoni successivi. La larghezza dei pannelli è fissata a 2,00 m di larghezza, in modo da garantire la simmetria della copertura e facendola terminare con la campata, essendo la sua lunghezza di 16 m. I pannelli in xlam nel punto di appoggio alla trave risultano inoltre sagomati per permettere il passaggio del puntone.

Figura 5.1 Vista assonometrica degli elementi strutturali che compongono il nuovo sistema di copertura.

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CAPITOLO 5 5.1.2 Pacchetto di copertura

Figura 5.2 Sezione longitudinale del pacchetto di copertura proposto dal nuovo intervento. Figura 5.3 Sezione trasversale del pacchetto di copertura proposto dal nuovo intervento.

Il pacchetto di copertura è studiato in modo da garantire la miglior efficienza energetica, in relazione alla geometria della copertura. L’utilizzo dell’elemento strutturale in xlam, di dimensioni più contenute rispetto alla struttura a travetti lignea presente, permette l’inserimento dell’isolante termico. Esso è posizionato all’interno della copertura, tenendo in conto della difficoltà riscontrabile per creare una continuità di materiale con i muri esterni esistenti, possibile invece con i nuovi muri interni creati per la definizione dei nuovi spazi. I pannelli isolanti sono rifiniti da un’insieme di pannelli in cartongesso, con i relativi supporti, che ripropongono nelle forme e colori quelli presenti originariamente. Per il manto di copertura si propone il riutilizzo delle tegole di tipo marsigliese originali e meglio conservate. All’estremità il manto è fatto terminare da una scossalina metallica che risolve la soluzione d’angolo in maniera innovativa rispetto all’originale, realizzata tramite l’utilizzo di tegole. Il sistema di smaltimento dell’acqua piovana avviene tramite pluviali interni come in precedenza.

2

3

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1


5.1 Sistema di copertura

1. copertura - tegole in laterizio di tipo marsigliese - listellatura in abete - controlistellatura in abete - guaina ardesiata - pannello xlam - pannello isolante in fibra di legno - barriera al vapore - pannello in cartongesso 2. chiusura verticale - serramento 3. chiusura verticale - lamiera sagomata - guaina ardesiata - pannello in abete - pannello isolante in fibra di legno - barriera al vapore - pannello in cartongesso

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CAPITOLO 5 5.1.3 Connessioni

Figura 5.4 Sistema di connessioni legno-legno e legno-ghisa. Figura 5.5 Sistema di tiranti di falda, necessari per il contenimento delle azioni orizzontali.

Affinché la struttura sia efficiente e risponda al comportamento statico ipotizzato, è necessario uno studio della tipologia e del funzionamento delle connessioni da utilizzare. Il sistema strutturale in esami prevede connessioni tra materiale analogo, nel caso legno-legno, e tre materiali diversi, nel caso legno-ghisa. Si utilizzeranno quindi connessioni in grado di soddisfare le esigenze richieste dal diverso materiale. Inoltre bisognerà prestare attenzione alle dimensioni geometriche essendo l’intervento svolto su di una preesistenza. Le connessioni principali sono quattro: trave in ghisa-xlam; xlam-trave di colmo; trave di colmo-puntone; puntone-trave in ghisa. Sono riportati in seguitole connessioni studiate, definite nel dettaglio. Al sistema di connessioni sopra citate si aggiunge quello dei tiranti di falda, inseriti all’estradosso dei pannelli in xlam, al fine di contenere l’azione delle forze orizzontali eventualmente agenti nel piano laterale dei pannelli. Essi sono composti da una coppia composta da elementi a croce che si estendono nella singola campata.

158


5.2 Proprietà dei materiali

5.2 Proprietà dei materiali 5.2.1 Legno 5.2.1.1 Legno lamellare incollato Il legno utilizzato per gli elementi lineari strutturali è un legno lamellare di conifera omogeneo GL24h. Si riportano di seguito le caratteristiche di resistenza e dei moduli elastici indicati per la classe di resistenza considerata secondo le UNI EN 14080:2013 “Strutture in legno - Legno lamellare incollato e legno massiccio incollato - Requisiti”. LEGNO LAMELLARE DI CONIFERA OMOGENEO E COMBINATO EN 14080:2013 Valori caratteristici di resistenza e modulo elastico GL24h Resistenze [Mpa] Flessione fm,k 24 Trazione parallela alla fibratura ft,0,k 19,2 Trazione perpendicolare alla fibratura ft,90,k 0,5 Compressione parallela alla fibratura fc,0,k 24 Compressione perpendicolare alla fibratura fc,90,k 2,5 Taglio fv,k 3,5 Modulo elastico [Gpa] Modulo elastico medio parallelo alle fibre E0,mean 11,5 Modulo elastico caratteristico parallelo alle fibre E0,05 9,6 Modulo elastico medio perpendicolare alle fibre E90,mean 0,3 Modulo di taglio medio Gmean 0,65 Massa volumica [kg/m3] Massa volumica caratteristica ρk 385 5.2.1.2 Pannello xlam I pannelli XLAM di Leno X-Lam scelti sono un prodotto ingegnerizzato in legno composto da cinque strati di tavole in legno di conifera reciprocamente incrociati ed incollati. Le tavole che compongono il pannello appartengono alla classe di resistenza C24. LEGNO DI CONIFERA E PIOPPO EN 338:2009 Valori caratteristici di resistenza e modulo elastico Resistenze [Mpa] Flessione Trazione parallela alla fibratura Trazione perpendicolare alla fibratura Compressione parallela alla fibratura Compressione perpendicolare alla fibratura Taglio Modulo elastico [Gpa] Modulo elastico medio parallelo alle fibre Modulo elastico caratteristico parallelo alle fibre Modulo elastico medio perpendicolare alle fibre Modulo di taglio medio Massa volumica [kg/m3] Massa volumica caratteristica

159

C24 fm,k ft,0,k ft,90,k fc,0,k fc,90,k fv,k

24 14 0,4 21 2,5 4

E0,mean E0,05 E90,mean Gmean

11 7,4 0,37 0,69

ρk

350


CAPITOLO 5 5.2.2 Ghisa

Per stimare i valori di resistenza della ghisa in opera si è fatto riferimento ai valori di resistenza presenti nella norma UNI EN 1561:1998 riferiti alla ghisa grigia, ferritico/perlitica. Di tali valori si è preso cautelativamente il minore relativo ad ogni resistenza. Essi sono stati inoltre confrontati con i valori di resistenza riportati all’interno di “G.Cariati, Manuale dell’ingegnere civile e dell’architetto, F. Casanova editore, Torino, 1891” antecedente al periodo di costruzione del sistema strutturale. GHISA FERRITICO/PERLITICA EN 1561:1998 Resistenze [Mpa] Trazione Carico unitario di scostamento dalla prop. 0,1% Compressione Carico unitario di snervamento a compressione con accorciamento permanente dello 0,1% Flessione Taglio Torsione Fatica a flessione Limite fatica a sollecitazioni alternate di traz./comp. Tenacità alla frattura Modulo elastico [Gpa] Allungamento [%] Coefficiente Poisson [-] Massa volumica [kg/m3]

160

Rm Rp0,1 σdb σd0,1

170-250 98-165 600 195

σdB σaB τtB σbW σzdW kic

250 170 170 70 40 320

E A

78-103 0,8-0,3

ρk

7250


5.3 Analisi dei carichi

5.3 Analisi dei carichi 5.3.1 Carichi permanenti

5.3.1.1 Carichi permanenti pannello in xlam Sono riportati i dettagli del pacchetto della nuova copertura sezionata trasversalmente e longitudinalmente rispetto alla linea di colmo. Successivamente sono calcolati i pesi degli elementi non strutturali componenti il pacchetto, carichi permanenti portati e quelli dell’elemento strutturale, carichi permanenti portati.

Figura 5.6 Sezione longitudinale di dettaglio del pacchetto di copertura proposto dal nuovo intervento. Figura 5.7 Sezione trasversale di dettaglio del pacchetto di copertura proposto dal nuovo intervento.

1

2

3

4

5

6

7

8

1

2

3

4

5

6

7

8

carichi permanenti portanti g1 elemento

*nota: valore al m2 ricavato da scheda tecnica.

5.pannello xlam* totale carichi pemanenti portanti

dimensioni b [m] -

h [m] 0,135

peso

carico

i [m] g1

3 3 2 đ?œŒđ?œŒ [kg/m ] đ?›žđ?›ž [kN/m ] g [kN/m ] 0,68 0,68

i [m] 0,40 0,60 g2

3 3 2 đ?œŒđ?œŒ [kg/m ] đ?›žđ?›ž [kN/m ] g [kN/m ] 0,44 450,00 4,50 0,01 450,00 4,50 0,02 0,04 170,00 1,70 0,14 500,00 5,00 0,002 750,00 7,50 0,11 0,76

carichi permanenti portati g2 elemento 1.tegole in laterizio tipo marsigliese* 2.listellatura in abete 3.controlistellatura in abete 4.guaina ardesiata* 6.pannello isolante in fibra di legno 7.barriera al vapore 8.controsoffitto in cartongesso totale carichi pemanenti portati

dimensioni b [m] 0,05 0,05 1,00 -

h [m] 0,035 0,03 0,05 0,004 0,08 0,0003 0,015

peso

carico

5.3.1.2 Carichi permanenti puntone carichi permanenti g1 Sono calcolati in seguito i carichi permanenti portanti del puntone. elemento puntone legno lamellare totale carichi pemanenti portanti

161

dimensioni b [m] 0,08

h [m] 0,16

peso i [m] g1

carico

3 3 2 đ?œŒđ?œŒ [kg/m ] đ?›žđ?›ž [kN/m ] g [kN/m ] 350 3,50 0,04 0,04


CAPITOLO 5 5.3.2 Carichi variabili

1

NTC08, tabella 3.1.II, pg.13

I carichi variabili qk comprendono i carichi legati alla destinazione d’uso dell’opera sono ricavati dalla seguente tabella1. Si è considerata la categoria H1 che comprende coperture e sottotetti accessibili per sola manutenzione.

qk [kN/m2] 0,50

5.3.3 Azione del vento

5.3.3.1 Generalità Il vento, la cui direzione si considera generalmente orizzontale, esercita sulle costruzioni azioni che variano nel tempo e nello spazio, provocando, in generale, effetti dinamici. Per le costruzioni usuali tali azioni sono convenzionalmente ricondotte ad azioni statiche equivalenti, costituite da pressioni e depressioni agenti normalmente alle superfici, sia interne che esterne, che compongono l’edificio.

2

NTC08, punto 3.3.4, pg.27

5.3.3.2 Pressione del vento La pressione del vento è data dall’espressione2: đ?‘?đ?‘? = đ?‘žđ?‘ž$ % đ?‘?đ?‘?' % đ?‘?đ?‘?( % đ?‘?đ?‘?)

dove: p: pressione del vento di progetto qb: pressione cinetica di riferimento ce: coefficiente di esposizione cp: coefficiente di forma cd: coefficiente dinamico 3

NTC08, punto 3.3.6, pg.28

5.3.3.3 Pressione cinetica di riferimento La pressione cinetica di riferimento qb [N/m2] è data dall’espressione3: đ?‘žđ?‘ž" =

1 & đ?œŒđ?œŒ & đ?‘Łđ?‘Ł, 2 ()*( "

dove: Ď aria: densitĂ dell’aria assunta costante e pari a 1,25 kg/m3 vb: velocitĂ di riferimento del vento [m/s]. 4

NTC08, punto 3.3.2, pg.28

5.3.3.4 VelocitĂ di riferimento La velocitĂ di riferimento vb è il valore caratteristico della velocitĂ del vento a 10 m dal suolo su un terreno di categoria di esposizione II, mediata su 10 minuti e riferita ad un periodo di ritorno di 50 anni. In mancanza di specifiche e adeguate statistiche vb è data da4: đ?‘Łđ?‘Ł" = đ?‘Łđ?‘Ł",%

đ?‘Łđ?‘Ł" = đ?‘Łđ?‘Ł",% + đ?‘˜đ?‘˜( ) đ?‘Žđ?‘Ž+ − đ?‘Žđ?‘Ž%

162

đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? đ?‘Žđ?‘Ž& ≤ đ?‘Žđ?‘Ž(

đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? đ?‘Žđ?‘Ž& < đ?‘Žđ?‘Ž( ≤ 1500 đ?‘šđ?‘š


5.3 Analisi dei carichi

NTC08, tabella 3.3.I, pg.26 NTC08, figura 3.3.1, pg.27

5 6

dove: vb,0, a0, ka: parametri legati alla regione in cui sorge la costruzione in esame5, in funzione delle zone definite6 as : è l’altitudine sul livello del mare [m] del sito ove sorge la costruzione

Essendo as del sito in oggetto di 59 m s.l.m. si ha che il valore della velocitĂ di riferimento e quello della pressione cinetica di riferimento risultino: vb [m/s] 25

NTC08, punto 3.3.7, pg.28

7

3

qb [N/m2] 390,63

đ?œŒđ?œŒaria [ kg/m ] 1,25

5.3.3.5 Coefficiente di esposizione Il coefficiente di esposizione ce dipende dall’altezza z sul suolo del punto considerato, dalla topografia del terreno, e dalla categoria di esposizione del sito ove sorge la costruzione. In assenza di analisi specifiche che tengano in conto la direzione di provenienza del vento e l’effettiva scabrezza e topografia del terreno che circonda la costruzione, per altezze sul suolo non maggiori di z = 200 m, esso è dato dalla formula7: đ?‘?đ?‘?" đ?‘§đ?‘§ = đ?‘?đ?‘?" đ?‘§đ?‘§%&'

đ?‘?đ?‘?" đ?‘§đ?‘§ = đ?‘˜đ?‘˜'& ( đ?‘?đ?‘?) ( đ?‘™đ?‘™đ?‘™đ?‘™

NTC08, tabella 3.3.II, pg.28

8

đ?‘§đ?‘§ đ?‘§đ?‘§ ( 7 + đ?‘™đ?‘™đ?‘™đ?‘™ đ?‘?đ?‘?) ( đ?‘™đ?‘™đ?‘™đ?‘™ đ?‘§đ?‘§, đ?‘§đ?‘§,

đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? đ?‘§đ?‘§ ≤ đ?‘§đ?‘§'()

đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? đ?‘§đ?‘§ ≼ đ?‘§đ?‘§'()

dove: kr , z0 , zmin : sono assegnati in funzione della categoria di esposizione del sito ove sorge la costruzione8 ct: è il coefficiente di topografia

163


CAPITOLO 5 9

NTC08, figura 3.3.2, pg.29 NTC08, tabella 3.3.II, pg.29

10

In mancanza di analisi specifiche, la categoria di esposizione è assegnata in funzione della posizione geografica9, del sito ove sorge la costruzione e della classe di rugosità10.

Il coefficiente di topografia ct è posto generalmente pari a 1, sia per le zone pianeggianti sia per quelle ondulate, collinose e montane.

L’edificio appartiene alla classe di rugosità B e rientra nella categoria IV essendo distante più di 30 metri dalla costa e situato ad un’altitudine inferiore ai 500 m. I parametri per la definizione del coefficiente di esposizione risultano essere quindi: kr 0,22

z0 [m] 0,30

zmin [m] 8

z [m] 7

Essendo l’altezza dell’edificio z inferiore alla zmin, il coefficiente di esposizione risulta essere: ce(z)=ce(zmin) 1,63

164


5.3 Analisi dei carichi

Circolare 617/2009, figura C3.3.2, pg.23

11

Circolare 617/2009, figura C3.3.3, pg.24 *nota: si sceglie il segno di cpi che dà luogo alla combinazione più sfavorevole 12

5.3.3.6 Coefficiente di forma (o aerodinamico) Secondo quanto espresso nella Circolare 617/2009, per la valutazione della pressione esterna di edifici a pianta rettangolare con coperture piane, a falde, inclinate, curve, si assumerà11: - per elementi sopravento (cioè direttamente investiti dal vento), con inclinazione sull’orizzontale α ≥ 60°, cpe= +0,8 - per elementi sopravento con inclinazione sull’orizzontale 20°< α < 60°, cpe= +0,03 α-1 - per elementi sopravento, con inclinazione sull’orizzontale 0°< α < 20° e per elementi sottovento ( non direttamente investiti dal vento o quelli investiti da vento radente), cpe= -0,4

Per la valutazione della pressione interna si assumerà12: - per costruzioni che hanno una parete con aperture di superficie minore di 1/3 di quella totale: cpi = ± 0,2 - per costruzioni che hanno una parete con aperture di superficie non minore di 1/3 di quella totale: cpi = + 0,8 quando la parete aperta è sopravento, cpi = - 0,5 quando la parete aperta è sottovento o parallela al vento - per costruzioni che presentano su due pareti opposte, normali alla direzione del vento, aperture di superficie non minore di 1/3 di quella totale: cpe + cpi = ± 1,2 per gli elementi normali alla direzione del vento, cpi = ± 0,2 per i rimanenti elementi.

165


CAPITOLO 5

Per la valutazione della pressione interna si assumerà (vedere figura C 3.3.3 e scegliere il segno che dà luogo alla combinazione piÚ sfavorevole): per costruzioni che hanno (o possono anche avere in condizioni eccezionali) una parete con aperture di superficie minore di 1/3 di quella totale: cpi = ¹ 0,2; per costruzioni che hanno (o possono anche avere in condizioni eccezionali) una parete con aperture di superficie non minore di 1/3 di quella totale: cpi = + 0,8 quando la parete aperta è sopravento, cpi = - 0,5 quando la parete aperta è sottovento o parallela al vento;

Circolare 617/2009, punto C3.3.10.2.1, pg.25

13

per costruzioni che presentano su due pareti opposte, normali alla direzione del vento, aperture 5.3.3.7 Vento diretto normalmente alle linee di colmo di superficie non minore di 1/3 di quella totale: cpe + c pi = Âą 1,2 per gli elementi normali alla Per la determinazione delle azioni dovute al vento diretto normalmente alle direzione del vento, c = Âą 0,2 per i rimanenti elementi. linee di colmo si piprocede alle valutazioni seguenti13:

5.3.3.7. Vento diretto normalmente alle linee di colmo

Azioni esterne sui singoli elementi Per la determinazione delle azioni dovute al vento diretto normalmente alle linee di colmo si valutazioni seguenti:colpita dal vento valgono i coefficienti stabiliti in -procede per laalle prima copertura precedenza esterne sui singoli elementi -Azioni per la seconda copertura il coefficiente relativo allo spiovente sopravento per la prima copertura colpita dal vento valgono i coefficienti stabiliti in precedenza; viene ridottocopertura del 25%il coefficiente relativo allo spiovente sopravento viene ridotto del 25%; per la seconda -per per tutte le coperture i coefficienti advengono ambedue tutte le coperture successivesuccessive i coefficienti relative ad ambeduerelative gi spioventi ridotti gli del 25%. spioventi vengono ridotti del 25% Vento in direzione della falda inclinata di 80° oggetto parete verticale sopravento primo elemento falda sopravento primo elemento falda sottovento primo elemento falda sopravento secondo/ n-esimo elemento falda sottovento n-esimo elemento parete verticale sottovento ultimo elemento

đ?›‚đ?›‚ 90 80 28 80 28 90

cpe+cpi 1 1 -0,6 1 -0,6 -0,6

cp 1 1 -0,6 0,75 -0,45 -0,6

Vento in direzione della falda inclinata di 28° oggetto parete verticale sopravento primo elemento falda sopravento primo elemento falda sottovento primo elemento falda sopravento secondo/ n-esimo elemento falda sottovento n-esimo elemento parete verticale sottovento ultimo elemento

đ?›‚đ?›‚ 90 28 80 28 80 90

cpe+cpi 1 -0,36 -0,6 -0,36 -0,6 -0,6

cp 1 -0,36 -0,6 -0,27 -0,45 -0,6

Azioni esterne sui singoli elementi si applicano al primo e all’ultimo spiovente le pressioni valutate secondo i coefficienti indicati in 5.3.3.8 Coefficiente dinamico precedenza; Ilcontemporaneamente coefficiente dinamico tieneapplicata in conto effetti riduttivi associati si considera, alladegli superficie proiettata in piano di tutte lealla partinon 5.3.3.8. Coefficiente dinamico 5.3.3.8. Coefficiente dinamico contemporaneitĂ delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi del tetto, una azione superficiale orizzontale di tipo tangenziale il cui valore unitario è assunto Il coefficiente dinamico tiene intiene conto degli effetti associati alla nonalla contemporaneitĂ Il alla coefficiente dinamico degli riduttici effetti riduttici associati non contemporaneitĂ dovuti risposta cedella .conto struttura. convenzionalmente pari adinamica 0,10 ∙ qref ∙ in delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi dovuti alla risposta dinamica della della delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi dovuti alla risposta dinamica Esso può essere assunto cautelativamente pari ad 1 nelle costruzioni di tistruttura. struttura. pologia ricorrente, quali edifici di forma regolare non eccedenti 80 m di al- quali Esso può essere assunto cautelativamente pari ad 1 nelle costruzioni di tipologia ricorrente, quali Esso può essere assunto cautelativamente pari ad 1 nelle costruzioni di tipologia ricorrente, edifici di forma regolare non eccedenti 80 m di altezza ed i capannoni industruiali. tezza edifici ed i capannoni industriali. di forma regolare non eccedenti 80 m di altezza ed i capannoni industruiali. cd 1

cd 1

5.3.3.9. Pressione di vento di progetto 5.3.3.9. Pressione di vento di progetto

5.3.3.9 Pressione di vento di progetto Si calcolano in seguito i valoriiidella del vento i diversi elementi funzione della della Si calcolano in seguito valori della pressione del vento per iindiversi elemenSi calcolano in seguito valoripressione della pressione delper vento per i diversi elementi in funzione direzione del vento: direzione del vento: ti in funzione della direzione del vento: Vento in direzione della falda di 80° di 80° Vento in direzione dellainclinata falda inclinata 2 2 đ?›‚đ?›‚ cp đ?›‚đ?›‚ qb [N/mqb] [N/m ] ce ce 90 1 90 390,63390,63 1,63 1,63 80 390,63 1,63 1 80 390,63 1,63 28 390,63 1,63 -0,6 28 390,63 1,63 80 80 390,63390,63 1,63 1,63 0,75 28 28 390,63390,63 1,63 1,63 -0,45 90 90 390,63390,63 1,63 1,63 -0,6

cp 1 1 -0,6 0,75 -0,45 -0,6

cd 1 1 1 1 1 1

2 2 ] p [kN/m ] cd p [kN/m 0,64 1 0,64 0,64 0,64 1 -0,38 1 -0,38 0,48 0,48 1 -0,29 -0,29 1 -0,38 -0,38 1

Vento in direzione della falda di 28° di 28° Vento in direzione dellainclinata falda inclinata 2 2 ce đ?›‚đ?›‚ q [N/m ] cp b đ?›‚đ?›‚ qb [N/m ] ce 90 390,63 1,63 1 90 390,63 1,63 28 28 390,63390,63 1,63 1,63 -0,36 166 80 80 390,63390,63 1,63 1,63 -0,6 28 28 390,63390,63 1,63 1,63 -0,27 80 80 390,63390,63 1,63 1,63 -0,45 90 90 390,63390,63 1,63 1,63 -0,6

cp 1 -0,36 -0,6 -0,27 -0,45 -0,6

cd 1 1 1 1 1 1

2 2 ] p [kN/m ] cd p [kN/m 0,64 1 0,64 -0,23 -0,23 1 -0,38 -0,38 1 -0,17 -0,17 1 -0,29 1 -0,29 -0,38 -0,38 1


5.3 Analisi dei carichi

Vento in direzione della falda inclinata di 28° đ?›‚đ?›‚ qb [N/m2] ce 90 390,63 1,63 28 390,63 1,63 80 390,63 1,63 28 390,63 1,63 80 390,63 1,63 90 390,63 1,63 -0,38

Figura 5.8 Pressioni del vento agenti sulla copertura, con vento in direzione della falda inclinata di 80°. Figura 5.9 Pressioni del vento agenti sulla copertura, con vento in direzione della falda inclinata di 28°.

+0,48 -0,38

cp 1 -0,36 -0,6 -0,27 -0,45 -0,6

+0,48 -0,29

cd 1 1 1 1 1 1

p [kN/m2] 0,64 -0,23 -0,38 -0,17 -0,29 -0,38

+0,48 -0,29

+0,64

-0,38

+0,64

-0,17

-0,29

-0,17

-0,38

-0,17

-0,38

-0,23

-0.29

-0,38

+0,64

5.3.4 Azione della neve NTC08, punto 3.4.1, pg.32

14

5.3.4.1 Carico da neve Il carico provocato dalla neve sulle coperture è valutato mediante la seguente espressione14: đ?‘žđ?‘ž" = đ?œ‡đ?œ‡% & đ?‘žđ?‘ž"' & đ??śđ??ś) & đ??śđ??ś*

dove: qs: carico da neve sulla copertura Âľi: coefficiente di forma della copertura qsk: valore caratteristico di neve al suolo CE: coefficiente di esposizione Ct: coefficiente termico

Si ipotizza che il carico agisca in direzione verticale e lo si riferisce alla proiezione orizzontale della superficie di copertura.

NTC08, punto 3.4.2, pg.32

15

5.3.4.1 Valore di neve caratteristica al suolo Il carico di neve al suolo dipende dalle condizioni locali di clima e di esposizione, considerata la variabilitĂ delle precipitazioni da zona a zona. Il carico di neve al suolo è calcolato per mezzo di espressioni a cui corrispondono valori associati ad un tempo di ritorno di 50 anni. Essendo il comune di Verona indicato in zona II ed essendo l’edificio situato ad un’altitudine di 59 m s.l.m. il valore caratteristico di neve al suolo è il seguente15: đ?‘žđ?‘ž"# = 1,00 đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜/đ?‘šđ?‘š-

đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? đ?‘Žđ?‘Ž& ≤ 200 đ?‘šđ?‘š

dove: as: quota del suolo livello del mare nel sito di realizzazione dell’edificio

167


CAPITOLO 5 NTC08, figura 3.4.1, pg.33

16

NTC08, tabella 3.4.I, pg.34

17

5.3.4.3 Coefficiente di esposizione Il coefficiente di esposizione CE può essere utilizzato per modificare il valore del carico neve in copertura in funzione delle caratteristiche specifiche dell’area in cui sorge l’opera. Considerando la topografia normale si assumerà CE =1,018.

5.3.4.4 Coefficiente termico Il coefficiente termico può essere utilizzato per tener conto della riduzione del carico neve a causa dello scioglimento della stessa, causata dalla perdita di calore della costruzione. In assenza di uno specifico e documentato studio, si assume Ct=1. 5.3.4.5 Coefficiente di forma Devono essere considerate le due seguenti principali disposizioni di carico: − carico da neve in assenza di vento − carico da neve in presenza di vento

Circolare 617/2009, tabella C3.4.I, pg.23

18

coefficiente di forma per la copertura La copertura oggetto di studio è formata da più falde. Informazioni più specifiche rispetto a quelle riportate nelle NTC08 sono riportate nella Circolare Esplicativa 617/2009, nella quale sono riportati i valori dei coefficienti di forma per le tipologie di copertura ad una, due o più falde, al variare dell’angolo di inclinazione della falda sull’orizzontale α19, espresso in gradi sessagesimali.

168


5.3 Analisi dei carichi

Circolare 617/2009, figura C3.4.2, pg.32

19

copertura a piĂš falde Per il caso di neve depositata in assenza di vento si deve considerare la condizione denominata Caso (i)20. Per il caso di neve depositata in presenza di vento si deve considerare la condizione denominata Caso (ii)n.

Nel caso in questione l’inclinazione delle due falde componenti la copertura a shed è: Caso (ii) đ?›źđ?›ź 1 đ?›źđ?›ź

80 54 28

�� 2

đ?œ‡đ?œ‡1(đ?›źđ?›ź 1) đ?œ‡đ?œ‡2(đ?›źđ?›ź) đ?œ‡đ?œ‡1(đ?›źđ?›ź 2)

0 1,6 0,8

5.3.4.6 Carico da neve sulla copertura Caso (i) : in assenza di vento đ?œ‡đ?œ‡1(đ?›źđ?›ź 1) đ?œ‡đ?œ‡1(đ?›źđ?›ź 2) 0 0,8

Figura 5.10 Azione della copertura in vento. Figura 5.11 Azione della copertura in vento.

qsk [kN/m2] 1,00

Caso (ii) : in presenza di vento đ?œ‡đ?œ‡1(đ?›źđ?›ź 1) đ?œ‡đ?œ‡2(đ?›źđ?›ź) đ?œ‡đ?œ‡1(đ?›źđ?›ź 2) 0 1,6 0,8

qsk [kN/m2] 1,00

+0,8

+0,8

CE 1

CE 1

Ct 1

Ct 1

qs(�� 1) [kN/m2] qs(�� 2) [kN/m2] 0 0,8

qs(�� 1) [kN/m2] qs(�� ) [kN/m2] qs(�� 2) [kN/m2] 0 1,6 0,8

+0,8

+0,8

neve sulla assenza di neve sulla presenza di +1,6

169

+1,6

+1,6

+0,8


CAPITOLO 5 5.3.5 Riassunto carichi agenti 5.3.5.1 Carichi permanenti La somma tra carichi permanenti portanti e carichi permanenti portati corrisponde ad un totale di 1,44 kN/m2. 5.3.5.2 Carichi variabili I carichi variabili sono legati alla destinazione d’uso dell’opera e corrispondono ad un totale di 0,50 kN/m2. 5.3.5.3 Azione del vento I carichi dovuti al vento variano a seconda dell’inclinazione e della posizione della falda e della direzione del vento. I valori più gravosi corrispondono a 0,64 kN/m2 per il vento in direzione della falda inclinata di 80° e di -0,38 kN/ m2 e -0,23 kN/m2 per il vento in direzione della falda inclinata di 28°. 5.3.5.3 Azione della neve I carichi dovuti alla neve variano a seconda, oltre alle caratteristiche del sito, dalla presenza o meno di vento che, nel caso di coperture a shed può creare degli accumuli. I valori più gravosi sono di 0,8 kN/m2 in assenza di vento e di 1,6 kN/m2 in presenza di vento.

170


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea 5.4.1 Combinazioni delle azioni e carichi 5.4.1.1 Combinazioni Le azioni agenti da considerare sono: • • • • • NTC08, punto 2.3.5, pg.7 *nota: Qki indica le azioni variabili (carichi accidentali, vento, neve) 20

carichi permanenti strutturali G1 e non strutturali G2 carichi accidentali Qh azioni del vento Qw azioni della neve Qs azioni della neve in presenza di vento Qs,w

Le combinazioni per il calcolo degli stati limite sono le seguenti20: combinazione fondamentale (SLU) đ?›žđ?›ž"# $ đ??şđ??ş# + đ?›žđ?›ž"' $ đ??şđ??ş' + đ?›žđ?›ž(# $ đ?‘„đ?‘„*# + đ?›žđ?›ž(' $ đ?œ“đ?œ“(' $ đ?‘„đ?‘„*' + đ?›žđ?›ž(, $ đ?œ“đ?œ“(, $ đ?‘„đ?‘„*, + â‹Ż combinazione caratteristica (SLE rara) đ??şđ??ş" + đ??şđ??ş$ + +đ?‘„đ?‘„&" + đ?œ“đ?œ“($ ) đ?‘„đ?‘„&$ + đ?œ“đ?œ“(* ) đ?‘„đ?‘„&* + â‹Ż combinazione caratteristica (SLE frequente) đ??şđ??ş" + đ??şđ??ş$ + đ?œ“đ?œ“"" & đ?‘„đ?‘„(" + đ?œ“đ?œ“$$ & đ?‘„đ?‘„($ + đ?œ“đ?œ“$) & đ?‘„đ?‘„() + â‹Ż combinazione caratteristica (SLE quasi permanente) đ??şđ??ş" + đ??şđ??ş$ + đ?œ“đ?œ“$" & đ?‘„đ?‘„(" + đ?œ“đ?œ“$$ & đ?‘„đ?‘„($ + đ?œ“đ?œ“$) & đ?‘„đ?‘„() + â‹Ż

NTC08, tabella 2.6.I, pg.9

21

NTC08, punto 2.5.3, pg.7

22

I coefficienti parziali di sicurezza valgono21, per verifiche di tipo strutturale:

Nel caso in esame si considerano i carichi G2 compiutamente definiti. Si assumono quindi dei coefficienti ÎłG2 corrispondenti a 1,0 per i carichi favorevoli e 1,3 per quelli sfavorevoli. Nelle combinazioni per SLE, si intende che vengano omessi i carichi Qkj che danno un contributo favorevole ai fini delle verifiche e, se del caso, i carichi G222. 171


CAPITOLO 5 NTC08, tabella 2.5.I, pg.8

23

vedi punto 5.3.N 25 NTC08, punto 3.1.1, pg.11 26 NTC08, punto 3.3.3, pg.27 27 NTC08, punto 3.4.1, pg.32 24

I valori dei coefficienti di combinazione valgono23:

5.4.1.2 Componenti di carico La copertura a shed risulta inclinata rispetto all’orizzontale e i carichi precedentemente calcolati24 agiscono secondo diverse direzioni. La normativa a questo proposito stabilisce che: - i carichi permanenti strutturali e non strutturali agiscono in direzione verticale e sono riferiti alla superficie inclinata25; - il carico dovuto al vento risulta perpendicolare alla superficie inclinata della copertura26; - il carico dovuto alla neve agisce in direzione verticale ed è riferito alla proiezione orizzontale della copertura27. Il programma di calcolo sap2000, utilizzato per il calcolo delle azioni statiche della struttura, consente di tener conto delle diverse direzioni di applicazione del carico e delle forze tangenziali che si generano in seguito alla proiezione del carico lungo una determinata direzione.

Figura 5.12 Direzione di azione dei carichi agenti applicati. Gk

Qw

Qs

L’elemento di copertura a shed si configura a livello statico come un arco a tre cerniere, delle quali due sono vincoli esterni e una vincolo interno. I pesi propri G1 e G2, i carichi accidentali, il carico neve in assenza di vento e il carico vento risultano uniformemente distribuiti; il carico neve in presenza di vento ha invece una distribuzione triangolare. Si ottengono in questo modo tre condizioni di carico in base alla presenza delle diverse tipologie di carico. La presenza di un carico triangolare all’interno delle combinazioni di carico per la valutazione della combinazione più gravosa porterà alla necessità di risolvere la struttura tante volte quante sono le combinazione e successivamente valutare quella più gravosa.

172


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

tipologia di carico 1 Figura 5.13-14-15 Diverse tipologie di carico agenti sulla copertura, tenute in considerazione per il progetto e la verifica degli elementi.

Qs

Qh G2 G1

G1

tipologia di carico 2

Qs,w

Qs,w

G1

Qh

W1

G2 G1 W1

tipologia di carico 3

Qs,w

Qs,w

G1

Qh

W2

G2 G1 W2

puntone: - carichi permanenti G1 xlam: - carichi permanenti G1 - carichi permanenti G2 - carichi accidentali Qh - carico neve Qs

puntone: - carichi permanenti G1 -carico vento in pressione W1 -carico neve in presenza di vento Qs,w xlam: - carichi permanenti G1 - carichi permanenti G2 - carichi accidentali Qh - carico vento in depressione W1 - carico neve in presenza di vento Qs,w puntone: - carichi permanenti G1 -carico vento in depressione W2 -carico neve in presenza di vento Qs,w xlam: - carichi permanenti G1 - carichi permanenti G2 - carichi accidentali Qh - carico vento in depressione W2 - carico neve in presenza di vento Qs,w

Le tipologie di carico saranno in seguito modificate dai coefficienti di combinazione che permetteranno di suddividerle le tipologie di carico in carichi sfavorevoli che sollecitano la struttura con azioni di pressione e carichi favorevoli che tendono a creare un effetto scoperchiante nei confronti della copertura. In base alla sollecitazione da verificare le varie tipologie di carico andranno a comporsi nelle diverse combinazioni di carico differenti tra loro per la durata di applicazione dei carichi presenti.

173


CAPITOLO 5

NTC08, tabella 4.4.I, pg.125

28

29

NTC08, pg.125

punto

4.4.4,

NTC08, pg.126

tabella

4.4.II,

30

NTC08, pg.127

31

punto

4.4.6,

5.4.1.3 Classi di durata del carico Per la definizione delle combinazioni di carico si deve tener conto delle classi di durata del carico28 ossia dell’effetto di un carico costante che agisce per un certo periodo di tempo durante la vita della struttura.

Ai fini del calcolo in genere si può assumere quanto segue29: - il peso proprio e i carichi non rimovibili durante il normale esercizio della struttura, appartengono alla classe di durata permanente; - i carichi permanenti suscettibili di cambiamenti durante il normale esercizio della struttura e i carichi variabili relativi a magazzini e depositi, appartengono alla classe di lunga durata; - i carichi variabili degli edifici, ad eccezione di quelli relativi a magazzini e depositi, appartengono alla classe di media durata; - il sovraccarico da neve riferito al suolo qsk, calcolato in uno specifico sito ad una certa altitudine, è da considerare in relazione alle caratteristiche del sito; l’azione del vento e le azioni eccezionali in genere, appartengono alla classe di durata istantanea. 5.4.1.4 Classi di servizio Le strutture (o parti di esse) devono essere assegnate ad una delle 3 classi di servizio seguenti30:

5.4.1.5 Resistenza di calcolo La durata del carico e l’umiditĂ del legno influiscono sulle proprietĂ resistenti del legno. I valori di calcolo per le proprietĂ del materiale a partire dai valori caratteristici si assegnano quindi con riferimento combinato alle classi di servizio e alle classi di durata del carico. Il valore di calcolo Xd di una proprietĂ del materiale (o della resistenza di un collegamento) viene calcolato mediante la relazione31: đ?‘‹đ?‘‹" = đ?‘˜đ?‘˜%&"

��' ��%

dove: kmod è il coefficiente di correzione per la durata del carico e l’umiditĂ Xk è il valore caratteristico della proprietĂ del materiale Îłm è il coefficiente parziale per la proprietĂ dei materiali

174


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

32

NTC08, pg.126

tabella

4.4.III,

I valori di γm da utilizzare nelle verifiche sono i seguenti32:

NTC08, pg.127

tabella

4.4.IV,

I valori di kmod da utilizzare nelle verifiche sono i seguenti33:

33

Essendo i valori di kmod differenti a seconda della classe di durata del carico e della classe di servizio, non è possibile definire a priori quale sarà la combinazione che apporterà la sollecitazione più gravosa alla struttura. Per sopperire a quanto indicato si risolve staticamente la struttura tante volte quante sono le combinazioni rapportate con il corrispettivo valore di kmod, riferito alla durata di carico minore tra i carichi presenti all’interno di una stessa combinazione e alla classe di servizio scelta.

NTC08, pg.128

34

tabella

4.4.V,

5.4.1.6 Deformabilità Per il calcolo delle deformazioni dell’elemento strutturale bisogna tenere conto del comportamento reologico del legno e dei materiali derivanti dal legno, valutando sia la deformazione istantanea sia quella a lungo termine. Per il calcolo della deformazione a lungo termine si calcola tramite il fattore kdef, un coefficiente che tiene conto dell’aumento della deformabilità con il tempo causato dall’effetto combinato della viscosità e dell’umidità del materiale. I valori di kdef da utilizzare nelle verifiche sono i seguenti34:

5.4.1.7 Verifiche Vengono in seguito svolte le verifiche più significative per gli elementi: SLU Puntone - verifica a pressoflessione - verifica a taglio - verifica a compressione inclinata - verifica snellezza

SLE Puntone - verifica a freccia NTC08 - verifica a freccia EC5 I - verifica a freccia EC5 II

Xlam Xlam - verifica a pressoflessione - verifica a freccia NTC08 - verifica a taglio - verifica a freccia EC5 I - verifica a rolling shear - verifica a freccia EC5 II - verifica a compressione ortogonale - verifica a compressione inclinata

175


BC

=4

.66

0

CAPITOLO 5 5.4.2 Dimensionamento e verifica puntone 0C=4.113

B0=2.188

AB=2.2

Figura 5.16 Schema statico dell’elemento di copertura a shed e dimensioni geometriche del puntone.

21

5.4.2.1 Caratteristiche geometriche e meccaniche La parte piĂš inclinata della copertura è realizzata tramite un puntone formato da 4 strati di legno lamellare GL24h dello spessore di 40 millimetri. Sull’elemento graveranno, oltre a quelli relativi al puntone, i carichi vento e neve agenti sui serramenti che compongono lo shed e che sono disposti nell’interasse tra due puntoni successivi.

A0=0.386

angolo di inclinazione dell'elemento di copertura spessore del singolo strato

�� t

80 40

[°] [mm]

altezza della sezione base della sezione

h

b

160 80

[mm] [mm]

lunghezza di influenza della sezione

Linfl

3242

[mm]

lunghezza della campata raggio giratore di inerzie minimo della sezione lunghezza di libera inflessione

L i L0

2221 46 2221

[mm] [mm] [mm]

snellezza geometrica dell'elemento

Îť

48

[-]

area della sezione

A

12800

[mm2]

momento statico della sezione

S

256000

[mm3]

momento resistente della sezione

W

341333

I

27306667

[mm3] [mm4]

valore caratteristico della resistenza a flessione

fm,k

24

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a trazione parallela

ft,0,k

16,5

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a trazione perpendicolare

ft,90,k

0,4

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a compressione parallela

fc,0,k

24

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a compressione perpendicolare

fc,90,k

2,70

[MPa]

momento di inerzia della sezione

valore caratteristico di resistenza a taglio

fv,k

2,70

[MPa]

modulo di elasticitĂ parallelo alla fibratura

E0,mean

11600

[MPa]

modulo di elasticitĂ perpendicolare alla fibratura

E90,mean

390

[MPa]

modulo di elasticitĂ caratteristico parallelo alla fibratura

E0,05

9400

[MPa]

modulo di taglio

Gmean

720

[MPa]

N M

22,32 15,01 0,02 1,88

176 Q

W

W2 10 1,2


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

5.4.3.2 Stati Limite Ultimi

vedi punto 5.4.1.1 ibidem 37 ibidem 35 36

Combinazioni di carico SLU I valori di carico di progetto agli stati limite ultimi si ottengono dalle combinazioni delle azioni35, utilizzando i coefficienti di sicurezza per carichi favorevoli e sfavorevoli36 e quelli di combinazione37 forniti dalle NTC08. Per individuare la combinazione di massima e minima sollecitazione sono fatte ciclare 16 combinazioni di carico nelle quali variano i coefficienti rispettivi ai carichi applicati in base al tipo di sollecitazione che si potrebbe verificare. Le combinazioni sono amplificate dal coefficiente kmod corrispondente alla classe di servizio 1 e alla durata di applicazione del carico che presenta durata inferiore all’interno della combinazione. Essendo presente un carico triangolare dovuto alla neve in presenza di vento si è verificata la combinazione piĂš gravosa tramite la valutazione degli effetti sulla struttura. combinazioni sfavorevoli Per ricavare la condizione di carico piĂš gravosa sulla struttura sono ciclate 9 combinazioni di carico sfavorevoli. durata

principale

combinazione

Qd/kmod

permanente

-

Qd=��G1G1+��G2G2

Qd/0,6

media durata

-

Qd=��G1G1+��G2G2+��Q1Qh

Qd/0,8

durata permanente breve durata media durata breve durata istantanea

vedi punto 5.4.1.1

38

varibili Qh principale neve Qs varibili Qh neve Q varibili s,w Qh varibili Qh neve Qs neve Q varibili s,w Qh vento Qw1 neve Qs,w

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs combinazione Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs,w+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs,w+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qw1+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs,w+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh

Q /0,9 Qdd/kmod Qd/0,9 Qd/0,6 Qd/0,9 Qd/0,8 Qd/0,9 Qd/0,9 Qd/1,00 Qd/0,9 Qd/1,00 Qd/0,9 Qd/1,00 Qd/0,9

varibili Qh

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1

Qd/1,00

combinazioni favorevoli istantanea neve Qs,w Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs,w+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Q /1,00 durata principale combinazione Qdd/kmod Per ricavare la condizione gravosa sono ciclavento Qdi Qd=đ?›žđ?›žmeno Qd/1,00 đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?›žđ?›žstruttura w1 carico G1G1+đ?›žđ?›ž G2G 2+đ?›žđ?›ž Q1Qw1+đ?›žđ?›ž Q2sulla Q3đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w permanente Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2 Qd/0,6 38 te 7media combinazioni di carico favorevoli . durata Q =đ?›žđ?›ž G +đ?›žđ?›ž G Q /0,8 d

breve durata durata permanente media durata istantanea breve durata

istantanea

principale varibili Qh/neveQs,w vento Qw1 varibili Qh/neveQs,w vento Qw2 varibili Qh/neveQ s,w

G1 1

G2 2

d

Q /0,9 Qdd/kmod Qd/1,00 Qd/0,6 Qd/1,00 Qd/0,8 Qd/1,00 Qd/0,9 Qd/1,00 Qd/1,00

vento Qw1

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G3 combinazione Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘w1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G3 Q = G +đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘w2 Qd=dđ?›žđ?›žG1đ?›žđ?›žGG11+đ?›žđ?›ž1 G2 G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘w1

varibili Qh/neveQs,w

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2

Qd/1,00

vento Qw2

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘w2

Qd/1,00

Qd/1,00

In seguito sono riportati i grafici in cui sono riportati gli effetti dei carichi agenti sulla struttura. La risoluzione statica della struttura è stata eseguita tramite l’utilizzo del programma di calcolo sap2000 che ha permesso di velocizzare l’individuazione della combinazione piĂš gravosa tra quelle applicate. Dal confronto tra i grafici degli sforzi agenti sulla struttura si è individuata la combinazione che dĂ il contributo piĂš gravoso. Per ogni singola verifica verrĂ utilizzato la combinazione che causa l’effetto piĂš gravoso con il corrispettivo valore di kmod che andrĂ a modificare il valore della resistenza alle azioni.

177


CAPITOLO 5 0

Figura 5.17

0,25

0,5

0,75

1

1,25

1,5

1,75

2

0

z [m]

Diagramma sforzo assiale ottenuto da combinazioni di carico sfavorevoli.

-2,5

-5

-7,5 Serie1

Sforzo assiale [kN]

-10

Serie2 Serie3

-12,5

Serie4 Serie5

-15

Serie6 Serie7

-17,5

Serie8 Serie9

-20

-22,5

-25

-27,5 4

Figura 5.18

3,5

Diagramma sforzo di taglio ottenuto da combinazioni di carico sfavorevoli.

3 2,5 2 1,5 Serie1

Sforzo di taglio [kN]

1

Serie2 Serie3

0,5

z [m] 0 0

0,25

0,5

0,75

1

1,25

1,5

1,75

Serie4 Serie5

2

Serie6

-0,5

Serie7 -1

Serie8 Serie9

-1,5 -2 -2,5 -3 -3,5

-4 -4

Figura 5.19

0

0,25

0,5

0,75

1

1,25

1,5

1,75

2

0

Diagramma momento ottenuto da combinazioni di carico sfavorevoli.

z [m]

0,25

0,5

Serie1 Serie2

0,75

Serie3

Momento [kNm]

Serie4 Serie5 1

Serie6 Serie7 Serie8

1,25

1,5

1,75

2

178

Serie9


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

0

Figura 5.20

0,25

0,5

0,75

1

1,25

1,5

1,75

2

0

z [m]

Diagramma sforzo assiale ottenuto da combinazioni di carico favorevoli.

-1 -2 -3 -4 -5 -6 Serie1

Sforzo assiale [kN]

-7

Serie2 -8

Serie3456

-9

Serie78W1

-10

Serie78W2 Serie9W1

-11

Serie9W2 -12 -13 -14 -15 -16 -17 -18

Figura 5.21

2,5

Diagramma sforzo di taglio ottenuto da combinazioni di carico favorevoli.

2

1,5

Sforzo di taglio [kN]

1

Serie1

0,5

Serie2

z [m] 0 0

0,25

0,5

0,75

1

1,25

1,5

1,75

Serie3456 Serie78W1

2

Serie78W2 -0,5

Serie9W1 Serie9W2

-1

-1,5

-2

-2,5

Figura 5.22

-1,2

Diagramma momento ottenuto da combinazioni di carico favorevoli.

-1,1

-1

-0,9

-0,8 Serie1

Momento [kNm]

-0,7

Serie2 Serie3456

-0,6

Serie78W1 Serie78W2

-0,5

Serie9W1 Serie9W2

-0,4

*nota: si hanno inversioni dei diagrammi del taglio e del momento con conseguente azione scoperchiante da parte del vento. Verranno quindi tenuti in considerazione per le verifiche quelle combinazione che offrono la maggior sollecitazione.

-0,3

-0,2

-0,1 0

0,25

0,5

0,75

1

1,25

1,5

1,75

2

0

z [m] 0,1

179


CAPITOLO 5

EC5, punto 6.2.4, pg.32

39

Verifica a pressoflessione Per la verifica a pressoflessione deve essere soddisfatta la disequazione39: đ?œŽđ?œŽ" ,$,% đ?‘“đ?‘“",$,%

'

+

đ?œŽđ?œŽ) ,% ≤1 đ?‘“đ?‘“) ,%

dove: Ďƒc,0,d è la tensione di compressione parallela fc,0,d è il valore di progetto della resistenza a compressione parallela Ďƒm,d è la tensione di flessione fm,d è il valore di progetto della resistenza a compressione parallela La disequazione scritta sopra equivale a risolvere: đ?‘ đ?‘ " $ đ??´đ??´ đ?‘˜đ?‘˜&'" â‹… đ?‘“đ?‘“*,,,đ?›žđ?›ž&

$

��" �� ≤1 &'" ⋅ ��&,��&

+ đ?‘˜đ?‘˜

dove: Nd è la forza assiale sollecitante di progetto A è l’area della sezione fc,0,k è il valore caratteristico della resistenza a compressione parallela Md è il momento sollecitante di progetto W è il modulo di resistenza della sezione fm,k è il valore caratteristico della resistenza a flessione kmod è il coefficiente di correzione per la durata del carico e l’umiditĂ Îłm è il coefficiente parziale per la proprietĂ dei materiali La massima sollecitazione flessionale si ha per tutte le combinazioni nei pressi della mezzeria e le combinazioni che generano la sollecitazione piĂš gravosa risultano la 9 e la 9W2. Nei pressi della mezzeria la sollecitazione a compressione maggiore è fornita invece dalla combinazione 3. Si procede quindi alla verifica a pressoflessione eseguita nel punto di maggior sollecitazione flessionale con il corrispondente contributo di compressione per le combinazioni 3, 9 e 9W2. In seguito viene riportata la verifica che risulta piĂš gravosa tra quelle effettuate, condizione ricavata tramite la combinazione di carico 9 nel punto di mezzeria (z=1,11 m).

forza assiale sollecitante di progetto

Nd

15,01

[kN]

area netta della sezione tensione di compressione parallela

A

12800 1,17

[mm2] [MPa]

valore caratteristico della resistenza a compressione parallela

đ?œŽđ?œŽc,0,d fc,0,k

24,00

[MPa]

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ

kmod

1,00

[-]

coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali

1,45

[-]

valore di progetto della resistenza a compressione parallela

��m fc,0,d

16,55

[MPa]

momento sollecitante di progetto

Md

1,88

[kNm]

modulo di restistenza della sezione tensione di flessione

W

341333 5,52

[mm3] [MPa]

24,00

[MPa]

16,55

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a flessione

đ?œŽđ?œŽm,d fm,k

valore di progetto della resistenza a flessione

fm,d

deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽc,0,d/fc,0,d)2+đ?œŽđ?œŽm,d/fm,d≤1 tasso di lavoro a pressoflessione del pannello di xlam

180

VERIFICATO EC5 6.3.2 33,8%


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

EC5, punto 6.1.7, pg.30

40

Verifica a taglio Per la verifica a taglio deve essere soddisfatta la disequazione40: đ?œ?đ?œ?" ≤ đ?‘“đ?‘“% ,"

dove: Ď„d è la tensione di progetto a taglio fv,d è la resistenza di progetto a taglio per la condizione effettiva La disequazione scritta sopra equivale a risolvere: 3 đ?‘‰đ?‘‰% đ?‘‰đ?‘‰% â‹… đ?‘†đ?‘† đ?‘˜đ?‘˜01% â‹… đ?‘“đ?‘“3 ,5 # = ≤ 2 đ??´đ??´ đ?›žđ?›ž0 đ?‘?đ?‘?+,, â‹… đ??˝đ??˝

dove: Vd è la forza di taglio di progetto S è il momento statico della sezione beff è la larghezza efficace della tensione e tiene conto dell’influenza delle fessurazioni; è ottenuta dalla formula beff=kcrackb con (kcrack=0,67) J è il momento di inerzia della sezione kmod è il coefficiente di correzione per la durata del carico e l’umiditĂ fv,k è la resistenza caratteristica a taglio Îłm è il coefficiente parziale per la proprietĂ dei materiali La massima sollecitazione a taglio si ha per la combinazione 9 agli appoggi (z=0 m e z=2,22 m). Viene quindi eseguita la verifica in questo punto. forza di taglio di progetto altezza della sezione larghezza della sezione coefficiente di correzione per l'influenza delle fessurazioni

Vd h b kcrack

larghezza efficace della sezione

beff

53,6

[kN] [mm] [mm] [-] [mm]

momento statico della sezione

S

256000

[mm3]

momento di inerzia della sezione

I

27306667

[mm4]

tensione di progetto a taglio

đ?œ?đ?œ? v,d

0,6

[MPa]

resistenza caratteristica a taglio

fv,k

2,70

[MPa]

kmod

1,00

[-]

��m fv,d

1,45

[-]

1,86

[MPa]

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali resistenza di progetto a taglio deve essere soddisfatta l'equazione đ?œ?đ?œ?v,d≤fv,d tasso di lavoro a taglio del puntone

EC5, punto 6.2.2, pg.32

41

3,50 160 80 0,67

VERIFICATO EC5 6.1.7 32,9%

Verifica a compressione inclinata all’appoggio Per la verifica a compressione all’appoggio, se l’angolo di inclinazione tra l’elemento e la reazione vincolare è pari ad un angolo Îą, deve essere soddisfatta la disequazione41: đ?œŽđ?œŽ" ,$,% ≤

đ?‘“đ?‘“" ,(,% đ?‘“đ?‘“" ,(,% â‹… đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ / đ?›źđ?›ź + đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘ đ?‘ / đ?›źđ?›ź đ?‘˜đ?‘˜",*( â‹… đ?‘“đ?‘“",*(,%

dove: Ďƒc,Îą,d è la tensione di progetto a compressione inclinata fc,0,d è il valore di progetto della resistenza a compressione parallela kc,90 è un coefficiente di correzione per contributo di confinamento fc,90,d è il valore di progetto della resistenza a compressione perpendicolare Îą è l’angolo di inclinazione rispetto alla fibratura

181


CAPITOLO 5 La disequazione scritta sopra equivale a risolvere: đ??šđ??š",$,% ≤ đ??´đ??´'((

*nota: all’area di appoggio efficacie cosÏ ottenuta, sarà sottratta l’area occupata dall’elemento di collegamento. Nella verifica di compressione inclinata all’appoggio inferiore si terrà conto dell’area efficace ridotta.

đ?‘˜đ?‘˜+,% â‹… đ?‘“đ?‘“" ,/,0 đ?›žđ?›ž+

đ?‘˜đ?‘˜+,% â‹… đ?‘“đ?‘“",/,0 đ?›žđ?›ž+ â‹… đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ 6 đ?›źđ?›ź + đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘ đ?‘ 6 đ?›źđ?›ź đ?‘˜đ?‘˜+,% â‹… đ?‘“đ?‘“" ,2/,0 đ?‘˜đ?‘˜",2/ â‹… đ?›žđ?›ž+

dove: Fc,Îą,d è il carico di progetto a compressione inclinata Aeff è l’area di appoggio efficace in compressione parallela data dal prodotto tra lunghezza incrementata per effetto del confinamento e larghezza della sezione d’appoggio (Aeff=Leffb)* fc,0,k è il valore caratteristico di resistenza a compressione parallela fc,90,k è il valore caratteristico di resistenza a compressione perpendicolare kmod è il coefficiente di correzione per la durata del carico e l’umiditĂ Îłm è il coefficiente parziale per la proprietĂ dei materiali La massima sollecitazione di compressione inclinata agli appoggi è data dalla combinazione 3 (z=0 m e z=2,22 m). Viene eseguita la verifica rispettivamente nell’appoggio inferiore e superiore. carico di progetto di compressione inclinata (đ?›źđ?›ź)

Fc,��,d

22,23

lunghezza della sezione di appoggio

Lapp

160

lunghezza della sezione incrementata per confinamento larghezza della sezione di appoggio

Leff b

160 80

area di appoggio efficace in compressione parallela

Aeff

12800

[mm] [mm2]

area di appoggio efficace ridotta in compressione parallela

Aeff,net

9143

[mm2]

tensione di progetto a compressione inclinata (��) angolo di inclinazione rispetto alla fibratura valore caratteristico di resistenza a compressione parallela

đ?œŽđ?œŽc,đ?›źđ?›ź,d đ?›źđ?›ź fc,0,k

2,43 9,46 24,00

[MPa] [°] [MPa]

valore caratteristico di resistenza a compressione perpendicolare

fc,90,k

2,70

[MPa]

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ

kmod

0,90

[-] [-]

valore di progetto di resistenza a compressione parallela

��m fc,0,d

1,45 14,90

[MPa]

valore di progetto di resistenza a compressione perpendicolare

fc,90,d

1,68

[MPa]

coefficiente di correzione del contributo di confinamento

kc,90

1,75

[-]

resistenza di progetto a compressione inclinata (��)

fc,��,d

13,42

[MPa]

coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali

deve essere soddisfatta l'equazione đ?œŽđ?œŽc,đ?›źđ?›ź,d≤fc,đ?›źđ?›ź,d tasso di lavoro di compressione all'appoggio del puntone

[kN] [mm] [mm]

VERIFICATO EC5 6.2.2 18,1%

carico di progetto di compressione inclinata (��)

Fc,��,d

21,01

lunghezza della sezione di appoggio

Lapp

160

[kN] [mm]

lunghezza della sezione incrementata per confinamento

Leff

160

[mm]

larghezza della sezione di appoggio

bnet

80

[mm]

area di appoggio efficace in compressione parallela

Aeff

12800

[mm2]

tensione di progetto a compressione inclinata (��) angolo di inclinazione rispetto alla fibratura valore caratteristico di resistenza a compressione parallela

đ?œŽđ?œŽc,đ?›źđ?›ź,d đ?›źđ?›ź fc,0,k

1,64 18 24,00

[MPa] [°] [MPa]

valore caratteristico di resistenza a compressione perpendicolare

fc,90,k

2,70

[MPa]

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ

kmod

0,90

[-]

coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali

1,45

[-]

valore di progetto di resistenza a compressione parallela

��m fc,0,d

14,90

[MPa]

valore di progetto di resistenza a compressione perpendicolare

fc,90,d

1,68

[MPa]

coefficiente di correzione del contributo di confinamento

kc,90

1,75

[-]

resistenza di progetto a compressione inclinata (��)

fc,��,d

13,42

[MPa]

deve essere soddisfatta l'equazione đ?œŽđ?œŽc,đ?›źđ?›ź,d≤fc,đ?›źđ?›ź,d tasso di lavoro di compressione all'appoggio del puntone

182

VERIFICATO EC5 6.2.2 12,2%


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

EC5, punto 6.3.2, pg.33

42

Verifica a instabilitĂ Per la verifica a instabilitĂ deve essere soddisfatta la disequazione42: đ?œŽđ?œŽ" ,$,% đ?œŽđ?œŽ*,% + ≤1 đ?‘˜đ?‘˜" ' đ?‘“đ?‘“",$,% đ?‘“đ?‘“* ,% dove: Ďƒc,0,d è la tensione di compressione parallela kc è il coefficiente di tensione critica a sbandamento fc,0,d è il valore di progetto della resistenza a compressione parallela Ďƒm,d è la tensione di flessione fm,d è il valore di progetto della resistenza a compressione parallela

EC5, punto 6.3.2, pg.33

43

kc è definito come segue43: đ?‘˜đ?‘˜" =

1 đ?‘˜đ?‘˜ % đ?‘˜đ?‘˜& − đ?œ†đ?œ†&)*+

dove: k=0,5(1+βc(Îťrel-0,3)+ Îť2rel) è un coefficiente βc è un coefficiente per elementi rientranti nei limiti di rettilineitĂ uguale a 0,1 per legno lamellare incollato Îťrel=Îť/Ď€(fc,0,k/E0,05)1/2 è la snellezza relativa dell’elemento Îť=L0/i è la snellezza geometrica dell’elemento L0 è la lunghezza di libera inflessione i=(I/A)1/2 è il raggio giratore di inerzia minimo della sezione In seguito viene riportata la verifica che risulta piĂš gravosa tra quelle effettuate, condizione ricavata tramite la combinazione di carico 9 nel punto di mezzeria (z=1,11 m).

forza assiale sollecitante di progetto

Nd

15,01

[kN]

area della sezione tensione di compressione parallela

A

12800 1,17

[mm2] [MPa]

raggio giratore di inerzie minimo della sezione

đ?œŽđ?œŽc,0,d i

46

[mm]

fc,0,k

2221 48 24,00

[mm] [-] [MPa]

E0,05

9400

[MPa]

Îťrel

0,77

[-]

coefficiente per elementi rientranti nei limiti di rettilineitĂ

βc

0,1

[-]

coefficiente

k

0,82

[-]

coefficiente di tensione critica a sbandamento

kc

0,91

[-]

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ

kmod

1,00

[-]

coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali

��m fc,0,d

1,45

[-]

16,55

[MPa] [MPa]

lunghezza libera di inflessione snellezza geometrica dell'elemento valore caratteristico della resistenza a compressione parallela modulo di elasticitĂ caratteristico parallelo alla fibratura snellezza relativa dell'elemento

valore di progetto della resistenza a compressione parallela valore di progetto coefficientato

L0 Îť

fc,0,dkc

15,00

momento sollecitante di progetto

Md

1,88

[kNm]

modulo di restistenza della sezione

W

341333

[mm3]

đ?œŽđ?œŽm,d fm,k

5,52

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a flessione

24,00

[MPa]

valore di progetto della resistenza a flessione

fm,d

16,55

[MPa]

tensione di flessione

deve essere soddisfatta l'equazione đ?œŽđ?œŽc,0,d/fc,0,dkc+đ?œŽđ?œŽm,d/fm,d≤1 tasso di lavoro a pressoflessione del puntone Verifica a pressoflessione

183

VERIFICATO EC5 6.3.2 41,2%


CAPITOLO 5 5.4.3.3 Stati Limite di Esercizio Combinazioni di carico SLE I valori di carico di progetto agli stati limite di esercizio si ottengono dalle combinazioni delle azioni44, utilizzando i coefficienti di combinazione45 forniti dalle NTC08. Per individuare la combinazione di massima e minima sollecitazione sono fatte ciclare 16 combinazioni di carico per la combinazione caratterictica rara. Essendo presente un carico triangolare dovuto alla neve in presenza di vento si è verificata la combinazione piÚ gravosa tramite la valutazione degli effetti di deformazione sulla struttura.

vedi punto 5.4.1.1 ibidem

44 45

combinazioni sfavorevoli (SLE caratteristica - rara) Per ricavare la condizione di carico piĂš gravosa sulla struttura sono ciclate 9 combinazioni di carico sfavorevoli. durata

principale

combinazione

Qd

permanente

-

Qd=G1+G2

Qd

media durata durata

principale varibili Qh

Qd=G1+G2+Qh Qcombinazione d=G1+G2+Qh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs

Qd Q Qdd

varibili neve QQ s,wh neve Q varibili Qs h

Q d=G 1+G 2+Q h+ QQd=G +đ?œ‘đ?œ‘ đ?œ‘đ?œ‘0,s 1+G 2+Q s,w 0,hQsh Q =G +G +Q + Q đ?œ‘đ?œ‘ d 1 2 s 0,h h Qw1 Qd=G1+G2+Qh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w+đ?œ‘đ?œ‘0,w

Q Qdd Q Qdd

varibili Qh

Qd=G1+G2+Qh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1

permanente breve durata media durata breve durata istantanea

- Qs neve - Qh varibili

varibili Qh neve Qs,w neve Q vento Qs,w w1

1+G Qd=G1Q +Gd=G đ?œ‘đ?œ‘0,hQh 2+Q s+2 Q =G +G d 1 Qd=G1+G2+Qh2++Q đ?œ‘đ?œ‘0,sh Qs,w

Q Qdd Q Qdd

+Q Q 0,wQw1 đ?œ‘đ?œ‘0,s d=G 1+G 2+Q Qd=GQ1+G +đ?œ‘đ?œ‘h0,h 2+Q s,w h+đ?œ‘đ?œ‘s,w Q =G +G +Q + đ?œ‘đ?œ‘ d 1 2 s,w 0,h Qd=G1+G2+Qw1+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘Q0,shQs,w

Q Qdd Q Qdd Qd

combinazioni favorevoli istantanea neve Qs,w(SLE caratteristica Qd=G1+G2+Qs,w+-đ?œ‘đ?œ‘rara) Qd 0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 durata la condizione principale combinazione vento Qdi Qd=Ggravosa Qh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQstruttura Per ricavare sono Qciclaw1 carico meno 1+G 2+Qw1+đ?œ‘đ?œ‘0,hsulla s,w d media di carico favorevoli. tepermanente, 7 combinazioni Qd=G1+G2 Qd e breve durata

durata principale varibili Qh/neveQs,w permanente, media vento Qw1 istantanea e breve durata varibili Qh/neveQs,w varibili Qh/neveQ vento Qw2 s,w

Figura 5.23

Diagramma del contributo della freccia fornito dalle combinazioni di carico sfavorevoli.

istantanea

0 0

durata permanente

-

media durata durata 0,5 breve durata permanente media durata istantanea

0,25

breve durata

Freccia [mm]

0,5 0,75

vento Qw1

varibili Qh/neveQs,w principale vento Qw2 principale - 1 ---

Qcombinazione d=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=G1+G2+Qw1 Qd=G1+G2 Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2 QdQ=G đ?œ‘đ?œ‘+Q 1+G 2+2 0,wQ d=G 1+G w2w1

Qd

Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2 combinazione Qd=G1+G2+Qw2

Qd Qd/k Qdmod

Qd Qd Qd Q Qdd

Qd=G1+G2+Qw1

Qd=G1+G2 Qd=G1+G2+Qh 1,5 2 combinazione Qd=G 1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs

+G Qd=G1+G2Q+dđ?œ‘đ?œ‘=G 0,h1Qh+2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Q =G +G h +đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,hdQh+1 đ?œ‘đ?œ‘0,s2+Q Qs,w Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs

Qd

z [m]

Qd/0,6 Qd/0,8 QQdd/k mod /0,9 Q Qdd/0,6 /0,9 Serie1 /0,8 QQdd/1,00 Serie2 Qd/0,9

Sono riportati in seguito-gli effetti di deformazione Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+causati đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w dei diversiQcarichi d/0,9 Serie3 istantanea durata principale combinazione Q /kmod Q =G +G + Q + Q + Q /1,00 đ?œ‘đ?œ‘0,w programma dddi agenti sulla struttura. I grafici derivano cald 1dall’utilizzo 2 đ?œ‘đ?œ‘0,h h đ?œ‘đ?œ‘0,s s,wdel w1 Serie4 =G1+G2 d/0,6 colopermanente sap2000 che ha permesso di velocizzareQdl’individuazione della Qcombimedia durata =G1+G2 Qd/0,8 Serie5 nazione piĂš gravosa tra quelle applicate e cheQdsarĂ utilizzata per la verifica. durata breve durata permanente istantanea media durata breve durata

1 1,25 1,5

istantanea

1,75 2

184

principale ---

combinazione Qd=G1+G2

+G2Qw1 d=G Qd=GQ1+G 2+1đ?œ‘đ?œ‘0,w =G +G d 1 2Qw2 Qd=GQ +G + đ?œ‘đ?œ‘ 1 2 0,w Qd=G1+G2

Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2

QQdd/k mod /0,9 Serie6 /0,6 QQdd/1,00 /0,8 Serie7 QQdd/1,00 Qd/0,9 Serie8 Qd/1,00

Serie9 Qd/1,00


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

z [m]

-1,5 -1,25

serie 1

Freccia [mm]

-1

serie 2

-0,75

serie 3456 serie 78 W1

-0,5

serie 78 W2 -0,25

serie 9 W1 0

0,5

1

1,5

2

0

serie 9 W2

0,25 0,5

Figura 5.24

Diagramma del contributo della freccia fornito dalle combinazioni di carico favorevoli.

EC5, figura 7.1, pg.42

46

Verifica a deformazione - Freccia La deformazione del pannello in xlam di copertura risultante dagli effetti della azioni e dall’umiditĂ deve rimanere all’interno di limiti accettabili al fine di garantire l’efficienza dello stesso in condizioni di esercizio, oltre che ad evitare il danneggiamento dei materiali di rivestimento e per necessitĂ funzionali ed estetiche. Nel caso di una trave inflessa la deformazione può essere scomposta nelle seguenti componenti46:

dove: wist wcreep wc wfin wnet,fin

è la freccia istantanea è la componenete della freccia differita dovuta ad effetti viscosi è la monta della trave, se applicata è la freccia finale è la freccia finale netta

Verifica a deformazione - Freccia (NTC08) Il calcolo della freccia finale si calcola secondo l’equazione: đ?‘¤đ?‘¤"#$,&'" = đ?‘¤đ?‘¤')$ + đ?‘¤đ?‘¤+,##- − đ?‘¤đ?‘¤+ = đ?‘¤đ?‘¤')$ + đ?‘˜đ?‘˜0#& 1 đ?‘¤đ?‘¤')$ − đ?‘¤đ?‘¤+ = đ?‘¤đ?‘¤')$ 1 1 + đ?‘˜đ?‘˜0#& − đ?‘¤đ?‘¤+

Ipotizzando una controfreccia iniziale nulla (wc=0), la freccia istantanea wist corrispondente alla deformazione piÚ gravosa data dalla combinazione 3 della combinazione caratteristica quasi permanente e considerando il coefficiente di deformazione viscosa kdef=0,6. Il valore limite della freccia di una trave è pari a L/200n, dove L è la lunghezza della campata.

185


CAPITOLO 5 Verifica deformazione - freccia (NTC08) componente di freccia istantanea

wist

1,95

[mm]

coefficiente di deformazione

kdef

0,60

wcreep

1,17

[-] [mm]

componente di freccia differita dovuta a effetti viscosi

wc

0,00

[mm]

freccia finale netta

wnet,fin

[mm]

valore limite per la freccia di una trave (L/200)

wmax

3,11 11,11 VERIFICATO 28,0%

NTC08

monta della trave o eventuale controfreccia

deve essere soddisfatta l'equazione wnet,fin≤w max rapporto freccia finale netta/freccia limite

EC5, punto 2.2.3, pg.14

47

[mm]

Verifica a deformazione - Freccia (EC5 I) Il calcolo della freccia finale si calcola secondo l’equazione47: ��"#$ = ��"#$ ,' + ��"#$ ,)* + + ��"#$ ,)#

dove: ufin,G=uinst,G(1+kdef) ufin,Q1=uinst,Q1(1+ Ďˆ2,1kdef) ufin,Qi=ufin,Qi(Ďˆ0,i+Ďˆ2,ikdef) uinst,G,uinst,Q1, ufin,Qi

EC5, prospetto 7.2, pg.43

48

per un’azione permenente G per l’azione variabile principale Q1 per azioni variabili secondarie Qi sono le deformazioni istantanee rispettivamente alle azioni G, Q1, Qi

Il valore limite della freccia di una trave è pari a L/30048, dove L è la lunghezza della campata. deformazione istantanea per l'azione dei carichi G

uist,G

0,04

[mm]

deformazione istantanea per l'azione del carico Qw

uist,Qw

1,95

[mm]

deformazione istantanea per l'azione dei carichi Q s

uist,Qs

0,01

[mm]

coefficiente di deformazione

kdef

0,60

[-]

coefficiente per combinazione rara azione neve

đ?œ‘đ?œ‘0,s

0,60

[-]

coefficiente per combinazione quasi permanente azione vento

đ?œ‘đ?œ‘2,w

0,00

[-]

coefficiente per combinazione quasi permanente azione neve

0,00

deformazione finale per l'azione dei carichi G

đ?œ‘đ?œ‘2,s ufin,G

0,06

[-] [mm]

deformazione finale per l'azione del carico Qk

ufin,Qk

1,95

[mm]

deformazione finale per l'azione dei carichi Qs

ufin,Qs

0,01

[mm]

valore di freccia finale

ufin

2,02

[mm]

valore limite per la freccia di una trave (L/300)

umax

7,40

[mm]

VERIFICATO 27,2%

EC5 7.2

deve essere soddisfatta l'equazione wnet,fin≤w max rapporto freccia finale netta/freccia limite

186


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

5.4.3 Dimensionamento e verifica pannello xlam 5.4.3.1 Caratteristiche geometriche e meccaniche La parte meno inclinata della copertura è realizzata tramite un pannello in xlam caratterizzato da 5 strati incrociati di legno in abete rosso C24 dello spessore di 27 millimetri. Su di esso saranno fissati gli elementi caratterizzanti il pacchetto di copertura. Essendo l’elemento xlam continuo per tutta la lunghezza della campata costituita da pilastri e travatura reticolare in ghisa, la verifica verrĂ svolta considerando una sezione con base di 1 metro di larghezza.

Figura 5.25 Schema statico dell’elemento di copertura a shed e dimensioni geometriche del pannello in xlam.

BC

=4

.66

0

0C=4.113

angolo di inclinazione dell'elemento di copertura spessore del singolo strato

�� t

28 27

[°] [mm]

altezza della sezione base della sezione

h

135

[mm]

b

1000

[mm]

Linfl

1000

[mm]

lunghezza della campata

L

4660

[mm]

lunghezza di libera inflessione

L0

4660

[mm]

lunghezza di influenza della sezione

area efficace della sezione

Aeff

81000

[mm2]

momento statico parallelo della sezione efficace

Seff

1549125

[mm3]

momento statico perpendicolare della sezione efficace

Seff,⊼

729000

[mm3]

momento resistente parallelo della sezione efficace

Weff

3280500

[mm3]

Weff,⊼

1701000

[mm3]

Ieff

162384750

[mm4]

momento di inerzia perpendicolare della sezione efficace

Ieff,⊼

42646500

[mm4]

valore caratteristico della resistenza a flessione

fm,k

24

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a trazione parallela

ft,0,k

14

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a trazione perpendicolare

ft,90,k

0,4

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a compressione parallela

fc,0,k

21

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a compressione perpendicolare

fc,90,k

2,6

[MPa]

A0=0.386 valore caratteristico di resistenza a taglio

fv,k

4,0

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a taglio trasversale

fv,r,k

0,80

[MPa]

modulo di elasticitĂ parallelo alla fibratura

E0,mean

11000

[MPa]

modulo di elasticitĂ perpendicolare alla fibratura

E90,mean

370

[MPa]

modulo di elasticitĂ caratteristico parallelo alla fibratura

E0,05

7400

[MPa]

modulo di taglio

Gmean

690

[MPa]

21

momento resistente perpendicolare della sezione efficace

187 VERIFICATO NON VERIFICATO

B0=2.188

AB=2.2

momento di inerzia parallelo della sezione efficace


CAPITOLO 5 5.4.3.2 Stati Limite Ultimi

vedi punto 5.4.1.1 ibidem 51 ibidem 49 50

Combinazioni di carico SLU I valori di carico di progetto agli stati limite ultimi si ottengono dalle combinazioni delle azioni49, utilizzando i coefficienti di sicurezza per carichi favorevoli e sfavorevoli50 e quelli di combinazione51 forniti dalle NTC08. Per individuare la combinazione di massima e minima sollecitazione sono fatte ciclare 16 combinazioni di carico nelle quali variano i coefficienti rispettivi ai carichi applicati in base al tipo di sollecitazione che si potrebbe verificare. Le combinazioni sono amplificate dal coefficiente kmod corrispondente alla classe di servizio 1 e alla durata di applicazione del carico che presenta durata inferiore all’interno della combinazione. Essendo presente un carico triangolare dovuto alla neve in presenza di vento si è verificata la combinazione piĂš gravosa tramite la valutazione degli effetti sulla struttura. combinazioni sfavorevoli Per ricavare la condizione di carico piĂš gravosa sulla struttura sono ciclate 9 combinazioni di carico sfavorevoli. durata

principale

combinazione

Qd/kmod

permanente

-

Qd=��G1G1+��G2G2

Qd/0,6

media durata

-

Qd=��G1G1+��G2G2+��Q1Qh

Qd/0,8

durata permanente breve durata media durata breve durata istantanea

vedi punto 5.4.1.1

52

varibili Qh principale neve Qs varibili Qh neve Q varibili s,w Qh varibili Qh neve Qs neve Q varibili s,w Qh vento Qw1 neve Qs,w

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs combinazione Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs,w+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs,w+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qw1+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs,w+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh

Q /0,9 Qdd/kmod Qd/0,9 Qd/0,6 Qd/0,9 Qd/0,8 Qd/0,9 Qd/0,9 Qd/1,00 Qd/0,9 Qd/1,00 Qd/0,9 Qd/1,00 Qd/0,9

varibili Qh

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qh+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1

Qd/1,00

combinazioni favorevoli istantanea neve Qs,w Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ1Qs,w+đ?›žđ?›žQ2đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Q /1,00 durata principale combinazione Qdd/kmod Per ricavare la condizione gravosa sono ciclavento Qdi Qd=đ?›žđ?›žmeno Qd/1,00 đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?›žđ?›žstruttura w1 carico G1G1+đ?›žđ?›ž G2G 2+đ?›žđ?›ž Q1Qw1+đ?›žđ?›ž Q2sulla Q3đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w permanente Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2 Qd/0,6 52 te 7media combinazioni di carico favorevoli . durata Q =đ?›žđ?›ž G +đ?›žđ?›ž G Q /0,8 d

breve durata durata permanente media durata istantanea breve durata

istantanea

principale varibili Qh/neveQs,w vento Qw1 varibili Qh/neveQs,w vento Qw2 varibili Qh/neveQ s,w

G1 1

G2 2

d

Q /0,9 Qdd/kmod Qd/1,00 Qd/0,6 Qd/1,00 Qd/0,8 Qd/1,00 Qd/0,9 Q /1,00 Qdd/1,00

vento Qw1

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G3 combinazione Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘w1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G3 Q = G +đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘w2 Qd=dđ?›žđ?›žG1đ?›žđ?›žGG11+đ?›žđ?›ž1 G2 G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘w1

varibili Qh/neveQs,w

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2

Qd/1,00

vento Qw2

Qd=đ?›žđ?›žG1G1+đ?›žđ?›žG2G2+đ?›žđ?›žQ3đ?œ‘đ?œ‘w2

Qd/1,00

Qd/1,00

In seguito sono riportati i grafici in cui sono riportati gli effetti dei carichi agenti sulla struttura. La risoluzione statica della struttura è stata eseguita tramite l’utilizzo del programma di calcolo sap2000 che ha permesso di velocizzare l’individuazione della combinazione piĂš gravosa tra quelle applicate. Dal confronto tra i grafici degli sforzi agenti sulla struttura si è individuata la combinazione che dĂ il contributo piĂš gravoso. Per ogni singola verifica verrĂ utilizzato la combinazione che causa l’effetto piĂš gravoso con il corrispettivo valore di kmod che andrĂ a modificare il valore della resistenza alle azioni.

188


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

2,5

Figura 5.26

Diagramma sforzo assiale ottenuto da combinazioni di carico sfavorevoli.

2 1,5 1 0,5

z [m]

0 0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

4,5

Serie1

Sforzo assiale [kN]

-0,5

Serie2 Serie3

-1

Serie4 -1,5

Serie5 Serie6

-2

Serie7

-2,5

Serie8

-3

Serie9

-3,5 -4 -4,5 -5 -5,5 8

Figura 5.27

Diagramma sforzo di taglio ottenuto da combinazioni di carico sfavorevoli.

7 6 5 4 3 Serie1

Sforzo di taglio [kN]

2

Serie2 Serie3

1

z [m] 0 0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

Serie4 Serie5

4,5

Serie6

-1

Serie7

-2

Serie8

-3

Serie9

-4 -5 -6 -7 -8

0

Figura 5.28

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

4,5

0

z [m]

Diagramma momento ottenuto da combinazioni di carico sfavorevoli.

0,5 1 1,5 2 2,5

Serie1 Serie2

Momento [kNm]

3 3,5 4 4,5

Serie4 Serie5 Serie6 Serie7

5

Serie8

5,5

Serie9

6 6,5 7 7,5 8 8,5

189

Serie3


CAPITOLO 5

2

Figura 5.29

Diagramma sforzo assiale ottenuto da combinazioni di carico favorevoli.

1,5

1

0,5

z [m] 0 0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

4,5

Sforzo assiale [kN]

Serie1 -0,5

Serie2 Serie3456

-1

Serie78W1 Serie78W2

-1,5

Serie9W1 Serie9W2

-2

-2,5

-3

-3,5

-4

6

Figura 5.30

Diagramma sforzo di taglio ottenuto da combinazioni di carico favorevoli.

5

4

3

2

Sforzo di taglio [kN]

Serie1 1

Serie2

z [m] 0 0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

Serie3456 Serie78W1

4,5

Serie78W2

-1

Serie9W1 Serie9W2

-2

-3

-4

-5

-6

0

Figura 5.31

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

4,5

0

z [m]

Diagramma momento ottenuto da combinazioni di carico favorevoli.

0,5

1

1,5

2

Serie1

Momento [kNm]

Serie2 2,5

Serie78W1 3

4,5

5

5,5

6

190

Serie78W2 Serie9W1

3,5

4

*nota: non si hanno inversioni dei diagrammi quindi non si avrà un’azione scoperchiante da parte del tetto e i carichi più gravosi sono offerti dalle combinazioni sfavorevoli.

Serie3456

Serie9W2


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

EC5, punto 6.2.4, pg.32

53

Verifica a pressoflessione Per la verifica a pressoflessione deve essere soddisfatta la disequazione53: đ?œŽđ?œŽ" ,$,% đ?‘“đ?‘“",$,%

'

+

đ?œŽđ?œŽ) ,% ≤1 đ?‘“đ?‘“) ,%

dove: Ďƒc,0,d è la tensione di compressione parallela fc,0,d è il valore di progetto della resistenza a compressione parallela Ďƒm,d è la tensione di flessione fm,d è il valore di progetto della resistenza a compressione parallela La disequazione scritta sopra equivale a risolvere: &

đ?‘ đ?‘ " đ??´đ??´$%% đ?‘˜đ?‘˜()" â‹… đ?‘“đ?‘“,,.,/ đ?›žđ?›ž(

&

đ?‘€đ?‘€" đ?‘Šđ?‘Š$%% + đ?‘˜đ?‘˜ ≤1 ()" â‹… đ?‘“đ?‘“(,/ đ?›žđ?›ž(

dove: Nd è la forza assiale sollecitante di progetto Aeff è l’area della sezione efficace fc,0,k è il valore caratteristico della resistenza a compressione parallela Md è il momento sollecitante di progetto Weff è il modulo di resistenza della sezione efficace fm,k è il valore caratteristico della resistenza a flessione kmod è il coefficiente di correzione per la durata del carico e l’umiditĂ Îłm è il coefficiente parziale per la proprietĂ dei materiali *nota: per il calcolo della forza di compressione e flessione sollecitante di progetto delle combinazioni 3 e 5 di breve durata è stato rieffettuato il calcolo eliminando il contributo di amplificazione dato dal kmod. Per le combinazioni 7, 8 e 9 si sono tenuti i valori ottenuti in precedenza essendo il valore di kmod di breve durata unitario.

La massima sollecitazione flessionale si ha per tutte le combinazioni nei pressi della mezzeria e le combinazioni che generano la sollecitazione piÚ gravosa risultano la 3 e la 5. Nei pressi della mezzeria la sollecitazione a compressione maggiore è fornita invece dalle combinazioni 7, 8 e 9. Si procede quindi alla verifica a pressoflessione eseguita nel punto di maggior sollecitazione flessionale con il corrispondente contributo di compressione per le combinazioni 3, 5, 7, 8, 9. In seguito viene riportata la verifica che risulta piÚ gravosa tra quelle effettuate, condizione ricavata tramite la combinazione di carico 3 nel punto di mezzeria (z=2,33 m)*.

forza assiale sollecitante di progetto

Nd

1,36

[kN]

area efficace della sezione

Aeff

81000

[mm2]

tensione di compressione parallela

đ?œŽđ?œŽc,0,d fc,0,k

0,02

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a compressione parallela

21,00

[MPa]

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ

kmod

0,90

[-]

coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali

��m fc,0,d

1,45

[-]

13,03

[MPa]

valore di progetto della resistenza a compressione parallela momento sollecitante di progetto

Md

7,55

[kNm]

momento resistente parallelo della sezione efficace

Weff

3280500

[mm3]

tensione di flessione

đ?œŽđ?œŽm,d fm,k

2,30

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a flessione

24,00

[MPa]

valore di progetto della resistenza a flessione

fm,d

14,90

[MPa]

deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽc,0,d/fc,0,d)2+đ?œŽđ?œŽm,d/fm,d≤1 tasso di lavoro a pressoflessione del pannello di xlam

191

VERIFICATO EC5 6.3.2 15,4%


CAPITOLO 5

EC5, punto 6.1.7, pg.30

54

Verifica a taglio Per la verifica a taglio deve essere soddisfatta la disequazione54: đ?œ?đ?œ?" ≤ đ?‘“đ?‘“% ,"

dove: Ď„d è la tensione di progetto a taglio fv,d è la resistenza di progetto a taglio per la condizione effettiva La disequazione scritta sopra equivale a risolvere: đ?‘‰đ?‘‰" â‹… đ?‘†đ?‘†%&& đ?‘˜đ?‘˜+," â‹… đ?‘“đ?‘“. ,0 ≤ đ?‘?đ?‘?%&& â‹… đ??˝đ??˝%&& đ?›žđ?›ž+

dove: Vd è la forza di taglio di progetto Seff è il momento statico della sezione efficace beff è la larghezza efficace della tensione e tiene conto dell’influenza delle fessurazioni; è ottenuta dalla formula beff=kcrackb con (kcrack=0,67) Jeff è il momento di inerzia della sezione efficace kmod è il coefficiente di correzione per la durata del carico e l’umiditĂ fv,k è la resistenza caratteristica a taglio Îłm è il coefficiente parziale per la proprietĂ dei materiali *nota: per il calcolo della forza di taglio di progetto fornita dalla combinazione 5 di breve durata è stato rieffettuato il calcolo statico, eliminando il contributo di amplificazione dato dal kmod.

La massima sollecitazione a taglio si ha per la combinazione 5 all’appoggio inferiore (z=4,66 m)*. Viene quindi eseguita la verifica in questo punto. forza di taglio di progetto altezza della sezione larghezza della sezione coefficiente di correzione per l'influenza delle fessurazioni

kcrack

larghezza efficace della sezione

beff

670

momento statico della sezione

S

1549125

momento di inerzia della sezione efficace

Ieff

162384750

[mm3] [mm4]

tensione di progetto a taglio

đ?œ?đ?œ? v,d

0,10

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a taglio

fv,k

4

[MPa]

kmod

0,90

[-]

��m fv,d

1,45

[-]

2,48

[MPa]

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali valore di progetto di resistenza a taglio deve essere soddisfatta l'equazione đ?œ?đ?œ?v,d≤fv,d tasso di lavoro a taglio del pannello di xlam

Bernasconi, A. 2011 56 EC5, punto 6.1.7, pg.30 55

Vd h b

6,80 135 1000 0,67

[kN] [mm] [mm] [-] [mm]

VERIFICATO EC5 6.1.7 3,9%

Verifica a taglio trasversale (rotolamento o rolling shear) Oltre alla verifica di taglio usuale negli elementi di xlam è da eseguire la verifica al taglio trasversale. Negli strati trasversali è determinante la resistenza a taglio trasversale, dove il collasso del materiale è dato dal raggiungimento della resistenza a trazione perpendicolare alla fibratura nella direzione della sollecitazione principale55. La verifica risulta uguale alla precedente considerando però i valori riferiti alla direzione trasversale. La resistenza a taglio per rotolamento (rolling shear) è approssimativamente uguale al doppio della resistenza a trazione in direzione perpendicolare alla fibratura56.

192


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

forza di taglio di progetto

Vd

6,80

[kN]

altezza della sezione larghezza della sezione coefficiente di correzione per l'influenza delle fessurazioni

h

[mm]

b kcrack

135 1000 0,67

larghezza efficace della sezione

beff

670

[mm] [-] [mm]

Seff,⊼

729000

[mm3]

Ieff

162384750

[mm4]

tensione di progetto a taglio trasversale

đ?œ?đ?œ? v,d

0,05

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a taglio trasversale

fv,r,k

0,8

[MPa]

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ

kmod

0,90

[-]

coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali

��m fv,r,d

1,45

[-]

0,50

[MPa]

momento statico perpendicolare della sezione efficace momento di inerzia della sezione efficace

valore di progetto di resistenza a taglio trasversele deve essere soddisfatta l'equazione đ?œ?đ?œ?v,d≤fv,d tasso di lavoro a taglio trasversale del pannello di xlam

EC5, punto 6.1.5, pg.28

57

VERIFICATO EC5 6.1.7 9,2%

Verifica di compressione all’appoggio ortogonale Per la verifica a compressione all’appoggio deve essere soddisfatta la disequazione57: đ?œŽđ?œŽ" ,$%,& ≤ đ?‘˜đ?‘˜" ,$% â‹… đ?‘“đ?‘“",$%,& dove: Ďƒc,Îą,d è la tensione di progetto a compressione perpendicolare kc,90 è un coefficiente di correzione per contributo di confinamento fc,90,d è il valore di progetto della resistenza a compressione perpendicolare La disequazione scritta sopra equivale a risolvere: đ??šđ??š",$%,& đ?‘˜đ?‘˜-.& â‹… đ?‘“đ?‘“" ,$%,0 ≤ đ?‘˜đ?‘˜" ,$% â‹… đ??´đ??´()) đ?›žđ?›ž-

dove: Fc,90,d è il carico di progetto a compressione perpendicolare Aeff è l’area di appoggio efficace in compressione parallela data dal prodotto tra lunghezza incrementata per effetto del confinamento e lunghezza della sezione d’appoggio (Aeff=leffb) fc,90,k è il valore caratteristico di resistenza a compressione perpendicolare kmod è il coefficiente di correzione per la durata del carico e l’umiditĂ Îłm è il coefficiente parziale per la proprietĂ dei materiali *nota: per il calcolo della forza di compressione all’appoggio perpendicolare di progetto fornita dalla combinazione 3 di breve durata è stato rieffettuato il calcolo statico, eliminando il contributo di amplificazione dato dal kmod.

La massima sollecitazione di compressione perpendicolare all’appoggio è data dalla combinazione 3 (z=0 m)*. Viene quindi eseguita la verifica in questo punto. carico di progetto di compressione (90°)

Fc,90,d

6,48

lunghezza della sezione di appoggio

Lapp

160

lunghezza della sezione incrementata per confinamento larghezza della sezione di appoggio

Leff b

190 80

area di appoggio efficace in compressione parallela

Aeff

15200

[mm] [mm2]

đ?œŽđ?œŽc,90,d fc,90,k

0,43

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a compressione perpendicolare

21,00

[MPa]

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ

kmod

0,90

[-]

��m

1,45

[-]

valore di progetto di resistenza a compressione perpendicolare

fc,90,d

13,03

[MPa]

coefficiente di correzione del contributo di confinamento

kc,90

1,00

[-]

fc,90,dkc,90

13,03

[MPa]

tensione di progetto di compressione (90°)

coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali

resistenza di progetto di compressione (90°) deve essere soddisfatta l'equazione đ?œŽđ?œŽc,đ?›źđ?›ź,d≤fc,đ?›źđ?›ź,d tasso di lavoro di compressione all'appoggio del pannello di xlam

193

[kN] [mm] [mm]

VERIFICATO EC5 6.1.5 3,3%


CAPITOLO 5

EC5, punto 6.2.2, pg.32

58

Verifica a compressione inclinata all’appoggio Per la verifica a compressione all’appoggio, se l’angolo di inclinazione tra l’elemento e la reazione vincolare è pari ad un angolo Îą, deve essere soddisfatta la diseqazione58: đ?œŽđ?œŽ" ,$,% ≤

đ?‘“đ?‘“" ,(,% đ?‘“đ?‘“" ,(,% â‹… đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ / đ?›źđ?›ź + đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘ đ?‘ / đ?›źđ?›ź đ?‘˜đ?‘˜",*( â‹… đ?‘“đ?‘“",*(,%

dove: Ďƒc,Îą,d è la tensione di progetto a compressione inclinata fc,0,d è il valore di progetto della resistenza a compressione parallela kc,90 è un coefficiente di correzione per contributo di confinamento fc,90,d è il valore di progetto della resistenza a compressione perpendicolare Îą è l’angolo di inclinazione rispetto alla fibratura La disequazione scritta sopra equivale a risolvere: đ??šđ??š",$,% ≤ đ??´đ??´'((

*nota: all’area di appoggio efficacie cosÏ ottenuta, sarà sottratta l’area occupata dall’elemento di collegamento. Nella verifica di compressione inclinata all’appoggio si terrà conto dell’area efficace ridotta.

đ?‘˜đ?‘˜+,% â‹… đ?‘“đ?‘“" ,/,0 đ?›žđ?›ž+

đ?‘˜đ?‘˜+,% â‹… đ?‘“đ?‘“",/,0 đ?›žđ?›ž+ â‹… đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ đ?‘ 6 đ?›źđ?›ź + đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘ đ?‘ 6 đ?›źđ?›ź đ?‘˜đ?‘˜+,% â‹… đ?‘“đ?‘“" ,2/,0 đ?‘˜đ?‘˜",2/ â‹… đ?›žđ?›ž+

dove: Fc,Îą,d è il carico di progetto a compressione inclinata Aeff è l’area di appoggio efficace in compressione parallela data dal prodotto tra lunghezza incrementata per effetto del confinamento e lunghezza della sezione d’appoggio (Aeff=Leffb)* fc,0,k è il valore caratteristico di resistenza a compressione parallela fc,90,k è il valore caratteristico di resistenza a compressione perpendicolare kmod è il coefficiente di correzione per la durata del carico e l’umiditĂ Îłm è il coefficiente parziale per la proprietĂ dei materiali La massima sollecitazione di compressione inclinata all’appoggio è data dalla combinazione 5 (z=4,66 m)*. Viene quindi eseguita la verifica in questo punto.

*nota: per il calcolo della forza di compressione all’appoggio inclinata di progetto fornita dalla combinazione 5 di breve durata è stato rieffettuato il calcolo statico, eliminando il contributo di amplificazione dato dal kmod.

carico di progetto di compressione inclinata (��)

Fc,��,d

8,31

lunghezza della sezione di appoggio

Lapp

180

[kN] [mm]

lunghezza della sezione incrementata per confinamento larghezza della sezione di appoggio

Leff b

180 1000

area di appoggio efficace in compressione parallela

Aeff

180000

[mm] [mm2]

area di appoggio efficace ridotta in compressione parallela

Aeff,net

178429

[mm2]

tensione di progetto a compressione inclinata (��) angolo di inclinazione rispetto alla fibratura valore caratteristico di resistenza a compressione parallela

đ?œŽđ?œŽc,đ?›źđ?›ź,d đ?›źđ?›ź fc,0,k

0,05 118 21,00

[MPa] [°] [MPa] [MPa]

[mm]

valore caratteristico di resistenza a compressione perpendicolare

fc,90,k

2,60

coefficiente di correzione per la durata del carico e l'umiditĂ

kmod

0,90

[-]

coefficiente parziale per le proprietĂ dei materiali

1,45

[-]

valore di progetto di resistenza a compressione parallela

��m fc,0,d

13,03

[MPa]

valore di progetto di resistenza a compressione perpendicolare

fc,90,d

1,61

[MPa]

coefficiente di correzione del contributo di confinamento

kc,90

1,00

[-]

resistenza di progetto a compressione inclinata (��)

fc,��,d

2,00

[MPa]

deve essere soddisfatta l'equazione đ?œŽđ?œŽc,đ?›źđ?›ź,d≤fc,đ?›źđ?›ź,d

194

VERIFICATO EC5 6.2.2


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea

5.4.3.3 Stati Limite di Esercizio Combinazioni di carico SLE I valori di carico di progetto agli stati limite di esercizio si ottengono dalle combinazioni delle azioni59, utilizzando i coefficienti di combinazione60 forniti dalle NTC08. Per individuare la combinazione di massima e minima sollecitazione sono fatte ciclare 16 combinazioni di carico per la combinazione caratteristica rara. Essendo presente un carico triangolare dovuto alla neve in presenza di vento si è verificata la combinazione piÚ gravosa tramite la valutazione degli effetti di deformazione sulla struttura.

vedi punto 5.4.1.1 ibidem

59 60

combinazioni sfavorevoli (SLE caratteristica - rara) Per ricavare la condizione di carico piĂš gravosa sulla struttura sono ciclate 9 combinazioni di carico sfavorevoli. durata

principale

combinazione

Qd

permanente

-

Qd=G1+G2

Qd

media durata durata

principale varibili Q

Qd=G1+G2+Qh Qcombinazione =G +G +Q +đ?œ‘đ?œ‘ Q

permanente breve durata media durata breve durata istantanea

h

d

- Q neve s - Q varibili

1

2

h

0,s s

1+G2 Qd=G1Q +Gd=G 2+Qs+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh Q =G +G d 1 Q =G +G +Q 2++Q đ?œ‘đ?œ‘ h Q

h

d

varibili h neve QQ s,w neve Q s varibili Q

1

2

h

0,s s,w

d=G+G 1+G2+Qh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs QQd=G 1 2+Qs,w+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh Q =G +QsQ+đ?œ‘đ?œ‘0,h Qh Q d 1 Q =G +G +Q+G+2đ?œ‘đ?œ‘ +đ?œ‘đ?œ‘

h

varibili Qh neve Qs,w neve Q vento Qs,w

d

1

2

h

d

1

2

w1

0,s s,w

0,w w1

0,h h

0,s s,w

d=G 1+G2+Qh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Qd=GQ1+G 2+Qs,w+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Q =G +G2+Q d 1 Q =G +G +Q +đ?œ‘đ?œ‘s,w+ Qđ?œ‘đ?œ‘+0,hđ?œ‘đ?œ‘QhQ

w1

varibili Qh

Qd=G1+G2+Qh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1

Qd Q Qd d

Q Qdd Q Qd d

Q Qdd Q Qd d

Q Qdd Q Qd d

Qd

combinazioni favorevoli istantanea neve Qs,w(SLE caratteristica Qd=G1+G2+Qs,w+-đ?œ‘đ?œ‘rara) Qd 0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 vento Qdi Qd=Ggravosa Qh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQstruttura Per ricavare sono Qcicladurata la condizione principale combinazione w1 carico meno 1+G 2+Qw1+đ?œ‘đ?œ‘0,hsulla s,w d media di carico favorevoli. tepermanente, 7 combinazioni Qd=G1+G2 Qd e breve durata durata principale varibili Qh/neveQs,w permanente, media vento - Qw1 istantanea e breve durata varibili Qh/neveQs,w varibili Qh/neveQ s,w vento Q

Figura 5.32

Qcombinazione d=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 QdQ =G=G 1+G+G 2+Qw1 d

istantanea

Freccia [mm]

0 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 5 5,5 6 6,5 7 7,5 8 8,5

d

vento Qw1

1

2

w2

d

Qd=G1+G2+Qw1

Qd

varibili Qh/neveQs,w

Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2

Qd

durata

vento Qw2 principale

Qd=G1+G2+Qw2 combinazione

Qdmod Qd/k

permanente

-

Qd=G1+G2

Qd/0,6

media durata 0,5 durata 1 breve durata permanente media durata istantanea breve durata

1,5principale - 2 ---

istantanea durata

principale

2,5

z [m] Qd=G1+G2+Qh 3 Q =G 3,5 4 4,5 combinazione d 1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs 1+G2 Qd=G1+G2Q+dđ?œ‘đ?œ‘=G 0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Q =G +G Q =G +G +đ?œ‘đ?œ‘ dQ +1 đ?œ‘đ?œ‘ 2+Q Q h +đ?œ‘đ?œ‘ Q

Qd/0,8 QQd/k mod d/0,9 Q Qdd/0,6 /0,9 Serie1 /0,8 QQdd/1,00 Serie2 Qd/0,9

Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w Qd=G1+G2+combinazione đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs,w+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1

Qd/0,9 Serie3 Qdd/1,00 /kmod Serie4 Q /0,6

d

1

2

0,h h

0,s s,w

permanente

-

Qd=G1+G2

principale -

Qd=G1+G2 combinazione Q =G +G

breve durata

-

d

1

2

---

d=G 1+G2 Qd=GQ1+G 2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 +G2Q d=G Q =GQ+G +1đ?œ‘đ?œ‘

-

Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw1 Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2

-

0,w w1

Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,hQh+đ?œ‘đ?œ‘0,sQs

media durata durata breve durata permanente istantanea media durata istantanea

195

Q Qdd Qd Q Qd

2

Qd=G1+G2+đ?œ‘đ?œ‘0,wQw2 QdQ=G=G 1+G 2+đ?œ‘đ?œ‘ 0,wQw1 +G +Q

w2

Diagramma del contributo della freccia fornito dalle combinazioni di carico sfavorevoli.

1

Qdd

d

1

2

0,w w2

Qd=G1+G2

d

Qd/0,8 Serie5 QQd/k mod d/0,9 Serie6 /0,6 QQdd/1,00 /0,8 Serie7 QQdd/1,00 Qd/0,9 Serie8 Qd/1,00

Serie9 Qd/1,00


CAPITOLO 5 z [m]

Freccia [mm]

0

Figura 5.33

EC5, figura 7.1, pg.42

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

4,5

0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 5 5,5 6 6,5 7 7,5 8 8,5

Diagramma del contributo della freccia fornito dalle combinazioni di carico favorevoli.

61

0,5

serie 1 serie 2 serie 3456 serie 78 W1 serie 78 W2 serie 9 W1 serie 9 W2

Verifica a deformazione - Freccia La deformazione del pannello in xlam di copertura risultante dagli effetti della azioni e dall’umiditĂ deve rimanere all’interno di limiti accettabili al fine di garantire l’efficienza dello stesso in condizioni di esercizio, oltre che ad evitare il danneggiamento dei materiali di rivestimento e per necessitĂ funzionali ed estetiche. Nel caso di una trave inflessa la deformazione può essere scomposta nelle seguenti componenti61:

dove: wist wcreep wc wfin wnet,fin

è la freccia istantanea è la componenete della freccia differita dovuta ad effetti viscosi è la monta della trave, se applicata è la freccia finale è la freccia finale netta

Verifica a deformazione - Freccia (NTC08) Il calcolo della freccia finale si calcola secondo l’equazione: đ?‘¤đ?‘¤"#$,&'" = đ?‘¤đ?‘¤')$ + đ?‘¤đ?‘¤+,##- − đ?‘¤đ?‘¤+ = đ?‘¤đ?‘¤')$ + đ?‘˜đ?‘˜0#& 1 đ?‘¤đ?‘¤')$ − đ?‘¤đ?‘¤+ = đ?‘¤đ?‘¤')$ 1 1 + đ?‘˜đ?‘˜0#& − đ?‘¤đ?‘¤+ MERK, leno xlam

62

Ipotizzando una controfreccia iniziale nulla (wc=0), la freccia istantanea wist corrispondente alla deformazione piÚ gravosa data dalla combinazione 3 della combinazione caratteristica quasi permanente e considerando il coefficiente di deformazione viscosa kdef=0,862. Il valore limite della freccia di una trave è pari a L/200n, dove L è la lunghezza della campata.

196


5.4 Progetto e verifica della nuova copertura lignea Verifica deformazione xlam 1000x135 - freccia (NTC08) componente di freccia istantanea

wist

8,23

[mm]

coefficiente di deformazione

kdef

0,80

wcreep

6,58

[-] [mm]

componente di freccia differita dovuta a effetti viscosi

wc

0,00

[mm]

freccia finale netta

wnet,fin

valore limite per la freccia di una trave (L/200)

wmax

14,81 23,30

[mm]

monta della trave o eventuale controfreccia

deve essere soddisfatta l'equazione wnet,fin≤w max rapporto freccia finale netta/freccia limite

EC5, punto 2.2.3, pg.14

63

VERIFICATO 63,6%

[mm]

NTC08

Verifica a deformazione - Freccia (EC5 I) Il calcolo della freccia finale si calcola secondo l’equazione63: ��"#$ = ��"#$ ,' + ��"#$ ,)* + + ��"#$ ,)#

dove: ufin,G=uinst,G(1+kdef) ufin,Q1=uinst,Q1(1+ Ďˆ2,1kdef) ufin,Qi=ufin,Qi(Ďˆ0,i+Ďˆ2,ikdef) uinst,G,uinst,Q1, ufin,Qi EC5, prospetto 7.2, pg.43

64

per un’azione permenente G per l’azione variabile principale Q1 per azioni variabili secondarie Qi sono le deformazioni istantanee rispettivamente alle azioni G, Q1, Qi

Il valore limite della freccia di una trave è pari a L/30064, dove L è la lunghezza della campata. deformazione istantanea per l'azione dei carichi G

uist,G

4,66

[mm]

deformazione istantanea per l'azione del carico Qk

uist,Qk

1,62

[mm]

deformazione istantanea per l'azione dei carichi Q s

uist,Qs

2,28

[mm]

coefficiente di deformazione

kdef

0,80

[-]

coefficiente per combinazione rara azione neve

đ?œ‘đ?œ‘0,s

0,50

[-]

coefficiente per combinazione quasi permanente azione variabile

đ?œ‘đ?œ‘2,k

0,00

[-]

coefficiente per combinazione quasi permanente azione neve

0,00

deformazione finale per l'azione dei carichi G

đ?œ‘đ?œ‘2,s ufin,G

8,39

[-] [mm]

deformazione finale per l'azione del carico Qk

ufin,Qk

1,62

[mm]

deformazione finale per l'azione dei carichi Qs

ufin,Qs

1,14

[mm]

valore di freccia finale

ufin

11,15

[mm]

valore limite per la freccia di una trave (L/300)

umax

15,53

[mm]

VERIFICATO 71,8%

EC5 7.2

deve essere soddisfatta l'equazione wnet,fin≤w max rapporto freccia finale netta/freccia limite

197


CAPITOLO 5 5.4.4 Reazioni sulle travi portanti in ghisa

I valori di carico trasmessi dalla copertura lignea al sistema strutturale in ghisa, per le azioni SLU e SLE, risultano già coefficientati e si differenziano per la loro tipologia di applicazione. I carichi provenienti dal puntone sono considerati come carichi concentrati e di applicazione puntuale nel punto di contatto dell’elemento con la travatura, ottenuti tramite la moltiplicazione del carico al metro lineare per l’interasse tra i puntoni corrispondente a 3,2 metri. I carichi provenienti dal pannello xlam sono invece considerati come carichi distribuiti agenti per una distanza lineare di 1 metro. Entrambi fanno riferimento alla combinazione che fornisce le reazioni vincolari più gravose. Carichi SLU Figura 5.34

Reazioni trasmesse agli elementi strutturali in ghisa agli SLU.

Figura 5.35

Reazioni trasmesse agli elementi strutturali in ghisa agli SLE.

3,65 kN

1,14 kN/m

20,96 kN

8,31 kN/m

Carichi SLE

2,66 kN

0,83 kN/m

15,33 kN

198

6,03 kN/m


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa e progetto degli interventi 5.5.1 Carichi agenti e combinazione delle azioni

5.5.1.1 Carichi I carichi agenti sul sistema strutturale in ghisa, da considerare per le verifiche, sono quelli provenienti dalle reazioni vincolari del sistema arco a tre cerniere forniti dalla combinazione più gravosa calcolati nel capitolo precedente, quelli relativi al peso proprio della struttura (carichi permanenti portanti g1) e quelli relativi alla chiusura verticale (carichi permanenti portati g2) che comprende il lucernario e gli elementi di sostegno, isolanti e di finitura sottostanti ad esso. NTC08, tabella 3.1.I, pg.12 vedi punto 5.4.1.1

65 66

vedi punto 5.4.1.1

67

Per quanto riguarda il calcolo dei carichi permanenti portanti g1 si fa riferimento al peso specifico della ghisa ρ=72,5 kN/m3 indicato nelle NTC0865. Esso verrà inserito all’interno del programma di calcolo agli elementi finiti SAP2000, utilizzato per la risoluzione statica, che permette il calcolo del peso dell’elemento strutturale, previa definizione del peso specifico del materiale e la geometria delle sue sezioni. Si provvederà inoltre ad amplificare tale carico con gli adeguati coefficienti di sicurezza corrispondenti alle combinazioni SLU e SLE, rispettivamente 1,3 e 1,066. Per il calcolo dei carichi permanenti portati g2 si riporta in seguito la sezione trasversale dell’elemento di chiusura verticale. Si calcola poi il peso al metro lineare degli elementi che compongono tale “pacchetto”. Il peso ottenuto è considerato come un carico lineare uniformemente distribuito che andrà amplificato tramite gli adeguati coefficienti di sicurezza per le combinazioni SLU e SLE. Come per il pacchetto di copertura, si ipotizza che i carichi siano perfettamente definiti e quindi la normativa a questo riguardo permette l’utilizzo di coefficienti di sicurezza pari a 1,3 per gli SLU e di 1,0 per gli SLE67.

1

Figura 5.36

Sezione longitudinale di dettaglio del pacchetto di chiusura verticale.

Figura 5.37

Sezione trasversale di dettaglio del pacchetto di chiusura verticale.

2

3 4 5 6 7

199


CAPITOLO 5

elemento 1.pannello in cartongesso 2.lucernario a shed* 3.pannello in cartongesso 4.pannello in abete 5.pannello isolante in fibra di legno 6.barriera al vapore 7.pannello in cartongesso

dimensioni b [m] 0,015 0,015 0,06 0,08 0,0003 0,015

h [m] 0,12 0,12 0,65 0,67 0,68 0,68

totale carichi pemanenti portati

peso i [m] -

carico

3 3 đ?œŒđ?œŒ [kg/m ] đ?›žđ?›ž [kN/m ] g [kN/m] 750,00 7,50 0,01 0,01 750,00 7,50 0,01 450,00 4,50 0,18 170,00 1,70 0,09 500,00 5,00 0,001 750,00 7,50 0,08

g2

0,38

* valore di peso al m lineare ricavato da scheda tecnica riportata in bibliografia

nota: dove QP,UP e QD,UP rappresentano rispettivamente si carico puntuale e quello distribuito provenienti dalla copertura. *

5.5.1.2 Combinazioni di carico Le combinazioni necessarie all’analisi statica, tenendo conto di quanto detto al punto 5.5.1.1 a riguardo dei coefficienti di sicurezza, sono le seguenti*: SLU 1,3*G1+1,3*G2+QP,UP+QD,UP

SLE 1,0*G1+1,0*G2+QP,UP+QD,UP

5.5.1.3 Resistenza di calcolo La resistenza di calcolo delle membrature Rd si pone nella forma: dove: Rk ÎłM NTC08, tabella 4.2.V, pg.80

68

đ?‘…đ?‘…" =

��$ ��&

è il valore caratteristico della resistenza della membratura; è il fattore parziale globale relativo al modello di resistenza adottato.

Per le verifiche di resistenza delle sezioni delle membrature si adottano i fattori parziali ÎłM0 e ÎłM2 indicati nella Tab. 4.2.V68.

5.5.2 Schema statico

Per la definizione dello schema statico si è tenuto in considerazione l’interazione tra piĂš campate caricate che provocano un miglioramento del comportamento statico complessivo. Si analizzano tre campate caricate dagli stessi carichi, con pilastri incernierati alla base e vincolo laterale per evitare lo scorrimento orizzontale del sistema. Le travi reticolari sono fissate lateralmente al pilastro tramite un collegamento, ipotizzato infinitamente rigido, composto da due angolare ad L e bulloni. Nella parte inferiore l’angolare è collegato al pilastro perchĂŠ il corrente, sollecitato a compressione, è capace di trasmettere tale azione per contatto. Nella parte superiore, al contrario, il corrente superiore è sollecitato a trazione e, mancando continuitĂ tra due correnti successivi, essa non viene trasmessa al pilastro. Per questo motivo non si collega la parte terminale dell’angolare.

200


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa 3200

3200

3200

3200

3200

Gli schemi statici così definiti sono utilizzati per la definizione del modello bidimensionale nel software di calcolo agli elementi finiti sap2000. La struttura è modellata tramite elementi monodimensionali “frames” connessi tramite elementi “joint”, con successiva definizione delle sezioni di riferimento e gradi di libertà necessari alla definizione dei vincoli. Sono stati inseriti elementi bidimensionali “shell” per la modellazione delle piastre presenti, opportunamente discretizzati per tenere in considerazione la deformabilità. Si riportano in seguito gli schemi statici di riferimento con le relative dimensioni geometriche e carichi applicati. 16000

G2

QD,UP

3050

4600

1000

550

QP,UP

3200

3200

3200

16000

Figura 5.38-39-40

Schema statico del sistema strutturale in ghisa, utilizzato per la modellazione agli elementi finiti.

201

3200

3200


3200

3200

3200

3200

16000

CAPITOLO 5 5.5.3 Caratteristiche geometriche degli elementi strutturali

Sono riportate in seguito le caratteristiche geometriche delle sezioni interessate per la verifica del sistema strutturale. 5.5.3.1 Sezioni del corrente superiore e inferiore Sono formati da un doppio profilo ad C ad ali simmetriche. Sono riportati le caratteristiche geometriche del singolo angolare e successivamente di quello accoppiato. s

L

L [mm]

s [mm]

A [mm2]

S [mm3]

90

13

2170

51871

180

13

4340

Wel,min [mm3] Wel,max [mm3] 25553

51871

1603464

51106

103742

3206927

103742 2

J [mm4]

3

A [mm ]

S [mm ]

4340

103742

3

3

J [mm4]

L [mm] s [mm] Wel,min [mm ] Wel,max [mm ] 5.5.3.2 Sezione dei diagonali 90 13 2170 51871 25553 Caratterizza la sezione degli elementi di collegamento tra i due51871 correnti.1603464 180

13

51106

103742

b [mm]

h [mm]

A [mm2]

S [mmh3]

Wel [mm3]

J [mm4]

10

60

600

4500 b

6000

180000

3206927

A [mm2] J [mm4] S [mm3] b [mm] h [mm] Wel [mm3] A [mm2] S [mm3] J [mm4] b [mm] H [mm] h [mm] Wel [mm3] 10 60 600 4500 6000 180000 13 190 164 9204 306007 508610 48317932 A [mm2] S [mm3] J [mm4] L [mm] s [mm] Wel,min [mm3] Wel,max [mm3] 90 Sezione 13 del pilastro 2170 quadrato 51871 cavo25553 51871 1603464 5.5.3.3 2 3 3 A [mm ] S [mm ] J [mm4] b [mm] H [mm] h [mm] W [mm ] el 2 3 13 3206927 Caratterizza laD parte superiore è connessa la3 trave. A103742 [mm ] a cui S51106 [mm ] J [mm4] b 180 [mm] [mm] d4340 [mm] del pilastro W103742 el [mm ] 13

13

190

190

164

164

9204 306007 508610 48317932 7229 s 215437 299596 28461611

[mm2]H S [mm3] J [mm4] b [mm] D [mm] Wel [mm3] hd [mm]A [mm2A ] S [mm3] J [mm4] b [mm] h [mm] s [mm] Wel [mm3] 13 h [mm] 190 A [mm2] 164 S [mm3] 7229W [mm3215437 28461611 J20030 [mm4]299596801400 b [mm] ] el 46 80 5,2 764 10 L [mm]

60 s [mm]

600 A [mm2]

4500 S [mm3]

6000 180000 Wel,min [mm3] Wel,max [mm3]

J [mm4]

3 b A [mm2]25553S [mm3] 51871W [mm1603464 90 b [mm] 13 h [mm] 2170 s [mm] 51871 J [mm4] ] el 180 13 46 80 4340 5,2 1037422 764 511063 - 1037423200303206927 801400 A [mm ] J [mm4] S [mm ] b [mm] H [mm] h [mm] Wel [mm ]

13

190

164

9204

306007

508610

5.5.3.4 Sezione del pilastro circolare cavo 3 3 A [mm23] e il suo S [mm ] b [mm] [mm] inferiore d [mm]del pilastro Wela[mm ] Caratterizza laDh [mm] parte attacco terra. A [mm2] S [mm ] J [mm4] b [mm] W [mm3] el

48317932

J [mm4]

13 10

190 60

164 600

7229 s 4500

215437 6000

299596 180000

28461611

b [mm] b [mm] 46 13

h [mm] H [mm] 80 190

s [mm] d h [mm] 5,2 164

A [mm2] A [mm2] 764 9204

SD[mm3] S [mm3] 306007

Wel [mm3] Wel [mm3] 20030 508610

J [mm4] J [mm4] 801400 48317932

b [mm]

D [mm]

d [mm]

A [mm2]

S [mm3]

Wel [mm3]

J [mm4]

13

190

164

7229

215437

299596

28461611

h [mm]

s [mm]

A [mm2]

S [mm3]

Wel [mm3]

J [mm4]

80

5,2

764

-

20030

801400

202b [mm] 46


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

5.5.4 Risoluzione statica

Avendo definito le proprietà del materiale, i carichi, le combinazione di carico, lo schema statico, le caratteristiche geometriche delle sezione, si procede alla risoluzione statica del sistema strutturale nel programma agli elementi finiti. Si riportano in seguito i diagrammi delle azioni interne N,T,M calcolate tramite software sap2000. Sono riportate le azioni interne del corrente superiore, di quello inferiore, del diagonale compresso e teso piÚ sollecitati, del pilastro a sezione quadrata e del pilastro a sezione cilindrica. Il pilastro a sezione quadrata è stato scomposto nella modellazione agli elementi finiti in due elementi frame, per approssimare meglio la sua risposta alle azioni e alle deformazioni. Per questo vengono riportate le azioni interne della porzione superiore e di quella inferiore di questo elemento. 5.5.4.1 Azioni interne corrente superiore Figura 5.41 Diagramma sforzo assiale. 600 500

Sforzo assiale [kN]

400 300 200 100

z [mm]

0 -100

0

2000

4000

6000

8000

4000

6000

8000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

16000

-200 -300 -400

Figura 5.42 Diagramma sforzo di taglio. 40

Sforzo di taglio [kN]

30 20 10

z [mm]

0 0

2000

10000

12000

14000

16000

-10 -20 -30 -40

Figura 5.43 Diagramma momento. -4

Momento [kNm]

-3 -2 -1 0

2000

10000

12000

14000

16000

0

z [mm] 1 2

203


CAPITOLO 5 5.5.4.2 Azioni interne corrente inferiore Figura 5.44 Diagramma sforzo assiale. 400

Sforzo assiale [kN]

200 0 0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

-200

16000

z [mm]

-400 -600 -800

Figura 5.45 Diagramma sforzo di taglio. 15

Sforzo di taglio [kN]

10 5

z [mm]

0 0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

16000

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

16000

-5 -10 -15

Figura 5.46 Diagramma momento. -5

Momento [kNm]

-4 -3 -2 -1 0 0

z [mm]

1 2

204


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

5.5.4.3 Azioni interne nei diagonali Figura 5.47 Diagramma sforzo assiale. z [mm]

90 70

Sforzo assiale [kN]

50 30 10 -10 0

100

200

300

400

500

600

700

0

100

200

300

400

500

600

700

0

100

200

300

400

500

600

700

-30 -50 -70 -90

Figura 5.48 Diagramma sforzo di taglio. 0,5 0,4

Sforzo di taglio [kN]

0,3 0,2 0,1

z [mm]

0 -0,1 -0,2 -0,3 -0,4 -0,5

Figura 5.49 Diagramma momento.

0

z [mm]

Momento [kNm]

0,0005 0,001 0,0015 0,002 0,0025 0,003

205


CAPITOLO 5 5.5.4.4 Azioni interne nel pilastro a sezione quadrata superiore Figura 5.50 Diagramma sforzo assiale. z [mm] -10 0

100

200

300

400

500

600

Sforzo assiale [kN]

-30 -50 -70 -90 -110 -130 -150

Figura 5.51 Diagramma sforzo di taglio. 50 45

Sforzo di taglio [kN]

40 35 30 25 20 15 10 5

z [mm]

0 0

100

200

300

0

100

200

300

400

500

600

Figura 5.52 Diagramma momento. -14 -12

Momento [kNm]

-10 -8 -6 -4 -2 0

206

400

500

600

z [mm]


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

5.5.4.5 Azioni interne nel pilastro inferiore Figura 5.53 Diagramma sforzo assiale. z [mm]

0 0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

Sforzo di taglio [kN]

-1

-2

-3

-4

-5

Figura 5.54 Diagramma sforzo di taglio. z [mm]

0

Sforzo di taglio [kN]

-1

-2

-3

-4

-5

Figura 5.55 Diagramma momento.

-14

Momento [kNm]

-12 -10 -8 -6 -4 -2 0

207

3500

4000

z [mm]


CAPITOLO 5 5.5.5 Verifiche di resistenza

Determinati le azioni interne degli elementi della travatura reticolare, si procede alla verifica delle sezioni piÚ sollecitate. Si dovranno eseguire secondo quanto indicato dall’Eurocodice 3 le seguenti verifiche: 1. Trazione 2. Compressione 3. Momento flettente 4. Taglio 5. Pressoflessione Essendo la ghisa un materiale fragile si farà riferimento alle formule dell’EC3 riferite alla classe 3, che tiene conto del comportamento elastico del materiale, utilizzando valori elastici delle sue grandezze geometriche. Sono in seguito riportate le verifiche piÚ significative, eseguite nelle sezioni piÚ sollecitate dall’azione da sottoporre a verifica.

EC3, punto 6.2.3, pg.49

69

5.5.5.1 Verifica a trazione Per la verifica a trazione deve essere soddisfatta la seguente disequazione69: đ?‘ đ?‘ "# ≤1 đ?‘ đ?‘ $,&#

dove: NEd Nt,Rd EC3, punto 6.2.3, pg.49

70

è l’azione di trazione assiale di progetto; è il valore di progetto della resistenza a trazione.

Il valore di progetto della resistenza a trazione è definito dalla seguente equazione70: đ?‘ đ?‘ ",$% =

dove: Anet ftk ÎłM0

đ??´đ??´()" * đ?‘“đ?‘“" ,, đ?›žđ?›ž./

è l’area netta della sezione sollecitata a trazione; è il valore della resistenza caratteristica a trazione; è il coefficiente parziale di sicurezza.

Verifica a trazione dei correnti forza assiale sollecitante di trazione di progetto

Nd

474,83

[kN]

area netta della sezione

Anet

3794

[mm2]

valore caratteristico della resistenza a trazione

ft,k

170

[MPa]

coefficiente parziale di sicurezza

��M0

1,05

[-]

valore di progetto della resistenza a trazione

Nt,Rd

614,27

[kN]

deve essere soddisfatta l'equazione Nd/Nt,Rd≤1 tasso di lavoro a trazione della sezione

208

VERIFICATO EC3 6.2.3 77,3%


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

Verifica a trazione dei diagonali forza assiale sollecitante di trazione di progetto

Nd

73,65

[kN]

area della sezione valore caratteristico della resistenza a trazione

A ft,k

600 170

[mm2] [MPa]

coefficiente parziale di sicurezza

��M0

1,05

[-]

valore di progetto della resistenza a trazione

Nt,Rd

97,14

[kN]

deve essere soddisfatta l'equazione Nd/Nt,Rd≤1 tasso di lavoro a trazione della sezione

EC3, punto 6.2.4, pg.49

71

VERIFICATO EC3 6.2.3 75,8%

5.5.5.2 Verifica a compressione Per la verifica a compressione deve essere soddisfatta la seguente disequazione71: đ?‘ đ?‘ "# ≤1 đ?‘ đ?‘ $ ,&#

dove: NEd Nc,Rd EC3, punto 6.2.4, pg.49

72

è la forza assiale di compressione sollecitante di progetto; è il valore di progetto della resistenza a compressione.

Il valore di progetto della resistenza a compressione è definito dalla seguente equazione72: đ?‘ đ?‘ ",$% =

dove: A fc,k ÎłM0

đ??´đ??´ ( đ?‘“đ?‘“" ,* đ?›žđ?›ž,-

è l’area della sezione sollecitata a compressione; è il valore della resistenza caratteristica a compressione; è il coefficiente parziale di sicurezza.

Verifica a compressione dei diagonali forza assiale sollecitante di compressione di progetto

Nd

81,73

[kN]

area della sezione valore caratteristico di resistenza a compressione

A fc,k

600 600

[mm2] [MPa]

coefficiente parziale di sicurezza

��M0

1,05

[-]

valore di progetto della resistenza a compressione

Nc,Rd

342,86

[kN]

deve essere soddisfatta l'equazione Nd/Nc,Rd≤1 tasso di lavoro a compressione della sezione

209

VERIFICATO EC3 6.2.4 23,8%


CAPITOLO 5

EC3, punto 6.2.5, pg.50

73

5.5.5.3 Verifica a flessione Per la verifica a momento flettente deve essere soddisfatta la seguente disequazione73: ��"# ≤1 ��$ ,&#

dove: MEd è il momento sollecitante di progetto; Mc,Rd è il valore di progetto della resistenza a flessione. EC3, punto 6.2.5, pg.50

74

Il valore di progetto della resistenza a flessione è definito dalla seguente equazione74: đ?‘€đ?‘€" ,$% = đ?‘€đ?‘€'( ,$% =

dove: Wel,min fm,k ÎłM0

��'(,*+, - ��* ,/ ��12

è il momento elastico minimo della sezione; è il valore della resistenza caratteristica a flessione; è il coefficiente parziale di sicurezza.

tasso di lavoro a compressione della sezione Verifica a flessione dei correnti

23,8%

momento flettente sollecitante di progetto momento resistente elastico minimo della sezione valore caratteristico di resistenza a flessione coefficiente parziale di sicurezza valore di progetto della resistenza a flessione

Md

4,28

[kNm]

Wel,min

51106

[mm3]

fm,k

250

[MPa]

��M0 Mel,Rd

1,05

[-]

12,17

[kNm]

deve essere soddisfatta l'equazione Md/Mel,Rd≤1 tasso di lavoro a momento flettente della sezione

EC3, punto 6.2.6, pg.51

75

VERIFICATO EC3 6.2.4 35,2%

5.5.5.4 Verifica a taglio Per la verifica a taglio deve essere soddisfatta la seguente disequazione75: đ?œ?đ?œ?"# ≤1 đ?‘“đ?‘“%,' 3 ) đ?›žđ?›ž+,

dove: Ď„E,d fv,k ÎłM0 EC3, punto 6.2.6, pg.51

76

è la tensione di progetto a taglio; è il valore della resistenza caratteristica a taglio; è il coefficiente parziale di sicurezza.

Il valore della tensione di progetto a taglio è definito dalla seguente equazione76: đ?œ?đ?œ?"# =

dove: VEd S J t 210

đ?‘‰đ?‘‰"# & đ?‘†đ?‘† đ??˝đ??˝ & đ?‘Ąđ?‘Ą

è la forza di taglio sollecitante di progetto; è il momento statico della sezione; è il momento di inerzia della sezione; è lo spessore della sezione nel punto esaminato.


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

Verifica a taglio dei correnti forza di taglio sollecitante di progetto

VEd

28,08

[kN]

momento statico della sezione

S

103742

[mm3]

momento di inerzia della sezione spessore della sezione nel punto considerato tensione di progetto a taglio

J t Ď„Ed

3206927 13 69,87

[mm4] [mm] [MPa]

fv,k

170

[MPa]

đ?›žđ?›žM0 fv,k/√3â‹…đ?›žđ?›žM0

1,05

[-]

93,48

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a flessione coefficiente parziale di sicurezza

deve essere soddisfatta l'equazione Ď„Ed/[fv,k/(√3đ?›žđ?›žM0)]≤1 tasso di lavoro a taglio

VERIFICATO EC3 6.2.6 74,8%

Verifica a taglio del pilastro a sezione quadrata forza di taglio sollecitante di progetto

VEd

38,64

[kN]

momento statico della sezione

S

306007

[mm3]

momento di inerzia della sezione spessore della sezione nel punto considerato tensione di progetto a taglio

J t Ď„Ed

48317932 13 18,82

[mm4] [mm] [MPa]

fv,k

170

[MPa]

đ?›žđ?›žM0 fv,k/√3â‹…đ?›žđ?›žM0

1,05

[-]

93,48

[MPa]

valore caratteristico di resistenza a flessione coefficiente parziale di sicurezza

deve essere soddisfatta l'equazione Ď„Ed/[fv,k/(√3đ?›žđ?›žM0)]≤1 tasso di lavoro a taglio

EC3, punto 6.2.9.2, pg.55

77

5.5.5.5 Verifica a pressoflessione Per la verifica a pressoflessione, in assenza di forza di taglio* deve essere soddisfatta la seguente disequazione77: đ?œŽđ?œŽ",$% ≤

dove: Ďƒx,Ed fc,k ÎłM0 EC3, punto 6.2.9.2, pg.55

78

VERIFICATO EC3 6.2.6 41,3%

��( ,) ��+,

è la tensione longitudinale sollecitante di progetto; è il valore della resistenza caratteristica a compressione; è il coefficiente parziale di sicurezza.

Il valore della tensione longitudinale sollecitante è definito dalla seguente equazione78: đ?œŽđ?œŽ" ,$% =

dove: MEd Wel,min NEd A

211

đ?‘€đ?‘€$% đ?‘ đ?‘ $% + đ?‘Šđ?‘Š)*,+,đ??´đ??´

è il momento sollecitante di progetto; è il momento elastico minimo della sezione; è la forza assiale di compressione sollecitante di progetto; è l’area della sezione sollecitata a compressione.


valore caratteristico di resistenza a flessione coefficiente parziale di sicurezza

CAPITOLO 5

fv,k

170

đ?›žđ?›žM0 fv,k/√3â‹…đ?›žđ?›žM0

1,05

[-]

93,48

[MPa]

deve essere soddisfatta l'equazione Ď„Ed/[fv,k/(√3đ?›žđ?›žM0)]≤1 tasso di lavoro a taglio

[MPa]

VERIFICATO EC3 6.2.6 41,3%

Verifica a pressoflessione dei correnti momento flettente sollecitante di progetto

Md

4,28

[kNm]

momento resistente elastico della sezione

Wel,max

103742

[mm3]

đ?œŽđ?œŽMd fm,k

41,29

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a flessione

250

[MPa]

valore di progetto della resistenza a flessione

fm,d

238

[MPa]

forza assiale sollecitante di compressione di progetto

Nd

539,49

[kN]

area della sezione tensione longitudinale sollecitante di progetto

A

4340 124,31

[mm2] [MPa]

tensione longitudinale sollecitante di progetto

valore caratteristico della resistenza a compressione

đ?œŽđ?œŽNd fc,k

600

[MPa]

valore di progetto della resistenza a compressione

fc,d

571

[MPa]

coefficiente parziale di sicurezza

��M0

1,05

[-]

deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽMd/fm,d+đ?œŽđ?œŽNd/fc,d)≤1 tasso di lavoro a momento flettente della sezione

VERIFICATO EC3 6.2.9 39,1%

Verifica a pressoflessione del pilastro a sezione quadrata Verifica pressoflessione del di pilastro a sezione quadrata momentoa flettente sollecitante progetto momento resistente elastico della sezione momentolongitudinale flettente sollecitante di progetto tensione sollecitante di progetto momento resistentedella elastico della sezione valore caratteristico resistenza a flessione

tensione longitudinale progetto valore di progetto dellasollecitante resistenza adiflessione valoreassiale caratteristico delladi resistenza a flessione forza sollecitante compressione di progetto valore di progetto area della sezione della resistenza a flessione

forza assiale sollecitante di compressione di progetto tensione longitudinale sollecitante di progetto area della sezione della resistenza a compressione valore caratteristico tensione longitudinale progetto valore di progetto dellasollecitante resistenza adicompressione valore caratteristico resistenza a compressione coefficiente parzialedella di sicurezza valore di progetto della resistenza a compressione

Md Wel đ?œŽđ?œŽMd

Md

W el fm,k đ?œŽđ?œŽ Md fm,d fN m,k d fm,d A

d đ?œŽđ?œŽNNd fAc,k

đ?œŽđ?œŽfc,d Nd đ?›žđ?›žfc,k M0 fc,d

13,65

[kNm]

508610 13,65 26,84

[mm3] [kNm] [MPa]

508610 250 26,84 238

3 [mm [MPa]] [MPa] [MPa]

280,91 30,52 9204 600 30,52 571

2 [mm [MPa]] [MPa] [MPa]

250 280,91 238 9204

600 1,05 571

[MPa] [kN] 2 [MPa] [mm ] [kN] [MPa]

[MPa] [-] [MPa]

coefficiente parziale di sicurezza deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽMd/fm,d+đ?œŽđ?œŽNd/fc,d)≤1 tasso di lavoro a momento flettente della sezione deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽMd/fm,d+đ?œŽđ?œŽNd/fc,d)≤1 Verifica a pressoflessione del pilastro sezione circolare tasso di lavoro a momento flettente dellaasezione

��M0

Verifica pressoflessione del di pilastro a sezione circolare momentoa flettente sollecitante progetto

Md

10,28

[kNm]

momento resistente elastico della sezione momento flettente sollecitante di progetto tensione longitudinale sollecitante di progetto

Wel đ?œŽđ?œŽMd

299596 10,28 34,31

[mm3] [kNm] [MPa]

valore caratteristico delladi resistenza a flessione forza assiale sollecitante compressione di progetto valore di progetto area della sezione della resistenza a flessione forza assiale sollecitante di compressione di progetto tensione longitudinale sollecitante di progetto

fm,d A

momento resistentedella elastico della sezione valore caratteristico resistenza a flessione tensione longitudinale progetto valore di progetto dellasollecitante resistenza adiflessione

area della sezione della resistenza a compressione valore caratteristico tensione longitudinale progetto valore di progetto dellasollecitante resistenza adicompressione valore caratteristico resistenza a compressione coefficiente parzialedella di sicurezza valore di progetto della resistenza a compressione

coefficiente parziale di sicurezza deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽMd/fm,d+đ?œŽđ?œŽNd/fc,d)≤1 tasso di lavoro a momento flettente della sezione deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽMd/fm,d+đ?œŽđ?œŽNd/fc,d)≤1 tasso di lavoro a momento flettente della sezione

212

Md

el fW m,k Md fđ?œŽđ?œŽm,d fN m,k d d đ?œŽđ?œŽNNd fAc,k

đ?œŽđ?œŽfc,d Nd đ?›žđ?›žfc,k M0 fc,d

��M0

1,05 VERIFICATO EC3[-] 6.2.9 16,6% VERIFICATO EC3 6.2.9 16,6%

299596 250 34,31 238

3 [mm [MPa]] [MPa] [MPa]

281,78 38,98 7229 600 38,98 571

2 [mm [MPa]] [MPa] [MPa]

250 281,78 238 7229

600 1,05 571

[MPa] [kN] 2 [MPa] [mm ] [kN] [MPa]

[MPa] [-] [MPa]

1,05 VERIFICATO EC3[-] 6.2.9 21,2% VERIFICATO EC3 6.2.9 21,2%


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

5.5.6 Verifiche di deformazione agli SLE

Figura 5.56 Valore massimo di freccia.

Si riportano in seguito i valori di freccia che agiscono sulla struttura in condizioni di esercizio. Essi sono stati ricavati attraverso il software sap2000 risolvendo la combinazione SLE caratteristica rara. Gli elementi che subiscono il maggior effetto per le deformazioni agli stati limiti di esercizio sono i correnti superiore ed inferiore. E’ riportato in seguito l’andamento della freccia con i relativi valori di massimo, raggiunti nella mezzeria da entrambi gli elementi. δcs=36,8 mm

δci=36,8 mm

NTC08, Tabella 4.2.X, pg.92

79

Il valore limite di freccia è indicato dalla normativa79 e corrisponde a: đ?›żđ?›ż"#$ 1 = đ??żđ??ż 200 dove: δmax L

è lo spostamento allo stato finale; è la lunghezza dell’elemento.

Si dimostra che la trave soddisfa i requisiti di freccia richiesti dalla normativa: δcs/L=36,8/16000=0,0023 < 1/200=0.005 δci/L=36,8/16000=0,0023 < 1/200=0.005

N.B. Le verifiche degli elementi piĂš sollecitati del sistema strutturale in ghisa risultano soddisfatte. A fronte del buon comportamento di questi elementi si nota la presenza di un carico eccessivo che sollecita l’angolare di collegamento tra trave e pilastro e corrispettivi bulloni. Ciò probabilmente causa una sottostima dei carichi agenti sulla trave reticolare. Si vuole quindi migliorare il comportamento complessivo del sistema tramite il progetto e la verifica di un collegamento in grado di migliorare il comportamento di incastro della connessione.

213


CAPITOLO 5 5.5.7 Progetto e verifica dell’unione

Al fine di migliorare la risposta statica del collegamento tra trave e pilastro viene progettata una piastra imbullonata sollecitata a taglio che connette due travi reticolari successive. Essa è posta all’estradosso del corrente superiore e della parte terminale del pilastro, permettendo il trasferimento della forza di trazione tra i correnti. 5.5.7.1 Calcolo della forza sollecitante a trazione di progetto Al fine di calcolare l’azione di trazione massima con la quale calcolare lo sforzo che deve sopportare l’unione viene modificato il modello agli elementi finiti aggiungendo un elemento frame all’estremitĂ del collegamento tra trave e pilastro. Si procede in seguito alla risoluzione statica del sistema strutturale e alla definizione dei diagrammi interni, non riportati di seguito per sintesi e risultando pressochĂŠ analoghi a quelli ottenuti in precedenza.

NTC08, punto 4.2.8.1.1, pg.94

80

5.5.7.2 Resistenza di calcolo a taglio Per determinare il numero di bulloni utili a rendere efficace la connessione si deve confrontare la resistenza a taglio del singolo bullone con la resistenza a rifollamento offerta dal piatto componente l’unione e prendere quella inferiore che, divisa per la forza sollecitante di trazione darĂ indicazione sul numero di bulloni da utilizzare. La resistenza di calcolo a taglio del bullone è fornita dall’equazione80: đ??šđ??š",$% =

dove: ft,b Ares ÎłM2

0,6 ) đ?‘“đ?‘“+ ,, ) đ??´đ??´./0 đ?›žđ?›ž23

è la resistenza a rottura del bullone; è l’area resistente del bullone; è il coefficiente parziale di sicurezza.

Al fine del calcolo della resistenza a taglio del singolo bullone si sceglie di utilizzare bulloni con diametro nominale del gambo di 20 mm e appartenenti alla classe di resistenza 5.6. Resistenza di calcolo a taglio del bullone valore caratteristico della resistenza a rottura del bullone

ft,b

500

[N/mm2]

area resistente del bullone

Ares

245

[mm2]

��M2 Fv,Rd

1,25

[-]

58800

[N]

coefficiente parziale di sicurezza valore di progetto della resistenza a taglio del bullone

214


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

NTC08, punto 4.2.8.1.1, pg.94

81

5.5.7.3 Resistenza di calcolo a rifollamento La resistenza di calcolo a rifollamento del piatto dell’unione è fornita dall’equazione81: đ??šđ??š",$% =

đ?‘˜đ?‘˜ ( đ?›źđ?›ź ( đ?‘“đ?‘“+ ,, ( đ?‘‘đ?‘‘ ( đ?‘Ąđ?‘Ą đ?›žđ?›ž01

dove: d è il diametro nominale del gambo del bullone; t è lo spessore della piastra collegata; ftk è la resistenza a rottura della piastra collegata; Îą è un coefficiente pari al minimo tra [e1/(3d0);ft,b/ft;1] per bulloni di bordo nella direzione del carico applicato; Îą è un coefficiente pari al minimo tra [p1/(3d0)-0,25;ft,b/ft;1] per bulloni interni nella direzione del carico applicato; k è un coefficiente pari al minimo tra [2,8e2/d0-1,7;2,5] per bulloni di bordo nella direzione perpendicolare al carico applicato; k è un coefficiente pari al minimo tra [1,4p2/d0-1,7;2,5] per bulloni di bordo nella direzione perpendicolare al carico applicato; ÎłM2 è il coefficiente parziale di sicurezza. Per calcolare lo spessore della piastra si uguaglia la formula di verifica all’azione di trazione sollecitante massima, mantenendo lo spessore incognito: đ?‘ đ?‘ "# =

dove: Ned b fy,k ÎłM2 t

đ?‘?đ?‘? & đ?‘Ąđ?‘Ą & đ?‘“đ?‘“),+ đ?›žđ?›ž-.

đ?‘Ąđ?‘Ą =

đ?‘ đ?‘ $% & đ?›žđ?›ž() đ?‘?đ?‘? & đ?‘“đ?‘“,,.

è il valore dell’azione di sollecitazione di trazione di progetto; è la base della piastra; è il valore caratteristico di snervamento dell’acciaio; è il coefficiente parziale di sicurezza. è lo spessore della piastra.

Dimensionamento spessore piastra forza assiale sollecitante di trazione di progetto base della piastra valore caratteristico di snervamento dell'acciaio

NEd b fy,k

574740 180 275

coefficiente parziale di sicurezza

��M0 t

1,05

[-]

12,19

[mm]

spessore della piastra

NTC08, Figura 4.2.3 , pg.96 NTC08, Tabella 4.2.XIII, pg.95

82 83

[N] [mm] [MPa]

Si sceglie di prendere un valore dello spessore della piastra pari a 15 mm. Per il calcolo della resistenza a rifollamento è necessario tener conto delle distanze minime e massime tra l’interasse dei bulloni indicate in normativa82:

La verifica viene svolta utilizzando le distanze minime fornite in tabella83. 215


CAPITOLO 5

area resistente del bullone

Ares

245

[mm ]

forza assialeparziale sollecitante di trazione di progetto coefficiente di sicurezza base piastra della resistenza a taglio del bullone valoredella di progetto valore caratteristico di snervamento dell'acciaio

NM2 �� Ed Fb v,Rd fy,k

574740 1,25 180 58800 275

[N] [-] [mm] [N] [MPa]

coefficiente parziale di sicurezza Dimensionamento spessore piastra spessore della piastra

��M0 t

1,05

[-]

12,19

[mm]

forza assiale sollecitante di trazione di progetto base della piastra Resistenza di calcolo a rifollamento del piatto dell’unione valore caratteristico di snervamento dell'acciaio spessore della piastradi sicurezza coefficiente parziale diametro nominale del bullone spessore della piastra distanza bulloni di bordo nella direzione del carico applicato

NEd b fy,k ��tM0 dt e1

574740 180 275 15 1,05 20 12,19 24

[N] [mm] [MPa] [mm] [-] [mm] [mm] [mm]

distanza bulloni interni nella direzione del carico applicato Resistenza di calcolo a rifollamento del⊼piatto dell’unione distanza bulloni di bordo nella direzione al carico applicato

e2

24

[mm]

p1

44

[mm]

distanza bulloni interni nella direzione ⊼ al carico applicato spessore della piastraalla distanza dei bulloni di bordo coefficiente relastivo diametro nominale del bullone coefficiente relastivo alla distanza dei bulloni interni distanza bulloni di bordo nella direzione del carico applicato coefficiente relastivo alla distanza dei bulloni di bordo distanza bulloni interni nella direzione del carico applicato coefficiente relastivo alla distanza dei bulloni interni distanza bulloni di bordo nella direzione ⊼ al carico applicato valore caratteristico della resistenza a rottura della piastra distanza bulloni interni nella direzione ⊼ al carico applicato coefficiente parziale di sicurezza coefficiente relastivo alla distanza dei bulloni di bordo valore di progetto della resistenza a rifollamento della piastra coefficiente relastivo alla distanza dei bulloni interni valore di progetto della resistenza a rifollamento della piastra coefficiente relastivo alla distanza dei bulloni di bordo

p2 t �� bordo d �� interno e1 kbordo e2 kinterno p1 ft,k p2 ��M2 �� bordo Fb,Rd,bordo �� interno Fb,Rd,interno kbordo

48 15 0,40 20 0,48 24 1,66 24 1,66 44 430 48 1,25 0,40 68525 0,48 82801 1,66

[mm] [mm] [-] [mm] [-] [mm] [-] [mm] [-] [mm] [N/mm2] [mm] [-] [-] [N] [-] [N] [-]

coefficiente relastivo alla distanza dei bulloni interni kinterno 1,66 [-] Calcolo numero dei bulloni 2 [N/mm ] valore caratteristico della resistenza a rottura della piastra f 430 t,k Dal confronto tra le due resistenze si evince che la resistenza di calcolo a tacoefficiente parziale di sicurezza 1,25 [-] đ?›žđ?›ž forza del assiale sollecitante di trazione a di quella progetto di rifollamento della NM2 574740 [N] Ed glio bullone è inferiore piastra. La resistenza valore di progetto della resistenza a rifollamento della piastra Fb,Rd,bordo 68525 [N] taglio del bullone Fv,Rd 58800 a taglio del bullone è quindi utilizzata per determinare il numero di bulloni valore didi progetto Fb,Rd,interno 82801 [N] numero bulloni della resistenza a rifollamento della piastra n 9,77 [-] necessario a resistere alla forza di trazione sollecitante. Calcolo numero dei bulloni forza assiale sollecitante di trazione di progetto

NEd

574740

[N]

valore di progetto della resistenza a taglio del bullone

Fv,Rd

58800

[N]

n

9,77

[-]

numero di bulloni

Sono necessari 10 bulloni che verranno disposti in due file da 5. Sono calcolate le distanze di interasse cercando di ottenere la miglior interazione con le connessioni del sistema strutturale esistente e in rispetto con quanto indicato dalla normativa. Figura 5.57 Pianta del collegamento progettato e distanze dell’interasse dei fori dei bulloni: e1= 50 mm e2= 45 mm p1= 125 mm p2= 100 mm

p1

e1

p1

e2 p2 e2

*nota: il diametro del foro del bullone è pari al suo diametro nominale aumentato di 1 mm, come indicato al punto 4.2.8.1.1 delle NTC08, pg.95

p1

Figura 5.58 Vista frontale del collegamento progettato.

216

p1

e1


5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

5.5.8 Verifiche di resistenza post intervento

In seguito alla progettazione dell’unione si ripropongono le verifiche degli elementi piÚ sollecitati tenendo in considerazione, dove necessario, la riduzione dell’area resistente causata dai fori della nuova connessione. 5.5.8.1 Verifiche di resistenza agli SLU Verifica a trazione dei correnti Verifica a trazione dei correnti forza assiale sollecitante di trazione di progetto forza assiale sollecitante area netta della sezione di trazione di progetto area netta della sezione valore caratteristico della resistenza a trazione valore caratteristico resistenza a trazione coefficiente parzialedella di sicurezza coefficiente parziale di sicurezza valore di progetto della resistenza a trazione valore di progetto della resistenza a trazione

Nd d ANnet Afnet t,k

��ft,k M0 M0 N��t,Rd Nt,Rd

deve essere soddisfatta l'equazione Nd/Nt,Rd≤1 deve essere soddisfatta Nd/Nt,Rd≤1 tasso di lavoro a trazionel'equazione della sezione

574,74 574,74 3794 3794 170 170 1,05 1,05 614,27 614,27

[kN] [kN]2] [mm 2 [mm [MPa]] [MPa] [-] [-] [kN] [kN]

VERIFICATO EC3 6.2.3 VERIFICATO EC3 6.2.3 93,6%

tasso di lavoro a trazione della sezione

93,6%

Verifica a trazione dei correnti Verifica a trazione dei correnti forza assiale sollecitante di trazione di progetto forzanetta assiale sollecitante area della sezione di trazione di progetto area netta della sezione valore caratteristico della resistenza a trazione valore caratteristico resistenza a trazione coefficiente parzialedella di sicurezza coefficiente parziale di sicurezza valore di progetto della resistenza a trazione valore di progetto della resistenza a trazione

Nd d ANnet Afnet t,k

��ft,k M0 M0 N��t,Rd Nt,Rd

deve essere soddisfatta l'equazione Nd/Nt,Rd≤1 deve soddisfatta Nd/Nt,Rd≤1 tassoessere di lavoro a trazionel'equazione della sezione tasso di lavoro a trazione della sezione

344,85 344,85 3248 3248 170 170 1,05 1,05 525,87 525,87

[kN] [kN]2] [mm 2 [mm [MPa]] [MPa] [-] [-] [kN] [kN]

VERIFICATO EC3 6.2.3 VERIFICATO EC3 6.2.3 65,6% 65,6%

Verifica a trazione dei diagonali Verifica a trazione dei diagonali forza assiale sollecitante di trazione di progetto forza assiale sollecitante di trazione di progetto area della sezione

Nd NAd

73,20 73,20 600

area della sezione della resistenza a trazione valore caratteristico valore caratteristico resistenza a trazione coefficiente parzialedella di sicurezza coefficiente parziale di sicurezza valore di progetto della resistenza a trazione

fAt,k ��ft,k M0 M0 N��t,Rd

600 170 170 1,05

[kN] [kN]2] [mm 2 [mm [MPa]] [MPa] [-]

1,05 97,14 97,14

[-] [kN] [kN]

valore di progetto della resistenza a trazione

Nt,Rd

deve essere soddisfatta l'equazione Nd/Nt,Rd≤1 deve soddisfatta Nd/Nt,Rd≤1 tassoessere di lavoro a trazionel'equazione della sezione

VERIFICATO EC3 6.2.3 VERIFICATO EC3 6.2.3 75,4%

Verifica a compressione dei diagonali tasso di lavoro a trazione della sezione Verifica a compressione dei diagonali

forza assiale sollecitante di compressione di progetto forzadella assiale sollecitante di compressione di progetto area sezione area della sezione di resistenza a compressione valore caratteristico valore caratteristico coefficiente parzialedi diresistenza sicurezza a compressione coefficiente parziale di sicurezza valore di progetto della resistenza a compressione valore di progetto della resistenza a compressione deve essere soddisfatta l'equazione Nd/Nc,Rd≤1 deve soddisfatta l'equazione tassoessere di lavoro a compressione della Nsezione d/Nc,Rd≤1 tasso di lavoro a compressione della sezione

217

75,4% Nd NAd

74,96 74,96 600

fAc,k ��fc,k M0 N��c,Rd M0 Nc,Rd

600 600 1,05 1,05 342,86 342,86

[kN] [kN]2] [mm 2 [mm [MPa]] [MPa] [-] [-] [kN] [kN]

VERIFICATO EC3 6.2.4 VERIFICATO EC3 6.2.4 21,9% 21,9%


CAPITOLO 5 Verifica a flessione dei correnti Verifica a flessione dei correnti momento flettente sollecitante di progetto momento flettente resistentesollecitante elastico minimo della sezione di progetto valore caratteristico di resistenza a flessione momento resistente elastico minimo della sezione

coefficiente parzialedi diresistenza sicurezza a flessione valore caratteristico valore di progetto della resistenza a flessione coefficiente parziale di sicurezza

valore di progetto della resistenza a flessione deve essere soddisfatta l'equazione Md/Mel,Rd≤1 tassoessere di lavoro a momento flettente della deve soddisfatta l'equazione Md/Msezione el,Rd≤1 Verifica a taglio dei correnti tasso di lavoro a momento flettente della sezione

Md

3,95

[kNm]

WM el,min d m,k Wfel,min

51106 3,95 250 51106

3 [mm [kNm]] [MPa] [mm3]

�� M0 fm,k M��el,Rd M0 Mel,Rd

1,05 250 12,17 1,05

[-] [MPa] [kNm] [-]

12,17 [kNm] VERIFICATO EC3 6.2.4 32,5% VERIFICATO EC3 6.2.4 32,5%

Verifica a taglio dei correnti forza di taglio sollecitante di progetto

VEd

27,36

[kN]

momento statico della sezione forza di taglio sollecitante di progetto momento statico di inerzia della sezione momento della sezione spessore sezione nel punto considerato momentodella di inerzia della sezione tensione di progetto a taglio spessore della sezione nel punto considerato

VSEd SJ Jt Ď„Ed t

103742 27,36 3206927 103742 13 3206927 68,08 13

3 [mm [kN]] [mm43]] [mm [mm]4] [mm [MPa] [mm]

93,48 1,05

[MPa] [-]

valore caratteristico resistenza a flessione tensione di progettodi a taglio coefficiente parziale di sicurezza a flessione valore caratteristico di resistenza

Ď„fv,k Ed đ?›žđ?›žfv,k M0 fv,k/√3â‹… đ?›žđ?›žM0đ?›žđ?›žM0

coefficiente parziale di sicurezza deve essere soddisfatta l'equazione Ď„Ed/[fv,k/(√3đ?›žđ?›žM0)]≤1 tassoessere di lavoro a taglio l'equazione Ď„ /[f /(√3đ?›žđ?›ž )]≤1 deve soddisfatta Ed

v,k

fv,k/√3â‹…đ?›žđ?›žM0

M0

tasso di lavoro a taglio Verifica a taglio del pilastro a sezione quadrata

170 68,08 1,05 170

[MPa] [MPa] [-] [MPa]

93,48 [MPa] VERIFICATO EC3 6.2.6 72,8% VERIFICATO EC3 6.2.6 72,8%

Verifica a taglio del pilastro a sezione quadrata forza di taglio sollecitante di progetto

VEd

39,73

[kN]

momento statico della sezione forza di taglio sollecitante di progetto momento inerzia della sezione momento di statico della sezione spessore sezione nel punto considerato momentodella di inerzia della sezione tensione di progetto a taglio spessore della sezione nel punto considerato

VSEd SJ Jt Ď„Ed t

306007 39,73 48317932 306007 13 48317932 19,36 13

3 [mm [kN]] [mm43]] [mm [mm]4] [mm [MPa] [mm]

93,48 1,05

[MPa] [-]

valore caratteristico resistenza a flessione tensione di progettodi a taglio coefficiente parziale di sicurezza a flessione valore caratteristico di resistenza

Ď„fv,k Ed đ?›žđ?›žfv,k M0 fv,k/√3â‹… đ?›žđ?›žM0đ?›žđ?›žM0

coefficiente parziale di sicurezza deve essere soddisfatta l'equazione Ď„Ed/[fv,k/(√3đ?›žđ?›žM0)]≤1 tasso di lavoro a taglio l'equazione Ď„ /[f /(√3đ?›žđ?›ž )]≤1 deve essere soddisfatta Ed

v,k

fv,k/√3â‹…đ?›žđ?›žM0

M0

tasso di lavoro a taglio

170 19,36 1,05 170

[MPa] [MPa] [-] [MPa]

93,48 [MPa] VERIFICATO EC3 6.2.6 42,5% VERIFICATO EC3 6.2.6 42,5%

Verifica a pressoflessione dei correnti momento flettente sollecitante di progetto

3,95

[kNm]

Wel,max

103742

[mm3]

38,08

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a flessione

đ?œŽđ?œŽMd fm,k

250

[MPa]

valore di progetto della resistenza a flessione

fm,d

238

[MPa]

forza assiale sollecitante di compressione di progetto

Nd

545,89

[kN]

area della sezione tensione longitudinale sollecitante di progetto

A

4340 125,78

[mm2] [MPa]

momento resistente elastico della sezione tensione longitudinale sollecitante di progetto

Md

valore caratteristico della resistenza a compressione

đ?œŽđ?œŽNd fc,k

600

[MPa]

valore di progetto della resistenza a compressione

fc,d

571

[MPa]

coefficiente parziale di sicurezza

��M0

1,05

[-]

deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽMd/fm,d+đ?œŽđ?œŽNd/fc,d)≤1 tasso di lavoro a momento flettente della sezione

VERIFICATO EC3 6.2.9 38,0%

Verifica a pressoflessione del pilastro a sezione quadrata momento flettente sollecitante di progetto

Md

15,05

[kNm]

momento resistente elastico della sezione

Wel

508610

[mm3]

tensione longitudinale sollecitante di progetto

đ?œŽđ?œŽMd fm,k

29,59

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a flessione

250

[MPa]

valore di progetto della resistenza a flessione

fm,d

238

[MPa]

forza assiale sollecitante di compressione di progetto

Nd

283,75

[kN]

area della sezione tensione longitudinale sollecitante di progetto

A

9204 30,83

[mm2] [MPa]

218

đ?œŽđ?œŽNd


tensione longitudinale sollecitante di progetto

đ?œŽđ?œŽNd fc,k

125,78

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a compressione

600

[MPa]

valore di progetto della resistenza a compressione

fc,d

571

[MPa]

coefficiente parziale di sicurezza

��M0

1,05

[-]

5.5 Verifica del sistema strutturale in ghisa

deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽMd/fm,d+đ?œŽđ?œŽNd/fc,d)≤1 tasso di lavoro a momento flettente della sezione

VERIFICATO EC3 6.2.9 38,0%

Verifica a pressoflessione del pilastro a sezione quadrata momento flettente sollecitante di progetto

Md

15,05

[kNm]

momento resistente elastico della sezione

Wel

508610

[mm3]

tensione longitudinale sollecitante di progetto

đ?œŽđ?œŽMd fm,k

29,59

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a flessione

250

[MPa]

valore di progetto della resistenza a flessione

fm,d

238

[MPa]

forza assiale sollecitante di compressione di progetto

Nd

283,75

[kN]

area della sezione tensione longitudinale sollecitante di progetto

A

9204 30,83

[mm2] [MPa]

valore caratteristico della resistenza a compressione

đ?œŽđ?œŽNd fc,k

600

[MPa]

valore di progetto della resistenza a compressione

fc,d

571

[MPa]

��M0

1,05

[-]

coefficiente parziale di sicurezza deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽMd/fm,d+đ?œŽđ?œŽNd/fc,d)≤1 tasso di lavoro a momento flettente della sezione

VERIFICATO EC3 6.2.9 17,8%

Verifica a pressoflessione del pilastro a sezione circolare momento flettente sollecitante di progetto

Md

11,34

[kNm]

momento resistente elastico della sezione

Wel

299596

[mm3]

tensione longitudinale sollecitante di progetto

đ?œŽđ?œŽMd fm,k

37,83

[MPa]

valore caratteristico della resistenza a flessione

250

[MPa]

valore di progetto della resistenza a flessione

fm,d

238

[MPa]

forza assiale sollecitante di compressione di progetto

Nd

284,62

[kN]

area della sezione tensione longitudinale sollecitante di progetto

A

7229 39,37

[mm2] [MPa]

valore caratteristico della resistenza a compressione

đ?œŽđ?œŽNd fc,k

600

[MPa]

valore di progetto della resistenza a compressione

fc,d

571

[MPa]

coefficiente parziale di sicurezza

��M0

1,05

[-]

deve essere soddisfatta l'equazione (đ?œŽđ?œŽMd/fm,d+đ?œŽđ?œŽNd/fc,d)≤1 tasso di lavoro a momento flettente della sezione

Figura 5.59 Valore massimo di freccia.

VERIFICATO EC3 6.2.9 22,8%

5.5.8.2 Verifiche di resistenza agli SLE E’ riportato in seguito il valore di freccia ottenuto nel programma agli elementi finiti. δcs=21,7 mm

δci=21,7 mm

Si dimostra che la trave soddisfa i requisiti di freccia richiesti dalla normativa: δcs/L=21,7/16000=0,0014 < 1/200=0.005 δci/L=21,7/16000=0,0014 < 1/200=0.005 219


CAPITOLO 5

A [mm2]

S [mm3]

Wel,min [mm3] Wel,max [mm3]

J [mm4]

L [mm]

s [mm]

90

13

2170

51871

25553

51871

1603464

180

13

4340

103742

51106

103742

3206927

5.5.9 Verifica tirante

Essendo assenti allo stato attuale parte dei tiranti necessari a sopperire le azioni spingenti della copertura, si propone il ripristino di quelli assenti con 3 degli elementih [mm] in acciaioAcon IPE3] di che riprendono le4]dimensioni di [mm2sezione ] S [mm J [mm b [mm] Wel [mm ] quelli10originali. Si successivamente la resistenza alla sollecitazione 60 verifica 600 4500 6000 180000 derivante dall’ultima condizione di carico. b [mm]

H [mm]

h [mm]

A [mms2]

S [mm3]

Wel [mm3]

J [mm4]

13

190

164

9204

306007

508610

48317932

h

b [mm]

D [mm]

d [mm]

A [mm2]

S [mm3]

Wel [mm3]

J [mm4]

13

190

164

7229

215437

299596

28461611

b

b [mm]

h [mm]

s [mm]

A [mm2]

S [mm3]

Wel [mm3]

J [mm4]

46

80

5,2

764

-

20030

801400

Verifica a trazione del tirante forza assiale sollecitante di trazione di progetto

Nd

1,20

[kN]

area della sezione valore caratteristico di snervamento dell'acciaio

A fy,k

764 275

[mm2] [MPa]

��M0 Nt,Rd

1,05

[-]

200,10

[kN]

coefficiente parziale di sicurezza valore di progetto della resistenza a trazione deve essere soddisfatta l'equazione Nd/Nt,Rd≤1 tasso di lavoro a trazione della sezione

220

VERIFICATO EC3 6.2.3 0,6%


CONCLUSIONI

La città di Verona è caratterizzata dalla presenza di un insieme di stratificazioni storiche testimoni della successione di varie epoche, dalla fondazione romana fino ad oggi. Negli ultimi decenni i principali fenomeni di trasformazione urbana delle aree industriali dismesse si sono posti in antitesi con questo secolare accumulo di tracce, inficiando la conservazione dei segni delle realtà produttive che hanno caratterizzato la prima metà del XX secolo e che hanno permesso alla città di raggiungere un ruolo di centro primario per l’interscambio merci a livello europeo. Nel caso veronese la riduzione di molte ex aree industriali ad una tabula rasa è stata una strategia molto utilizzata, congiuntamente alla costruzione di edifici ex novo e alla ricerca di soluzioni a breve termine alle problematiche di degrado cui l’abbandono dà origine. Le principali conseguenze di questo approccio sono state la ridotta integrazione dei manufatti di maggior pregio architettonico nel tessuto urbano, la riduzione del numero di luoghi pubblici di qualità, l’aumento delle superfici impermeabili e la saturazione della rete viaria esistente. La tipologia di interventi proposti fino ad ora risulta quindi insostenibile per la collettività dal punto di vista economico, sociale ed ecologico. Come dimostrano progetti esemplari realizzati in molte città europee e italiane, la trasformazione dovrebbe tendere alla realizzazione di spazi in grado di riproporre un effetto città. Il lavoro di tesi si è concentrato sulla compattazione e sulla densificazione dei nuovi bisogni insediativi all’interno di aree abbandonate, sul potenziamento della rete di mobilità lenta e del trasporto pubblico, permettendo lo sviluppo sostenibile della città senza la necessità di consumi aggiuntivi di suoli agricoli, immaginando spazi in cui coltivare la biodiversità e dotati di qualità paesaggistica. Così ad esempio, la scelta di destinare ampie superfici a verde permette alle aree dismesse di assumere il ruolo di nodi ambientali che concorrono alla realizzazione di una più articolata rete ecologica e ambientale urbana, necessaria per il buon funzionamento dell’ecosistema Urbano. 221


Analogamente la questione del riuso è orientata non solo a restituire una parte della città ora separata fisicamente dal contesto, ma dotarla di quelle funzioni necessarie all’adeguamento agli usi contemporanei di cui la popolazione necessita, perseguendo una mixité funzionale in grado di generare un’integrazione economica, sociale e morfologica. Infine la conservazione dei manufatti di maggior pregio, anche quelli non vincolati come “archeologia industriale” collabora alla trasmissione di una memoria, e della testimonianza di un’epoca storica, dai caratteri costruttivi unici e irripetibili. Il progetto si sviluppa così in un continuo dialogo con la preesistenza, in un processo di valorizzazione reciproca tra nuovo ed esistente. La città di Verona ha perso varie occasioni per attuare un rinnovamento urbano capace di soddisfare le esigenze contemporanee ed allo stesso tempo di conservare i segni fondamentali della sua storia più recente, lasciando dei vuoti incolmabili nel tessuto urbano e sociale della città. Il lavoro di tesi ha voluto nei suoi intenti essere promotore di un cambiamento di rotta nelle trasformazioni urbane della città, caratterizzate da politiche poco lungimiranti e da una scarsa conoscenza per il passato recente dei luoghi di lavoro da parte della cittadinanza. Un atteggiamento improprio e inconsapevole che continua ad essere adottato dall’amministrazione cittadina: durante i mesi in cui veniva elaborata la tesi è stata attuata la demolizione del complesso del Lanificio Tiberghien, salutato dalle autorità come “la fine del degrado” che auspica l’insediamento in tempi brevi di volumi commerciali di grande distribuzione. In conclusione, la tesi è una sorta di testamento per l’enorme opportunità mancata di usare l’ex Lanificio Tiberghien per riqualificare una porzione della città di Verona. La speranza è che questa denuncia non sia vana e che possa essere utile per gettare le basi per un più adeguato approccio nei confronti di altri comparti complessi industriali sopravvissuti.

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EPILOGO











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5. PROGETTO E VERIFICA STRUTTURALE Cariati, G. Manuale dell’ingegnere civile e dell’architetto, Casanova editore, Torino, 1891 Piazza, M. & Tomasi, R. & Modena, R. Strutture in legno, Hoepli, Milano, 2005 ARTICOLI A. Bernasconi, Il calcolo dell’xlam, promo-legno, 2011 NORMATIVA D.M. 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni” (NTC08) Circolare 2 febbraio 2009, n. 617 “Istruzioni per l’applicazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni” CNR 19 febbraio 2009 “Istruzioni per la valutazione delle azioni e degli effetti del vento sulle costruzioni” UNI EN 1993-1-1:2005 “Progettazione delle strutture di acciaio - Regole generali e regole per gli edifici” UNI EN 1995-1-1:2005 “ Progettazione delle strutture di legno - Regole generali - Regole comuni e regole per gli edifici” UNI EN 14080:2013 “Strutture in legno - Legno lamellare incollato e legno massiccio incollato - Requisiti” UNI EN 338:2009 “Legno strutturale - Classi di resistenza” UNI EN 1561:1998 SITOGRAFIA http://www.cltdesigner.at http://www.csi-italia.eu/software/sap2000/ http://www.promolegno.com 238


RINGRAZIAMENTI

Ringrazio innanzitutto i relatori che hanno accettato la mia proposta di tesi e che mi hanno costantemente seguito durante l’avanzamento del lavoro. Ringrazio la Professoressa Battaino per avermi insegnato un metodo di progettazione e per avermi aiutato a comunicare al meglio il materiale prodotto. Ringrazio il Professor Ballerini per avermi accompagnato e stimolato nella progettazione e verifica di un oggetto che presentava numerose incertezze e difficoltà. Ringrazio il Professor Lenartowicz che mi ha seguito durante il periodo di permanenza a Cracovia e con il quale ho sviluppato alcuni dei ragionamenti che hanno portato al progetto finale. Ringrazio il Dott. Architetto Zecchin per i tanti consigli di dettaglio grazie ai quali il progetto ha assunto maggior valore. Ringrazio l’Architetto Marchetti dello studio Moretti per avermi accompagnato nel sopralluogo e per avermi fornito il materiale necessario per la restituzione geometrica del manufatto. Ringrazio Nadia Olivieri per il materiale procurato e per aver offerto una testimonianza scritta della storia del lanificio, senza la quale la conoscenza dell’oggetto sarebbe stata difficoltosa e ricca di lacune. Ringrazio l’associazione A.G.I.L.E. per il lavoro che sta svolgendo per la città di Verona in merito alla divulgazione della conoscenza di edifici storici abbandonati o lontani dai riflettori mediatici. Ringrazio indirettamente gli autori dei libri, articoli e siti consultati che mi hanno permesso di crescere professionalmente e culturalmente.

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Un ringraziamento enorme va ai miei genitori che mi hanno sempre sostenuto economicamente e moralmente nel percorso di studi. È a voi che è dedicato questo lavoro. Ringrazio Giulia, i cugini, gli zii e i nonni. Grazie a voi ho sempre avuto una testimonianza diretta del valore della famiglia e tutto l'affetto di cui ho bisogno. In particolare ringrazio lo zio Ferdinando per gli i consigli progettuali forniti. Ringrazio i compagni di percorso Alberto, Arianna e Paolo, per aver condiviso insieme molto del tempo e delle emozioni connessi al raggiungimento di questo traguardo. Ringrazio Nicola, l’amico di sempre. Nonostante le nostre strade negli anni abbiano preso direzioni diverse, abbiamo sempre avuto il tempo per incontrarci e spero lo avremo in futuro. Ringrazio Francesco per essere stato il mio mentore culturale in questi anni di università, oltre che un grande amico. Ti ringrazio per il fondamentale aiuto fornito nelle fasi finali della tesi. Ringrazio Enrico per la sintonia avuta nell'ultimo anno di lezioni e per il tanto sport ed esperienze condivise assieme. Ringrazio Silvia, Fede e Mingus per avermi permesso di rivivere l'atmosfera universitaria nonostante il ritorno a Verona. Ringrazio Andre, Fosca, Borgo, Bombo, Sam, Fra, Fabri, Geki e tutti gli amici della Gang per il bellissimo rapporto che si è creato negli ultimi anni. Ringrazio Pietro, Revo, Giulietta, Anna e tutti i compagni di corso che mi hanno accompagnato nei primi anni di università. Anche se ci siamo un po' persi di vista siete rimasti nel mio cuore. Ringrazio i coinquilini con cui ho vissuto e condiviso gran parte del tempo libero nel periodo universitario. I mitici Nas, Andre e Albe, Giulio, Alessandro, Federico, Luca, Marco e Tommaso. Un ringraziamento particolare va alla Catapecchia del Sorriso, che mi ha ospitato per quattro anni e che sentivo come casa, nonostante la bellezza estetica non fosse la sua migliore caratteristica.

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Ringrazio Weronika, Sarah, Mark, Pedro, Dani, Francesco, Jessica, Romain e tutti gli amici conosciuti durante l'erasmus a Cracovia che hanno contribuito a rendere l'esperienza indimenticabile. Ringrazio Stefania, Davide e Federico per le tante risate e la spensieratezza che mi date ogni volta che ci troviamo. Ringrazio Marta per l'intensità vissuta assieme nell'ultimo anno di superiori. Ringrazio Anna, Daniele, Davide, Fabio, Giulia, Luciano, Silvia e tutti i volontari del Samaritano. Si chiude così un capitolo molto importante, ricco di gioie, esperienze e amicizie, ma anche di impegni, difficoltà e rinunce che mi hanno permesso di crescere a livello professionale e culturale, ma soprattutto come persona. Sono grato quindi a tutto quello che è successo in questi sei anni ed ora, con il sorriso, sono pronto ad affrontare una nuova fase della mia vita, sperando che sia consistente e intensa come quella appena passata. Verona 19.10.2016

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